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PERTINACE

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Publius Helvius Pertinax

Generale, e Imperatore Romano dal 1° gennaio al 28 marzo del 193 d.C.

Il suo regno marca l’inizio dell’anno dei cinque imperatori.

Parte I

LA VITA

Come riportato da Cassio Dione nella Historia Augusta, fonte principale di questo riassunto, nacque ad Alba Pompeia nella Regio IX Liguria, la moderna Alba in Piemonte (il termine Pedemontìum venne coniato soltanto nel XII secolo) nel 126 d.C. Era figlio del liberto Helvius Successus, e il suo nome, sembra derivi dalla pertinacia con cui il padre raggiunse il successo nel commercio del legno. Le possibilità finanziarie del padre gli assicurarono un’istruzione di tutto rispetto, completò gli studi a Roma, dove trovò un impiego come insegnante di grammatica; ma nel 161, quando si rese conto dei magri compensi che ne derivavano, decise di intraprendere la carriera militare. La sua elevata cultura, e l’aiuto di Lollianus Avitus, il patrono del padre, gli evitarono i ranghi più bassi, e presto gli venne affidato il comando di una coorte di Galli in Siria. Pur arruolatosi non più giovanissimo, si mise subito in luce, e rapidamente raggiunse il rango di tribuno. Fu assegnato alla VI legione “Victrix” di stanza ad Eburacum (odierna York) in Britannia, dove eccelse per le sue capacità di comandante militare.

Essendosi fatto un nome, ritornò alla vita civile per intraprendere la carriera politica. Nel 168 divenne procuratore di rango equestre, con l’incarico di sovrintendere agli “alimenta”, l’assistenza agli orfani sulla via Emilia. In seguito fu di nuovo procuratore, questa volta in Dacia.

Fu richiamato nell’esercito al servizio di Marco Aurelio nelle guerre sul Danubio, come comandante di un’unità di cavalieri che operava in maniera indipendente dalla legione, i “vexillationes” ed ebbe un ruolo fondamentale nelle azioni contro i Germani.

Ancora una volta Pertinace fece un ottimo lavoro e fu elevato al rango senatoriale, fu pretore in Rezia al comando di una legione nel 171, ed essendosi guadagnato la benevolenza di Marco Aurelio, ottenne il consolato nel 174 o nel 175.

Il suo operato fu decisivo per sedare la rivolta di Gaio Avidio Cassio in Siria nel 175. In seguito fu governatore della Mesia superiore ed inferiore, della Dacia, e nel 181 della Siria.

Sotto Commodo, i rapporti con alcuni dei cospiratori del 182 lo allontanarono dalla scena politica. Ma quando una rivolta delle legioni in Britannia, necessitò l’intervento di un comandante militare di esperienza ed affidabile, Pertinace fu richiamato. Risolse la questione negli anni dal 185 al 187.

Avendo in tal modo riguadagnato la fiducia dell’imperatore, gli venne affidato l’incarico di proconsole nella provincia d’Africa nel 188, quindi, la sua abilità di tener testa alle situazioni difficili, lo fece nominare prefetto della città di Roma nel 189, guadagnandosi un secondo consolato nel 192.

Sembra alquanto improbabile che Pertinace fosse all’oscuro del complotto per assassinare Commodo, la notte del 31 dicembre del 192, inoltre, senza dubbio era a conoscenza delle intenzioni dei cospiratori di nominarlo come successore.

La notte dell’omicidio, l’organizzatore del complotto, il comandante dei pretoriani Quintus Aemilius Laetus offrì il trono a Pertinace, che la notte stessa si recò al campo pretoriano, dove offrì la considerevole somma di 12.000 sesterzi a testa alle guardie come gratifica. La notte non era ancora finita che convocò i senatori per una riunione notturna, dove rivelò che il regno da incubo di Commodo era finalmente concluso.

