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Augustale di Federico II


fra crasellame

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Sto cercando notizie non sui prezzi ma sulla moneta in sé.

Parrebbe che Federico II dal ritorno dalla Terra Santa e dopo aver visto le monete d'oro circolanti (iperperi bizantini e dinari arabi) decise che c'era bisogno di una moneta d'oro forte per i commerci visto che gli iperperi stavano perdendo di credibilità con la diminuzione di fino al loro interno.

Questo stesso ragionamento lo hanno fatto Genova (acerrima rivale di Federico II), Firenze e poi Venezia.

Chi sa dirmi di più sulle circostanze della coniazione a Messina e Brindisi dell'augustale ?

Da dove veniva l'oro necessario a coniarlo ?

Grazie

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Per ora ho trovato questo:

Under the Hohenstaufen the silver penny remained the dominant currency in Europe. Southern Italy and Sicily represent an exception. Under Byzantine and Arab influence the minting of gold coins had never completely ceased there. Emperor Frederick II was continuing this tradition, when he revived European minting in gold in the year 1231. The new coin was called the augustalis (20.5 Karat, 5.25 g), was struck in Messina and Brindisi, and was one of the most beautiful gold coins of the Middle Ages. Thus Frederick ushered in a new age of Western numismatic history, which was to begin making its full effect on economic policy only 20 years later, in the year 1252, with the creation in Florence of the fiorini doro, or gold florins.

Fonte: http://www.khm.at/system2E.html?/staticE/page631.html

Peccato che si dimentichino di Genova...

Anche questo, ma in tedesco e per quel poco che ho capito anche loro si dimenticano di Genova... come non fosse mai esistita :unsure:

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Da Riccardo di San Germano, anno 1231, apprendiamo che ""Consitutiones imperiales Melfie publicantur.Mense septembris aput Sanctum Germanum, sicut per totum Regnum, pondera et mensure mutantur, ponuntur rotuli; et tumini... Nummi aurei, qui augustales vocantur, de mandato Imperatoris in utraque sycla Brundisii et Messane cuduntur''.

Si parla percio in questo documento importantissimo delle grandi riforme di Federico II.

Infatti la nuova moneta fu chiamata augustale e valeva sette tarì e mezzo.

Fu stabilito inoltre un unico sistema di libbra che fu valutata 360 tarì, con un rapporto di 30 tarì per oncia, rispondente ogni oncia a 4 augustali...cioe

1 augustale= gr.5,2586 (media dei 24 augustali del CNI)

1 augustale= 1/4 di oncia= 7 1/2 tarì

4 augustali= gr.21,0344= 1 oncia = 30 tarì

1 libbra= 360 tar'= 12 once= 48 augustali

L'augustale era di carati venti e mezzo, cosicchè ogni libbra di oro in peso contiene di puro e fino oro once 10 e tarì 7 e 1/2.

La rimanenza di once una e tarì 22 e 1/2 sono per la quarta parte in bronzo e per tre parti di argento fino, come nei tarì.

La coniazione di queste monete fu sicuramente cospicua, in un documento imperiale del 1227 riscontriamo che in un unica soluzione furono consegnate ai cavalieri Teutonici 20000 once in monete d'oro, cioè ben 416 kg!!!!!

Quanto alla provenienza dell'oro con cui sono state ricavate queste monete non so rispondere con certezza, però è certo che Brindisi era al centro di grossi commerci con l'oriente, e comunque l'oro in Puglia in particolare non mancava da rifondere (solidi e iperperi).......

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Grazie Arthas, anche Genova aveva molti commerci con l'Oriente - grazie alle prime crociate - e nel XII secolo i genovesi avevano molti interessi commerciali in Sicilia, ma se la qualità degli iperperi agli inizi del XIII secolo andava scemando dall'Oriente di oro mi sa che ne arrivava poco o comunque non di primissima qualità.

Probabile che in Sicilia arrivasse l'oro di Pagliola dall'Africa subsahariana tramite Tunisi.

Anche il fatto che gli augustali fossero a 20 carati e mezzo e non 24 mi fa pensare.

