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CONSECRATIO E DIVINIZZAZIONE


Illyricum65

Risposte migliori

Ciao a tutti,

di seguito presento i dati da me raccolti relativamente a CONSECRATIO, DIVINIZZAZIONE e DAMNATIO MEMORIAE relativa agli imperatori romani.

Mi pare sia già così una comunicazione corposa, per la parte numismatica, avendo raccolto molti esemplari... vi prego di pazientare! ;)

APOTHEO′SIS, (ἀποθεώσις), l' ascesa di un mortale fra gli dei.

Il termine apotheosis, fra i Romani, significava propriamente l' elevazione di un imperatore defunto agli onori divini. Questa pratica, che era comune in occasione della morte di quasi tutti gli imperatori, sembra che fosse originata dall' opinione, generalmente diffusa tra i Romani, che le anime o Mani dei loro antenati diventassero divinità; e come era comune per i fanciulli adorare i Mani dei loro padri, così era naturale che gli onori divini fossero pubblicamente conferiti ad un imperatore defunto, che era considerato come il genitore della patria. Quest' apoteosi dell' imperatore era solitamente chiamata CONSECRATIO; e dell' imperatore che riceveva l' onore dell' apoteosi si diceva in deorum numerum referri, o che era stato consacrato consecrari. Si racconta che, nei tempi più antichi, Romolo sia stato ammesso tra le divinità sotto il nome di Quirino (Plut., Rom. 27, 28; Liv., I, 16; Cic., de Rep., II, 10); ma nessun altro re di Roma sembra aver ricevuto questo privilegio e anche nel periodo repubblicano non leggiamo di alcun esempio di apoteosi. Giulio Cesare fu deificato dopo la sua morte e giochi furono istituiti in suo onore da Augusto (Svet., Iul. Caes., 88); e questo esempio fu seguito nel caso di altri imperatori.

L'apoteosi di un imperatore era essenzialmente un atto politico attuato dal successore dell'imperatore.

La cerimonia viene descritta dettagliatamente da Erodiano (V, 2) nel seguente passo:— "È costume dei Romani deificare gli imperatori che muoiono lasciando successori; e chiamano questo rito apoteosi. In questa occasione si vedono per la città forme di lutto unite a celebrazioni e riti religiosi. Onorano il corpo del morto secondo il rito degli uomini, con un sontuoso funerale; e dopo aver modellato un' immagine di cera il più possibile somigliante, la espongono nel vestibolo del palazzo, su un alto letto d' avorio di grandi dimensioni, ricoperto da un lenzuolo d' oro. La figura è pallida, come quella di un uomo malato. Durante buona parte della giornata i senatori siedono attorno al letto sul lato sinistro vestiti di nero; e le donne nobili siedono sulla destra, vestite con semplici abiti bianchi, come prefiche, senza ori o collane. Questo cerimoniale continua per sette giorni; e i medici si avvicinano uno ad uno spesso al letto, e guardando l' uomo malato, dicono che peggiora sempre di più. E quando ritengono che sia morto, i più nobili tra i cavalieri e giovani scelti dell' ordine senatoriale tirano su il letto, e lo trasportano lungo la Via Sacra, e lo espongono nel Foro antico. Palchi come gradini vengono costruiti su ogni lato; su uno sta un coro di giovani nobili, e su quello opposto un coro di donne di alto rango, che cantano inni e canzoni di encomio del defunto, modulate in una solenne e dolente melodia. In seguito portano il letto attraverso la città fino al Campus Martius, nella parte più larga del quale viene costruita una catasta quadrata di legname della misura più grande, a forma di camera, riempita di fascine e all' esterno ornata con tende intrecciate con immagini d' oro e d' avorio. Sopra questa una camera simile ma più piccola, con porte e finestre aperte, e sopra ancora, una terza e una quarta, sempre più piccole, così che si può compararla ai Phari. Al primo piano mettono un letto, e raccolgono incenso e ogni sorta di aromi, frutta, erba, succhi; perché tutte le città e le persone eminenti gareggiano nel contribuire con questi ultimi doni ad onorare l' imperatore. E quando è stato radunato un grande cumulo di aromi, c' è una processione di cavalieri e carri attorno alla catasta, con gli aurighi che indossano maschere per assomigliare ai generali e imperatori romani più insigni. Quando è stato fatto tutto questo, gli altri appiccano ad ogni lato il fuoco, che prende facilmente grazie alle fascine e agli aromi; e dal piano più alto e più piccolo, come da un pinnacolo, un' aquila viene lasciata libera di volare in cielo mentre il fuoco sale, aquila che i romani credono porti l' anima dell' imperatore dalla terra ai cieli; e da quel momento viene adorato con gli altri dei."

