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Giuliano di Pannonia.


Caio Ottavio

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Giuliano. Un nome. Solo un semplice nome e nulla di più. Anzi, forse qualcosa di meno. Un'eco. Eco lontano che non è riuscito a giungere alle nostre orecchie. Per quanto ci sforziamo di porre attenzione, forse, non potremo mai udire qualcosa di più su di lui. Ma, oltre a ribadire la sua caduta nell'oblio, la scomparsa del suo ricordo, conviene interrogarci: chi era Giuliano di Pannonia? In che epoca visse? Cosa fece? Quesiti in apparenza semplici che, per essere soddisfatti, abbisognano di un'analisi dei materiali piuttosto dettagliata.

Marco Aurelio Sabino Giuliano, i cui luogo e data di nascita sono tutt'oggi sconosciuti, operò in un periodo compreso tra il 283 e il 286 d.C. sul territorio italiano. Addirittura le fonti antiche sono discordanti sulla vicenda di questo usurpatore. Secondo Aurelio Vittore, a differenza dello storico Zosimo che gli attribuiva il ruolo di Prefetto del Pretorio (ipotesi non del tutto scartata), Giuliano era un Corrector, cioè un governatore regionale, con sede in Italia Settentrionale. Venuto a conoscenza della morte dell'Imperatore Caro, nel 283 d.C., e successivamente di quella di Numeriano (284 d.C.), Giuliano colse l'occasione per affermare la propria supremazia e appagare la sua ambizione facendosi elevare al trono imperiale con l'appoggio delle province della Pannonia. Questo dato è confermato oggettivamente in quanto sono state rinvenute delle monete con il suo nome coniate a Siscia e recanti una legenda che celebra le province pannoniche. Ancor prima di poter affermare pienamente il proprio potere il novello imperatore si vide costretto ad affrontare una seria minaccia proveniente dalla Britannia: infatti, Carino, fratello di Numeriano, reclamando per sè il trono di Roma, si mise a capo delle truppe di stanza in quella Provincia e marciò finchè non raggiunse l'Italia dove risiedeva la corte di Giuliano. All'inizio dell'anno 285 d.C., quando anche l'usurpatore potè radunare un valido esercito da contrapporre al rivale, si giunse all'unico scontro che fu definitivo: le legioni fedeli a Giuliano furono sonoramente sconfitte, l'imperatore stesso fu catturato e ucciso nei pressi dell'odierna Verona. Sulla fine della vicenda di questo usurpatore il principale storico Aurelio Vittore è contraddittorio: nell'Epitome egli narra che Giuliano morì a Verona, mentre nel Liber afferma che costui trovò la morte in Illiria. Ci viene in aiuto l'altro importante storico di questo periodo, Zosimo: secondo lui, infatti, Giuliano fu eliminato in Italia e non al di fuoi dei suoi confini. Per questo motivo io sono propenso a credere che il teatro della disfatta di questo usurpatore si debba collocare verosimilmente nei pressi di Verona e non in Illiria. La storia ci tramanda il nome di un terzo personaggio di nome Giuliano che si ribellò in Italia tra il 1º marzo 286 (Massimiano diviene Augusto) e il 1º marzo 293 (Costanzo Cloro e Galerio sono nominati Cesari). Per alcuni studiosi questo Giuliano è da ricondurre al medesimo Giuliano di Pannonia di cui abbiamo parlato fino ad ora. Forse, anche se non è del tutto da accantonare, questa ipotesi è poco attendibile anche perchè, nell'opera di Aurelio Vittore, l'usurpazione del terzo Giuliano viene esposta in un secondo momento. Si nota, cioè, che in Epitome, 38. Vittore dà già per morto Giuliano di Pannonia, mentre la narrazione degli eventi che videro protagonista il terzo Giuliano sono collocati successivamente in Epitome, 39. Comunque, anche la rivolta di quest'altro Giuliano finì tragicamente: asserragliatosi in una città dell'Italia per difendersi dalle truppe fedeli al potere centrale, egli si gettò su una pira in fiamme vedendo che i nemici avevano aperto una breccia nelle mura e stavano per sopraffare i suoi seguaci.

Modificato da Caio Ottavio
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Per quanto riguarda la monetazione di Marco Aurelio Giuliano si conoscono esemplari aurei, antoniniani in bronzo e in biglione che trattano vari temi:

- la Pannonia, che sostenne attivamente la sua nomina ad imperatore.

- la Vittoria, che non ottenne mai realmente e che perciò è da interpretarsi più come un augurio positivo per un trionfo futuro.

