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IGNORED

OBOLI CHE PASSIONE!


Risposte migliori

Impressionanti le immagini di giovane, in genere definito come "efebo", che talvolta reca in testa un diadema munito di cornetto sulla fronte.

Calzante l'esempio del bronzo di Akragas postato ora da Medusa, che presenta forti somiglianze con la statua dell'efebo di Maratona, normalmente identificato come Hermes.

A questo punto ci vorrebbe una maggiore chiarezza sul reale significato di questo cornetto, che sembra essere un elemento aggiuntivo e come attaccato al nastro o taenia che cingeva la testa.

So di divagare, ma a me era venuto in mente la famosa statua di Mosè di Michelangelo. Egli mise i famosi corni sulla fronte per indicare i fasci di luce che partivano dalla testa, ossia era "irradiante di luce divina". Ma si tratta di una interpretazione ancora discussa e famose sono le polemiche sul Mosè "cornuto" di Michelangelo.

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Ma è possibile che in antichità il corno fosse una sorta di attributo divino e per questio adattato a diverse divinità come Hermes (anche protettore di atleti) o Apollo (anche protettore della colonia greca), ma mi colpisce che un simile diadema con cornetto sia presente quasi esclusivamente su teste di giovinetti e non piuttosto di uomini maturi (il caso di Mosé è ben differente essendo di epoca molto posteriore).

Non so se esiste qualche trattazione specifica su questo particolare. Non ho trovato nemmeno un testo che abbia analizzato nei dettagli la statua di efebo di Maratona (in inglese "Marathon youth"), che potrebbe costituire un buon punto di partenza anche per capire meglio il personaggio sul bronzo di Akragas.

Normalmente su tutti i cataloghi tale testa di giovane è identificato col dio fluviale Akragas, proprio per l'assioma che il diadema con corno sia una "esclusività" di una divinità fluviale (basata sulla correlazione "corno" = "attributo di divinità fluviale" in quanto derivato dal corno del toro androcefalo identificato con Acheloos, il padre divino di tutti i fiumi).

Abbiamo già visto che nel caso di Selinunte tale identificazione "automatica" con dio fluviale dovrebbe essere quanto meno problematica....

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PERSONIFICAZIONE DI DIVINITA’ FLUVIALI

Numerosi tipi raffigurati su monete greche della Sicilia (e anche della Magna Grecia) sono stati identificati come personificazioni di divinità fluviali. A tale proposito cito un interessante studio di Janusz A. Ostrowski, Personifications of rivers in Greek and Roman Art, Prace archeologiczne, 47, 1991, p. 1-63, oltre a G. Kenneth Jenkins, The coinage of Gela, 1970, Berlin, p. 165-175 (capitolo su: River Gods).

La personificazione più nota e anche sicura riguarda il toro con testa umana, come ad esempio nel seguente tetradramma di Gela (coniato nel 425-420 a.C.).

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Questa particolare iconografia generalmente rappresenta Acheloo, che era figlio del titano Oceano e della titanide Teti e fu il primo tra tutti gli oltre 3000 fratelli fiumi (Esiodo, Theog. 357 ss). Esso corrisponde all’attuale fiume Aspropotamo, il più lungo dei fiumi della Grecia continentale. Egli compare el ciclo delle fatiche di Eracle: infatti aspirava alle nozze con Deianira figlia di Eneo, re degli Etoli, che era stata chiesta in moglie proprio da Eracle; durante la lotta fra i due, Acheloo si trasformò prima in toro, come narra Sofocle (Trach., 9-14), poi in un drago viscido e iridescente ed infine in un uomo dalla testa di bue, ed Eracle gli strappò un corno; l'episodio è narrato da Ovidio nelle Metamorfosi (8.879-9.92). Allora Acheloo si considerò vinto e gli cedette il diritto di sposare Deianira, ma gli richiese il suo corno, dandogli in cambio un corno della capra Amaltea, la nutrice di Zeus, ossia la cornucopia.

Anche Omero, riferendosi al fiume Scamandro, lo immagina come un potente toro (Omero, Iliade, 14.454), a simboleggiare la forza della corrente fluviale.

Nell’iconografia greca, quasi sicuramente per influenza dell’arte orientale (originariamente assira), il dio fluviale Acheloo fu immaginato come un toro dalla faccia umana e la sua prima rappresentazione in assoluto ricorre con ogni probabilità su una oinochoe protocorinzia risalente al 700-650 a.C., trovata nella necropoli di Fusco e ora al Museo Orsi di Siracusa (n. inv. 42684).

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Anche nel periodo classico, nell’arte vascolare, Acheloo è spesso associato al mito di Eracle, come nel seguente famoso cratere attico a figure rosse risalente al 450 a.C., ora al Museo Louvre, come pure in altri vasi e gemme (si diffuse anche nell’arte etrusca).

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Secondo lo studio più dettagliato finora disponibile su Acheloo, condotto da Hans Peter Isler, Acheloos: eine Monographie, Berne, Francke, 1970 (pp. 206), purtroppo scritto in tedesco, TUTTE le raffigurazioni con testa do toro androcefalo, anche su monete, rappresentano SEMPRE Acheloo e non anche divinità fluviali locali.

Ovviamente si tratta solo di una opinione, anche se molto autorevole e da tenere conto. Altri autori invece preferiscono supporre che anche i fiumi locali venivano personificati in maniera simile, per trasposizione dal capostipite Acheloo, come un toro androcefalo (a figura intera o dimezzata, ossia protome).

(continua)

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Il vero problema sorge quando ci troviamo a una diversa raffigurazione, come ad esempio nel seguente famoso tetradramma di Gela, del 420 a.C., con il ritratto di un efebo con capelli cinti da un nastro con un cornetto più o meno vistoso, che ricorrerà anche in numerose altre emissioni in argento e in bronzo, soprattutto di città siceliote.

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Esiste unanimità tra i ricercatori che una simile testa costituisca una evoluzione nel corso del V secolo a.C. per rappresentare il dio fluviale, che ora viene “umanizzato” sotto la spinta di una ricerca artistica in senso più antropomorfico, che meglio risponde anche a scopi propagandistici della città. Uno dei primi passaggi di tale evoluzione artistica fu compiuto in un didramma di Metapontum, nel 460-450 a.C., ove la testa taurina è ora accompagnata da una figura maschile nuda. Importante è l’iscrizione che accompagnava tale moneta: Acheleion aethlon (in greco). Quindi l’occasione per tale nuova raffigurazione fu fornita da giochi o competizioni in onore del solito dio Acheloo.

