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Le monete di Todi


g.aulisio

Risposte migliori

A seguito di una chiaccherata domenicale con un amico de Lamoneta in cui, tra le altre cose, si è affrontato il tema della monetazione di Todi, è nato lo spunto per riordinare gli appunti su questa affascinante e in qualche modo tipica monetazione italica, appunti che propongo di seguto. Mi scuso per le immagini non proprio eccelse, tratte da opere piuttosto datate al fine di evitare problemi di copyright.

Contrariamente ad un gran numero di emissioni (fuse o coniate) generalmente attribuite ad ambienti etruschi e italici, la monetazione di Tuder è immediatamente riconducibile alla comunità che la produsse grazie alla presenza della leggenda in caratteri umbri riportante il nome della città: TVTEDE (TUTERE) o, nelle forme abbreviate TVTED, TVTE, TVT o TV.

Si tratta di monete di bronzo suddivisibili in una serie coniata, conosciuta in tre nominali, e di probabilmente tre serie fuse: una prima di cui è conosciuta solo l’oncia, una seconda di cui sono conosciuti sei nominali dall’asse all’oncia ed una terza serie conosciuta in cinque nominali dal semisse all’oncia.

1. Serie coniata.

1.1 AE Unità

post-3247-1225077807_thumb.jpg

D/ Testa giovanile con pileo e d., contorno perlinato.

R/ Scrofa a d. con tre maialini, sopra TVTEDE (retrogrado), contorno perlinato.

g. 6,5-9,3 22 mm.

Riferimenti: Sambon 1903, n. 157 (2a metà III sec. a.C.); SNG Copenhagen 74 (III sec. a.C.); Rutter 2001, n. 36 (ca. 280-240 a.C.).

Census: Museo Comunale di Todi 1 es.

1.2 AE Mezzo

post-3247-1225077864_thumb.jpg

D/ Testa di Sileno a d., contorno perlinato.

R/ Aquila con le ali aperte a s., davanti TVTEDE (retrogrado), contorno perlinato.

g. 2,6-4,8 18 mm.

Riferimenti: Sambon 1903, n. 158 (2a metà III sec. a.C.); SNG Muenchen 74-76 (III sec. a.C.); Rutter 2001, n. 37 (ca. 280-240 a.C.).

Census: Museo Comunale di Todi 39 ess.

1.3 AE Quarto

post-3247-1225077995_thumb.jpg

D/ Testa di Pan(?) a d., contorno perlinato.

R/ Cornucopia con grappoli e spighe, sotto TVTEDE (retrogrado), contorno perlinato.

g. 1,3-2,6 13 mm.

Riferimenti: Sambon 1903, n. 159 (2a metà III sec. a.C.); SNG Muenchen 77 (III sec. a.C.); Rutter 2001, n. 38 (ca. 280-240 a.C.).

Census: Museo Comunale di Todi 9 ess.

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2. Serie fusa I, asse teorico ca. g. 204

2.1 AE Uncia

post-3247-1225095234_thumb.jpg

D/ Rana.

R/ Tartaruga, TV (retrogrado) e segno di valore °.

g.16,80-17,15(*)

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 229 (a. Libralserie, Irrugulaere Unze, ca. 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 217 (275-268 a.C.); Rutter 2001, n. 39 (ca. 280-240 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 2 ess., Museo Comunale di Todi manca.

*) E’ conosciuto un esemplare ridotto (Numismatica Ars Classica 7, 276) di soli g. 7,5.

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3. Serie fusa II, asse teorico ca. g. 248

3.1 AE As

post-3247-1225095455_thumb.jpg

D/ Aquila con le ali aperte a s., davanti TVTEDE (retrogrado), segno di valore I.

R/ Cornucopia con grappoli e spighe, sotto segno di valore I.

g. 250,17-254,85

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 226 (a. Libralserie, ca. 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 208 (275-268 a.C.); Rutter 2001, n. 40 (ca. 220-200 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 4 ess., Museo Comunale di Todi manca.

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3.2 AE Semis

post-3247-1225095538_thumb.jpg

D/ Cane dormiente acciambellato, sopra TVTEDE (retrogrado).

R/ Lira, a d. segno di valore C.

g.118,23-127,40

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 226 (a. Libralserie, ca. 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 209 (275-268 a.C.); Rutter 2001, n. 41 (ca. 220-200 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 5 ess., Museo Comunale di Todi manca.

