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Buona domenica

La lettura della discussione relativa alla prossima visita del Museo S. Matteo di Pisa e le belle immagini di galee postate da dizzeta e fracrasellame (non parliamo poi degli affreschi raffiguranti Giovanna) ;) :lol: , mi hanno messo in "agitazione", giacché l'arte del navegar è la mia seconda passione :)

Ho pensato quindi ai rematori, la vera "anima" di una galea....ma quanto guadagnavano i rematori di galea a Venezia intorno al 1300, quando erano ancora uomini liberi e soggetti a paga?

Spero che quanto segue non sia tedioso. :)

Potrà sembrare strano a taluni che i rematori delle galee fossero, allorigine, uomini liberi. Verrebbe anche da pensare che un rematore, o meglio un bonavogia (buonavoglia), come usualmente veniva chiamato, fosse meno considerato di un marinaio in genere.

Eppure nessun documento dei secoli XII e XIII conferma questa ipotesi, né cè motivo di ritenere che i rematori fossero una parte inferiore del ceto popolare.

Non mi dilungherò su questa pur importante analisi; è sufficiente navigare in internet per avere ogni sorta di notizia sui dettagli della formazione dellequipaggio e sulla vita a bordo (disciplina, mansioni, vitto, ecc.); difficile invece sapere la paga, o meglio il soldo, di questi uomini ed è questo aspetto che più mi interessa approfondire.

Dallavvincente libro di Frederic C. Lane Storia di Venezia 1978 Einaudi, emerge che quando si armava una grossa flotta da guerra, gli uomini da remo in servizio permanente sulle galee militari che generalmente erano incaricate del controllo del Golfo e dei convogli di navi commerciali, non erano sufficienti e quindi la legge stabiliva una sorta di coscrizione selettiva.

Fortunatamente la Serenissima era una repubblica formata da magistrature che dovevano reciprocamente rendere conto del loro operato e quindi incardinate tra loro da una efficiente burocrazia, che tutto registrava e codificava. Questo aspetto ci viene in aiuto con dati ufficiali; sappiamo così cosa succedeva in questi casi.

Venezia era suddivisa in circa 60 contrade e ciascuna di queste aveva un capo contrada; era lui a stilare un elenco di tutti gli uomini validi dai 20 ai 60 anni e questi venivano raggruppati in gruppi di 12 uomini.

Ciascuna dozzina tirava a sorte per stabilire a chi toccasse prestare servizio per primo. Questi rematori

coscritti e pagati al soldo erano chiamati zontaroli.

Fino al 1350 lestratto riceveva 1 Lira al mese dagli altri membri della sua dozzina e 5 Lire dal governo; ciò vuol dire che riceveva al mese 16 Lire.

Malauguratamente il libro non approfondisce il termine Lira e giacché la bibliografia citata peraltro corposa è separata in un capitolo a se stante, non si riesce a capire se si tratta di una imprecisione od omissione dellautore del libro in parola o dellopera alla quale sono state attinte le informazioni; imprecisione peraltro inspiegabile, giacché nel libro cè un intero capitolo nel quale si spiega la valenza della Lira di Piccoli e la Lira di Grossi.

Noi sappiamo però che, nellepoca in parola, la Lira era solo una valuta di conto, e credo che ci si riferisca alla Lira di Piccoli.

Mi pare improbabile che ci si riferisca alla Lira di Grossi che equivaleva a 240 di queste grosse monete; mi sembra veramente notevole che il rematore percepisse al mese 3.840 Grossi, ovvero 213,33 Ducati. :blink:

Se invece ragguagliamo il tutto sulla base della Lira di Piccoli vuol dire che il rematore percepiva al mese 3.840 Piccoli, pari a 16 grossi e cioè poco meno di un Ducato al mese.

Il fortunato prescelto, però, aveva la possibilità di evitare lingaggio forzoso, se trovava un suo sostituto al quale avrebbe dovuto versare di tasca propria 6 Lire, cioè la quota parte di remunerazione del governo, più 1 Lira; a questa opzione, parliamoci chiaro, potevano accedere solamente persone cospicue per censo, non certo il povero falegname o pescatore. :(

Fine I° parte :)

Modificato da 417sonia

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II° parte

E i rematori delle galee commerciali? In verità tra i rematori della marina mercantile e da guerra non c’erano, in questo tempo, grosse differenze; erano le stesse persone , solo che le prime accettavano l'ingaggio volontariamente e percepivano un soldo che veniva pagato in parte anticipatamente.