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Durante il periodo classico la personificazione del dio fluviale sotto forma di giovinetto con corno e diadema si diffuse soprattutto in Sicilia, anche per sorta di reciproca emulazione e molto spesso accanto a tale personificazione viene aggiunto anche il nome del fiume di riferimento. L’impiego di una testa di giovinetto (efebo) con cornetto al posto di una testa umana barbuta, che poteva essere una naturale evoluzione a partire dal toro androprosopo barbuto, forse meglio rispondeva ai canoni artistici di allora.

Personalmente credo che ogni testa di giovinetto con testa munita di cornetti debba essere originariamente identificata con il locale dio fluviale.

Quando poi il giovinetto, come nel caso di Selinunte e simili, viene raffigurato in atteggiamento sacrificante con ulteriori simboli, credo che in effetti la semplice divinità fluviale si arricchisce di ulteriori elementi mitologici, anche a scopo di propaganda, per meglio accrescere l’importanza della città responsabile di quell’emissione.

Piakos suggerisce che in simili frangenti il dio fluviale, che per me resta comunque la figura di origine, si arricchisce di nuove valenze mitologiche, coinvolgendo anche, nel caso specifico, il dio Apollo e quindi con maggiore risonanza della città verso i vicini.

Come già accennato prima, è una ipotesi molto originale che però abbisogna di ulteriore verifica e analisi.

Per inciso vorrei postare una interessante e famosa moneta di Gela (un tetradramma del 440-430 a.C.):

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Qui abbiamo il solito toro androcefalo barbuto incoronato da una ninfa che viene identificata dal nome riportato sopra, ΣΟΣΙΠΟΛΙΣ (in direzione retrograda), ossia Sosipolis (il cui esatto significato resta oscuro, ma che può essere “salvezza della città”). L’interpretazione più esaustiva è che si tratta di una rappresentazione allegorica della vittoria riportata dalla città di Gela (simboleggiata dal toro androcefalo) contro i Siculi comandati da Ducezio nel 440 a.C. La ninfa presenta numerose affinità con la ninfa di Himera, anch’essa una ninfa legata alle acque e considerata “salvifica”. In un didramma di Himera la ninfa è accompagnata dalla parola ΣOTHR, probabilmente di significato affine a Sosipolis.

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Caro Acraf...come evidente nell'ultimo decorso di questa lunga discussione il tuo apporto, unitamente a quello già consueto dell'infaticabile medusa che continuamente ci sottopone nuovi temi e documenti, è da ritenere estremamente importante e arricchente nell'ottica di uno scambio dialettico colto e costruttivo. Il massimo ringraziamento e rispetto nei Tuoi confronti.

Tuttavia temo che... dubitare dell'identificazione di Apollo nei rovesci selinuntini, con o senza cornetto, significhi negare l'evidenza.

E questo non perchè possa averlo dedotto un modesto utente di questo Sito privo di sufficiente credito negli ambienti ufficialmente preposti allo studio della monetazione specifica...ma in quanto tale identificazione si fonda su una lunga serie di riscontri...coerenti, assorbenti, riccorenti e prevalenti.

In tale contesto è stato sufficiente unire una lunga frequentazione della storia dell'arte e della cultura del mono greco mediterraneo...ed un pochino di intuito, sganciato dalla eclusiva frequentazione di contesti meramente numismatici, per vedere...quanto è sotto gli occhi.

Abbiamo evidenziato e postato foto attinenti a:

- elementi monetali antichi, dalla Cilicia ad Abdera...persino in emissioni di ambiente giudaico e sino alla monetazione imperiale, da Augusto sino al III secolo d .C...tutte emissioni ove l'identificazione di Apollo è certa o addirittura epigraficamente attribuita...e tutte simili o analoghi ai rovesci selinuntini.

- raffigurazioni vascolari coeve, come da foto postate che indubitabilmente riportano raffigurazioni del dio coerenti od uguali ai rovesci di Selinunte;

- Fonti ed estratti Letterari e storici, attinenti il dio, i suoi attributi e simboli, gli animali ad esso sacri presenti nei rovesci selinuntini, la missione del dio, la sua fortuna, il suo culto...il suo presiedere alla salvezza ed alle acque.

- Esempi di Statuaria antica e parimenti coerenti: come il c.d. efebo di castelvetrano, l'Apollo di Piombino, l'Apollo di Mantova...ecc.

E mi fermo invitando chiunque a rileggere gli interventi postati.

Senza alcun riferimento al sapiente Acraf...mi consento ora di ribadire qualche minima considerazione a me molto cara.

Mi rendo conto che non mi/ci inviteranno ad un Convegno di studi per quanto sopra...e che spingersi nell'esegesi e nell'analisi di antichi contesti...possa non incontrare un necessario successo in alcuni Notabilissimi Ambienti.

Ma a noi non importa molto...abiamo a cuore altri contesti e perseguiamo altri fini, principalmente quello della comune e modesta diffusione del sapere...tramite il libero e rispettoso dialogo in ambiente amicale e democratico.

Per converso, vantiamo alcune presunzioni.

Per fatti e considerazioni palesi, sono convinto che la numismatica classica...ove non coltivata alla luce dei contesti culturali coevi (storici ed artistici in particolare...) non sia poi una così grande cosa. Mi assumo la responsabilità di tale considerazione.

In altre parole...affacciarsi più spesso nelle aule di storia dell'arte, di storia dell'antico mediterraneo, di religioni comparate e persino di filosofia...che stanno in fondo al corridoio, è determinante...per la valorizzazione e la corretta interpretazione dei documenti numismatici.

Chi non dovesse farlo, potrebbe mancare della opportuna visione d'insieme e della necessaria sensibilità...che rende semplice ciò che potrebbe apparire complicato. Sullo stile della Lettera rubata di Edgar Allan Poe. La lettera, molto importante, era stata sapientemente riposta sul comodino nell'ingresso di una abitazione...ma tutti vi passavano davanti senza notarla e la cercavano nei recessi della casa, senza trovarla.

Un carissimo saluto ed un vivo ringraziamento anche a Coloro che hanno la pazienza e la bontà di seguire questa modesta ma appassionata discussione.

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Nemmeno io ho intenzione di "allinearmi" passivamente ai vari accademici, ma mi piace ogni tanto fare "l'avvocato del diavolo" provando a fare possibili obiezioni.

