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TREBONIANVS GALLVS, sesterzio APOLL[O] SALVTARI


Quintus

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Treboniano Gallo

Gaio Vibio Treboniano Gallo (In latino Gaius Vibius Trebonianus Gallus, nato a Monte Vibiano Vecchio nel 206 e morto a Terni nell'agosto 253) è stato imperatore romano dal 251 al 253 insieme al figlio Volusiano, che Treboniano associò al suo trono insieme al figlio di Gaio Messio Quinto Traiano Decio (Decio), Ostiliano.
Il suo regno fu caratterizzato da una lunga serie di disastri, come la peste che colpì l'Impero romano per anni, le incursioni delle popolazioni barbare oltre i confini dell'impero e la perdita (secondo alcune fonti avvenuta durante il suo regno) della Siria in favore dei Sasanidi ed il saccheggio di Antiochia.
Uomo di indubbie qualità amministrative, il suo programma fu impresso nella dicitura di molte monete che fece battere: Pax aeterna.

Treboniano nacque ad Ubianum (oggi Monte Vibiano Vecchio, frazione del comune di Marsciano, in provincia di Perugia) da una famiglia dell'aristocrazia senatoriale, i Vibii, a quanto pare d'origine etrusca; tra i suoi antenati vi era un Vibio Veldumniano (205 circa, ILS 6616), mentre era forse parente di Giunio Veldumniano, console del 272. Sposò Afinia Gemina Bebiana, da cui ebbe due figli: Volusiano che associò al trono e Vibia Galla.
La sua carriera precedente all'ascensione al trono era stata il normale cursus honorum con molti incarichi sia politici che militari. Dopo essere stato console nel 250, fu nominato governatore della provincia della Mesia, un incarico che dimostrava la fiducia che l'imperatore Decio riponeva in lui. In quella provincia si rivelò una figura chiave nel respingere le frequenti invasioni dei Goti sul Danubio e divenne molto popolare nell'esercito: durante la campagna di Decio, Treboniano difese con successo la città.

Il 1º luglio 251, gli imperatori Decio ed Erennio Etrusco morirono nella battaglia di Abrittus per mano dei Goti; Treboniano fu allora acclamato imperatore dai soldati sul campo di battaglia. Alcune fonti affermano che Gallo ritardò volontariamente i rinforzi per causare la morte di Decio, o che fosse in qualche modo d'accordo con i Goti.
Appena salito al trono fu tuttavia costretto a stipulare con i Goti una pace che concedeva loro il bottino e i prigionieri ottenuti con le incursioni (in particolare quella a Filippopoli) e che prevedeva anche un versamento annuo d'oro da parte dei Romani; ottenuta la pace a termini poco onorevoli, Treboniano fu libero di tornare a Roma. Qui si trovava l'altro figlio di Decio, Ostiliano, che era troppo giovane per seguire il padre in battaglia e che era cesare; assieme a questi si trovava pure l'augusta Erennia Cupressenia Etruscilla, moglie di Decio. Treboniano decise di adottare Ostiliano ed elevarlo a co-augusto e, contemporaneamente, di elevare il proprio figlio naturale a cesare.

All'epoca dell'arrivo di Treboniano, Roma era stata colpita dalla peste, nella quale sembra morì anche Ostiliano. Zosimo invece insinua che Ostiliano fu eliminato da Treboniano per timore della rivolta. In seguito a questi eventi, elevò al rango di co-augusto il figlio Volusiano. Di fronte all'emergenza della peste, Treboniano agì con decisione: ordinò che lo Stato si incaricasse di fornire un funerale e una sepoltura appropriati a tutti coloro che erano troppo poveri per permetterselo, e ottenne in questo modo il favore popolare.

"Non meno della guerra, scoppiata ovunque, anche la peste si diffuse in città e villaggi, eliminando quanti erano scampati [alla guerra], e generando una tale moria di uomini quale mai era accaduto in precedenza."
(Zosimo, Storia nuova, I, 26.2.)


