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i motti dei pontefici


 Faletro78

Risposte migliori

leggendo un post di Picchio sulla recente asta Nomisma ( riguardante il celebre insegnamento presente sui testoni di papa Odescalchi " melius est dare quam accipere " ), mi da lo spunto per sapere cosa ne pensano gli amici e collezionisti di papali proprio riguardo tali celebri incitamenti, presenti copiosamente su tutta la monetazione papale a partire dal XVI secolo. sapete nel confrontare la mia passione x le papali con amici collezionisti di altre monetazioni e periodi, mi son trovato spesso a discutere appunto sui vari motti presenti ad esempio su piastre e testoni che invocavano l'aiuto e l'assistenza ai poveri e bisognosi, quando invece molto spesso mi dicevano gli amici "detrattori" dei papi i primi a non seguire l'esempio detto erano proprio i cardinali del sacro collegio o peggio lo stesso papa...... indubbiamente certi inviti fatti sulle monete mal si conciliano con stili di vita e azioni che nel corso dei secoli poco si adattano a chi diceva e' meglio dare che ricevere ! io penso che lo stato della chiesa x sua stessa vocazione non poteva fare altro che coniare monete con tali motti, ma poi nella realta' politica di tutti i giorni i vari pontefici e cardinali governavano 1 stato ( e non piccolo e non di poco peso nel panorama politico medievale, moderno e contemporaneo ). cosa potete dunque pensare di uno stato che chiedeva di dare ai poveri e inneggiava alla gloria celeste e al paradiso e poi si doveva occupare di guerre ( interne ad esso o verso altri stati sia cattolici e non ). trovo di particolare fascino questa sorta di ambiguita' in cui pubblicamente si predica una cosa ma poi di fatto le varie situazioni politiche e storiche ne comportano un'altra. pero' x molti ( tra cui gli amici di cui parlavo ) tale situazione diventa motivo di critica e di parlare di ipocrisia. cosa ne pensate ?

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i motti iniziano mi pare dal periodo della controriforma ( proprio da Pio V o sbaglio ? ). gia' da Gregorio XIII sono presenti abbondantemente sui testoni, evidentemente nel periodo della meta' del XVI secolo c'era 1 fervore religioso nuovo che poteva portare messaggi importanti anche trammite il vil denaro ( come del resto e' sempre stato non solo nel caso di cui parlo ). oltre al motto del tipo "melius est" altro pezzo di discussione amichevole e' stata l'osservazione da parte degli amici "anticlericali" del testone di Clemente XI con al R/ le monete sul tavolo ( imperat aut servit ), che mi pare significhi: o il denaro lo si usa o da esso si e' usati !.

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ciao Sixtus 78,

In efFetti i motti di cui parli ricordano "vagamente" le promesse politiche di oggi, Mi sà tanto che non è cambiato nulla......

E' certo che stiamo parlando di un periodo storico dove non c'era internet, televisione e quotidiani, probabilmente dobbiamo interpretare la moneta anche come il miglior mezzo di divulgazione dell'epoca per trasmettere questo tipo di messaggi.

E dei motti che accompagnano le Sedi Vacanti cosa ne pensi ?

DARECTASAPERE

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Il discorso è piuttosto complesso.

Si potrebbe scrivere un tomo al riguardo.

La contraddizione quotidiana dello stato della chiesa è un topic storico e culturale.

Il messaggio affidato alle monete, per la verità, è una buona idea pubblicitaria.

Il probelma è cosa si cela dietro la facciata.

Potremmo provare a riassumere con una scaletta concettuale.

1) Il messaggio e la testimonianza lasciata da Cristo è esemplare, potente, salvifica.

2) Poco sappiamo di come vivessero e come si ponessero effettivamente i primi cristiani...certamente in modo antitetico rispetto al potere ed alle sue manifestazioni, pur nella cura di evitare conflitti: date a Cesare...quel che è di Cesare.

3) Paolo di Tarso è un punto di svolta...la grande filosofia greca era andata molto avanti nella strada del pensiero e Paolo ci si è appoggiato per sistemare la religio e renderla grata ai non ebrei.

4) A Roma dove Pietro e Paolo sacrificano la loro vita prende forma la Santa Romana Chiesa.

5) Costantino ha bisogno di oro, avorio, argento per riformare il sistema monetale, depreda i templi pagani e conia il solido...l'oro non si svaluta. Per poter predare senza empietà e per una complessa serie di motivi, inizialmente adoratore di Apollo e Giove Dolicheno, Costantino sdogana definitivamente il cristianesimo.