Il vero problema di fondo è come esattamente interpretare la "testa giovanile coronata di nastro con cornetto", specialmente a livello di ritratto in primo piano e accompagnata dal nome e senza simboli aggiuntivi.

L'opinione dominante, in questo caso molto compatta, è per l'identificazione con il dio fluviale locale. E fin qui nessuno ha obiettato nulla.

Ora la faccenda si è molto complicata, soprattutto per quanto riguarda la figura intera nell'atto di sacrificare, generalmente con ramo di alloro. Grazie ai puntuali riscontri di Piakos, l'identificazione di questa figura si è arricchita di nuove e importanti implicazioni, presupponendo un coinvolgimento di Apollo. Nel caso di Selinunte (e di altre zecche che ad essa di ispirano) è una ipotesi molto probante, anche alla luce delle vicende storiche e dell'integrazione con le figure riportate sull'altro lato della moneta.

Quello che avevo aggiunto ultimamente, appunto come "avvocato del diavolo", era il problema di estendere tale interpretazione anche a qualsiasi testa di giovane con cornetto, senza altri attributi, come soprattutto sulle emissioni di Gela e anche del bronzo di Akragas postato da Medusa.

Anche in questo caso dobbiamo sempre mantenere il binomio "dio fluviale = Apollo"? ovviamente andando ben al di là dell'interpretazione unanimemente espressa dai vari numismatici.

Puoi convenire che si tratta di una interpretazione abbastanza "rivoluzionaria" e come tale andrebbe ulteriormente meditata.

A complicare il quadro c'è che nelle arti figurative, come ad esempio nell'efebo di Maratona, dove c'è un giovane efebico con diadema provvisto di corno, è talvolta interpretato invece come Hermes.....

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Illustrissimo...

Io intendo riferirmi esclusivamente alle monete di Selinunte.

Per il resto: altre monete, altri cornetti, altre emissioni...bisogna rimettersi a studiare.

:)

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Abbiamo studiato.

Habemus papam!

:)

IL MISTERO DI SELINUNTE e la soluzione finale (nel correlato mistero dell'Apollo cornupeta). post-11590-0-48147400-1298000128_thumb.j

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Da sempre i corni sono attributo riconosciuto della divinità, sin dall'età della pietra poichè molteplici sono le raffigurazioni in tale ambito in Europa. Incisioni rupestri della Valcamonica e del Monte Bego, i villaggi palafitticoli in Svizzera, le incisioni nei dolmen della Bretagna.

Idem per i contesti molto antichi che esulano dal territorio europeo. In egitto le corna di capra indicano valore e dignità, le corna della corona dellaq corona faraonica sono il simbolo del dio Khnum , Hathor è fornita di corna di vacca. Associazioni fra le corna e la divinità si trovano inoltre in Creta (corna del toro divino), in Canaan (le corna del dio Asthoreth Qarnaim, cioè Ashtoret dalle due corna), in fenicia (Ishtar è fornita di corna di vacca, come Hathor).

Simbolo di potere e forza, di elevazione ed importanza, il corno è segno divino e regale. Nel mondo pagano è riferito ad Apollo (e anche a Dioniso), mentre in quello cristiano rappresenta la forza divina ed è simile ad un raggio di luce.

Il culto di Apollo Carneo. post-11590-0-47742700-1298000109_thumb.j

Tale culto era rilevante a Sparta e influì sull'andamento di alcuni eventi bellici fondamentali nella storia greca.

Il culto di Apollo Carneo, infatti, era diffuso nella maggior parte delle poleis greche doriche ed era particolarmente sentito a Sparta. Esso comportava l'astensione o la sospensione delle operazioni militari per la durata della festa. Si possono rammentare le conseguenze di tale divieto in alcuni passi di Erodoto e di Tucidide: gli Spartani non giunsero in aiuto degli Ateniesi nella battaglia di Maratona perché dovevano attendere la fine delle celebrazioni delle Carnee prima di partire (Hdt. VI 106,3); gli Spartani inviarono alle Termopili un piccolo contingente agli ordini di Leonida proprio perché in quel periodo si svolgevano le Carnee e non poteva essere inviato tutto l'esercito (Hdt. VII 206); nel corso della guerra del Peloponneso gli Spartani interrompevano l'attività bellica durante la celebrazione delle Carnee, mentre gli Argivi cercarono, con un artificio nel computo dei giorni, di rimandare l'inizio del mese Carneo, mese sacro ai Dori secondo Tucidide, per poter concludere un'incursione nel territorio di Epidauro (Thuc. V 54; V 75; V 76,1).

In passato sono stati pubblicati numerosi studi importanti ed illuminanti, ma il quadro complessivo della festa è rimasto piuttosto incerto ed a volte contraddittorio. E' stata recentemente pubblicata la seguente tesi di dottorato di ricerca...francamente asaustiva ed illuminante al riguardo.

Il culto di Apollo Carneo da parte di Montagner Emanuele.

Relatore: Michele Farraguna; Correlatore Nafissi Massimo

Data: 19-apr-2010 Editore: Università degli studi di Trieste Abstract.

Tant'è che l'evidenza non poteva essere negata .

:)

(Continua...)

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Interessante la diatriba sulla natura e soprattutto interpretazione dei "cornetti", già peraltro affrontata in altra e in questa discussione (come la graziosa Medusa ben sa).

Atteso (che bella questa locuzione , ricorda un misto di lessico istituzionale/burocratico e assieme progressista)

che la discussione stia assumendo un carattere sempre più importante e ambizioso, progredendo dal semplice scambio da Forum, verso un'asserzione disciplinare che ambisca a fare giurisprudenza (numismatica nello specifico ovviamente) e quindi della quale si vogliano preservarne diritti e copyright, (da qui i ripetuti richiami alla proprietà intellettuale della stessa, unici, per ora, fra tutte le discussioni del forum),

proprio per la sua accresciuta importanza , a tutela della sua immagine e integrità formale intervengo per mendare un piccolo refuso relativo al post 814;

in esso si legge infatti

repetita iuvat

(Da : Corriere della Sera: Giorgio de Rienzo, linguista)

Avrei un dubbio da esporle. Si dice repetita iuvant oppure e più corretto dire repetita iuvat (al singolare)?

Letteralmente l’espressione latina significa “le cose ripetute giovano”, “repetita” è dunque un plurale che vuole il verbo al plurale.

Riservandomi il diritto, almeno quello..) di intervenire di nuovo nel particolare ambito della discussione dei "cornetti", ringrazio per gli spunti offerti che sicuramente meritano maggiore e più specifico approfondimento.