Per il resto, non si dimostrò all'altezza del compito, non riuscendo ad affrontare con energia i problemi che si trovò davanti, sia interni che esterni. In particolare non ostacolò le scorrerie di Goti, Borani, Carpi e Urgundi che tra il 252 e il 253 compirono saccheggi fino a Pessinunte ed Efeso.
Le fonti cristiane parlano di una persecuzione dei cristiani ad opera di Treboniano; confermate dall'unico evento attestato anche da altre fonti: l'arresto e l'incarcerazione di papa Cornelio nel 252.

La situazione in oriente precipitò: probabilmente a causa di una disputa per il controllo dell'Armenia, da sempre oggetto di contesa tra l'Impero romano e i Sasanidi, Sapore I risalì l'Eufrate e nel 252 sconfisse l'esercito romano nella battaglia di Barbalissos, invadendo e conquistando gran parte della provincia di Siria, compresa la stessa capitale Antiochia (fine del 252-inizi del 253).

"[...] intanto i Persiani attaccavano l'Asia, occupando la Mesopotamia ed avanzando fino in Siria, addirittura ad Antiochia, che conquistarono, metropoli di tutto l'Oriente romano. E dopo aver ucciso una parte della popolazione e portato via come prigionieri l'altra parte, tornarono in patria con un immenso bottino, dopo aver distrutto tutti gli edifici della città, sia pubblici che privati, senza incontrare alcuna seria resistenza. I Persiani senza dubbio avrebbero conquistato tutta l'Asia con facilità se, felici per la ricca preda conquistata, non avessero ritenuto di portarlo in patria salvo con soddisfazione."
(Zosimo, Storia nuova, I, 27.2)
"[...] l'insolenza dei Persiani che bruciarono ogni cosa stesse in piedi."
(Libanio, Oratio XV, 16.)
"Ecco ciò che accadde ad Antiochia, quando la città era perfettamente tranquilla. Un attore comico stava compiendo una rappresentazione con sua moglie, rappresentando la vita di tutti i giorni, mentre gli spettatori ne erano deliziati e la moglie aveva esclamato: "Sto sognando o ci sono qui i Persiani?" Il pubblico immediatamente si voltò e fuggì in ogni direzione nel tentativo di evitare le frecce che erano state riversate su di loro. La città fu bruciata ed un numero di suoi cittadini fu ucciso, come chi, come succede in tempo di pace, era a passeggio con noncuranza, e tutti i luoghi del quartiere furono bruciati e devastati."
(Ammiano Marcellino, Storie, XXIII, 5.3.)

Malgrado questa grave perdita, Gallo non organizzò alcuna controffensiva contro i Sasanidi. Frattanto, sul Danubio le tribù gote continuarono le loro incursioni fino a saccheggiare i territori romani della Cappadocia, giungendo sotto mura di Pessinunte ed Efeso. Il nuovo governatore della Mesia Superiore (Pannonia secondo Zosimo), Marco Emilio Emiliano, si rifiutò di pagare il tributo dovuto, interpretando in questo il malcontento dell'esercito, contrariato dalla pace frettolosamente stipulata. I Goti reagirono attaccando il basso Danubio, ma Emiliano li intercettò e li sconfisse sonoramente: l'esercito lo acclamò allora imperatore (forse anche perché corrotto da una distribuzione di denaro dello stesso).

Emiliano raccolse le truppe danubiane e marciò sull'Italia pronto a combattere per il trono. Treboniano prese con sé Volusiano e le truppe a disposizione e si mise in marcia verso nord; contemporaneamente ordinò a Publio Licinio Valeriano di prendere le legioni poste a protezione della frontiera del Reno e portargliele.
Treboniano e Volusiano marciarono verso nord molto lentamente, forse intendendo rinviare il più possibile il momento dello scontro in attesa dei rinforzi (che non sarebbero mai giunti): ad agosto erano giunti appena a Interamna, dove avvenne lo scontro. Emiliano risultò vittorioso, e Treboniano e Volusiano fuggirono con pochi seguaci, le loro guardie, fino a Forum Flaminii, dove però furono uccisi dai loro soldati, i quali tornarono da Emiliano per ricevere una ricompensa. Treboniano aveva 47 anni e aveva regnato per due.
Il mese successivo Emiliano uscì da Roma per scontrarsi con Valeriano, finalmente giunto con le legioni settentrionali; lo scontro sarebbe dovuto avvenire vicino a Spoleto, ma i soldati di Emiliano passarono al nemico e uccisero il proprio imperatore.