6) La Chiesa Romana invoca il primato e si pone come entità politica, i vangeli vengono canonizzati...altre scritture diventano apocrife. La classe senatoria romana...non più protetta militarmente...prende la porpora cardinalizia, senatori monsignori.

7) Da Carlomagno in poi il gioco è fatto. La chiesa ha potere territoriale e si forma uno stato. Da Cristo al Papa...dal regno dei cieli allo Stato della Chiesa.

Come diceva Monsignor Marcinkus...non si governa la Chiesa con un'ave Maria.

Il resto è conseguenziale.

Le contraddizioni sono inevitabili.

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ciao a tutti. x Darectasapere:

cosa penso delle invocazioni sulle S.V. ? teoricamente da 1 punto di vista di fede assoluta dopo la morte del pontefice i credenti e il sacro collegio attendono l' illuminazione dallo Spirito Santo e una sorta di indicazione divina su chi possa essere il piu' adatto e migliore successore di Pietro. quindi i motti invocano la scelta da parte del Signore. sappiamo bene, almeno da quanto letto sui libri di storia quali e quante "battaglie" tra i cardinali ( con forti ingerenze esterne di potenti famiglie e addirittura stati esteri ) abbiano caratterizzato i

conclavi svoltisi nei secoli, ben lontani anche loro dall'indicazione

spirituale del prescelto..... secondo me il momento vacante e' ancora piu' contradditorio di quello di governo quando il pontefice e' in carica ( chiaramente riferendomi ai motti sulle monete dei 2 rispettivi momenti e a quanto accade inevitabilmente nella realta' sia di vacanza che di governo ).

x Piakos:

come non essere d'accordo con quanto detto, in particolare sulla dichiarazione di Marcinkus e su quello che consegue....

Modificato da sixtus78
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i motti iniziano mi pare dal periodo della controriforma ( proprio da Pio V o sbaglio ? ). gia' da Gregorio XIII sono presenti abbondantemente sui testoni, evidentemente nel periodo della meta' del XVI secolo c'era 1 fervore religioso nuovo che poteva portare messaggi importanti anche trammite il vil denaro ( come del resto e' sempre stato non solo nel caso di cui parlo ). oltre al motto del tipo "melius est" altro pezzo di discussione amichevole e' stata l'osservazione da parte degli amici "anticlericali" del testone di Clemente XI con al R/ le monete sul tavolo ( imperat aut servit ), che mi pare significhi: o il denaro lo si usa o da esso si e' usati !.

In effetti i motti iniziano ben prima: Giulio II , Leone X, Clemente VII etc. riportano tutti motti nei rovesci delle loro monete.

Il motto "melius..." compare tra l'altro in una prova di doppio testone , o medaglia, di Francesco II Gonzaga (1466-1519) , battuto a Mantova, ove il duca viene raffigurato al rovescio nell'atto di dare l'elemosina ai poveri .

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hai ragione Numa Numa. errore madornale il mio, senza libri e cataloghi sotto mano non riuscivo ad andare piu' indietro della meta' circa del 500' ( cioe' del periodo che conosco meglio). Ho in mano il catalogo della

celebre vendita Leu n. 36 del 1985 (collezione Cappelli) e guardando la descrizione i motti sulle papali iniziano gia' dalla prima meta' del 400'.

Modificato da picchio
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nessun errore madornale ci mancherebbe :)

quello che è straordinario è invece la varietà di motti, imprese e legende che troviamo nelle monete rinascimentali e pre-rinascimentali sia papali che degli altri antichi principati.

Guarda che bella la rappresentazione su questo giulio di Giulio II : LUMINARA VERAE FIDEI

Sul famoso pezzo da due ducati e mezzo di Leone X, con a l rovescio la splendida rappresentazione dei tre re Magi,

vi è un'altra legenda ispirata alla luce divina : LUX VERA IN TENEBRIS LUCET

ma anche altre monete ci riservano delle legende bellissime, le oselle, ad esempio,

un'osella di Alvise IV Mocenigo (spero di non sbagliare, non ho libri sottomano e cito a memoria) c'è un'osella con una rosa

sotto un cielo di stelle accompagnata dalla legenda : MAGIS REDOLET QVAM LUNA SERENA (profumo di più nelle notti bagnate dalla luce della luna).. in pratica una poesia.. Giò dove sei ? ;)

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Una lettura sul tema:

Tra elemosina e dannazione: la ricchezza nelle monete dei papi.

in «Cronaca numismatica» n. 232, settembre 2010, pp. 38-43 (prima parte) e n. 233, ottobre 2010, pp. 49-55 (seconda parte).

