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IGNORED

GRADO RARITA' MONETE


STEVE - O

Risposte migliori

Ciao a tutti, è da poco che mi sono messo a collezionare monete romane.......o per meglio dire ho iniziato ad esplorare il mondo a 360° al di fuori di V.E.III.

Morale che ho iniziato ad acquistare alcune monete romane ed avendone ormai alcune vorrei iniziare a catalogarle meglio....tanto per dare più ordine alla collezione.

Ho iniziato anche l'acquisto di alcuni volumi del Roman Coins and their value che pur trovandoli veramente completi hanno la pecca di non riportare il grado di rarità. Forse per Voi è poco importante....ma tenete conto che, come anticipato, arrivo dal collezionismo del Regno dove conoscere le rarità è pressochè essenziale. Pertanto vi chiedo se potete aiutarmi a definire il grado di rarità delle seguenti monete:

1- antoniano gallieno ric 181 segno di zecca XI;

2- antoniano gallieno ric 163 segno di zecca Z;

3- sesterzio faustina diva ric 1117;

4- sesterzio alessandro severo ric 626;

5- follis costantino I° ric VII 8;

6- asse di domiziano ric 707;

Ma non c'è un sito dove posso trovare i gradi di rarità, così non rompo le scatole a tutti?

Comunque grazie per la pazienza.

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Secondo me il grado di rarità, così come lo può intendere un collezionsita che arriva dal regno, nella numismatica classica non significa nulla.

Tutte le monete antiche sono rare, non ne esiste una uguale ad un altra, sono tutti pezzi unici. Chi pensava che alcune monete fossero comuni, si è dovuto ricredere guardando i realizzi di certe aste (vedi geneviensis, NAC ecc ecc) dove monete "comuni" hanno fatto prezzi da capogiro.

Più che alla rarità io mi rivolgerei allo studio dello stato di conservazione e alla pregnanza storica delle emissioni collezionate.

Ci sono monete molto rare, ma pressoché ignrate dai collezionisti perché scialbe (ad esempio le ripetitive personificazioni sui rovesci delle monete imperiali, quelle più rare non spuntano prezzi maggiori), mentre monete più frequenti hanno successo perché più interessanti, prendi i rovesci architettonici.

Un bandolo della matassa nella rarità io non l'ho ancora trovato. Forse l'unico dato oggettivo è conoscere il numero di varianti di conio note per ciascuna emissione, questo dà un idea del volume dell'intera emissione. Questi dati sono noti per le monete romane repubblicane e sono riportati sul Crawford (roman republican coinage). Per la monetazione imperiale però non saprei, forse sul RIC. I gradi di rarità sul RIC sono molto aleatori e, soprattutto per i volumi non ancora rivisti (quindi tutti escuso il I e il II) li lascerei perdere, altrimenti anche tu ti convinci di essere in possesso di rarissimi nummi solo perché sono R5 sul RIC B) :P

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i gradi di rarità son molto opinabili, sono troppe le varietà e le monete emesse

io per esempio mi baso sulla rarità di un imperatore o sul periodo di emissione della moneta

un altra cosa che guardo è la zecca , dove alcune son più rare di altre.

comunque compra quello che ti piace o che non conosci che non sbagli mai

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In linea generale sono d'accordo con Caius, nel senso che l'incidenza della rarità per le monete romane imperiali, sotto il profilo dell'incremento del suo valore venale, è assai relativa rispetto ad altri settori numismatici.

Solo le rarità assolute, di personaggio (per esempio Julia Titi o Domizia, Didio Giuliano o Manlia Scantilla, per non parlare di Britannico) o di rovescio hanno un peso importante.

Le rarità relative, tipo le varianti di legenda in una monetazione ripetitiva (come ad esempio la serie di Minerva nei denari di Domiziano) hanno un'incidenza sicuramente inferiore. Cionondimeno, a parità di conservazione, ho visto denari classificati R2 o R3 sul RIC2 nuova edizione (ossia estremamente rari), aggiudicati a 250-300 euro e oltre, a fronte di una media di 100 euro per quelli classificati C o C2 o C3, in aste proposte dal medesimo venditore nello stesso arco temporale.

L'apprezzamento della rarità è poi ovviamente più marcato da parte di chi focalizza la propria collezione su un settore molto definito.