3.3 AE Triens

post-3247-1225095555_thumb.jpg

D/ Mano con cestus, attorno segno di valore ° ° ° °.

R/ Due clave, in mezzo TVTEDE (retrogrado), attorno segno di valore ° ° ° °.

g.83,72-91,11

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 227 (a. Libralserie, ca. 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 210 (275-268 a.C.); Rutter 2001, n. 42 (ca. 220-200 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 11 ess., Museo Comunale di Todi manca.

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3.4 AE Quadrans

post-3247-1225095681_thumb.jpg

D/ Rana, attorno segno di valore ° ° °.

R/ Ancora, a d. TV (retrogrado), a s. segno di valore ° ° °. (Variante con leggenda e segno di valore invertiti)

g.62,72-66,65

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 227 (a. Libralserie, ca. 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 211, 212 (275-268 a.C.); Rutter 2001, n. 43 (ca. 220-200 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 19 ess., Museo Comunale di Todi 1 es.

3.5 AE Sextans

post-3247-1225095707_thumb.jpg

D/ Cicala (mosca?), ai lati segno di valore ° °.

R/ Tridente, a d. TV (retrogrado), a s. segno di valore ° °. (Varianti con diversa disposizione delle leggenda o senza segno di valore)

g.39,35-50,18

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 227,228 (a. Libralserie, ca. 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 213, 214 (275-268 a.C.); Rutter 2001, n. 44 (ca. 220-200 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 26 ess., Museo Comunale di Todi 1 es.

3.6 AE Uncia

post-3247-1225095719_thumb.jpg

D/ Kantharos, sopra segno di valore °.

R/ Punta di lancia, a d. TV (retrogrado), a s. segno di valore °. (Variante con leggenda e segno di valore invertiti)

g.20,93-26,46

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 228,229 (a. Libralserie, ca. 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 215, 216 (275-268 a.C.); Rutter 2001, n. 45 (ca. 220-200 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 61 ess., Museo Comunale di Todi 7 ess.

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4. Serie fusa III, asse teorico ca. g. 82,5

4.1 AE Semis

post-3247-1225095871_thumb.jpg

D/ Cane dormiente acciambellato, sopra TVTEDE (retrogrado).

R/ Lira, a d. segno di valore C. (Varianti)

g.37,81-54,57

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 229-231 (b. Reduirte Reihe, dopo il 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 219, 220 (dopo il 268 a.C.); Rutter 2001, n. 46 (ca. 220-200 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 125 ess., Museo Comunale di Todi 4 ess..

4.2 AE Triens

post-3247-1225095883_thumb.jpg

D/ Mano con cestus, attorno segno di valore ° ° ° °.

R/ Due clave, in mezzo TVTEDE (retrogrado), attorno segno di valore ° ° ° °. (Varianti nella leggenda)

g.22,80-39,29

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 231, 232 (b. Reduirte Reihe, dopo il 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 221, 222 (dopo il 268 a.C.); Rutter 2001, n. 47 (ca. 220-200 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 91 ess., Museo Comunale di Todi 11 ess.

4.3 AE Quadrans

post-3247-1225095909_thumb.jpg

D/ Rana, attorno segno di valore ° ° °.

R/ Ancora, a s. TV (retrogrado), a d. segno di valore ° ° °. (Varianti nella leggenda)

g.17,39-29,15

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 232, 233 (b. Reduirte Reihe, dopo il 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 223, 224 (dopo il 268 a.C.); Rutter 2001, n. 48 (ca. 220-200 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 116 ess., Museo Comunale di Todi 12 ess..

4.4 AE Sextans

post-3247-1225095923_thumb.jpg

D/ Cicala (mosca?), ai lati segno di valore ° °.

R/ Tridente, a d. TV (retrogrado), a s. segno di valore ° °. (Varianti con diversa disposizione delle leggenda e del segno di valore)

g.13,90-17,95

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 233, 234 (b. Reduirte Reihe, dopo il 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 225 (dopo il 268 a.C.); Rutter 2001, n. 49 (ca. 220-200 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 98 ess., Museo Comunale di Todi 28 ess.

4.5 AE Uncia

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D/ Kantharos, sopra segno di valore °.

R/ Punta di lancia, a d. TV (retrogrado), a s. segno di valore °. (Variante nella leggenda)

g.9,32-14,02

Riferimenti: Haeberlin 1910, p. 234,235 (b. Reduirte Reihe, dopo il 268 a.C.); Sydenham 1926, n. 226 (dopo il 268 a.C.); Rutter 2001, n. 50 (ca. 220-200 a.C.).

