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Giacimenti d'argento


Risposte migliori

Ciao a tutti!

L'argento senza dubbio fu un incontrastato protagonista delle emissioni arcaiche e classiche,da qui nasce una mia curiosita'.

Questa continua disponibilita' d'argento da dove proveniva?esistevano importanti giacimenti in area italica o veniva importato?

So per esempio che il Laurio svolse un ruolo fondamentale per Atene,esistette un caso equivalente anche in magna grecia?

Ringrazio tutti!

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Ciao a tutti!

L'argento senza dubbio fu un incontrastato protagonista delle emissioni arcaiche e classiche,da qui nasce una mia curiosita'.

Questa continua disponibilita' d'argento da dove proveniva?esistevano importanti giacimenti in area italica o veniva importato?

So per esempio che il Laurio svolse un ruolo fondamentale per Atene,esistette un caso equivalente anche in magna grecia?

Ringrazio tutti!

Bella domanda a cui è difficile dare risposta...aspettiamo qualcuno che ne sappia qualcosa.

Io posso dirti che qualche piccolo giacimento in Etruria dovette esserci.

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Ciao a tutti!

L'argento senza dubbio fu un incontrastato protagonista delle emissioni arcaiche e classiche,da qui nasce una mia curiosita'.

Questa continua disponibilita' d'argento da dove proveniva?esistevano importanti giacimenti in area italica o veniva importato?

So per esempio che il Laurio svolse un ruolo fondamentale per Atene,esistette un caso equivalente anche in magna grecia?

Ringrazio tutti!

Medaglia del 1754 per la riattivazione delle miniere calabro sicule. In quel periodo i Borbone riattivarono decine di miniere di argento e altri metalli preziosi dismesse oramai da secoli. Si tratta di un periodo certamente non inerente con quello classico ma sicuramente potrà fornirti un indizio. Posseggo diverse notizie su questo storico avvenimento. La medaglia qui postata è nota in una decina di esemplari ed è della massima rarità. Sul rovescio è scritto tutto sulla scoperta di queste miniere, basta interpretare il simbolismo. L'amico Fabio22 sta inserendo nel catalogo tutte le medaglie borboniche di Napoli e Sicilia, ecco la scheda. http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ME52A/18 . Provvederò a fare inserire questa immagine nel catalogo. Spero di esserti stato utile. A presto. Francesco

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post-8333-0-37864000-1294825089_thumb.jp

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In Calabria, sapevo solo in epoca Romana e non magnogreca, infatti si usava il metallo greco della madre patria.

Ma sarebbe interessante approfondire l'argomento.

Qualcuno suggerisce un pò di bibliografia?

Vincenzo.

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Nella luuuunga lista di libri da prendere c'è Les Mines Antiques di Claude Domergue, Collezione Antiqva edita da Picard

ISBN: 978-2-7084-0800-5

EAN: 9782708408005

Non ho la minima idea di come sia. Se ne valga la pena o no.

post-1677-0-66683800-1294843420_thumb.jp

Modificato da fra crasellame
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Awards

La Calabria era ricchissima di piombo argentifero, prime tracce di estrazione di questo minerale risalgono al VII-VIII secolo a.C., solo dal 1094 Ruggiero il Normanno dette inizio ad un massiccio sfruttamento ad opera dei frati. Uno dei luoghi più ricchi era questo http://it.wikipedia.org/wiki/Stilo .

Oggi quelle miniere sono state occultate ma sotto c'è ancora tanto.

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Nella luuuunga lista di libri da prendere c'è Les Mines Antiques di Claude Domergue, Collezione Antiqva edita da Picard

ISBN: 978-2-7084-0800-5

EAN: 9782708408005

Non ho la minima idea di come sia. Se ne valga la pena o no.

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Interessante...qualcuno gli ha dato già un'occhiata e sa se riguarda anche la zona italica?

Qualcosa di specifico sul nostro territorio nel periodo VI-III secolo a.C. c'è?

Vincenzo.

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Nella luuuunga lista di libri da prendere c'è Les Mines Antiques di Claude Domergue, Collezione Antiqva edita da Picard

ISBN: 978-2-7084-0800-5

EAN: 9782708408005

Non ho la minima idea di come sia. Se ne valga la pena o no.

