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IGNORED

123 indagati per traffico di reperti.


Risposte migliori

Inviato (modificato)

Saputo nulla di preciso?

Modificato da Tinia Numismatica

Inviato

Forse vi riferite alla notizia di stamattina da Crotone (la mia città). So che però si tratta di circa 80 persone divise in più nazioni con circa 23 arresti. Depredavano da anni le zone del Crotonese che è ricca di reperti avendo Crotone una storia plurimillenaria.

  • Grazie 1

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Si , qualche aggiornamento?


Inviato
2 minuti fa, Tinia Numismatica dice:

Si , qualche aggiornamento?

Per ora siamo rimasti fermi alle notizie date alle 11 di mattina in conferenza Dalle forze dell’ordine...


Inviato

Sul Corriere della Sera di oggi c'è un articolo.

Arka

Diligite iustitiam


Inviato (modificato)

Trovato un articolo più dettagliato.

 

Reperti archeologici trafugati, e il faccendiere svizzero disse al tombarolo. “Ho la più grande collezione etrusca del mondo”

Reperti archeologici trafugati, e il faccendiere svizzero disse al tombarolo. “Ho la più grande collezione etrusca del mondo”

I carabinieri sono riusciti a documentare l'esecuzione di scavi clandestini nei siti archeologici di “Apollo Alea” di Cirò Marina, di “Castiglione di Paludi” in provincia di Cosenza e nell'area di “Cerasello. Usati metal-detector ed escavatori

di Lucio Musolino | 18 NOVEMBRE 2019
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“Mi saranno rimaste 40mila euro di monete che posso facilmente trasformare in contanti! Però me le voglio tenere! Mi capisci”. “Ci scialiamo questa sera. Facciamo 4/5 mila euro a testa se troviamo una moneta buona… per Londra”. E ancora: “C’è un industriale del nord che vuole vendere la collezione di vasi che ha comprato in passato. O, non ce n’è uno originale … ha speso 450 milioni di lire”.

È scattata stamattina all’alba l’operazione “Achei”. Su disposizione del gip di Crotone, i carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale, con il coordinamento di Europol ed Eurojust, hanno arrestato 23 persone tra tombaroli, intermediari, ricettatori e trafficanti di reperti archeologici. Due di loro, Alessandro Giovinazzi di Crotone e Giorgio Salvatore Pucci di Cirò Marina, sono finiti in carcere. Su richiesta della Procura, il gip Romina Rizzo ha disposto gli arresti domiciliari per Antonio Camardo, Raffaele Gualtieri, Santo Perri, Alfiero Angelucci, Enrico Cocchi, Francesco Comito, Giuseppe Caputo, Sebastiano Castagnino, Simone Esposito, Giuseppe Gallo, Domenico Guareri, Vittorio Kuckiewicz, Franco Lanzi, Leonardo Lecce, Raffaele Malena, Marco Otranto Godano, Renato Peroni, Vincenzo Petrocca, Aldo Picozzi, Domenico Riolo e Dino Sprovieri. Altre 81 persone sono indagate nell’inchiesta che ha portato a perquisizioni non solo in Italia, ma anche in Germania, Francia, Serbia e Regno Unito.

 
 

 

I carabinieri sono riusciti a documentare l’esecuzione di scavi clandestini nei siti archeologici di “Apollo Alea” di Cirò Marina, di “Castiglione di Paludi” in provincia di Cosenza e nell’area di “Cerasello”. I tombaroli erano dotati di attrezzature professionali, come sofisticati metal-detector, che gli consentivano di capire dove scavare per trovare monete e oggetti in bronzo che poi rivendevano nel mercato nero. Dall’ordinanza di custodia cautelare, infatti, emerge una vera e propria holding criminale che, da tempo, gestiva un ingente traffico di beni archeologici provento di scavi clandestini in Calabria e destinati anche all’illecita esportazione all’estero.