Census: Haeberlin 1910 79 ess., Museo Comunale di Todi 17 ess.

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Altre monete attribuite a Tuder

Oltre alle emissioni riportate, altre monete vennero attribuite dal Garrucci alla zecca di Todi. Si tratta di un semisse (Tav. LVI, n.1) ed un triente (Tav. LVI, n.2) con al dritto l’aquila ed al rovescio la cornucopia caratteristici dell’asse della serie pesante di Tuder

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e di un asse (Tav. LIII, n.2) ed un’oncia (Tav. LIII, n.3) simili a quelli della serie etrusca della ruota.

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Questi ultimi riporterebbero in leggenda, secondo l’autore, il nome della città umbra. Oltre ai disegni riportati dal Garrucci, nessun altra testimonianza ci è stata conservata di tali monete, mancando così la prova della loro esistenza ed autenticità. Oltre alle monete del Garrucci è da segnalare l’asse delle serie ridotta che sarebbe stato presente al Museo Kircheriano, moneta non presente nel repertorio dell’Haeberlin e considerata di dubbia autenticità dal Sydenham.

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Spero di non aver annoiato nessuno, in ogni caso la colpa è di... Paleologo!

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DE GREGE EPICURI

Veramente un bel lavoro, complimenti e soprattutto grazie! Non è per niente facile trovare una "silloge" di Todi con utte le immagini, e per giunta di ottima qualità. Peccato che le monete si trovino pochino, salvo che ai musei. A me ne è passata per le mani una sola, anni fa (quella con la testa di Pan, della serie coniata).

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Questi ultimi riporterebbero in leggenda, secondo l’autore, il nome della città umbra. Oltre ai disegni riportati dal Garrucci, nessun altra testimonianza ci è stata conservata di tali monete, mancando così la prova della loro esistenza ed autenticità. Oltre alle monete del Garrucci è da segnalare l’asse delle serie ridotta che sarebbe stato presente al Museo Kircheriano, moneta non presente nel repertorio dell’Haeberlin e considerata di dubbia autenticità dal Sydenham.

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Spero di non aver annoiato nessuno, in ogni caso la colpa è di... Paleologo!

Avevo scritto un post stamattina, forse cancellato per errore nella rissitemazione del thread, dove ti suggerivo di verificare la presenza di tali pezzi nell'opera "AES Grave del Museo Kirkeriano:

dei padri gesuiti Marchi e Tessieri pubblicato a meta' del 1800 e precedente all'opera del Garrucci da te consultata. Le collezioni del Museo Kirkeriano sono confluite nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo ove sono anche in parte e sposte.

L'altro testo che potrebbe forse esserti utile su tale monetazione ee' quello di Rudi Thomsen : Early Roman Coinage", Copenhagen 1957 ove l'autore tratta do monetazione fusa romana e pre-romana.

numa numa

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Avevo scritto un post stamattina, forse cancellato per errore nella rissitemazione del thread, dove ti suggerivo di verificare la presenza di tali pezzi nell'opera "AES Grave del Museo Kirkeriano:

dei padri gesuiti Marchi e Tessieri pubblicato a meta' del 1800 e precedente all'opera del Garrucci da te consultata. Le collezioni del Museo Kirkeriano sono confluite nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo ove sono anche in parte e sposte.

L'altro testo che potrebbe forse esserti utile su tale monetazione ee' quello di Rudi Thomsen : Early Roman Coinage", Copenhagen 1957 ove l'autore tratta do monetazione fusa romana e pre-romana.

numa numa

L'immagine di cui sopra, che ritrae il fantomatico asse delle serie ridotta, è tratta per l'appunto dalle tavole del Marchi-Tessieri 1839.

Ovviamente nell'opera non vi è alcun accenno diretto all'esemplare in questione che, per quanto ne sappiamo, potrebbe anche non essere esistito, ma semplicemente ritratto nelle tavole per completare la serie.

Fatto sta che l'Haeberlin non ne trovò traccia nelle collezioni esaminate, tant'è che non lo cita e considera la serie composta dai soli nominali dal semisse all'oncia.

Potrebbe non essere mai esistito o potrebbe essere scomparso, o potrebbe essere stato un falso poi scomparso... chissà.