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Interessante...qualcuno gli ha dato già un'occhiata e sa se riguarda anche la zona italica?

Qualcosa di specifico sul nostro territorio nel periodo VI-III secolo a.C. c'è?

Vincenzo.

Non era in programma ma l'ho acquistato oggi.... appena arriva vi so dire..

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Awards

Ecco un interessante intervento di Gorini:

3. Le fonti del metallo

Le fonti di approvvigionamento dell’argento

sono uno dei temi più interessanti, credo, per la

comprensione del fenomeno delle monete incuse

e delle stesse fondazioni coloniali lungo la costa

dell’attuale Calabria. Il tema era già stato notato

dal Lenormant (Lenormant 1881: 15, II), ripreso

poi dall’Ebner (Ebner 1964: 1, nota 2), dalla

Zancani Montuoro (Zancani Montuoro 1965-1967)

e da me (Gorini 1975: 52, nota 11) e oggi appare

acquisito, come confermano i lavori recenti della

Fioravanti (Fioravanti 2001: 41) e del Medaglia(4).

Infatti sappiamo che esistevano miniere di questo

minerale, come di altri metalli nelle vicinanze

della città e questo dato, già appurato per Sibari,

porta a stabilire che alcune delle fondazioni coloniali

della Magna Grecia possano ricondursi anche

a località vicine a fonti di argento, sulla scia

di una precedente colonizzazione forse micenea (5).

Per altro anche nella tradizione mitografica circa

le fondazioni della città sembra adombrarsi un filone

legato ai «nostoi» (Fioravanti 2001: 35), con la

discussa identificazione di Clete con Caulonia, più

volte ricordata in queste giornate. Ora non è mio

compito addentrarmi in un’analisi del mito e della

sua possibile storicizzazione, tuttavia è probabile

che la fondazione di Caulonia possa ricalcare in

un certo qual modo una precedente frequentazione

micenea, di cui sarebbe interessante trovare traccia

nei ritrovamenti ceramici della zona (Vagnetti

1982; Vagnetti 1983; Marazzi, Tusa e Vagnetti

1986). Se questa interpretazione è plausibile, allora

può apparire chiaro sia il fenomeno della riconiazione

del numerario straniero in Magna Grecia, sia

la presenza di alcune emissioni suberate, sia la documentazione

epigrafica, ad es. dell’accordo tra Sibari

e i Serdaioi6, sia infine la particolare riduzione

del piede monetale corinzio, tutti elementi che si

riconducono a una carenza di metallo, venutasi a

verificare forse subito dopo le prime fasi di insediamento

coloniale. Il controllo e lo sfruttamento di

queste risorse potrebbe poi anche essere forse uno

dei motivi dello scontro tra Crotone e Metaponto da

un lato e Sibari dall’altro. Già la Zancani Montuoro

aveva richiamato l’importanza delle miniere di Longobucco

nel quadro della fase incusa della monetazione

della Magna Grecia e aveva concluso «né è da

escludere che l’ostilità di Crotone, fosse, almeno in

parte, suscitata dal desiderio di conquistare i filoni

argentiferi, sulle montagne a metà strada fra le due

grandi città» (Zancani Montuoro 1965-1967: 30).

Note:

(4) Cuteri 1994; Medaglia 2002b: 15, 25; Loiero 2003-2004: 9 e gli ottimi interventi di Cuteri e Hyeraci in questo Convegno.

(5) Per le miniere nel mondo antico v. da ultimo Domergue 2008.

Bibliografia citata nel testo e nelle note

Cuteri F.A. 1994, La Calabria nell’Alto medioevo (VI-X sec.) , in Francovich R. e Noè G. (a cura di), La storia dell’alto medioevo italiano (VI-X secolo) alla luce dell’archeologia , Convengo Internazionale, Siena 2-6 dicembre 1992, Firenze: 339-359.

Domergue C. 2008, Les mines antiques. La production des métaux aux époques grecques et romaine , Paris.

