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IGNORED

Tessera per la teriaca


pozleo

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Vielen Dank für diese wirklich interessanten Informationen und Links. Das ist sehr nützlich für mich.

Ich suche das Zeichen der Apotheke Al Hidra, deren Kapseln bereits in den Beiträgen 852-856 erwähnt wurden. Leider ist die Debatte umgeleitet worden. Ich konnte keine Al Hidra Apotheke auf den Seiten entdecken, die jetzt fortfahren. Was können Sie uns über diese Apotheke erzählen?

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  • 1 mese dopo...
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ROMA NUMISMATICS LTD: ISLAMIC, MEDIEVAL AND WORLD SALE 2, LOTTO 239

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Base d’asta: 30 EUR. Valutazione: 50 EUR. Fai un'offerta alla casa d’aste

Lotto 239. Eastern Europe (Bulgaria or Romania?) PB Theriac Capsule Seal. Circa 17th - 18th century. Design derived from the seals produced by the Alla testa d'oro pharmacy in Venice. Blundered legend, laureate and draped male head to right; uncertain symbol (small winged lion?) before / Blank. G. Custurea, Două Noi Capace de Teriac Descoperite Pe Teritoriul Dobrogei in Pontica LII Supplementum VI (Constanța, 2019), pp. 431-443, fig. 2 (found at Plopeni, Romania); cf. U. Klein. "Von Paradies zu Paradies: Theriak und Theriak-Kapseln" in SM 218 (June 2005), pp. 38-41, figs. 3, 9 & 11; CNG E-344, 607. 26.24g, 39mm.

Condition as seen.

From a private UK collection.

Theriac, described by Klein as a 'wonder drug', was an all purpose medicinal product originating as far back as the Hellenistic period. The centre for sale of this product was Venice, from where it was exported all over the world. Its composition, made up of opium, spices and snake flesh, amongst other ingredients, was a closely guarded secret, making it all the more desirable. The capsule seals were made exclusively of lead or lead alloy and stamped with the symbol of the pharmacy as a guarantee of the authentic nature of the product. This did not prevent counterfeit products purporting to be from the well established pharmacies in Venice, many of which have been found in the Balkans (see Custurea in references).

apollonia

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CONCORDIA NUMISMATIC, AUCTION 3, LOTTO 721, 31 mar 2023 - 1 apr 2023

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Base d’asta: 10 EUR

Lotto 721.
PB Venice. Theriac Capsule Seal (c. AD 17th century)
Obv: Radiant ostrich standing left; serpent in left field. Circular inscription: THERIACA FINA AL STRUZZO DORO V.
Rev: Blank.
U. Klein. "Von Paradies zu Paradies: Theriak und Theriak-Kapseln," SM 218 (June 2005), 38-41.
Weight: 8.17 g.
Diameter: 24.26 mm.

apollonia

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CONCORDIA NUMISMATIC, AUCTION 3, LOTTO 1253, 31 mar 2023 - 1 apr 2023

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Base d’asta: 5 EUR

Lotto 1253. PB Venice. Theriac Capsule Seal (c. AD 17th century)
Produced by the All'Umiltà Coronata pharmacy. TRIACA FINA IN VENETIA, crowned standing female figure.
Cf. U. Klein. "Von Paradies zu Paradies: Theriak und Theriak-Kapseln," SM 218 (June 2005), pp. 35–42.
Weight: 8.89 g.
Diameter: 24.08 mm.

apollonia

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https://www.biddr.com/auctions/bucephalusnumismatic/browse?a=3353&l=3839216
 

ITALY, Venice (Circa 18th century) Theriac box. 8.26g 25.3m

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  • 3 mesi dopo...
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Condivo volentieri:
 

A) THERIAC CAPSULE (CIRCA 17TH CENTURY AD).
Condition : See picture. No return.
Weight : 22.46 g
Diameter: 43 mm

https://www.biddr.com/auctions/bucephalusnumismatic/browse?a=3605&l=4172629

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B) THERIAC CAPSULE (CIRCA 17TH CENTURY AD).
Condition : See picture. No return.
Weight : 12.56 g
Diameter: 25.5 mm

https://www.biddr.com/auctions/bucephalusnumismatic/browse?a=3605&l=4172630

 

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IMG_1689.jpeg

Modificato da Oppiano
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1 ora fa, Oppiano dice:

Condivo volentieri:
 