1886244111_TREBGAL.thumb.jpg.1f28b9f7fcc8d1a4851bcd9965083189.jpg

Valore nominale: Sesterzio
Diametro: 29 mm circa
Peso: 17,02 gr

Dritto: IMP CAES C VIBIVS TREBONIANVS GALLVS AVG, busto laureato, drappeggiato e corazzato a destra
Rovescio: APOLL SALVTARI, Apollo con ramo nella mano destra e mano sinistra appoggiata su lira a sinistra sopra roccia, S - C in campo

Zecca: Roma
Officina: n.c.
Anno di coniazione: 251-252
Riferimento: RIC 103
Rarità: NC
Note: L’esercito romano, al rientro dalla guerra contro i Goti, diffuse un’epidemia di "peste" a Roma. L'epidemia ebbe una grande diffusione ed uccise anche Ostiliano, figlio del suo predecessore Traiano Decio, al momento co-augusto. Nel novembre 251 venne eletto al suo posto il proprio figlio Volusiano il quale coniò due sesterzi (RIC 247 e 248) del tutto analoghi a quello di suo padre. Secondo alcuni studiosi queste monete hanno verosimilmente un carattere evocatorio verso Apollo in quanto SALVTARIS (guaritore). Interessante la presenza del ramo, probabilmente di alloro, albero sacro di Apollo, rivolto verso il basso, come nell’atto di “spazzare”.

Conservazione non eccelsa ma ancora abbastanza piacevole e ricca di storia.

Voi che ne dite?

Ave!

Quintus

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47 minuti fa, Quintus dice:

Conservazione non eccelsa ma ancora abbastanza piacevole e ricca di storia.

A me pare un ottimo esemplare per il periodo storico in cui fu emesso , bello il modulo specialmente al dritto , bello il ritratto di Treboniano , ottimo quello di Apollo e legende sufficienti , in piu' esemplare non comune - raro . Darei un bel BB 

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1 ora fa, Quintus dice:

Treboniano Gallo

Gaio Vibio Treboniano Gallo (In latino Gaius Vibius Trebonianus Gallus, nato a Monte Vibiano Vecchio nel 206 e morto a Terni nell'agosto 253) è stato imperatore romano dal 251 al 253 insieme al figlio Volusiano, che Treboniano associò al suo trono insieme al figlio di Gaio Messio Quinto Traiano Decio (Decio), Ostiliano.
Il suo regno fu caratterizzato da una lunga serie di disastri, come la peste che colpì l'Impero romano per anni, le incursioni delle popolazioni barbare oltre i confini dell'impero e la perdita (secondo alcune fonti avvenuta durante il suo regno) della Siria in favore dei Sasanidi ed il saccheggio di Antiochia.
Uomo di indubbie qualità amministrative, il suo programma fu impresso nella dicitura di molte monete che fece battere: Pax aeterna.

Treboniano nacque ad Ubianum (oggi Monte Vibiano Vecchio, frazione del comune di Marsciano, in provincia di Perugia) da una famiglia dell'aristocrazia senatoriale, i Vibii, a quanto pare d'origine etrusca; tra i suoi antenati vi era un Vibio Veldumniano (205 circa, ILS 6616), mentre era forse parente di Giunio Veldumniano, console del 272. Sposò Afinia Gemina Bebiana, da cui ebbe due figli: Volusiano che associò al trono e Vibia Galla.
La sua carriera precedente all'ascensione al trono era stata il normale cursus honorum con molti incarichi sia politici che militari. Dopo essere stato console nel 250, fu nominato governatore della provincia della Mesia, un incarico che dimostrava la fiducia che l'imperatore Decio riponeva in lui. In quella provincia si rivelò una figura chiave nel respingere le frequenti invasioni dei Goti sul Danubio e divenne molto popolare nell'esercito: durante la campagna di Decio, Treboniano difese con successo la città.