Soprattutto a Londra dove uno degli indagati, Alfiero Angelucci detto “Teo”, in un’intercettazione sostiene di aver costituito una “fineart”, una sorta di ditta (collegata alle case d’aste e alle galleria d’arte) attraverso la quale – dice – “posso operare ufficialmente e tranquillamente sul mercato internazionale o londinese in particolare. Io mi occupo di certe cose, ma la ditta può fare altre cose. Quindi avendo a disposizione delle potenzialità io posso attivare il mio omino che sta su anche su questi temi qua. A quel punto non si presenta Teo (cioè Angelucci, ndr) che non capisce un cazzo ma si presenta una ditta che può, offre agli obiettivi individuati una determinata cosa… Capito? Per cui io più scompaio e meglio è. L’Inghilterra fra un po’ sarà estero e sarà sempre più difficile, riemergerà la dogana con tutti i cazzi, quindi avere già l’operatività all’estero significa che mantieni una operatività internazionale che dopo sarà più difficile”. Nell’inchiesta è indagato anche il suo socio per quel che riguarda gli affari a Londra. Si tratta di Giuliano Catalli, figlio del curatore del servizio numismatico degli Uffizi. “È lui – racconta sempre nell’intercettazione Angelucci – il responsabile in Inghilterra di questa casa d’aste, poi lavora per Bulgari fa un sacco di attività”.

 

 

Angelucci, finito ai domiciliari, ha contatti in mezza Europa. Il 19 febbraio 2018 è al telefono con Roland Ansermet, che gli inquirenti definiscono un “personaggio residente in Svizzera, coinvolto in diverse vicende legate al traffico internazionale di reperti archeologici”. I due parlano dei problemi giudiziari legati alle inchieste che hanno interessato lo svizzero il quale, a un certo punto, rivela ad Angelucci: “Ma tu non sai cosa ho io, la più grande collezione etrusca del mondo. Gliel’ho fatta vedere a loro. È messa in Inghilterra in attesa del cliente e il cliente già ce l’ho. È un russo questo e loro sono impazziti”.

Anche se non indagato, nelle carte della Procura di Crotone è finito il nome di Raffaele Monticelli, un maestro elementare di Lizzano, in provincia di Taranto, coinvolto in passato in alcune inchieste sul traffico di reperti archeologici. Di lui, conosciuto con il soprannome “Raf” se n’è occupato a luglio “Sherlock”, la rubrica d’inchiesta del Fatto Quotidiano, con un pezzo dei colleghi Enrico Fierro, Vincenzo Iurillo e Ferruccio Sansa.“Raf” ha una conoscenza sconfinata del patrimonio archeologico italiano, ed è una persona abile, diffidente, scaltra. “Si sposta in treno – scrivono gli investigatori – e utilizza per le comunicazioni schede estere e/o pubbliche (cabine telefoniche) evitando così di essere oggetto di controllo”. Finito ai domiciliari, le cronache ricordano che a Monticelli nel 2017 sono stati confiscati beni per 22 milioni di euro, tra cui un appartamento affacciato su piazza della Signoria, a Firenze.

 

 

È Giorgio Salvatore Pucci che, durante un viaggio in auto, il 15 aprile 2018 chiede notizie di Monticelli a Enrico Cocchi il quale risponde “che ha chiuso pure con lui”. Ritornando all’inchiesta “Achei”, le indagini dei carabinieri hanno consentito il recupero di numerosi reperti archeologici per un valore di diversi milioni di euro. Un giro d’affari che, stando dalle intercettazioni, sarebbe entrato in contatto anche con insospettabili professionisti. Come un “giudice del nord Italia che veniva ad Isola Capo Rizzuto” – dice l’indagato Santo Perri – “al quale Raso il pescatore avrebbe venduto dei reperti falsi”.

