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Tessera per la teriaca


pozleo

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Un’altra spezieria ‘mitologica’ è quella Al Basilisco, con l’insegna che raffigura questo rettile immaginario della mitologia greca, velenoso e capace di uccidere con il solo sguardo.

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La farmacia con questo nome e insegna è ancora in attività http://www.farmaciabaldisserotto.it )

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Dell’antica spezieria ho trovato questa citazione:

Nonostante tutto, nel maggio 1724, quando in Contrada “la Spezieria Al Basilisco” sopra la riva del Rio di Castello verso San Domenico era gestita da Angelo Giberti, e si trovava nella lista delle Speciarie di Sestiere presso le quali si trovano gli strumenti inservienti al ricupero de sommersi annegati”, un Frate Domenicano Inquisitore vissuto a Castello di Venezia presso il Convento di San Domenico divenne Papa Benedetto XIII dopo essere stato anche Vescovo di Benevento. Riconoscente, inviò come dono al Convento di San Domenico di Castello: 6 candelabri d’argento e una croce usata nella sua Cappella privata.

 

Fonte https://stedrs.blogspot.it/2016/01/?view=sidebar

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Sugli "strumenti inservienti al recupero de sommersi annegati" si apre un altro capitolo assai interessante.

Analogamente a quanto succede oggi col progetto "Farmacuore", tramite il quale vengono individuate una serie di farmacie presso cui installare dei defibrillatori per coprire territori sempre più ampi per il trattamento precoce degli eventi di arresto cardiocircolatorio, anche nella Venezia del Settecento ci si era adoperati in tal senso.

Nel 1768 viene emanata una Terminazione da parte dei Provveditori e Sopraprovveditori alla Sanità -allegata alla quale si trova la "Memoria intorno al metodo di soccorrere i sommersi" scritta dal medico Francesco Vicentini e stampata per "comando del Magistrato Eccellentissimo della Sanità"- in cui si stabilisce che, per rianimare coloro che, a causa di annegamento, sono occorsi in quello che oggi appunto definiremmo un arresto cardiocircolatorio, il metodo di prima scelta sia il clistere a base di fumo di tabacco.

Il 17 maggio 1778 una nuova Terminazione impone che la presenza dell'apparecchiatura necessaria per la somministrazione di tali clisteri sia obbligatoria presso alcune spezierie localizzate nelle diverse zone della città:

Sestier S. Marco: Girolamo Mantovani all'insegna del Redentor in calle Larga S. Marco;

Sestier Dorso Duro: Marc'Antonio Zopelli all'insegna si S. Francesco sulla fondamenta del Gaffaro;

Sestier S. Croce: Gaetano Leonelli alle due ombrelle in rio Marin sulla fondamenta;

Sestier Canal Reggio: Antonio Rossetti alle due sirene scapigliate alla porta del Ghetto;

Sestier S. Polo: Zuanne Bonamigo alla colonna e mezza in campo;

Sestier Castello: Angelo Giberti al basilisco sopra la riva in rio di Castello verso S. Domenico;

L'apparecchiatura di costruzione artigianale, per cui ne esistono vari tipi, era sostanzialmente costituita da un soffietto per camino (o in alternativa una grossa siringa da clistere in peltro) collegato a un contenitore metallico -una specie di turibolo- in cui far bruciare le foglie di tabacco e da cui si dipartiva una cannula con una estremità rigida da inserire nel retto, in modo da poter insufflare aria attraverso il turibolo, mescolandola così col fumo delle foglie di tabacco che in esso stavano bruciando, e di qui poter introdurre la "miscela" nell'intestino del malcapitato di turno.

Il tutto nella convinzione che lo "Spirito animale" abbandonasse come ultima parte dell'individuo morente l'intestino, e che potesse essere riattivato dal fumo del tabacco stesso.

