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Double Eagle 1933 a giudizio


Risposte migliori

Una storia interessante, come raccontata nel nostro forum (LINK).

Oggi sul Corriere della Sera si parla dell'imminente processo (LINK).

L'articolo pone bene i problemi: il governo americano reclama quanto ritiene gli competa di diritto.

Fa sorridere per noi italiani che si presume il dibattito possa durare un paio di settimane; questo processo nel "Bel Paese" in cui viviamo assumerebbe di certo l'apparenza di un Fantasy "La storia infinita"!

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In Italia la prima cosa è che avrebbero sequestrato le monete poi, casomai, forse, dopo un processo...........su questo sono più democratici gli USA-men! :D

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Ma le monete SONO STATE SEQUESTRATE!!

Se hai letto la nostra discussione citata da Giov60, vi si dice chiaramente che quando, nel 2005, i Langbord hanno portato le monete alla Zecca per l'autenticazione, la Zecca se le è tenute.

L' 11 agosto 2005 era infatti annunciato pubblicamente il "recupero" delle monete, che venivano trasferite a Fort Knox in attesa di decisioni.

Si parlava espressamente di "recupero" perchè, intendendo le monete come proprietà del Governo, la Zecca si rifiutava di usare i termini "sequestro" o "confisca", ma è una questione di lana caprina <_< la sostanza è il sequestro.

petronius oo)

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Fa sorridere per noi italiani che si presume il dibattito possa durare un paio di settimane; questo processo nel "Bel Paese" in cui viviamo assumerebbe di certo l'apparenza di un Fantasy "La storia infinita"!

Ma le due settimane sono riferite solo a questa fase del dibattimento, che potremmo definire processo d'appello.

Nel luglio 2009, cioè due anni fa, c'era già stato un primo giudizio favorevole ai Langbord, e il loro avvocato ha già fatto sapere che se stavolta gli andrà buca intende ricorrere alla Corte Suprema, il massimo organismo giudiziario americano, e questo naturalmente porterà via altri mesi, se non anni, prima che si arrivi a un giudizio definitivo.

Alla fine, questa causa non avrà avuto la durata "biblica" :D di certi processi italiani, ma di sicuro non sarà stata questione di settimane ;)

petronius :)

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Ma le monete SONO STATE SEQUESTRATE!!

Se hai letto la nostra discussione citata da Giov60, vi si dice chiaramente che quando, nel 2005, i Langbord hanno portato le monete alla Zecca per l'autenticazione, la Zecca se le è tenute.

L' 11 agosto 2005 era infatti annunciato pubblicamente il "recupero" delle monete, che venivano trasferite a Fort Knox in attesa di decisioni.

Si parlava espressamente di "recupero" perchè, intendendo le monete come proprietà del Governo, la Zecca si rifiutava di usare i termini "sequestro" o "confisca", ma è una questione di lana caprina <_< la sostanza è il sequestro.

petronius oo)

Dall'articolo del Corriere sembra che le ultime 10 quelle lasciate in eredità no le abbia sequestrate e che la causa serva appunto per farsele restituire perche proprietà dal " Popolo USA.

Oggi sul Corriere della Sera si parla dell'imminente processo (LINK).

O sbaglio?

«PROPRIETÀ DELLO STATO» - Per il governo americano la vicenda avrebbe dovuto concludersì lì, nessun'altra moneta «1933 Double Eagle» doveva dunque trovarsi in circolazione. Fino al 2003: Joan Langbord, la figlia di Israel Switt, un noto gioielliere di Filadelfia, scopre infatti dieci monete d'oro in una cassetta di sicurezza. Lo stupore è stato grande quando dall'US Mint, la Zecca di Stato degli USA, arriva la conferma: si tratta delle monete d'oro che avrebbero dovuto essere fuse settant'anni prima per ordine del presidente. Ma la sorpresa è stata maggiore dopo la chiara e perentoria richiesta di restituzione arrivata dal governo degli Stati Uniti: le monete sono da ritenersi di proprietà dello Stato, al quale sono state rubate.