Secondo il gip che ha firmato l’ordinanza di arresto, siamo di fronte a quella che può essere definita la “Criminalità Archeologica crotonese”, una organizzazione criminale che agiva secondo “vere e proprie modalità imprenditoriali tipiche delle associazioni ben strutturate”. Un gruppo di trafficanti d’arte insomma che “ha fornito materiale archeologico al mercato clandestino da destinare alla commercializzazione in Italia ed all’estero per il tramite di una fitta e complessa rete di ricettazioni”.

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sequestrati beni per 22 milioni di euro a Monticelli, maestro di scuola....ma quanto guadagnano sti maestri...?!
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1 ora fa, Tinia Numismatica dice:

Trovato un articolo più dettagliato.

 

Reperti archeologici trafugati, e il faccendiere svizzero disse al tombarolo. “Ho la più grande collezione etrusca del mondo”

Reperti archeologici trafugati, e il faccendiere svizzero disse al tombarolo. “Ho la più grande collezione etrusca del mondo”

I carabinieri sono riusciti a documentare l'esecuzione di scavi clandestini nei siti archeologici di “Apollo Alea” di Cirò Marina, di “Castiglione di Paludi” in provincia di Cosenza e nell'area di “Cerasello. Usati metal-detector ed escavatori

di Lucio Musolino | 18 NOVEMBRE 2019
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“Mi saranno rimaste 40mila euro di monete che posso facilmente trasformare in contanti! Però me le voglio tenere! Mi capisci”. “Ci scialiamo questa sera. Facciamo 4/5 mila euro a testa se troviamo una moneta buona… per Londra”. E ancora: “C’è un industriale del nord che vuole vendere la collezione di vasi che ha comprato in passato. O, non ce n’è uno originale … ha speso 450 milioni di lire”.

È scattata stamattina all’alba l’operazione “Achei”. Su disposizione del gip di Crotone, i carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale, con il coordinamento di Europol ed Eurojust, hanno arrestato 23 persone tra tombaroli, intermediari, ricettatori e trafficanti di reperti archeologici. Due di loro, Alessandro Giovinazzi di Crotone e Giorgio Salvatore Pucci di Cirò Marina, sono finiti in carcere. Su richiesta della Procura, il gip Romina Rizzo ha disposto gli arresti domiciliari per Antonio Camardo, Raffaele Gualtieri, Santo Perri, Alfiero Angelucci, Enrico Cocchi, Francesco Comito, Giuseppe Caputo, Sebastiano Castagnino, Simone Esposito, Giuseppe Gallo, Domenico Guareri, Vittorio Kuckiewicz, Franco Lanzi, Leonardo Lecce, Raffaele Malena, Marco Otranto Godano, Renato Peroni, Vincenzo Petrocca, Aldo Picozzi, Domenico Riolo e Dino Sprovieri. Altre 81 persone sono indagate nell’inchiesta che ha portato a perquisizioni non solo in Italia, ma anche in Germania, Francia, Serbia e Regno Unito.

 
 

 

I carabinieri sono riusciti a documentare l’esecuzione di scavi clandestini nei siti archeologici di “Apollo Alea” di Cirò Marina, di “Castiglione di Paludi” in provincia di Cosenza e nell’area di “Cerasello”. I tombaroli erano dotati di attrezzature professionali, come sofisticati metal-detector, che gli consentivano di capire dove scavare per trovare monete e oggetti in bronzo che poi rivendevano nel mercato nero. Dall’ordinanza di custodia cautelare, infatti, emerge una vera e propria holding criminale che, da tempo, gestiva un ingente traffico di beni archeologici provento di scavi clandestini in Calabria e destinati anche all’illecita esportazione all’estero.

