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Le statue che parlano


Legio II Italica

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Leggende di statue che si muovevano o parlavano sono riportate in diversi autori antichi , spesso in Tito Livio quando parla dei prodigi , favole naturalmente , pero’ queste favole devono forse aver lasciato memoria nei Romani dei secoli passati quando su alcune statue che ornavano la Citta’ venivano affissi dei messaggi indirizzati ai personaggi che governavano Roma , rendendo l’ idea che fosse la statua presso cui erano affissi a parlare .
Le statue parlanti di Roma sono una serie di statue , sei secondo la tradizione rinascimentale , sulle quali fin dal XVI secolo i Romani affiggevano messaggi anonimi o firmati da pseudo nomi , un po’ come i nickname di oggi , contenenti per lo più critiche e componimenti satirici contro i governanti , messaggi detti appunto "pasquinate" dal nome dalla statua parlante più nota e famosa di Roma che e’ il Pasquino . Ai giorni nostri la tradizione si e’ praticamente persa , tranne rare eccezioni . Le sei statue parlanti , alcune di epoca antica , che sono sopravvissute sono quelle di : Pasquino , Madama Lucrezia , Marforio , Babuino , Facchino e Abate Luigi .
Pasquino : La statua è un famoso frammento di un' opera in stile ellenistico , risalente forse al III secolo a.C. , piuttosto danneggiata nel volto e mutilata degli arti , rappresentante un guerriero , in quanto armato al fianco di una spada , oppure di due guerrieri, l' uno che sorregge l' altro forse morente . È probabile che si tratti del frammento di un gruppo raffigurante Menelao che sostiene il corpo di Patroclo morente , del quale esiste una copia in marmo conservata nella Loggia dei Lanzi a Firenze , ma questa attribuzione non e’ certa . Altre ipotesi ritengono che il gruppo raffiguri Aiace con il corpo di Achille .
La statua fu ritrovata nel 1501 durante gli scavi per la pavimentazione stradale e per la ristrutturazione del Palazzo Orsini , oggi Palazzo Braschi , proprio nella Piazza dove oggi ancora si trova , Piazza di Pasquino . Probabilmente la statua era una delle tante che ornava lo Stadio di Domiziano con il quale la Piazza confina . La statua da poco trovata stava per essere distrutta in quanto ritenuta di scarso valore , ma grazie all’ intervento del Cardinale Carafa , l’ opera fu salvata e posizionata dove oggi si trova .
Madama Lucrezia : Si tratta di un colossale busto di epoca romana , alto circa 3 metri , attualmente sistemato su un basamento all' angolo tra il Palazzo Venezia e la basilica di S. Marco , nell' omonima Piazza San Marco .
Come per tante statue antiche , non si è potuta assegnare una identificazione certa e le ipotesi sul personaggio raffigurato sono diverse , una delle più accreditate sembra raffiguri la dea Iside perché il nodo della veste sul petto è una caratteristica che ricondurrebbe al culto egizio . Il busto sarebbe stato donato a Lucrezia d' Alagno , l' amante di Alfonso V d' Aragona , re di Napoli , la quale, dopo la morte di Alfonso , si trasferì a Roma ed abitò nei pressi del luogo dove ora si trova la statua , da qui il nome popolare attribuito alla statua .
Marforio : Marforio è un' enorme scultura marmorea di epoca romana , risalente al I secolo , raffigurante forse il dio Nettuno , l' Oceano o il Tevere ; e’ la statua parlante piu’ nota dopo quella di Pasquino . La statua è conservata nei Musei capitolini .
Fu rinvenuta nel Foro di Augusto , presso il Tempio di Marte Ultore , forse dedicata a Nettuno , a ricordo della battaglia navale di Azio . Il nome Marforio sembra si riferisse ad una iscrizione oggi scomparsa , che secondo un documento del 1588 , riportava "Mare in Foro" ; ancora un' altra ipotesi fa derivare la denominazione dal nome di una famiglia Marioli o Marfuoli che aveva una proprietà nei pressi del Carcere Mamertino sempre nella zona dei Fori , dove la statua sarebbe rimasta fino al 1588 . Da lì fu spostata , per volere del papa Sisto V prima sulla piazza di S. Marco e poi sulla piazza del Campidoglio ad ornamento di una fontana . Oggi orna un lato del Palazzo Nuovo .
Babuino : Nel 1571 papa Pio V concesse l' utilizzo di alcune once d' acqua del nuovo acquedotto Vergine , da poco rimesso in funzione , al palazzo del nobile Alessandro Grandi , che si trovava nella via chiamata all’ epoca via Paolina ; per gratitudine il Grandi fece realizzare in onore del Ponterfice , una fontana pubblica , ponendo una statua antica che rappresentava un Sileno ad ornamento della vasca quadrangolare e addossata alla facciata del suo palazzo . La statua della fontana era talmente singolare che suscito’ l' interesse dei romani , tra cui quello di cambiare lo stesso nome della via , che da via Paolina cambio’ appunto in via del Babuino . Le satire apposte a fianco della statua erano definite babuinate invece che pasquinate , ma il senso era lo stesso .
Facchino : Posta originariamente in via del Corso , sulla facciata principale del palazzo de Carolis Simonetti , oggi palazzo del Banco di Roma , nel 1874 fu spostata nella posizione attuale , sulla facciata laterale dello stesso palazzo , in via Lata .
Rappresenta una figura maschile , con il viso quasi completamente consumato mentre versa acqua da una botte . Il viso sfigurato è dovuto alle offese dei ragazzi di strada dei secoli passati che ne facevano bersaglio lanciandogli pietre . Ciò perché il personaggio , secondo una credenza popolare , a causa del berretto e dell' abbigliamento era ritenuto essere Martin Lutero . È la più recente delle statue parlanti , risale infatti al 1580 , realizzata da Jacopo Del Conte e rappresenta infatti un “acquarolo” , personaggio che , fino a quando alla fine del 1500 i pontefici ripristinarono gli acquedotti di Roma , prendeva l' acqua dalle fontane pubbliche e la rivendeva casa per casa .
Abate Luigi : Dal 1924 si trova in Piazza Vidoni , su un muro laterale della Basilica di Sant' Andrea della Valle ; tale collocazione dovrebbe essere quella originaria , poiché la statua fu rinvenuta nelle fondazioni di Palazzo Vidoni , che sorge dentro l' area antica del Teatro di Pompeo . È una scultura di epoca romana, raffigurante probabilmente un alto magistrato . In mancanza di una precisa identificazione , il nomignolo gli è stato assegnato dalla fantasia popolare che trovava il personaggio particolarmente somigliante al sagrestano della vicina Chiesa del Sudario , conosciuto appunto con il nome di Abate Luigi . E’ la piu’ “simpatica” delle statue parlanti di Roma .
Come le altre cinque statue è stata la “voce” di diverse “pasquinate” , le violente e spesso irriverenti satire indirizzate a colpire anche pesantemente e sempre in modo anonimo i personaggi pubblici più in vista nella Roma a partire dal XV secolo e secoli successivi . Di questa sua caratteristica è testimonianza l' iscrizione che si trova sulla base della statua che dice :

