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Chateaubleau, Francia e l'Atelier II di Postumo


grigioviola

Risposte migliori

2 minuti fa, adelchi dice:

Tipico post di @grigioviola interessante ,esplicativo , approfondito , divulgativo .

Ogni volta riesco a buttare un'occhiata oltre I miei paraocchi .

Grazie.

Grazie! E non è ancora finita :)

Domani seconda puntata con un piccolo ripostiglio di sesterzi, qualche identità di conio e... Un'ipotesi di identificazione interessante

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Riprendo la discussione come promesso.

Ci eravamo lasciati con il rinvenimento del ripostiglio di probabile natura votiva di materiale di scarto di un atelier locale. Qualche dettaglio in più è doveroso.

Il deposito comprendeva: un imitativa di Tetrico I, tipo Hilaritas Avg; 17 tondelli non coniati e scartati perché difettosi (es. A2-A4); 582 frammenti di tondelli da coniare (es. A14/A615), 2 boudins monetaires (piccole sezioni ritagliate dalla barra cilindrica che poi andavano martellate per formare il tondello vuoto).

materiali.jpg.ab9fb418b53a904cd3fca2bd3111016d.jpg

Ovviamente, nel sito in questione, non è stato trovato solamente questo materiale estremamente interessante! Accanto a varie monete che attestano la frequentazione del santuario fino al IV secolo (moneta di Graziano, zecca di Arles, RIC IX 15) sono stati rinvenuti altri sesterzi (anche precedenti al III secolo) e antoniniani.

Un altro ritrovamento interessante è avvenuto all'interno del tempio: un probabile gruzzoletto disperso rispetto al sito di interramento originario nei dintorni delle due vasche del cortile centrale:

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si tratta di 27 doppi sesterzi di Postumo di cui più della metà riconducibili al cosiddetto Atelier II. Stabilire la composizione originaria del gruzzoletto, anche dal punto di vista numerico non è semplice e va tenuto conto anche di altri rinvenimenti sparsi nelle vicinanze dei sesterzi (monete di Tetrico e Claudio II, che però non possono essere considerate parte del ripostiglio iniziale in quanto le due tipologie, sesterzi e antoniniani, non venivano praticamente mai tesaurizzate assieme se non con qualche sporadica inclusione dell'uno o dell'altro tipo). 

Tra questi 27 esemplari figura anche un sesterzio classificato come:

N. Catalogo Chateaubleau 7
Atelier II, incisore "G", Doppio Sesterzio
[IMP C] M CASS LAT POSTVMVS P F AVG
V[IR TVS AVG], Giove andante a sinistra con la testa girata, con in mano fulmine e aquila.
12,62 gr - 9h
Bastien 180 (stessa coppia di conii dritto e rovescio degli esemplari 180a-b-c riportati da Bastien, stesso conio di dritto del tipo Bastien 178a-b con rovescio PMTRPIIIICOSIIIPP, stesso conio di rovescio del Bastien 205) 

Se state cercando lumi sul perché ho concentrato il mio interesse su questa singola moneta, presto detto: analizzando i bronzi di Postumo presenti nella mia collezione ho trovato questo esemplare:

virtvs1.thumb.jpg.a6123291ff7ca0f34a40b8cc31fb87be.jpgvirtvs2.thumb.jpg.3c5939ed2f71f87524a4df38a4565ef4.jpg

A sinistra trovate la moneta appartenente al ripostiglio trovato all'interno del tempio di Chateaubleau e a destra il mio esemplare. Se da foto si apprezza fino a un certo punto, vi posso assicurare che dal vivo, cambiando anche le condizioni di luce, è evidente l'identità di conio sia al dritto che al rovescio.