Leggiamo dal bel libro di Franco Masiero “Sulle Rotte della Serenissima” – 1983 Mursia, che di solito si poneva banco di arruolamento in San Marco, il padrone della nave assoldava piccole compagnie di musicanti che con trombe, pifferi, bandierine ed artifizi vari che richiamavano l’attenzione della gente.

Sul banco coperto di ricchi panni si ponevano grandi piatti colmi di monete. Era tutta una messinscena, insomma, intesa ad invogliare i possibili marinai. ;)

C’erano operai dei cantieri navali quando il lavoro era in fase di "stanca" e quindi non erano pagati; in questo modo un imbarco per un viaggio all’anno, nella stagione più favorevole, poteva risolvere qualche problema; c’erano i disoccupati, i debitori, i poveracci disposti a tutto. :(

La paga dipendeva dal tipo di viaggio, della sua durata, dalla buona o cattiva fama dell’armatore ed è per questo motivo che notizie sul “quantum” sono assai scarse.

L’importo “medio” che si può rilevare è di ca. 4 – 5 Grossi al mese e solitamente venivano versati subito i primi quattro mesi di paga, così che i rematori potessero essere allettati dalla quantità di danaro.

Spesso con questo ingaggio il rematore si poteva permettere di lasciarne gran parte alla famiglia perché avesse un minimo di sostentamento in sua assenza; oppure gli servivano per pagare un debito contratto; quasi sempre una parte serviva per acquistare merci varie che il rematore poteva portare con se in franchigia.

Dubito che il pagamento venisse effettuato, al momento dell’ingaggio, in piccoli, bianchi o quartaroli…mi piace immaginare che nei piatti posti sul banco ci fossero mucchietti di Grossi e poi, successivamente, di Soldini; insomma, se è vero che la quantità di moneta doveva allettare gli uomini ad imbarcarsi, certo facevano più bella figura dei mucchi di monete scintillanti e non di monetine minuscole e "nere".

Certamente questi guadagnavano molto meno di un rematore imbarcato su una galea da guerra, ma i rischi che correva quest’ultimo erano molti di più rispetto al primo; c’è anche da considerare che il rematore della galea commerciale sfruttava la possibilità di rivendere nei porti che la nave toccava, le merci che aveva imbarcato in franchigia e quindi ricavare degli utili extra.

Se la galea portava pellegrini in Terra Santa, questi beni in franchigia erano spesso generi alimentari e vino, che venivano venduti a questi passeggeri, spesso ignoranti delle cose del mare e del vitto che potevano trovare a bordo. :blink:

Saluti

Luciano

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Inviato

Salve Luciano

veramente molto interessante.

Ho letto con piacere i messaggi e per un poco ho remato anche io sino in Terra Santa. Ma che fatica!!

Ciao e a presto ;)


Inviato

Molto ,molto interessante Luciano, quelli sulle navi da guerra praticamente obbligati ,quasi una leva militare,con una possibilità però di subaffitto del lavoro, quelli commerciali,pagati meno,ma con possibilità di introitare degli extra con lavoro a parte,quasi un lavoro in nero, c'è qualcosa anche con l'odierno,fermo restando la bravura dei veneziani nei commerci e nel saperli gestire .


Inviato

Ma le galee commerciali erano comunque navi armate?


Inviato

Se posso intromettermi, dal mio libro sulla marineria genovese, vi vorrei citare due episodi di rivolta che hanno determinato importanti conseguenze nelle condizioni di lavoro dei marinai tra il trecento e il quattrocento:

"Nel 1327, i marinai di una galea proveniente dalla Siria, non essendo stati liquidati al ritorno, avevano incontrato per strada il "patronus" e si erano posti ad inseguirlo, fino a che questo, vistosi perduto, si era buttato in acqua dalla banchina della chiesa di S. Marco per cercare di fuggire i suoi creditori. Infatti l'ingaggio dei vogatori avveniva in seguito al versamento di una quota di anticipo pari a un terzo del salario complessivo; i restanti due terzi venivano liquidati alla fine del viaggio. L'uso era già consolidato alla fine del duecento" ...