In conformità con questo racconto, è frequente vedere sulle medaglie coniate in occasione di un' apoteosi un altare con del fuoco su di esso, e un' aquila, l' uccello di Giove, prendere il volo nell' aria. Le medaglie con questa raffigurazione sono numerose. Solo da queste medaglie possiamo ricostruire un' apoteosi, dal tempo di Giulio Cesare a quello di Costantino il Grande. Nella maggior parte di esse appare la parola Consecratio e su alcune monete greche la parola ΑΦΙΕΡΩϹΙΣ.

Allego foto di un' agata, che si pensa rappresenti l' apoteosi di Germanico (Montfaucon, Ant. Expl. Suppl., vol. V, p137). Nella mano sinistra tiene la cornucopia, e la Vittoria sta posando una corona d' alloro su di lui.

L' apoteosi dell' imperatore (o piuttosto del suo busto) si trova in un medaglione sul soffito dell' arco di Tito.

Sul rilievo del basamento della Colonna di Antonina è rappresentata l'apoteosi di Antonino Pio e di sua moglie Faustina mentre ascendono verso gli dei sorretti da un genio alato, Aion, simbolo dell'eternità. Il genio regge in mano i simboli del globo celeste e del serpente ed è affiancato da due aquile, che alludono all'apoteosi. Ai due lati, in basso, assistono alla scena la dea Roma, in abito amazzonico e seduta presso una catasta di armi, e la personificazione del Campo Marzio, rappresentato come un giovane che sorregge l'obelisco importato da Augusto da Eliopoli ed utilizzato per la grandiosa meridiana del Campo Marzio.

Su un altro lato sono raffigurati i membri del rango equestre intenti a celebrare il decursio o decursius, ovvero la giostra a cavallo durante la cerimonia funebre, coi relativi vessilliferi, all'esterno, e un gruppo di pretoriani all'interno.Questo rito, che doveva aver avuto luogo attorno all'ustrinum dove si era svolta la cerimonia di cremazione, si era svolta in due tempi (prima la processione a piedi, poi la giostra a cavallo), ma nella raffigurazione è usato l'espediente della contemporaneità, collocando una parata dentro l'altra.

(segue)

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L'impostazione del rilievo precedente è tipica delle scene di apoteosi (si veda l' Apoteosi di Sabina in un rilievo dal cosiddetto arco di Portogallo - vedi allegato), con la parte inferiore occupata da figure sedute o distese e quella centrale/superiore con una figura alata, che si innalza obliquamente recando in cielo i personaggi da deificare.

La tradizione ebbe inizio con la dichiarazione del Senato della divinizzazione di Giulio Cesare dopo la sua uccisione nel 44 a.C., atto che scosse l'opinione pubblica di Roma. Quando Augusto morì 58 anni più tardi, ricevette anche lui onori simili fornendo così un modello per i futuri imperatori. Gli obiettivi dell'atto erano di rinforzare la maestà della carica imperiale e, più immediatamente, di associare l'imperatore in carica ad un illustre predecessore. Per esempio, quando Settimio Severo rovesciò Didio Giuliano per prendere il potere nel 193, favorì l'apoteosi di Pertinace, che aveva regnato prima di Giuliano. Ciò permise a Severo di presentarsi come erede e successore di Pertinace, sebbene i due non fossero imparentati.

L'Apoteosi non era un processo automatico, almeno all'inizio dell'era imperiale. Gli imperatori che non erano ricordati con benevolenza o non erano graditi ai loro successori, generalmente non venivano divinizzati. Per esempio, Caligola e Nerone, che erano considerati da molti contemporanei come tiranni e il cui regnò terminò in modo violento, non furono divinizzati dopo la loro morte.