Ebner P. 1964, La monetazione di Poseidonia-Paestum , Salerno

Fioravanti C. 2001, Note su alcuni problemi storicotopografici relativi al territorio di Kaulonia in età arcaica e classica , in Kaulonìa I : 27-57.

Gorini G. 1975, La monetazione incusa della Magna Grecia , Milano.

Lenormant F. 1881, La Grande Gréce. Paysages et histoire , Paris.

Loiero E. 2003-2004, Iconografia ed interpretazione delle raffigurazioni sulla monetazione di Kaulonia , Tesi di Laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Firenze, inedita.

Marazzi M., Tusa S. e Vagnetti L. (a cura di) 1986, Traffici micenei nel Mediterraneo. Problemi storici e documentazione archeologica , Atti del Convegno di Palermo, 11-12 maggio e 3-6 dicembre 1984, Taranto.

Medaglia S.

-2002a, Materiali erratici dal mare di Kaulonia , ASubacq, 3: 163-185.

-2002b, Il porto di Caulonia. Testimonianze letterarie ed evidenze archeologiche , Magna Graecia XXXVII, 1-2: 13-15, 24-25.

Vagnetti L.

-1982, Magna Grecia e mondo miceneo,nuovi documenti , Catalogo della mostra tenutasi in occasione del XXII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto.

-1983, I Micenei in Occidente: dati acquisiti e prospettive future , in Modes de contacts et processus de transformation dans les sociétés anciennes , Actes du Colloque de Cortone (24-30 mai 1981), organisé par la Scuola normale superiore et l’Ecole française de Rome avec la collaboration du Centre de recherches d’histoire ancienne de l’Université de Besançon (Collection de l’Ecole française de Rome, 67), Rome: 165-181.

Zancani Montuoro P. 1965-1967, Un peso di bronzo e l’argento di Sibari , AnnIstItNum, 12-14: 21-30.

---------------------------------------------------------------------------

da: Giovanni Gorini. Tavola Rotonda in "Caulonia tra Crotone e Locri Tomo 2 Atti del Convegno Internazionale, Firenze, 30 maggio – 1 giugno 2007" a cura di Lucia Lepore e Paola Turi Firenze 2010 - Tavola Rotonda, p. 481

(Testo reperibile in rete)

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Ecco un interessante intervento di Gorini:

3. Le fonti del metallo

Le fonti di approvvigionamento dell’argento

sono uno dei temi più interessanti, credo, per la

comprensione del fenomeno delle monete incuse

e delle stesse fondazioni coloniali lungo la costa

dell’attuale Calabria. Il tema era già stato notato

dal Lenormant (Lenormant 1881: 15, II), ripreso

poi dall’Ebner (Ebner 1964: 1, nota 2), dalla

Zancani Montuoro (Zancani Montuoro 1965-1967)

e da me (Gorini 1975: 52, nota 11) e oggi appare

acquisito, come confermano i lavori recenti della

Fioravanti (Fioravanti 2001: 41) e del Medaglia(4).

Infatti sappiamo che esistevano miniere di questo

minerale, come di altri metalli nelle vicinanze

della città e questo dato, già appurato per Sibari,

porta a stabilire che alcune delle fondazioni coloniali

della Magna Grecia possano ricondursi anche

a località vicine a fonti di argento, sulla scia

di una precedente colonizzazione forse micenea (5).