Sulle raccolte del Kircheriano e le loro vicissitudini, è interessante leggere quanto scriveva il Bahrfeldt nel 1899 (Le monete romano-campane):

"Museo Kircheriano - Vi è la celebre collezione del Collegio romano in Roma, che servì di base all'opera dei padri Marchi e Tessieri: L'aes grave del Museo Kircheriano, 1839, e di Raffaele Garrucci: Le Monete dell'Italia antica, 1885.

Dei pezzi citati dal Garrucci come appartenenti a questa collezione manca ora una gran parte; delle monete d'oro e d'argento non c'è più nulla, le monete del periodo tardo della Repubblica mancano completamente, ed anche la collezione dell'aes grave sofferse varie lacune.

Questa perdita dev'essere avvenuta nell'anno 1870, prima della presa di possesso del Governo italiano. Chi abbia preso le monete e dove queste siano andate a finire, non si sa. Di quando in quando compare in commercio un pezzo, senza dubbio appartenente un tempo alla collezione del Kircheriano, come, p. es. il cosiddetto tripondius o dupondius irregularis, coi tipi di un asse librale romano comune, con la prora volta verso sinistra, e, di sopra il segno del valore, che l'Ailly legge (...) come II, il Garrucci invece (...) come III.

Il Garrucci, che riproduce il disegno dell'Ailly, perchè il pezzo non esisteva più nella collezione, dice "io l'ho veduto nel Kircheriano, ove ora non è". - Qualche anno fa apparve il pezzo sul mercato italiano. Il Dr. Haeberlin potè studiarlo ed accertarsi che solo uno dei segni di valore sopra la prora è autentico, il secondo fu falsificato magistralmente, e questo indusse il Garrucci nell'opinione di un terzo segno, che è un difetto di fusione (...)"

Mi scuso per essermi dilungato in questa citazione ma ritengo che, nell'intreccio tra le torbide vicende delle collezioni dei gesuiti romani e del falso "tripondius irregularis", si respira quell'aria pionieristica che ha accompagnato le fondamentali ricerche sull'aes grave degli ultimi anni dell'800.

Quanto al Thomsen condivido in pieno il tuo consiglio: personalmente lo ritengo il più bel libro di numismatica che sia mai stato scritto: fossero tutti così...

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Approfitto per ringraziare g.aulisio della bella chiacchierata suddetta che ha portato subito buoni frutti (io però ho quasi solo ascoltato, da ignorantissimo ma affascinato da questa monetazione dalle caratteristiche uniche :) )

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Staff

Per prima cosa un grazie a g.ausilio per l'ottimo ed esauriente lavoro.

Ora una curiosità... gravano ancora sospetti di non autenticità sull'oncia Rana / Tartaruga?

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Per prima cosa un grazie a g.ausilio per l'ottimo ed esauriente lavoro.

Ora una curiosità... gravano ancora sospetti di non autenticità sull'oncia Rana / Tartaruga?

A me risulta che la rana/tartaruga sia buona come tipologia.

Per Aulisio, se hai un interesse cosi' specifico per questa monetazione potresti contattare lo staff del MNR che potrebbe dirti forse qualcosa in piu' in merito alle monete pervenute dal Kirkeriano.

Dall'altro lato potresti approfondire la ricerca bibliografica andando piu' indietro rispetto ai testi, gia' antichi , di Marchi e Tessieri e Garrucci.

Esistono infatti delle opere assai vaste che raccoglievano un po' il compendio delle monete antiche all'epoca conosciute. Autori quali Filippo Paruta, Pelerin, Goltzius, Eckel, Mionnet, Gessnerus, etc. hanno trattato, tra la fine del '500 e il '700 la quasi tutte le emissioni di monte antiche, greche e romane, all'epoca conosciute.

L'unico problema e' che la maggior parte di questi testi non sono stati mai ristampati e in originali sonoassai difficilmente reperibili, quasi solo presso buone biblioteche pubbliche.

La ricerca e' lunga e impegnativa, ma se l'argomento interessa puo' far scoprire un mondo nemmeno immaginato (questi testi sono pressoche' sconosciuti anche alla maggior parte dei commercianti e collezionisti, e puo' far diventare l'approfondimento di una moneta una vera caccia al tesoro.

numa numa

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Staff
A me risulta che la rana/tartaruga sia buona come tipologia.

Riesco ad essere più preciso in merito visto che ho ripescato la nota che avevo letto.