BATTAGLIA - Il caso è approdato ora in tribunale a Filadelfia. Il processo, un procedimento assai complesso iniziato giovedì, dovrebbe concludersi entro due settimane. I discendenti di Switt affermano che lo Stato non può dimostrare il furto e quindi non ha il diritto di reclamare le monete solamente perché esiste un qualche sospetto. I funzionari del governo statunitense invece sostengono che le monete sono finite in mani private dopo essere state rubate e che «il legittimo proprietario è il popolo degli Stati Uniti d'America». Con ogni probabilità il gioielliere ha acquistato le monete da un collaboratore della Zecca di Filadelfia e questo le avrebbe sottratte sul posto di lavoro.

Modificato da favaldar
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Dall'articolo del Corriere sembra che le ultime 10 quelle lasciate in eredità no le abbia sequestrate e che la causa serva appunto per farsele restituire perche proprietà dal " Popolo USA.

Oggi sul Corriere della Sera si parla dell'imminente processo (LINK).

O sbaglio?

Non sbagli tu, sbaglia il Corriere ;) e non solo per questo, come ho segnalato anche nelll'altra discussione

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A quanto mi risulta, le monete in questo momento si trovano a Fort Knox, in attesa di sapere che fine faranno.

Ma tutto questo, lo ripeto, è raccontato con dovizia di particolari, e fino agli ultimi sviluppi, nella già citata discusssione ;)

petronius oo)

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Guest utente3487

Vogliamo ad esempio parlare delle lire 100 del 1940 che in zecca non ci sono ma che vennero regalate a tante personcine, come ad esempio l'allora Governatore di BI? A rigore di logica quella moneta (e tutta la serie) doveva rimanere in BI e non venduta dagli eredi, come fosse roba personale....

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In Italia la prima cosa è che avrebbero sequestrato le monete poi, casomai, forse, dopo un processo...........su questo sono più democratici gli USA-men! :D

In Italia avrebbero sequestrato le monete solo se fossero appartenute a persone comuni (esclusi politici, capitani d'industria, sindacalisti ed affini) e poi, mentre si intavolava il processo per riottenerle da parte dei supposti proprietari (durata media 20 anni, attraverso 5 o 6 gradi di giudizio e giudici), la notte stessa del sequestro in zecca a Roma avrebbe avuto luogo la fusione delle stesse come prevede la legge (laddove per fusione si intende ovviamente "una a te che sei il ministro, una a te che sei il direttore generale della zecca, una a te che sei il maresciallo dei carabinieri che le ha sequestrate, una a te che sei la donna delle pulizie della zecca e mi raccomando tieni la bocca chiusa, e così via); il tutto attestato da un'ineccepibile pezzo di carta emesso e controfirmato dai suddetti e pubblicato in GURI e su una decina di giornali. Così, nella malaugurata ipotesi che qualche giudice comunista desse ragione ai supposti proprietari, "le monete non ci sono più e più non dimandare"...

:P

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Per tornare a parlare del tema della discussione, segnalo che nell'altro thread sto facendo la cronaca delle udienze processuali.

Qui invece, vorrei porre alcune domande più strettamente legate alla sezione Legislazione, materia nella quale non sono particolarmente ferrato.

Sappiamo ormai che il governo americano rivuole indietro le monete perchè sostiene che sono state rubate, ma....non esiste la prescrizione?

Nell'altra discussione avevo scritto che quando, nel 1944, si scoprirono le prime "doppie" le persone sospettate di averle trafugate (Switt, il cassiere capo della Zecca e altri) non poterono essere perseguite perchè il reato era prescritto....questo non vale per la proprietà delle monete oggi?

E in Italia, come funziona?

Un caso molto simile lo abbiamo avuto con i biglietti da 500 e 1.000 lire della serie luogotenenziale del 1944, ma gli sviluppi sono stati ben diversi.

Come saprete, alcune lastre per la stampa di questi biglietti furono rubate, e anche se i ladri, scoperti, dichiararono di averle distrutte, non ci si fidò a emettere le banconote e si ordinò la distruzione di tutte quelle stampate fino a quel momento.

Anche da noi, però, qualcuno (non si sa chi e come) riuscì a portarne via alcuni esemplari, si parla di 7 pezzi da 500 e 14 da 1.000 lire, ma potrebbero essere di più.