Per altro anche nella tradizione mitografica circa

le fondazioni della città sembra adombrarsi un filone

legato ai «nostoi» (Fioravanti 2001: 35), con la

discussa identificazione di Clete con Caulonia, più

volte ricordata in queste giornate. Ora non è mio

compito addentrarmi in un’analisi del mito e della

sua possibile storicizzazione, tuttavia è probabile

che la fondazione di Caulonia possa ricalcare in

un certo qual modo una precedente frequentazione

micenea, di cui sarebbe interessante trovare traccia

nei ritrovamenti ceramici della zona (Vagnetti

1982; Vagnetti 1983; Marazzi, Tusa e Vagnetti

1986). Se questa interpretazione è plausibile, allora

può apparire chiaro sia il fenomeno della riconiazione

del numerario straniero in Magna Grecia, sia

la presenza di alcune emissioni suberate, sia la documentazione

epigrafica, ad es. dell’accordo tra Sibari

e i Serdaioi6, sia infine la particolare riduzione

del piede monetale corinzio, tutti elementi che si

riconducono a una carenza di metallo, venutasi a

verificare forse subito dopo le prime fasi di insediamento

coloniale. Il controllo e lo sfruttamento di

queste risorse potrebbe poi anche essere forse uno

dei motivi dello scontro tra Crotone e Metaponto da

un lato e Sibari dall’altro. Già la Zancani Montuoro

aveva richiamato l’importanza delle miniere di Longobucco

nel quadro della fase incusa della monetazione

della Magna Grecia e aveva concluso «né è da

escludere che l’ostilità di Crotone, fosse, almeno in

parte, suscitata dal desiderio di conquistare i filoni

argentiferi, sulle montagne a metà strada fra le due

grandi città» (Zancani Montuoro 1965-1967: 30).

Note:

(4) Cuteri 1994; Medaglia 2002b: 15, 25; Loiero 2003-2004: 9 e gli ottimi interventi di Cuteri e Hyeraci in questo Convegno.

(5) Per le miniere nel mondo antico v. da ultimo Domergue 2008.

Bibliografia citata nel testo e nelle note

Cuteri F.A. 1994, La Calabria nell’Alto medioevo (VI-X sec.) , in Francovich R. e Noè G. (a cura di), La storia dell’alto medioevo italiano (VI-X secolo) alla luce dell’archeologia , Convengo Internazionale, Siena 2-6 dicembre 1992, Firenze: 339-359.

Domergue C. 2008, Les mines antiques. La production des métaux aux époques grecques et romaine , Paris.

Ebner P. 1964, La monetazione di Poseidonia-Paestum , Salerno

Fioravanti C. 2001, Note su alcuni problemi storicotopografici relativi al territorio di Kaulonia in età arcaica e classica , in Kaulonìa I : 27-57.

Gorini G. 1975, La monetazione incusa della Magna Grecia , Milano.

Lenormant F. 1881, La Grande Gréce. Paysages et histoire , Paris.

Loiero E. 2003-2004, Iconografia ed interpretazione delle raffigurazioni sulla monetazione di Kaulonia , Tesi di Laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Firenze, inedita.

Marazzi M., Tusa S. e Vagnetti L. (a cura di) 1986, Traffici micenei nel Mediterraneo. Problemi storici e documentazione archeologica , Atti del Convegno di Palermo, 11-12 maggio e 3-6 dicembre 1984, Taranto.

Medaglia S.

-2002a, Materiali erratici dal mare di Kaulonia , ASubacq, 3: 163-185.

-2002b, Il porto di Caulonia. Testimonianze letterarie ed evidenze archeologiche , Magna Graecia XXXVII, 1-2: 13-15, 24-25.

Vagnetti L.

-1982, Magna Grecia e mondo miceneo,nuovi documenti , Catalogo della mostra tenutasi in occasione del XXII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto.

-1983, I Micenei in Occidente: dati acquisiti e prospettive future , in Modes de contacts et processus de transformation dans les sociétés anciennes , Actes du Colloque de Cortone (24-30 mai 1981), organisé par la Scuola normale superiore et l’Ecole française de Rome avec la collaboration du Centre de recherches d’histoire ancienne de l’Université de Besançon (Collection de l’Ecole française de Rome, 67), Rome: 165-181.

Zancani Montuoro P. 1965-1967, Un peso di bronzo e l’argento di Sibari , AnnIstItNum, 12-14: 21-30.

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da: Giovanni Gorini. Tavola Rotonda in "Caulonia tra Crotone e Locri Tomo 2 Atti del Convegno Internazionale, Firenze, 30 maggio – 1 giugno 2007" a cura di Lucia Lepore e Paola Turi Firenze 2010 - Tavola Rotonda, p. 481

(Testo reperibile in rete)

Molto interessante ed ottima bibliografia. Grazie!

Esiste qualcosa che interessa più da vicino l'Apulia e la Campania?

Vincenzo.

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Oggi ho potuto dare un'occhiata al volume Les Mines Antiques di Claude Domergue, reperito in una biblioteca.

