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Misura quantitativa della rarità di una moneta


guarracino

Risposte migliori

Salve a tutti,

ogni tanto segno discussioni sulla rarità delle monete, e leggo che certe valutazioni R, R2, etc. andrebbero aggiornate in base al numero di esemplari apparsi di recente sul mercato.

Mi chiedo: esiste un modo quantitativo per definire la rarità di una moneta? Sarebbe bello che un comitato selezionasse un certo numero di aste e contasse il numero di esemplari andati in asta negli ultimi -che so- 10 anni, magari con contatori automatici basati sul siti web, tipo acsearch.

Troppo complicato? Google scommetto ci riuscirebbe senza problemi.

Aggiungo: ho anche l'impressione che le valutazioni R, R2, ecc. siano diverse per monete recenti e per monete più antiche. Questo potrebbe cambiare con una metrica quantitativa.

  Saluti,

    Luca

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@guarracino

La proposta è impraticabile perché la rarità non dipende solo dal numero di apparizioni sul mercato ma è collegata alla richiesta.

Se una tipologia collezionata da un numero di persone che stanno sulle dita di una mano compare in vendita 10 volte l'anno è nei fatti comunissima, mentre se un 2 euro commemorativo compare in vendita una volta al mese - pur essendo a valori assoluti più comune dell'altra moneta - risulta di fatto estremamente raro.

 

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Grazie del chiarimento del concetto di rarità in numismatica. In questo modo immagino che la valutazione C/NC/R/RR, etc. non può che essere in qualche modo soggettiva, mancando elementi quantitativi, giusto?

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@guarracino infatti sarebbe da rivedere tutte le rarità scritte sui vari volumi esistenti secondo me.

 

anche se la richiesta è enorme su alcuni tipi di monete ad esempio Regno o Repubblica non vuol dire che sono rare, ce ne sono in giro tantissime e quindi secondo me è tutto relativo oggi come oggi.

ultimamente ad esempio oggi siamo sommersi dalle monete del Regno, dovuti a ritrovamenti di intere collezioni da eredi o da vendite, c'è il mercato pieno..

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2 minuti fa, fofo dice:

@guarracino infatti sarebbe da rivedere tutte le rarità scritte sui vari volumi esistenti secondo me.

anche se la richiesta è enorme su alcuni tipi di monete ad esempio Regno o Repubblica non vuol dire che sono rare, ce ne sono in giro tantissime e quindi secondo me è tutto relativo oggi come oggi.

ultimamente ad esempio oggi siamo sommersi dalle monete del Regno, dovuti a ritrovamenti di intere collezioni da eredi o da vendite, c'è il mercato pieno..

Capisco che una misura oggettiva che sintetizzi tutto questo è difficile.

Forse ci potrebbero essere più indici, es.:

  • numero di monete del tipo X a conservazione Y presenti in asta negli ultimi 10 anni
  • numero di monete del tipo X a conservazione Y vendute in asta negli ultimi 10 anni
  • rialzo del prezzo rispetto alla base d'asta

Il primo misurerebbe una rarità assoluta, il rapporto tra i due la rarità relativa alla richiesta, il rialzo misurerebbe quanto interesse c'è per una moneta rara. È anche vero, però, che monete molto comuni passano meno in asta e circolano per canali meno tracciabili.

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io credo che aldilà dei volumi che ci danno meglio indicazioni e descrizioni, la rarità possa essere fatta anche da dati come i tuoi o dall'incrocio ad esempio dei vari volumi numismatici su di esse.

 

ad esempio su un volume riporta della moneta x R4 su di un altro volume della solita moneta riporta R2 io la valutereì un R3 ad esempio.

 

ma credo che una percezione più precisa sia fatta da noi stessi.

 

chiaro che per avere una reltà veritiera bisogna sempre fare il resoconto con le vendite e con i rialzi raggiunti su aste di tali monete, anche per capire indicativamente un futuro prossimo valore delle nostre, quindi @guarracino mi torna quel che dici.

 

saluti

fofo

 

 

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In realtà, la percezione della rarità, e quindi la quotazione, a volte viene influenzata da quello che riportano volumi e cataloghi, quindi un po' il cane si morde la coda. È vero, però, che il problema è difficile, perché la tipologia, la conservazione e le varianti sono parametri che vanno in qualche modo combinati, insieme al gradimento umano del pezzo, e non esiste un algoritmo che possa incrociare tutto questo in modo semplice.

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8 ore fa, guarracino dice:

Grazie del chiarimento del concetto di rarità in numismatica. In questo modo immagino che la valutazione C/NC/R/RR, etc. non può che essere in qualche modo soggettiva, mancando elementi quantitativi, giusto?

Più che soggettiva è variabile a seconda della tipologia di collezione.

La rarità può essere definita chiaramente per le monete contemporanee - per gli euro anche semplicemente collegandola al numero dei pezzi battuti - mentre man mano si va indietro nel tempo diventa più difficile. Già per il regno d'Italia c'è il caso dibattuto del 2 lire del 1927: per alcuni R2, per alcuni R, per altri NC, per altri ancora C in basse conservazioni e poi via via a salire fino all'R4 dell'alta conservazione. E qui si apre un'altra questione: è sensato collegare la rarità alla conservazione? Dal punto di vista storico/culturale ovviamente no, ma dal punto di vista commerciale/speculativo sì.

E via dicendo, fino alle antiche, dove la rarità non può essere altro che un'interpretazione vaga e soggetta a continui cambiamenti, oltre che comunque poco significativa: un bronzo comune di Nerone varrà probabilmente più di un bronzo rarissimo di Costantino.

Insomma, non esiste una soluzione valida per tutti, l'esperienza personale resta fondamentale.

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@gallienus io ad esempio ritengo che non sia collegabile la rarità alla conservazione, ma solo al suo prezzo!

anche se in gergo si dice "in questo grado di conservazione non è mai apparsa" oppure "di grandè rarità in questa conservazione".

chiaro se di una moneta comune che ne escono molte su aste ogni anno di quella data ma sono tutte al max in SPL ne uscisse una in FDC quella diventa di difficile reperibilità in quel grado ma non è più rara delle altre, ha solo un prezzo pari quasi al doppio di un SPL.

 

saluti

fofo

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