A differenza di quanto avvenuto negli USA per le "doppie aquile", questi biglietti sono oggi regolarmente sul mercato, e non mi risulta che alcuna autorità governativa nostrana si sia mai interessata ad essi.

In particolare, ho visto più di una volta il biglietto da 1.000 lire esposto nella vetrina di qualche commerciante ai convegni, e uno di essi era offerto in asta qualche mese fa, con tanto di foto in quarta di copertina del catalogo. Mi risulta non sia stato venduto, ma non mi risulta che i nostri servizi segreti :ph34r: siano piombati nella sede della casa d'asta per sequestrarlo, come fecero quelli americani nel 1944 con Stack's, quando mise in vendita il primo esemplare di Double Eagle venuto alla luce.

Disinteresse da parte delle nostra autorità? Mancanza di una normativa precisa? Cosa dice la nostra legislazione al riguardo? Quali sono (se ci sono) le differenze con la legislazione americana?

Grazie a chi potrà chiarire questi dubbi :D

petronius :)

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Credo che il nostro elledi sia la persona più direttamente interessata e autorizzata a rispondere, date le indagini a suo tempo effettuate in situazioni similari.

Purtroppo la legislazione italiana è molto confusa, la documentazione scarsa, e non sempre chiari i motivi per i quali alcune monete/progetti/prove sono commercializzati o, al contrario, considerati sospetti. Anche la Zecca presentava (e presenta) regolamenti, archivi e prassi operative tutt'altro che limpidi! (al contrario di quanto petronius racconta in modo accattivante nel thread parallelo relativamente alla zecca statunitense)

Va innanzitutto considerata una doverosa precisazione: la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere, nel caso di un furto dal momento in cui esso è stato scoperto o la refurtiva è stata ritrovata.

Qui, immagino, già si pongano paletti e complicazioni relativi al diritto dello Stato Italiano di far valere la norma del "recupero della refurtiva", intendendo prove, progetti e quant'altro sia PUBBLICAMENTE transitato in asta per decenni e mai richiesto/denunciato, oltrechè l'obbligo da parte dello Stato stesso di denunciare l'atto illecito (furto) al momento della scoperta, cosa pressochè mai fatta (al contrario del Governo Americano).

Addirittura elledi afferma che lo stato, nella persona dei suoi funzionari, ha rifiutato di ammettere l'avvenuto furto di materiale numismatico e dunque ha contrastato la restituzione dello stesso (mi riferisco alle 20 lire 1908 scoperte a casa di un numismatico accusato di ricettazione e che, credo, tuttora non siano state riacquisite dal Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo per il motivo suddetto; analoga avventura, ma senza recupero, ha riguardato le 20 Lire dei Marescialli ...).

D'altra parte l'Italia oltre che la guerra ha visto transitare un regime (da monarchia a repubblica) e ritengo che questi elementi non risultino ininfluenti nel definire i limiti ad eventuali richieste di "restituzione" da parte dello stato stesso ai collezionisti.

Modificato da Giov60
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Buon giorno a tutti.

"Sappiamo ormai che il governo americano rivuole indietro le monete perchè sostiene che sono state rubate, ma....non esiste la prescrizione?

Nell'altra discussione avevo scritto che quando, nel 1944, si scoprirono le prime "doppie" le persone sospettate di averle trafugate (Switt, il cassiere capo della Zecca e altri) non poterono essere perseguite perchè il reato era prescritto....questo non vale per la proprietà delle monete oggi?

E in Italia, come funziona?"

Premesso che non ho idea di come "funzioni" negli U.S.A., posso invece provare a descrivere quella che è la prospettazione del problema in Italia.

Intanto distinguiamo subito l'aspetto penale (reati connessi alla sottrazione fraudolenta delle monete coniate dalle officine dello Stato) da quello civile, riguardante la proprietà del materiale e, dunque, il titolo per la sua restituzione.

L'aspetto penalistico è inesorabilmente legato al maturare della prescrizione dei reati commessi dai responsabili della sottrazione (furto, appropriazione indebita ecc.).