(segue)

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Modificato da Illyricum65
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Una nota a parte, comunque concernente il tema trattato:

GLI USTRINUM

(tratto da un buon sito che vi consiglio di “sfogliare”: http://www.maquettes-historiques.net)

Ustrinum Augustae Domus

Il sito della pira funebre dell'imperatore Augusto, l’ustrinum della casa di Augusto, era situata nel Campo Marzio, nei pressi del Mausoleo di Augusto. Strabone la descrive come un recinto in travertino con una grata in metallo (presumibilmente in cima al muro) e pioppi neri piantato al suo interno. Un urna alabastro , e di sei cippi di travertino rettangolare di grandi dimensioni sono stati rinvenuti in scavi nel 1777 a l'angolo del Corso e Via degli Otto Cantonia (ora via dei Pontefici). Questi cippi aveva iscrizioni di vari membri della famiglia imperiale, i tre figli e una figlia di Germanico, Tiberio, il figlio di Druso, e un certo Vespasiano. E’ molto probabile che questi cippi, o almeno i primi tre , che tutti finiscono con la formula 'crematus est hic,' apparteneva alla ustrinum. Ciò posto il ustrinum sul lato est del Mausoleo.In questa ipotesi, i cippi quarta e quinta, che recano la formula hic situs (o SITA) est, possono avere appartenuto al mausoleo. Hirschfeld, tuttavia, esclude questa possibilità, soprattutto a causa del materiale e la forma del cippi.

L'Ustrinum della famiglia di Augusto, nel centro dell’immagine allegata, era proprio di fianco al Mausoleo di Augusto, sulla Via Flaminia. Anche se le caratteristiche rimangono le stesse, con quadrati concentrichi, si può notare in questo caso che non ci sono alti recinti, ne portici, che vengono proteggere il crematorio.

(segue)

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Poco disgiunto dall'Ustrinum (nell'allegato precedente la struttura a cupola) sorgeva il Mausoleo di Augusto. Misurava circa m.90 di diametro e m. 42 di altezza. Nel centro, una camera funeraria era riservata all’Imperatore, ed intorno, una serie di stanze per I membri della famiglia. Parecchi personaggi famosi ci sono anche stati seppelliti : Marcello, Agrippa, Druso, Lucio e Gaio Cesare, Octavia, Livia, Tiberio, Caligola, Claudio e Nerva, e parecchi altri, fra quelli, ovviamente Augusto stesso.

Ustrinum Antoninorum

I resti di una struttura romana sono stati scoperti nel 1703 sotto la Casa della Missione, a nord-ovest della Piazza di Monte Citorio, con un orientamento come quello delle colonne di Antonino e Marco Aurelio. Consisteva di tre recinti quadrati, uno dentro l'altro. I due muri di cinta interno erano di travertino; quello esterno costituito da un cordolo in travertino, sulla quale si trovavano i pilastri dello stesso materiale con una grata di ferro tra di loro. Il recinto più interno era di 13 metri quadrati, il secondo 23, e quella esterna di 30 metri quadrati. Uno spazio libero, 3 metri di larghezza, è rimasto tra le mura prima e la seconda e tra la seconda e la terza. L'entrata era a sud.

L'ipotesi è che fosse il luogo della pira funebre per i membri di quella dinastia antonina. Questa possibilità non è stata seriamente contestata, anche se potrebbe anche essere stata aderenti alla colonna di Antonino come un grande altare per i sacrifici alla divinizzazione degli imperatori. Lanciani suggerisce che questa può essere stata la "ustrinum Antonini Pii et Faustinae ", mentre un'altra struttura simile, di cui sono stati trovati i resti, nel 1907 solo un po 'a nord-est della prima, potrebbe corrispondere all’ Ustrinum di Marco Aurelio.

L'Ustrinum di Antonino Pio, aveva una alta colonna, la Colonna Antonina. L'ustrinum era composto di tre recinti quadrati concentrichi. L’Ustrinum di Antonino sarebbe stato costruito da Antonino stesso, però per Faustina, morta nel 141. Sarebbe stato utilizzato anche per Antonino alla sua morte nel 161.

(segue)

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Tornando più strettamente al discorso iniziale...