A) THERIAC CAPSULE (CIRCA 17TH CENTURY AD).
Condition : See picture. No return.
Weight : 22.46 g
Diameter: 43 mm

https://www.biddr.com/auctions/bucephalusnumismatic/browse?a=3605&l=4172629

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B) THERIAC CAPSULE (CIRCA 17TH CENTURY AD).
Condition : See picture. No return.
Weight : 12.56 g
Diameter: 25.5 mm

https://www.biddr.com/auctions/bucephalusnumismatic/browse?a=3605&l=4172630

 

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Complimenti a Oppiano che - come penso - le ha aggiunte alla sua collezione.

apollonia

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Dal 2014, quando una capsula della spezieria Al Cedro Imperiale è entrata nella mia collezione (post # 234), ho parlato in più occasioni della doppia insegna di forma ovale in cui compare questa farmacia accanto  alla farmacia "All'Insegna della Vecchia", che si trova all’esterno, sulla colonna di destra dell’ingresso

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La fusione tra le due insegne in una sola farmacia per diritti di proprietà acquistati nel maggio del 1822 è certificata dai documenti. Una spiegazione meno burocratica e più ‘romantica’ dell’accaduto si trova nelle cronache del 10 gennaio 1755, la data del funerale della moglie del console di Gran Bretagna. La defunta era vestita d’un abito bianco di seta e teneva in mano un cedro come geroglifico dell’Eternità. In memoria di questa signora il farmacista dell’epoca, che secondo i pettegoli era legato da ‘affettuosa amicizia’ alla defunta, decise di modificare l’insegna ‘Alla Vecchia’ consegnandola ai posteri com’è oggi.

apollonia

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È noto il nome dell'amata del farmacista dalle cronache ufficiali, che il 10 gennaio 1755 "occorresse il funerale della Ill.ma Sig. Catterina Thosor, moglie del Sig. Smith, console della Gran Bretagna, incommodata da molti anni...era vestita d'un abito bianco di seta...con un Cedro in mano, come Geroglifico dell'Eternità".

La farmacia, sita a due passi dal teatro di S. Luca (battezzato nel 1833 "Teatro Apollo" e nel 1875 "Teatro Goldoni"), era famosa per essere il ritrovo degli artisti e di quanti praticavano il teatro, tra i quali George Sand che utilizzava la farmacia come recapito per la sua corrispondenza a Venezia.

E ancora, Gioacchino Rossini, che non solo frequentava la spezieria, ma ne era diventato l'ospite del titolare Giuseppe Ancillo "chimico-farmacista assai reputato, ed uomo di spirito, colto ed istruitissimo", col quale il grande pesarese coltivò grandissima amicizia testimoniata dalle numerose lettere da lui scritte (ora conservate in collezione privata) e da un prezioso dono: il leggio su cui il Maestro compose e diresse per la Fenice la prima della Semiramide, conservato nel Museo del Conservatorio di Musica S. Pietro a Majella di Napoli.

Sul mobile sono incollate due attestazioni autografe di Gioacchino Rossini, coperte da vetri. Quella inferiore riporta: Faccio dono di questo Lettorino all'antichissimo amico Ancillo, ed attesto avere composta La Semiramide su questo modesto arnese. Venezia 1823. Gioacchino Rossini. Quella superiore: "Riveggo con somma soddisfazione nell'abitazione del mio dilettissimo amico Ancilo il Lettorino modesto che mi fornì l'Impresa del Teatro della Fenice per comporre la mia Semiramide. Primo Marzo 1841: Gioacchino Rossini".

apollonia

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Sempre di Teriaca parliamo ma, questa volta, ci spostiamo nuovamente a Roma, per condividere volentieri questo ulteriore esemplare appena entrato in collezione, ex Lotto 1026 asta Artemide 63E del 1-2/7/2023, così descritto in catalogo con relative foto:

Roma.  Spezieria dei Gesuiti.  Teriaca, tappo sigillo di contenitore, XVII sec.  D/+ *IHS*THERIACA *C* *R*; sotto, angelo.  PB.  7.53 g.  32 mm.  R.  Coperchio integro. In via del Caravita a Roma aveva sede la spezieria dei Gesuiti dove il celebre medicamento veniva prodotto con un solenne cerimoniale alla presenza delle autorità mediche e religiose dell'Urbe e venduto al consumatore in contenitori chiusi da coperchi di piombo con il trigramma IHS sormontato da una croce che Ignazio di Loyola scelse come proprio sigillo nel 1541 e successivamente la Compagnia di Gesù adottò come proprio emblema. Il trigramma seguito da ‘THERIACA’ è posto tra una croce e un volto d’angelo alato con le iniziali C e R sopra le ali. Un volto d’angelo alato simile a questo è raffigurato anche sui vasi da farmacia dei Gesuiti e rappresenta una sorta di marchio di fabbrica di questo ordine religioso.  qBB.

