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Marco Aurelio e le guerre marcomanniche


Illyricum65

Risposte migliori

Ciao,

indirizzato dalla curiosità instillatami da alcuni recenti acquisti ho eseguito una ricerca sulle guerre marcomanniche condotte da Marco Aurelio, limitandomi per lo più alla monetazione in bronzo (salvo qualche eccezione). Il testo di riferimento utilizzato è Wikypedia che presenta on-line un buon riassunto storico, integrato poi in alcune parti da contributi presi da testi di alcuni altri autori (su tutti Anthony Birley, “Marcus Aurelius: a biography” B.T Batsford, London, 1987). Detta presentazione termina con la morte dell’Imperatore (179 d.C.) e non viene trattato il periodo bellico che ricade nel successivo regno del figlio Commodo.

Marco Aurelio e le guerre marcomanniche.

Cenni storici e monetazioni bronzee

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Marco Aurelio, Medaglione, Obv. M AVREL ANTONINVS AVG GERM SARM TR P XXXIIII
Laureate and cuirassed bust right, Rev. VIRTVS AVG IMP X COS III P P Virtus seated right, holding parazonium and spear. Berlin Cabinet (this coin; deaccessioned as duplicate in 1910), Cohen 886, Gnecchi 52 (pl. 63, 3 (this coin), Leu 71 (24 Oct 1997), lot 405 (this coin). (http://coinproject.com)

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PROLOGO STORICO

Le guerre marcomanniche, o guerre marcomanne come sono state definite nella Historia Augusta, costituiscono un lungo periodo di conflitti militari combattuti dall'esercito romano contro le popolazioni germano-sarmatiche dell' Europa continentale (dal 167 al 189 circa), ma soprattutto un evento storico di fondamentale importanza poiché rappresentarono il preludio alle grandi invasioni barbariche del III-IV secolo.

Alla morte di Antonino Pio, probabilmente approfittando del vuoto di potere, l’Impero subì una serie di attacchi contemporanei lungo molti dei suoi Limes. Mentre i Pitti esercitavano pressione sul Vallo di Antonino, le scorrerie dei pirati mauri colpivano la Spagna, mentre ancora in Germania, tra l’alto Danubio e il Reno, i Catti e i Cauci penetravano oltre le frontiere e lungo le coste, invadendo la Gallia Belgica e gli Agri Decumates. Il nuovo sovrano parthico Vologese III inoltre

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Impero dei Parti, Vologese III, 105 - 147 d.Cr. Dracma della zecca di Ecbatana

occupava l’Armenia, ponendo sul suo trono il fratello Pacoro, per poi invadere la vicina Siria (161). Nell’ Europa centro-orientale il mondo barbaro era scosso da forti agitazioni interne e da movimenti migratori tra le sue popolazioni che tendevano a modificare gli equilibri con il vicino mondo romano.

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Nel II secolo d.C., all'interno e ai margini della massa germanica si erano verificati, infatti, movimenti e mescolanze di popoli, tanto da portare a trasformazioni di natura politica, con l'avvento di un fenomeno nuovo tra i Germani: interi popoli (Marcomanni, Quadi, Naristi, Vandali Victuali, Cotini, Iazigi, Longobardi, Obii, Buri, Vandali Asdingi e Lacringi), sotto la pressione dei Germani Orientali (su tutti i Goti), furono costretti a ristrutturarsi e ad organizzarsi in sistemi sociali più robusti e permanenti, ovvero si raggrupparono in coalizioni ("confederazioni") di natura più che altro militare, con la conseguenza che il limes renano-danubiano finì per essere sottoposto a una maggiore pressione. Tale trasformazione fu anche, se non soprattutto, indotta dalla vicinanza e dal confronto con la civiltà imperiale romana, le sue ricchezze, la sua lingua, le sue armi, la sua organizzazione. Fatto sta che alle tribù germaniche guerriere con capi eletti democraticamente tipiche dei secoli precedenti subentrarono coalizioni (come quella degli Alemanni, dei Franchi, etc.) rette da un'aristocrazia guerriera, prefigurazione della futura nobiltà feudale. Alla fine la pressione violenta di altri popoli migranti (Goti, Vandali, Sarmati) finì per costringere queste confederazioni di popoli confinanti con l'Impero Romano, che di fronte a loro non disponevano di ampi spazi su cui trasferirsi, a decidere di dare l'assalto direttamente alle province renano-danubiane. In pratica un primo assaggio di quello che sarebbe accaduto più tardi e che avrebbe portato, assiem ad altri fattori, alla caduta dell'Impero.