Quando Pertinace ritornò per ringraziare Laetus, il console Quintus Sosius Falco protestò: “ Forse abbiamo capito che razza di imperatore sarai, vediamo dietro di te Laetus e Marcia, gli strumenti dei crimini di Commodo!” Pertinace gli rispose: “Sei giovane, Tribuno, e non conosci la necessità dell’obbedienza; obbedivano a Commodo sì, ma contro la loro volontà... appena ne hanno avuto l’occasione, hanno subito mostrato qual’era, da sempre, il loro desiderio”. Nessuno aggiunse altro.

E fu così, che il figlio di uno schiavo liberato riuscì ad accedere al trono imperiale.

Pertinace sembrava essere cosciente del pericolo che correva assumendo il potere, e saggiamente rifiutò gli attributi imperiali per la moglie ed il figlio, proteggendoli così, dalle conseguenze del proprio assassinio.

Fisicamente era possente e con un’abbondante pancia, tuttavia, ed anche i suoi critici lo ammettono, aveva l’aria fiera che si confaceva ad un imperatore; non era considerato un grande oratore, ma sicuramente riconosciuto da tutti come un prode soldato, questo lo dotava di un certo fascino, pur dimostrando talvolta un carattere scaltro ed opportunista, godeva inoltre della reputazione di avido ed avaro, (si racconta che ai suoi ospiti, facesse servire solo mezze porzioni) una fama che non rende amati...

Quando assunse l’incarico, si rese subito conto che le casse imperiali erano nei guai. Commodo aveva sperperato considerevoli somme nei giochi e negli eccessi, se il nuovo imperatore pensava che fossero necessari dei cambiamenti per risanare le finanze, certo non sbagliava, ma volle far troppo e troppo in fretta, e in questo processo si creò molti nemici.

L’errore fondamentale, fatto all’inizio del suo regno, fu di decidere i tagli ad alcuni privilegi dei pretoriani, e di pagare solamente la metà della gratifica promessa. Già il 3 gennaio del 193, i pretoriani tentarono di insediare un altro imperatore. I senatori, abbastanza saggi da tenersi fuori dai guai, semplicemente riferirono l’accaduto a Pertinace, quindi si allontanarono da Roma in attesa degli eventi.

I comuni cittadini, ne ebbero presto abbastanza del nuovo imperatore, prima spolpati da Commodo con i suoi lussi sfrenati, e adesso questo Pertinace, che dava loro ben poco.

Un nemico troppo potente per lui, fu il prefetto del pretorio Laetus, l’uomo che aveva messo Pertinace sul trono, e che avrebbe giocato un ruolo determinante sulla sua fine. In realtà, non è ben chiaro se dobbiamo considerarlo un onesto consigliere dell’imperatore, frustrato perché i suoi consigli rimasero inascoltati, o se cercasse di manipolare Pertinace per usarlo come imperatore fantoccio; in entrambi i casi, era certamente insoddisfatto.

Con la sua “mania” del risparmio Pertinace si rese ancora più impopolare, sembrava che tutti volessero liberarsi di questo imperatore, e ancora una volta, i pretoriani cominciarono a guardarsi intorno, alla ricerca di un imperatore pagante; agli inizi di marzo, quando Pertinace si trovava ad Ostia, a sovrintendere allo sbarco dei rifornimenti di grano per Roma, approfittando della sua assenza colpirono di nuovo, rimostrando in Senato con pretese senza fondamento, di piazzare sul trono Falco.

Quando Pertinace ritornò a Roma, Falco fu giudicato estraneo alla cospirazione, grazie alla testimonianza di uno schiavo, che tuttavia indicò molti pretoriani come implicati nel complotto.

I cospiratori vennero giustiziati.

LA MORTE

Queste esecuzioni furono l’ultima goccia. Il 28 marzo 193, solo 86 giorni dopo la morte di Commodo, i pretoriani si rivoltarono. Nessuno aveva pianificato l’omicidio, i soldati non combattevano per nessun pretendente in particolare, erano semplicemente infuriati. In 300 forzarono i cancelli del palazzo. Nessuna delle guardie fu vista porsi a difesa dell’imperatore. Laetus si limitò ad evitare i soldati e se ne andò a casa, abbandonando l’imperatore al suo destino.