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Si tratta di un evidente refuso (anche se non pochi erroneamente usato iuvat al posto di iuvant).

L'espressione corretta è "repetita iuvant" (repetita è al plurale), che sigifica esattamente "le cose ripetute aiutano".

Il senso della frase è che una cosa, a forza di essere ripetuta, viene appresa da chi ascolta.

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Il culto di Apollo Carneo. post-11590-0-47742700-1298000109_thumb.j

Tale culto era rilevante a Sparta e influì sull'andamento di alcuni eventi bellici fondamentali nella storia greca.

Il culto di Apollo Carneo, infatti, era diffuso nella maggior parte delle poleis greche doriche ed era particolarmente sentito a Sparta. Esso comportava l'astensione o la sospensione delle operazioni militari per la durata della festa. Si possono rammentare le conseguenze di tale divieto in alcuni passi di Erodoto e di Tucidide: gli Spartani non giunsero in aiuto degli Ateniesi nella battaglia di Maratona perché dovevano attendere la fine delle celebrazioni delle Carnee prima di partire (Hdt. VI 106,3); gli Spartani inviarono alle Termopili un piccolo contingente agli ordini di Leonida proprio perché in quel periodo si svolgevano le Carnee e non poteva essere inviato tutto l'esercito (Hdt. VII 206); nel corso della guerra del Peloponneso gli Spartani interrompevano l'attività bellica durante la celebrazione delle Carnee, mentre gli Argivi cercarono, con un artificio nel computo dei giorni, di rimandare l'inizio del mese Carneo, mese sacro ai Dori secondo Tucidide, per poter concludere un'incursione nel territorio di Epidauro (Thuc. V 54; V 75; V 76,1).

In passato sono stati pubblicati numerosi studi importanti ed illuminanti, ma il quadro complessivo della festa è rimasto piuttosto incerto ed a volte contraddittorio. E' stata recentemente pubblicata la seguente tesi di dottorato di ricerca...francamente asaustiva ed illuminante al riguardo.

Il culto di Apollo Carneo da parte di Montagner Emanuele.

Relatore: Michele Farraguna; Correlatore Nafissi Massimo

Data: 19-apr-2010 Editore: Università degli studi di Trieste Abstract.

Tant'è che l'evidenza non poteva essere negata .

:)

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La tesi accennata da Piakos è una tesi di dottorato, molto “robusta” e specializzata, di ben 367 pagine, che può essere scaricata per intero dal seguente sito (e dove è possibile leggere un accurato riassunto o abstract)

http://www.openstarts.units.it/dspace/handle/10077/3496

Nella tesi, alle pagine 80-94, si accenna alle rappresentazioni di tale divinità su monete.

Fondamentalmente la testa di Apollo Carneo, venerato soprattutto a Sparta e nelle colonie doriche (ma anche non doriche), è raffigurata come un giovane con corna (e talvolta anche orecchie) di ariete, rimandando al ponderoso studio di Montagner per tutte le possibili implicazioni politiche e associazioni con altre divinità ad esso collegate (Era , Ilizia, Artemide, Dioscuri).

In realtà sembra che siano relativamente poche le rappresentazioni monetali di Apollo Carneo e, per limitarci all’Italia, solo a Metaponto e a Nuceria Alfaterna (Montagner aggiunge anche dioboli di Tarentum, ma non li ho identificati).

Purtroppo la tesi scaricabile non ha immagini e i riferimenti numismatici nella tesi sono antiquati (Stuart Poole ed Head !).

Quindi, per capirci, le emissioni di Metaponto con Apollo Carneo sono:

Statere H.N. 1508

Triobolo H.N. 1509 (ca. 430-400 a.C)

Dioboli H.N. 1597, 1601, 1604, 1606, 1609 (risalenti alla fine IV-inizio III secolo a.C.)

Bonzo H.N. 1679, 1687, 1700, 1701 (inizio III secolo a.C.)

Allego un bellissimo diobolo (= HN 1601):

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Per Nuceria Alfaterna:

Statere H.N. 608 (fine IV – inizio III secolo a.C.)

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Quindi possiamo tranquillamente escludere l’identificazione con Apollo Carneus le testine che riportano un semplice cornetto bovino.

Modificato da acraf
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Ciao Acraf, l'argomento incentrato sulle protuberanze frontali dell'ariete nelle monete da te cortesemente postate ...si riferiscono ad una iconografia tarda di matrice tardoellenistica...mentre i contenuti mitici e stilistici relativi ad Apollo Carneo afferiscono ad epoche alte...in ambiente arcadico-pastorale...probabilmente pre-dorico.

La cosa è piuttosto complicata.

Sicuramente e comunque, Apollo aveva a che fare anche con delle protuberanze frontali...mi sembra che gli attributi del dio e le sue specificità rinvenibili nelle monete di Selinunte siano molteplici ed, alcune di indubbia attribuzione...tanto che diventa difficile negarne l'evidenza...come già ho evidenziato. Ma tanto è!

L'esegesi continua...

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Nel rammentare che i molteplici interventi su Apollo, sconfinati nei tetradrammi selinuntini, ha comunque preso le mosse da queste tre litre d'argento siceliote più volte descritte ed ormai sufficientemente note:

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riprendiamo le osservazioni sulle protuberanze frontali in alcune monete siceliote e segnatamente in alcuni tetradrammi selinuntini

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Dopo aver analizzato la complessità di Apollo e dei molteplici aspetti del relativo culto, non abbiamo escluso una matrice sincretistica che ha voluto identificare - nei rovesci delle monete selinuntine - il fiume Selinos con lo stesso dio...cosa ben possibile per essere Apollo uno e trino: dispensatore di salute, protettore delle acque e tutore dell'ordine divino recato dal padre Giove. Il tutto dovrebbe rammentare qualcosa...ma ne parleremo in altro intervento.

Dobbiamo nel contempo rammentare che la figura di Apollo, per come emerge a far data dal V secolo a.C. è già in buona parte evoluta e razionalizzata, rispetto ad epoche più alte.

Apollo, di probabile antichissima origine semitica, medio/orientale, era già un dio occidentale, in Grecia, in epoca predorica, in quanto divinità tutelare nel mondo arcaico/pastorale. L'economia di un territorio accidentato come quello della Grecia era incentrata sull'allevamento degli ovini, oltre che nella vite e nell'olivo. Scarsa e difficoltosa la poduzione cerealicola per la scarsa fertilità del suolo. Pochi e spesso contesi i territori pianeggianti (remmentiamo la guerra Lelantia tra Calcide ed Heretria per il possesso della pianura e il conseguente tramonto della potenza calcidese, a tutto favore di Atene).