"Nel 1339 un'altra rivolta avviene al largo delle Fiandre, a bordo delle 40 galee "al soldo del Re di Francia" armate da Genova e Monaco......il Re di Francia diede ragione ai nobili e torto ai marinai i quali tornati a Genova "sparsero per lo paese ch'erano stati grandemente ingiuriati dalli nobili" e provocarono una sommossa che fu il motivo scatenante della rivolta popolare che condurrà al potere Simone Boccanegra e l'istituzione dei "dogi perpetui". In quello stesso anno, il 10 dicembre, l'Ufficio di Gazaria emanail "Tractatus marinariorum" che determina alcune norme minime di diritti dei marinai per il buon ordine e lo svolgimento della navigazione ( ad esempio ad ogni marinaio o vogatore spetta 8 etti e mezzo di biscotto al giorno, e al biscotto dovevano essere aggiunte precise quantità di fave, carne salata, formaggio e vino. Nei giorni di festa le razioni vengono raddoppiate. Tutto ciò comunque è un peggioramento delle norme dettate dal Trattato di Ninfeo che prevedeva quantità maggiori....

Ora mi devo interrompere, ma, se vi interessa, proseguo stasera ....

saluti

...

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Inviato

... faccio una breve interruzione al racconto del post precedente per rispondere a 417Sonia sulla paga dei rematori (sempre da quel libro):

"Sappiamo che alla fine degli anni cinquanta del XV secolo il padrone Benedetto Italiano arruola un marinaio ed uno scrivano con i seguenti salari:

Scrivano: paga annua 100 lire, paga giornaliera 5 soldi e 6 denari

marinaio: paga annua 58 lire, paga giornaliera 3 soldi e 2 denari

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Inviato

Ma le galee commerciali erano comunque navi armate?

C'erano le une e le altre. Le galee armate in uscita da Genova dovevano versare 5000 lire genovine di cauzione (perché era considerato alto indice di pericolosità) mentre quelle non armate dovevano versarne solo 1000 (che andavano in un fondo per il risarcimento dei danni alle vittime)

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Inviato

Ma certo che ci interessa, caro dizzeta !!

Nel frattempo vi consiglio questa lettura riguardante principalmente la marineria pisana e che si trova facilmente in internet

F. MELIS, I trasporti e le comunicazioni nel Medioevocon introduzione di Michel Mollat; a cura di Luciana Frangioni

Saluti a tutti


Inviato

...e allora, a grande richiesta, proseguo dal post 6:

...L'impoverimento della dieta, nel corso del trecento, pare verificarsi anche sulle galee veneziane, dove "all'inizio del secolo la razione comprendeva di norma, oltre alla galletta e al vino, formaggio e zuppa di verdure, con maiale salato e quella di fagioli a giorni alterni. Nel corso del secolo XIV il maiale salato sparì."

I pochi altri diritti garantiti al marinaio sono la possibilità di rinunciare all'imbarco restituendo il "mutuum et soldum" ricevuto all'atto dell'arruolamento,con il 10% di maggiorazione (salvo in caso di matrimonio, di grave malattia o di prigionia per debiti); il diritto di essere sbarcato per risoluzione del contratto solo nei porti di Pisa, Napoli, Messina, Palemo, Nizza, Marsiglia, Maiorca, Pera e Famagosta. Ma oltre a questi elementari diritti, il "Tractatus" passa ad indicare i doveri del marinaio, soprattutto disciplinari.

Comincia pertanto il malessere degli equipaggi nel XIV secolo, la "fuga" dei vogatori e la diserzione dei marinai. Venezia avvierà unapolitica durissima contro i fuggitivi, strettamente dipendente dal funzionamento delle sue "galee da mercato", che montano fino a 180 persone: ma non per questo otterrà risultati apprezzabili. Anche Genova segue una strada analoga contro al disertore, all'inizio si limita ad una pena pecuniaria molto pesante: Si trattiene tutto lo stipendio e in più il 50%, mentre a Venezia, il vogatore che abbandona la galea deve addirittura restituire il doppio della paga ricevuta.

Nonostante ciò dal 1351 c'è penuria di vogatori, in parte Genova cerca di rimediare con il massiccio reclutamento di schiavi affrancati o cittadini delle minoranze etniche che passa dal 3% circa prima della guerra di Chioggia (1379) a oltre il 15% nel 1400. Ma anche questo non risolve il problema perchè arriva la "morte nera" che fa drasticamente calare il numero degli uomini disponibili e lievitare i costi della manodopera.