Pertinace non cercò di fuggire, si piantò ben saldo sui piedi ed attese, assieme al suo ciambellano Eclectus. I pretoriani pensavano di essere a caccia di un imperatore tremante di paura, ma si sbagliavano, si trovarono davanti un uomo ben determinato a lottare per la propria vita. Al primo momento i soldati furono colti di sorpresa dal grande coraggio e dalle parole di quell’uomo che riuscì a trattenerli per qualche tempo, ma un certo Tungas, dopo aver istigato i soldati, trovò il coraggio di farsi avanti, scagliando la sua lancia e trafiggendo l’imperatore, Pertinace cadde colpito al petto, trovò la forza di velarsi il capo e di rivolgere una preghiera a Giove Vendicatore, quindi, i soldati lo finirono con i pugnali, aveva 66 anni. Rimasto solo, Eclectus combattè coraggiosamente per la propria vita, accoltellando due soldati prima di essere sopraffatto e ucciso.

I pretoriani decapitarono Pertinace, infilarono la sua testa su una lancia, e la condussero in parata per le strade di Roma.

In questo modo si concluse la più spettacolare carriera di età imperiale, ma comunque tipica dei suoi tempi: al Nord dell’impero si formavano nuove alleanze tribali, molto più organizzate e minacciose delle primitive tribù germaniche.

Il futuro apparteneva a uomini d’arme, come Pertinace, Didio Giuliano e Settimio Severo.

Pertinace ci lascia la sua “parola d’ordine”, un motto che amava ripetere spesso quando serviva come Generale, una parola che riassume tanto la sua onorevole carriera quanto il futuro di Roma:

Militemus!: Cerchiamo di essere soldati!

Modificato da Exergus
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Parte II

LE MONETE

Estratto da “The Roman Imperial Coinage” vol IV parte I, H. Mattingly ed E.A. Sydenham, Londra 1936

Zecche: tutte le monete del suo breve regno listate sul RIC, sono attribuite dagli autori alla zecca di Roma.

Esistono rare emissioni postume a suo nome, dopo la divinizzazione voluta da Settimio Severo, che a sua volta assunse il nome di Pertinace.

Rari aurei con il titolo che aveva in vita suggeriscono proprio le sembianze di Severo; è presumibile, per quanto non provato, che siano state coniate da quest’ultimo poco prima delle emissioni di consacrazione.

Tipi:

AU - AR

La brevità del regno non diede spazio ad un grande numero di tipologie: ma c’è un’originalità dei tipi e delle legende che li accompagnano che sembrano dipendere da una scelta individuale ben precisa, presumibilmente dell’imperatore stesso o del suo ufficiale finanziario. Pertinace divenne imperatore il primo gennaio (mese dedicato a Giano, il “dio di tutti i nuovi inizi”), quindi è naturale una dedicazione a questa divinità come sua protettrice (IANO CONSERVAT).

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RIC IVa 3, denario

D: IMP CAES HEL PERTIN AVG, testa laureata a destra

V: IANO CO-NSERVAT, Giano stante a sinistra con scettro, mano sinistra sull’anca

LAETITIA TEMPORVM suggerisce il felice periodo in arrivo, anche se non è escluso che si tratti di un riferimento al nome di Laetus, il prefetto del pretorio artefice dell’elevazione di Pertinace al trono imperiale.

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RIC IVa 4, aureo

D: IMP CAES P HELV PERTIN AVG, testa laureata a destra

V: LAETITIA TEMPOR COS II, Letizia stante a sinistra con ghirlanda e scettro

E’ parte della tradizione imperiale, da Augusto in poi, di considerare ogni nuovo regno come l’alba di una nuova età dell’oro. Questa idea, latente in “LAETITIA TEMPORVM” è esplicita in “SAECVLO FRVGIFERO”, dove la nuova era fertile, nella natura come nelle benedizioni spirituali, è simbolizzata dal caduceo e dalle spighe di grano: felicità e abbondanza dei raccolti.