Quadruple, doppie, scudi, testoni, giuli e grossi... un articolo sulle monete con le quali alcuni pontefici "catechizzarono" ad un uso corretto della ricchezza.

Raccomandazioni sul denaro e incitamenti alla carità nell'epigrafia delle monete pontificie attraverso citazioni bibliche ed evangeliche.

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davvero bello il rovescio da te postato Numa Numa ! ringrazio Tornese71 x aver ricordato l'importante articolo di C.N. che a suo tempo avevo letto ma che ora dimenticavo ( dovro' ritrovarlo e rileggerlo ).

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trovo di particolare fascino questa sorta di ambiguita' in cui pubblicamente si predica una cosa ma poi di fatto le varie situazioni politiche e storiche ne comportano un'altra. pero' x molti ( tra cui gli amici di cui parlavo ) tale situazione diventa motivo di critica e di parlare di ipocrisia. cosa ne pensate ?

RIprendo questo tuo spunto iniziale della discussione, non tanto per entrare nello specifico dei motti sulle monete papali quanto proprio per questo ultimo passaggio sulle "critiche" di coloro che nei papi, soprattutto del XV-XVI secolo, hanno visto e vedono tutt'altro che i successori di S.Pietro, tutt'altro che santi in generale...

Mi è capitato spesso di parlare al circolo con amici, collezionisti di altre tematiche, che al mio magnificare determinate monete papali, non perdevano occasione per "deviare" il discorso sul papa che le aveva emesse e la sua vita dissennata (su tutti ovviamente il famigerato Alessandro VI Borgia), per fare poi di tutte le erbe un fascio.

Sinceramente sono del'idea che una moneta ed il motto che riporta rimangano testimonianze storico artistiche a prescindere da chi l'ha emessa e per quanto possa sembrare un'ipocrisia, per quello che la storia ci ha tramandato, la moneta la vedo come tentativo di dare a sudditi e fedeli la "giusta" immagine del papa e della Chiesa, buoni e caritatevoli.

Un mezzo "pubblicitario" in fin dei conti, in modo generico nel richiamare insegnamenti biblici, e più specifico quando l'allusione è agli atti stessi del pontefice, dalle "guerre sante" al restauro di un monumento, da una nuova strada all'abolizione di una tassa...

In sintesi, ascolto tutte le critiche possibili, ma le monete pontificie non perdono per me il loro fascino...;)

Ciao, RCAMIL.

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Le monete , oltre ad assolvere la funzione specificamente monetaria di mezzo di pagamento e riserva di valore, sono "eminentemente " strumenti di comunicazione e propaganda. Comunicazione che nasce in pratica con la moneta stessa, pensiamo al "badge" distintivo delle città di emissione degli elettri arcaici della Ionia (testa di leone, di grifone, toro, anche una foca..)

ma si sviluppa ai massimi livelli con i rovesci delle emissioni imperiali romane.

Nel tardo medio-evo e nel rinascimento , quando i moduli diventano più larghi, le monete vengono sfruttate, sopratutto nelle signorie per celebrare il Signore, il suo potere, le imprese della sua casata, oppure, come per le emissioni papali per veicolare messaggi di fede, speranza e carità, ovvero delle tematiche cristiane più specifiche che logica vuole le moente pontificie portassero in giro.

In un'epoca ove non esistevano giornali, pubblicità , telegiornali, etc. ove i mezzi di comunicazioe pubblici erano costituiti dalle "grida", la moneta era un veicolo potente, pervsivo e soprattutto.. resistentissimo :D

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caro Rcamil parole sante le tue che quoto e condivido pienamente ! ( ma abbiamo gli stessi amici collezionisti e criticoni dei pontefici ?! .....). che poi dato che citi il tanto famigerato papa Borgia, ho letto 1 paio di anni fa una biografia in cui lo si rivalutava in particolare dal punto di vista politico. secondo l'autore infatti lo "spagnolo" cerco' di mantenere l'equilibrio nel precario scacchiere degli stati italiani e lotto' fermamente contro la calata di Carlo VIII di Francia. il suo acerrimo rivale invece, giulio della rovere, con una politica troppo spregiudicata favori' l'invasione francese quando divenne papa all'inizio del 500' destabilizzando completamente l'area italiana. lessi con interesse le opinioni di questo autore proprio perche' nuove e non banali rispetto al ruolo che tanta storia ha attribuito ad Alessandro VI.

Modificato da sixtus78
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