Sulla Teriaca della Spezieria dei Gesuiti di Roma già se ne è parlato su queste pagine; rinvio al post #198:

https://www.lamoneta.it/topic/66189-tessera-per-la-teriaca/?do=findComment&comment=1414732

e al post #276:

https://www.lamoneta.it/topic/66189-tessera-per-la-teriaca/?do=findComment&comment=1594110

come esempi.


Saluti,

Domenico

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  • 1 mese dopo...
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Due ulteriori esemplari.

 

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40 minuti fa, Oppiano dice:


Due ulteriori esemplari.

 

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Complimenti per il Doge (anzi, il Dose).

apollonia

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Due ulteriori esemplari (con differenza, forse!)

 

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2 ore fa, Oppiano dice:

Due ulteriori esemplari (con differenza, forse!)

 

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DO RO ai lati dello struzzo nella prima.

apollonia

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  • 2 settimane dopo...
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Altri due esemplari in collezione.

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21 ore fa, Oppiano dice:

Altri due esemplari in collezione.

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Entrambi autentici e con scritte leggibili.

apollonia

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  • 2 settimane dopo...
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Oltre alla Farmacia alla Gatta di Venezia, al Ponte dell’Aceto, ne esiste una con lo stesso nome a Castelfranco Veneto (TV).

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Oggi questa farmacia presente dalla fine del Settecento si trova in Piazza Giorgione 14, ma la dislocazione non era quella attuale in quanto si trovava al piano terra del Palazzo all´incrocio di Corso XXIX aprile.

Si narra che, condizioni atmosferiche permettendo, alle ore 17:22 del 14 febbraio un raggio di sole entri dalla porta ad ovest del castello medievale ed esca dalla porta ad est; tale raggio andava ad illuminare la gatta di legno, emblema della Farmacia.

Ancora oggi all´interno della farmacia si conserva la gatta di legno.

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apollonia

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ITALIEN-VENEZIA, COMUNE Bleisiegel o.J. (einseitig; 17. Jh.) für Theriak der Apotheke \"Alla Testa d' Oro\". Belorbeerter männlicher Kopf r. in Schriftkreis und Kranz (ss; leicht gewellt, kleine Randausbrüche; 41,5 mm). Dazu ein weiterer Gegenstand aus Blei (ehemals wohl ein Gefäß; 36,7 mm). Voltolina 1225. Brett. -. 2 St. RR

Die Apotheke \"Alla Testa d' Oro\" existierte bis vor wenigen Jahren am Fuß der Rialto-Brücke. Zu ihrem Hauptgeschäft gehört der Vertrieb des Universalheilmittels Theriak, das seit der Antike existierte.

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  • 1 mese dopo...
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Sempre in tema di Teriaca.

Lotto 1007 Asta Artemide 28-29/10/2023.

Iacopo Sozzi (XVII sec), cacciatore di vipere. 
Tappo di teriaca, Seconda metà del XVII sec.  

D/  D. IACOPO SOZI ORV attorno a immagine di una vipera.  

PB.  16.15 g.  31.50 mm.

Documento storico di grande interesse. In ottima conservazione.  SPL.

Iacopo Sozzi fu un famoso cacciatore di vipere, che collaborò con Francesco Redi nelle dimostrazioni sul veleno delle vipere. Fu infatti Redi a gettare le basi della moderna tossicologia e a studiare in maniere scientifica la. velenosità delle vipere. A seguito riportiamo un interessante passo tratto dall'Enciclopedia online Treccani.