Quindi un ambiente prevalentemente pastorale ed agreste...rammentate Esiodo..."l'opera ed i giorni". Rammentiamo che la naviogazione ed il commercio, il mondo di Odisseo, era un mondo estivo...quando la procella non prevaleva. Anche se il commerciante ed i marinai...preferivano correre l'alea del mare e frequentare altri mondi in cerca di fortuna.

(Continua...)

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APOLLO CORNUPETA: iconografia.

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Che le protuberanze monetali di Apollo (così abbiamo identificato il river god Selinos di comune attribuzione, secondo noi erronea...) siano corna bovine...è anche da dimostrare...se l'utenza sarà indulgente nel voler promuovere le foto su riportate, potremmo osservare che:

- non è detto che le protuberanze siano due...nelle monete selinuntine;

- probabilmente è rinvenibile una similitudine con le protuberanze caprine.

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Apollo Carneo, venerato a Sparta e generalmente nel mondo dorico, come abbiamo già argomentato, rappresenta già un momento di passaggio tra l'apollo pre dorico e quello che ritroviamo nel mondo classico.

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Nel mondo pre-dorico ed agli inzi dell'epopea dorica, Apollo tutela le greggi ovine (non le mandrie bovine...) e ad Apollo Lykeios si chiedeva la protezione dai lupi, da sempre in competizione con l'uomo, predatori intelligenti ed organizzati che facevano ( e fanno...) strage di pecore e capre per assicurare la propria sopravvivenza.

In quel mondo così lontano da noi, dove lo stato di necessità era sovrano ed il confine tra il sacro ed il soprannaturale ben tangibile e quotidiano, il dio che protegge sia le greggi che l'uomo, da un predatore concorrente...è un dio importante, potente e misterioso. L'aspetto di dio 'cacciatore ed inseguitore' del 'lupo' (da cui Apollo Liceo), era in commistione con le qualità di dio ambiguo ('obliquo': Lossia) tuttavia, per chi sapeva capirlo rettamente, apollo era 'salvatore' e 'liberatore'.

Al riguardo evidenziamo alcune pertinenti osservazioni:

- Megara Nisea era la metropoli di Selinunte,

- Megara Nisea era una Polis dorica;

- Megara Nisea venerava, sin dalla fondazione, Apollo (il dio avrebbe contribuito ad innalzarne le mura...) ed aveva dedicato un tempio, ad Apollo Lykeios, in epoca arcaica.

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(Continua...)

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ANCORA SU APOLLO cornupeta.

Al riguardo, per ricollegare l'apollo monetale e cornupeta di Selinunte, è fondamentale accorgersi che trattasi i figura dai tratti stilistici ancora arcaici. Nei successivi tetradrammi impostati secondo il canone classico...le protuberanze scompaiono.

Quante assonanze e similitudini od analogie potrà scorgere un occhio esercitato nelle immagini che seguono?

Le immagini, ove abilmente inserite in un contesto culturale...possono essere magiche...in quanto capaci di evocare e rendere intellegibili mondi lontani e di immensa suggestione.

Ingenerano quindi capacità visionarie (nota 2)in senso nobile: cioè la capacità di evocare e immaginare quasi tangibilmente contesti perduti nel passato o ancora in fieri.

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La prima immagine mostra una statua in bronzo del 1200 a.C. alta 55 cm. che è tra le più grandi del periodo a noi giunte.

Proviene da Enkomi (Cipro..vedi nota 1), dove era adorata come divinità, è associata alla fertilità e nella stanza del ritrovamento c' erano anche una protome taurina (nei rovesci selinuntini è presente la figura taurina su piedistallo) e una maschera, probabilmente utilizzati dai sacerdoti durante i riti sacrificali. Il corpo sembra ispirarsi alle fattezze di un giovane atleta e palesa un' origine Minoica, poi evolutasi nel Kouros dorico, il viso anticipa la scultura Greca...ma è di chiara impronta siriaca/mesopotamica.

La statua, è stata identificata con il Dio Apollo di Alashira, citato in una iscrizione a Tamassos ed ancora nel IV secolo; oppure con l' Apollo "cornuto" citato in un' altra iscrizione a Pyla.

Secondo la "versione" cipriota, come viene identificata in base alle informazioni raccolte: trattasi di immagine del dio cornuto (Horned God):

Il culto di Apollo, sarebbe giunto a Cipro con i primi coloni Achei, dall' Arcadia dov' era conosciuto ed adorato come il dio dei Pastori.

La seconda immagine è un tetradramma di selinunte coniato circa nella metà del V sec. a.C., che presenta ancora tratti arcaici nella figura stante al rovescio: la testa e le gambe (non del tutto naturali e nervose) sono di profilo, il torso mantiene ancora una postura rigida e semifrontale...secondo un canone proprio di una figurativa arcaica...che affonda radici nel periodo geometrico. In queta figura monetale, per motivi di corenza compositiva rispetto ai limiti di uno stile ancora acerbo, le braccia sono rappresentate con un angolo di divaricazione che le rende divergenti...per ettenuare la rigidità dell'impostazione del torso.

La terza immagine è un ingrandimento della testa raffigurata nello stesso rovescio monetale ed evidenzia il corno sulla testa di Apollo che, per stile e conformazione, è anaolgo a quello della statua di Enkomi, anche se si pone di profilo.

La quarta immagine è quella del c.d. efebo di Castelvetrano, databile intorno al 470/460 a.C., probabile raffigurazione di Apollo, sicuramente teneva degli attributi con le due mani: probabilmente una phiale con la sinistra e ramo di alloro con la destra. La postura delle braccia e delle mani, come noterete, è simile a quelle della statua di Enkomi ed a quelle dellla figura del rovescio monetale selinuntino. Noterete che la statua bronzea siceliota presenta delle asimmetrie e qualche sproporzione nelle misure degli arti e delle braccia rispetto al tronco, ha un'impostazione meno rigida rispetto all'Apollo monetale ma presenta comunque uno stile acerbo e con connotazioni non canoniche, tipiche di un ambiente "provinciale".

- nota 1

Enkomi (in greco Έγκωμη) è un sito archeologico dell'età del bronzo nell'isola di Cipro. Si trova presso la città di Famagusta, nella parte nord-occidentale dell'isola.

