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IGNORED

DOMINUS MIHI ADIUTOR ET EGO DESPICIAM INIMICOS MEOS


Risposte migliori

Tralasciando quanto avvenuto ultimamente ed anzi ringraziando tutti per la solidarietà dimostratami, prendo spunto dal “famigerato” post per spiegare, come è stato richiesto, il “significato” del motto DOMINUS MIHI ADIUTOR ET EGO DESPICIAM INIMICOS MEOS dal Salmo 117, versetto n°7.

Andiamo ad analizzare proprio il salmo che pare celebri la vittoria e la riconquista del tempio di Gerusalemme da parte di Giuda Maccabeo; in uno dei suoi passaggi possiamo leggere:

Il Signore è con me, non ho timore; che cosa può farmi l’uomo? Il Signore è con me, è mio aiuto, sfiderò i miei nemici” (Ver. 6-7) dal quale è tratto poi il motto oggetto della discussione, ma continuando a leggere troviamo “ E’ meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti. Tutte le nazioni mi hanno circondato, ma nel nome del Signore le ho distrutte. Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, ma nel nome nome del Signore le ho distrutte. Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra i rovi, ma nel nome del Signore le ho distrutte. Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza” (Ver. 9-14),

quindi è chiaro come nel testo si celebri la vittoria sui nemici grazie all’aiuto del Signore.

Fatta questa dovuta premessa, andiamo quindi ad osservare la presenza di questo motto sulle monete, in particolare quelle del Regno di Napoli.

Le prime monete che riporteranno questo motto sono quelle emesse a nome di Alfonso I d’Aragona e, conoscendo la tradizione cattolica (almeno sulla carta) dei sovrani aragonesi e le lotte che ha dovuto affrontare Alfonso I per la conquista del Regno, viene facile immaginare il motivo del motto ed il riferimento al Salmo in questione.

Cercherò brevemente di descrivere le vicende storiche dell’epoca…

Morto Ladislao di Durazzo, pare avvelenato attraverso… (forse è meglio soprassedere visto la presenza di minori), sale sul trono di Napoli sua sorella Giovanna II che ormai è in età avanzata e senza eredi. Giovanna II entra in contrasto con papa Martino V che chiede aiuto a Ludovico III d’Angiò al quale non pare vero di poter mettere le mani sul regno di Napoli anche perché già suo padre (Ludovico II) aveva cercato di riportare il trono di Napoli, senza riuscirci, sotto il dominio angioino. Ma Giovanna non resta a guardare e, nominando Alfonso V d’Aragona (che in Italia diverrà Alfonso I) come suo erede al trono, ne ottiene la protezione. Ma Alfonso non attende di diventare re per attuare i suoi piani ed il suo comportamento lo fa entrare subito in contrasto con la regina che, dopo varie vicissitudini, tra cui anche il ricorso alle armi, revoca l’adozione di Alfonso e nomina suo erede proprio l’ex nemico Ludovico d’Angiò. Quest’ultimo però morirà prima di diventare re ed alla morte di Giovanna II, sale sul trono di napoli Renato d’Angiò, fratello di Ludovico.

Alfonso però, rivendicando il trono di Napoli, si muove in guerra contro Renato d’Angiò, per la successione al trono. Assedia Gaeta e, nonostante una sconfitta navale nei pressi di Ponza, riesce col suo esercito ad assediare anche Napoli. Qui si narrà che fu un traditore, tale Agnello Ferraro ad indicare alle truppe aragonesi come accedere in città attraverso l’acquedotto che già pare fu usato con lo stesso scopo da Bellisario nel 536 d. C. durante la guerra gotica. Conquistata Napoli da parte di Alfonso I, a Renato non resta che rifugiarsi in Francia.

In queste poche righe ho cercato di far comprendere quali lotte e guerre ha dovuto affrontare Alfonso I prima di diventare re di Napoli (in effetti sotto il suo regno si riunisce sotto un’unica corona il regno di Napoli e quello di Sicilia) e che quindi è palese per un re aragonese, (era tipico di questi sovrani inserire sulle loro monete motti religiosi) far coniare una moneta proprio con un riferimento all’aiuto divino per sconfiggere i propri nemici. La prima moneta con questo motto fu coniata proprio durante l’assedio di Gaeta (anche se ad oggi non è possibile distinguere gli esemplari coniati a Gaeta con quelli coniati a Napoli) e si tratta del sesquiducato dal valore di 1 ducato e mezzo, quindi 15 carlini (in questo Alfonso seguì il sistema monetario napoletano). Il motto sarà rappresentato poi anche sui carlini e sui denari.

Dopo Alfonso I questo motto fu ripreso anche da suo figlio che gli successe sul trono di Napoli, Ferdinando I d’Aragona. Anch’egli infatti si trovò a combattere per il trono di Napoli, anche se questa volta i nemici erano “interni” al regno, nella famosa congiura dei baroni, infatti ritroviamo il motto anche sui carlini a nome di Ferdinando I, su una rarissima cinquina, sui tornesi e sui denari. Cambiano i re, ma non le guerre per la corona di Napoli e sotto il regno di Federico III, su un mezzo carlino ritroviamo di nuovo il motto soggetto della discussione che ritroveremo anche su un ducato di Ferdinando il Cattolico.

Spero di essere riuscito con parole semplici a spiegare il motto presente su queste splendide monete napoletane ed il motivo per il quale esso fu scelto. Giova precisare, come già indicato, che è tipico della monetazione aragonese l’utilizzo di frasi religiose e, se può far piacere, continuare in futuro con la descrizione di altri motti.

Chiedo venia se posso essere incorso in qualche imprecisione o omissione, che spero venga segnalata, ma ho scritto al volo durante il viaggio in treno che mi portava al lavoro…

Se mi consentite poi vorrei dedicare queste poche righe alla memoria del caro amico Pino (sul forum legiovirest) che solo oggi ho appreso non essere più fra di noi.

fedafa

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Supporter

La stavo aspettando. :rolleyes:

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  • 2 settimane dopo...

Spero di essere tra i tutti :D :D . Bentornato caro amico, mi dici in MP come è stato avvelenato Ladislao di Durazzo :lol: :lol:

A presto, Giò :)

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Ma certo Giò. Anzi mi dovrai prestare la tua caffettiera, quella formato gigante :D .

Per il seguito della tua domanda... mai mi permetterei di raccontar certi licenziosi passati avvenimenti ad una gentil donzella :lol: , ne andrebbe dell'onor mio.

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Ma certo Giò. Anzi mi dovrai prestare la tua caffettiera, quella formato gigante :D .

Per il seguito della tua domanda... mai mi permetterei di raccontar certi licenziosi passati avvenimenti ad una gentil donzella :lol: , ne andrebbe dell'onor mio.

Ehhh mamma mia che sarà mai :D , per la caffettiera non ci sono problemi, ne escono una ventina di caffè, besteranno che dici? :lol: :lol:

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