Modificato da fra crasellame
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Non dimentichiamo anche una cosa: non è che una zecca si svegliasse al mattino decidendo di coniare moneta aurea e potesse farlo... bisognava che ci fosse la convenienza a farlo, perché tra costo del metallo, brassaggio e signoraggio bisognava non dico guadagnare ma non andare in perdita. Sennò toccava diminuire il fino o il peso o aumentare il valore della moneta...

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L'augustale era di carati venti e mezzo, cosicchè ogni libbra di oro in peso contiene di puro e fino oro once 10 e tarì 7 e 1/2.

La rimanenza di once una e tarì 22 e 1/2 sono per la quarta parte in bronzo e per tre parti di argento fino, come nei tarì.

247980[/snapback]

Da "Le monete di Federico II di Svevia in Italia Meridionale" di Giuseppe Ruotolo:

La lega di carati 20,5 fu necessaria per le esigenze del commercio locale ed internazionale giacchè oro di questa lega veniva utilizzato nel Regno come mezzo di pagamento.

Il peso fu fissato in 1/5 dell'oncia peso, ossia 5,31 gr., ma aveva il valore di 1/4 dell'oncia moneta; la differenza fra peso e valore si spiega con la circostanza che il titolo di fino in oro dell'augustale era migliore del titolo in oro dei tarì, che era anche la lega ufficiale del Regno di Sicilia.

Furono chiamati augustali per la leggenda del dritto CAESAR AVG IMP ROM disposta intorno al busto laureato di Federico.

La moneta trasse ispirazione dagli aurei romani ed il cronista del XIV secolo Giovanni Villani non manca di segnalare:

"et dell'uno lato dello agostaro era improntato il viso dell'imperatore e dall'altro un'aquila al modo dei cesari antichi."

Sono noti pochi esemplari di un tipo di augustale con la testa dell'imperatore coronata piuttosto che laureata; si è divisi sulla datazione di questi pezzi, alcuni li assegnano agli ultimi anni di Federico II, altri all'epoca di re Manfredi, altri ancora ipotizzano che possano non essere autentici.

petronius B)

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Fra,

l'augustale e' una delle piu' importanti, e anche piu' belle, monete medioevali italiane. Essa segna il ritorno all'uso del ritratto (anche se il ritratto dell'imperatore su tali monete e' altamente idealizzato e si ispira agli aurei romani) dopo secoli e secoli in cui il ritratto, se non in forme altamente stilizzate, fece rarissime apparizioni. Per il ritratto di tipo fisiognomico occorrera' attendere la meta' del XV secolo.

L'augustale venne coniato dal 1231 al 1250, precedendo, seppure di poco, alcune delle importanti coniazioni auree che le grandi repubbliche (Genova, Firenze, Venezia, Siena, etc. ) cominciavano a riprendere in questo periodo dopo secoli di dominazione argentea (successiva alla riforma di Carlo Magno nell'800).

Kowalski distingue la zecca di Brindisi per la presenza di un globetto sul rovescio mentre gli augustali battuti a Messina non riporterebbero il globetto.

Esiste infine anche il mezzo augustale, rarissimo, presente nella collezione Spahr.

Federico II (1194-1250), re di Sicilia (1198-1250), re di Germania (1212-1250), re di Gerusalemme (1225-1234) imperatore del Sacro Romano Impero 1220-1250, detto "stupor mundi" per le sue doti e la magnificenza della sua corte illuminata, riformatrice e progressista, fu egualmente innovatore anche in campo numismatico introducendo questa importantissima moneta.

Ti posto l'esemplare della mia collezione, un po' sliso ma con un ritratto interessante e di stile differente da quelli piu' comuni della tipologia laureata.

Ti allego anche una breve nota di Alberto Gentile sulla monetazione Federiciana molto utile per inquadrarla sinteticamente e rapidamente da un punto di vista storico e numismatico.

La migliore opera specifica sugli augustali resta il Kowalski, gli augustali di Federico II di Svevia, abbastanza difficle a trovarsi. Dello stesso autore anche :

I reali di Carlo d'Angio' (altra monetazione aurea con ritratto, sempre idealizzato, molto affascinante, successiva di quasi un secolo a quella di Federico II).

numa numa

post-4253-1185103409_thumb.jpg

La_monetazione_in_epoca_federiciana.htm

Modificato da numa numa
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Grazie numa numa, sto cercando info più tecniche sulle circostanze della coniazione, il fino e l'origine del metallo.