L'insediamento nacque nella media età del bronzo presso un'insenatura della costa in seguito riempita da una pianura, sulla riva settentrionale del fiume Pedieos, allora navigabile. Dal XVI al XII secolo a.C. fu un importante centro per il commercio del rame, che veniva fuso nel luogo, con stretti legami culturali con Ugarit, situata sulla costa della Siria. Fu forse per un periodo la capitale dello stato di Alasiya o Alashiya, che doveva comprendere almeno una parte dell'isola di Cipro, menzionato in testi egizi, ittiti, micenei (in lineare B) e della stessa Ugarit.

- nota 2:per intenderci è stato un grande maestro visionario l'archeologo Paolo Orsi (Rovereto, 17 ottobre 1859 – 1935) che girava per i campi e le coste dell'Italia meridionale, individuando quasi a naso...o per magia i siti archeologici;

E' stato un grande visionario: Heinrich Schliemann (lo scopritore di Troia);

Altri maestri visionari più recenti (professionisti dell'immagine ma fuori dall'archeologia): Stanley Kubrik e Federico Fellini.

Parte di questo intervento è tratta da :

(Continua...)

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Non trovate che la numismatica e le sue molteplici implicazioni diano luogo ad un bellissimo contesto!

:)

Qualcuno potrebbe dire:

Piakos! Qualora non te ne fossi accorto qui si parla di monete!

Ah! Si?

Perchè noi stiamo parlando di bruscolini?

:D

Stiamo tentando di rivisitare, sommessamente, qualche nota della letteratura canonica sul tema della mancata identificazione della figura di Apollo in alcune monete siceliote...con approccio scientifico: storico e stilistico.

Non possiamo farlo solamente esaminado monete, rovesci e varianti...ci vuole qualcosina di più.

Un pochino di storia, di arte, di cultura coeva.

P.S.

Mi scuso per questa digressione... che vuole essere di mero alleggerimento.

:)

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Caro Piakos,

molto interessante e foriero di importanti sviluppi il tuo articolato ragionamento sull'iconografia di Apollo.

Stamattina sono riuscito a reperire alcuni importanti articoli:

1) A. Brugnone, Annotazioni sull'Apollo Archegete di Nasso, In: Miscellanea di Studi Classici in onore di Eugenio Manni, tomo I, Roma 1980 (che è la trattazione più completa esistente su questo particolare appellativo di Apollo e dimostra che è derivato dall'Apollo di Delo, venerato specialmente in ambiente calcidico, spesso in contrapposizione all'Apollo di Delfi, venerato invece dai Dori)

2) R. M. Gais, Some problems of River-God Iconography, American Journal of Archeology, vol. 82, 1978 (che studia alcuni aspetti iconografici del dio fluviale, specialmente però nella posizione semisdraiata. Comunque rileva in una pagina che il dio fluviale è sempre rappresentato come barbuto, mentre nelle vesti di giovinetto imberbe si riscontra esclusivamente in Sicilia e nella Magna Grecia).

3) P. W. Lehmann, Statues on coins of Southern Italy and Sicily in the Classical period, New York, 1946 (opera datata ma ancora fondamentale per la comparazione iconografica tra statue note in bronzo e le raffigurazioni di alcune divinità su monete siceliote e della Magna Grecia, con particolare interesse proprio sul dio fluviale e su Apollo. Alcune sue considerazioni lasciano perplessi e l'ampio corredo bibliografico rivela comunque strette affinità tra il dio fluviale imberbe e Apollo. In ogni caso dà per scontata la diretta derivazione della figura rappresentata a Selinunte ed a Leontinoi dalla famosa statua di Castelvetrano. Per l'identificazione sui tetradrammi e dididrammi di Selinunte egli resta sulla vecchia idea che sia un dio fluviale per la presenza del corno e del nome del fiume riportato sulla moneta. Tuttavia a un certo punto, a pagina 17, rileva che il famoso corno è solo un singolo cornetto attaccato non alla testa ma al nastro che cinge la testa (fillet in inglese) e quindi non è un vero corno, ma una particolare foggia di diadema. Questo specifico aspetto non è però poi veramente approfondito...).

Questi lavori sono stati inviati per via personale a Piakos per un approfondimento.

Ne riparleremo

Modificato da acraf
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Grande Acraf

In effetti l'osservazione di Lehmann spiegherebbe perche il "cornetto" apparirebbe solo in alcune raffigurazioni e associato alla fascia.

Ottimo approfondimento grazie a questi ricercati articoli. Vedo che l'Archeologico ha lasciato il segno :)

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Ubi acraf...minor cessat!

:)

Grazie per i documenti...sei un pozzo di scienza. Ma lasciami qualche girono per metabolizzarli e per rifletterci.

Nel frattempo cercherò di postare altro materiale già predisposto...con nuove interessanti evidenze. Qualche giorno di pazienza.

Un saluto a tutti.

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  • 3 settimane dopo...

Caro Piakos,

molto interessante e foriero di importanti sviluppi il tuo articolato ragionamento sull'iconografia di Apollo.

Nel frattempo cercherò di postare altro materiale già predisposto...con nuove interessanti evidenze. Qualche giorno di pazienza.

Un saluto a tutti.

Nell'attesa di leggere il gran finale che Piakos ci sta preparando, la curiosità sta salendo alle stelle!!!

meglio ingannarla immergendoci in avvincenti letture .... :rolleyes:

Stamattina sono riuscito a reperire alcuni importanti articoli:

1) A. Brugnone, Annotazioni sull'Apollo Archegete di Nasso, In: Miscellanea di Studi Classici in onore di Eugenio Manni, tomo I, Roma 1980 (che è la trattazione più completa esistente su questo particolare appellativo di Apollo e dimostra che è derivato dall'Apollo di Delo, venerato specialmente in ambiente calcidico, spesso in contrapposizione all'Apollo di Delfi, venerato invece dai Dori)

Grazie infinite ancora una volta al nostro Acraf, fonte inesauribile di oltremodo stimolanti spunti bibliografici, nonchè .... vero nettare per il "... mio voler cercare oltre alla meta"! (L.Ariosto, Orlando Furioso) :P

Già avevo postato in precedenza diversi estratti dalla monografia di Margherita Guarducci "Una nuova dea a Naxos in Sicilia e gli antichi legami fra la Naxos siceliota e l'omonima isola delle Cicladi", dove l'autrice (citando anche la Brugnone) argomenta la tesi secondo cui anche all'Apollo di Delo spetterebbe l'epiteto di Archegethes ….