Pertinace stesso, come privato cittadino si interessava di agricoltura, e i suoi nemici non persero l’occasione di soprannominarlo “agrarius mergus”, cormorano di terra.

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RIC IVa 12, denario

D: IMP CAES P HELV PERTIN AVG, testa laureata a destra

V: SAECVLO FRVGIFERO, caduceo con sei spighe di grano a guisa di ali.

Una distribuzione di 150 (o 100) denari ai cittadini di Roma è registrata nell’emissione “Liberalitas” che riporta l’inusuale legenda “LIBERALITAS CIVIBVS” affiancata dal tipo “Libertas”. La “liberazione del popolo romano” fu una buona occasione per dimostrare generosità.

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RIC IVa 5, denario

D: IMP CAES P HELV PERTIN AVG, testa laureata a destra

V: LIBERALITAS CIVIBVS, Liberalitas stante a sinistra con abaco e cornucopia

Ogni nuovo imperatore, succeduto grazie alla violenza dichiarava, naturalmente, di voler restaurare la libertà e la costituzione dopo la tirannia. In questo caso, questa dichiarazione non era immotivata. Commodo concluse il suo regno come un insensato tiranno, invadendo non solo i già limitati diritti politici rimasti ai romani, ma anche quei diritti individuali che, dopo tutto, sono quello che conta di più per l’uomo comune.

Furono dichiarati voti per dieci anni (VOT DECEN) un commento beffardo, davanti all’impotenza umana di vedere il futuro.

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RIC IVa 13a, denario

D: IMP CAES P HELV PERTIN AVG, testa laureata a destra

V: VOT DECEN TRP COS II, Pertinace stante a sinistra, velato e con patera, sacrifica su altare.

Pochi altri tipi completano l’iconografia, Fortuna, accompagnata dalla legenda “DIS CVSTODIBVS”, è la Fortuna imperiale sotto la protezione del cielo. Una statua d’oro che la rappresentava, era custodita nella camera da letto di Commodo. Quando Pertinace mise questa Fortuna sotto la protezione divina, spostò questa statua in un tempio: un atto così formale si adatta bene a quello che sappiamo del suo carattere. Rifiutò di imprimere il suo nome sulle proprietà imperiali, affermando che non appartenevano a lui bensì allo stato.

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RIC IVa 2, denario

D: IMP CAES P HELV PERTIN AVG, testa laureata a destra

V: DIS CVSTODIBVS, Fortuna stante a sinistra, regge timone su globo e cornucopia

Un tipo di AEQVITAS probabilmente si riferisce all’amministrazione finanziaria. Pertinace vendette proprietà di Commodo per pagare i suoi debiti, mentre sembra che abbia pagato solo metà del donativo di 12.000 sesterzi a testa promesso ai pretoriani.

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RIC IVa 1a, denario

D: IMP CAES P HELV PERTIN AVG, testa laureata a destra

V: AEQVIT AVG TRP COS II, Aequitas stante a sinistra con bilancia e cornucopia.

Una dedicazione a Bona Mens (MENTI LAVDANDE) mostra la dea, una novità sulle monete romane, con la ghirlanda di Letizia e lo scettro di Giunone. Il suo tempio le fu dedicato per la prima volta nel 217 a.C. dopo il disastro del lago Trasimeno, ed era uso invocarla in periodi di pericolo nazionale. Veniva probabilmente raffigurata come suggeritrice della lodevole intenzione di rimuovere il malvagio Commodo, e come consigliera del nuovo imperatore per guidarlo sulla via della virtù.

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RIC IVa 7, denario

D: IMP CAES P HELV PERTIN AVG, testa laureata a destra

V: MENTI LAVDANDE, Bona Mens stante a sinistra con ghirlanda e scettro .