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Il Limes renano-danubiano

Il Limes era costellato da strutture militari di varia grandezza e tipologia e da postazioni di avvistamento. Sfruttava anche le barriere naturali offerte

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Il forte romano ricostruito presso Saalburg e ricostruzione di un castra.

Per una visita virtuale 3D ad un forte del limes vi rimando al link

http://www.danube-limes.eu/homepage

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Torri di avvistamento

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Ricostruzione teorica di un tratto di Limes Germanicus con torre d'avvistamento, fossato e palizzata difensiva.

Inoltre sfruttava quando possibile gli ostacoli naturali ovvero il fiume Reno nel tratto iniziale e il Danubio in seguito.


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Tratto del Danubio.

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I primi a muoversi, sul Danubio, furono i Marcomanni ed i Quadi. La loro offensiva fu facilitata anche dal fatto che i Romani avevano dovuto sguarnire buona parte del settore di Limes danubiano per il trasferimento in Oriente nella guerra parthica del 162-166) di una parte dei contingenti militari che difendevano il confine renano-danubiano. Fu così che, appena terminata la guerra partica, cominciava lungo la frontiera europea una nuova guerra contro le popolazioni germano-sarmatiche dell'Europa continentale, nota col nome di guerre marcomanniche. Il capo di tale confederazione barbara era il re dei Marcomanni, Ballomarius.

Forze in campo

Gli eserciti d'invasione furono numerosi nel corso di questo lungo periodo di guerre durato circa un ventennio. Uno di questi potrebbe essere stato descritto nel De Minitionibus Castrorum*, che secondo recenti studi apparterrebbe proprio al periodo delle guerre marcomanniche. Ecco come ci viene descritto:

« Conteremo quindi le unità (presenti nel campo) come segue: 3 Legioni (pari a 15.000-18.000 legionari), 1.600 vexillarii, 4 coorti praetorie (pari a 2.000 pretoriani), 400 cavalieri pretoriani, 450 cavalieri singulares dell'imperatore, 4 ali milliari (pari a 3.000 cavalieri) e 5 quingenarie (pari a 2.500 cavalieri), 600 cavalieri mauri, 800 cavalieri pannonici, 500 classiarii della classis Misenensis e 800 della classis Ravennatis, 200 esploratori, 2 coorti aequitate milliarie (pari a 2.000 ausiliari) e 4 quingenarie (pari a 2.000 ausiliari), 3 coorti peditate milliariae (2.400 ausiliari) e 3 quingenariae (1.500 ausiliari), 500 Palmireni, 900 Getuli, 700 Daci, 500 Britanni, 700 Cantabri e due centurie di statores. »

(De munitionibus Castrorum, 30.)

*Il De munitionibus castrorum (Sulle fortificazioni degli accampamenti) è un'opera in lingua latina di un autore sconosciuto, tradizionalmente attribuita ad Iginio Gromatico. L'opera rappresenta la più particolareggiata descrizione di un accampamento romano (castra) e della sua costruzione. Fu scritta, ormai lo si sa con certezza, al tempo delle guerre marcomanniche di Marco Aurelio.

Vi erano poi tutta una serie di fortezze legionarie, forti e fortini ausiliari dislocati lungo l'intero fronte settentrionale (limes renano e danubiano - vedi post precedente), a supporto dell'armata d'invasione. Si trattava di un esercito che poteva contare su un numero di armati superiore alla metà dell'intero sistema difensivo romano.

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Di seguito l'elenco dettagliato di come erano disposte le unità legionarie nel 172:

Legio XXX Ulpia Victrix - Vetera/Xanten – Germania Inferiore

Legio I Minervia - Bonna/Bonn – Germania Inferiore

Legio XXII Primigenia – Mogontiacum/Magonza – Germania Superiore

Legio VIII Augusta – Argentoratae/Strasburgo – Germania Superiore

Legio III Italica – Castra Regina/Ratisbona – Rezia

Legio II Italica – Lauriacum/Albing - Norico

Legio X Gemina – Vindobona/Vienna – Pannonia Superiore

Legio XIV Gemina – Carnuntum/Altenburg-Petronell – Pannonia Superiore

Legio I Adiutrix – Brigetio/Komarom – Pannonia Superiore

Legio II Adiutrix - Aquincum/Budapest – Pannonia Inferiore

Legio IIII Flavia Felix – Singidunum/Belgrado – Moesia Superiore

Legio VII Claudia – Viminacium/Kostolac – Moesia Superiore

Legio XIII Gemina – Apulum/Alba Iulia – Dacia

Legio V Macedonica – Potaissa/Turda – Dacia

Legio I Italica – Novae/Svistov – Moesia Inferiore

Legio XI Claudia – Durostorum/Silistra – Moesia Inferiore

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Prime penetrazioni dei barbari nei territori dell'Impero(166-167)

