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La mano di Dio


teodato

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Sto finendo di leggere la vita di Costantino di Eusebio di Cesarea e con sorpresa ed enorme piacere trovo, al libro IV tomo 73, in occasione della descrizione delle esequie funebri di Costantino la seguente frase"""Furono anche coniate monete in cui il rectus recava l'effigie del santo imperatore (come al solito Eusebio è stucchevolmente osannante) con il capo velato, mentre al versus lo ritraeva su di un cocchio a quattro cavalli in guisa di auriga, nell'atto di essere accolto in cielo da una mano che gli si protendeva dall'alto""""

Cito questa frase per chi avesse ancora dei dubbi sul messaggio che gli Eredi di Costantino volevano lanciare attraverso lo strumento di propaganda politica che era la moneta.

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..."Furono anche coniate monete in cui il rectus recava l'effigie del santo imperatore"...

Nella Chiesa Ortodossa si venera tutt'ora l'imperatore Costantino come Santo, mentre la Chiesa Romana riconosce solo la santità della madre, S. Elena, e non del figlio. Enrico :)

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Chiarifcatrice la citazione di Eusebio e molto molto bella la monetina, è di origine "spagnola" giusto?

Trovarne ben centrate e di zecche differenti da quella di Antiochia non è facilissimo.

Segnalo questa discussione del FAC cui purtroppo non ebbi risposta:

http://www.forumancientcoins.com/board/ind...p?topic=49365.0

In questa discussone accennavo al fatto che Costante non avesse coniato monete con questo rovescio per "motivi religiosi"...si vede che la pensava diversamnete dai fratelli.

Modificato da Nikko
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Cito questa frase per chi avesse ancora dei dubbi sul messaggio che gli Eredi di Costantino volevano lanciare attraverso lo strumento di propaganda politica che era la moneta.
ho una di queste nello SPL per Antiochia e me la tengo stretta stretta - carina l'apoteosi pagana dell'imperatore cristiano :lol:

Condivido la "provocazione" di Maffeo :lol:: se, come riportato in un recente thread, la maggior parte degli storici è ad oggi convinta che la scelta di Costantino d'aderire al Cristianesimo fu "partecipata" e non semplicemente opportunistica, è anche vero che le restrizioni operate dall'imperatore sulle pratiche del culto tradizionale (pur considerato alla stregua d'una falsa superstitio finanche nei documenti ufficiali) furono decisamente limitate. Del resto la politica di Costantino fu sì volta a favorire i Cristiani, che però rappresentavano una minoranza (forse il 10% dell'intera popolazione dell'Impero): che la si voglia considerare in quel periodo più o meno influente, a seconda delle interpretazioni, essa rappresentava comunque una parte esigua rispetto alla maggioranza, ancora pagana, dei sudditi su cui l'imperatore governava.

E di questo dato Costantino dovette tener conto durante il suo regno, anche, ovviamente, nell'elaborare il messaggio ideologico di cui le monete dovevano essere tramite: soggetti pagani (si pensi alla figura di Sol) continuano a comparire sui rovesci della monetazione costantiniana ancora a lungo, anche dopo la Battaglia di Ponte Milvio, andando col tempo diminuendo, specie dopo la vittoria su Licinio. A questo evento, peraltro, è ricollegabile l'emissione cui il richiamo al Cristianesimo è più chiaramente identificabile, ovvero il celeberrimo bronzo costantinopolitano (guarda caso, però, battuto solo dalla zecca della Nuova Roma) al cui rovescio compare uno stendardo sormontato dal cristogramma che traffige il draco simbolo del nemico Licinio.

La stessa divinizzazione, che la moneta presentata raffigura, è, seppur mediata in questo contesto dalla presenza della manus Dei, diretta prosecuzione di una pratica tipica della religiosità tradizionale, che continuerà sino a Graziano (il cui padre, Valentiniano, sarà l'ultimo imperatore romano ad essere proclamato divus): e nelle monete dei figli di Costantino non mancheranno d'apparire raffigurazioni di stampo pagano, quali Iside o Anubi, senza che, d'altro canto, compaiano emissioni con iconografie chiaramente incentrate sui simboli cristiani (modelli che, quasi per assurdo, ritroviamo più facilmente nelle monete degli usurpatori Magnenzio e Vetranione).