Questi sono i motivi del trionfo della "Cocca" con il suo equipaggio ridotto ed è di questa tipologia di barca e di questo particolare momento le paghe che vi ho già citato: 5 soldi e 6 denari giornalieri allo scrivano e 3 soldi e 2 denari giornalieri al marinaio.

(Ora mi vado a leggere il contributo segnalato dal caro Adolfos)

P.S. Ah, dimenticavo, tutto ciò che ho scritto deriva da "La marineria genovese" di Pierangelo Campodonico (edizione fuori commercio della Fabbri Editori 1989 per EXPO 1992)

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Buona serata

…e grazie a tutti voi che avete implementato la mia discussione con altre informazioni. Alcune per me nuove. ;)

Come avrete letto, io mi sono volutamente limitato ad un periodo storico, forse ancora vivibile per i rematori di galea, anche se certamente era un lavoro né facile né per tutti. Inoltre ho curato principalmente laspetto pecuniario del soldo, tutto questo a cavallo tra il XII e XIII secolo.

Avevo anche intenzione di postare qualche tipo di moneta corrente in questo periodo, ma non ce lho fatta per mancanza di tempo……provvederò magari più avanti, in settimana (Ho già visto qualche bel pezzo nel ns. catalogo, inserito da AndreaPD spero non se ne abbia a male se lo prendo in prestito). :)

Il perché mi sia limitato è presto detto…le informazioni al riguardo sono tantissime; si sono scritti corposi tomi per spiegare la vita a bordo della gente di mare, diversa anche drammaticamente tra le varie marinerie.

Leggi di solito scritte che mutavano nel tempo ed è veramente difficile fare una disamina appena, appena accettabile.

Quello che avete aggiunto è tutto vero, sebbene alcuni aspetti fossero più prossimi al XV secolo, che al XII.

Vi do alcune altre informazioni (così rispondo anche ad alcuni quesiti che avete posto), sempre nel solco della mia discussione relativamente a Venezia.

E vero che di galee a scopi commerciali ce nerano di vari tipi; in media lequipaggio era di 220-230 persone, delle quali 180 erano i rematori.

Oltre ai rematori, su queste galee, venivano ingaggiati altri marinai, diciamo quelli aventi ruoli più specializzati ed anche la loro remunerazione era differente; ovviamente più elevata, ma loro non avevano nemmeno la medesima franchigia dei rematori, pur avendo altre facility in funzione del loro grado. ;)

Cerano gli scrivani ai quali era affidata la tenuta del giornale di bordo e lintegrità del carico, i balestrieri (cerano quasi sempre, salvo che il tragitto fosse brevissimo; Venezia Istria, tanto per intenderci); questi erano in media una dozzina ed era sia gente esperta, sia giovani nobili che, al compimento dei 18 anni e dopo aver tenuto una specie di esame tecnico presso lArsenale, potevano ambire al master sulla galea….così si facevano le ossa ed imparavano le cose del mondo. :D :D

Cerano le maestranze qualificate, cioè: il maestro calafato, il maestro dascia (marangon) e il falegname esperto nella riparazione dei remi (remer); cera ovviamente il cuoco con i suoi aiutanti: macellaio (scalco) e il cambusiere (canipario) ed infine cera il chirurgo o barbiere (consaossi).

Questa era la gente di mare di una media galea; ovvio che poi cera il comandante assoluto (sopracomito) e gli ufficiali, cioè il comandante dellequipaggio (comito) ed il responsabile delle manovre (paron).

Qualera la loro remunerazione? Certamente variabile come quella dei rematori e per gli stessi motivi.

Possiamo dire che i balestrieri e la gente di mare addetta ai servizi, percepiva in media 4 volte ciò che guadagnava un rematore; le maestranze qualificate, a seconda del loro ruolo, percepivano una paga da 7 a 8 volte quella di un rematore e gli ufficiali da 5 a 10 volte.

Nel XV secolo la marineria tutta era fortemente degradata; a Venezia si diceva che non mancava di navi, ma di marinai e sempre più spesso si accettavano persone che proprio stinchi di santo non erano…o si imbarcavano delinquenti che lì, ai remi, dovevano scontare la propria pena....se arrivava a scontarla :( da qui, in un ambiente già di per se difficile, avare la rivolta a bordo è un attimo.