Concludo dicendo che le valutazioni di rarità del R.I.C.2, seconda edizione, che è dedicato alla sola monetazione dei Flavii, le trovo personalmente piuttosto attendibili.

Per quanto riguarda il tuo asse di Domiziano, non so se il numero 707 sia quello della vecchia edizione (VIRTUTI AUGUSTI - COS XIIII - corrispondente al n. 650 della nuova) o quello della nuova edizione (FORTUNAE AUGUSTI - COS XV).

In ogni caso poco cambia dal punto di vista della rarità, atteso che entrambe le monete sono classificate: "C (common) = examples in most public collections, frequently seen in hoard surveys (precious metal) or compilations of site finds (aes)

Sono in ogni caso meno comuni di quelle classificate C2 o C3 (le più comuni in assoluto).

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è verissimo, ultimamente anche le monete considerate "comuni" spuntano prezzi decisamente alti, il collezionista che puo spendere si rivolge in quella direzione..., ma si sa chi puo spendere e non ha problemi...beato lui......

I testi che riportano le "rarità", spesso sono testi ormai datati, certo, fondamentali per le classificazioni, ma comunque di piu di un secolo fà (RIC riportando le "R" e Cohen indicando in Franchi d'oro), con un mercato che era forse piu circoscritto di oggi (non essendoci neanche internet..), e con meno aste e venditori... (almeno credo, io non c'ero.. :D ).

Un testo abbasta recente che tratta di monetazione imperiale è il Banti su sesterzi e medaglioni, ma anche questo, pubblicato a metà delgi anni 80, riporta il numero di esemplari conosciuti riportati nelle principali collezioni (RIC, Cohen, BMC,Gnecchi...) ed aste storiche dell'epoca e di inizio secolo, oltre che su testi del '700, però ho constatato, che a volte gli esemplari conosciuti in realta sono maggiori....interessante di quest opera, è la classificazione delle varie varianti, sia di diritto che di rovescio, gran lavoro direi.....

Detto quanto sopra, probabilmente è vero gia 100 anni fà quello che classificavano come R5, puo essere ancora rarissimo, ma nel frattempo possone essere apparsi sul mercato altri esemplari......L'unica certezza, secondo me, rimane comunque seguire il mercato (aste e listini), avere una buona biblioteca in pratica essere molto documentati...

ciao

sku

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è verissimo, ultimamente anche le monete considerate "comuni" spuntano prezzi decisamente alti, il collezionista che puo spendere si rivolge in quella direzione..., ma si sa chi puo spendere e non ha problemi...beato lui......

il problema è che ultimamente la conservazione la fa da padrona , la rarità conta poco , questo vale per tutto in generale , ma sopratutto per le romane dove le rarità sono ancora in discussione.

la cosa secondo me è sbagliata

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DE GREGE EPICURI

Come ti hanno già detto in molti, la rarità non è da confondere col prezzo medio di una certa moneta, che dipende anche da altri fattori (interesse storico per un imperatore o per un personaggio, mode più o meno durature, ecc.: Nerone è sempre stato ricercatissimo, Commodo lo è stato dopo "Il Gladiatore", e così via); poi il singolo esemplare viene valutato per il suo stato di conservazione. A differenza da V.E.III, il volume delle emissioni antiche non è conosciuto: si può cercare di ricostruirlo in modo indiretto, risalendo dal numero di conii diversi conosciuti. Il discorso è complicato; mediamente, si pensa che (per l'argento) ogni conio corrisponda a 20.000-25.000-30.000 esemplari.

Per riassumere: 1) I prezzi riportati dal Sear possono essere usati come "indici di rarità" solo piuttosto vagamente.

2) Idem per i franchi-oro di Cohen 3)I dati di rarità del RIC sono probabiilmente adeguati e rispondenti solo per la nuova edizione (vol. 1° e 2°)

Tieni conto comunque che le "rarità di second'ordine", come quelle di zecca (es. SMHA invece che SMHB) hanno valore solo per le collezioni molto specialistiche, e quindi influenzano molto meno il prezzo.

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Come per tutto quello che riguarda le monete romane, almeno per un neofita come me, ho avuto un ulteriore conferma che niente è semplice! :lol:

Comunque grazie a tutti per le spiegazioni....sicuramente sono preziose e molto gradite. Mi hanno aiutato ad accrescere il mio bagaglio di conoscenze su questo tipo di monetazione.