"FUI DELL'ANTICA ROMA UN CITTADINO , ORA ABATE LUIGI OGNUN MI CHIAMA , CONQUISTAI CON MARFORIO E CON PASQUINO NELLE SATIRE URBANE ETERNA FAMA , EBBI OFFESE , DISGRAZIE E SEPOLTURA , MA QUI VITA NOVELLA E ALFIN SICURA"

Sulla sicurezza della “vita novella” l' epigrafe non sembra aver avuto ragione , poiché ha subìto anche di recente , diversi atti di vandalismo , tipo l' asportazione della testa , forse per farla tacere , la testa è stata più volte sostituita . È in occasione di una “decapitazione” , quella del 1966 , la statua parlò per l' ultima volta con una pasquinata indirizzata all' ignoto vandalo :

“O tu che m' arubbasti la capoccia vedi d' ariportalla immantinente , sinnò , vòi véde ? come fusse gnente me manneno ar Governo . E ciò me scoccia”

Sotto le foto delle sei statue parlanti di Roma in ordine di descrizione :

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Supporter

Caro @@Legio II Italica buon pomeriggio

 

Bella la tua discussione, che mi da il destro per scrivere delle statue parlanti di Venezia, forse non altrettanto note e "parlanti" di quelle romane, ma certamente sono parte del tessuto popolare e della cultura veneziana.