Gli imperatori che venivano divinizzati, venivano chiamati con l'appellativo di divus, titolo che precedeva tutti i loro nomi. Infatti, Claudio veniva chiamato divus Claudius. Questa parola viene spesso tradotta come "dio" (quindi, "Claudio il dio") ma ciò non è esatto; una miglior traduzione sarebbe "divino" (quindi, "il divino Claudio"), un'espressione più leggera che gli intellettuali romani potevano accettare come metaforica. Nel tardo impero, questo onore divenne sempre più associato in modo automatico agli imperatori morti, fino al punto che divenne quasi un sinonimo della moderna espressione "fu" (come dire, per esempio, "il fu Claudio"). Il fatto che divus avesse perso molto del suo significato religioso lo si capisce dal fatto che venne attribuito anche ai primi imperatori cristiani dopo la loro morte (p.es., divus Constantinus).

Quando l'apoteosi divenne parte della vita politica romana nella tarda repubblica e nel primo impero, iniziò ad essere trattata in contesti letterari. Nell'Eneide, Virgilio raffigura la deificazione di Enea, dicendo che verrà accompagnato sulle scale del Paradiso, e cità l'apoteosi di Giulio Cesare. Anche Ovidio descrive l'apoteosi di Cesare nel libro XV della Metamorfosi e attende la glorificazione di Ottaviano.

La nozione di apoteosi venne parodiata da Lucio Anneo Seneca nel suo Apocolocyntosis divi Claudii (La Zuccazione dell'Imperatore Claudio), nella quale Claudio non viene trasformato in un dio, ma in una zucca. Questa opera satirica non solo irrideva il fatto che il notoriamente goffo e malparlato Claudio potesse essere una divinità, ma rivelava una certa irriverenza nei confronti dell'idea del culto del governante, almeno tra le classi educate di Roma.

DIVI

Nota: la data tra parentesi si riferisce al dies Natalis, il giorno della celebrazione di ciascun divo imperatore, così come viene riportata nei calendari tardo-romani.

Augusto (N Divi Augusti: 23 settembre)

Claudio (N Claudi: 10 maggio)

Vespasiano (N Vespasiani: 17 novembre)

Tito (N Divi Titi: 30 dicembre)

Nerva (N Nervae: 8 novembre)

Traiano e Pompeia Plotina (N Traiani: 18 settembre)

Adriano e Vibia Sabina (N D Hadriani: 24 gennaio)

Antonino Pio e Annia Galeria Faustina Maggiore (Pii Antonini: 19 settembre)

Marco Aurelio e Annia Galeria Faustina Minore (N. Marci Antonini: 26 aprile)

Lucio Vero (N Divi Veri: 15 dicembre)

Commodo? (il suo nome è incluso nella serie dei divi antoniniani di Decio, una serie di monete che celebrano i divi augusti; forse Commodo fu considerato divus per breve tempo... salvo poi incorrere nella Damnatio Memoriae)

Pertinace (N Divi Pertinacis: 1 agosto)

Settimio Severo (Divi Severi: 10 aprile)

Geta

Caracalla

Alessandro Severo (N Alexandri: 1 ottobre)

Gordiano I, II

Gordiano III (N Gordiani: 20 gennaio)

Filippo I, II

Traiano Decio

Erennio Etrusco

Valeriano I

Gallieno

Vittorino (divinizzato dal senato dell'Imperium Galliarum)

Claudio II

Aureliano (N Aureliani: 8 settembre)

Probo

Carus

Numeriano Massimino I

Diocleziano

Costanzo I

Massimiano II

Costantino

Costante

Constanzo II

Giuliano II

Gioviano

Valentiniano I

Valente

Graziano

Valentiniano II

Teodosio I

Arcadio

Costanzo III

Onorio

Quindi l'uso si diffuse nella Roma imperiale; l'apoteosi non venne accordata a tutti i principi: ne furono esclusi, tra gli altri, Tiberio, Caligola e Nerone; la ebbero tuttavia, a dir vero, personaggi che erano assai lungi dal meritarla: Claudio, le due Faustine, ecc., la qual cosa provocò le proteste o la satira della gente assennata.

