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GABRIELE FIAMMA (1533-1585).


Oppiano

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GABRIELE FIAMMA (1533-1585)
VESCOVO DI CHIOGGIA PREDICATORE E SCRITTORE SACRO

Salvo errori, ancora non presente nel Forum.

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FIAMMA, Gabriele. - Nacque a Venezia nel 1533, da Giovanfrancesco e da Vincenza Diedo, gentildonna veneziana.

Il padre, originario di Bergamo, esercitava la giurisprudenza. Il F. apprese il latino e il greco presso G. B. Cipelli Egnazio. Benché destinato dal padre alla carriera militare (ancor giovinetto fu creato conte palatino dall'imperatore Carlo V), a tredici anni scelse di entrare nel monastero di S. Maria della Carità in Venezia, dove vestì l'abito di s. Agostino fra i canonici regolari lateranensi. Si trasferì poi a Padova, nella canonica di S. Giovanni in Verdara, dove approfondì e completò gli studi teologici, e ascoltò le lezioni del celebre teologo G. Vielmo. Ordinato prete nel 1556, sostenne l'anno seguente la cosiddetta "disputa quodlibetica", proponendo in pubblico per tre giorni di seguito difficili questioni teologiche.

Si applicò subito alla predicazione e in breve divenne uno degli oratori più celebri del suo tempo. Predicò in varie città: Firenze, Mantova, Genova, Padova, Ravenna, Napoli e Venezia. Intanto il 19 marzo 1562, quand'era a Napoli per le prediche della quaresima, fu denunciato alla S. Inquisizione come uomo di dubbia fede, e i suoi scritti furono esaminati dalla commissione inquisitoriale presieduta dal cardinale Antonio Ghislieri, il futuro papa Pio V. Grazie all'appoggio dei Gonzaga e di Marcantonio Colonna, il F. venne completamente prosciolto da ogni accusa.

Poco dopo, nel 1565, si ritirò a Treviso, nel monastero dei lateranensi detto dei Santi Quaranta, per un periodo di meditazione e di studio, durante il quale concepì e scrisse molte delle sue opere. Non smise però la sua attività di predicatore, e si spostò spesso. Lo troviamo a Padova nel 1566 e a Roma nel 1568, dov'è correttore ecclesiastico della Tipografia del Popolo romano. Due anni prima aveva pubblicato il suo primo libro, a Venezia pei tipi di F. de Franceschi senese: Prediche fatte in vari tempi in vari luoghi, et intorno a vari soggetti, 12 prediche dedicate a Vincenzo Gonzaga priore di Barletta, scritte in uno stile ornato, ricco di tropi e di figure retoriche.

Nel 1570 diede alle stampe le sue Rime spirituali, sempre per il Franceschi. Il testo ebbe una certa fortuna: venne ristampato altre due volte (1573 e 1575) ed ebbe una notevole diffusione nella letteratura madrigalistica spirituale di fine secolo (fra gli altri, musicò rime del F. anche Orlando di Lasso).

Il canzoniere spirituale del F. è costituito da 122 sonetti (di cui 13 raccolti a formare la "Corona della Beata Vergine"), 10 canzoni, la parafrasi in versi di 8 sabni, 9 odi, 2 sestine e i poesia latina con traduzione (Orphei carmina), per un totale di 152 testi. Ogni poesia è seguita e tipograficamente incorniciata da una dotta esposizione, nella quale si trovano citazioni di passi biblici e di classici latini e greci, notizie autobiografiche, meditazioni spirituali. I temi sono esclusivamente religiosi, eccetto due sonetti autobiografici (nn. 82-83) e tre sul pericolo turco che minaccia la Cristianità (nn. 73-75). Precedono le rime una dedica e una prefazione "A' lettori".

Nel 1571 il F. pubblicò De' discorsi sopra l'Epistole e Vangeli di tutto l'anno. Parte prima presso il Franceschi, una raccolta di 58 prediche, ordinate in modo da seguire l'anno liturgico dall'Avvento alla Pentecoste.

Questa prima parte fu ristampata altre tre volte (1574, 1580, 1584), mentre una seconda parte, concepita e forse anche scritta (com'egli stesso avverte nelle Rime), non vide mai la luce.Nel 1572 era a Roma, dove consigliava Paolo Manuzio sul futuro della figlia, e sempre nello stesso anno a Napoli, come testimonia una lettera pubblicata da Ferrante Carafa. Nel 1575 predicò a Roma in occasione del giubileo con grande successo, tanto che si diffuse un motto a designare la triade per eccellenza dell'oratoria sacra: "Flamma docet, Lupus movet, Panigarola delectat". Nel frattempo venne fatto abate del monastero di S. Maria della Carità e poi visitatore dei monasteri del suo Ordine. Nel 1576, nel pieno di un'epidemia di peste a Venezia, il F. tenne un discorso, alla presenza del doge Luigi Mocenigo, sul modo di liberare la città da quel flagello, discorso che verrà poi pubblicato a Milano nel 1630.

