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Impero gallico. Un aiuto


cancun175

Risposte migliori

Ho una domanda per i cultori della storia dell'impero delle Gallie. Esiste qualche evidenza nei ritrovamenti di circolazione di monete galliche nei territori controllati dall'Impero centrale?

Grazie

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Ciao Cancun.

Io ti segnalo solo che nei pressi di Tergeste (per cui relativamente distante dall'Impero delle Gallie), nel deposito monetale rinvenuto nella Grotta del Mitreo, tra le 500 monete rinvenute ci sono 2 antoniniani di Tetrico I (Concordia e Victoria AVG).

Non è molto ma sono presenti.

Link sulla cavità:

http://217.12.180.10/catalogazione/search/SchedaDetail.aspx?TSK=SI&ID=384

Link sulle due monete:

http://217.12.180.10/catalogazione/search/SchedaDetail.aspx?TSK=NU&ID=5704

http://217.12.180.10/catalogazione/search/SchedaDetail.aspx?TSK=NU&ID=5703

Ciao

Illyricum

:)

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In area slovena c'è qualche rinvenimento di Tetrici, Vittorino e imitative (pag. 359 e segg.)

Situazione analoga pure in Istria (pag.527 e seguenti)

Idem Corsica (pag. 521), Sardegna (pag. 511), Sicilia (pag.500). Curiosamente in Puglia, Calabria, Basilicata singole imitative. Nel Lazio e vicino Roma scarsi Tetrici e un paio di Vittorino (c/o Latina). 1 solo Tetrico (antoniniano) in Toscana, un aureo e un antoniniano in Emilia Romagna,quache moneta in Friuli (Postumo e ?),sono presenti anche in Trentino, a prima vista lievemente più presenti in Veneto, così come in Lombardia, Piemonte, Liguria ed Aosta.

Questo da:

http://paduaresearch.cab.unipd.it/473/3/2._Singoli_rinvenimenti.pdf

In area balcanica c'è un'imitativa di Tetrico da Viminacium:

(vedi post Exergus)

Mi pare di poter dire che almeno in area italiana le monete dell'Impero Gallico hanno circolato in un numero non tanto elevato anche su distanze medio-lunghe , con una maggior presenza nell'area dell'Italia nord-occidentale per ovvie ragioni di contiguità geografica.

Ciao

Illyricum

:)

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Inviato (modificato)

Grazie a tutti. Ho trovato esaustive risposte anche nella tesi di laurea della dottoressa Cristina Crisafulli. Le monete della Gallie (specialmente quelle dei Tetrici) si sono diffuse nell'Italia centro-settentrionale dopo la riunificazione dell'impero. Hanno sostituito le monete di Aureliano e successori più "pesanti" e perciò battute in quantità minori. Un po' come i miniassegnibiggrin.gifbiggrin.gif

Diverso discorso per Postumo: alcune monete trovarono corso al Nord ben prima della riforma di Aureliano per il motivo opposto: erano di qualità. Caso Aureolo a parte.

Modificato da cancun175
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ti avevo messo il link della tesi nell'altro forum! oo)

è veramente un buon lavoro, con un bel censimento di ritrovamenti!

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Grazie a tutti. Specialmente a grigioviola e a Illyricum (ma per lui il discorso è diverso!): la tesi della Crisafulli ha dipanato moltissimi problemi. E' davvero una "summa" della circolazione monetaria in Italia nel III secolo.

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Mi pare di poter dire che almeno in area italiana le monete dell'Impero Gallico hanno circolato in un numero non tanto elevato anche su distanze medio-lunghe , con una maggior presenza nell'area dell'Italia nord-occidentale per ovvie ragioni di contiguità geografica.

il discorso che ora vado a fare si basa sulle imitative galliche, ma per estensione abbraccia anche le emissioni ufficiali dell'imp. secessionista.

le monete cosiddette imitative di emissione locale erano ben inserite e radicate in un contesto territoriale preciso: l'impero gallico osteggiato e non riconosciuto dall'impero centrale, che si è sin da subito teso per la riconquista dei territori sottratti dagli usurpatori. Partendo da questa considerazione, non sono poi così basse le presenze di imitativi in area italiana.

cito dalla tesi:

Se ora consideriamo i singoli rinvenimenti complessivamente, le emissioni dei Tetrici, ossia le serie galliche più attestate, registrano un indice di presenza più elevato di quelle di Caro e di Diocleziano nell'Italia settentrionale e uno superiore a quello anche di Aureliano e Probo nelle regioni meridionali e nelle isole. L'apporto degli esemplari riferibile all'età dell'ultimo imperatore d'oltralpe sembra però ancora più significativo se analizzato alla luce solo dei siti di ritrovamento più importanti (v. Tab. n. 43b): noteremo infatti che le percentuali di presenze per Tetrico I e II nella maggior parte dei casi dell'Italia settentrionale (Aosta, G. S. Bernardo, Luni, Serravalle Scrivia, Brescia, S. Giulia, Milano, Feltre, Altino, Verona) sono superiori o comparabili anche a quelle attribuibili a Probo. Constatazioni analoghe sono possibili anche per le imitazioni galliche che costituiscono la maggior parte delle emissioni imitative di questo periodo.

per quanto concerne proprio le imitative il dato da evidenziare è la tipologia di quest'ultime, non tanto i soggetti e le autorità imitate (principalmente i tipi più comuni dei due tetrici) quanto piuttosto i dati metrici degli imitativi: grandi assenti o comunque latitanti nei ritrovamenti italici sono i cosiddetti minimi ovvero quei radiati imitativi (diffusissimi negli hoard francesi e britannici), sempre citando:

In generale si può affermare che in Italia, almeno sulla base dei dati pondometrici disponibili, riportati in nota agli esemplari nel Catalogo dei rinvenimenti, la maggior parte delle imitazioni galliche sono nettamente superiori al grammo e quasi sempre al centimetro, mentre lo stile, quanto si può appurare dalla documentazione fotografica, è spesso buono e non è mai completamente disorganico, tutti elementi che sembrano escludere l'utilizzazione di minimi di più tarda collocazione cronologica rispetto al III secolo.

Modificato da grigioviola
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La tesi della dottoressa Crisafulli è eccezionale per documentazione e indagine. Il guaio è che spesso è scritta in "dialetto accademico". Per esempio: mi traducete questa frase?

tutti elementi che sembrano escludere l'utilizzazione di minimi di più tarda collocazione cronologica rispetto al III secolo.

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esatto. l'autrice assume la posizione dei vari studiosi che hanno identificato nel IV secolo la produzione dei cosiddetti minimissimi ovvero di quelle monete imitative di peso e diametro fortemente ridotto da essere ancor più piccole dei minimi e quindi abbondantemente di sotto del centimetro di diametro e del grammo di peso. questa tipologia imitativa dovrebbe, il condizionale è sempre d'obbligo in questo campo, collocarsi nell'ultima fase di imitazione della monetazione dell'impero gallico.

l'autrice quindi sostiene che sulla base dei ritrovamenti fatti nel suolo italico, i minimissimi non hanno pressoché mai circolato. o almeno non l'hanno fatto in maniera significativa.

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