Soprattutto a Londra dove uno degli indagati, Alfiero Angelucci detto “Teo”, in un’intercettazione sostiene di aver costituito una “fineart”, una sorta di ditta (collegata alle case d’aste e alle galleria d’arte) attraverso la quale – dice – “posso operare ufficialmente e tranquillamente sul mercato internazionale o londinese in particolare. Io mi occupo di certe cose, ma la ditta può fare altre cose. Quindi avendo a disposizione delle potenzialità io posso attivare il mio omino che sta su anche su questi temi qua. A quel punto non si presenta Teo (cioè Angelucci, ndr) che non capisce un cazzo ma si presenta una ditta che può, offre agli obiettivi individuati una determinata cosa… Capito? Per cui io più scompaio e meglio è. L’Inghilterra fra un po’ sarà estero e sarà sempre più difficile, riemergerà la dogana con tutti i cazzi, quindi avere già l’operatività all’estero significa che mantieni una operatività internazionale che dopo sarà più difficile”. Nell’inchiesta è indagato anche il suo socio per quel che riguarda gli affari a Londra. Si tratta di Giuliano Catalli, figlio del curatore del servizio numismatico degli Uffizi. “È lui – racconta sempre nell’intercettazione Angelucci – il responsabile in Inghilterra di questa casa d’aste, poi lavora per Bulgari fa un sacco di attività”.

 

 

Angelucci, finito ai domiciliari, ha contatti in mezza Europa. Il 19 febbraio 2018 è al telefono con Roland Ansermet, che gli inquirenti definiscono un “personaggio residente in Svizzera, coinvolto in diverse vicende legate al traffico internazionale di reperti archeologici”. I due parlano dei problemi giudiziari legati alle inchieste che hanno interessato lo svizzero il quale, a un certo punto, rivela ad Angelucci: “Ma tu non sai cosa ho io, la più grande collezione etrusca del mondo. Gliel’ho fatta vedere a loro. È messa in Inghilterra in attesa del cliente e il cliente già ce l’ho. È un russo questo e loro sono impazziti”.

Anche se non indagato, nelle carte della Procura di Crotone è finito il nome di Raffaele Monticelli, un maestro elementare di Lizzano, in provincia di Taranto, coinvolto in passato in alcune inchieste sul traffico di reperti archeologici. Di lui, conosciuto con il soprannome “Raf” se n’è occupato a luglio “Sherlock”, la rubrica d’inchiesta del Fatto Quotidiano, con un pezzo dei colleghi Enrico Fierro, Vincenzo Iurillo e Ferruccio Sansa.“Raf” ha una conoscenza sconfinata del patrimonio archeologico italiano, ed è una persona abile, diffidente, scaltra. “Si sposta in treno – scrivono gli investigatori – e utilizza per le comunicazioni schede estere e/o pubbliche (cabine telefoniche) evitando così di essere oggetto di controllo”. Finito ai domiciliari, le cronache ricordano che a Monticelli nel 2017 sono stati confiscati beni per 22 milioni di euro, tra cui un appartamento affacciato su piazza della Signoria, a Firenze.

 

 

È Giorgio Salvatore Pucci che, durante un viaggio in auto, il 15 aprile 2018 chiede notizie di Monticelli a Enrico Cocchi il quale risponde “che ha chiuso pure con lui”. Ritornando all’inchiesta “Achei”, le indagini dei carabinieri hanno consentito il recupero di numerosi reperti archeologici per un valore di diversi milioni di euro. Un giro d’affari che, stando dalle intercettazioni, sarebbe entrato in contatto anche con insospettabili professionisti. Come un “giudice del nord Italia che veniva ad Isola Capo Rizzuto” – dice l’indagato Santo Perri – “al quale Raso il pescatore avrebbe venduto dei reperti falsi”.

Secondo il gip che ha firmato l’ordinanza di arresto, siamo di fronte a quella che può essere definita la “Criminalità Archeologica crotonese”, una organizzazione criminale che agiva secondo “vere e proprie modalità imprenditoriali tipiche delle associazioni ben strutturate”. Un gruppo di trafficanti d’arte insomma che “ha fornito materiale archeologico al mercato clandestino da destinare alla commercializzazione in Italia ed all’estero per il tramite di una fitta e complessa rete di ricettazioni”.

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sequestrati beni per 22 milioni di euro a Monticelli, maestro di scuola....ma quanto guadagnano sti maestri...?!