Si tratta di un volume riccamente illustrato, ma molto tecnico, che si sofferma sull'esistenza di antiche miniere dei vari metalli usati nell'antichità nonché delle varie tecniche di estrazione e lavorazione allora usati.

Ovviamente le maggiori informazioni riguardano l'epoca romana, mentre poco si sa al tempo della colonizzazione e civiltà greca.

Limitatamente all'argento, esso veniva estratto quasi esclusivamente dalla galena, un minerale ricco anche di piombo. Quindi dove c'era la galena argentifera si poteva ricavare sia l'argento sia il piombo, che col rame formava la lega del bronzo.

In pratica non esistono tradizioni letterarie attestanti l'esistenza di miniere d'argento in Italia, mentre ben note erano le miniere di Siphnos (una delle isole delle Cicladi) e soprattutto di Laurion, a 60 km a SE di Atene. La miniera di Laurion fu famosa e apprezzata, anche per l'elevato grado di purezza dell'argento estratto (anche 986/1000). Praticamente tutti i tetradrammi con civetta di Atene furono ottenuti con l'argento di Laurion, come confermato con l'analisi metallografica (C.M. Kraay e V.M. Emeleus, The composition of Greek silver coins, Ashmolean Museum, Oxford, 1962).

Secondo una ipotesi, da tale miniera furono estratti fino a circa 3500 tonnellate di puro argento.

Successivamente, verso l'epoca romana, acquisirono maggiore importanza le ricche miniere d'argento in Spagna (specialmente vicino Carthago Nova), anche se già fin dagli albori della civiltà greca era assai rinomato l'argento proveniente dal regno di Tartessos (forse l'attuale Andalusia, in Spagna), che esportò soprattutto a partire dalla fine del VII secolo a.C.

Sono estremamente rari i ritrovamenti di lingotti d'argento d'epoca greca. Per l'Italia circa una ventina di tali lingotti, assieme ad altri di piombo, furono rinvenuti nel 1969 in un relitto di nave greca della fine V secolo a.C. al largo di Porticello, sulla costa tirrenica della Calabria, vicino a Villa S. Giovanni. In quell'occasione fu rinvenuta anche una bellissima testa di "filosofo", decapitata da una statua della metà del V secolo a.C., assieme ad alcuni frammenti di bronzo, fra cui una mano di vecchio, praticamente all'indomani del fortunato ritrovamento dei famosi bronzi di Riace. Allego la foto della testa di "Filosofo", attualmente nel museo di Reggio Calabria.

post-7204-0-72924500-1295364731_thumb.jp

All'analisi metallografica, grazie alla presenza di particolari isotopi delle impurezze, tali lingotti sono risultati provenire dalle miniere di Laurion. Quindi la Magna Grecia e la Sicilia importavano il metallo dalla Grecia.

La Sicilia è totalmente priva di argento e quindi esso doveva essere del tutto importato, forse dapprima da Tartessos (Spagna) e poi anche dalla Grecia. In ogni caso frequente fu la rifusione di precedenti monete e anche altri oggetti in argento per ricavare nuove monete. L'analisi dei tetradrammi siracusani mostra generalmente una maggiore impurezza di rame (intorno al 3%) rispetto ad esempio ai tetradrammi di Atene (dove la quantità di rame spesso non arriva nemmeno al 0,1% !).

Più complessa è la situazione della Magna Grecia, ove non si esclude un'estrazione locale di argento, specialmente in Calabria (non sembra attestata in Campania). Bisognerebbe fare una indagine geologica per verificare la presenza ed estrazione di galena argentifera in epoca antica (almeno greca e non sembra che una simile indagine sia stata fatta in maniera approfondita). Ad esempio sono noti commerci fra Sibari ed Etruria ed anche Cartagine, per cui in ogni caso l'argento usato ebbe origine diversa.

Si rimanda soprattutto allo studio di Kraay e Emeleus per maggiori dettagli sulla composizione dell'argento uato in alcune zecche greche (Egina, Atene, Corinto, Macedonia, Thasos, Samos, Akragas, Gela, Siracusa, Caulonia, Crotone, Taras, Thurium), considerando però che l'analisi, basata sull'attivazione dei neutroni, ha riguardato un piccolo numero di esemplari.

