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Insediamenti tardoantichi fortificati nell'arco alpino orientale


Illyricum65

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Buonasera,

oggi non vi tedio con tante parole scritte ma voglio utilizzare molti video trovati in rete.

La decadenza dell’Impero Romano e il sopraggiungere delle popolazioni barbare portò nel periodo Tardo Antico insicurezza e preoccupazione nelle popolazioni dell’arco alpino orientale: la loro esistenza era minacciata dall’arrivo di gruppi più umani o meno numerosi di ceppo barbarico. Nemmeno il sistema di fortificazioni del Claustra Alpium Iuliarum ( https://it.wikipedia.org/wiki/Claustra_Alpium_Iuliarum) riusciva più a bloccare il loro transito. Di seguito posto alcuni link relativi a ricostruzioni di questo sistema di difesa e di alcuni forti.

 

  Fu così che nell’area delle Alpi Giulie (versante italiano  sloveno e austriaco) si assistette allo sviluppo di insediamenti fortificati su colli più o meno elevati ed erti e quindi facilmente difendibili, che assicuravano protezione alla popolazione della zona e controllo strategico della viabilità locale. Uno di questi siti era quello di Ajdovski Gradec (Slovenia).

immagine.png

Insediamento sorto su un colle isolato alto 585 m. Già occupato da popolazioni dell’Età del Ferro (700-300 a.C.) fu nuovamente occupato in epoca romana verso il IV secolo d.C.. Ben presto si sviluppò un insediamento fortificato con mura e torri e divenne uno dei maggiori centri paleocristiani dell’area: vi sono resti di una chiesa a pianta rettangolare con l’abside semicircolare, di un battistero con al centro lo scavo della fonte, nonché di un cimitero e di altri edifici religiosi e civili. Sono state rinvenute anche le tracce di una profonda cisterna che poteva contenere mille ettolitri d’acqua.  

immagine.png

Alcuni resti sulla sommità dell’altura.

 

immagine.png

Archaeological park Ajdovski gradec

izkopavanja-med-1970-in-1986-n.jpg

najdeni-predmeti-n.jpg

Ciao

Illyricum

;)

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Vivendo io in un paese che è sede di un castrum tardoantico altomedioevale non posso che apprezzare la discussione da te creata. 

Adelchi ?

Modificato da Adelchi66
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Concordo con @Adelchi66 sia per i complimenti a @Illyricum65 che per il luogo della mia residenza italiana che appunto in origine era un luogo di difesa sorto a cavallo tra il tardo mondo antico e l'alto medioevo ( ma forse questa è una caratteristica talmente diffusa che lo potrebbero dire almeno la metà degli italiani).

I filmati dovrebbero essere più presenti nella nostra sezione, e questa sorta di osservazione / esortazione è rivolta a tutti ma a me in primis in quanto sono sempre all'inizio un po' restio alle novità, ma questa mi sembra molto interessante ed utile ai fini divulgativi.

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A proposito di residenze tardoantiche (sarebbe interessante che tutti gli utenti che risiedono in un castrum ne postassero le planimetrie) ecco la mia. 

 

Screenshot_20200524_072922.jpg

Screenshot_20200524_072848.jpg

Da notare l'inserimento del tipico castrum romano a strade perpendicolari su di un oppidum circolare celtico, un caso raro ed emblematico della romanizzazione in Lomellina. 

Fonte :

 

Screenshot_20200524_072818.jpg

Modificato da Adelchi66
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Credo che non esistano testimonianze scritte , ma le prime protezioni dell' ingresso italiano dalle Alpi orientali , il punto debole della catena alpina , potrebbero risalire a Marco Aurelio quando nel 170 circa , dai tempi di Caio Mario , avvenne l' invasione di Alemanni o Marcomanni . Il fatto suscito' terrore e scalpore in Italia e forse un Imperatore come Marco Aurelio provvide a proteggere il passo alpino lungo il quale passava la via dell' ambra prima di giungere ad Aquileia . La nuova invasione germanica , 100 anni dopo Marco Aurelio , nel 271 , sempre nello stesso punto alpino , costrinse poi Aureliano a fortificare in muratura il passo alpino , ma come e' noto i muri non hanno mai risolto nulla .