"E' nota in due soli esemplari una diversa oncia con i tipi, al dritto, Rana e, al rovescio, Tartaruga, segno di valore e leggenta Tu, su cui grava il sospetto di non autenticità".

Fiorenzo Catalli, La monetazione etrusca, italica e romana repubblicana.

Speciale CN marzo/aprile 2005

Non so altro purtroppo.

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A me risulta che la rana/tartaruga sia buona come tipologia.

Riesco ad essere più preciso in merito visto che ho ripescato la nota che avevo letto.

"E' nota in due soli esemplari una diversa oncia con i tipi, al dritto, Rana e, al rovescio, Tartaruga, segno di valore e leggenta Tu, su cui grava il sospetto di non autenticità".

Fiorenzo Catalli, La monetazione etrusca, italica e romana repubblicana.

Speciale CN marzo/aprile 2005

Non so altro purtroppo.

In effetti due sono gli esemplari esaminati e censiti dall'Haeberlin a suo tempo, uno al museo Civico di Bologna e l'altro al Kircheriano, senza peraltro esprimere dubbi riguardo all'autenticità.

Il Sydenham ugualmente li considerava autentici.

Catalli non inserisce il tipo nei suoi lavori di sintesi, ma non conosco le motivazioni su cui si basano i suoi dubbi di autenticità, ovviamente più che legittimi, stante l'esiguo numero degli esemplari conosciuti.

Il Rutter infine inserisce il tipo nel suo repertorio del 2001, citando un ulteriore esemplare di peso ridotto passato ad un asta Numismatica Ars Classica.

Questo è, per sommi capi, quanto. Probabilmente, a non volersi fidare dell'Haeberlin, solo un esame diretto degli esemplari superstiti, qualora accessibili, può sciogliere il dubbio in maniera inequivocabile.

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Complimenti per l'ottima panoramica di questa zecca. :)

Dal CNAI del Campana (fascicoli di Panorama Numismatico 64 e 65 maggio-giugno 1993):

Riguardo all'asse (Garrucci tav. LVI) il Campana riporta:

-"l'unico esemplare noto, citato dal Garrucci ed esistente nel Museo di Napoli (Napoli 295 del peso di 81,62) è stato giustamente giudicato falso dall'Haeberlin. (Il segno di valore è piuttosto ricurvo, come a indicare un semisse e questo è un ulteriore elemento a favore della mancanza di autenticità)"-.

Anche i due fusi, Garrucci LIII 2 e 3 sono stati considerati falsi dall'Haeberlin.

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Complimenti per l'ottima panoramica di questa zecca. :)

Dal CNAI del Campana (fascicoli di Panorama Numismatico 64 e 65 maggio-giugno 1993):

Riguardo all'asse (Garrucci tav. LVI) il Campana riporta:

-"l'unico esemplare noto, citato dal Garrucci ed esistente nel Museo di Napoli (Napoli 295 del peso di 81,62) è stato giustamente giudicato falso dall'Haeberlin. (Il segno di valore è piuttosto ricurvo, come a indicare un semisse e questo è un ulteriore elemento a favore della mancanza di autenticità)"-.

Anche i due fusi, Garrucci LIII 2 e 3 sono stati considerati falsi dall'Haeberlin.

In effetti l'Haeberlin, nè nessun altro dopo di lui, li considera, e quando vengono citati se ne specifica la non autenticità.

L'unica eccezione è costituita dal Vecchi, che non solo li inserisce nel catalogo, ma inserisce addirittura i due esemplari della serie etrusca della ruota con presunta leggenda TVTEDE sempre citati dal Garrucci...

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Infatti.

Il Thurlow-Vecchi in riferimento a queste due monete (anzi disegni....) simili a quelle della serie etrusca della ruota avanzava l'ipotesi di un periodo di alleanza monetaria.

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Mettiamo qualche foto a colori (immagine che avevo già postato in un'altra discussione).

Un' oncia (del 268 a.C. circa oppure 220-200 a.C.)

diametro: 19 mm - gr. 6,90

Thurlow-Vecchi 168 - Syenham AG 226

Al D/ Kantharos e °

Al R/ Punta di lancia. A sx ° ; a dx VT

Il Campana nel suo CNAI pone questa serie al 217-215 a.C. quando la libbra osco-latina venne svalutata a livello trientale-quadrantale.

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Infatti.

Il Thurlow-Vecchi in riferimento a queste due monete (anzi disegni....) simili a quelle della serie etrusca della ruota avanza l'ipotesi di un periodo di alleanza monetaria.