Il 1º luglio 251, gli imperatori Decio ed Erennio Etrusco morirono nella battaglia di Abrittus per mano dei Goti; Treboniano fu allora acclamato imperatore dai soldati sul campo di battaglia. Alcune fonti affermano che Gallo ritardò volontariamente i rinforzi per causare la morte di Decio, o che fosse in qualche modo d'accordo con i Goti.
Appena salito al trono fu tuttavia costretto a stipulare con i Goti una pace che concedeva loro il bottino e i prigionieri ottenuti con le incursioni (in particolare quella a Filippopoli) e che prevedeva anche un versamento annuo d'oro da parte dei Romani; ottenuta la pace a termini poco onorevoli, Treboniano fu libero di tornare a Roma. Qui si trovava l'altro figlio di Decio, Ostiliano, che era troppo giovane per seguire il padre in battaglia e che era cesare; assieme a questi si trovava pure l'augusta Erennia Cupressenia Etruscilla, moglie di Decio. Treboniano decise di adottare Ostiliano ed elevarlo a co-augusto e, contemporaneamente, di elevare il proprio figlio naturale a cesare.

All'epoca dell'arrivo di Treboniano, Roma era stata colpita dalla peste, nella quale sembra morì anche Ostiliano. Zosimo invece insinua che Ostiliano fu eliminato da Treboniano per timore della rivolta. In seguito a questi eventi, elevò al rango di co-augusto il figlio Volusiano. Di fronte all'emergenza della peste, Treboniano agì con decisione: ordinò che lo Stato si incaricasse di fornire un funerale e una sepoltura appropriati a tutti coloro che erano troppo poveri per permetterselo, e ottenne in questo modo il favore popolare.

"Non meno della guerra, scoppiata ovunque, anche la peste si diffuse in città e villaggi, eliminando quanti erano scampati [alla guerra], e generando una tale moria di uomini quale mai era accaduto in precedenza."
(Zosimo, Storia nuova, I, 26.2.)


Per il resto, non si dimostrò all'altezza del compito, non riuscendo ad affrontare con energia i problemi che si trovò davanti, sia interni che esterni. In particolare non ostacolò le scorrerie di Goti, Borani, Carpi e Urgundi che tra il 252 e il 253 compirono saccheggi fino a Pessinunte ed Efeso.
Le fonti cristiane parlano di una persecuzione dei cristiani ad opera di Treboniano; confermate dall'unico evento attestato anche da altre fonti: l'arresto e l'incarcerazione di papa Cornelio nel 252.

La situazione in oriente precipitò: probabilmente a causa di una disputa per il controllo dell'Armenia, da sempre oggetto di contesa tra l'Impero romano e i Sasanidi, Sapore I risalì l'Eufrate e nel 252 sconfisse l'esercito romano nella battaglia di Barbalissos, invadendo e conquistando gran parte della provincia di Siria, compresa la stessa capitale Antiochia (fine del 252-inizi del 253).