Modificato da acraf
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Oggi ho potuto dare un'occhiata al volume Les Mines Antiques di Claude Domergue, reperito in una biblioteca.

Si tratta di un volume riccamente illustrato, ma molto tecnico, che si sofferma sull'esistenza di antiche miniere dei vari metalli usati nell'antichità nonché delle varie tecniche di estrazione e lavorazione allora usati.

Ovviamente le maggiori informazioni riguardano l'epoca romana, mentre poco si sa al tempo della colonizzazione e civiltà greca.

Limitatamente all'argento, esso veniva estratto quasi esclusivamente dalla galena, un minerale ricco anche di piombo. Quindi dove c'era la galena argentifera si poteva ricavare sia l'argento sia il piombo, che col rame formava la lega del bronzo.

In pratica non esistono tradizioni letterarie attestanti l'esistenza di miniere d'argento in Italia, mentre ben note erano le miniere di Siphnos (una delle isole delle Cicladi) e soprattutto di Laurion, a 60 km a SE di Atene. La miniera di Laurion fu famosa e apprezzata, anche per l'elevato grado di purezza dell'argento estratto (anche 986/1000). Praticamente tutti i tetradrammi con civetta di Atene furono ottenuti con l'argento di Lemnos, come confermato con l'analisi metallografica (C.M. Kraay e V.M. Emeleus, The composition of Greek silver coins, Ashmolean Museum, Oxford, 1962).

Secondo una ipotesi, da tale miniera furono estratti fino a circa 3500 tonnellate di puro argento.

Successivamente, verso l'epoca romana, acquisirono maggiore importanza le ricche miniere d'argento in Spagna (specialmente vcino Carthago Nova), anche se già fin dagli albori della civiltà greca era assai rinomato l'argento proveniente dal regno di Tartessos (forse l'attuale Andalusia, in Spagna), che esportò soprattutto a partire dalla fine del VII secolo a.C.

Sono estremamente rari i ritrovamenti di lingotti d'argento d'epoca greca. Per l'Italia circa una ventina di tali lingotti, assieme ad altri di piombo, furono rinvenuti nel 1969 in un relitto di nave greca della fine V secolo a.C. al largo di Porticello, sulla costa tirrenica della Calabria, vicino a Villa S. Giovanni. In quell'occasione fu rinvenuta anche una bellissima testa di "filosofo", decapitata da una statua della metà del V secolo a.C., assieme ad alcuni frammenti di bronzo, fra cui una mano di vecchio, praticamente all'indomani del fortunato ritrovamento dei famosi bronzi di Riace. Allego la foto della testa di "Filosofo", attualmente nel museo di Reggio Calabria.

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All'analisi metallografica, grazie alla presenza di particolari isotopi delle impurezze, tali lingotti sono risultati provenire dalle miniere di Laurion. Quindi la Magna Grecia e la Sicilia importavano il metallo dalla Grecia.

La Sicilia è totalmente priva di argento e quindi esso doveva essere del tutto importato, forse dapprima da Tartessos (Spagna) e poi anche dalla Grecia. In ogni caso frequente fu la rifusione di precedenti monete e anche altri oggetti in argento per ricavare nuove monete. L'analisi dei tetradrammi siracusani mostra generalmente una maggiore impurezza di rame (intorno al 3%) rispetto ad esempio ai tetradrammi di Atene (dove la quantità di rame spesso non arriva nemmeno al 0,1% !).

Più complessa è la situazione della Magna Grecia, ove non si esclude un'estrazione locale di argento, specialmente in Calabria (non sembra attestata in Campania). Bisognerebbe fare una indagine geologica per verificare la presenza ed estrazione di galena argentifera in epoca antica (almeno greca e non sembra che una simile indagine sia stata fatta in maniera approfondita). Ad esempio sono noti commerci fra Sibari ed Etruria ed anche Cartagine, per cui in ogni caso l'argento usato ebbe origine diversa.

