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Antiquiores 2: le falsificazioni


giollo2

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Ho pensato di creare una nuova discussione per affrontare le problematiche legate alle falsificazioni degli antiquiores e di lasciare l'altra per la discussione generale.

Il punto di partenza non può essere che il MEC (Philip Grierson - Mark Blackburn, Medieval European Coinage, vol. I The early middle ages 5th-10th centuries) (appendice 2 pagina 336, tavola 65, note alle pagine 644-646) il quale fornisce informazioni molto interessanti che riassumo brevemente:

Falsificazioni delle prime monete pontificie si conoscono fin dal XVII secolo. Una di Gregorio III (731-741) fu pubblicata da Papenbroch nel 1685 e un’altra di Zaccaria (741-751) da Mabillon nel 1687. I conii per la loro produzione vennero acquistati nel 1866 da Luigi Pizzamiglio da un antiquario romano; egli, successivamente, si “divertì” a produrre ‘curiosità’ di diverso diametro e peso (da 0,87 a 11,48 grammi) in diversi metalli, dal piombo all’oro. Secondo Grierson solo quelli in rame del peso di circa un grammo e mezzo sono di difficile identificazione. Attualmente questi conii sono conservati nel Medagliere Vaticano (Serafini, vol. 1, 323).

Fra le falsificazioni conosciute se ne possono ricordare alcune del Cigoi (L. Maldura – Due parole di una nuova monetina papale, avanti il mille, Roma 1880; falsificazione del Cigoi di un denaro di Paolo I, 757-767), riconoscibili attraverso un attento esame del metallo, della tecnica di coniazione e dello stile, e l’enorme produzione del Tardani che si diffuse in molte illustri collezioni nelle prime tre decadi del 1900. Tra l’altro, molte di queste falsificazioni passarono attraverso Ortensio Vitalini e Pietro Stettiner che, probabilmente ignari, le fecero pervenire alle principali collezioni dell’epoca (collezione reale, coll. Martinori, Ruchat, Giardini, ecc.) come dimostrato anche dai cartellini autografi delle monete del Re. Il capolavoro del Tardani fu l’invenzione di un importante ritrovamento (Bolsena) costituito da un numero molto rilevante di antiquiores appartenenti a 31 diversi pontefici a partire dall’inizio del IX secolo fino alla fine dell’XI secolo. Gran parte delle monete furono acquistate dai Musei Vaticani nel 1909 e un’altra parte vi entrò nel 1921 con l’acquisto della collezione Celati. Camillo Serafini fu ingannato dall’abilità del Tardani nel creare artificialmente corrosioni e incrostazioni con l’ausilio di prodotti chimici. Il primo volume dell’opera del Serafini è quasi priva di falsificazioni mentre le aggiunte del quarto volume, inserite dopo l’acquisto del ritrovamento di Bolsena contengono almeno 10 falsi del Tardani (i numeri 3, 4, 5, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14 e forse anche il n. 2 della tavola 46).

Tardani prese come modello alcune monete della fine del IX secolo e di questo periodo i suoi falsi sono molto difficili da riconoscere. Egli però evidentemente non era a conoscenza dell’evoluzione dello stile e delle tecniche di produzione degli antiquiores nel corso degli anni e quindi le falsificazioni dell’età precedente o di quella successiva si riconoscono con relativa facilità. I modelli sembrerebbero presi dalle illustrazioni dell’opera del Promis (Le monete dei papi avanti il mille, Torino 1858) ma anche da altro materiale pubblicato.

Nelle collezioni del Witzwilliam Museum di Cambridge sono conservati, oltre ad altri di diversa produzione, nove falsi del Tardani e tre del Cigoi, illustrati nel MEC.

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Complimenti Giollo come sempre,vorrei aggiungere a quello che mostri, delle considerazioni del Saccocci tratte dal "Il ripostiglio di Galli Tassi" di Lucca ,dove si parla di un gruzzolo lasciato da un funzionario imperiale importante colpito dalla peste ed ivi rimasto : "la rilevante presenza di rarissime monete papali in un gruzzolo che sembra poter essere riferito,con una certa probabilità,ad una spedizione politico militare dell'Imperatore Ottone I di ritorno da Roma potrebbe anche fornire qualche importante indicazione riguardo alla funzione di questa primitiva monetazione papale ( i cosiddetti antiquiores ). La rarità dei rinvenimenti di questo numerario in ambito romano,infatti,potrebbe giustificarsi con il fatto che queste monete erano destinate principalmente al finanziamento delle spedizioni imperiali che raggiungevano Roma,più che alla circolazione locale.Questo spiegherebbe anche sia la presenza del nome dell'Imperatore sule monete ,sia il fatto che esemplari del genere sono stati rinvenuti in ripostigli del Nord Europa ".

E queste importanti riflessioni del Saccocci sono da tenere in seria considerazione nell'affrontare questa monetazione.e nella discussione stessa.

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Molto interessante! Ti rispondo nell'altra discussione sugli antiquiores in modo tale da lasciare questa solo per i commenti relativi alle falsificazioni.

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Passerei ora ad illustrare i falsi antiquiores del Tardani, spacciati come ritrovamento di Bolsena, confluiti nel medagliere Vaticano. Riporto le immagini dei 10 esemplari illustrati dal Serafini nella tavola 46 relativa alle appendici del primo volume. La provenienza di questi esemplari è specificata nelle note del Serafini che, per completezza, riporto anch'esse.

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Siamo sicuri , si , che si tratti di falsi :D !? Quando hai tempo mi puoi indicare qualche esemplare di falso riconosciuto andato in asta ?

Saluti

bel lavoro !!

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Siamo sicuri , si , che si tratti di falsi :D !? Quando hai tempo mi puoi indicare qualche esemplare di falso riconosciuto andato in asta ?

Saluti

bel lavoro !!

Be', sul ritrovamento di Bolsena e sugli esemplari illustrati dal Serafini Grierson sul MEC è stato molto chiaro. Sarebbe interessante trovare altra bibliografia su questo presunto ripostiglio.

Molti altri esemplari confluiti nel medagliere Vaticano non sono stati illustrati, ma si possono cercare sul sito della Biblioteca Apostolica.

PS: riuscite a leggere i testi che ho postato?

Modificato da giollo2
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