Il Cristianesimo in sulle prime non fece tramontare quest'uso, che vari imperatori, da Costantino ad Onorio, furono ancora proclamati divi alla loro morte: quella di Onorio fu però l'ultima delle apoteosi di settantun Cesari. Continuò comunque una sorta di commemorazione postuma dell’Imperatore che ascendeva al cielo.

(segue)

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DAMNATIO MEMORIAE

La locuzione in lingua latina damnatio memoriae indica un tipo di condanna, in uso nell'antica Roma, consistente nell'eliminazione di tutte le memorie e i ricordi destinati ai posteri. Una pena esemplare, impartita agli hostes, ossia ai nemici di Roma e del Senato, particolarmente odiati. Praticamente è l’esatto contrario dell'apoteosi, che implicava l'assunzione di onori divini dopo la morte.

Di solito era decretata dal Senato (ma non esclusivamente, come è rilevabile sull’Arco di Trionfo di Settimio Severo dove Caracalla fece cancellare il nome di suo fratello Geta).

Talvolta veniva comminata anche successivamente alla cerimonia dell’Apoteosi.

La damnatio memoriae ebbe un processo di degenerazione in età imperiale, giungendo a colpire anche dopo la loro morte persino la memoria degli imperatori spodestati o uccisi. La condanna comportava la cancellazione del nome nelle iscrizioni di tutti i monumenti pubblici, l'abbattimento di statue e monumenti onorari e lo sfregio dei ritratti presenti sulle monete. Ecco come ci racconta la Historia Augusta riguardo alla damnatio memoriae di Commodo (180-192):

« Che il ricordo dell'assassino e del gladiatore sia cancellato del tutto. Lasciate che le statue dell'assassino e del gladiatore siano rovesciate. Lasciate che la memoria dell'osceno gladiatore sia completamente cancellata. Gettate il gladiatore nell'ossario. Ascolta oh Cesare: lascia che l'omicida sia trascinato con un gancio, alla maniera dei nostri padri, lascia che l'assassino del Senato sia trascinato con il gancio. Più feroce di Domiziano, più turpe di Nerone. Ciò che ha fatto agli altri, sia fatto a lui stesso. Sia da salvare invece il ricordo chi è senza colpa. Si ripristino gli onori degli innocenti, vi prego. »

(Historia Augusta, Commodo, 19.1.)

L’elenco cronologico degli imperatori di Roma che subirono la damnatio memoriae è corposo ed incerto, a seconda delle fonti rilevate.

• Caligola

• Nerone

• Domiziano

• Vitellio

• Otone

• Commodo

• Clodio Albino

• Didio Giuliano

• Pescennio Nigro

• Geta

• Macrino

• Diadumeniano

• Elagabalo

• Alessandro Severo

• Massimino I

• Massimo I

• Gordiano III

• Filippo I, II

• Traiano Decio

• Treboniano Gallico

• Erennio Etrusco

• Hostilianus

• Emiliano

• Gallieno

• Aureliano

• Probo

• Carus

• Carino

• Numeriano

• Diocleziano

• Massimiano I, II (Galerio)

• Flavio Severo

• Massimino Daia

• Massenzio

• Licinio I

• Costantino II

• Costante I

• Magnenzio

• Maximus II

Non scamparono alla damnatio memoriae anche certe imperatrici, ad esempio:

Agrippina minore, Bruzia Crispina, Fulvia Plautilla, Giulia Soemia, Aquilia Severa, Giulia Mamea, Cornelia Supera, Fausta.

Sperando di non avervi tediato, ma di avervi dato qualche dato in più sul tema,

un saluto a tutti

Illyricum

:)

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DE GREGE EPICURI

Carissimo Illyricum, grazie davvero per questa ricca messe di notizie, molte delle quali mi erano del tutto ignote (come la descrizione del rito funebre di divinizzazione/consacrazione fatta da Erodiano, che non conoscevo affatto). Interessante e affascinante la veglia di una settimana sul simulacro di cera, davvero pallido...e che peggiora sempre più! Quanto alla DAMNATIO MEMORIAE, altro tema intrigante e affrontato finora di sfuggita nel Forum, è evidente che la distruzione di statue e la erosione dello stesso nome dalle iscrizioni, o dell'effigie dalle monete, ebbero una esecuzione abbastanza limitata. Ma chi erano i "dannati"? Mi pare: quelli che avevano perso nella lotta per il potere (Otone, Vitellio ecc.), quelli assassinati (Caligola, Domiziano), quelli sconfitti da altri pretendenti (Filippo ecc.) ma soprattutto le figure invise al Senato, che spesso rientravano anche nelle categorie precedenti. Tutti gli imperatori invisi al Senato ci sono stati tramandati (dalla Historia Augusta, ma non solo) come pazzi criminali, sanguinari, inetti o vigliacchi. E' l'esito inevitabile della lotta fra l'aristocrazia e l'autocrate, quando quest'ultimo viene sconfitto.