E gli episodi di annegamento erano piuttosto frequenti perché la città è costruita sui canali e a quel tempo ben pochi sapevano nuotare, se ci si attardava a bere qualche "ombra" di troppo e poi si saliva in gondola per tornare a casa bastava poco per perdere l'equilibrio e finire nel canale. E il gioco era fatto.

Alla Terminazione del '68 è infatti acclusa anche una lista dei morti annegati.

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Supporter

Di questa spezieria ‘mitologica’ dall’insegna che raffigura la Fenice, l’uccello sacro e favoloso simile a una grossa aquila in grado di risorgere dalle proprie ceneri, non ho trovato notizie riguardo alla gestione e alla produzione.

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Quanto alla posizione, posso immaginare che si trovasse dalle parti del Teatro La Fenice, in campo S. Fantin, sede oggi di una rinomata profumeria

( https://www.tripadvisor.it/ShowUserReviews-g187870-d6509576-r464693592-The_Merchant_of_Venice_San_Fantin-Venice_Veneto.html )

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Supporter

Le sirene non potevano mancare nelle insegne delle spezierie ‘mitologiche’ e in effetti ne troviamo due nell’insegna ‘Le due Sirene d’oro’ della spezieria più antica gestita nel 1720 da Stefano Du’ Pre e ubicata a S. Girolamo, che risulta tra quelle elencate dal Dian aperte il 16 luglio 1803. Le sirene sono coronate, bicaudate e tengono le due code alzate con le mani.

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L’altra spezieria con l’insegna ‘Alle due Serene scarpigliate’ che raffigura due sirene bicaudate senza corona è ancora aperta e si trova vicino al Ghetto, nel sestiere di Cannaregio, la zona dove gli ebrei veneziani erano obbligati a risiedere durante il periodo della Repubblica veneta.

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Adesso è conosciuta semplicemente come ‘Alle due Sirene’ e sembra che l’aggettivo del vecchio nome si sia perduto nel Ventesimo secolo.

 

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Supporter
Il 12/2/2018 alle 16:30, Spicier dice:

Sugli "strumenti inservienti al recupero de sommersi annegati" si apre un altro capitolo assai interessante.

Analogamente a quanto succede oggi col progetto "Farmacuore", tramite il quale vengono individuate una serie di farmacie presso cui installare dei defibrillatori per coprire territori sempre più ampi per il trattamento precoce degli eventi di arresto cardiocircolatorio, anche nella Venezia del Settecento ci si era adoperati in tal senso.

Nel 1768 viene emanata una Terminazione da parte dei Provveditori e Sopraprovveditori alla Sanità -allegata alla quale si trova la "Memoria intorno al metodo di soccorrere i sommersi" scritta dal medico Francesco Vicentini e stampata per "comando del Magistrato Eccellentissimo della Sanità"- in cui si stabilisce che, per rianimare coloro che, a causa di annegamento, sono occorsi in quello che oggi appunto definiremmo un arresto cardiocircolatorio, il metodo di prima scelta sia il clistere a base di fumo di tabacco.

Il 17 maggio 1778 una nuova Terminazione impone che la presenza dell'apparecchiatura necessaria per la somministrazione di tali clisteri sia obbligatoria presso alcune spezierie localizzate nelle diverse zone della città:

Sestier S. Marco: Girolamo Mantovani all'insegna del Redentor in calle Larga S. Marco;

Sestier Dorso Duro: Marc'Antonio Zopelli all'insegna si S. Francesco sulla fondamenta del Gaffaro;

Sestier S. Croce: Gaetano Leonelli alle due ombrelle in rio Marin sulla fondamenta;

Sestier Canal Reggio: Antonio Rossetti alle due sirene scapigliate alla porta del Ghetto;

Sestier S. Polo: Zuanne Bonamigo alla colonna e mezza in campo;

Sestier Castello: Angelo Giberti al basilisco sopra la riva in rio di Castello verso S. Domenico;

L'apparecchiatura di costruzione artigianale, per cui ne esistono vari tipi, era sostanzialmente costituita da un soffietto per camino (o in alternativa una grossa siringa da clistere in peltro) collegato a un contenitore metallico -una specie di turibolo- in cui far bruciare le foglie di tabacco e da cui si dipartiva una cannula con una estremità rigida da inserire nel retto, in modo da poter insufflare aria attraverso il turibolo, mescolandola così col fumo delle foglie di tabacco che in esso stavano bruciando, e di qui poter introdurre la "miscela" nell'intestino del malcapitato di turno.