 

Comincerei con il più noto:

 

El Gobo de Rialto

 

Forse è il vero antagonista in terra veneta del romano Pasquino; sebbene la sua verve satirica non abbia mai raggiunto mai i livelli del secondo.

 

Lo dimostrano gli scritti che i "due" si scambiarono:

 

Littera et disfida che manda il mordace Pasquino romano al Gobbo di Rialto da Roma il 1554.

Gobbo, facchin del bando di Rialto,
posto al supplitio d'un Sisifo nuovo,
ti faccio in versi un poetico assalto
ché poesia da tutti i lati io piovo....
.... e perché so che sei nuova civetta
in Rialto di tutti gli altri uccelli,
e che ogni vil fanciullo si diletta
tirarti per il naso e pe' capelli,
e che una zucca sei senza berretta,
e che da babbion mai non favelli,
ti scrivo per svegliarti un poco gli occhi...
Non t'entrasse nel capo bizzarria
di riputarti un uom di me maggiore
per esser servo della Signoria.


Il Gobbo non reagisce subito alla provocazione, ma lo fa il 2 febbraio del 1555 e nei fatti ammette di essere "servo della Signoria" e tanto gli basta....

Benché io non sappia leggere né scrivere,
il mondo tristo m'ha insegnato a vivere.
Canto e ballo secondo il suon ch'io odo,
un mal dir nuoce e giova un tacer bello

 

Per vederlo bisogna recarsi in Campo San Giacomo in Rialto, nel pieno del mercato di Rialto.

 

Il Gobo de Rialto ebbe, all'epoca, un ruolo da protagonista nella somministrazione della pena in campo giudiziario. Questa scultura, che non è altro che un tronco di colonna sormontato da una lastra di marmo, costituiva il piano rialzato dal quale i banditori "gridavano" le leggi e le disposizioni della Repubblica ed ai suoi piedi avvenivano anche le punizioni corporali dei malfattori.

Malfattori di poco conto, ai quali veniva solitamente comminata qualche frustata (per i reati gravi le pene erano ben altre e si svolgevano in tutt'altro luogo e con differente "liturgia"……).

Sta di fatto che questi malfattori, giunti sul luogo, presero d'abitudine a baciare questa statua; fino al 13 marzo 1545, quando una terminazione dello Stato vietò questa usanza e fece installare una croce in metallo e un leone in moleca, così che i frustati potessero baciare quelle insegne e non el gobo.

 

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A seguire....

 

il Sior Antonio Rioba

 

Secondo una cronaca,il Palazzo Mastelli del Cammello (così detto per una lapide che raffigura un cammello  posto sulla sua facciata) e altri edifici che si affacciano sul campo dei Mori, nel Sestiere di Cannaregio, vennero costruiti dalla famiglia dei Mastelli, giunta a Venezia nel 1113 dalla Morea (Peloponneso) e quindi definiti "Mori". La famiglia era formata da tre fratelli: Rioba, Sandi e Alfani, i quali commerciavano in sete e spezie; oltre a ciò gestivano anche un banco di prestiti.

La tradizione vuole che i tre fratelli truffarono una signora veneziana molto religiosa, che si trovò a dover rifondere loro un grosso importo di denaro; questa pregò Santa Maria Maddalena perché castigasse in qualche modo i tre e così, non appena la donna diede i soldi ai tre fratelli, per miracoloso prodigio i Mastelli divennero tre statue di pietra, che furono messe in una nicchia di Campo dei Mori a monito per quanti li vedevano.

Quella che resta è quella del Sior Rioba; nell'Ottocento la statua perse il naso e questo gli fu rifatto con un pezzo di ferro improvvisato. Nacque così la leggenda che, sfregandolo, si avrebbe avuto fortuna.

