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PRIMI ANNI DI REGNO

1830 - 1836

L’ 8 novembre 1830 Ferdinando II all’età di 20 anni salì al trono ereditando dal padre un regno di circa 8.000.000 di sudditi (da Storia e Geografia Universale del Mondo, scritta da Marmocchi, 1854) e con una situazione finanziaria non delle più rosee. Dimostrò subito di aver ereditato dal nonno Ferdinando I la capacità di farsi amare dal popolo, durante i suoi primi anni di regno videro la luce parecchie riforme che avevano lo scopo di riorganizzare lo Stato, ridurre il debito pubblico e pacificare le parti sociali ancora in tumulto dopo il periodo napoleonico. La politica adottata dal sovrano diede al commercio la possibilità di espandersi e favorì l'iniziativa artigianale così che tutta l'economia del paese si risollevò.

Sposò a Genova il 21 novembre 1832 Maria Cristina di Savoia, quarta figlia del Re Vittorio Emanuele I, dalla quale ebbe poi l'erede Francesco. Matrimonio questo che era stato più volte rinviato perchè, come molti altri della sua famiglia, Ferdinando era affetto da una forma di epilessia, e Maria Teresa (madre della futura regina), essendone venuta a conoscenza, aveva avuto delle titubanze; inoltre la stessa Maria Cristina ebbe molte incertezze sul matrimonio in quanto, di carattere religiosissimo, aveva sempre aspirato al convento.

Nel 1839 inaugurò la Napoli - Portici, primo tronco ferroviario costruito in Italia, cui seguirono numerose altre opere.

Dopo ormai 4 anni dal matrimonio iniziò a crearsi il problema di un erede, infatti Maria Cristina ancora non aveva dato alla luce l’erede maschio tanto agognato.

Finalmente il 16 gennaio del 1836 a Napoli nacque l’erede: Francesco d’Assisi (stesso nome del nonno Francesco I). Ma tutta la gioia derivante la nuova nascita era destinata a terminare presto.

La regina infatti a causa del parto contrasse la febbre puerperale e nel giro di quindici giorni soltanto ventiquattrenne trovò la morte. Particolarmente appassionata la descrizione dell’agonia da parte di H. Acton (Ultimi Borboni di Napoli). Della reazione di Ferdinando II si è scritto tanto, alcune fonti dicono che fosse rimasto impassibile altre, tra cui Acton, invece, riferiscono di un sire in preda al doloreche fu messo in disparte dall’agonia della moglie da parte di medici, di sacerdoti e di tutto il seguito a causa della sua epilessia, non volendolo esporre a rischi.

C’è da dire che Ferdinando II il 26 dicembre del 1836 sposò l'Arciduchessa Maria Teresa Isabella d'Asburgo-Lorena, dalla quale ebbe nove figli e tre figlie.

Francesco, che sarebbe salito al trono e che sarebbe stato l'ultimo re del regno delle Due Sicilie, sarebbe stato educato nel culto di sua madre, chiamata la Regina Santa.

Il 10 luglio 1859 arrivò la notizia da Roma che la scomparsa regina era stata proclamata venerabile.

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“SGARBO” ALL’INGHILTERRA

In politica estera, cercò di sottrarre lo Stato alle mire delle potenze imperialiste che cercavano di conquistare con ogni mezzo il controllo economico di tutto il Mediterraneo. Utilizzò a tal fine gli strumenti del protezionismo e dell’autarchia.

Quando nel 1838 in visita in Sicilia, nel tentativo di favorire il commercio e l'industria locale stipulò una convenzione con delle ditte francesi più remunerativa di quella precedentemente in vigore con gli inglesi per l’estrazione dello zolfo – ingrediente indispensabile per la costruzione di esplosivi. Le relazioni con l'Inghilterra ne risultarono compromesse e Ferdinando, di fronte alla minaccia, si preparò alla guerra, si rivolse alla Francia per trovare comunque un compromesso dopo che l’Austria non si mosse per trovarne uno, Luigi Filippo adoperò la sua diplomazia a vantaggio di re Ferdinando che nel frattempo aveva energicamente deciso l'embargo a tutte le navi britanniche. Questo provvedimento fu poi revocato, e la crisi rientrò, ma il Regno dovette versare degli indennizzi alle ditte francesi.

La vertenza per lo zolfo influì molto sulle relazioni tra regno delle Due Sicilie ed Inghilterra, attenta a conservare il monopolio dello strategico minerale siciliano. I britannici avviarono una politica destabilizzante nei confronti del Regno delle Due Sicilie (che culminò con l'appoggio alla spedizione dei Mille nel 1860 ed alla annessione del Regno al Piemonte).

