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Neapolis


danielealberti

Risposte migliori

In alcuni bellissine didracme di Neapolis appare una testa femminile circondata da delfini, il fatto è dovuto allo stretto rapporto commerciale e dall'alleanza di Neapolis con Siracusa, rapporto che gli stessi Neapolitani vollero ricordare nel dritto delle loro moneta.

Ora la testa femminile rappresentata viene spesso denominata ninfa, poche volte viene correttamente attribuita alla sirena partenope ricollegata ai miti fondatori della città di cui ci ha splendidamente parlato l'amico Gionata nel suo lavoro.

Ora mi chiedevo, se tale raffigurazione potesse rappresentare Aretusa invece di Partenope vista la presenza dei delfini simbolo della ninfa siracusana,

perchè prendere solo i delfini a modello e non anche la testa della ninfa

lele

Foto tratte da coinarchives

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in effetti si suppone che alla fondazione di Neapolis avrebbero partecipato oltre ai Cumani, anche Phitecusani - ossia coloni siracusani provenienti dall'isola di Ischia e forse anche da Ateniesi quindi non è impossibile un richiamo alla monetazione siracusana.....( presenza dei 4 delfini).....però l'identificazione della ninfa per me rimane Partenope , basta fare un confronto tra i due ritratti...........

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facendo un confronto la somiglianza con Aretusa è molta, adirittura l'orecchino che non sempre si Trova con Partenope !

ma complichiamoci la vita:

Il toro androcefalo rappresentato in moltissime emissioni della Magna Grecia è comunemente ritenuto dai maggiori studiosi numismatici la rappresentazione di un fiume ma alcuni archeologi napoletani del XVI sec videro in questa figura la rappresentazione di Dionisio e portarono come conferma della loro tesi delle gemme incise con le Baccanti che trasportare da un toro sollevavano il tirso o dei grappoli d’uva. Anche Nonno di Panopoli nelle sue “ Dionisiache” descrive i compagni di Dionisio, mentre si apprestavano a dare battaglia a Deriade re delle Indie, sotto forma di tori dal volto umano. Su alcune monete della zecca siciliana di Alonzio si può scorgere untoro dal volto umano da cui esce una gran quantità d’acqua che rappresenta Dionisio tauriforme intento ad annaffiare le viti. (Monte antiche Anno V n.33)

lele

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quoto Danielealberti:

Il toro androcefalo rappresentato in moltissime emissioni della Magna Grecia è comunemente ritenuto dai maggiori studiosi numismatici la rappresentazione di un fiume

sollecitato dall'osservazione di Daniele, mi permetto di avanzare una precisazione, riguardo al tipo monetale raffigurante un animale intero e a volte una protome (generalmente detta di toro) a volto umano (androprosopo) e non, presente in diverse monete della Magna Grecia e di area siciliana, (tra le tante zecche che adottarono tale rappresentazione potremmo ricordare Napoli, Gela, Reggio e via discorrendo), generalmente in tale soggetto raffigurato si individua la personificazione del fiume che scorre nella città in cui la moneta è stata coniata, personaggio mitico conosciuto come Acheloo,

la mia precisazione riguarderebbe proprio il tipo di animale, che forse alquanto imprecisamente definiamo toro...

Se fosse vera la congettura, come scrive Daniele, degli archeologi napoletani, allora forse diverrebbe ancora più improprio definire di toro tale protome, ma forse sarebbe più corretto parlare di bovino... Non pochi studiosi hanno già sollevato tale problema per le tipologie monetali con bovini rappresentati, con grande diffusione io direi in Magna Grecia ma anche in Asia Minore e nella costa Traco-Macedone.

Inoltre se volessimo riassumere i diversi schemi monetali potremmo anche così distinguere:

a) l'intero animale, visto di profilo in piedi;

b ) l'animale in piedi con un ginocchio piegato a terra;

c) la stessa figura ma con la testa retrospiciente

d) a, b, c ma con l'animale rappresentato per metà corpo (cioè con le sole zampe anteriori

d) a,b,c ma con la sola testa dell'animale.