“OPI DIVINAE”, il divino Aiuto, con il quale Pertinace dichiara la propria indipendenza, porta come attributo spighe di grano, visto che la dea Ops a lei associata, era anch’essa dea dei raccolti.

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RIC IVa 8, denario

D: IMP CAES P HELV PERTIN AVG, testa laureata a destra

V: OPI DIVIN TRP COS II, Ops seduta a sinistra con spighe di grano.

La Provvidenza degli Dei (PROVIDENTIAE DEORVM) è la saggezza divina che dona a Roma il nuovo imperatore. La stella verso cui allunga la mano è probabilmente il simbolo dell’imperatore, come “Caelo Demissus” inviato sulla Terra per la salvezza della razza umana.

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RIC IVa 11, aureo

D: IMP CAES P HELV PERTIN AVG, testa laureata a destra

V: PROVID DEOR COS II.

AES

Nei ”bronzi”altre raffigurazioni si aggiungono alle tipologie ripetute dalla monetazione in oro e argento.

Le elargizioni (LIBERALITAS) sono rappresentate con l’imperatore addetto alla distribuzione.

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RIC IVa 19, sesterzio

D: IMP CAES P HELV PERTINAX AVG, testa laureata a destra

V: TRP COS II, Pertinace seduto a sinistra sopra una piattaforma, accompagnato da un ufficiale, ai piedi della piattaforma un cittadino, sullo sfondo Liberalitas con abaco e cornucopia.

Esergo: LIB AVG, SC in campo

I voti sono espressamente descritti come “PRIMI DECENNALES”, accompagnati dal tipo con ghirlanda (sempre se questo sia da considerarsi più di un ibrido).

>Foto (da me) introvabile

RIC IVa 28, dupondio

D: IMP CAES P HELV PERTINAX AVG, testa laureata a destra

V: PRIMI DECENNALES COS II SC, entro una ghirlanda.

ROMA AETERNA, come spesso accade, regge una Vittoria e una lancia: il messaggio è che Lei resiste anche se le dinastie cadono..

> Foto mancante

RIC IVa 23, sesterzio

D: IMP CAES P HELV PERTINAX AVG, testa laureata a destra

V: ROMA AETERNAE, SC in campo, Roma seduta con Vittoria e lancia.

Un tipo degno di nota, una donna turrita che sacrifica, viene descritta dal Cohen come Cybele, e proprio la legenda “DIS GENITORIBVS” ci fa pensare alla “Grande Madre”. Al contrario, dobbiamo tener conto del fatto che il sacrificio è apparentemente offerto ai “di genitores” al plurale, e che il bambino su globo non si adatta a Cybele. Forse sarebbe più corretto considerare la donna come una personificazione della città di Roma che sacrifica ai suoi fondatori. L’infante su globo potrebbe essere Giove bambino, come appare sulle monete di Domizia: qui potrebbe rappresentare l’età dell’oro, come fu quando la capra Amaltea allevò Giove a Creta.

>Foto mancante

RIC IVa 16, sesterzio

D: IMP CAES P HELV PERTINAX AVG, busto laureato con drappeggio e corazza rivolto destra.

V: DIS GENITORIBVS, SC in campo, donna turrita stante frontalmente con contenitore di profumo, sacrifica su altare, a destra un bambino nudo con le braccia alzate sopra un globo.

Come surrogato, per il momento posso solo offrirvi questo denario di Domizia, citato dal RIC per confronto, dove si può vedere la rappresentazione del bambino sul globo

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RIC II (ed. 1926, Domiziano) 213, denario

D:DOMITIA AVGVSTA IMP DOMIT, busto drappeggiato a destra, capelli con lunga coda legati alla sommità della testa.

V: DIVVS CAESAR IMP DOMITIANI F, bambino nudo con le braccia alzate sopra un globo, attorno a lui sette stelle.