 

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Che le Alpi orientali fossero le più deboli sarà testimoniato anche successivamente, quando nell'aprile del 568 Alboino alla testa dei Longobardi attraversa il passo del Predil lungo la la Valle del Vipacco e da li dilagherà in tutta l'Italia del Nord.

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1 ora fa, Liutprand dice:

Che le Alpi orientali fossero le più deboli sarà testimoniato anche successivamente, quando nell'aprile del 568 Alboino alla testa dei Longobardi attraversa il passo del Predil lungo la la Valle del Vipacco e da li dilagherà in tutta l'Italia del Nord.

Ciao , infatti nel corso della storia furono ripetutamente percorse per gli ingressi in Italia essendo le vie piu' facili da attraversare per chi proveniva da est , basta ricordare ad esempio anche la guerra civile di Teodosio con la battaglia del Frigido e fino ai nostri giorni Caporetto ; non che le altre catene Alpine centrali e occidentali abbiano mai resa sicura l' Italia dagli attacchi esterni , i popoli celtici germanici attraversavano le Alpi frequentemente , ci riusci senza insormontabili problemi anche Annibale forse anche piu' a nord del Monginevro e Moncenisio , Carlo Magno discese facilmente in Italia dal Moncenisio ; conosciuti e transitati erano i passi del Piccolo e Gran Paradiso , del Colle di Tenda e piu' ad est quello del Brennero ; giusto per citare i passi alpini piu' noti  . Insomma : monti , mari e muri , non hanno mai resa sicura una terra da invasioni . 

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Sono molto lieto che la discussione per vari motivi abbia riscontrato un buon interesse. Di seguito:

TEMA CLAUSTRA ALPIUM: si tratta di una opera militare che pur non raggiungendo il livello del Vallo Adrianeo desta sicuramente interesse e non riceve la visibilità che meritebbe. A tutt’oggi non è ben nota la cronologia della costruzione (che sembra sia avvenuta per step successivi e non come un’opera progettata integralmente); vi sono varie ipotesi in merito e generalmente viene riportata una generica attribuzione alla fine III – inizio IV secolo d.C. (Diocleziano?).

Cita

Credo che non esistano testimonianze scritte , ma le prime protezioni dell' ingresso italiano dalle Alpi orientali , il punto debole della catena alpina , potrebbero risalire a Marco Aurelio quando nel 170 circa , dai tempi di Caio Mario , avvenne l' invasione di Alemanni o Marcomanni .

Personalmente ritengo che SE (come sembra riportino le prove archeologiche) Marco Aurelio fece rinforzare le fortificazioni delle città dalmate (vedasi i possenti bastioni di Salona) per fronteggiare una possibile invasione marcomanna, non vedo perché non dovrebbe avere pensato a creare degli insediamenti militari (ora non identificabili facilmente a causa di interventi successivi)  a presidio della viabilità verso l’Italia sulla direttrice che partiva dal limes pannonico.

immagine.png

Si tratta di un tema estremamente interessante e poco noto in Italia, dove si tende a ritenere (per lacune conoscitive) che le strutture difensive romane fossero localizzate sul limes danubiano, mentre così non è (quantomeno nel periodo più tardo). In Slovenia e Croazia da qualche anno sta invece crescendo l’interesse in merito (https://lavoce.hr/panorama/la-muraglia-claustra-torna-alla-luce-per-raccontare-un-tassello-di-storia ); la diffusione del LiDAR ha sicuramente ampliato i dati e la consocenza sulla struttura.

immagine.png

Per un approfondimento:

https://docplayer.it/80631-Ad-pirum-hrusica-claustra-alpium-iuliarum.html

immagine.png

Murature parzialmente celate nei boschi.

immagine.png

Murature e strutture restaurate presso Solin (HR)

Nel mio piccolo cerco di dare visibilità a queste fortificazioni (non è la prima volta che ne faccio cenno sul Forum). A onor del vero, già nel 2010 ne parlava @Flavio                                 

https://www.lamoneta.it/topic/35824-la-crisi-del-iii-secolo-e-l%E2%80%99inizio-della-decadenza/page/3/?tab=comments#comment-614462

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PERIODO TARDO ANTICO: se le dinamiche e i macroeventi sono spesso intuibili o noti, le testimonianze archeologiche su quelli che gli anglosassoni chiamano “Dark ages” sono spesso labili e confuse in quanto sovrapposte e quindi cancellate più o meno intensamente dalle presenze umane successive. Una prima occasione che mi fece riflettere su questi aspetti (e su questo periodo) è stata una visita a Pieve di Castoia presso Socchieve (Ampezzo, UD). Una località molto bella, costituita da una chiesa del 1700 eretta su un erto colle. I colori autunnali aggiungevano ancor di più fascino a una situazione spettacolare, con una vista sulla valle sottostante. E proprio questa situazione di controllo della viabilità ha da tempi immemori attratto l’Uomo.

