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Eccovi il terzo post sulla saga del sesino di Piacenza e ultimo causa pausa estiva (con questo caldo il Lambrusco non è piú indicato).

Precedente capitolo: Ferdinando I di Borbone, tra campanilismi e ribattiture si conclude la storia del sesino di Piacenza

Filippo I di Borbone: una sola moneta per tante varianti

Come abbiamo già visto, Piacenza viene ceduta al Regno di Sardegna durante le vicende della guerra di successione austriaca. Il dominio

Savoia però dura poco, è lo stesso Filippo di Borbone a guidare le truppe spagnole nella guerra contro gli Asburgo (e quindi anche contro

Carlo Emauele III di Savoia). Il Piacentino viene riconquistato e già nel 1745, anche senza avere il controllo completo del territorio, i notabili piacentini giurano fedeltà alla corona di Spagna e successivamente (5 febbraio 1749) a Don Filippo che era diventato Duca di Parma, Piacenza e -per la prima volta- Guastalla in virtù del trattato di Aquisgrana (1748).

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Figura 1: Filippo I di Borbone.

Don Filippo era il terzo figlio di Elisabetta Farnese e Filippo V di Spagna. Nel 1739 viene fatto sposare dall'astuta madre con Luisa Elisabetta figlia di Luigi XV di Francia. Anche questo matrimonio agevola la strada di Don Filippo verso il Ducato in quanto anche la Francia e non solo la Spagna spingono per cedere i Ducati di Parma e Piacenza a Don Filippo e anzi ottenendo anche la promessa della successione di Filippo al fratello Carlo nel Regno di Napoli.

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Figura 2: Elisabetta di Borbone-Francia con la figlia Maria Isabella.

Durante i primi anni di regno, Don Filippo si mostra indiscutibilmente filospagnolo: spagnoli sono i ministri e spagnola è la corte del Duca. Tuttavia l'influenza della moglie pian piano si fa sentire e l'ascendente della madre viene gradualmente sostituito da quello della moglie. Nel 1755 la lingua francese sostituisce lo spagnolo a corte e, nel 1759, per la prima volta i Ducati hanno un primo ministro francese: l'illuminato Guillame du Tillot. Con Du Tillot arrivano altri francesi, l'architetto Petitot, gli scultori Boudard e Gujard e i pittori Laurent, La Tour, Pécheux. Francesi sono anche i precettori dell'erede Ferdinando nato nel 1751 e financo la cucina ducale viene riempita di cuochi francesi. Di questa presenza Piacenza, ne beneficia meno rispetto alla preferita Parma che in quel periodo viene pomposamente soprannominata la piccola Atene. Di rilievo invece le scoperte archeologiche nel Piacentino con gli scavi di Velleia e della relativa Tabula Alimentaria. Inoltre il Duca spinge per l'introduzione dell'allevamento dei bachi da seta e ordina di piantumare gli spalti delle mura di Piacenza con oltre 3.000 gelsi.

In questo periodo vengono inoltre ridotte le influenze e il potere della Chiesa con la tassazione dei beni del Clero, l'espulsione dei gesuiti dai Ducati e la limitazione dei poteri dei tribunali ecclesiastici.

Don Filippo muore ad Alessandria nel 1765 dove si era recato per una battuta di caccia (una delle sue grandi passioni) cadendo da cavallo e venendo anche assalito dagli stessi cani da caccia. Gli succede il giovane figlio Ferdinando.

Il sesino di Don Filippo

Nonostante i 25 anni da Duca, l'unica tipologia di moneta coniata fu proprio, di fatto, il sesino di Piacenza. Non consideriamo infatti come moneta il Filippo di cui parleremo piú diffusamente nel capitolo successivo.

Sicuramente non è un periodo di prosperità per le casse Ducali; a causa della mancata ascesa di Don Filippo al trono di Napoli si deve versare come indennizzo al Re di Sardegna la somma di 176333 lire francesi pari ad 1000000 di lire di Parma e forse queste necessità impediscono riforme monetarie e sopratutto l'ammodernamento delle zecche.

È quindi ancora una volta il sesino l'unico testimone di questo periodo, ma per nostra fortuna sebbene unica moneta ne esistono alcune varianti principali.

In effetti si contano due varianti principali al dritto e tre al rovescio. Come ipotizza il Crocicchio Fusconi, la battitura dei sesini avvenne presumibilmente in piú periodi e per opera di due zecchieri distinti: Giuseppe Zocchi e Michele Dubois. Se l'operato di diversi zecchieri spiega bene la presenza di differenti varianti, risulta per ora impossibile però attribuirle all'uno o all'altro zecchiere.

Le varianti principali

Al dritto, come accennato, si presentano due varianti principali Entrambe riportano lo stemma di Filippo di Borbone e la legenda PHI HIS IN PLA & DVX. La differenza significativa è la forma dello scudo. La prima variante (1) riporta lo stemma di Filippo di Borbone inquartato con due leoni (Leon) e due castelli (Castiglia) caricato da scudetto ovale con i tre gigli dei Borbone. La seconda variante (2) riporta lo stemma sempre inquartato con soli gigli ma caricato da scudetto francese con una serpe in palo.

Altre varianti minori riguardano la legenda e sono spesso difficilmente apprezzabili data le usuali scentrature di conio.

SesinoperPiacenza_1749-1765_9236.jpgsesino_filippoD.jpg

Figura 3: le due varianti principali al dritto

In nessuna documentazione abbiamo trovato motivazione della serpe in palo; da un punto di vista araldico rimane per noi un mistero visto che non appare altrove e speriamo che qualche lettore possa contribuire a dirimere questi dubbi. Peraltro, date le ridotte dimensioni del sesino e le conseguenti imprecisioni nell'intaglio risulta difficile una identificazione precisa se financo i leoni sembrano a volte lucertole.

Tuttavia anche il rovescio presenta alcune varianti che si combinano in parte con quelle del dritto. La prima variante (A) presenta la tradizionale croce fogliata e la legenda SALVS MVNDI che sono di fatto presenti anche nelle altre due. La seconda variante (B) presenta la croce accantonata da 4 giglietti e la terza © presenta due giglietti tra SALVS e MVNDI. Altre varianti minori possono riguardare la foggia della croce e il CNI segnala un esemplare con legenda SALVS IDNUM.

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Figura 4: le tre principali varianti al rovescio.

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Figura 5: confronto tra due varianti minori del rovescio.

Queste varianti si combinano tra di loro ma non tutte le permutazioni sono possibili, in particolare abbiamo riscontrato di fatto quattro varianti: (1/A), (2/A), (1/B) e (2/C).

I differenti sesini hanno comunque peso e diametro omogenei (circa 1 g e 16-18 mm, va notato che il MIR riporta anche sesini fortemente sottopeso segnalando 0,6 g).

Dal punto di vista della rarità personalmente giudico C la variante (1/A) e NC per le altre.

Prossimo capitolo: Un Savoia a Piacenza: Carlo Emanuele III e i suoi sesini


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