 

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segue .....

 

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Supporter

A seguire

 

Maroco de le pipone

 

Anche lui ha avuto a che fare con gli aspetti giudiziari di Venezia. Si trova in Piazza San Marco, questa trascurata statua, che proprio si fatica a riconoscerla come tale, ed è proprio tra le due colonne dove anticamente si svolgevano le condanne capitali.

 

Il Marocco dei Meloni( questa l'accezione italiana del termine), rappresenta, secondo la tradizione, un venditore di meloni e la vicinanza con la sede del potere ne fece, nei tempi che furono, un punto cospicuo sul quale i cittadini affiggevano fogli con testi di scherno nei confronti del governo in prosa o rima. Diciamo che era una alternativa al Gobo de Rialto.

 

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Per completezza, posto anche l'immagine di uno dei fratelli di Rioba; non conosco il nome e non mi pare che abbia una sua storia ....

 

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per non parlare dei Tetrarchi

 

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Che a Venezia sono chiamati "i 4 ladroni", fulminati e pietrificati mentre tentavano di impossessarsi del tesoro al'interno della Basilica ...... e questi, ovviamente, non parlano. :nea:

 

saluti

luciano

 

 

 

 

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La percezione dell'integrità morale dei politici da parte del popolo non è cambiata molto dai tempi dei tetrarchi,vedrai che li chiamavano i 4 ladroni anche prima che tentassero di rubare  il tesoro della basilica. :rofl:

Modificato da margheludo
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Interessante discussione , chissa' se altri utenti di altre citta' , paesi o borghi d' Italia , hanno altre statue "parlanti" da raccontarci .

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Non sapevo che il bellissimo gruppo scultoreo in porfido rosso dei "quattro tetrarchi" fosse appellato dai Veneziani dei "quattro ladroni" , senza pero' alcun riferimento al potere imperiale .

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Ovvio,questo gruppo scultoreo campeggia in prima pagina sul libro di storia di mia figlia,ho imparato con lei solo quest'anno che cosa rappresenti e a distinguere dai particolari le gerarchie tra i 4 sovrani,molto interessante,è molto probabile anche che chi li ha rinominati così non ne conoscesse neanche la storia.

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Supporter

Ovvio,questo gruppo scultoreo campeggia in prima pagina sul libro di storia di mia figlia,ho imparato con lei solo quest'anno che cosa rappresenti e a distinguere dai particolari le gerarchie tra i 4 sovrani,molto interessante,è molto probabile anche che chi li ha rinominati così non ne conoscesse neanche la storia.

Buona serata

 

Beh non credo che chi li ha nominati tetrarchi, non avesse idea a cosa riferirsi. Certamente è stata una interpretazione basata su simili composizioni presenti anche in Vaticano, oltre che in Oriente.

 

Abbraccio fraterno tra Augusti e Cesari è convenzionalmente e generalmente accettato, però ci sono anche, seppur in piccola misura, interpretazioni dissenzienti, che vedono questo abbraccio come l'incontro fraterno tra il potere d'Occidente e d'Oriente.

 

Come in tante altre situazioni, in assenza di prove certe, ci teniamo l'interpretazione che la tradizione ci ha affidato.

 

Nulla toglie alla bellezza del gruppo marmoreo.

 

saluti

luciano

Modificato da 417sonia
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@legio ll Italica: se non ricordo male l'utima foto che hai postato raffigura l pezzo mancante del gruppo marmoreo, il quale si trova ancora a "costantinopoli"a testimoniarne sia la provenienza sia la ferocia con cui fu strappato e portato a Venezia come bottino di guerra.Correggimi se sbaglio.

Saluti.Adelchi.

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Ciao @@adelchi , esatto , infatti il gruppo scultoreo si trovava a Costantinopoli nella piazza chiamata Philadelphion e venne trafugato dai Veneziani nel 1204 durante il ritorno dalla spedizione della Quarta crociata .

Circa il significato dell' abbraccio personalmente lo ritengo simbolico di fratellanza ed unione tra l' Impero d'Occidente e quello d'Oriente

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