Tratto da: https://www.archeocartafvg.it/portfolio-articoli/socchieve-ud-fraz-castoia-pieve-di-santa-maria-annunziata/

  Scavi archeologici effettuati sul colle della Pieve hanno portato alla luce diverse testimonianze che documentano la frequentazione dello stesso almeno fin dall’epoca romana (il toponimo Castoia richiama al significato di custodia).
Le prime tracce di sporadica presenza umana nei dintorni di Socchieve sono rappresentate da uno strumento in selce scheggiata, ora non più reperibile, rinvenuto in una località imprecisata tra Socchieve ed Enemonzo ed attribuito all’industria musteriana del Paleolitico Medio (120000-35000 anni fa).
Dobbiamo arrivare alla prima metà del ferro per avere documentazione di una necropoli inquadrabile tra VIII e V sec. a.C., che attesta la posizione strategica di Socchieve, aperta ai contatti commerciali sia verso l’area paleoveneta, sia verso quella hallstattiana (Tirolo, Carinzia, Salisburghese e Slovenia).  La necropoli è stata casualmente rinvenuta nel 1877, durante lavori di dissodamento di un terreno sull’altopiano di Cavariona, non lontano dalla strada che collega Socchieve a Nonta. Sono state portate alla luce cinque tombe ad incinerazione, composte da urne in terracotta contenenti i resti combusti dei defunti col loro corredo (fibule, spilloni, armille, pendagli ed altro materiale bronzeo). Parte dei reperti bronzei si trova attualmente presso i Musei Civici di Udine. E’ stato ipotizzato che l’abitato protostorico relativo alla necropoli sorgesse nella zona denominata
Cjastilir (castelliere), non lontano dalla Chiesa di Santa Maria e del cimitero di Castoia. Il nome potrebbe essere la memoria di una costruzione difensiva molto semplice, resa difendibile soprattutto da una o due file di palizzate e da un fossato (relazione di Daniela De Monte, da Il Cammino delle Pievi in Carnia, Tolmezzo 2013, pp. 116-117).
In un saggio di scavo effettuato nel 2005, proprio a contatto con il banco roccioso naturale della parte basale, sono state rinvenute le tracce più antiche. In particolare, una moneta d’argento del tipo
Magdalensberg (I sec. a.C.-I sec. d.C.), che conferma la frequentazione di quest’area tra la fine dell’età del ferro e la prima romanizzazione. Notevole anche il ritrovamento di due fibule in bronzo semilavorato: una frammentaria del tipo cruciforme Zwiebelknopffibeln ed una completa del tipo Guraina – Hrusica. Tale rinvenimento attesta l’occupazione del colle nella tarda romanità (III – V sec. d.C.).
Ai Musei Civici di Udine è custodito un bronzetto raffigurante il dio Mercurio (I – inizi II sec. d.C.), recuperato a Nonta in località
Chiandarch assieme ad un altro andato perduto.
Sul posto sono stati portati in luce i resti di due edifici che si sono susseguiti nel tempo: un ampio lacerto di pavimentazione in battuto, relativa ad un primo edificio, realizzata sfruttando le asperità stesse del terreno naturale, ed un lungo tratto di muratura, riferibile alla presenza di una seconda costruzione posta sul ciglio del pianoro. Quest’ultimo edificio doveva essere affrescato, dato che frammenti d’intonaco dipinto sono stati rinvenuti all’interfaccia della sua demolizione.
La limitatezza delle indagini non ha permesso di chiarire meglio nè le dimensioni nè la cronologia assoluta di questi due edifici, la cui esistenza va per il momento collocata genericamente tra l’alto medioevo ed il medioevo maturo.
Di epoca altomedioevale abbiamo la testimonianza del Wolf relativa ad una tomba ad inumazione
, messa in luce nel 1878, durante lavori agricoli, in località La Fontanuta, tra Nonta e la strada statale. In essa, accanto allo scheletro, c’erano alcuni oggetti in bronzo di cronologia varia, alcuni dei quali sono ora conservati ai Musei Civici di Udine.