Di fatto, quindi, il messaggio della monetazione costantiniana, anche se via via indirizzato ad accogliere la simbologia della nuova religione, non è, a mio modo di vedere, univoco, e questo perché la situazione religiosa e socio-politica del periodo non lo permetteva ;).

P.S. Visto che siamo in tema, mi piace segnalare anche una vecchia discussione in cui veniva ricordato anche il passo eusebiano in oggetto:

http://www.lamoneta.it/index.php?showtopic=14898&hl=

P.P.S. Ho letto solo ora l'intervento di Nikko:

Chiarifcatrice la citazione di Eusebio e molto molto bella la monetina, è di origine "spagnola" giusto?

Trovarne ben centrate e di zecche differenti da quella di Antiochia non è facilissimo.

Segnalo questa discussione del FAC cui purtroppo non ebbi risposta:

http://www.forumancientcoins.com/board/ind...p?topic=49365.0

In questa discussone accennavo al fatto che Costante non avesse coniato monete con questo rovescio per "motivi religiosi"...si vede che la pensava diversamnete dai fratelli.

Interessante :rolleyes:... potresti segnalare dove hai trovato indicata questa "curiosità" ;)?

Modificato da chersoblepte
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Saluto con piacere Cherso da sempre autore di commenti interessanti. Ben ritrovato!

mi aggancio al discorso ricordando che noi moderni figli della cultura cristiana a volte siamo tentati di vedere la conversione di costantino come un punto di rottura. Meglio vederla come un passaggio indolore e tutt'altro che discontinuo dal culto di sol a quello del Dio cristiano. Fra i segni che vengono mutuati dalla tradizione la manus dei è fortemente presente anche nell'iconografia monetale placidiana come strumento di legittimazione del potere....

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Ciao Cherso, ben trovato.

Sono stato un filo impreciso nella mia nota; in realtà mi riferivo al fatto che nelle zecche sotto il controllo di Costante non è stata coniata alcuna moneta postuma di Costantino I. Questa "curiosità" che credo andrebbe approfondita l'ho letta qui:

http://www.tesorillo.com/aes/017/017i.htm

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in realtà mi riferivo al fatto che nelle zecche sotto il controllo di Costante non è stata coniata alcuna moneta postuma di Costantino I.

Inizialmente, prendendo in considerazione solo le emissioni con al rovescio Costantino in quadriga verso la manus Dei, avevo pensato ad una motivazione essenzialmente politica, e poco dipendente dalla volontà di Costante: avendo in Occidente Costantino II una tutela nominale (nei fatti, difficilmente attuabile, come dimostra la campagna militare in cui troverà la morte nel 340) sul fratello minore, ipotizzavo avesse potuto ordinare di limitare la coniazione di monete con questa tipologia solo alle zecche sotto il suo controllo (in pratica, quelle della diocesi gallica). Questo in un più ampio piano atto a mettere in risalto Costantino II quale principale erede del padre (e monete con un rovescio di questo tipo, dal potente messaggio ideologico, potevano rientrarne appieno), sottolineando al contempo la "sottomissione" di Costante al suo potere.

Ampliando però successivamente la ricerca alla totalità delle emissioni commerorative per il divus Constantinus m'è parso evidente che tale ipotesi non reggeva, dal momento che, dopo la morte di Costantino II, la produzione di monete con questa tematica è interrotta, mentre prosegue in Oriente con nuovi tipi (con legenda VN/MR o IVST VEN MEM e varianti), come ben indicato dalla pagina web segnalata da Nikko.

Che in questo vi sia una motivazione religiosa (riconducibile all'eresia ariana?) mi lascia perplesso, tenendo presente il fatto che i figli di Costantino perseguirono durante i loro (più o meno lunghi) regni una linea politica direttamente prosecutrice di quella paterna, e queste tipologie monetali potevano essere, come detto sopra, un simbolo forte in quest'ambito, a mio parere.