Si rimanda soprattutto allo studio di Kraay e Emeleus per maggiori dettagli sulla composizione dell'argento uato in alcune zecche greche (Egina, Atene, Corinto, Macedonia, Thasos, Samos, Akragas, Gela, Siracusa, Caulonia, Crotone, Taras, Thurium), considerando però che l'analisi, basata sull'attivazione dei neutroni, ha riguardato un piccolo numero di esemplari.

Ottima segnalazione. Mi procurerò presto il volume del Kraay anche se ormai datato.

Vincenzo.

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  • 3 mesi dopo...

Ciao a tutti!

L'argento senza dubbio fu un incontrastato protagonista delle emissioni arcaiche e classiche,da qui nasce una mia curiosita'.

Questa continua disponibilita' d'argento da dove proveniva?esistevano importanti giacimenti in area italica o veniva importato?

So per esempio che il Laurio svolse un ruolo fondamentale per Atene,esistette un caso equivalente anche in magna grecia?

Ringrazio tutti!

Bella domanda a cui è difficile dare risposta...aspettiamo qualcuno che ne sappia qualcosa.

Io posso dirti che qualche piccolo giacimento in Etruria dovette esserci.

In area Italica non Saprei dire, l'Argento spesso , per non dire quasi sempre si rinviene associato al Piombo e suoi derivati. In età arcaica o classica proveniva di certo dai giacimenti Toscani di area Etrusca. Nell'Isola d'Elba presso Populonia , sul monte argentario, sule colline metallifere, abbondano minerali di piombo quali la Galena (Solfato di Piombo), questo minerale contiene una piccola percentuale di argento, ed è da questo minerale che gli etruschi lo estraevano, ma la percentuale di metallo utile per tonnellata di minerale è bassissima, non so dire se poi questa attività minerario bastava a soddisfare il fabbisogno dell'area Italica, ma può essere che il metallo provenisse anche dalle prealpi venete o dall'attuale trentino (non dimentichiamoci gli Italici da dove sono arivati). Questi giagimenti Toscani furono poi abbandonati in età Imperiale per far spazio alel nuove scoperte, ossia i più grandi e convenienti giagimenti di argento appena scoperti della sardegna e dela Spagna. Per quanto riguarda l'area Italica vera e propria cè da dire che ha una geologia tutta sue e, i giacimenti minerari , a parte alcuen zono della calabria , sono pressocèe inesistenti. Saluti a tutti.

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  • 3 mesi dopo...

Ciao, in Sicilia vi sono parecchie miniiere di argento abbandonate, tutte nel taorminese.

Oggi ho potuto dare un'occhiata al volume Les Mines Antiques di Claude Domergue, reperito in una biblioteca.

Si tratta di un volume riccamente illustrato, ma molto tecnico, che si sofferma sull'esistenza di antiche miniere dei vari metalli usati nell'antichità nonché delle varie tecniche di estrazione e lavorazione allora usati.

Ovviamente le maggiori informazioni riguardano l'epoca romana, mentre poco si sa al tempo della colonizzazione e civiltà greca.

Limitatamente all'argento, esso veniva estratto quasi esclusivamente dalla galena, un minerale ricco anche di piombo. Quindi dove c'era la galena argentifera si poteva ricavare sia l'argento sia il piombo, che col rame formava la lega del bronzo.

In pratica non esistono tradizioni letterarie attestanti l'esistenza di miniere d'argento in Italia, mentre ben note erano le miniere di Siphnos (una delle isole delle Cicladi) e soprattutto di Laurion, a 60 km a SE di Atene. La miniera di Laurion fu famosa e apprezzata, anche per l'elevato grado di purezza dell'argento estratto (anche 986/1000). Praticamente tutti i tetradrammi con civetta di Atene furono ottenuti con l'argento di Laurion, come confermato con l'analisi metallografica (C.M. Kraay e V.M. Emeleus, The composition of Greek silver coins, Ashmolean Museum, Oxford, 1962).

Secondo una ipotesi, da tale miniera furono estratti fino a circa 3500 tonnellate di puro argento.