Riguardo al vitto, dizzeta, hai ragione…sulla carta era una cosa, nella realtà un po meno…. e di comandanti di nave che ci speculavano per risparmiare, credo ce ne fossero più di tanti e anche questo generava rivolte e denunce alla magistratura. :angry:

Da alcuni resoconti forniti dai pellegrini o risultati da processi, sembra che verso la fine del 1500 (qui il salto lo faccio anch'io) il vitto migliore dato ai forzati fosse quello distribuito sulle galee dello Stato Pontificio (e vorrei anche vedere… :P ) poi veniva quello distribuito sulle galee Veneziane e poi …un po indietro quello fornito su quelle genovesi. :P ;) ...non parliamo di quelle turche. :ph34r:

Saluti

Luciano

Modificato da 417sonia

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Buona serata

come vi avevo anticipato, posto alcune monete relative al periodo di cui ho parlato.

kq91k.jpg

Ducato di Giovanni Dandolo (1280 - 1289)

Oro titolo 1,000

Peso medio gr. 3,56

27zx89i.jpg

Grosso del medesimo doge

Argento titolo 0,965

Peso medio gr. 2,18

14171px.jpg

Denaro scodellato (o Piccolo) di Orio Malipiero (1178 - 1192)

Mistura titolo 0,270

Peso medio gr. 0,36

20p3xi.jpg

1/2 Denaro (o Bianco) di Giovanni Dandolo (1280 - 1289)

Mistura titolo 0,040

Peso medio gr. 0,34

Mancherebbe ancora qualche pezzo in verità, come il quartarolo ed il doppio quartarolo, ma non ho trovato immagini decenti.

Giacchè trovo giusto inserire anche il soldino, emesso per la prima volta sotto il dogato di Francesco Dandolo (1328 - 1339), vedrò di inserirlo successivamente insieme ai tipi mancanti :)

Saluti

luciano

P.S. Le immagini provengono dalla rete. :)

Modificato da 417sonia

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Sto giusto leggendo "le superbe navi" di Furio Ciciliot.

Uno studio molto completo sulla costruzioni di imbarcazioni in Liguria nel medioevo. Dagli statuti per la cura dei boschi, al tipo di legname usato (roveri - aka quercie caducifoglie - per l'opera viva, faggio per l'opera morta); al ferro alla canapa per vele e sartiame. I contratti per la costruzione delle galee per Ugo Vento, per l'acquisto di tronchi d'abete bianco per l'albero ed antenne... e poi il capitolo della lavorazione e poi quello sui tipi di imbarcazioni (ci devo ancora arrivare). Molto ma molto interessante.

Ad esempio quanti tronchi servivano per una galea standard ? E quanto costava un albero in abete bianco ? E tutta una nave ?

Fonti scritte della prima età moderna indicano in 300 il numero di tronchi. Nel duecento non doveva essere molto diverso.

Giacomo di Vitry ci informa che nel 1216 una nave nuova era costata 4000 lire solo l'albero ben 500!!!

Infine... la vita a bordo raccontata dall'anonimo genovese (fine '200)

"...Primeramenti percazave

d'aver bona e forte nave,

chi sea ben insartiaa

e de bon nozhè gui(i)aa.

Java ben e cal(ca) e peiga

che no te posse cresce br(e)iga

per pertuso e per commento

donde l'aigua intrase dentro;

ché per un sor pizen pertuso

visto ò gran lengno essere confuso..."

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Ma le galee commerciali erano comunque navi armate?

C'erano le une e le altre. Le galee armate in uscita da Genova dovevano versare 5000 lire genovine di cauzione (perché era considerato alto indice di pericolosità) mentre quelle non armate dovevano versarne solo 1000 (che andavano in un fondo per il risarcimento dei danni alle vittime)

Questo è un altro aspetto interessante. A proposito dello stesso argomento, Spufford parla di insurance, assicurazione.(non so se dizzeta ha preso la notizia dalla stessa fonte) che dovrebbe essere più o meno la stessa cosa. Io però avevo interpretato che la somma andava a coprire in generale i rischi del trasporto, per gli uomini ma anche per le merci. E chi era che versava la cauzione o assicurazione che fosse, e a chi? Trovo poi singolare che le navi armate fossero considerate meno sicure: evidentemente era cosa nota che sulle navi armate viaggiavano le merci più preziose, e quindi era più probabile che venissero attaccate.

Comunque il passaggio dalle galee alle navi tonde sembra legato al fatto che a un certo punto era diventato estremamente difficile trovare un numero sufficiente di uomini per armare una galea (fino a 200 rematori, più tutti i marinai propriamente detti) e questo specialmente dopo la grande crisi demografica della prima metà del XIV secolo. La fonte è sempre Spufford, "Power and Profit. The Merchant in Medieval Europe"


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La nave tonda co-esiste con la galea che solca i mari fino in epoca moderna... piuttosto si passa dalla nave tonda alla cocha e poi caravelle, saettie, galeoni...