Così in maniera diversa i vari studiosi individuano anche l'azione dell'animale rappresentato in toro gradiente, toro stante, toro in corsa, in ginocchio, toro natante, ecc... relativamente al significato che si vuole propriamente attribuire alla figura. (la parola toro ripeto, sempre da prendere con le pinze, in quanto si tratta di bovini ma non di tori con precisione)

Chi vuole può anche approfondire l'argomento con i seguenti testi:

G.E Rizzo, -L'arte della moneta nella Sicilia Antica, Roma 1936;

Teresa Caruso, -Il tipo della protome bovina, AIIN Roma 1969-1970;

Laura Breglia, - Possibilità e limiti del contributo numismatico alla ricerca storica.

A. Sambon, -Le Monnaies antiques de l'Italie, Parigi 1903.

:P siculogreco

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La dizione ninfa credo ricorra spesso per una comodità di scrittura. Attraverso “ninfa”, in maniera oggettiva, non si tende verso nessuna identificazione specifica, possiamo dire che è una sorta di stratagemma per evitare prese di posizione che potrebbero, in caso di prova contraria, fare incorrere lo studioso in errore. Anzitutto è quindi una maniera furba e cauta per aggirare un ostacolo: la possibilità di sbagliare. In realtà una scelta di questo tipo, meno impegnativa, è anche motivata dal fatto che le scienze che si basano sulla ricostruzione del passato (come la numismatica antica) quasi mai hanno la certezza assoluta sulle supposizioni o le proposte indicate. E’ ovvio che le conclusioni a cui dialetticamente arrivano gli studiosi possono essere affette da un errore di interpretazione, tanto grande quanto minori sono le fonti o gli indizi che possono suffragare o motivare una teoria.

Ninfa è allora volontariamente cercato e non un errore. Nel caso in oggetto esistono moltissimi dati pluridisciplinari che effettivamente indirizzano verso l’interpretazione della figura come quella di Partenope.

Che poi possa raffigurare Aretusa piuttosto che Partenope è a mio parere molto difficile. La divinità simbolo e madre della polis era proprio la Sirena Partenope, non Aretusa, l’ispirazione non può che essere solo un motivo incisorio, una moda artistica insomma. Del resto gli incisori attivi in una determinata località, in un dato momento storico, si potevano spostare anche verso altri centri (evento frequente), quindi le somiglianze stilistiche talvolta sono anche dovute alla successione maestro-allievo nelle scuole di incisoria monetale. Lo stile e la tendenza dell’iconografia venivano più facilmente esportati dalla città più potente verso quella che lo era meno, essendo la moneta della polis più nota già insinuata nel mercato. Comunque per quanto riguarda le ispirazioni stilistiche esistono diversi filoni, tutti più o meno validi, quindi risulta anche complicato associare la figura muliebre alla sola Aretusa. In tali circostanze quindi è evidentemente realistico identificare costei con Partenope.

Se la testa femminile sulle monete di Neapolis è Partenope, il toro androprosopo non può che essere suo padre Acheloo. Acheloo è la divinità fluviale più famosa e diffusa, è anche il padre e la fonte di “tutti i fiumi del mondo”, per questo travalica i confini di ogni luogo a cultura greca e lo si vede raffigurato e citato un po’ovunque (non solo sulle monete). Anche Neapolis aveva il suo fiume, il Sebeto (oggi il suo corso è semi-sotterraneo e sfocia nei flutti del Golfo), ma esso è raffigurato sottoforma di ninfa sugli oboli con iscrizione Σεπειθος. Cantilena, Giove e Rubino, ad esempio, non escludono che il toro androprosopo possa essere Sebeto (oltre alla solita ipotesi di Acheloo). Del resto Acheloo sarebbe in quest’ottica anche padre del Sebeto e la differenza è sottile.

E' fondamentale ricordare che un obolo neapolitano imita un'emissione dell'Acarnania con la testa di Acheloo frontale. La regione greca dell'Akarnania è attraversata dal fiume Acheloo (non è l'unico fiume così denominato in Grecia).

http://www.bio.vu.nl/home/vwielink/WWW_MGC.../Dan_396_ha.jpg

citazione da: http://storiaenumismatica.forumfree.net/?t=23102264

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