Dopo un numero prestabilito di anni, la cui durata è determinata essenzialmente dalla gravità del reato ipotizzato, la "pretesa punitiva" dello Stato viene meno e il reato, appunto, si prescrive, con la conseguenza che l'eventuale processo in corso non potrà pervenire ad una pronuncia di merito (salvo che l'imputato non rinunci ad avvalersi della prescrizione, ad esempio perchè intende ottenere una pronuncia di assoluzione anzichè quella che il reato si è estinto per intervenuta prescrizione).

Altro discorso va fatto per gli aspetti civilistico-amministrativi del problema.

Intanto, però, dobbiamo innanzitutto collocare il materiale di cui parliamo all'interno dei cosiddetti "beni demaniali" (vedere artt. 822 e seguenti c.c.), che essendo sottoposti al vincolo del demanio pubblico, hanno la caratteristica di essere "inalienabili" e "imprescrittibili"; non possono perciò essere venduti o "usucapiti" nè formare oggetto di diritti a favore di terzi.

Tanto per capici, rientrano in tale categoria "le raccolte dei musei, delle pinacoteche, degli archivi e delle biblioteche" (Art. 822, comma II c.c.).

Direi quindi che una moneta sottratta dal Museo della Zecca o da un altro Medagliere pubblico possa sicuramente essere considerata un "bene demaniale" e pertanto insuscettibile di essere "venduta" o "usucapita".

In Italia però le cose non sono mai semplici e infatti si complicano subito......perchè se è vero quanto abbiamo sopra riportato, dobbiamo anche aggiungere che la restituzione di questo materiale allo Stato postula che le preposte Amministrazioni si attivino a "rivendicarlo".....cioè promuovano nelle sedi giudiziarie le azioni volte a rientrare in possesso dei beni.

Perchè se non lo fanno, ovviamente le monete non tornano a casa da sole...........

Un caso fra i tanti è quello raccontato da elledi sul 20 lire 1908, sequestrato dalla G.d F. a chi lo deteneva, ma poi restituito perchè l'ente pubblico da cui la moneta si riteneva fossa stata asportata, non solo non l'ha rivendicata ma ha persino sostenuto di non averla mai avuta nel suo medagliere!

Altri casi si possono fare a proposito delle prove e progetti della Zecca dello Stato, fuoriuscite dall'Officina monetaria senza una plausibile ragione, anch'esse non rivendicate dall'Amministrazione dello Stato, complice forse il passaggio del Poligrafico, nell'ambito del quale è posta oggi la Zecca, dal regime del diritto pubblico a quello privatistico (come è noto, a seguito di questa riforma, l'I.P.Z.S. è una S.p.a., ancorchè il Ministero dell'Economia e delle Finanze ne sia l'unico azionista......).

Tale passaggio dal "pubblico" al "privato", potrebbe avere, per così dire, "sdemanializzato" quel materiale in origine non vendibile e non usucapibile, facendogli perdere quelle caratteristiche peculiari di cui sopra.

Naturalmente quella della "sdemanializzazione" di fatto è una castroneria giuridica, posto che solo una legge dello Stato potrebbe operare in tal senso (ma era solo per capirci fra noi "comuni mortali".......).

Non volevo in realtà riferirmi ad una conseguenza giuridica vera e propria (che, come detto, postula necessariamente una legge e non può determinarsi per una mera situazione di fatto) ma intendevo semmai alludere ad un "clima" che si è venuto a determinare e che sembra non stimolare eccessivamente chi, fra l'altro per dovere d'istituto, dovrebbe battersi per riprendere ciò che appartenava allo Stato e che, per qualche strano motivo, si rinviene invece nei posti più impensati.....

Ecco perchè da noi ciò che sta avvenendo negli States per le "doppie", è molto difficile che si verifichi.

Saluti.

Michele

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Ho scritto il mio post precedente pressochè in contemporanea a quello di Michele e, nonostante la sua indiscussa maggior competenza professionale, abbiamo casualmente ripreso lo stesso esempio. Purtroppo il fatto delle 20 lire del 1908 non mi va proprio giù: lo ritengo un insulto rivolto a tutti coloro che sono consapevoli che "lo stato siamo noi" e che l'arroganza, l'imperizia e l'inosservanza dei regolamenti da parte di pubblici funzionari preposti alla conservazione di beni pubblici (leggi il Museo Nazionale Romano) ci deruba di una nostra ricchezza.