Ancora grazie mille.

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quoto in pieno tutte le risposte, molto esaurienti

anche io ho iniziato da qualche anno e partendo da "zero totale", infatti mi sono fatto rifilare dai commercianti un sacco di monete brutte forte! dicendomi: "questa è veramente rara". comunque ho messo in conto fin dal inizio che avrei buttato un po di soldi in cambio di esperienza in fin dei conti, l' esperienza si paga.

posso solo aggiungere che ci sono monete antiche di cui sono stati fatti dei ritrovamenti anche di migliaia di esemplari, magari in una volta sola, in un ripostiglio ecc. è chiaro che il corso della storia fa la sua parte: le monete coniate nel periodo repubblicano, quando Roma era ancora circoscritta nel Lazio, sono sicuramente meno di quelle coniate durante l'impero che abbracciava l'Europa. detto questo, anche la dispersione e il "riciclo" per statistica aumenta andando a ritroso nella storia. resta il fatto determinante della durata produttiva di un singolo conio prima di disfarsi, e il peso dei secoli sul singolo esemplare.

io penso che noi, grazie ad internet, siamo una generazione di collezzionisti fortunati, credo che tra qualche anno potremmo avere a portata di mano anche la rarità più o meno plausibile delle monete.

buon viaggio

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Di fatto quando acquisto una moneta l'ultima cosa che guardo sono i cartellini con su scritte le rarità. Anzi, i cartellini li scanso proprio.

Prendo la moneta in mano, o la guardo in foto, leggo le legende, guardo le facce cosa rappresentano e in base a quello mi dico quanto sono disposto a spenderci. Se è un'asta elettronica fisso il prezzo e spero, se è una compravendita "de visu" mi faccio dire il prezzo e se per me li vale la prendo.

Il tutto ovviamente senza stare a sentire il "comune" o il "rara"...

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Awards

Ammetto che quando sfoglio un catalogo, le prime impressioni vanno su la moneta che mi trasmette sensazioni, e se questa è data come rara tanto piu, però in generale la moneta deve piacere ed emozionare, non e solo un investimento...e quando so che è arrivata l'assicurata divento un bambino che non vede l'ora di scartare il pacchetto.....tutto ciò a prescindere dalla rarità o meno.....

ciao

sku

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Ammetto che quando sfoglio un catalogo, le prime impressioni vanno su la moneta che mi trasmette sensazioni, e se questa è data come rara tanto piu, però in generale la moneta deve piacere ed emozionare, non e solo un investimento...e quando so che è arrivata l'assicurata divento un bambino che non vede l'ora di scartare il pacchetto.....tutto ciò a prescindere dalla rarità o meno.....

ciao

sku

Esatto!

Tra l'altro io la rarità la guardo sempre quando torno a casa...o mi arriva a casa...dunque come hai detto tu...se scopro che "almeno secondo il RIC" lo è...tanto meglio :D

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Awards

E' ben difficile stabilire la rarità di oggetti difficilmente confrontabili che hanno a volte segmenti di mercato diversi. Gli aurei sono rari?? a giudicare dai prezzi nelle aste, si direbbe di si, eppure i cataloghi sono zeppi di aurei, ogni tanto si tengono aste solo di aurei (vedi NAC e Taleck), e allora come fanno ad essere rari se ce ne sono così tanti????? :blink: è rarità o desiderabilità??

Le monete fuse sono decisamente meno presenti sul commercio, eppure spuntano prezzi più bassi (forse sono meno commerciabili). Le emissioni di qualsiasi zecca magnogreca, necessariamente, sono limitate, rispetto alle mastodontiche emissioni di denari o sesterzi imperiali. Eppure ancora si definiscono rari certi sesterzi di Nerone o Caligola, onnipresenti nelle vendite.

A volte ho l'impressione che si definisca rarità una rarità relativa (ed es, il sesterzio di Nerone con l'adlocutio è raro se rapportato ai più comuni dello stesso imperatore).

Per finire ci sono monete rarissime, vere chicche, che passano pressoché inosservate e/o invendute. Purtroppo, come già lamentato da più parti anche sul nostro bel forum, la gente non fa più collezioni storiche (che guardano alla rarità dell'emissione) ma mette insieme scintillanti raccolte di monete in alta conservazione, ma per forza di cosa comuni. Quindi la rarità finisce in secondo piano.