Infine i miei complimenti per il tuo esemplare che anche se non è in conservazione eccelsa ha un fascino enorme.

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Stamattina ho trovato un documento interessante: di Jacopo da Firenze, Tractatus algorismi

Nel capitolo 20 dedicato ai gradi di fino delle varie monete:

Agostani d’oro sonno a carrati .................... 20 1/2 per oncia

Presumo che Agostani = Augustali...

Oro de pagliola secondo chomo te〈ne〉 el migliore si è a carati 22. El communale è a charati 20 infino in 21 ........ per oncia

Modificato da fra crasellame
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sto cercando info più tecniche sulle circostanze della coniazione, il fino e l'origine del metallo.

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Intrigante quesito il tuo, Fra.

Non mi occupo delle monete di questo periodo, ma spero di non essere troppo noioso se riporto un pò di notizie storiche e storiografiche sul "problema oro" che si riscontra nelle emissioni numismatiche poco dopo la caduta dell'Impero Romano.

Dove Roma aveva diffuso il sincretismo della sua civiltà, con l'avvento dell'Islam un sistema nuovo entra nel bacino del Mediterraneo creando una lacerazione che durerà fino ai giorni nostri. Sulle rive del "Mare Nostrum" si collocano due civiltà differenti ed ostili con l'esito di una rottura dell'unità mediterranea. Tale divisione rimarrà fino all'epoca delle Crociate ed avrà la conseguenza della cessazione dell'importazione orientale. Si osserva a tal proposito la rarefazione dell'oro tanto che la monetazione aurea merovingia dell'VIII Sec. contiene una lega d'argento sempre più consistente fino a giungere a Carlomagno (già da Pipino in verità) in cui non si conieranno più aurei.

La circolazione dell'oro è una conseguenza del commercio e lo troviamo presente solo dove quest'ultimo viene conservato: nell'Italia Meridionale (forse è questa la causa del concentrarsi delle zecche degli augustali al Sud della Penisola). (Cfr. H. Pirenne, Maometto e Carlomagno, Laterza, Roma-Bari 1987).

Fu in seguito alla sconfitta della potenza Islamica che ripresero i commerci e ciò favorì la diffusione dell'economia monetaria e la domanda di una moneta pregiata che permettesse di eseguire transazioni economiche più consistenti. Si cercò di far fronte a tale problema oltre che sfruttando più intensivamente i giacimenti minerari, rimettendo in circolazione, sotto forma di moneta, oggetti preziosi in metallo nobile frutto di bottini di guerra o tesaurizzazione; il primo tentativo di coniazione di moneta aurea fu proprio l'augustale di Federico II. Solo dopo la metà del XIII Sec. la produzione di moneta aurea la troviamo presente con regolarità a Firenze, Genova e Venezia.

Osservando una cartina dei traffici e commerci nel XIII Sec. noto che le rotte marittime dell'oro che giunge sulle coste mediteranee dell'Italia (Genova compresa), della Francia e della Spagna, partono dal Mar Nero e dal Nord Africa. (Cfr. A. Dopsch, Economia naturale ed economia monetaria, Sansoni, Firenze 1949). Enrico :)

Modificato da minerva
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L'esposizione di MInerva sulla scarsita' delle coniazioni auree in epoca medievale come conseguenza di un a opposizione Occidente-Islam che avrebbe scoraggiato i commerci e quindi l'afflusso di metallo prezioso non mi trova d'accordo.

Il generale impoverimento dell'Occidente nella fase medioevale era iniziato ben prima della conquista araba. Sottolineo inoltre che, proprio in Sicilia, si ebbe una pacifica convivenza tra occidente ed arabi per diversi secoli e che i commerci poterono prosperare nel periodo della loro quasi pacifica dominazione. Le ragioni del depauperamento della societa' in epoca medioevale sono alquanto piu' complesse e piu' antiche nel tempo. Consiglio, a tale proposito, di leggere i saggi degli storici Braudel, Le Goff, Cardini e quelli dei numismatici Grierson , Saccocci, Arslan e Travaini per avere un ampio e sicuro inquadramento storico, nonche' numismatico.