[...]

Intanto, però, dobbiamo innanzitutto collocare il materiale di cui parliamo all'interno dei cosiddetti "beni demaniali" (vedere artt. 822 e seguenti c.c.), che essendo sottoposti al vincolo del demanio pubblico, hanno la caratteristica di essere "inalienabili" e "imprescrittibili"; non possono perciò essere venduti o "usucapiti" nè formare oggetto di diritti a favore di terzi.

Tanto per capici, rientrano in tale categoria "le raccolte dei musei, delle pinacoteche, degli archivi e delle biblioteche" (Art. 822, comma II c.c.).

Direi quindi che una moneta sottratta dal Museo della Zecca o da un altro Medagliere pubblico possa sicuramente essere considerata un "bene demaniale" e pertanto insuscettibile di essere "venduta" o "usucapita".

[...]

Ritengo tuttavia opinabile, perchè troppo restrittiva, l'interpretazione che mai Zecca e Museo della Zecca possano cedere del materiale. Certamente no se vi è stato un furto, ma in altre circostanze ... Non mi pare che il materiale della Zecca ricada nella categoria di "bene demaniale", mentre per quanto riguarda il Museo della Zecca, anche il regolamento di attuazione della sezione Zecca (DM 08/08/1979) afferma che l'IPZS che gestisce e amministra il museo della Zecca "provvede ad arricchirne le attuali dotazioni acquistando o scambiando nuovi pezzi con eventuali doppioni o col ricavato della vendita degli stessi (...)" talora previa autorizzazione del Ministero per i beni culturali.

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Guest utente3487

Un caso molto simile lo abbiamo avuto con i biglietti da 500 e 1.000 lire della serie luogotenenziale del 1944, ma gli sviluppi sono stati ben diversi.

Come saprete, alcune lastre per la stampa di questi biglietti furono rubate, e anche se i ladri, scoperti, dichiararono di averle distrutte, non ci si fidò a emettere le banconote e si ordinò la distruzione di tutte quelle stampate fino a quel momento.

Anche da noi, però, qualcuno (non si sa chi e come) riuscì a portarne via alcuni esemplari, si parla di 7 pezzi da 500 e 14 da 1.000 lire, ma potrebbero essere di più.

A differenza di quanto avvenuto negli USA per le "doppie aquile", questi biglietti sono oggi regolarmente sul mercato, e non mi risulta che alcuna autorità governativa nostrana si sia mai interessata ad essi.

In particolare, ho visto più di una volta il biglietto da 1.000 lire esposto nella vetrina di qualche commerciante ai convegni, e uno di essi era offerto in asta qualche mese fa, con tanto di foto in quarta di copertina del catalogo. Mi risulta non sia stato venduto, ma non mi risulta che i nostri servizi segreti siano piombati nella sede della casa d'asta per sequestrarlo, come fecero quelli americani nel 1944 con Stack's, quando mise in vendita il primo esemplare di Double Eagle venuto alla luce.

Ci ho provato...eccome...ma la cosa non intereressava più a nessuno.... :(

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Ci ho provato...eccome...ma la cosa non intereressava più a nessuno.... :(

Interessante....si potrebbe avere qualche ragguaglio in più? Semprechè non si tratti di informazioni riservate, naturalmente.

petronius :)

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Guest utente3487

Ovviamente a suo tempo mi occupai anche delle banconote specimen e similari in circolazione....e naturalmente finii anche per occuparmi delle banconote rubate negli anni 40....

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Buon giorno a tutti.

"Un caso molto simile lo abbiamo avuto con i biglietti da 500 e 1.000 lire della serie luogotenenziale del 1944, ma gli sviluppi sono stati ben diversi.

Come saprete, alcune lastre per la stampa di questi biglietti furono rubate, e anche se i ladri, scoperti, dichiararono di averle distrutte, non ci si fidò a emettere le banconote e si ordinò la distruzione di tutte quelle stampate fino a quel momento.