"[...] intanto i Persiani attaccavano l'Asia, occupando la Mesopotamia ed avanzando fino in Siria, addirittura ad Antiochia, che conquistarono, metropoli di tutto l'Oriente romano. E dopo aver ucciso una parte della popolazione e portato via come prigionieri l'altra parte, tornarono in patria con un immenso bottino, dopo aver distrutto tutti gli edifici della città, sia pubblici che privati, senza incontrare alcuna seria resistenza. I Persiani senza dubbio avrebbero conquistato tutta l'Asia con facilità se, felici per la ricca preda conquistata, non avessero ritenuto di portarlo in patria salvo con soddisfazione."
(Zosimo, Storia nuova, I, 27.2)
"[...] l'insolenza dei Persiani che bruciarono ogni cosa stesse in piedi."
(Libanio, Oratio XV, 16.)
"Ecco ciò che accadde ad Antiochia, quando la città era perfettamente tranquilla. Un attore comico stava compiendo una rappresentazione con sua moglie, rappresentando la vita di tutti i giorni, mentre gli spettatori ne erano deliziati e la moglie aveva esclamato: "Sto sognando o ci sono qui i Persiani?" Il pubblico immediatamente si voltò e fuggì in ogni direzione nel tentativo di evitare le frecce che erano state riversate su di loro. La città fu bruciata ed un numero di suoi cittadini fu ucciso, come chi, come succede in tempo di pace, era a passeggio con noncuranza, e tutti i luoghi del quartiere furono bruciati e devastati."
(Ammiano Marcellino, Storie, XXIII, 5.3.)

Malgrado questa grave perdita, Gallo non organizzò alcuna controffensiva contro i Sasanidi. Frattanto, sul Danubio le tribù gote continuarono le loro incursioni fino a saccheggiare i territori romani della Cappadocia, giungendo sotto mura di Pessinunte ed Efeso. Il nuovo governatore della Mesia Superiore (Pannonia secondo Zosimo), Marco Emilio Emiliano, si rifiutò di pagare il tributo dovuto, interpretando in questo il malcontento dell'esercito, contrariato dalla pace frettolosamente stipulata. I Goti reagirono attaccando il basso Danubio, ma Emiliano li intercettò e li sconfisse sonoramente: l'esercito lo acclamò allora imperatore (forse anche perché corrotto da una distribuzione di denaro dello stesso).

Emiliano raccolse le truppe danubiane e marciò sull'Italia pronto a combattere per il trono. Treboniano prese con sé Volusiano e le truppe a disposizione e si mise in marcia verso nord; contemporaneamente ordinò a Publio Licinio Valeriano di prendere le legioni poste a protezione della frontiera del Reno e portargliele.
Treboniano e Volusiano marciarono verso nord molto lentamente, forse intendendo rinviare il più possibile il momento dello scontro in attesa dei rinforzi (che non sarebbero mai giunti): ad agosto erano giunti appena a Interamna, dove avvenne lo scontro. Emiliano risultò vittorioso, e Treboniano e Volusiano fuggirono con pochi seguaci, le loro guardie, fino a Forum Flaminii, dove però furono uccisi dai loro soldati, i quali tornarono da Emiliano per ricevere una ricompensa. Treboniano aveva 47 anni e aveva regnato per due.
Il mese successivo Emiliano uscì da Roma per scontrarsi con Valeriano, finalmente giunto con le legioni settentrionali; lo scontro sarebbe dovuto avvenire vicino a Spoleto, ma i soldati di Emiliano passarono al nemico e uccisero il proprio imperatore.

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Valore nominale: Sesterzio
Diametro: 29 mm circa
Peso: 17,02 gr

Dritto: IMP CAES C VIBIVS TREBONIANVS GALLVS AVG, busto laureato, drappeggiato e corazzato a destra
Rovescio: APOLL SALVTARI, Apollo con ramo nella mano destra e mano sinistra appoggiata su lira a sinistra sopra roccia, S - C in campo

Zecca: Roma
Officina: n.c.
Anno di coniazione: 251-253
Riferimento: RIC 103
Rarità: NC
Note: L’esercito romano, al rientro dalla guerra contro i Goti, diffuse un’epidemia di "peste" a Roma. L'epidemia ebbe una grande diffusione ed uccise anche Ostiliano, figlio del suo predecessore Traiano Decio, al momento co-augusto. Nel novembre 251 venne eletto al suo posto il proprio figlio Volusiano il quale coniò due sesterzi (RIC 247 e 248) del tutto analoghi a quello di suo padre. Secondo alcuni studiosi queste monete hanno verosimilmente un carattere evocatorio verso Apollo in quanto SALVTARIS (guaritore). Interessante la presenza del ramo, probabilmente di alloro, albero sacro di Apollo, rivolto verso il basso, come nell’atto di “spazzare”.