- la Libertas, condizione ideale a cui potevano aspirare i suoi sostenitori, sia a livello personale che territoriale.

- i Felicitas Temporum, in prospettiva della presunta "felicità", tranquillità e prosperità di cui dovevano godere tutti i territori dell'Imperium Romanum.

Dal punto di vista stilistico è necessario analizzare il ritratto monetale di Giuliano (l'unico che abbiamo) anche per ricavare qualche informazione in più sulla sua epoca.

Notiamo, seguendo le immagini che posto di seguito per facilitare la comparazione, che il ritratto di Giuliano segue delle caratteristiche precise, quasi stereotipate per seguire una certa "moda" che segnò lo stile del ritratto monetale di questa particolare epoca. I capelli sono resi al solito modo, mediante linee molto piccole e ben definite, la loro forma è ben sagomata e segue dei canoni precisi, stesse identiche caratteristiche che troviamo nella capigliatura di Carino. La barba, portata allo stesso modo e così resa: quasi come se fosse stata tagliata e curata in modo analogo in entrambi i ritratti. La fronte dritta e i lineamenti spigolosi. I paludamenti sono simili e indossati nella medesima posa. Gli esemplari in basso sono quelli più significativi in cui si possono evincere le somiglianze fisionomiche dei due governanti, mentre ho preferito tralasciare lo stile dei drappeggi che, come si vede negli altri esemplari di seguito postati, segue quello classico adoperato anche per Carino.

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Giuliano.

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Carino (lineamenti del volto).

Se si vuole prendere in considerazione lo stile del paludamento, ecco un altro esemplare di Carino da mettere a confronto con l'abito indossato da Giuliano:

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Carino (paludamento).

Stesse caratteristiche, forse ancor più calzanti, le troviamo in questa moneta di Caro (da notare perfino il naso quasi identico a quello di Giuliano):

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Modificato da Caio Ottavio
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Seguono, brevemente, le descrizioni delle monete emesse durante la sua breve esperienza da Giuliano di Pannonia. Zecca: Siscia.

1) AV Aureo, 284-285 d.C. di 4.26 gr.

D/ IMP C IVLIANVS P F AVG, busto laureato, drappeggiato e corazzato a destra.

R/ LIBERTAS PVBLICA, la Libertà stante a sinistra regge un pileo e una cornucopia. Stella nel campo a destra.

Rif.: RIC 1; C. 3.

Rarità: R4.

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2) AE Antoniniano, 284-285 d.C., di 3,50 gr.

D/ IMP C M AVR IVLIANVS P F AVG, busto radiato, corazzato e drappeggiato a destra.

R/ FELICITAS TEMPORVM, la Felicità stante frontale colla testa a sinistra, regge un caduceo e uno scettro. S-B ai lati. XXI in esergo.

Rif.: RIC V 2; Cohen 1.

Rarità: Rara.

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3) AE Antoniniano, 284-285 d.C., di 3,62 gr.

D/ IMP C M AVR IVLIANVS P F AVG, busto radiato, corazzato e drappeggiato a destra.

R/ PANNONIAE AVG, le personificazioni delle due Pannonie stanti frontali, l'una guarda a sinistra, l'altra a destra, una regge uno stendardo militare ed entrambe alzano il braccio destro. XXI :Greek_Gamma: S. in esergo.

Rif.: RIC 4; C. 5; Venera Hoard 4401.

Dichiarata in fior di conio.

Rarità: R3.

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4) Nonostante abbiamo la stessa catalogazione, queste due monete presentano la Vittoria in modi diversi:

- stante

- andante a sinistra.

Antoniniano in Biglione, 284-285 d.C., di 4,17gr.

D/ IMP C M AVR IVLIANVS P F AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato a destra.

R/ VICTORIA AVG, la Vittoria alata avanza a sinistra reggendo una foglia di palma e una ghirlanda. Ai lari S-A. XXI in esergo.

Rif.: RIC 5; Cohen 8; Sear 12432.

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Vittoria andante.

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Vittoria stante.

Nella speranza che questa nuova discussione vi sia piaciuta, vi auguro una buona lettura. :)

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E' sempre un vero piacere leggere i tuoi ottimi articoli, Caio Ottavio. :)

Complimenti sinceri! oo)

La figura di Marco Aurelio Giuliano è notevolmente interessante e così anche le sue monete che possiamo apprezzare nella completa antologia che proponi.

Enrico :)

Modificato da minerva
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