Bibliografia:
Daniela De Monte, La pieve di Santa Maria Annunziata di Castoia (Socchieve): fonti scritte e indagini archeologiche, in Le Pievi in Carnia: novità e riletture da recenti scoperte archeologiche, a cura di Aurora Cagnana, SAP Società Archeologica Srl, Mantova 2012.
F. Mainardis, Iulium Carnicum, Storia ed epigrafia, Trieste 2008, pp. 207-208 n. 107.
Riferimento web: Cammino delle Pievi.

Info:
apertura ogni domenica dalle ore 8 alle 12, Santa Messa alle ore 10,30.
Via Coradazzi 6, Socchieve, UD
tel. 0433 80187, 0433 80971, 043380511, 043380191

Che l’occupazione di alture fosse un fenomeno diffuso anche nel periodo preistorico in area alpina mi era ben noto precedentemente anche per la conoscenza di un sito quale il Kanzianiberg (Villach): https://apsat.mpasol.it/biblio/uploadedfiles/PedrottiA1990_NaturaBresciana_KanzianibergNeolitico.pdf

In altre realtà Castello di Hochosterwitz (Carinzia – Austria) una costruzione medioevale (inizio costruzione nell’ 860) ha avuto sviluppo su un colle già abitato in epoca protostorica (manufatti visibile nel museo del castello):

immagine.png

Considerate che la via di accesso al castello è protetta da murature e da 12 porte (ciascuna diversa come tipo di difesa, di cui 2 con ponte levatoio su baratro)...

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L'utilizzo di alture in vari periodi storici è uso comune anche in altre aree alpine delle quali una delle quali avevo avuto in passato la possibilità di disegnare reperti litici:

https://www.academia.edu/15160684/Il_Coren_Pag%C3%A0_di_Rogno_Alto_Sebino_Bergamo_

E in precedenza avevo studiato il sito di Castellazzo di Doberdò (Go), uno sperone roccioso che si eleva nel goriziano a controllo dell’incrocio tra le vie costiere e quelle provenienti dalle aree interne, oggetto di presenza preistoriche, protostoriche e quindi tardo romane (probabilmente a controllo della viabilità).

https://www.archeocartafvg.it/wp-content/uploads/Rilievo-del-Castelliere-del-Castellazzo-di-Doberdo-251x321.jpg

… Situato su un’altura di metri 158 sul Carso, dista circa 3 chilometri dall’abitato di Doberdò del Lago ed è sicuramente il castelliere meglio conservato e più suggestivo tra i numerosi della provincia di Gorizia.
Studiato da P. Klander nell’ ‘800 ed ai primi del ‘900 da Carlo Marchesetti, ambedue triestini, il castelliere venne danneggiato gravemente durante il primo conflitto mondiale in quanto situato su di un’altura strategica e quindi fortemente conteso e bombardato prima dal Regio Esercito e dopo la conquista italiana, nell’agosto 1916, venne pesantemente rovinato dall’artiglieria austro-ungarica.
Per questo motivo le indagini del Marchesetti, quando ancora la struttura era relativamente in buono stato di conservazione, appaiono oggi di grande interesse.
Alla fine degli anni ’60 dello scorso secolo il castelliere venne indagato dallo studioso goriziano Ugo Furlani, che pubblicò le sue ricerche sulla prestigiosa rivista “Aquileia Nostra” (anno LX – 1969).
Questo ricercatore scavando all’interno del castelliere, soprattutto nei pressi di quota 158, area di maggiore frequentazione, rinvenne una quantità di oggetti romani in ferro, vetro e ceramica di probabile epoca imperiale. Trovò anche circa 800 monete romane dalle quali si può ipotizzare uno stanziamento romano dalla prima metà del secolo III d.C. fino al V."

https://www.archeocartafvg.it/portfolio-articoli/doberdo-del-lago-go-castellazzo-doberdo/

Tornando al tema iniziale, ovvero ad alture fortificate in area alpina, vi segnalo, sempre in territorio sloveno, il sito di Tonovcov Grad vicino a Kobarit/Caporetto (nota per la vicenda bellica della Prima Guerra Mondiale).

