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IGNORED

Due interessanti monete giudaiche


Risposte migliori

La prima simboleggia il secondo anno della prima guerra giudaica contro i romani. La seconda è un brockage dello stesso anno della stessa tipologia di moneta (67-68 d.C)

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Staff

Davvero stupende roth, sono monete difficili da trovare in quelle condizioni.

...correggimi se sbaglio:

La foglia di vite, con legenda "herut Tzion" (per la libertà di Sion) intorno, potrebbe rappresentare o una delle principali fonti d ricchezza della Giudea, il vino, oppure la magnifica pianta dorata, una vite appunto, posta all’ingresso del Tempio e citata da Flavio Giuseppe.

L’anfora invece rappresenterebbe il "prodotto finito", il vino infatti rivestiva e riveste un ruolo molto importante nelle celebrazioni ebraiche.

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Awards

Non conosco la simbologia Ebraica, ma è probabile che il simbolo della vite alluda alla vigna intesa come la pianta (Popolo di Israele) messa a dimora da Dio nella Terra Promessa.

Tale immagine è celebrata nel Salmo 79:

Hai sradicato una vite dall’Egitto,

hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.

Ha esteso i suoi tralci fino al mare,

arrivavano al fiume i suoi germogli.

Perché hai aperto brecce nella sua cinta

e ne fa vendemmia ogni passante?

La devasta il cinghiale del bosco

e vi pascolano le bestie della campagna.

Dio degli eserciti, ritorna!

Guarda dal cielo e vedi

e visita questa vigna,

proteggi quello che la tua destra ha piantato,

il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Da te mai più ci allontaneremo,

facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,

fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.Hai divelto una vite dall’Egitto,

per trapiantarla hai espulso i popoli.

Ha esteso i suoi tralci fino al mare

e arrivavano al fiume i suoi germogli.

Perché hai abbattuto la sua cinta

e ogni viandante ne fa vendemmia?

La devasta il cinghiale del bosco

e se ne pasce l’animale selvatico.

Dio degli eserciti, volgiti,

guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,

proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato,

il germoglio che ti sei coltivato.

Da te più non ci allontaneremo,

ci farai vivere e invocheremo il tuo nome.

Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti,

fà splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Enrico :)

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Proseguio :

Anche nel Talmud il vino e la vite sono citati molto spesso. Particolarmente interessante mi sembra questo passo che parla dell'Al di Quà e dell'Al di Là:

"Non come questo mondo sarà il Mondo Avvenire. In questo mondo l'uomo deve affannarsi a vendemmiare le uve ed a pigiarle; nel Mondo Avvenire, invece, l'uomo porterà un solo acino in un carro o su una nave e ne trarrà vino abbastanza da riempire un grosso fiasco ed il suo gambo servirà da combustibile sotto la pentola. Non ci sarà acino che non darà trenta misure di vino." (Keth., III B)

Che i tralci rappresentati sulle monete della prima rivolta vogliano indicare l'uomo di questo mondo intento ad affannarsi per la sua liberazione?

Lo voglio chiedere ad un esperto, poi riferirò.

roth37

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Ho cercato qualche altro riferimento che potesse guidarci nella possibile interpretazione del simbolo della vite nella cultura Ebraica e consultando la Bibbia si nota che essa appare in diversi libri dell’Antico Testamento: Salmi, Isaia, Ezechiele, Zaccaria, Numeri e Re. Essa è un bene particolarmente prezioso e simbolo di prosperità ed amore di Dio che unisce cielo e terra al punto da essere anche intesa come l’albero messianico e l’albero del Paradiso. Partendo da ciò, Israele si identifica come vigna e quindi come proprietà di Dio; Egli se ne rallegra, ne attende i frutti e la cura costantemente come fa il vignaiolo.

Il fatto, poi, che il Popolo Eletto abbia avuto sempre una storia particolarmente travagliata, veniva letto come l’effetto dei peccati che esso commetteva agli occhi di Dio che abbandonerà la Sua vigna allo squallore; essa non sarà più né potata né sarchiata, perché mentre Dio aspettava che facesse uva, essa fece lambrusche. Troviamo questo non solo nel già citato Salmo 79, ma anche in Isaia (5, 1-9):

“Voglio cantare per il mio diletto un cantico del mio amico circa la sua vigna. Il mio diletto aveva una vigna su una collina molto fertile. La circondò con una siepe, ne tolse via le pietre, vi piantò viti di ottima qualità, vi costruì in mezzo una torre e vi scavò un torchio. Egli si aspettava che producesse uva buona, invece fece uva selvatica.