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Ma chi erano i "dannati"? Mi pare: quelli che avevano perso nella lotta per il potere (Otone, Vitellio ecc.), quelli assassinati (Caligola, Domiziano), quelli sconfitti da altri pretendenti (Filippo ecc.) ma soprattutto le figure invise al Senato, che spesso rientravano anche nelle categorie precedenti.

Hai segnalato le giuste categorie...

Aggiungi alla lista:

Seiano (...il Senato si riunì nel tempio della Concordia giudicare Seiano con processo sommario, al termine del quale l'ex-prefetto venne condannato a morte e colpito da damnatio memoriae.)

Caio Cornelio Gallo (...caduto in disgrazia fino ad essere accusato di una vera e propria congiura contro il principe [Augusto], fu condannato all'esilio e alla confisca dei beni, si suicidò nel 26 a.C.)

Gaio Avidio Cassio (...il Senato romano lo proclamò nemico pubblico, mentre Marco Aurelio si recava in Illiria, deplorando la necessità di dover muovere contro il suo fidato subordinato, e persino dichiarando pubblicamente di sperare in un possibile perdono.)

Servio Sulpicio Galba (nella categoria "sconfitti")

Decimo Celio Calvino Balbino (nella categoria "sconfitti")

Marco Clodio Pupieno Massimo (nella categoria "sconfitti")

Foca (Generale e poi imperatore bizantino - ...Eraclio entrò trionfalmente nella capitale dell'Impero bizantino, fece catturare Foca dopo averlo deposto e lo decapitò di persona.) - (pure nella categoria "sconfitti")

La Damnato Memoriae continuò nel Medioevo (venne colpito anche il Papa Formoso).

Talvolta ricompare anche nei tempi moderni, anche se non istituzionalizzata: ad esempio si ricordi la caduta di Saddam Hussein e lo scempio di effigi e statue del dittatore, senza andare ad esempi post bellici della seconda guerra mondiale.

Ciao

Illyricum

:)

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  • 2 mesi dopo...

Caro Illyricum,

le tue "discussioni" sono interventi che meriterebbero di più di essere delle semplici discussioni...

Io credo che di questa discussione mi farò un copia-incolla e mi farò un bel PDF ed una stampa da consultare in ogni momento.

Io lo posterei, insieme ad altro tuo materiale, nella sezione della manualistica.

Grazie per la puntuale ed utile completezza delle tue ricerche!

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Grazie per le belle parole d'apprezzamento, Mika!

E' sempre un piacere ricevere un riconoscimento per il tempo impiegato nella ricerca (che arricchisce gli altri... ma anche l'autore ;) !)

Io lo posterei, insieme ad altro tuo materiale, nella sezione della manualistica.

C'era stato un pour parlez in tal senso, specie per le discussioni con Mirko sui rovesci rappresentanti edifici templari, ma poi non se ne è fatto nulla.

Ho qualche idea per qualche ricerca futura, più avanti mi metterò in moto...

Ciao

Illyricum

:)

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Bella ricerca, ci stai abituando troppo bene :)

A proposito di Commodo, ho fatto una piccola ricerca (con l'aiuto del copia-incolla :P )

Forse il personaggio che più di tutti meritò la dannazione, è un caso di divinizzazione dopo la damnatio maemoriae.