immagine.png

immagine.png

https://www.academia.edu/4911580/Scavi_nellabitato_tardo-antico_di_Tonovcov_Grad_presso_Caporetto_Kobarid_Slovenia._Rapporto_preliminare

Tratto da: https://books.openedition.org/cdf/5326?lang=it

A Tonovcov Grad, … il periodo più significativo è quello compreso tra gli ultimi decenni del V e il pieno VI secolo d.C., fase a cui è riferibile un insediamento protetto da una doppia cinta muraria e dotato di un articolato complesso ecclesiastico (Ciglenečki 2003, 589-592, Bratož 2005b, 135, Modrijan, Ciglenečki, Milavec 2011, 111-154, Modrijan, Milavec 2011, 201-210) che poteva fungere, secondo una suggestiva ipotesi, non solo da temporanea sede vescovile ma anche come meta di pellegrinaggio (Ciglenečki 2005, 101). Alla fine del V secolo d.C. risale la costruzione di due chiese a pianta rettangolare, rivolte ad oriente (12,4 × 6 e 11,6 × 3,7 m) e adattate all’orografia del sito, con presbiteri sopraelevati rispetto alle navate e da questi separati da un setto murario. Un piccolo edificio quadrangolare, di non chiara funzione, fu individuato a sud delle due chiese: il ritrovamento di una tomba vuota al suo interno potrebbe suggerirne un’interpretazione quale cenotafio del fondatore del complesso ecclesiastico o di un evergete… "

immagine.pngimmagine.pngimmagine.png

Vi segnalo in genere per l’area alpina nord orientale e i complessi fortificati tardoantichi il seguente testo del 2004 che offre una buona panoramica:

Alpes id est claustra italiae. La trasformazione dei complessi fortificati romani dell’arco alpino centro-orientale.” G. Bigliardi che potete trovare in libera lettura (e scaricamento come pdf) su Google.

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9 ore fa, ARES III dice:

I filmati dovrebbero essere più presenti nella nostra sezione, e questa sorta di osservazione / esortazione è rivolta a tutti ma a me in primis in quanto sono sempre all'inizio un po' restio alle novità, ma questa mi sembra molto interessante ed utile ai fini divulgativi.

TEMA VIDEO: in realtà l’idea della discussione mi è venuta dopo aver visto quello del Museo di Lubiana sull’Ajdovski Gradec… quindi ho trovato quelli sul Claustra… sicuramente molto accattivante più che vedere una piantina o una foto. Il problema è che spesso non se ne trovano di video!

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8 ore fa, Liutprand dice:

Che le Alpi orientali fossero le più deboli sarà testimoniato anche successivamente, quando nell'aprile del 568 Alboino alla testa dei Longobardi attraversa il passo del Predil lungo la la Valle del Vipacco e da li dilagherà in tutta l'Italia del Nord.

INVASIONI BARBARICHE: ricordiamoci che pressochè tutti i popoli barbarici sono entrati in Italia da queste lande (e se vogliamo anche Massimino Trace al rientro dalla Germania diretto verso Aquileia e quindi verso Roma, 150 anni prima di Teodosio e della battaglia del Frigido). Tra i due episodi possiamo citare l’Illirico come confine tra il territorio di Massenzio e quello di Licinio. Quindi dal 400 circa abbiamo avuto passaggi di tanti popoli e tra i primi i Goti. Alarico vi passò due volte in pochi anni, nel 405-6 anche Radagaiso che seguì un percorso diverso dal primo seguendo l’arco alpino fino al Norico per poi entrare in Italia, mettere a soqquadro tutto il settentrione ed infine venir sconfitto e catturato a Fiesole da Stilico. Per contro, quest’ultimo affrontò il re goto e il suo esercito con truppe richiamate dal limes renano sguarnendo quel confine: il 31 dicembre 406 una coalizione di Vandali Alani e Svevi attraversò il Reno, devastò la Gallia e si insediò in Spagna. Alcuni anni dopo (410) Alarico, dopo aver svernato a Emona/Lubiana si diresse verso l’Italia e quindi arrivò a Roma, saccheggiandola. Gli Unni assediarono e distrussero Aquileia (452). Longobardi (568) entrarono dalla valle dell’Isonzo (o del Natisone?).

E questo è un omaggio per @ARES III

Ciao

Illyricum

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