Per concludere, un sesterzio di consacrazione emesso da Settimio Severo

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RIC IVa (Settimio Severo) 660c, sesterzio

D: DIVVS PERT PIVS PATER, busto drappeggiato a sinistra, testa nuda

V: CONSECRATIO, pira funeraria a quattro piani sormontata da una quadriga

Il ritratto dell’imperatore corrisponde bene alla descrizione data nella “Vita di Pertinace”: anziano e venerabile, con una lunga barba e i capelli spazzolati all’indietro.

La figura di Pertinace nella storia è quella di un imperatore debole dalle buone intenzioni, e le monete sicuramente illustrano la sua buona volontà. La loro originalità tradisce il suo fatale difetto: ruppe la tradizione imperiale, e non trovò il modo di legarsi nuovamente ad essa con fermezza. La severità verso i pretoriani che portò alla sua morte, potrebbe essere un segno di debolezza morale, a meno che, la forza non debba essere misurata in termini di sopravvivenza ad ogni costo.

Spero di non essermi dilungato troppo, naturalmente qualsiasi integrazione, correzione o commento sarà più che gradito. Nel contempo rivolgo un appello, se qualcuno, per caso o per bravura, riuscisse a trovare le foto del dupondio e dei due sesterzi che non sono riuscito a reperire, gliene sarei infinitamente grato (so già che non sarà per niente facile...)

Per stimolare la ricerca, metto una "taglia" di due punti di reputazione a foto.

Ciao a tutti e grazie dell'attenzione, Exergus :)

Modificato da Exergus

Inviato

Complimenti, Exergus, per questa dettagliata e completa discussione. Le coniazioni di Pertinace sono particolarmente apprezzate, oltre che per la rarità, anche per la portata storica dell'epoca che hanno accompagnato. Due voti positivi da parte mia! :)


Inviato

Bravo Exergus!

Ottima ricerca storico-numismatica! :good:

E altra "Biografia Imperiale" da linkare... :) !

Ciao

Illyricum

:)

PS:

Anche se fai 50 tra due giorni ... :drinks: ... un Pertinax non te lo regalo!!!! :D


Inviato

PS:

Anche se fai 50 tra due giorni ... :drinks: ... un Pertinax non te lo regalo!!!! :D

:(... neanche uno piccolo piccolo?... :cray:


Inviato

Complimenti, recentemente ho acquistato questo denario di Pertinace, e la tua ricerca mi è stata veramente utile.

Grazie

post-14092-0-73222500-1311788993_thumb.jpost-14092-0-92004700-1311789013_thumb.j


Inviato

Complimenti, recentemente ho acquistato questo denario di Pertinace, e la tua ricerca mi è stata veramente utile.

Grazie

Complimenti a te per la splendida moneta! Bellissimo ritratto!

Ciao, Exergus :)

p.s. ecco... adesso te la invidio... Illyricum ha detto che non vuole regalarmene una... :lol:


Inviato

Mi associo ai meritati complimenti.

Nel caso Illyricum ci ripensi :rolleyes: questa moneta scade giusto tra due giorni.

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Per inciso il venditore afferma che la zecca sarebbe Alessandria, non Roma come riportato dal RIC (suppongo con il conforto di qualche pubblicazione più recente che non conosco).


Inviato (modificato)

Grazie Illy... :rolleyes: ha una bellissima patina verde, spero stia comodo nei vassoi...

Ciao, Exergus :P

Modificato da Exergus

Inviato

Per inciso il venditore afferma che la zecca sarebbe Alessandria, non Roma come riportato dal RIC (suppongo con il conforto di qualche pubblicazione più recente che non conosco).

La stavo guardando anch'io, però nella descrizione dà come riferimento RIC 8, Cohen 33. Se ben ricordo, non è la prima che vedo attribuita ad Alessandria.

Qualcuno ha qualche aggiornamento a riguardo?


Inviato

Complimenti, recentemente ho acquistato questo denario di Pertinace, e la tua ricerca mi è stata veramente utile.

Grazie

Complimenti a te per la splendida moneta! Bellissimo ritratto!