Il tutto nella convinzione che lo "Spirito animale" abbandonasse come ultima parte dell'individuo morente l'intestino, e che potesse essere riattivato dal fumo del tabacco stesso.

E gli episodi di annegamento erano piuttosto frequenti perché la città è costruita sui canali e a quel tempo ben pochi sapevano nuotare, se ci si attardava a bere qualche "ombra" di troppo e poi si saliva in gondola per tornare a casa bastava poco per perdere l'equilibrio e finire nel canale. E il gioco era fatto.

Alla Terminazione del '68 è infatti acclusa anche una lista dei morti annegati.

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Buona giornata

:blink: :blink: :blink: Mamma mia .... con un clistere di fumo pensavano di recuperare un annegato!

saluti

luciano

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Supporter
42 minuti fa, fromUkrain dice:

Hello everybody
a small replenishment of my collection

 Venice’s Due Mori pharmacy ?

diameter  40 mm

 

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Hi fromUkrain,

Yes: a large capsule lid of the Theriac produced by Venice's Due Mori pharmacy, according to the legend.

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Supporter

Buona giornata

Non ne ero a conoscenza, ma dalla lettura di un libro del 1975, a cura del Signor Eugenio Vittoria, che riguarda i detti veneziani e i modi di dire che, spesso, ancora oggi, fanno parte del lessico veneziano, ne ho trovato uno che riguarda la teriaca.

Lo porto a conoscenza dei nostri "triacanti", non certo perchè rivolto a loro, ma perché indica quanto fossero (e sono) salaci i veneziani e riuscissero, anche con un po' di arguzia, a prendersi simpaticamente in giro e dissacrare cose anche molto importanti come lo era la teriaca.

No ti xe bon gnanca de far triaca

Salto a pie' pari la spiegazione di cosa fosse la teriaca ed i metodi di preparazione e controllo riportati nelle scritto del Vittoria ... c'è molto di più in questa discussione, ma riporto il succo della spiegazione che lo Stesso da.

Il detto vuol significare persona buona a nulla, di nessun valore. La persona non può essere paragonata a nessuna di quelle sostanze che servivano per fare la teriaca, una mistura tanto protetta al tempo della Repubblica di venezia.

saluti

luciano

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Supporter

La teriaca è anche citata da Lewis Carrol in 'Alice nel Paese delle meraviglie'.

https://you-ng.it/archivio/2014/01/15/diagnosi-letterarie-chi-ha-avvelenato-il-cappellaio-matto/

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Supporter

La teriaca fu molto diffusa a Napoli, dove veniva ancora prodotta nel 1906. Per avere un’idea dell’importanza che questo rimedio ebbe nella città, basti pensare che viene citato anche all’interno di una celebre tarantella del folklore napoletano ambientata nei fondali marini, “Lo Guarracino”, che si conclude così:

“Cinquanta muorte e duicient’ ferite

E n’ati vinte ‘mpericule ‘e vita

E ‘ll’autri jettero add’ò speziale

A piglià l’Acqua Turriacale”.
 