Nel 1578 fu eletto, dal capitolo di Ravenna, abate generale della Congregazione e in quest'occasione recitò un'elegante orazione latina, il De optimi pastoris munere, stampata lo stesso anno dai figli di Aldo. Nel 1580 le sue Rime furono messe all'Indice (edizione non ufficiale di Parma). Nel 1581 cominciò la pubblicazione dell'opera agiografica del F., Le vite de' santi divise in XII libri..., in Venezia, presso gli eredi di Pietro Deuchino, in folio: opera di grande respiro, che avrebbe dovuto comprendere tutti i dodici mesi dell'anno, ma che rimase incompiuta ai santi del mese di giugno, per un totale di 185 biografie (del 1583 il II tomo, del 1602 il III).

Il successivo periodo della vita del F. è il più documentato. Morto il vescovo di Chioggia M. Medici il 30 ag. 1583, nacque una questione sull'elezione del successore. Ci furono molte richieste per l'elezione di G. Zarlino, francescano, maestro di cappella in S. Marco e famoso teorico musicale. Invece il 23 genn. 1584 papa Gregorio XIII destinò come successore nel vescovado di Chioggia il F., che prese ufficialmente possesso della sua nuova sede il 7 marzo dello stesso anno. Il nuovo vescovo visitò la sua diocesi nell'aprile, e il 17 addivenne a un accordo sulla questione Zarlino, rimasta in sospeso. Intervenne nel frattempo al capitolo generale tenutosi nella canonica di Porto in Ravenna, dove recitò l'orazione De otio vitando. A Chioggia si occupò alacremente, assieme al podestà G. Da Lezze, per portare a termine i lavori della chiesa della Beata Vergine di Marina, detta della Navicella, cominciata a costruire in seguito ad un'apparizione miracolosa della Madonna il 24 giugno 1508.

Il F. in venti mesi fece fare più di quanto si era fatto in settant'anni (come dice il podestà Da Lezze in una relazione presentata al Senato nel maggio 1585), e il 24 febbraio si svolse la consacrazione ufficiale della nuova chiesa, presenti tutte le autorità di Chioggia.

Morì a Chioggia (Venezia) all'età di cinquantadue anni, il 14 luglio 1585. Fu sepolto nel monastero della Carità.

https://www.treccani.it/enciclopedia/gabriele-fiamma_(Dizionario-Biografico)/

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Complimenti per la medaglia e la ricerca, questa è sui cataloghi Lamoneta.

https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ME35D/115

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Buona Domenica

Complimenti. Vedo che molte di quelle che hai rappresentato, sono state bucate .... peccato.

saluti

luciano

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A mio parere, un esemplare senza il foro di ostensione difficilmente è reperibile, atteso che -come per la Sindone - l’ostensione «è un evento dal preciso carattere spirituale e pastorale», come affermato nel 2010 dal cardinale Severino Poletto, all'epoca arcivescovo di Torino e Custode pontificio della Sindone.

Rispetto alla figura del Fiamma, questa affermazione potrebbe anche essere del tutto calzante.

Buona domenica.

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Posto il riferimento all’asta "'Guardaroba dell'Ariccia 22 marzo 1674 n. 81" - Asta Sotheby's Firenze 14 maggio 1975 n. 37.

 

 

 

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  • 2 mesi dopo...
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Appena acquisito questo ulteriore esemplare.

Lotto 539 asta odierna La Galerie des Monnaies.

Descrizione e foto catalogo.

ITALIE, VENISE - Gabriel FLAMMA (1533-1585), Fonte ancienne à la mémoire de Gabriel FLAMMA., (Bronze - 175,63 g - 78,9 mm - 6h)
A/ MEMINISSE IVVABIT. Buste de Gabriel FLAMMA à droite devant lui, un crâne.
R/ Légende en vingt-quatre lignes.
Réf. _
TTB
Trou de suspension à 12h.
Fils du jurisconsulte Gianfrancesco FLAMMA, originaire de Bergame, et de Vincenza DIEDO, noble vénitienne, Gabriel FLAMMA naquit à Venise en 1533 (d'autres disent en 1531). Il apprit le grec et le latin dès son enfance avec l'humaniste Giambattista EGNAZIO. Destiné par son père à la carrière militaire et déjà pourvu de titres par Charles QUINT, FLAMMA choisit à 13 ans, dit-il dans son De optimi pastoris munere oratio, d'entrer chez les chanoines réguliers du Latran, au couvent Sainte-Marie de la Charité de Venise. Après dix années d'études théologiques, scripturaires et classiques, à l'intérieur de son ordre, puis à l'université de Padoue, il est ordonné prêtre et appliqué à la prédication. FLAMMA devint un des orateurs les plus célèbres de son temps. Il prêcha pendant vingt-cinq ans dans nombre de villes italiennes, Padoue, Florence, Gênes, Naples, Venise, Ravenne, Mantoue, etc. Pendant le carême 1562, à Naples, FLAMMA fut dénoncé au cardinal Antonio GHISLIERI, le futur Pie V, qui le signala à l'inquisition, comme en témoignent deux lettres (16 et 20 mars 1562) de FLAMMA à César de GONZAGUE. Après examen de tous ses livres et papiers, FLAMMA fut déclaré orthodoxe. Dans son ordre, il fut successivement prieur et abbé de Sainte-Marie de Venise (devenue abbaye en 1566). A la mort de Marc MEDICI, évêque de Chioggia, au sud de Venise, FLAMMA fut nommé à ce siège (23 janvier 1584). Il mourut le 14 juillet 1585 et fut enterré dans l'abbaye Sainte-Marie de la Charité de Venise.

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  • 6 mesi dopo...
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