Purtroppo, prendendo a riferimento gli indici dell'VIII volume del RIC, non ho trovato nessuna indicazione in materia :unsure:...

P.S. Forse non è solo un dettaglio evidenziare come, se dopo la morte di Costantino II le zecche galliche non battono più monete commemorative per divus Constantinus, un'altra, quella di Tessalonica, continua a non produrre emissioni con queste tipologie monetali anche dopo essere passata, nel 340, sotto il controllo Costanzo II (fino ad allora, infatti, pare che le diocesi di Dacia e Macedonia fossero sotto l'autorià di Costante).

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Il buon Antwala ha chiesto su mia richeista lumi direttamente al curatore del sito, il quale ha rispoto in modo poco esaustivo ma offrendomi un buon punto di partenza.

La considerazione che segue è fondamnetalmente banale per certi versi mi convince.

Probabilmente Costantino II e Costanzo II avendo qualche anno in più rispetto al fratello, erano rimasti in un certo senso ancora legati per certi aseptti al paganesimo, e certamente la divinizzazione di un imperatore da un punto di vista cristiano sarebbe blasfema, sacrilega. Probabilmente in Costante il sentimento cristiano era più sentito, mi ripeto, forse perchè pessendo più giovane er rimasto meno a contatto col paganesimo e quindi più facilmente "impressionabile" dalla nuova religione.

Volendo anche andare oltre la questione dell'età ( si tratta di soli 3 anni di differenza) ribadisco che secondo me in Costante la fede cristiana aveva attecchito maggiormente rispetto ai fratelli maggiori e che dunquemagari non voleva essere blsfemo divinizzando il padre. Da prendere in considerazione poi coloro che gli erano intorno e quanto da questi è stato influenzato.

PS perdonatemi la poca omogeneità del mio scritto ma l'ora è tardi ed ho passato una pessima serata.

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È un ipotesi che mi pare poco convincente, ma non avendo trovato personalmente, né scorto altrove, interpretazioni tali da considerarsi "risolutive", comunque da tenere in giusta considerazione.

In effetti Costante viene presentato dalle fonti come un fervente cristiano: a tal punto che proprio il suo particolare interesse negli ultimi anni del suo regno per le questioni religiose, a discapito dei problemi politici, è descritto come la principale causa del malcontento popolare che sfociò nella rivolta di Magnenzio. Forse fu battezzato in giovane età, fatto non usuale rispetto alla tradizione di famiglia, ma il passo dell'Apologia ad Constantium di Atanasio da cui di solito viene desunto l'episodio non mi sembra così preciso in merito.

Vero è anche, però, che a tutti i figli di Costantino fu garantita un'educazione di stampo cristiano: già al primogenito Crispo l'imperatore assicurò come precettore Lattanzio, chiamato a Treveri da Nicomedia. Se per Costantino II la brevità del regno e la scarsità delle fonti non ci permettono d'inquadrarne il rapporto con la nuova religione, è piuttosto evidente che la difesa e diffusione del Cristianesimo fu elemento fondante nella politica di Costanzo II, al cui nome, insieme a quello del fratello Costante, sono legate le prime leggi chiaramente definibili come "antipagane" (una serie di tre costituzioni promulgate nell'arco di una decina d'anni). Semmai le differenze religiose fra i due imperatori erano a livello dottrinale, dal momento che, com'è noto, in Oriente Costanzo II difendeva la causa ariana, mentre Costante in Occidente si dimostrò sempre fedele a quella che poi prevarrà come la linea ortodossa: i contrasti in materia s'acuirono dopo il concilio di Serdica del 343, fino a portare a rapporti molto tesi fra le due corti. Ma perché si possa pensare che questo aspetto abbia potuto influenzare la problematica che stiamo affrontando bisognerebbe presupporre che esistesse una tradizione che presentava Costantino come imperatore ariano, legata, magari, all'episodio del suo battesimo: tradizione mai esistita, a quanto ne sappia.

Mi pare poi giusto sottolineare, come già esposto sopra, che ultimo imperatore ad essere divinizzato, trent'anni dopo Costantino, sarà Valentiniano per volontà del figlio Graziano.

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