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BOMBARDAMENTO DI MESSINA

Già precedentemente osannato dai liberali con gli appellativi di “novello Tito” o “pacifico Giove”, divenne “Re Bomba” perché consentì il bombardamento di Messina del 5 settembre 1848.

La città, come l’intera isola, era insorta con l'appoggio discreto dell'Inghilterra, interessata da una parte a "mettere le mani" sulla Sicilia, isola strategica per il controllo del Mediterraneo, dall'altra parte desiderosa di ostacolare la politica di Ferdinando II, a cui non aveva mai perdonato lo “sgarro” tentato con la questione dello zolfo siciliano.

Il 1° settembre 1848 la marina militare Napoletana ancorò al largo di Catona, presso Reggio e nella notte si avvicinò alla costa dell’isola per impadronirsi di una batteria degli insorti situata a fior d’acqua nei pressi del villaggio di Contessa, fuori Messina. La flotta iniziò il bombardamento alla mattina del 2 settembre e poco dopo dal bastione Blasco della Cittadella di Messina, nelle mani dell’esercito regolare, effettuarono una sortita 4 compagnie di pionieri che, coperti dal fuoco navale, incendiarono gli affusti dei cannoni. Nel pomeriggio del 4 settembre si imbarcarono a Reggio, 250 ufficiali e 6400 uomini di truppa. Lo sbarco delle truppe in terra siciliana iniziò alla mattina del 5 settembre a 3 miglia da Messina, protetto dal fuoco delle pirofregate e delle cannoniere. Dopo 3 giorni di aspri combattimenti, l’8 settembre le truppe regie entrarono in Messina.

MOTI RIVOLUZIONARI

Il 12 gennaio del 1848 la rivolta scoppiò in Sicilia, a Palermo, e nonostante l'invio di oltre cinquemila soldati, portò all'evacuazione del capoluogo siciliano Per arginare i tumulti scoppiati in tutto il regno, Ferdinando promulgò, l'11 febbraio, la costituzione e nel marzo seguente per volontà dei liberali al governo, interrompendo un lungo periodo di pace, fu inviato un contingente di truppe al comando di Guglielmo Pepe a combattere contro l'Austria a fianco dei Sardi.

La rivoluzione in Sicilia e gli avvenimenti napoletani del 15 maggio, con cruenti scontri tra le truppe e i liberali, indussero Ferdinando a sciogliere la camera e richiamare l'esercito dal nord. Nel maggio 1849 la sommossa della Sicilia fu domata con le armi. La costituzione non venne abrogata ufficialmente: fu semplicemente messa in disparte. Questi avvenimenti pesarono non poco sul carattere e sull’entusiasmo del Re, che però continuò a perseguire il suo personale disegno di sviluppo della Regno: i popolani continuarono ad essere al centro della sua attenzione.

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AGESILAO MILANO

L’8 dicembre 1856 durante una rivista il soldato carbonaro Agesilao Milano colpì con la propria baionetta il sovrano. Agesilao Milano di origine albanese già arrestato nel 1848 e uscì per l’amnistia del 1852 ed entrò nell'esercito con carte false. Colpì il re in mezzo al petto. Ma per sua sfortuna la baionetta si curvò e Ferdinando non fu nemmeno ferito.

Tratto in arresto, Milano fu giudicato, condannato a morte e giustiziato il 13 dello stesso mese, nonostante Ferdinando II avesse tentato salvarlo dalla morte. Il monarca, uomo non colto né preparato, ma molto intelligente ed avveduto, capì che l'orizzonte si andava sempre più oscurando.

ULTIMI ANNI DI REGNO

Fra il 1848 ed il 1859, gli anni più difficili a causa del crescente isolamento internazionale, cercò di economizzare su tutto, pur di non mettere nuove imposte: si evitarono principalmente le imposte sui consumi popolari. Il Re diede il buon esempio, riducendo il suo appannaggio, fatto questo non comune nella storia dei principi europei, in regime assoluto o in regime costituzionale.

Dall’attentato di Milano, passarono circa due anni alla morte del re. Ormai obeso tanto che stentava al rimanere in piedi, con una salute non proprio perfetta, volle comunque intraprendere un viaggio alla volta di Bari in pieno inverno, per fare la conoscenza di sua nuora che era salpata da Trieste. Ferdinando II fu colto da malore proprio a Bari, fu riportato alla reggia di Caserta dove sarebbe morto di lì a quattro mesi in un’ agonia terribile.