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Sto giusto leggendo "le superbe navi" di Furio Ciciliot.

Uno studio molto completo sulla costruzioni di imbarcazioni in Liguria nel medioevo. Dagli statuti per la cura dei boschi, al tipo di legname usato (roveri - aka quercie caducifoglie - per l'opera viva, faggio per l'opera morta); al ferro alla canapa per vele e sartiame. I contratti per la costruzione delle galee per Ugo Vento, per l'acquisto di tronchi d'abete bianco per l'albero ed antenne... e poi il capitolo della lavorazione e poi quello sui tipi di imbarcazioni (ci devo ancora arrivare). Molto ma molto interessante.

Buon pomeriggio

Grazie di queste informazioni, che ci danno la misura della quantità di legno che allora occorreva...ed il relativo costo. :)

Saluti

Luciano


Inviato (modificato)

..Ritornando un po' all'oggetto del post ho trovato che nel XV secolo i rematori veneziani prendevano di paga 52 "piccioli" al giorno....

Per mia curiosità: mi sapete dire più o meno a quanto corrispondevano?

Poi per chi volesse una descrizione di come si viveva a bordo di una galea ecco un bell'articolo che ho trovato crudo ed esplicito: http://www.marcopolo...tiche/galea.pdf

Modificato da dizzeta
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Ma le galee commerciali erano comunque navi armate?

C'erano le une e le altre. Le galee armate in uscita da Genova dovevano versare 5000 lire genovine di cauzione (perché era considerato alto indice di pericolosità) mentre quelle non armate dovevano versarne solo 1000 (che andavano in un fondo per il risarcimento dei danni alle vittime)

Questo è un altro aspetto interessante. A proposito dello stesso argomento, Spufford parla di insurance, assicurazione.(non so se dizzeta ha preso la notizia dalla stessa fonte) che dovrebbe essere più o meno la stessa cosa. Io però avevo interpretato che la somma andava a coprire in generale i rischi del trasporto, per gli uomini ma anche per le merci. E chi era che versava la cauzione o assicurazione che fosse, e a chi? Trovo poi singolare che le navi armate fossero considerate meno sicure: evidentemente era cosa nota che sulle navi armate viaggiavano le merci più preziose, e quindi era più probabile che venissero attaccate.

Comunque il passaggio dalle galee alle navi tonde sembra legato al fatto che a un certo punto era diventato estremamente difficile trovare un numero sufficiente di uomini per armare una galea (fino a 200 rematori, più tutti i marinai propriamente detti) e questo specialmente dopo la grande crisi demografica della prima metà del XIV secolo. La fonte è sempre Spufford, "Power and Profit. The Merchant in Medieval Europe"

Buon pomeriggio

Tento di darti alcune risposte circa le problematiche che hai citato, così come le congegnò Venezia.

Prima della metà del 1400 circa non esisteva l'assicurazione come la intendiamo noi oggi; non dimentichiamo che, stando alle cronache, il primo abbozzo di assicurazione "moderna" nasce a Genova nel 1424 e solo successivamente venne adottata da Venezia.

Prima di allora, ciò che poteva essere inteso come assicurazione, non era altro che mettere in pratica il principio di mutualità. Tutti i commercianti versavano una quota parte dei loro guadagni in un fondo che "scattava" nel momento in cui c'era da indennizzare un carico andato perso per collisione, affondamento della nave, furto.

Parlo di carico, non di persone...queste rischiavano del loro (rischio d'impresa potremmo dire oggi, anche se a rischiare erano anche i marinai....e non solo il proprietario della nave :o )

L'unica consolazione che potevano avere questi derivava dalla certa appatenenza a qualche Scuola (oggi diremmo associazione) che, in caso di morte o impossibilità al lavoro, poteva supportare gli eredi o i familiari affinché potessero sopravvivere. :(

Nel periodo di cui ho parlato, c'erano due tipi di navi.

1) Quella dello Stato, che veniva messa all'incanto per effettuare trasporti di merci su lunghe distanze (ca. il 90% di quelle abilitate). In questo caso Venezia, pur lasciando all'iniziativa privata la scelta delle merci e dei mercati (il Senato si arrogava comunque il diritto di assenso o meno), imponeva rigide norme di comportamento, a volte molto complesse.