Nel saggio presentatoci da Acraf, Antonietta Brugnone illustra invece la tesi (che rilancia, ahi noi!... ;), ad ulteriori approfondimenti…) secondo cui l'epiteto "Archeghetes":

- non è esclusivo di Apollo ….

- non risulta documentato con certezza in età arcaica né per l'Apollo di Delo, né per l'Apollo di Delfi

Desidererei discutere con Voi le conclusioni a cui l'Autrice giunge nelle due pagine finali del saggio "Annotazioni sull'Apollo Archegete di Nasso" (1980)

L'Autrice conclude che l'esame dei materiali di età geometrica, rinvenuti nei due santuari, dimostrerebbe che Delfi era collegata principalmente con i Dori del Golfo di Corinto e di Creta, mentre Delo avrebbe intrattenuto rapporti commerciali oltre che con le Cicladi, con l'Attica e con il mondo orientale. Da questo punto di vista parrebbe sufficientemente probabile il collegamento tra l'Apollo della Naxos siceliota ed il culto di Delo, anche se resterebbe da vedere se, e fino a che punto, l'epiteto di Archegete contrasti con questo collegamento.

A questo proposito aggiunge infatti, in nota 69, che in seguito al ruolo conquistato da Delfi nel movimento coloniale, l'Apollo Archegete è stato messo spesso in relazione con l'Apollo delfico, guida dei coloni. Rileva invece che meriterebbe più attenzione l'opinione espressa dal Pugliese Carratelli (in Atti del Convegno sul tema: Naxos e i beni culturali del comprensorio. Naxos 31 Aprile-1 Maggio 1979. Carissimo Acraf, ne hai notizia??? :rolleyes: ) secondo cui l'epiteto Archegete starebbe ad indicare NON il dio che guida i coloni, bensì il dio che PRESIEDE ALLA NASCITA DELLA NUOVA CITTA'….

La Brugnone osserva inoltre come l'epiteto Archeghete non sia esclusivo di Apollo, né d'altronde sia documentato con certezza in età arcaica né per l'Apollo di Delo, né per l'Apollo di Delfi.

In nota 70 spiega come l'epiteto Archegétes possa essere attribuito a chiunque, sia esso mortale, un eroe o un dio, abbia un ruolo di comando o sia stato il fondatore di una città oppure il capostipite di una famiglia o di una tribù. Illustra, citando le fonti relative, gli esempi di Sparta che attribuisce questo epiteto a Eracle e ai capostipiti delle due famiglie reali, di Atene che lo attribuisce ad Atena, agli eroi eponimi delle dieci tribù clisteniche e ad un eroe anonimo, di Cirene ad Apollo e all'ecista Batto, di Lesbo ai sette re che furono a capo del primo stanziamento greco, di Delo ad Apollo e forse ad Anios.

Riguardo Delo, l'unica testimonianza sicura del culto di Apollo Archegete a Delo è rappresentata da un decreto onorario nonché dall'epiteto attestato su cocci graffiti: posto lo stralcio in nota 71 con i riferimenti bibliografici.

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Riguardo invece a Delfi, la documentazione numismatica ed epigrafica di Delfi non conserverebbe tracce dell'attribuzione all'Apollo pitico dell'epiteto Archegete se si accettua un'iscrizione del 128/7 a.C. (FD III 2, nr.50) in cui il dio viene definito "musegete e archegete della poesia". Significativo pare del resto, secondo la Brugnone, che Apollo non sia mai archegetes in quei passi degli storici antichi in cui l'intervento dell'oracolo delfico nella fondazione delle colonie viene riferito spesso con ricchezza di particolari. Merita di essere riportato per intero il testo della nota 72 in quanto alla fine, citando l'esempio di Cirene (di cui Erodoto tramanda la tradizione delfica riguardante la fondazione e testimonia la presenza in città del culto di Apollo) viene attestata l'attribuzione dell'epiteto Archegete, oltre che ad Apollo, anche all'ecista Batto.

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Questo punto mi ha affascinato, e mi ha fatto riflettere sui culti eroici attestati nei confronti dell'ecista fondatore della città sia a Selinunte come a Megara siceliota e pure ad Himera...., dove le evidenze archeologiche (M. Torelli) attestano la presenza di un'area sacra nell'agorà, entro cui è presente un heroon, il sepolcro reale o presunto dell'eroe-ecista fondatore... Ad esempio a Selinunte, il recinto dell'ecista Pammilo...

Aspettando .... (non Godot ;)) ma Piakos ...., continuerei sull'argomento "Culti eroici a Selinunte" ....

(naturalmente se non Vi annoia, e non lo ritenete off-topic!!!)

Intanto, FELICE EQUINOZIO DI PRIMAVERA!!!

Valeria

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annoiarci...scherzi :blink:

continua invece a deliziarci cogliendo i frutti del sapere proibito direttamente dal giardino delle Espéridi o bella (e terribile) MedusA...

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.... Merita di essere riportato per intero il testo della nota 72 in quanto alla fine, citando l'esempio di Cirene (di cui Erodoto tramanda la tradizione delfica riguardante la fondazione e testimonia la presenza in città del culto di Apollo) viene attestata l'attribuzione dell'epiteto Archegete, oltre che ad Apollo, anche all'ecista Batto.

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Questo punto mi ha affascinato, e mi ha fatto riflettere sui culti eroici attestati nei confronti dell'ecista fondatore della città sia a Selinunte come a Megara siceliota e pure ad Himera...., dove le evidenze archeologiche (M. Torelli) attestano la presenza di un'area sacra nell'agorà, entro cui è presente un heroon, il sepolcro reale o presunto dell'eroe-ecista fondatore... Ad esempio a Selinunte, il recinto dell'ecista Pammilo...

....

Valeria

Bentornata a Medusa!

Ci chiedevamo su quale lido eri rimasta a pietrificare umani ed umanoidi.

:D

Cara Valeria, non mi sembra poca cosa...quanto quoto. Peraltro l'ecista è sempre archegete in nome del dio che ha protetto il viaggio e la fondazione.

Se poi uniamo il documento numismatico espresso dal bronzo monetale di Tauromenio, con il profilo di Apollo e l'epigrafe archegete già da te postato...nonchè le fonti antiche pure già riportate nella discussione che citano l'altare di Apollo Archegete sulla spiaggia di Naxos e tante altre cose...l'articolo da te citato, pur interessante e stimolante, potrebbe apparentarsi alle monografie in cerca di originalità.

