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Inviato

In  alcune discussioni recenti o meno, relative alla circolazione monetaria del Regno d’Italia  ante I guerra mondiale, e specificatamente nelle tipologie auree ( marenghi 20 lire) ed in argento ( scudo da 5 lire), ho sempre letto tesi  e pareri molto divergenti, non so suffragate  o meno da dati certi e verificati.

Più volte ho riscontrato ipotesi, dove si avvalorava   che la monetazione aurea ( parlo sempre e solo della tipologia marengo) era di appannaggio delle classi “superiori”, che la circolazione fosse limitata solo per transazioni di elevato o elevatissimo importo, e questa tipologia non rientrava nell’ uso comune della circolazione, soprattutto    se si considerano le classi più basse della società di quegli anni.

Ugualmente in altre discussioni, facendo riferimento alla circolazione dello scudo da 5 lire,  si evidenziava, che dopo Vittorio Emanuele II, con le sue corpose emissioni,  e i due millesimi residuali di Umberto I, la circolazione di detta tipologia era  tra fine XIX agli inizio XX secolo oramai scomparsa o quasi.

Ho avuto occasione di leggere un saggio:  Nuto Revelli -  L'anello forte: La donna: storie di vita contadina (Einaudi tascabili. Scrittori) dove l’autore riporta testimonianze dirette della vita tra gli inizi del XX secolo, e gli anni  del boom economico ( anni ’60) focalizzate  sulla  vita  delle donne, intervistando e riportando  fatti di vita quotidiana, di generazioni  che fecero sacrifici enormi, tra  spopolamento della montagna e guerre.

Tra le testimonianze riportate, mi sono balzate all’ occhio, quelle a cui si fa riferimento al denaro contante, ne riporto alcune:

MARGHERITA LEMASSON vedova VILLAVECCHIA, nata a Savigliano, classe 1893.

A dieci anni – avevo appena finito la quarta elementare – ero già al filatoio a lavorare. Ci pagavano ogni quindici giorni. C’era un segretario, il signor Fré, che metteva il tavolino, tutte noi in fila indiana passavamo a ritirare la nostra paga. Mi ricordo che avevo poi già la paga grossa e che mi pagavano con gli scudi. Mi piaceva portare a casa uno scudo d’argento, pareva che valesse di piú, luccicava…..

 

MARIA ABELLO in LAUGERO, nata a Cucchiales di Stroppo, classe 1897.Sono andata in Francia a quattordici anni. Guadagnavamo cinquanta soldi il giorno,  due lire e dieci soldi, e risparmiavamo. Un anno ho portato a casa duecento lire. Pagavano tutto a marenghini d’oro. Io mi ero fatto un piccolo sacchetto che tenevo legato al seno. Facevamo una miseria per portare quei pochi soldi a casa…, sembrava che portassimo l’America! […]. Sei anni a Hyères, poi un anno mi sono affittata a Nizza da serva, venticinque lire al mese…

 

ELISABETTA CENTENERO vedova GIORDANA, detta Blot da chi ’d Vitorio, nata a Centenera di Stroppo, classe 1898.

A nove anni mi hanno affittata a San Michele di Prazzo. Mi davano trentacinque lire di paga da Pasqua ai Santi. […].Guardi che mi ricordo ancora la paga dei due anni che mi hanno affittata in Francia. Il primo anno novantacinque lire, il secondo centoquindici.

Il guadagno era trenta soldi al giorno, a raccogliere le viole per Parigi, Lione, Londra, tutto il giorno piegate che piovesse o no a fare i mazzetti di viole, sessanta viole e trenta foglie attorno per mazzetto, da Natale a Pasqua. Trenta soldi di paga, ma ci pagavano in oro. Là pagavano tutti in oro. C’erano i muratori che non volevano essere pagati in oro, avevano paura che l’oro non valesse, preferivano la carta.

ROSA RUGHETTI in GARBARINO, nata a Cossano Belbo, classe 1905.

Mi dava – avevamo negoziato – novanta lire per tutto l’anno. Poi del 1913 mio papà mi ha messo da un altro padrone, proprio qui vicino, qui sopra. […]. Al lavoro, andando giú per la collina, portavo ’l curbun del liam ’nle vi, e tornando su portavo le pietre per fare la casa. Mi dava duecento lire all’anno, e mantenuto

 

Saluti

TIBERIVS

 

 

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Inviato

Discussione molto interessante dal mio punto di vista. Provo ad aggiungere alcuni considerazioni sparse, derivanti principalmente dalla lettura di "L'Italia e L'unione monetaria latina" di Filocamo e "La circolazione metallica del Regno di Italia" di Lefevre.