Da Napoli arrivarono al principio di Giugno le Vipere per compor la Triaca nella Spezieria di S.A. Ser. alla di cui presenza, e di tutti gli altri Serenissimi Principi favellandosi di questi animali, e della gran parte, che egli anno nella composizione di quel maraviglioso antidoto, si venne a dire del lor veleno, e di quel, ch’ei fosse, ed in qual parte del lor corpo n’avessero la miniera (Osservazioni intorno alle vipere, 1664, p. 9).
L’interesse per il tema del veleno viperino, base essenziale per la preparazione della teriaca, il rimedio «da sempre applicato a vari tipi di morbi e avvelenamenti» era emerso, dunque, proprio l’anno precedente nel corso di una delle sedute del Cimento.
Qual è la sede del veleno? Come agisce e perché uccide? Che succede se viene ingerito? Sono, questi, alcuni degli interrogativi ai quali Redi, nella dimensione collegiale della scienza a corte, tenta di fornire una risposta mettendo a punto una metodologia di ricerca che, destinata ad affinarsi nelle Esperienze intorno alla generazione degl’insetti, diverrà caratteristica della sua ‘arte della sperimentazione’.
Raccolte le varie ipotesi tra i presenti e constatato che l’opinione più diffusa tanto tra gli antichi quanto tra alcuni dei moderni autori era che a uccidere fosse il fiele dell’animale, ritenuto tossico anche se ingerito, si procede alla sua verifica sperimentale. Ad aprirla il celebre intervento di un certo Jacopo Sozzi, cacciatore di vipere al servizio del granduca, il quale, «appena dal ridere potendosi contenere» dimostrò l’innocuità del principio trangugiandolo d’un fiato senza riceverne alcun danno, dopo averlo diluito in mezzo bicchiere d’acqua.
Non potendo escludere che il rude Jacopo non avesse assunto in precedenza un qualche antidoto, l’esperienza viene replicata su una ricca serie di animali, tutti usciti indenni dalla prova. Stesso esito si ottiene stillando fiele direttamente sulle ferite, ponendo quindi il presunto ‘veleno’ a contatto con il sangue.
Escluso, dunque, il fiele come agente del veleno viperino, l’indagine si sposta sul ‘liquore’ giallo, simile per odore e sapore all’olio di mandorle, che ristagna nelle guaine che avvolgono i denti della vipera. Come per il fiele, anche di questo elemento si testano per primi gli effetti conseguenti alla sua ingestione. Ecco ancora in scena l’intrepido Jacopo che, indenne dopo averne bevuto una cucchiaiata, scelta una vipera «delle più grosse, delle più bizzarre, e delle più adirose», ne raccoglie in mezzo bicchiere di vino non solo tutto il liquido che riesce a ricavarne dalle guaine, ma anche «tutta la spuma, e tutta la bava» rigettata dall’animale (Osservazioni intorno alle vipere, cit., p. 17), bevendola come se si fosse trattato di «giulebbo perlato» (pp. 17-18). Ripetendo la procedura utilizzata per il fiele, si passa quindi a sperimentarne gli effetti su una nutrita serie di altri animali e, ottenuto lo stesso risultato, si decide di verificare – sullo sfondo della scoperta della circolazione del sangue – «se per fortuna messo sulle ferite» non fosse cagione di morte (p. 22). Ebbene, nel giro di poche ore tutti gli animali così trattati muoiono, sia che il ‘liquore’ provenisse da vipere vive, sia che fosse stato estratto da animali morti anche da due o tre giorni. La conclusione che a seguito di ‘reiterate esperienze’ Redi può stabilire, facendo piazza pulita di una moltitudine di ‘errori’ provenienti tanto da autori antichi che moderni, è che la morte è direttamente conseguente all’inoculazione del liquido contenuto nelle guaine, liquore – si precisa – che non è «veleno, se non tocca il sangue» (Osservazioni intorno alle vipere, cit., p. 55). 
[Treccani on line. Sv. Redi Francesco, di Marta Stefani - Il Contributo italiano alla storia del Pensiero: Scienze (2013)].

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Un tappo di contenitore di Teriaca senza una specifica indicazione del contenuto mi sembra strano.

Secondo me il tappo potrebbe riguardare un elettuario molto più recente della Teriaca, l’«Orviètan», l’antiveleno introdotto negli usi solo verso la fine del sedicesimo secolo, per l’abbreviazione ORV nella scritta dopo il nome del famoso cacciatore di vipere Jacopo Sozzi.

Questo senza nulla togliere all’importanza storica del reperto perché la figura di Jacopo Sozzi, nativo di Popiglio in provincia di Pistoia, detto il Viperaio, che in ottanta anni della sua vita non ha “fatto altro mestiero che del pigliar vipere” da utilizzare nelle preparazioni farmaceutiche, è ben conosciuta nella letteratura scientifica seicentesca. Francesco Redi (1626-1697) gli ha infatti dato vita e veste letteraria nella prima memoria che dà alle stampe nel 1664, Osservazioni intorno alle vipere.

apollonia

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Grazie @apollonia, gentilissimo.