Conservazione non eccelsa ma ancora abbastanza piacevole e ricca di storia.

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Ave!

Quintus

Ciao,se posso dire la mia per me il tuo è un bel sesterzio. Complimenti. E grazie anche per la scheda storica dell'imperatore di turno(oggiTreboniano Gallo)sempre utilissima per chi come me neofita ha molto da imparare. Mi tornerà utilissima per classificare e redigere la scheda storica dell'antoniniano dello stesso imperatore in mio possesso(che farò settimana prossima). Se posso pubblico foto della mia moneta(io non ho problemi a farlo) perché è importante... Alla prossima                                                   Antonio                                                    MM 23                       G 4,56

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1 ora fa, Quintus dice:

Treboniano Gallo

Gaio Vibio Treboniano Gallo (In latino Gaius Vibius Trebonianus Gallus, nato a Monte Vibiano Vecchio nel 206 e morto a Terni nell'agosto 253) è stato imperatore romano dal 251 al 253 insieme al figlio Volusiano, che Treboniano associò al suo trono insieme al figlio di Gaio Messio Quinto Traiano Decio (Decio), Ostiliano.
Il suo regno fu caratterizzato da una lunga serie di disastri, come la peste che colpì l'Impero romano per anni, le incursioni delle popolazioni barbare oltre i confini dell'impero e la perdita (secondo alcune fonti avvenuta durante il suo regno) della Siria in favore dei Sasanidi ed il saccheggio di Antiochia.
Uomo di indubbie qualità amministrative, il suo programma fu impresso nella dicitura di molte monete che fece battere: Pax aeterna.

Treboniano nacque ad Ubianum (oggi Monte Vibiano Vecchio, frazione del comune di Marsciano, in provincia di Perugia) da una famiglia dell'aristocrazia senatoriale, i Vibii, a quanto pare d'origine etrusca; tra i suoi antenati vi era un Vibio Veldumniano (205 circa, ILS 6616), mentre era forse parente di Giunio Veldumniano, console del 272. Sposò Afinia Gemina Bebiana, da cui ebbe due figli: Volusiano che associò al trono e Vibia Galla.
La sua carriera precedente all'ascensione al trono era stata il normale cursus honorum con molti incarichi sia politici che militari. Dopo essere stato console nel 250, fu nominato governatore della provincia della Mesia, un incarico che dimostrava la fiducia che l'imperatore Decio riponeva in lui. In quella provincia si rivelò una figura chiave nel respingere le frequenti invasioni dei Goti sul Danubio e divenne molto popolare nell'esercito: durante la campagna di Decio, Treboniano difese con successo la città.

Il 1º luglio 251, gli imperatori Decio ed Erennio Etrusco morirono nella battaglia di Abrittus per mano dei Goti; Treboniano fu allora acclamato imperatore dai soldati sul campo di battaglia. Alcune fonti affermano che Gallo ritardò volontariamente i rinforzi per causare la morte di Decio, o che fosse in qualche modo d'accordo con i Goti.
Appena salito al trono fu tuttavia costretto a stipulare con i Goti una pace che concedeva loro il bottino e i prigionieri ottenuti con le incursioni (in particolare quella a Filippopoli) e che prevedeva anche un versamento annuo d'oro da parte dei Romani; ottenuta la pace a termini poco onorevoli, Treboniano fu libero di tornare a Roma. Qui si trovava l'altro figlio di Decio, Ostiliano, che era troppo giovane per seguire il padre in battaglia e che era cesare; assieme a questi si trovava pure l'augusta Erennia Cupressenia Etruscilla, moglie di Decio. Treboniano decise di adottare Ostiliano ed elevarlo a co-augusto e, contemporaneamente, di elevare il proprio figlio naturale a cesare.