Era il Governo che stabiliva non soltanto le dimensioni delle navi, ma anche l’attrezzatura, le armi che dovevano portare, il numero di uomini di equipaggio e di armati conveniente per la grandezza del vascello e una quantità di altri particolari.

Circa l'assenso del quale ho sopra accennato, c’è da ricordare che a Venezia era il Senato e non il mercato, l’interprete della domanda e dell’offerta. Non era la sola contrattazione tra mercanti, a generare il tragitto delle navi, lo spazio disponibile per le merci e a quali condizioni avrebbero viaggiato; la decisione finale spettava ai senatori (anch’essi spesso mercanti).

Di conseguenza il Senato, oltre ai pericoli e alla necessità di protezione, doveva considerare anche le prospettive di guadagno. Stava a loro decidere, come se fossero gli amministratori di una società commerciale, le condizioni del mercato a Venezia e nei punti di arrivo delle navi.

Prima di uscire dal bacino di San Marco venivano ispezionate le armi e l’equipaggio.

2) Quella del privato (ca. 10% restante). In questo caso il proprietario della nave rischiava di più, ma aveva la certezza che, navigando sotto la bandiera di San Marco, avrebbe potuto aspettarsi le medesime misure di protezione, in caso di attacco o di furto, che una consolidata struttura politica come quella di Venezia sapeva garantire; tutto questo come se la nave fosse stata statale.

Venezia, infatti, sulla base di accordi commerciali e di trattati con i vari Stati, dava la sicurezza che a qualsiasi suo cittadino venissero riconosciuti i termini contrattati e la certezza che i tribunali Veneziani ed il Governo ne avrebbero imposto il rispetto.

Solo successivamente, tra il XV il XVI secolo, crescendo il numero ed il benessere di molte famiglie, la differenza percentuale tra le prime e le seconde, si assottigliò, ma la politica restò essenzialmente la stessa.

Segue.


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Ma le galee commerciali erano comunque navi armate?

C'erano le une e le altre. Le galee armate in uscita da Genova dovevano versare 5000 lire genovine di cauzione (perché era considerato alto indice di pericolosità) mentre quelle non armate dovevano versarne solo 1000 (che andavano in un fondo per il risarcimento dei danni alle vittime)

Comunque il passaggio dalle galee alle navi tonde sembra legato al fatto che a un certo punto era diventato estremamente difficile trovare un numero sufficiente di uomini per armare una galea (fino a 200 rematori, più tutti i marinai propriamente detti) e questo specialmente dopo la grande crisi demografica della prima metà del XIV secolo. La fonte è sempre Spufford, "Power and Profit. The Merchant in Medieval Europe"

Credo anch'io, ma solo in parte alla causa citata dallo Spufford (che non ho letto) e comunque siamo in epoca più tarda. Lane attribuisce più cause; la mancanza di rematori, senza dubbio, ma anche l'esigenza di avere più spazio di carico; teniamo conto che nonostante alcuni stop determinati da guerre o epidemie, il mercato cresceva, come crescevano le piazze da "battere", i bisogni, le esigenze, e la necessità di soddisfarli.

Inoltre le cocche necessitavano di un numero inferiore di rematori, perchè con buon tempo la loro velocità era pari, se non superiore a quella sviluppata da una galea. Tuttalpiù, se il carico lo consigliava, o la destinazione non era considerata "tranquilla" si scortava la cocca o il convoglio di cocche con una o più galee.

Saluti

Luciano


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..Ritornando un po' all'oggetto del post ho trovato che nel XV secolo i rematori veneziani prendevano di paga 52 "piccioli" al giorno....

Per mia curiosità: mi sapete dire più o meno a quanto corrispondevano?

Poi per chi volesse una descrizione di come si viveva a bordo di una galea ecco un bell'articolo che ho trovato crudo ed esplicito: http://www.marcopolo...tiche/galea.pdf

Buona serata

Il termine Piccioli (o Piccoli) non era altro che il nome volgare del denaro propriamente detto.

Quindi 12 Denari facevano un Soldo e 20 Soldi una Lira.

La Lira di piccoli, intesa come moneta di conto e non reale all'epoca in parola corrispondeva quindi a 240 Piccoli.

Circa la vita a bordo della galea.....da paura. :( Viveva poco questa gente.