Per quanto generoso e magnanimo fosse stao suo padre, Commodo si dimostrò l'opposto. Molti pensano che Commodo fosse pazzo (in gioventù fece cuocere in un forno un servo colpevole di avergli preparato un bagno troppo caldo), ma comunque fu certamente dedito agli eccessi. Cominciò il suo regno con un trattato di pace sfavorevole concordato con la tribù dei Marcomanni, Quadi e Buri (tribù dei Germani), che era stata in guerra contro Marco Aurelio. Più tardi egli stesso intraprese guerre contro i Germani, riportando spesso parziali vittorie per le quali pretendeva onori dal Senato. Commodo ebbe inoltre la passione per i combattimenti di gladiatori, al punto da scendere egli stesso nell'arena vestito da gladiatore. Questo era considerato scandaloso dal popolo di Roma che considerava i gladiatori al rango più basso della scala sociale. A peggiorare le cose le sue prestazioni erano comiche: entrava nell'arena armato di tutto punto a combattere contro disgraziati armati solo con spade di legno. Vestito come l'eroe mitologico greco Ercole, Commodo sosteneva di aver ucciso 12.000 uomini in combattimenti gladiatori. Per ogni apparizione nell'arena, addebitava alla città di Roma un milione di sesterzi. L'instabilità di Commodo non fu, tuttavia, limitata a questo. Una volta fece massacrare gli abitanti di una città perché uno di loro lo avrebbe guardato con espressione non amichevole. Egli voleva essere adorato come un dio, e trascurava completamente gli affari di stato mentre si dedicava ad un suo harem di circa 300 donne e giovani uomini. Incaricò i suoi amici di amministrare l'Impero e divideva con loro i soldi che questi rubavano. Nel 192, una parte della città di Roma fu distrutta da un incendio, e Commodo colse l'opportunità di "rifondarla", chiamandola in suo onore Colonia Commodiana. Anche i mesi del calendario furono rinominati in suo onore, e perfino al Senato si cambiò il nome in Senato della Fortuna Commodiana, mentre l'esercito divenne Esercito Commodiano. Un anno più tardi, Commodo fu strangolato nel bagno dal suo istruttore, maestro di gladiatorie Narcisso, il giorno prima di quello in cui aveva programmato di recarsi al Senato vestito da gladiatore per farsi proclamare console. Dopo la sua morte il Senato decretò la damnatio memoriae contro di lui ripristinando il nome corretto delle istituzioni. Tuttavia nel 195, l'imperatore Settimio Severo, cercando il favore della famiglia di Marco Aurelio, riabilitò la memoria di Commodo ed il Senato lo dichiarò Dio

Ciao, Exergus

[edit]

p.s. Ancora su Commodo e la genetica... era figlio di due primi cugini, il che dimostra che i matrimoni tra consanguinei non danno buoni risultati...

Modificato da Exergus
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Sulla Damnatio e sulla biografia di Commodo non saprei aggiungere altro.

Un pò :offtopic: vorrei solo integrare sul discorso Commodo-gladiatori che:

- viene riportato che circolavano voci messe in giro da avversari politici di Marco Aurelio che Commodo fosse il figlio illegittimo di Faustina ed un gladiatore (un pò di gossip non guasta mai... :D ). In realtà è probabile che il giovane figlio di Marco Aurelio fosse stato appassionato sin da bambino dai giochi gladiatoriali...

- partecipò a vari combattimenti indossando l'armatura dorata ed ingioiellata di un Secutor, l' avversario tipico che veniva contrapposto al Retiarius (vedi foto allegate). Il Secutor era armato di gladius, colpiva di solito l'avversario di punta (il colpo di taglio non era efficace) ed indossava un elmo liscio, se si eccettua la cresta, per evitare di concedere appigli alla rete dell'avversario; dotato di due fori per gli occhi di diametro di circa 35 mm l'uno riduceva notevolmente l'udito e soprattutto la visuale di chi lo indossava (vedi foto).

- dopo la sua morte si disse che aveva vinto 700 incontri ma Aurelio Victor (storico posteriore all'epoca in cui visse Commodo) riferisce che gli avversari indossavano armature di piombo!

Ciao

Illyricum

:)

PS: allego anche foto della splendida statua di Commodo ritratto come Ercole (con clava ed indossante la pelle di leone) esposta nei Musei Capitolini.

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Grazie Teodato per l' apprezzamento!

Ciao

Illyricum

:)

PS: ho cercato di contattarti con PM ma non accettavi nuovi messaggi; verifica che la capacità della casella del messenger dev'essere esaurita.

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