All'epoca dell'arrivo di Treboniano, Roma era stata colpita dalla peste, nella quale sembra morì anche Ostiliano. Zosimo invece insinua che Ostiliano fu eliminato da Treboniano per timore della rivolta. In seguito a questi eventi, elevò al rango di co-augusto il figlio Volusiano. Di fronte all'emergenza della peste, Treboniano agì con decisione: ordinò che lo Stato si incaricasse di fornire un funerale e una sepoltura appropriati a tutti coloro che erano troppo poveri per permetterselo, e ottenne in questo modo il favore popolare.

"Non meno della guerra, scoppiata ovunque, anche la peste si diffuse in città e villaggi, eliminando quanti erano scampati [alla guerra], e generando una tale moria di uomini quale mai era accaduto in precedenza."
(Zosimo, Storia nuova, I, 26.2.)


Per il resto, non si dimostrò all'altezza del compito, non riuscendo ad affrontare con energia i problemi che si trovò davanti, sia interni che esterni. In particolare non ostacolò le scorrerie di Goti, Borani, Carpi e Urgundi che tra il 252 e il 253 compirono saccheggi fino a Pessinunte ed Efeso.
Le fonti cristiane parlano di una persecuzione dei cristiani ad opera di Treboniano; confermate dall'unico evento attestato anche da altre fonti: l'arresto e l'incarcerazione di papa Cornelio nel 252.

La situazione in oriente precipitò: probabilmente a causa di una disputa per il controllo dell'Armenia, da sempre oggetto di contesa tra l'Impero romano e i Sasanidi, Sapore I risalì l'Eufrate e nel 252 sconfisse l'esercito romano nella battaglia di Barbalissos, invadendo e conquistando gran parte della provincia di Siria, compresa la stessa capitale Antiochia (fine del 252-inizi del 253).

"[...] intanto i Persiani attaccavano l'Asia, occupando la Mesopotamia ed avanzando fino in Siria, addirittura ad Antiochia, che conquistarono, metropoli di tutto l'Oriente romano. E dopo aver ucciso una parte della popolazione e portato via come prigionieri l'altra parte, tornarono in patria con un immenso bottino, dopo aver distrutto tutti gli edifici della città, sia pubblici che privati, senza incontrare alcuna seria resistenza. I Persiani senza dubbio avrebbero conquistato tutta l'Asia con facilità se, felici per la ricca preda conquistata, non avessero ritenuto di portarlo in patria salvo con soddisfazione."
(Zosimo, Storia nuova, I, 27.2)
"[...] l'insolenza dei Persiani che bruciarono ogni cosa stesse in piedi."
(Libanio, Oratio XV, 16.)
"Ecco ciò che accadde ad Antiochia, quando la città era perfettamente tranquilla. Un attore comico stava compiendo una rappresentazione con sua moglie, rappresentando la vita di tutti i giorni, mentre gli spettatori ne erano deliziati e la moglie aveva esclamato: "Sto sognando o ci sono qui i Persiani?" Il pubblico immediatamente si voltò e fuggì in ogni direzione nel tentativo di evitare le frecce che erano state riversate su di loro. La città fu bruciata ed un numero di suoi cittadini fu ucciso, come chi, come succede in tempo di pace, era a passeggio con noncuranza, e tutti i luoghi del quartiere furono bruciati e devastati."
(Ammiano Marcellino, Storie, XXIII, 5.3.)

Malgrado questa grave perdita, Gallo non organizzò alcuna controffensiva contro i Sasanidi. Frattanto, sul Danubio le tribù gote continuarono le loro incursioni fino a saccheggiare i territori romani della Cappadocia, giungendo sotto mura di Pessinunte ed Efeso. Il nuovo governatore della Mesia Superiore (Pannonia secondo Zosimo), Marco Emilio Emiliano, si rifiutò di pagare il tributo dovuto, interpretando in questo il malcontento dell'esercito, contrariato dalla pace frettolosamente stipulata. I Goti reagirono attaccando il basso Danubio, ma Emiliano li intercettò e li sconfisse sonoramente: l'esercito lo acclamò allora imperatore (forse anche perché corrotto da una distribuzione di denaro dello stesso).