Un interessante lavoro di Gricourt-Hollard "L'articulation des frappes de bronze et de billon dans la production de l'atelier II sous Postume" propone una datazione indiretta del pezzo (nel senso che questo studio non prende in esame il pezzo in questione ma il Bastien 178 che ne condivide il conio del dritto):

artic.jpg.21f0620c3147a0f08acf5ffc4459c4c7.jpg

e questa è l'immagine del pezzo catalogato da Bastien al 178a:

bast178a.jpg.09680b92afb655e9aef636444c6d3ee6.jpg

Come potete vedere, al di là delle interessanti identità di conio, l'articolo a firma di Gricourt-Hollard tende a individuare delle corrispondenze stilistiche e tipologiche tra le emissioni di bronzo proprie dell'Atelier II e un gruppo di antoniniani imitativi legati tra loro da identità di conio... per dimostrare (e ci riescono in maniera evidente!) che l'Atelier II non ha prodotto solamente grandi bronzi ma anche antoniniani, produzione che poi è diventata esclusiva una volta abbandonata quella dei grandi bronzi... una sorta di riconversione dell'officina. Tassello molto importante questo nello studio del 1987 dell'Atelier II perchè diventerà negli anni a venire un punto chiave per sostenere la tesi attuale di Pilon: l'Atelier II va individuato nell'officina 1 di Chateaubleau.

Per ora, il mio studio e la mia analisi si fermano qui... il libro di Pilon (questo: https://www.academia.edu/30806742/L_atelier_monétaire_de_Châteaubleau_Officines_et_monnayages_d_imitation_du_IIIe_siècle_dans_le_nord-ouest_de_l_Empire) mi è arrivato un paio di giorni fa e ho appena iniziato la lettura, per cui ancora non mi addentro sull'analisi degli indizi e dei fatti che portano a questa sensazionale conclusione... già così ritengo che ci sia abbastanza materiale interessante in questa discussione, materiale a cui va aggiunto anche questo pezzo discusso qualche giorno fa qui:

Infine, se volete avere un'idea di come doveva presentarsi il santuario dei ritrovamenti citati in questa discussione, non dovete far altro che trovare le corrispondenze della pianta dello stesso con la seconda delle vignette riportate nella discussione di ieri :)

Spero di non avervi annoiato troppo e soprattutto di essere riuscito a trasmettervi un po' del mio entusiasmo nel vedere che tutti i miei studi e le mie ricerche nel campo delle imitative stanno iniziando a trovare dei riscontri oggettivi sulle monete, tondelli consunti e bruttarelli che - un po' snobbati (per fortuna mia!) dal mercato numismatico - son finiti nella mia collezione. Ormai credo vi sia chiaro che tra i miei intenti c'è quello di fare opera di condivisione delle monete che raccolgo, credo che formare una sorta di banca dati di informazioni e notizie possa essere utile per tutti oltre che interessante. E' grazie ai confronti reciproci che si possono trovare elementi utili per la ricerca generale! Inoltre, il collezionismo inteso come geloso possesso del pezzo non mi appartiene... certo, la monete ce l'ho fisicamente io, ma idealmente la condivido con tutta la comunità numismatica affinché resti a disposizione per eventuali studi futuri anche da parte di altri utenti... se @gpittini sette anni fa non avesse postato quella foto di quel doppio sesterzio bruttarello e insignificante per molti... be', nessuno avrebbe saputo della sua identità di conio, della provenienza dei suoi "fratelli" ecc ecc, quindi: CONDIVISIONE SIA!

 

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Dimenticavo di aggiungere la bibliografia, per chi volesse approfondire l'argomento.

- D. Gricourt, D. Hollard, "L'articulation des frappes de bronze et de billon dans la production de l'atelier II sous Postume", CahNum 93, 1987
- Tresor Monetaires XIII, 1992
- F. Pilon, "La fabrication de monnaies d'imitation frappées et coulés à Chateaubleau" TM XVII, 1999
- F. Pilon, "Unofficial cast coinage in 3rd-c. Gaul at Chateaubleau", JRA 2004
- F. Pilon, "L’atelier monétaire de Châteaubleau Officines et monnayages d’imitation du IIIe siècle dans le nord-ouest de l’Empire", 2016

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DE GREGE EPICURI

@grigioviolaComplimenti, buona lettura di Pilon, e sorattutto: spero di leggerti fra non troppo tempo anche in cartaceo su questo argomento! Sono felice di aver contribuito, a partire dal 2011, al tuo interesse per il Regno delle Gallie ed alle tue riflessioni originali.

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  • 4 settimane dopo...
Il 19/10/2018 alle 20:59, gpittini dice:

Sono felice di aver contribuito, a partire dal 2011, al tuo interesse per il Regno delle Gallie ed alle tue riflessioni originali.