La HA scrive che «mentre si combatteva ancora la guerra partica, scoppiò la guerra con i Marcomanni…». Le guarnigioni del Danubio erano state gravemente indebolite con lo spostamento di una parte dell'esercito legionario ed ausiliario in Oriente. Gli eserciti stremati dopo 4 lunghi anni di guerre nelle aride pianure della Mesopotamia e l’epidemia di peste ne avevano ridotto pesantemente gli effettivi.

Un gruppo di tribù della Germania settentrionale invadeva la Pannonia Superiore. Si trattava di 6.000 armati tra Longobardi e Osii avevano potuto attraversare le loro terre dei Quadi ed invadere i territori romani. I barbari erano, però, intercettati da alcune unità di fanteria e di cavalleria (condotte rispettivamente da Candidus e Macrinus Avitus Catonius Vindex) nella zona di Brigetio-Arrabona (Gyor), furono battuti e ricacciati nelle loro terre. Gli invasori erano stati respinti ancor prima che potessero arrecare danni all'interno della provincia.

In seguito a questi eventi ben 11 tribù (tra cui Marcomanni, Longobardi e Osii, Vandali Victuali, Quadi, Naristi, etc…) mandarono i loro messaggeri a Marcus Iallius Bassus Fabius Valerianus, governatore della Pannonia superiore, per chiedere la pace, scegliendo come loro portavoce il re dei Marcomanni, Ballomarius.
Gli ambasciatori dei barbari riuscirono ad ottenere la pace con Roma e tornarono nelle loro terre. La situazione sembrava tornare alla calma. Anche se questa apparente pace poteva destare dei sospetti in Marco Aurelio.

Sempre nel corso di quest'anno, i Sarmati Iazigi sfondavano il limes dacico (forse insieme ad alcune tribù di Vandali), e battevano l'esercito romano accorrente lungo la frontiera occidentale della provincia della Dacia superiore, causando la morte dell'allora governatore di provincia, un certo Calpurnio Proculo. Fu per questi motivi che la Legio V Macedonica, appena tornata dalle campagne orientali, veniva trasferita dalla vicina Moesia Inferiore (posizionata a Troesmis, attuale Iglita), in Dacia nei pressi di Potaissa (attuale Turda) e si unì alla Legio XIII Gemina per risolvere militarmente la crisi.

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Prima spedizione germanica (168)

La pace che era stata concordata l'anno prima con i barbari non lasciava però tranquillo marco Aurelio che decise di recarsi di persona (insieme al fratello Lucio Vero) lungo il limes pannonico per controllare quali fossero le reali intenzioni dei barbari. I due imperatori attraversarono le Alpi e si fermarono a Carnuntum, base della Legio XIIII Gemina e quartier generale del governatore della Pannonia Superiore. La loro presenza a Carnuntum è testimoniata anche su un altare dedicato a Giove come divino protettore degli Augusti rinvenuta in loco

Nel corso di quest'anno i Marcomanni ed i Vandali Victuali avevano provocato disordini ovunque lungo la frontiera settentrionale. La Historiae Augustae racconta che la maggior parte dei re si ritirarono con i loro popoli, ed uccisero i promotori della ribellione, chiedendo perdono per aver rotto il trattato di pace. Gli stessi Quadi non avrebbero riconosciuto alcun re senza il beneplacito dei due imperatori.

Lucio Vero sembrava intenzionato a far ritorno a Roma. Del resto era stato assente dalla capitale per tanti anni, a causa delle guerre partiche appena concluse e di cui era stato il comandante in capo. Egli riuscì a convincere il fratello a tornare ad Aquileia per l’inverno, ora che la situazione sembrava tornata sotto controllo.

Birley invece riporta che Marco Aurelio e Lucio Vero si ritirarono ad Aquileia per due motivi: in primis per programmare una spedizione nella primavera del 169, in secondo luogo per evitare di venir contagiati dalla peste che imperversava nella penisola.