Nella mente dei legislatori traspare che l'Unione Monetaria Latina dovesse poi virare verso un monometallismo aureo, che non era possibile nella fase iniziale a causa della grande quantità di argento presente nelle casse francesi. A parziale dimostrazione c'è il fatto che i tagli aurei avessero effettivamente un ampio spettro di valori e il fatto che l'organizzazione dell'argento non fosse consistente tra loro: 1 lira pesava 5g al titolo di 835%, mentre 5 lire pesavano 25g ma al titolo di 900%..di certo non ero incentivato lo scambio di monete in argento tra loro (nessuno avrebbe pagato con uno scudo con il rischio di vedersi dare un resto in 1 e 2 lire..), mentre l'oro era consistente.

Poi:

- le 5 lire in oro sono state sospese perchè non "pratiche" per la circolazione (art. 9 della convenzione del 1878, "La monetazione dei pezzi d'oro fabbricati nelle condizioni dell'art. 2, con l'eccezione di quella da 5 franchi d'oro, che resta provvisoriamente sospesa, è libera [...]", a commento del testo si fa riferimento al fatto che fossero troppo piccoli e soggetti ad usura).

- il calo dell'argento sul mercato, che però rimaneva inchiodato al rapporto di 15.5 rispetto all'oro monetato, ha portato al fatto che l'argento, in particolare gli scudi, fosse ancora abbondantemente usato per comprare oro degli altri paesi membri (infatti negli anni successivi, ad ogni nuova convenzione si faceva riferimento alle clausole di liquidazione, secondo le quali ogni stato doveva periodicamente ricomprarsi i proprio scudi d'argento finiti negli altri paesi membri con uguale valore in oro).

Di conseguenza, secondo me, l'oro era idealmente pensato per la circolazione di tutte le classi sociali, ed è stato così per un lungo periodo, ma non con la stabilità immaginata dai legislatori.

Saluti!

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Inviato

Buongiorno! Interessante discussione. Molti utili le varie testimonianze! 

Saluti! 


Inviato
Il 29/5/2021 alle 08:48, TIBERIVS dice:

Più volte ho riscontrato ipotesi, dove si avvalorava   che la monetazione aurea ( parlo sempre e solo della tipologia marengo) era di appannaggio delle classi “superiori”, che la circolazione fosse limitata solo per transazioni di elevato o elevatissimo importo, e questa tipologia non rientrava nell’ uso comune della circolazione, soprattutto    se si considerano le classi più basse della società di quegli anni.

In generale credo che l'ipotesi sia corretta con riferimento ai tempi più antichi, ma dal 19° secolo la moneta aurea circolava senz'altro di più; non si può pensare che circolasse solo per le maggiori transazioni, se si tiene conto del notevole numero di marenghi in scarsa conservazione, per cui doveva essere una moneta abbastanza comune e circolante anche tra le classi non elevate, come confermato dalle testimonianze sopra riportate.

Mi colpisce che i muratori diffidassero dell'oro.


Inviato

Ahem, non per fare il guastafeste :rolleyes: ma non mi pare che nei contributi, sicuramente interessanti, postati da @TIBERIVS si parli della circolazione aurea IN ITALIA. Le due donne che affermavano di essere pagate in oro, lavoravano in Francia:

Il 29/5/2021 alle 08:48, TIBERIVS dice:

MARIA ABELLO in LAUGERO... Sono andata in Francia a quattordici anni. Guadagnavamo cinquanta soldi il giorno,  due lire e dieci soldi, e risparmiavamo... Pagavano tutto a marenghini d’oro.

 

Il 29/5/2021 alle 08:48, TIBERIVS dice:

ELISABETTA CENTENERO vedova GIORDANA... mi ricordo ancora la paga dei due anni che mi hanno affittata in Francia. Il primo anno novantacinque lire, il secondo centoquindici.

Il guadagno era trenta soldi al giorno, a raccogliere le viole per Parigi, Lione, Londra, tutto il giorno piegate che piovesse o no a fare i mazzetti di viole, sessanta viole e trenta foglie attorno per mazzetto, da Natale a Pasqua. Trenta soldi di paga, ma ci pagavano in oro. Là pagavano tutti in oro

, cioè in Francia, pagavano tutti in oro, il che forse stava a significare che qua, cioè in Italia, non era così.

Detto questo, sono anch'io propenso a credere che le monete d'oro circolassero anche tra le classi più umili, per transazioni di relativamente basso valore. Per le transazioni più importanti c'erano le banconote, chi doveva pagare 10.000 lire non credo si presentasse con un sacchetto di 500 marenghi, ma piuttosto con 10 biglietti da 1000.

petronius :)

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