Qualche precisazione:

A) In Italia si conio' parecchio oro dopo la caduta dell'Impero Romano nel 476dc :

coniarono emissioni auree :

Ostrogoti secc. V - VI

Longobardi (coniarono praticamente quasi solo oro) secc. VI - VIII

Carlo Magno conio' tremissi aurei in diverse citta' prima della riforma da lui stesso attuata che prese a base della monetazione la libbra d'argento

B) In Sicilia si conia oro ininterrottamente dai Bizantini VI-VII secolo, agli Arabi VIII - X secolo, ai Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, e dominazioni successive.

C) Federico II coia oro a Brindisi e Messina perche' era li' che viveva, non a Milano o a Torino

D) in tutto questo periodo (medioevale) Bisanzio continuera' a coniare moltissimo oro ininterrottamente con una progressiva diminuzione del titolo, sempre purissimo, solo a partire da Michele VII Duca.

E)Le prime coniazioni in oro delle grandi Repubbliche (Genova, Firenze, Venezia) seguono di pochissimo l'emissione dell'Augustale.

numa numa

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In effetti, Numa Numa, il dibattito storiografico su questo argomento è tuttora molto acceso e non sempre convergente e non sono in disaccordo su quanto da te scritto. Faccio presente, però, che ciò che ho riportato è quanto sostenuto nei testi che ho citati e non sono stati scritti certo da storici minori e tantomeno superati. Quanto è stato argomentato da Pirenne, Dopsch (che su molti argomenti erano essi stessi in contrasto) e numerosi altri non analizza solo gli aspetti legati all'oro o alla monetazione ed è certo che il depauperamento dell'Occidente non sia da ricercare esclusiavamente nel conflitto con l'Islam...ho pensato però che riportare tutto quanto il dibattito non portasse giovamento all'economia della presente discussione. Quello che ho considerato rilevante a tale fine è stato il considerare l'incremento del commercio, quello dell'oro incluso, nel XIII Secolo.

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In effetti il problema dell'oro nel medioevo è ancora dibattuto, ma in linea generale mi trovo maggiormente d'accordo con le posizioni postate da numa numa.

Avevo trovato un documento molto interessante ma link e pdf sono rimasti nel computer che mi hanno rubato... appena riesco a recuperarlo ve ne faccio partecipi.

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Gli studi in materia sono tanti, e al di là dei temi comuni (oramai risaputi) le sottigliezze sono diverse da autore ad autore.

Mi trovo parzialmente in accordo con Numa Numa, un pò meno con Minerva.

L'opposizione Islam-Occidente è relativa o comunque i sitemi monetari furono concorrenziali solo in certe fasi e non per la durata del periodo medioevale tutto.

Il monetato islamico è di perfetta derivazione bizantina, trimetallico, e all'inizio parte anche con gli stessi contenuti e stesse iconografia (i.e. famose sono le croci trasformate in T nell'area iberica). Il sistema trimetallico è stato sostanzialmente mantenuto dal mondo musulmano fino a all'inizio del secolo scorso quindi è stato monolitico in questo senso e indipendente dal mondo cristiano/occidentale. L'Occidente invece è andato avanti con alti e bassi e non sempre ha avuto la possibilità di ostentare il "trimetallismo"; causa l'impoverimento dell'alto medioevo sicuramente, ma anche il potere commerciale islamico ed altri fattori contingenti. Le più grandi miniere aurifere del tempo erano collocate al di là di territori musulmani o comunque sotto la loro influenza (impero Ghana pressato dagli Almoravidi e dagli Almohadi, l'area asiatica su cui nasceva l'influenza dei popoli arabi con gli occhi a mandorla...), ben poco c'era in Europa e si può considerare la disponibilità aurea già meno cospicua, con i primi imperatori austriaci e boemi (poco prima che si considerasse convenzionalmente terminato il medioevo).

La moneta araba la fa da padrone ed è normale che i partner commerciali privilegiati (Italia meridionale, Sicilia, penisola iberica) strizzino l'occhio di tanto in tanto in direzione della mezzaluna.

Basti pensare che almeno fino XII secolo negli Stati cristiani di Spagna circolarono imitazioni (perfette, talvolta irriconoscibili dalle originali) di monete islamiche per tutti e tre i metalli (AU, AG, AE).

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