La causa della morte non si sa con precisione, il pensiero dello stesso re andava a Milano di cui credeva la baionetta avvelenata, ipotesi più verosimile invece è che sia stato colpito da setticemia poiché ne presentava i sintomi o colpito da un’infezione batterica (dovuta forse proprio alla baionetta)

Ferdinando II rappresenta forse l’ultimo esponente di quell’assolutismo illuminato che aveva caratterizzato il ‘700 europeo e napoletano.

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MONETAZIONE

Il sistema monetario napoletano

Il sistema monetario napoletano agli inizi del sec. XVIII era imperniato sul “ducato” d’argento del valore di 10 “carlini”, calcolato alla bontà intrinseca di 9/10 di argento e di 1/10 di rame:

1 ducato = 10 carlini = 100 grana = 1200 cavalli

1 carlino = 10 grana = 120 cavalli

1 grano = 12 cavalli

Rapporto oro: argento = 1: 14,5

Il 20 aprile del 1818 fu emanata la legge n.1176 che sopprimeva il rapporto legale di cambio fra le monete coniate nei tre metalli, imperniando tutto il sistema su di un monometallismo argenteo puro.

Unità base del nuovo sistema fu il “ducato” d’argento di g 22,94, emesso al titolo di 833 1/2 millesimi, ripartito in 100 centesimi - detti “grana” sul continente e “baiocchi” in Sicilia - a loro volta suddivisi in 10 “cavalli” a Napoli e in 10 “piccioli” in Sicilia.

In oro furono coniati, al titolo di 996 millesimi, la “decupla” da 30 ducati, del peso di g 37,86; la “quintupla” da 15 ducati; la “doppia” da 6 ducati e la “oncetta” da 3 ducati.

In rame furono battuti pezzi da 10, da 8, da 5, da 4 e da 1 “tornese”.

La coniazione del “grano” invece venne ripresa solo a partire dal regno di Francesco I.

Lo stile delle monete di Ferdinando II non si discosta da quello classico utilizzato sia dal nonno sia dal padre.

Quella che vi presento è un MEZZO TORNESE del 1853 della zecca di Napoli, variante Testa Grossa.

D/ FERD. II. D. G. REGNI VTR. SIC. ET. HIER. REX. Testa a d., sotto il collo una stellina

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Inviato (modificato)

R/ MEZZO TORNESE coronato sotto 1853

Scusate, nella fretta di postare tutte le parti della storia ho dimenticato di chiedere che ve ne pare della moneta :P

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Ottimo lavoro Layer :) , davvero interessante e bello! Grazie, Enrico.


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Bravo Layer,

i miei complimenti.

Numitoria


Inviato

Complimenti Layer!!!

grazie dell'ottima ricerca


Inviato

Sentiti complimenti...restiamo in attesa delle altre puntate :P


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Complimenti per l'appassionante ricerca

la moneta , pur non seguendo questa monetazione mi sembra un bb pieno

é un piacere leggere schede cosi ben fatte ;)

Sergio


Inviato

Caro layer,

grazie per questa bella ricerca. :)

Il tuo mezzo tornese mi sembra in conservazione BB. :)


Inviato

:) :) :) Ciao Lay, bellissima ricerca, scritta bene, chiara e scorrevole. Complimenti anche per la tua bellissima moneta. Regalacene altre, naturalmente quando ne avrai il tempo. Grazie

Giovanna :rolleyes: :rolleyes: :P

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  • 3 anni dopo...
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MONETAZIONE

Il sistema monetario napoletano

Il sistema monetario napoletano agli inizi del sec. XVIII era imperniato sul “ducato” d’argento del valore di 10 “carlini”, calcolato alla bontà intrinseca di 9/10 di argento e di 1/10 di rame:

1 ducato = 10 carlini = 100 grana = 1200 cavalli

1 carlino = 10 grana = 120 cavalli

1 grano = 12 cavalli

Rapporto oro: argento = 1: 14,5

Il 20 aprile del 1818 fu emanata la legge n.1176 che sopprimeva il rapporto legale di cambio fra le monete coniate nei tre metalli, imperniando tutto il sistema su di un monometallismo argenteo puro.

Unità base del nuovo sistema fu il “ducato” d’argento di g 22,94, emesso al titolo di 833 1/2 millesimi, ripartito in 100 centesimi - detti “grana” sul continente e “baiocchi” in Sicilia - a loro volta suddivisi in 10 “cavalli” a Napoli e in 10 “piccioli” in Sicilia.