Ciao, Exergus :)

p.s. ecco... adesso te la invidio... Illyricum ha detto che non vuole regalarmene una... :lol:

Peccato…proprio adesso che stavo facendo un pensierino se regalarti la mia..Illyricum, si è deciso ..

Ciao

:lol:


Inviato (modificato)

Salve. Incuriosito, ho effettuato una breve e veloce ricerca sul web. Riporto uno stralcio in inglese, rigurdante i denari di Pertinace della zecca di Alessandria, tratto da "Alexandria mint denarii-Commodus, Pertinax and Clodius Albinus": <<Alexandria mint denarii of Pertinax have been appearing on the market with increasing frequency. Still rare, especially in decent condition, these are common enough that a specimen can be found with little effort. Many dealers, however, will fail to recognize that the coin is a product of the branch mint. A second version shows both arms of the reverse figure extended toward the star. Even more common than the Providentia is the reverse (below) showing the seated figure of Ops, the personification of wealth. Oddly, this coin of a 'rare' Emperor is probably the easiest way to find a representation of this rare reverse type. The Ops Pertinax is probably the second most common denarius of Alexandria. Only the Venus Felix type of Julia Domna is seen more frequently. Compared to Rome mint coins, Alexandria denarii exhibit large portraits with a wild eye and are usually poorly struck on short flans. Many have lower grade metal quality showing porosity like our Ops example. Since the legends match, only style will separate these coins from their Rome mint counterparts.>> In allegato le immagini delle monete di cui si parla in quest'articolo. Inoltre, ho saputo che il RIC non elenca tutte le monete di Pertinace al di fuori della zecca di Roma e due cataloghi, RIC e BMC, non fanno distinzione tra i denari coniati a Roma o ad Alessandria, anche se sono abbastanza distinguibili dagli stili: quelli coniati ad Alessandria presentano un metallo molto poroso e hanno, in media, circolato maggiormente, proprio perchè sono più comuni rispetto a quelli della zecca di Roma. Si sa che appartengono ai coni di Alessandria, due tipi di Rovesci: uno con la Providentia e l'altro con la dea Ops. Entrabi presenti nelle immagini che accompagnano l'articolo precedentemente citato. 1) Pertinax - Silver denarius - 193 AD - Alexandria mint - Mint unlisted in standard references. IMP CAE P HELV PERTIN AVG / OPI DIVIN TRP COSII;

2) Pertinax - Silver denarius - 193 AD - Alexandria mint - Mint unlisted in standard references. IMP CAE P HELV PERTIN AVG / PROVID - DEOR COSII.

Spero sia stato di qualche utilità. :)

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Modificato da Caio Ottavio

Inviato (modificato)

Grazie Caio per il lavoro di detective :)

Riassumendo, visto che raffigurazioni e legende corrispondono, le caratteristiche che distinguono i denari di Alessandria sarebbero:

un ritratto più grande ed uno stile a volte più grezzo, con il particolare dell'occhio "da pazzo" o solo più spalancato, il tutto coniato su un tondello ridotto, in lega più povera e talvolta dall'aspetto poroso.

Effettivamente sono differenze non da poco... conoscendole....

Per quanto riguarda la PROVID DEOR con due braccia protese verso la stella, questa è citata dal RIC al n. 10. Sarebbe interessante (ma credo impossibile) poter vedere gli esemplari esaminati dagli autori, che evidentemente non erano al corrente della distinzione, o almeno vedere un esemplare attribuibile a Roma, per capire se questo rovescio è per entrambe le zecche.

L'esemplare seguente, alla luce di queste (per me) nuove informazioni, dovrebbe quindi essere attribuibile alla zecca di Alessandria

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Ciao, Exergus

[edit]

p.s. ho ritenuto doveroso correggere la parte iniziale del post #2 :

"Zecche: tutte le monete del suo breve regno listate sul RIC, sono della zecca di Roma."

è diventato:

"Zecche: tutte le monete del suo breve regno listate sul RIC, sono attribuite dagli autori alla zecca di Roma."

Modificato da Exergus

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