Il tuo intervento mi invita a riportare la prefazione di Sandro Bassetti al suo libro dal titolo L'Orviétan. Medicina universale. 1504-1828. (Lampi di Stampa, 2011).

 

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L'antidoto orvietano più noto come «Orviétan» ha una vita certamente più breve ma non meno interessante dei due farmaci più famosi della storia: il Mitridato e la Theriaca. Mentre il Mitridato e la Theriaca hanno origine nell'antichità classica e sono prescritti, richiesti e usati per quasi duemila anni ovvero fino a metà dell'Ottocento, l'«Orviétan» è introdotto negli usi solo verso la fine del sedicesimo secolo, e dunque ben più recentemente, ed è già in disuso nell'Ottocento quando invece la Theriaca e il Mitridato non hanno ancora perso completamente di smalto. Mentre il Mitridato e la Theriaca sono tramandati nei secoli nei trattati di materia medica, l'«Orviétan», inizialmente, è diffuso, con una formula segreta e con successo, da «ciarlatani» (con questo termine s'intendono, allora, persone che producono e vendono medicinali senza far parte delle professioni ufficiali della medicina e della farmacia; e le loro ricette sono segrete ed empiriche) e solo in seguito e per breve tempo entra nelle farmacopee. I ciarlatani, o venditori itineranti, diffondono l'«Orviétan» non solo nelle piazze, in occasione di fiere e mercati, ma anche e soprattutto nei salotti bene di Parigi e di Roma facendolo diventare un fenomeno di costume. Al contrario della Theriaca e del Mitridato, rimedi ben accettati dalla medicina dotta e sulla cui efficacia non ci sono discussioni, l'«Orviétan» è fondamentalmente un rimedio popolare. E accreditato dalla classe medica solo per un secolo e sempre e comunque a denti stretti. I suoi venditori, anche se osteggiati dalla professione medica e farmacentica ufficiale, godono in ogni caso a lungo della protezione dei potenti, di papi e monarchi. Benchè all'«Orviétan» siano attribuite le stesse virtù di quelle dei due suoi illustri precursori, Theriaca e Mitridato che spesso ne fanno anche parte, la sua storia è molto più complessa, controversa e anche pittoresca. Insomma, a differenza della Theriaca e del Mitridato accettati tanto dalla medicina popolare quanto dalla dotta, '«Orvietan» dà vita a discordie e gelosie; le produce in campo medico, politico ed anche tra i venditori ed i membri della professione farmacentica ufficiale, ossia tra i ciarlatani e gli speziali in Italia e gli apothicaires in Francia.

Genera anche entusiasmi spesso sproporzionati e certamente non basati su argomenti scientifici ma empirici.

https://books.google.it/books?id=imWcAgAAQBAJ&pg=PA17&dq=Orviètan+sozzi&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&source=gb_mobile_search&sa=X&ved=2ahUKEwiImJWt-J2CAxXpg_0HHfRLACIQ6AF6BAgHEAM#v=onepage&q=Orviètan sozzi&f=false

 

Chiaro, non è un tappo per la Teriaca veneziana e, quindi, a stretto rigor di logica, sarebbe out rispetto alla discussione che ci occupa. Ma credo che alla fine possa contribuire egregiamente ad inquadrare il fenomeno nella sua generale visione.

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7 minuti fa, Oppiano dice:

Grazie @apollonia, gentilissimo.

Il tuo intervento mi invita a riportare la prefazione di Sandro Bassetti al suo libro dal titolo L'Orviétan. Medicina universale. 1504-1828. (Lampi di Stampa, 2011).

 