Assai più che "semplicemente" contribuito: mi hai dato una forte spinta motivazionale poi nel tempo rafforzata dalle ricerche da te compiute nel corso degli anni! Direi un enorme contributo!!!

E per proseguire con questa discussione, ecco qui l'ultima new entry fresca fresca di ieri sera (motivo delle foto ancora non eccelse):

postume01.jpg.983225aaa9665650cc20a57f2db784ec.jpgpost01.thumb.jpg.29314e8006240306c20bcc82a828fc2a.jpg

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Un altro esemplare che, per quello che si può giudicare dalle foto sembra condividere gli stessi conii.

In quest'ultimo tuttavia si notano meglio i residui delle lettere nei campi al rovescio S-C che invece sono molto evanescenti (se non addirittura apparentemente assenti) negli altri due esemplari.

Ora, mi mancano le immagini del libro di Bastien con cui i compilatori del catalogo dei rinvenimenti di Chateaubleau dicono che il pezzo al num. 7 condivide entrambi i conii di dritto e di rovescio... tuttavia direi che che le se identità vi è, dovrebbero esserci anche le lettere SC che invece non sono citate nella descrizione del pezzo al num. 7 (omissione? oppure anche i pezzi censiti da Bastien le presentano così evanescenti da non essere notate?).

Al di là di tutto, conformazione dei tondelli e livello dei rilievi in generale, mi portano a domandarmi se questo gruppo di sesterzi condivida più che gli stessi conii di dritto e rovescio, le medesime impronte e siano quindi un gruppo di monete ottenute per fusione (tecnica utilizzata nell'Atelier II identificato in Chateaubleau). Voi che dite? Le ritenete coniate oppure fuse?

 

 

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  • 3 mesi dopo...

Riprendo questa discussione per analizzare un altro aspetto di questo Atelier imitativo molto importante, aspetto che pur calato nel panorama delle emissioni locali imitative si riallaccia anche alle emissioni ufficiali.

Postumo è stato l'unico imperatore gallico a mantenere il sistema trimetallico sebbene non per tutto l'arco del suo regno: bronzo con sesterzi e doppi sesterzi, argento con gli antoniniani, oro con gli aurei e i quinari.

Tuttavia, gli studi sulle sue emissioni si sono sempre incentrati in comparti stagni tant'è che le opere di riferimento sono nettamente distinte: Elmer si è focalizzato su Antoniniani ed emissioni auree, mentre Bastien ha dirottato i suoi sforzi sulle emissioni bronzee. Sulla scia di questi due grandi e importanti lavori si sono mossi poi un po' tutti gli autori successivi. Fino a Mairat che ha tentato di organizzare le emissioni di questo imperatore nella loro globalità tenendo conto di tutti i tagli coniati.

E' infatti un dato innegabile che tra le varie emissioni ci fossero delle relazioni e dei rapporti di misura e valore. Rapporti che dovevano poi riflettersi non solo in ambito circolatorio, ma anche produttivo: i bronzi venivano emessi nella medesima zecca di aurei e antoniniani? Evidentemente sì. In officine distinte e dedicate oppure no? Una serie di studi recenti iniziano a mettere in relazione i rapporti che ci sono tra i vari tipi non soltanto a livello di legende/iconografie, ma anche di "mano" dei vari scalptores per vedere se gli addetti impiegati erano i medesimi.

Un analogo ragionamento trova quindi ambito di applicazione anche per gli atelier locali e in particolar modo in quello che è ritenuto essere il principale atelier locale per la produzione di moneta imitativa bronzea: il cosiddetto Atelier II così chiamato da Bastien per differenziarlo dall'Atelier I ovvero dalla zecca ufficiale.

Come già avevo affrontato in precedenza, l'Atelier II è ormai stato identificato con il sito di Chateaubleau e le sue tre officine di produzione. Officine in cui si è progressivamente passati da una massiccia produzione di bronzi (anche di gran livello tecnico) a una produzione differenziata di bronzi e antoniniani.

Il dato più interessante che emerge nel testo di Pilon dedicato a questo Atelier è l'organizzazione dell'impianto che di fatto era settato come una zecca vera e propria con una serie articolata di operazioni, compiti, lavori e funzioni che prevedevano specifiche e differenti maestranze.