In oro furono coniati, al titolo di 996 millesimi, la “decupla” da 30 ducati, del peso di g 37,86; la “quintupla” da 15 ducati; la “doppia” da 6 ducati e la “oncetta” da 3 ducati.

In rame furono battuti pezzi da 10, da 8, da 5, da 4 e da 1 “tornese”.

La coniazione del “grano” invece venne ripresa solo a partire dal regno di Francesco I.

Lo stile delle monete di Ferdinando II non si discosta da quello classico utilizzato sia dal nonno sia dal padre.

Operativo su questo Forum da circa un mese, rivedevo e rileggevo alcune discussioni fatte in precedenza; avendo effettuato un intervento in questa discussione

mi sono imbattuto nella lettura dell’intervento fatto da Layer1986;

Confermo l’ottimo lavoro svolto e l’approfondita ricerca effettuata, ma avrei da specificare meglio (per non generare confusione nei lettori) sui tipi in oro coniati con la Legge n.1176 del 20 Aprile 1818 (Sistema Monetario del Regno a firma di Ferdinando I, Re del Regno delle Due Sicilie);

Con la suddetta legge fu prevista la coniazione delle:

oncette (valore 3 ducati),

quintuple (valore 15 ducati),

declupe (valore 30 ducati),

mentre solo successivamente, Francesco I diede corso alla coniazione della dupla (valore 6 ducati),

con decreto n. 633 del 15 Aprile 1826 che all’art.1 recita:

rimanendo ferme in tutta la loro estensione le disposizioni contenute nella legge del 20 Aprile 1818, da oggi innanzi, oltre le tre specie di monete di oro fissate nella legge anzidetta, sarà coniata ancora nella nostra regia zecca la dupla di oro (valore 6 ducati), di peso acini 170 di Napoli;

la motivazione, per questo tipo di moneta fatta in premessa all’art.1, è la seguente: considerato che la moneta di oro di ducati sei è ricercata comunemente nel commercio, come quella che agevola i pagamenti che in moneta d’oro si fanno, e che nella legge del 20 Aprile 1818 tra le specie di monete di oro di cui viene permessa la coniazione, non vi sia quella di ducati sei.

Tanto si rappresenta solo per una più completa informazione.

Ciao

Modificato da peter1

Inviato

Chiedo scusa ma ho riportato l'intera quota, non volevo.

Così facendo mi sono reso conto che si è anche modificato l'oggetto della discussione iniziale;

Se qualcuno è in grado di ripristinare quella iniziale, lo faccia. Grazie e scusate di nuovo.


Inviato

Chiedo scusa ma ho riportato l'intera quota, non volevo.

Così facendo mi sono reso conto che si è anche modificato l'oggetto della discussione iniziale;

Se qualcuno è in grado di ripristinare quella iniziale, lo faccia. Grazie e scusate di nuovo.

Ciao Pietro, ti ringrazio per riaver riesumato questa interessante ricerca di Layer1968 ma devi perdonarmi, non ho capito la tua domanda. Cosa vuoi sapere?


Inviato (modificato)

Chiedo scusa ma ho riportato l'intera quota, non volevo.

Così facendo mi sono reso conto che si è anche modificato l'oggetto della discussione iniziale;

Se qualcuno è in grado di ripristinare quella iniziale, lo faccia. Grazie e scusate di nuovo.

Ciao Pietro, ti ringrazio per riaver riesumato questa interessante ricerca di Layer1968 ma devi perdonarmi, non ho capito la tua domanda. Cosa vuoi sapere?

Ciao Francesco, scusa ma la seconda parte l'avevo scritta perchè pensavo di aver modificato la discussione iniziale, in quanto quella di Layer era inserita nella discussione delle Piastre con contromarcate bomba; di primo acchitto vedendola in alto ho creduto di averla sovrapposta. Tutto qui, nessuna domanda, mi sono reso conto solo dopo di aver (come dici tu) riesumato la discussione.

P.S. che ne pensi del mio intervento precedente? pensavo che l'avessi notato.

Sai grazie a te sto veramente inoltrandomi a tempo quasi pieno in questa interessantissima e spettacolare sezione.

L'appetito vien mangiando. :good:

Dimenticavo, sei hai un pò di tempo riesci a darmi una spigazione nella discussione delle 3 cinquine di Filippo III?

Grazie.

Modificato da peter1

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