Che tristezza ...


Inviato

È dire che qualche anno fa uno degli arrestati vantava amicizie con un noto professore della zona, finito "ar gabbio" un anno fa per lo stesso motivo, con tanto di dedica.sul libro. Per non parlare che mi avevano già chiesto se ero interessato a monete della zona. Qualche anno di Siberia li avrebbe fatti riflettere sul patrimonio artistico. 


Inviato

Peccato... Kroton era una delle città più in vista della Magna Grecia. Noi a Crotone  Potremmo vivere di rendita derivante dal turismo mentre purtroppo tra mala-politica e questi soggetti qua, la nostra storia sta andando in frantumi.


Supporter
Inviato

Un minuto di silenzio per l'imprenditore che ha speso 450 milioni di lire per vasi da bancarella.

Si potrebbe poi aprire un discorso diverso ma essere "indagato" non significa essere colpevole, quindi meglio aspettare.


Inviato

Scusate, ma ha a che fare con quanto successo un paio di anni fa dove era coinvolto anche Attianese?

Ne avevamo parlato:

 


Inviato
1 ora fa, FrancoMari dice:

Vedo è coinvolto anche Franco Lanzi....

Ne conosco diversi di Franco, ma non ricordo mai i cognomi; mi aiuti a individuare chi è?


Inviato

La cosa che più mi fa schifo è vedere persone di cultura o figli di noti professori, colpe confermate permettendo, prendere certe strade.

 

  • Mi piace 1

Inviato
2 ore fa, R.E.IN.SENA dice:

Ne conosco diversi di Franco, ma non ricordo mai i cognomi; mi aiuti a individuare chi è?

È un commerciante di Terni 


Inviato

Ci vogliono gli esempi, i riferimenti da seguire, se mancano, se sono questi, per forza che poi ci sono e ci saranno problemi nel ricambio generazionale e culturale in genere.

Ci vogliono riflessioni da parte di tutti ...


Inviato

... che tristezza un mondo in cui l'unica cosa che conta sono i soldi (non fuori corso, come quelli che piacciono a noi!)


Supporter
Inviato

...infinita tristezza per i notai svizzeri, tedeschi e inglesi ? che hanno già chiesto lo stato di crisi......


Inviato
22 ore fa, luigi78 dice:

Un minuto di silenzio per l'imprenditore che ha speso 450 milioni di lire per vasi da bancarella.

Si potrebbe poi aprire un discorso diverso ma essere "indagato" non significa essere colpevole, quindi meglio aspettare.

Si dovrebbero aprire invece discorsi diversi su un forum come questo, a prescindere dai nomi, sui valori, sulla tutela del nostro patrimonio archeologico, sull’etica richiamata in più ambiti e spesso invocata da più parti, sulle nostre identità sempre più violate, sui principi su cui la nostra cultura non dovrebbe mai prescindere anche in ambito commerciale.

Io invece tutto questo lo stigmatizzerei e richiamerei a condotte civiche e oneste da parte di tutti.


Inviato

Da semplice essere umano, amante della storia e della cultura, vicende come questa mi amareggiano, mi disgustano e mi fanno arrabbiare tantissimo. Da Calabrese, poi, lo sdegno cresce ulteriormente, perché già abbiamo tanti di quei problemi che dei tombaroli e dei ricettatori faremmo volentieri a meno!

Siamo la regione più povera d'Italia e abbiamo un patrimonio archeologico che non possiamo sfruttare, perché per come siamo messi è meglio che se ne rimanga sotto terra, visto che se emerge o va a finire alluvionato o va a finire illegalmente nelle aste di mezzo mondo!

Non ho parole!

  • Mi piace 3

  • ADMIN
Staff
Inviato

Cautela. Troppo spesso si confonde un indagato con un condannato, non è così. 

Commentiamo pure la notizia ma evitiamo di emettere sentenze, per quelle ci sono i giudici e i social network.

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