La trama della canzone, ambientata nei fondali marini e i cui protagonisti sono proprio gli abitanti del mare, ruota attorno alla figura del Guarracino che s’innamora della Sardella, ma alle nozze viene a conoscenza da una soffiata della Patella dell’infedeltà della sposa. Scoppia un terribile lite che coinvolge tutti i convitati al matrimonio e i pesci del vicinato, e si conclude con il bilancio dei primi due versi citati. Alla fine però i contendenti trovano un accordo e a pace fatta si concedono un bicchiere di teriaca, bevanda ristoratrice del corpo e della mente. Alla salute!

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Supporter

Per approfondimenti sull’acqua turriacale della saga del Guarracino come il medicamento più popolare nelle terre meridionali tra il XV e il XVIII sec. si rimanda all’articolo di Massimo Marra “La vipera e l’oppio: la Teriaca di Andromaco a Napoli tra XVI e XVIII secolo” al sito

https://aispes.net/biblioteca/therapeutike/la-vipera-e-loppio-la-teriaca-di-andromaco-a-napoli-tra-xvi-e-xviii-secolo/

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Per concludere l’associazione della raffigurazione sull’insegna di una spezieria alla mitologia, penso che anche quella ‘Alla Cerva d’oro’ possa entrare nel novero delle spezierie ‘mitologiche’ in quanto la cerva può essere considerata quella dalle corna d’oro del monte Cerinea, la cui cattura era l’obiettivo della quarta fatica di Eracle.

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Non ho notizie della vecchia spezieria, che potrebbe avere un legame con l’odierna Farmacia Cerva d’oro a Dorsoduro.

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Buongiorno a tutti,

dopo la caduta della Serenissima, il territorio veneziano passa sotto il controllo della Francia, poi dell'Austria, di nuovo della Francia e nuovamente dell'Austria, fino all'annessione al Regno d'Italia.

Sono andato a vedermi come la Teriaca è stata presa in considerazione dalle due potenze egemoni e ho trovato che l'Austria la considerava assai poco: solo nella I edizione (Milano 1794 e Venezia 1798) della Pharmacopoea Austriaco-Provincialis viene brevemente trattata in una forma assai semplificata, poi sparisce dalle successive edizioni.

 

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Apparentemente grande importanza le viene ancora data dalla Francia che nel Codice farmaceutico ovvero Farmacopea francese (stampato a Verona, e anche a Palermo, nel 1819), ne propone sostanzialmente la formula classica, tentando pure una sua analisi dal punto di vista chimico.

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  • 2 mesi dopo...
Supporter

In un’asta londinese è stato battuto questo tappino di 21 mm di diametro con un Bambin Gesù… extra large.

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Italy, Venezia, 17th century. PB Theriac box lid (21mm, 5.47g). Half-length bust of Madonna r., holding infant Christ. R/ Blank. VF - Good VF.

 

Dev’essere l’effetto anabolizzante della teriaca prodotta dalla spezieria della Madonna/mamma.

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  • 2 settimane dopo...
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Medaglia citata nel lavoro di Ulrich Klein ‘Von Paradies: Theriak und Theriak-Kapseln’, Schweizer Munzblatter Heft 218/2005. E’ stata presentata nell’UBS Gold & Numismatics, Auction 85, lot 1948, 07.09.2010.

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EUROPA
SCHWEIZ
Genf, Stadt
No.: 1948
Schätzwert/Estimate: CHF 100
Silbermedaille 1893. Auf das 25-jährige Dienstjubiläum von Burkhard Reber. Keule von Schlange umwunden auf Lorbeerzweig. Rv. Gefässe vor gekreuzten Schwertern und Zweigen.
25,37 g. Fast vorzüglich-vorzüglich.

La medaglia, opera di Hugues Bovy e Vasco Schlütter, è dedicata a Burkhard Reber (1848-1926), precursore della storia della farmacia svizzera, in occasione del venticinquennale di attività in farmacia. Accanto all'urna cineraria c'è un vaso con la scritta "THERIAC".

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  • 3 settimane dopo...
  • 3 settimane dopo...
Supporter
Il 24/5/2018 alle 00:00, apollonia dice:

Realizzo 45 GBP da base 40 GBP.