Mah... Per quanto contatti con il mondo monetario etrusco siano già stati ipotizzati per altre serie tradizionalmente attribuite all'Umbria (vedi la cosiddetta serie "ovale", che sembrerebbe fusa utilizzando un riferimento ponderale etrusco), in questo caso l'ipotesi mi sembra un po' troppo ardita basandosi, per l'appunto, solo su due disegni...

Personalmente ritengo il Thurlow-Vecchi estremamente utile come agile riferimento (soprattutto per le dimensioni contenute e l'apparato iconografico) ma essenzialmente un lavoro di sintesi pittosto acritica dei principali studi precedenti, con l'affidabilità che ne consegue.

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Per coloro che vogliono approfondire l’argomento, interessante è la lettura di un articolo di Margherita Bergamini presente in :

La moneta fusa nel mondo antico. Quale alternativa alla coniazione? - Atti del Convegno Internazionale di studio, Arezzo, 19-20 settembre 2002. Società Numismatica Italiana, Milano 2004 a cura di Vanni – Bussi.

La Bergamini, autrice di importanti cataloghi sui musei umbri (il Museo Claudio Faina di Orvieto, il Museo Comunale di Todi), riporta all’inizio una cronologia degli studi antichi sulle monete di Todi (dal Passeri, al Dempster 1767, al Gori 1737, all’Arigoni 1741 … Garrucci, Haeberlin, Sydenham): da rilevare che il Cavedoni nel 1850 attribuiva i tipi della ruota all’alleanza tra una città etrusca e Tuder (notizia che sarà ripresa dal Thurlow-Vecchi nel 1979........) anche se l’Haeberlin in seguito li considera come falsi.

Viene riportato un inventario delle monete di Tuder conosciute: l’Haeberlin nel suo corpus ne aveva schedate 635 (335 in collezioni pubbliche, 207 in collezioni private, 93 in cataloghi d’asta). L’autrice oltre a queste ne ha censito altre 655 monete (326 in collezioni pubbliche, 16 in collezioni private e 312 in cataloghi d’asta più importanti) per un totale di 1290 pezzi (cifra naturalmente imprecisa) di cui 208 della serie librale e 1092 delle serie ridotte.

Al Museo di Roma (ex Kircheriano) le monete di Tuder sono 25 (Cesano S.L. – Il Medagliere dell’ex Museo Kircheriano – in Atti e Memorie dell’Istituto Italiano di Numismatica, vol. II – 1915).

Segue una panoramica sulle tipologie, l’area di circolazione e i rinvenimenti (scarsi), l’aspetto ponderale e le note conclusive dell’autrice:

-“..... Tra la fine del IV secolo e la prima metà del III secolo a.C. Tuder raggiunge una fase di ricchezza ampiamente riscontrabile nella documentazione archeologica offerta dalla estesa necropoli preromana, i cui corredi denotano un picco notevolissimo di importazioni e di ricezione di influssi culturali soprattutto dalle aree etrusca e laziale e da Roma. La monetazione di Tuder si afferma con l’affermarsi dell’influenza romana, nel rispetto di una autonomia urbana giustificato per una città alleata, che trova riscontro nell’adozione di uno standard ponderale locale, diverso da quello di Roma, e nell’uso di caratteri umbri nella leggenda monetale”-

Chiude l’articolo delle belle tavole di disegni tratti dal Passeri “De nummis Tudertium…” 1767 di cui allego una pagina

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Chiude l’articolo delle belle tavole di disegni tratti dal Passeri “De nummis Tudertium…” 1767 di cui allego una pagina

Deve essere un testo particolar,mente raro, non l'ho mai visto (e mi domando se sia stato ristampato in qualche compendio antico successivo). Deve essere comunque utilissimo per sapere quali tipi dlle monte fuse di Tuder fossero conosciute a quell'epoca. Anche se purtroppo non possiamo escludere affatto che gia' in quell'epoca lontana circolassero gia' dei falsi (che praticamente fecero la comparsa non appena si sviluppo' la moda del collezionismo - mentre i falsi di contraffazione delle monete in circolazione fecero la loro comparsa poco dopo l'introduzione delle prime monete).

Ottimo infine il resoconto della Cesano che seppure leggermente datato rappresenta un ottimo contributo alla sistematizzazione di questa monetazione da parte dell'eccellente studiosa.

numa numa

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