Guerra contro gli Iazigi (169-170)

Erano gli inizi del 169 quando Lucio Vero fu colpito da infarto, a soli due giorni di viaggio da Aquileia, lungo la strada che conduceva da Concordia Sagittaria ad Altinum (Altino). I due imperatori avevano deciso di far ritorno a Roma, dietro le insistenti pressioni del fratello Lucio, che moriva tre giorni dopo. Marco Aurelio era così costretto a tornare a Roma per le esequie del fratello. Il biografo inglese riporta invece varie possibilità alla ricerca di un omicida: secondo l’Historiae Augustae in realtà Marco Aurelio avvelenò Lucio con un coltello intriso di veleno con il quale tagliò un pezzo di maiale per il fratello oppure con facendo effettuare al medico Posidippus un salasso nel momento sbagliato. Altre fonti mettono in gioco Faustina o la stessa Lucilla. Un’ ultima congettura è quella della cospirazione tra Lucio e sua sorella Fabia e rivelata a Marco dal liberto Agaclytus. Lo stesso Dione Cassio riferisce che Lucio fu ucciso per aver cospirato contro Marco Aurelio.

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La peste decimò anche le fila dell’esercito tanto che all’inizio del 169 fu necessario nel caso della Legio VII Claudia di stanza a Viminacium, reclutare il doppio dei militari normalmente arruolati. In generale si cercò reclute per rimpolpare le Legioni ma anche nuovi contingenti ausiliari. Anche gli schiavi furono accettati nei ranghi in cambio della libertà. I gladiatori costituirono unità speciali. Anche i banditi della Dalmazia e della Dardania furono accettati. Dove possibile vennero reclutati mercenari Germanici.

Il grosso dell'esercito, anche in mancanza dei due imperatori, potrebbe essersi concentrato lungo i confini della piana del Tisza. Marco voleva punire i Sarmati per aver compiuto, l'anno precedente, un'incursione nella provincia della Dacia, ora che aveva concluso trattati di pace con le popolazioni suebe (Quadi, Marcomanni e Naristi) che gravitavano lungo i confini del medio Danubio.

Il conflitto sarmatico si rivelò molto difficile per i Romani, costretti a lasciare sul campo di battaglia altri due governatori: Calpurnius Agricola (Governatore della Dacia forse secondo Birley deceduto in realtà di peste) e Claudius Fronto (Governatore della Moesia Superiore prima e quindi delle “Tre Dacie”, deceduto verso la fine del 170), mentre solo con la fine dell'anno Marco Aurelio fu in grado di raggiungere il fronte in questione, accompagnato dal nuovo genero Claudius Pompeianus (nominato primo consigliere militare), che aveva sposato di recente la figlia Lucilla Augusta, vedova di Lucius Verus.

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Marcus Aurelius. (161-180 AD). Orichalcum sestertius (25.23 gm). Rome, 169 AD. M ANTONINVS—AVG TR P XXIII, head laureate right / PROFECTIO AVG S C in two lines in exergue, COS III above, Marcus holding spear on horse pacing right, preceded by one soldier on foot and followed by three other soldiers. BMCRE 1349, pl. 80.8 (reverse only, same die). Cohen 500 (25 Fr., misprinted "2"). RIC 963 ®. Very fine. R.
Displayed at Cincinnati Art Museum, 1994-2008, no. 149.
The reverse depicts Marcus' departure for the Danube front in 169 AD, after the death of Lucius Verus earlier in that same year.

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Marcus Aurelius Sestertius OV: Laureate head to right. Leg: M ANTONINVS AVG TR P XXIIII RV: Aurelius standing left on platform attended by two officers, addressing three soldiers standing right before, each holding a signum. Leg: COS III Ex: ADLOCVT AVG / SC Rome RIC 973

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Grande invasione germanica (170)

All'inizio dell'anno era stata annunciata la profectio dell'Imperatore, giunto lungo il limes pannonicus poco prima di cominciare una nuova campagna in territorio nemico. Prima della partenza Marco Aurelio soffrì di un lutto familiare di una certa importanza nella successione dinastica: morì Annius Verus, il figlio più giovane e rimanevano in vita il solo Commodo e quattro figlie. Il figlio restò a Roma sotto la custodia sanitaria di Galeno.