Saluti

Luciano


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..Ritornando un po' all'oggetto del post ho trovato che nel XV secolo i rematori veneziani prendevano di paga 52 "piccioli" al giorno....

Per mia curiosità: mi sapete dire più o meno a quanto corrispondevano?

Poi per chi volesse una descrizione di come si viveva a bordo di una galea ecco un bell'articolo che ho trovato crudo ed esplicito: http://www.marcopolo...tiche/galea.pdf

Buona serata

Il termine Piccioli (o Piccoli) non era altro che il nome volgare del denaro propriamente detto.

Quindi 12 Denari facevano un Soldo e 20 Soldi una Lira.

La Lira di piccoli, intesa come moneta di conto e non reale all'epoca in parola corrispondeva quindi a 240 Piccoli.

Circa la vita a bordo della galea.....da paura. :( Viveva poco questa gente.

Saluti

Luciano

Scusa dizeta, ma la fame mi ha fatto trascurare un dato che mi aveva insospettito. A pancia piena me ne sono ricordato ;) :lol: :lol:

Tu hai rilevato, come informazione, che un rematore percepiva 52 piccoli al giorno.

Vuol dire 52 x 30 gg (in media) = 1.560 piccoli al mese.

Io avevo invece trovato come informazione che un rematore coscritto (cioè su galea da guerra) ne percepiva 3.840 al mese.

Da questo risulta lampante quanto sia difficile correlare questi dati. D'acchito sembrerebbe che uno dei due dati sia sbagliato, ma io non credo - o meglio - non lo è necessariamente.

Bisognerebbe sapere se questi 2 rematori sono entrambi su di una galea militare, oppure no (io non credo); bisognerebbe sapere l'epoca alla quale si riferiscono i due dati e - relativamente al rematore di una galea commerciale - quale durata e che impegno aveva il viaggio (intendo se fatto in area tranquilla o pericolosa) e se la galea sulla quale prestava servizio era ben nominata, perchè condotta da un capitano accorto e ligio alle leggi, non ultime quelle riguardanti le razioni di vitto o meno. :)

Saluti

Luciano


Inviato

Tu hai rilevato, come informazione, che un rematore percepiva 52 piccoli al giorno.

Vuol dire 52 x 30 gg (in media) = 1.560 piccoli al mese.

Io avevo invece trovato come informazione che un rematore coscritto (cioè su galea da guerra) ne percepiva 3.840 al mese.

Il dato che ti ho scritto l'ho preso da qui: http://www.elicotterienavi.com/serenissima/09_l'arsenale_marittimo.htm

Awards

Supporter
Inviato (modificato)

Tu hai rilevato, come informazione, che un rematore percepiva 52 piccoli al giorno.

Vuol dire 52 x 30 gg (in media) = 1.560 piccoli al mese.

Io avevo invece trovato come informazione che un rematore coscritto (cioè su galea da guerra) ne percepiva 3.840 al mese.

Il dato che ti ho scritto l'ho preso da qui: http://www.elicotterienavi.com/serenissima/09_l'arsenale_marittimo.htm

E' come pensavo, il testo si riferisce ai rematori delle galee commerciali, che prendevano molto meno di quelli coscritti sulle navi da guerra.

Grazie del pezzo che non conoscevo e che mi leggerò. La prima cosa che non ho letto nella descrizione dell'Arsenale e che è abbastanza nota, è che i 3 bacini che lo formavano erano chiamati: Inferno, Purgatorio e Paradiso.

Inoltre che le due torri poste all'ingresso, servivano per infierire l'albero nelle navi. :)

Magari c'è scritto più avanti nel testo.... :)

Mi sono anche ricordato di aver da qualche parte una copia del frontespizio di una polizza di assicurazione genovese del 1600 0 1700 (non ricordo)

Se la trovo te la posto.

Grazie ancora e saluti

Modificato da 417sonia

Supporter
Inviato

Buona serata

per completare la galleria di monete correnti nel periodo in parola, ecco quelle mancanti:

Quartarolo coniato sotto il doge Marino Morosini (1249-1253)

Metallo mistura al titolo 0,030

Peso medio gr. 0,83

2igds2x.jpg

2u8dz4i.jpg

Doppio Quartarolo coniato sotto il doge Pietro Gradenigo (1289-1311)

Metallo mistura al titolo 0,003

Peso medio gr. 1,50

2wnvl8k.jpg

2jg1a34.jpg

Segue


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