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Per finire ci sono monete rarissime, vere chicche, che passano pressoché inosservate e/o invendute. Purtroppo, come già lamentato da più parti anche sul nostro bel forum, la gente non fa più collezioni storiche (che guardano alla rarità dell'emissione) ma mette insieme scintillanti raccolte di monete in alta conservazione, ma per forza di cosa comuni. Quindi la rarità finisce in secondo piano.

Quoto tutto.

Però, permettimi di appuntare questa cosa che ho evidenziato.

Io qualunque moneta entri a far parte della mia collezione la "spolpo" dalla prima all'ultima informazione che ci posso ricavare, anche se comune. Eppure ho tutte monete comuni e come ho scritto prima non sto a vedere la rarità sul momento dell'acquisto. Ma non per questo considero la mia collezione priva di storia.

Certo è che studiando un qualcosa e cercando un determinato tipo di moneta mi accorgo che non passa spesso, vien da se farmela considerare rara; ma appunto, rara perché? Perché è un bel rovescio raro/appetibile o perché è un rovescio raro/storico (legata la rarità ad avvenimenti particolari).

Mirko :)

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Awards

Secondo me il grado di rarità, così come lo può intendere un collezionsita che arriva dal regno, nella numismatica classica non significa nulla.

Tutte le monete antiche sono rare, non ne esiste una uguale ad un altra, sono tutti pezzi unici. Chi pensava che alcune monete fossero comuni, si è dovuto ricredere guardando i realizzi di certe aste (vedi geneviensis, NAC ecc ecc) dove monete "comuni" hanno fatto prezzi da capogiro.

Più che alla rarità io mi rivolgerei allo studio dello stato di conservazione e alla pregnanza storica delle emissioni collezionate.

Ci sono monete molto rare, ma pressoché ignrate dai collezionisti perché scialbe (ad esempio le ripetitive personificazioni sui rovesci delle monete imperiali, quelle più rare non spuntano prezzi maggiori), mentre monete più frequenti hanno successo perché più interessanti, prendi i rovesci architettonici.

Un bandolo della matassa nella rarità io non l'ho ancora trovato. Forse l'unico dato oggettivo è conoscere il numero di varianti di conio note per ciascuna emissione, questo dà un idea del volume dell'intera emissione. Questi dati sono noti per le monete romane repubblicane e sono riportati sul Crawford (roman republican coinage). Per la monetazione imperiale però non saprei, forse sul RIC. I gradi di rarità sul RIC sono molto aleatori e, soprattutto per i volumi non ancora rivisti (quindi tutti escuso il I e il II) li lascerei perdere, altrimenti anche tu ti convinci di essere in possesso di rarissimi nummi solo perché sono R5 sul RIC B) :P

il fatto che la rarità sia "inesistente" è abbasstanza positivo perchè impedisce le speculazioni del regno !

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Awards

Il concetto di rarità ha diverse sfaccettature. La rarità è differente a seconda di chi la giudica. Un commerciante, un collezionista, uno studioso, un conservatore avranno tutti concetti differenti sulla rarità di una moneta. Questo perchè i loro scopi sono diversi. I gradi di rarità del RIC si riferiscono soprattutto alla presenza o meno nei maggiori musei. Solo per gli esemplari più importanti hanno guardato le aste, mentre hanno trascurato (probabilmente per impossibilità oggettiva) il mercato a livelli più bassi. Ecco che si trovano facilmente monete R5, mentre monete considerate comuni non si vedono mai. Porto sempre ad esempio la fenice su pira per Aquileia considerata comune dal RIC VIII e di cui ho visto un solo esemplare (a parte dei settanta pezzi circa del Kunsthistorische museum di Vienna).

Un commerciante ha tutto l'interesse a aumentare l'interesse di una sua moneta privilegiando la rarità. Il collezionista è più contento se porta a casa un R5. Lo studioso sarà interessato alle varianti di conio. Il conservatore ritiene che siano tutti pezzi unici (e invece pezzi unici possono essere i conii, non le monete come qualcuno sostiene!). Attenzione quindi al concetto di rarità perchè può essere ingannevole.

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Il concetto di "pezzo unico" , debitamente rivisto e corretto, è quello che ha consentito al sesterzio di Adriano di raggiungere 2 ml di franchi e al quadrigato 120000.

Ne sottolioneo quindi la pericolosità.

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