Or dunque, o abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, giudicate fra me e la mia vigna. Che cosa si sarebbe potuto ancora fare alla mia vigna che io non vi abbia già fatto? Perché, mentre io mi aspettavo che producesse uva buona, essa ha fatto uva selvatica?

Ma ora vi farò sapere ciò che sto per fare alla mia vigna: rimuoverò la sua siepe e sarà interamente divorata, abbatterò il suo muro e sarà calpestata.

La ridurrò a un deserto: non sarà né potata né zappata, ma vi cresceranno rovi e spine; comanderò alle nubi di non farvi cadere alcuna pioggia.

Or la vigna dell'Eterno degli eserciti è la casa d'Israele, e gli uomini di Giuda sono la piantagione della sua delizia. Egli si aspettava rettitudine ed ecco spargimento di sangue, giustizia ed ecco grida di angoscia.

Guai a quelli che aggiungono casa a casa, che uniscono campo a campo, finché non vi sia più spazio, e cosi rimaniate soli ad abitare in mezzo al paese.

Alle mie orecchie l'Eterno degli eserciti ha giurato: "In verità molte case diventeranno una desolazione, grandi e belle case rimarranno senza abitanti".

L’immagine della vite intesa come la terra di Israele è presente anche in Ezechiele (XIX, 10-24) che scrivendo di Gerusalemme la definisce “madre” e si legge: “Tua madre era simile ad una vite piantata vicino alle acque; era rigogliosa e aveva molti rami per l'acqua abbondante. Aveva rami robusti idonei per scettri reali, nella sua altezza sovrastava sul folto dei rami ed appariva nella sua elevatezza per la moltitudine dei suoi rami. Ma fu sradicata con furore e gettata a terra; il vento dell'est ne seccò il frutto, i suoi forti rami furono strappati via e seccarono, il fuoco li divorò.

Ora è piantata nel deserto in un suolo arido ed assetato; un fuoco è uscito da una verga dei suoi rami e ne ha divorato il frutto; in essa non c'è piú alcun ramo robusto idoneo per scettri reali”.

L’immagine più bella, però, ed è forse quella da cui ha origine parte della forma del simbolo è quella del capitolo XIII dell’Esodo in cui Mosè mandò degli esploratori nella terra di Canaan ed essi giunsero nella Valle di Eshcol e riportarono indietro, come prova della fertilità del suolo, un immenso grappolo d’uva che era tanto grande da essere portato appeso ad una stanga caricata sulle spalle di due uomini. Essi “alla fine di quaranta giorni tornarono dall'esplorazione del paese, e andarono a trovar Mosè ed Aaronne e tutta la radunanza dei figli d'Israele nel deserto di Paran, a Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la radunanza, e mostrarono loro i frutti del paese. E fecero il loro racconto, dicendo: "Noi arrivammo nel paese dove tu ci mandasti, ed è davvero un paese dove scorre il latte e il miele, ed ecco de' suoi frutti”. Insieme al grappolo d’uva gli esploratori avevano raccolto anche fichi e melagrane che rispondono ad un’altra simbologia. Lo stesso grappolo d’uva non poteva essere inserito in un’iconografia che alludeva al popolo d’Israele visto che sottende altri significati sacri.

Nel I Libro dei Re al capitolo II è poi presente l’immagine della vigna contesa e che diviene la causa di un imbroglio davvero intricato; la storia è narrata nel passo “La vigna di Nabot”. Tale imbroglio causò l’ira di Dio e la minaccia della perdita della Sua protezione e della Sua cura, ma mentre in questo passo troviamo la contesa del vigneto, in Zaccaria (3, 9-10) leggiamo del giorno in cui il Signore cancellerà il peccato della terra di Israele ed in “quel giorno, oracolo del Signore degli eserciti, vi inviterete l’un l’altro sotto la vite e sotto il fico”. Enrico :)

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