image.jpeg

L'antidoto orvietano più noto come «Orviétan» ha una vita certamente più breve ma non meno interessante dei due farmaci più famosi della storia: il Mitridato e la Theriaca. Mentre il Mitridato e la Theriaca hanno origine nell'antichità classica e sono prescritti, richiesti e usati per quasi duemila anni ovvero fino a metà dell'Ottocento, l'«Orviétan» è introdotto negli usi solo verso la fine del sedicesimo secolo, e dunque ben più recentemente, ed è già in disuso nell'Ottocento quando invece la Theriaca e il Mitridato non hanno ancora perso completamente di smalto. Mentre il Mitridato e la Theriaca sono tramandati nei secoli nei trattati di materia medica, l'«Orviétan», inizialmente, è diffuso, con una formula segreta e con successo, da «ciarlatani» (con questo termine s'intendono, allora, persone che producono e vendono medicinali senza far parte delle professioni ufficiali della medicina e della farmacia; e le loro ricette sono segrete ed empiriche) e solo in seguito e per breve tempo entra nelle farmacopee. I ciarlatani, o venditori itineranti, diffondono l'«Orviétan» non solo nelle piazze, in occasione di fiere e mercati, ma anche e soprattutto nei salotti bene di Parigi e di Roma facendolo diventare un fenomeno di costume. Al contrario della Theriaca e del Mitridato, rimedi ben accettati dalla medicina dotta e sulla cui efficacia non ci sono discussioni, l'«Orviétan» è fondamentalmente un rimedio popolare. E accreditato dalla classe medica solo per un secolo e sempre e comunque a denti stretti. I suoi venditori, anche se osteggiati dalla professione medica e farmacentica ufficiale, godono in ogni caso a lungo della protezione dei potenti, di papi e monarchi. Benchè all'«Orviétan» siano attribuite le stesse virtù di quelle dei due suoi illustri precursori, Theriaca e Mitridato che spesso ne fanno anche parte, la sua storia è molto più complessa, controversa e anche pittoresca. Insomma, a differenza della Theriaca e del Mitridato accettati tanto dalla medicina popolare quanto dalla dotta, '«Orvietan» dà vita a discordie e gelosie; le produce in campo medico, politico ed anche tra i venditori ed i membri della professione farmacentica ufficiale, ossia tra i ciarlatani e gli speziali in Italia e gli apothicaires in Francia.

Genera anche entusiasmi spesso sproporzionati e certamente non basati su argomenti scientifici ma empirici.

https://books.google.it/books?id=imWcAgAAQBAJ&pg=PA17&dq=Orviètan+sozzi&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&source=gb_mobile_search&sa=X&ved=2ahUKEwiImJWt-J2CAxXpg_0HHfRLACIQ6AF6BAgHEAM#v=onepage&q=Orviètan sozzi&f=false

 

Chiaro, non è un tappo per la Teriaca veneziana e, quindi, a stretto rigor di logica, sarebbe out rispetto alla discussione che ci occupa. Ma credo che alla fine possa contribuire egregiamente ad inquadrare il fenomeno nella sua generale visione.

 

La mia era un'osservazione per chi ha scritto la didascalia, ma l'oggetto è in ottima compagnia in questa discussione. Complimenti se - come credo -  l'hai messo in collezione.

apollonia

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Per ritornare alla Teriaca veneziana, due tappi entrati in collezione ed aggiudicati in due aste Artemide distinte.

Venezia.  Spezieria al Redentore.  Teriaca, tappo sigillo fuso, XVIII sec. 


D/THERIACA FINA AL REDENTOR IN VENEZIA.
Il Redentore nimbato, stante, con la mano destra benedice, con la sinista tiene il vessillo. Bordo formato da quattro archi, costituiti da corolle di fiori, intercalati ai quattro poli da un fregio.
  

Voltolina 1871

La teriaca (dal greco θηριακή cioè antidoto, oppure secondo alcuni dal sanscrito táraca dove tár significa salva) è un preparato farmaceutico dalle supposte virtù miracolose di origine antichissima. 
Il Collegio degli Speziali contribuì con la sua attenta diligenza a dare all''Arte' il maggior lustro possibile, tanto che il 'Consiglio dei Dieci' gli diede facoltà di promulgare statuti sotto la dipendenza del 'Magistrato dei Giustizieri Vecchi' e, quale massima ricompensa per le benemerenze e per la fama acquisita all'estero, la Serenissima definì nel 1706 nobile l'arte degli Speziali, concedendo il diritto, a chi l'esercitava, di sposare una nobile. Tutte le farmacie erano differenziate per l'insegna, che doveva essere esposta 'per non incorrere nella multa di cinque ducati' e costituiva, anche negli atti pubblici, il ' marchio' distintivo delle varie botteghe. L'insegna, dal latino 'insigna',emblema di una professione o di una dignità, \trae origine da fatti storici come nel caso di quella della Spezieria al Redentore che trova origine del suo nome dalla vicinanza alla Chiesa del Santissimo Redentore.

Il primo:

PB - 26.12 g  41.00 mm

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Il secondo:

PB - 28.38 g  41.50 mm

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