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Nella prossima Bertolani 60 un lotto comprendente un tappo sigillo dello Struzzo d'oro.

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  • 2 mesi dopo...
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Segnalo un lavoro di Gabriel Custurea nel quale l’autore presenta sei capsule della teriaca scoperte in Dobrugia. Una testimonianza dei rapporti di questa regione della Romania con Venezia.

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pontica-41-pag-415-418.pdf

 

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Supporter
 

Stima 50 GBP, realizzo 45 GBP.

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Segnalo due tappi sigillo della spezieria ‘Alla Testa d’oro’ battuti alla Elsen 120.

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Medals and Jetons 
ITALIE, VENISE, lot de 2 couvercles de pot à thériaque, à la marque de l'épicerie "Alla Testa d'Oro", 17e s. Voltolina 1225 var. Plomb, 40 et 42 mm.
Beau
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Nonostante si tratti di imitazioni e un tappo presenti un’ampia frattura e un pezzo mancante, il prezzo di aggiudicazione è stato di 250 € da base 100 €.

 

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  • 2 settimane dopo...
Supporter
Il 12/5/2015 alle 13:48, apollonia dice:

Il tappo sigillo non ufficiale della spezieria Alla Testa d’oro del post # 260 è stato aggiudicato a 90 $.

Un’altra imitazione con la legenda alterata ma in migliori condizioni di conservazione è stata aggiudicata lo scorso anno a 120 €.

 

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Interesting Theraic Box Seal

UNCERTAIN EASTERN MEDITERRANEAN. 17th century. PB Theriac box seal (37mm, 21.29 g). Derivative of the Production of the Alla testa d’oro Pharmacopia of Venice. Laureate and draped right; to right, small winged lion(?); border consisting of garbled legend within blossom-wreath / Blank. Cf. P. Voltolino, La storia di Venezia attraverso le medaglie (Milan, 1998), pp. 271-2 and no. 1295; cf. C. Martin, “Les capsules de theriaque”, - Museés de Genèva 99 (Geneva 1969), pp. 11-13; cf. U. Klein. “Von Paradies zu Paradies: Theriak und Theriak-Kapseln,” SM 218 (June 2005), 38-41, figs. 3, 9, 11; cf. Peus 364, lot 734 = Peus 367, lot 2086 (all refs. for protype). VF, deposits. An interesting example of an imitation of the popular pharmaceutical product.

 

 

apollonia

Dati storici che accompagnano la didascalia.

Theriaca (also known as ‘Venice triacle’) was an ancient medicinal compound, employed as a traditional medicine since the time of Mithridates VI of Pontus, and was used as antidote against any poisonous bite. Nero’s physician Andromachus, as well as the medical author Galen discussed its medicinal value. Containing more than 64 ingredients, including viper flesh and opium, as well as herbs, cinnamon, agarics, and gum arabic, it was mixed with honey and wine to complete the compounding process. During the Middle Ages, it was considered a panacea. Theriac became a valuable article of commerce, with Venice, Padua, Milan, Genoa, Bologna, Constantinople, and Cairo all competing in its trade. It was expensive and hence available only for the rich (quality theriac cost one German taler in 1580s). By the time of the Renaissance, the making of theriac had become an official public ceremony, especially in Italian cities. It is first mentioned in England in 1538, and it gained popularity in Germany around the same time. Pharmacists sold it as late as 1900.Venice regulated the production and trade of theriac beginning in 1258, and by the fifteenth century controlled its distribution throughout Europe. About 40 pharmacy shops in Venice were officially allowed to produce and sell theriac. One of the most renowned factories was “La farmacia alla testa d’oro,” which operated on the Rialto since 1565. The pharmacy kept detailed records on the amounts of its annual production. Curiously, this pharmacy still exists and operates in Venice.

 

Risultato dell'asta.

Estimate $200. Sold for $120.

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