Emiliano raccolse le truppe danubiane e marciò sull'Italia pronto a combattere per il trono. Treboniano prese con sé Volusiano e le truppe a disposizione e si mise in marcia verso nord; contemporaneamente ordinò a Publio Licinio Valeriano di prendere le legioni poste a protezione della frontiera del Reno e portargliele.
Treboniano e Volusiano marciarono verso nord molto lentamente, forse intendendo rinviare il più possibile il momento dello scontro in attesa dei rinforzi (che non sarebbero mai giunti): ad agosto erano giunti appena a Interamna, dove avvenne lo scontro. Emiliano risultò vittorioso, e Treboniano e Volusiano fuggirono con pochi seguaci, le loro guardie, fino a Forum Flaminii, dove però furono uccisi dai loro soldati, i quali tornarono da Emiliano per ricevere una ricompensa. Treboniano aveva 47 anni e aveva regnato per due.
Il mese successivo Emiliano uscì da Roma per scontrarsi con Valeriano, finalmente giunto con le legioni settentrionali; lo scontro sarebbe dovuto avvenire vicino a Spoleto, ma i soldati di Emiliano passarono al nemico e uccisero il proprio imperatore.

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Valore nominale: Sesterzio
Diametro: 29 mm circa
Peso: 17,02 gr

Dritto: IMP CAES C VIBIVS TREBONIANVS GALLVS AVG, busto laureato, drappeggiato e corazzato a destra
Rovescio: APOLL SALVTARI, Apollo con ramo nella mano destra e mano sinistra appoggiata su lira a sinistra sopra roccia, S - C in campo

Zecca: Roma
Officina: n.c.
Anno di coniazione: 251-253
Riferimento: RIC 103
Rarità: NC
Note: L’esercito romano, al rientro dalla guerra contro i Goti, diffuse un’epidemia di "peste" a Roma. L'epidemia ebbe una grande diffusione ed uccise anche Ostiliano, figlio del suo predecessore Traiano Decio, al momento co-augusto. Nel novembre 251 venne eletto al suo posto il proprio figlio Volusiano il quale coniò due sesterzi (RIC 247 e 248) del tutto analoghi a quello di suo padre. Secondo alcuni studiosi queste monete hanno verosimilmente un carattere evocatorio verso Apollo in quanto SALVTARIS (guaritore). Interessante la presenza del ramo, probabilmente di alloro, albero sacro di Apollo, rivolto verso il basso, come nell’atto di “spazzare”.

Conservazione non eccelsa ma ancora abbastanza piacevole e ricca di storia.

Voi che ne dite?

Ave!

Quintus

Stupenda! Per il periodo ottima conservazione!

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Davvero una bella moneta! Di Apollo si apprezza ogni singolo muscolo! Ho trovato molto interessante la spiegazione sul possibile significato della moneta (molto attuale).

Ciao da Stilicho

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17 ore fa, Agricola dice:

A me pare un ottimo esemplare per il periodo storico in cui fu emesso , bello il modulo specialmente al dritto , bello il ritratto di Treboniano , ottimo quello di Apollo e legende sufficienti , in piu' esemplare non comune - raro . Darei un bel BB 

Aggiungo che la moneta fu probabilmente emessa tra il 251- 252 , quando Treboniano giunto a Roma trovo' la Citta' devastata dalla peste , infatti le legenda APOLL..O SALUTARI non lascia dubbi sullo scopo di chiedere aiuto alla divinita' affinche' facesse cessare l' epidemia , durante la quale fu contagiato anche Ostiliano , il figlio superstite di Traiano Decio .

Una identica moneta fu emessa anche dal figlio di Treboniano , Volusiano quando fu associato all' Impero , a dimostrazione che la peste a Roma meno' duro .

P.S. il ramoscello di alloro che Apollo tiene nella mano destra era pianta sacra al dio , in quanto si riteneva che  l' alloro curasse molte malattie , tra cui la peste , da qui l' appellativo nella moneta di Apoll o Apollo Salutari .

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P.S.
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