La coniazione di monete sia in bronzo che in argento si poneva quindi in scia con la situazione reale del circolante ufficiale dove il sistema bimetallico (l'oro nella circolazione quotidiana non c'era) era presente e radicato sebbene con tutte le problematiche legate alla ritariffazione del bronzo (questione sesterzi/doppi sesterzi e progressive riduzioni di modulo e peso).

Ma il dato ancor più interessante che riguarda l'atelier di Chateaubleau è l'impiego non soltanto delle medesime maestranze per la produzione di moneta nelle due leghe metalliche, ma anche l'utilizzo dei medesimi conii, nelle fasi finali di produzione del bronzo, per produrre sia sesterzi/doppi sesterzi di modulo estremamente ridotto che antonianiani con bassissima percentuale d'argento.

Un interessantissimo saggio pubblicato da poco su academia.edu affronta proprio questo aspetto: "Les graveurs d'effiges sur les monnaies d'imitation de Postume et la localisation de l'Atelier II à Chateaubleau (Seine-Et-Marne)". Questo il link: https://www.academia.edu/38325770/Melanges_Bar_-_Atelier_II_Chateaubleau.pdf

Un esempio è questa serie di monete dove di vede una commistione di conii usati sia per l'impiego di bronzi (es. 30-31-32) che di antoniniani (es. 33-34):

post.jpg.4a99cf4297eae67bf7cd8de911ca6ec6.jpg

Trovare esemplari simili non è semplice e il lavoro fatto dagli autori di questo saggio è certosino e minuzioso e non si è limitato all'analisi dei soli (seppur molti!) reperti rinvenuti nel sito di Chateaubleau ma anzi è stato esteso a un'analisi ben più dettagliata che ha coinvolto fondi museali, ripostigli pubblicati, passaggi commerciali e collezioni private.

Recentemente è apparso in vendita un piccolo bronzo imitativo di Postumo che riprende in tutto e per tutto (dimensioni, legende e stile) l'antonianiano "PAX AVG" RIC 318, Elmer 565, Mairat 450:

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L'esemplare in questione ha un diametro di 19 mm perfettamente coerente con l'antoniano, ma un peso di 5,22 gr ed è chiaramente in bronzo privo di argento.

Il venditore lo classifica semplicemente come "imitazione barbarica" e ci sta.

Ma alla luce di quanto poco sopra esposto, è un imitazione di un antoniniano o di un bronzo di Postumo?

Il tipo PAX AVG è noto come bronzo di Postumo presso l'Atelier II, ecco alcuni esemplari:

post1.thumb.jpg.9421b0bcf70a8760f5283a1b3ec013d9.jpgpost3.thumb.jpg.8f4aefcae2075bb63f68158bb3a754c6.jpgpost2.thumb.jpg.abc8200499ecd99256029f042545ba47.jpg

Il secondo e il terzo ribattuti su sesterzi di imperatori precedenti. Tuttavia al dritto hanno la legenda lunga e non l'abbreviata IMP C POSTVMVS AVG.

In questo caso invece abbiamo la legenda usuale che appare negli antoniniani. Mi manca il Bastien per verificare se tale legenda esiste abbinata anche alla PAX per i bronzi riconducibili all'Atelier II.

Tuttavia ritengo che non si tratti di un imitazione di un antoniniano quanto piuttosto di un bronzo (Sesterzio/doppio sesterzio). Ma azzardo anche l'ipotesi che con i medesimi conii si siano prodotti anche imitazioni di antonianiani dato il diametro davvero esiguo per il bronzo in questione.

Il dritto, quanto a stile, mi ricorda molto questi esemplari realizzati nell'Atelier II (Chateaubleau)

gravF.jpg.a29d108cb67fe67855a280c1d10a7e19.jpg

pertanto ritengo che anche la provenienza di questo pezzo vada cercata nel sito in questione. Certo, la prova decisiva la potrebbe dare un'identità di conio con un esemplare marcatamente "antonianiano", ma sebbene abbia scandagliato tutti gli archivi di mia conoscenza... non ho trovato nulla di utile!

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