Anche da noi, però, qualcuno (non si sa chi e come) riuscì a portarne via alcuni esemplari, si parla di 7 pezzi da 500 e 14 da 1.000 lire, ma potrebbero essere di più."

Nota a margine della vicenda.

Ho sentito raccontare che le 7 (o 8) banconote trafugate sarebbero stae nascoste nelle calze o comunque negli indumenti di chi le asportò.

Mi chiedo, se ciò corrisponde a verità, com'è che sul mercato ve ne siano in fior di stampa, condizione di conservazione che non mi sembra molto compatibile con le modalità di "trasporto" all'esterno delle stesse.

Sarà ma a me certe cose lasciano assai dubbioso......e diffidente....... oo)

Per Giov60:

"Ritengo tuttavia opinabile, perchè troppo restrittiva, l'interpretazione che mai Zecca e Museo della Zecca possano cedere del materiale. Certamente no se vi è stato un furto, ma in altre circostanze ... Non mi pare che il materiale della Zecca ricada nella categoria di "bene demaniale", mentre per quanto riguarda il Museo della Zecca, anche il regolamento di attuazione della sezione Zecca (DM 08/08/1979) afferma che l'IPZS che gestisce e amministra il museo della Zecca "provvede ad arricchirne le attuali dotazioni acquistando o scambiando nuovi pezzi con eventuali doppioni o col ricavato della vendita degli stessi (...)" talora previa autorizzazione del Ministero per i beni culturali."

Ciao Giovanni.

Credo anch'io che i Regolamenti che disciplinano l'attività della Zecca, consentanto la cessione e lo scambio di materiali nell'ambito, ad esempio, dell'attività istituzionale dell'ente (invio di esemplari ad altre zecce o donativi a personalità ecc.).

Non vi è dubbio inoltre che, almeno nel periodo repubblicano, si era andata consolidando una curiosa prassi (che a me pare comunque contra legem) di donare ai dipendente dell'officina monetaria monete di prova a mò di gratifiche e/o integrazioni salariali.

Tuttavia, tale ultima consuetudine mi risulta essere stata interrotta fin dagli anni '70 del secolo scorso e ciò a causa di lamentele provenienti proprio da ambienti nunismatici (Domenico mi raccontò qualcosa tempo fa in merito e possiamo quindi lasciare a Lui il compito di raccontare più puntualmente i fatti.) e questa brusca interruzione di tale "prassi" mi persuade che qualcosa di anormale in tale comportamento venne rilevato.

Altrimenti perchè non continuare a comportarsi come in passato?

Non mi pare comunque che i Regolamenti consentano l'attribuzione "ordinaria" di prove/progetti di Zecca a dipendenti o terzi in genere, salvo appunto che non ricorra un'autorizzazione superiore in tal senso.

Se però rimaniamo sulle prove e progetti del Regno, non mi sembra di avere mai letto che la R. Zecca regalasse ai propri dipendenti tali produzioni, atteso fra l'altro che le stesse non erano prodotte in quantitativi elevati, come avvenne invece nel successivo periodo repubblicano.

(Fra l'altro, scusatemi l'inciso, è curioso che si producano migliaia di "monete-prova"......mi pare, di per se, un controsenso...).

Sta di fatto che dopo avere "scagionato" le prove e progetti uscite dalla Zecca con tanto di autorizzazioni e, mettiamolo pure,

in forza di dubbie "prassi aziendali", rimane pur sempre un numero considerevole di materiale che non si capisce come sia stato portato all'esterno della Zecca.

Questo è il materiale da "mettere a fuoco" e che, ritengo (ma naturalmente tutto può essere discusso e confutato), possa rivestire i caratteri del "bene demaniale", ai fini dell'imprescrittibilità del diritto dello Stato a rivendicarlo.

Ed è, mi sembra, il principio che vogliono affermare le autorità U.S.A. nella vicenda delle Double Eagle

Saluti.

Michele

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Guest utente3487

Sta di fatto che dopo avere "scagionato" le prove e progetti uscite dalla Zecca con tanto di autorizzazioni e, mettiamolo pure,

in forza di dubbie "prassi aziendali", rimane pur sempre un numero considerevole di materiale che non si capisce come sia stato portato all'esterno della Zecca.

Infatti.....

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