Successivamente, verso l'epoca romana, acquisirono maggiore importanza le ricche miniere d'argento in Spagna (specialmente vicino Carthago Nova), anche se già fin dagli albori della civiltà greca era assai rinomato l'argento proveniente dal regno di Tartessos (forse l'attuale Andalusia, in Spagna), che esportò soprattutto a partire dalla fine del VII secolo a.C.

Sono estremamente rari i ritrovamenti di lingotti d'argento d'epoca greca. Per l'Italia circa una ventina di tali lingotti, assieme ad altri di piombo, furono rinvenuti nel 1969 in un relitto di nave greca della fine V secolo a.C. al largo di Porticello, sulla costa tirrenica della Calabria, vicino a Villa S. Giovanni. In quell'occasione fu rinvenuta anche una bellissima testa di "filosofo", decapitata da una statua della metà del V secolo a.C., assieme ad alcuni frammenti di bronzo, fra cui una mano di vecchio, praticamente all'indomani del fortunato ritrovamento dei famosi bronzi di Riace. Allego la foto della testa di "Filosofo", attualmente nel museo di Reggio Calabria.

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All'analisi metallografica, grazie alla presenza di particolari isotopi delle impurezze, tali lingotti sono risultati provenire dalle miniere di Laurion. Quindi la Magna Grecia e la Sicilia importavano il metallo dalla Grecia.

La Sicilia è totalmente priva di argento e quindi esso doveva essere del tutto importato, forse dapprima da Tartessos (Spagna) e poi anche dalla Grecia. In ogni caso frequente fu la rifusione di precedenti monete e anche altri oggetti in argento per ricavare nuove monete. L'analisi dei tetradrammi siracusani mostra generalmente una maggiore impurezza di rame (intorno al 3%) rispetto ad esempio ai tetradrammi di Atene (dove la quantità di rame spesso non arriva nemmeno al 0,1% !).

Più complessa è la situazione della Magna Grecia, ove non si esclude un'estrazione locale di argento, specialmente in Calabria (non sembra attestata in Campania). Bisognerebbe fare una indagine geologica per verificare la presenza ed estrazione di galena argentifera in epoca antica (almeno greca e non sembra che una simile indagine sia stata fatta in maniera approfondita). Ad esempio sono noti commerci fra Sibari ed Etruria ed anche Cartagine, per cui in ogni caso l'argento usato ebbe origine diversa.

Si rimanda soprattutto allo studio di Kraay e Emeleus per maggiori dettagli sulla composizione dell'argento uato in alcune zecche greche (Egina, Atene, Corinto, Macedonia, Thasos, Samos, Akragas, Gela, Siracusa, Caulonia, Crotone, Taras, Thurium), considerando però che l'analisi, basata sull'attivazione dei neutroni, ha riguardato un piccolo numero di esemplari.

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Non mi risulta che in Sicilia siano avvenuti tentativi di estrazione di argento o oro, anche se forse era nota la loro presenza in loco.

Confermo Paleologo che ci furono tentativi riusciti, ma nel XVIII secolo (dopo Cristo !), e nel messinese (e l'argento fu utilizzato anche per fare monete borboniche). Allego un paio di link:

http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=87877

http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:Ke7m1e68YdQJ:www.fogliodisicilia.it/index.php%3Foption%3Dcom_content%26view%3Darticle%26id%3D1067:le-miniere-di-fiumedinsi-e-ali-a-partire-dal-xv-cecolo-e-la-ferriera%26catid%3D62:storie-di-sicilia%26Itemid%3D79+miniere+argento+sicilia&cd=8&hl=it&ct=clnk&gl=it&client=firefox-a

Bisogna dire che allo stato attuale, con il fortissimo incremento del valore dei metalli nobili, c'è un interesse a ricuperare le vecchie miniere, ma non sempre è una cosa semplice, anche per il forte impatto ambientale.

Magari gonzalo_980 è in grado di fornire maggiori dettagli sulle notizie di vecchie miniere nel taormitano (forse sono quelle citate dai suddetti giornali, che parlano di una zona vicina, nel messinese) e soprattutto a che epoca risalgano. Non credo che siano state sfruttate nemmeno dai Romani (che erano abilissimi a trovare giacimenti), ma solo molto più tardi.

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