Peraltro cosa sarebbero andati a fare i molti Ecisti a Delfi, prima di partire con le navi poste sotto il loro comando, verso nuove fondazioni?

:)

P.S.

Ho pronto il materiale per proseguire la discussione già da molto tempo, ma interventi vari e frequenti in altre Sezioni, nonchè impegni di lavoro assorbenti, mi hanno distratto...confesso le mie colpe.:D

Se mi concedi qualche giorno...potrai poi meglio esprimerti, anche su Himera.:P

E' una promessa.

;)

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LA PRIMA MONETAZIONE DI ZANKLE

In attesa che Piakos riprenda il suo interessante excursus sul ruolo di Apollo per la “fondazione” di colonie greche, penso sia interessante spendere alcune parole su Zankle e sulle sue prime monete, allo scopo di trovare anche qui qualche connessione col mito fondativo di Apollo.

Il nome Zankle, fondata da coloni calcidesi provenienti dall’Eubea intorno al 756 a.C. deriva da Ζὰγκλης ossia Zanklos, che era un nome siculo indicante la falce, a causa della particolare forma dell’antico porto (vedi figura, risalente al XVI secolo, che offre una idea semplificata della forma del porto).

post-7204-0-61693800-1301068677_thumb.jp

Le prime monete, che sono dracme di piede calcidese, risalgono al 525 a.C. ca. e riflettono chiaramente la vocazione marinara di Zankle. Al diritto s’inarca un delfino al centro di un quadrato diviso in nove settori irregolari, simili a mura e a merli che circondano un recinto. Più raramente sono state coniate anche frazioni, in particolare oboli ed emioboli calcidesi.

post-7204-0-95618200-1301068716_thumb.jp Dracma

post-7204-0-14130700-1301068739_thumb.jp Obolo

post-7204-0-34359400-1301068761_thumb.jp Emiobolo

Sulla particolare forma a falce è stato creato un antico mito greco.

Gaia, la Terra Madre, fu costretta da Urano a trattenere in grembo tutti i figli che generava. Ella allora affidò al figlio Crono una gigantesca falce con cui evirare il padre. Dai genitali del dio caduti in mare nacque Afrodite (Venere) che, viaggiando per mare, raggiunse l’isola di Cipro. La falce fu nascosta nello Stretto e diede origine al porto di Zankle.

Il tipo del delfino caratterizza le monete di diversi centri marittimi nel Mediterraneo arcaico, probabili tappe di una rotta che poneva l’area dello Stretto in relazione col mondo orientale e soprattutto con i porti fenici.

Il delfino era uno degli attributi di Apollo. Il dio aveva scelto dei marinai cretesi quali ministri del suo culto ed era balzato sulla loro nave sotto l’aspetto di un delfino, e li aveva condotti fino a Delfi dove sarebbe poi sorto il suo famoso santuario. L’Apollo Delphinios è un altro degli attributi di Apollo e aveva guidato i Greci nella colonizzazione dell’Occidente e in particolare i coloni Calcidesi nella fondazione di Zankle.

L’immagine del delfino dentro il porto evocava forse questo mitico passato, ma anche un ruolo di Apollo quale somma guida di un viaggio non esclusivamente terreno, come chiarisce la presenza della conchiglia sul rovescio della moneta.

Nella cultura mediterranea la conchiglia è uno dei simboli maggiormente ricorrenti. Nell’Egeo pre-greco, come nel coevo mondo semitico occidentale, le conchiglie erano connesse con dee patrone della fertilità e signore del mare, come Astarte e Afrodite. In seguito assunsero un significato magico-religioso che, dalla semplice funzione apotropaica, si allargava a simbolo di nascita e di rigenerazione anche dopo la morte. Un processo che le correnti filosofiche orfico-pitagoriche, fiorite presso la grecità magno-greca nei medesimi anni delle emissioni zanklee, intesero anche come rinascita spirituale attribuendone l’effetto all’azione salvifica di Apollo.

Ecco come c’entri Apollo anche in una moneta come quella di Zankle che non mostrano apparentemente evidenti connessioni con questa divinità….

(Le notizie sono tratte da M. Caccamo Caltabiano, Le monete greche di Messana e Rhegion, In: Lo Stretto di Messina nell’Antichità, Messina 2005, p. 113-114).

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LA MONETAZIONE DEI SAMII DI ZANKLE

Desiderando continuare a descrivere intanto la monetazione di Zankle-Messana ( e sono ancora debitore alla prof.ssa Caccamo Caltabiano), è da rilevare che nel 494 a.C., con un colpo di stato, Anassila (in greco, Anaxilas) divenne tiranno di Rhegion. Con il suo aiuto un gruppo di Samii, ricchi mercanti provenienti dall’isola orientale di Samos, coniarono una monetazione basata su piede attico, formata da stateri e da varie frazioni, soprattutto dioboli.

post-7204-0-53349200-1301163189_thumb.jp Tetradramma

post-7204-0-15440500-1301163211_thumb.jp Diobolo

Una importante caratteristica degli stateri (didrammi) dei Samii di Zankle è che spesso recano una lettera dell’alfabeto greco, da A ad E, indicanti gli anni a partire dalla presenza samia nella città.

Al diritto si vede lo scalpo di un leone e sul rovescio la prua della nave samia (detta “samiana”, molto apprezzata in antichità per la sua robustezza), con caratteristico scafo desinante in testa di cinghiale.

Lo scalpo di leone era simbolo era simbolo della divinità solare di un Helios morto. La prua di nave, oltre a commemorare il viaggio dei profughi samii verso Zankle, era anche espressione simbolica del viaggio notturno di Helios, che all’alba sarebbe tornato a “risorgere”. Il cinghiale, a sua volta, era simbolo del calore invernale e notturno del sole.

La religiosità solare, evocata dalle monete samie, appare consona alle tradizioni mitiche dell’area dello Stretto. La cuspide nord-orientale della Sicilia, la Trinacria (isola dei tre promontori), era considerata sede degli armenti sacri ad Helios, il dio Sole, che poi il pensiero pitagorico aveva contribuito ad assimilare con il greco Apollo (ancora lui !...).

I nuovi signori dello Stretto cercarono di dialogare con la cittadinanza zanklea sintonizzandosi innanzitutto su comuni tematiche religiose.

(continua)

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