Tornando alla spedizione sembra che nella primavera di quest'anno, mentre Marco Aurelio lanciava una nuova e massiccia offensiva romana al di là del Danubio in territorio sarmata contro gli Iagizi (dal latino expeditio sarmatica), una grossa coalizione di tribù germaniche, capeggiata da Ballomar, re dei Marcomanni, sfondava il limes pannonico e batteva un esercito di 20.000 armati in una località che si presume sia stata lungo la cosiddetta Via dell'Ambra, forse nei pressi di Carnutum. L'ondata barbara si riversava sia nel vicino Noricum compiendo incursioni fino ad Ovilava, mentre il ramo più numeroso discendeva, appunto, la "via dell'ambra"; percorreva la Pannonia e, passando per Savaria (Szombathely), Poetovio (Ptuj) ed Emona (Lubiana), giungeva nell'Italia settentrionale, arrivando ad assediare Aquileia e distruggendo Opitergium (Oderzo). Non è nota la località dove risiedette Marco Aurelio durante la campagna del 169-170 ma l'invasione delle popolazioni suebe lo costrinse a far ritorno in tutta fretta in Italia, poiché gli invasori erano riusciti a penetrare nel cuore dell'Impero, mentre il grosso delle forze romane era impegnato in un altro settore del Limes. Le popolazioni germaniche erano state abili nello scegliere il momento opportuno per sferrare l'attacco.

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Ancora una volta Marco Aurelio scelse come suo principale collaboratore, Tiberius Claudius Pompeianus, a cui fu affidato il compito di bloccare l'invasione dell'Italia e ripulirne i territori circostanti, e Pertinax (il futuro imperatore) il migliore tra i suoi principali assistenti. Aquileia fu liberata dopo uno scontro sul suolo italico, dove i Romani ottennero una determinante vittoria sui Germani.

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Sempre nel corso del 170, nuove forze barbare piombavano nei Balcani, e dopo aver portato devastazione nelle province della Moesia Inferiore, Tracia e Macedonia, raggiungevano l'Achaea fino al santuario di Eleusi (20 km ad ovest di Atene), dove distruggevano il tempio dei Misteri. Si trattava dei Costoboci, un popolo di origine incerta che viveva a nord-est della Dacia. Ma il raid dei Costoboci si dimostrava meno importante rispetto all'invasione dell'Italia. Si racconta che nel 170-171 alcune bande di questo popolo furono interecettate ed annientate nei pressi di Scupi dalla Cohors II Aureliae Dardanorum di nuova costituzione.

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E ancora il legato della legione di Mogontiacum/Magonza, Didius Iulianus (futuro imperatore), respingeva una nuova incursione di Catti (forse alleati con gli Ermunduri), mentre i Cauci portavano devastazione lungo il litorale della Gallia Belgica.

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Costretto a contrastare i barbari invasori in più zone del Limes, Marco Aurelio fu costretto a creare ex novo un grande distretto militare ai confini nord-orientali dell'Italia: la cosiddetta praetentura Italiae et Alpium, al fine di prevenire nuove possibili invasioni di genti germaniche sul suolo italico. Essa comprendeva le Alpi Giulie, ampie zone delle province di Raetia, Pannonia e Noricum. Il comando del distretto fu affidato a Q. Antistius Adventus, militare di carriera di origine africana, consul suffectus nel 166-167, che ricoprì la carica di legatus Augusti ad praetentura Italiae et Alpium expeditione Germanica. Marco sapeva che Marcomanni e Quadi ormai costituivano il principale avversario da combattere. I Sarmati Iazigi della piana ungherese, potevano aspettare. Roma prima o poi si sarebbe vendicata.

Sembra che Marco Aurelio questo primo inverno lo trascorse in Pannonia, probabilmente già a Carnuntum, da dove riorganizzò l'intero limes danubiano e le alleanze con le popolazioni barbare, come ci racconta Cassio Dione Cocceiano:

« I [Vandali] Asdingi, condotti da i loro capi Raus e Raptus, vennero fino ai confini della Dacia con la loro intera famiglia, con la speranza di ottenere sia denaro sia terre in cambio della loro alleanza [con Roma]. Ma fallirono nei loro propositi, essi lasciarono le loro mogli e figli sotto la protezione del [governatore] Clemente, fino a quando non occuparono i territori dei Costoboci con le armi; ma poi dopo ever sottomesso quel popolo, cominciarono a rivoltarsi contro la vicina Dacia romana, come in precedenza avevano fatto gli altri . I Lacringi, temendo che Clemente, nel timore di questi, potesse attaccarli poiché appena arrivati nei nuovi territori, decisero di attaccare [gli Asdingi] ottenendo una vittoria decisiva. Come risultato, gli Astingi smisero di attaccare i Romani, ed in risposta alle continue suppliche rivolte allo stesso Marco, ricevettero dallo stesso denaro ed il privilegio di chiedere dei territori nel caso avessero attaccato i nemici dei Romani. Ora, questa tribù riuscì in seguito a soddisfare questa richiesta. Al contrario i Cotini, sebbene avessero fatto offerte di questo tipo, tuttavia, dopo aver ricevuto Publius Tarutienus Paternus, il segretario responsabile della corrispondenza latina dell'imperatore, con il pretesto di voler fare una campagna con lui contro i Marcomanni, non solo non mantennero la promessa, ma trattarono Paternus vergognosamente, determinando così la loro stessa distruzione in seguito. »

(Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LXXII, 12.)

Il porto di Salonae, sulla costa dalmata, fu fortificato dalla II e III Legione e svolse ruolo di raccordo nelle comunicazioni tra le regioni pannoniche e Roma.

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Offensiva romana e sottomissione della Marcomannia (171-174)

Sembra che all’inizio del 171 i Germani fossero ancora nel Nord-Italia. La stessa assenza di emissioni monetali celebranti qualche vittoria sui Germani fa ritenere che Pertinax e Pompeianus non avessero ancora risonquistato tutti i territori invasi. Gli invasori germani, finalmente, furono presi in trappola mentre stavano cercando di attraversare il Danubio carichi di bottino, per far ritorno nelle loro terre. Rezia, Norico e Pannonia erano state liberate definitivamente dopo duri e ripetuti scontri nel corso di oltre un anno di guerra.

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La data dell'11 giugno potrebbe testimoniarne la sua conclusione, forse perché questo stesso giorno di ogni anno per molti decenni successivi, sia a Carnuntum (sede del governatore della Pannonia Superiore) sia ad Aquincum (sede del governatore della Pannonia Inferiore), venivano fatte offerte a Giove in segno di ringraziamento. Nello stesso tempo la Baetica subiva attacchi di popolazioni nordafricane: Marco Aurelio inviò in loco un giovane questore, L. Septimius Severus, il futuro imperatore e inviò l’amico Aufidius Victorinus a governare sia la Tarraconensis che la Baetica.

Nel corso di questi anni di guerra i Romani, grazie anche all'imponente Classis pannonica che permetteva il trasporto e l'approvvigionamento delle armate di terra, risalirono i fiumi della futura provincia di Marcomannia.

Essi riuscirono, quindi, ad occupare buona parte dei territori a nord del Danubio, sottomettendo totalmente le popolazioni abitanti l'odierna Moravia e Bassa Austria (Naristi, Marcomanni e Cotini), confinanti con la provincia romana della Pannonia Superiore.

I Quadi, al contrario, che occupavano l'attuale Slovacchia si dimostrarono i più ostili da assoggettare, poiché tentarono più volte di sottrarsi al giogo romano. Alla fine anche loro furono costretti a capitolare, ed il loro re Ariogeso, fu mandato da Marco Aurelio in esilio ad Alessandria d'Egitto.

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Marco Aurelio riceveva per questi successi il titolo di “Germanicus” nel 172. Fu acclamato Imperator due volte: nel 171 e nel 174, mentre le monete del 172 riportavano la legenda Germania subacta ("Germania soggiogata"). Cassio Dione riferiva che «Marco Aurelio riuscì a sottomettere i Marcomanni… dopo molti e duri scontri…».

Pari titolo fu conferito a Commodo nel 172 per cui si può dedurre che fosse al fianco del padre durante le campagne belliche pannoniche.

È da attribuirsi a questi anni il famoso episodio della “pioggia miracolosa” rappresentato nella scena numero 16 della Colonna. Cassio Dione ricorda che i Romani, ormai accerchiati dai Quadi, logorati dal caldo e dalla sete, erano stati salvati dalla pioggia e dalle preghiere dei soldati cristiani. E secondo la storiografia dell'epoca, la legione coinvolta in questo episodio era la Legio XII Fulminata proveniente da Melitene (Cappadocia).

Attorno al 173 fu la volta della popolazione dei Naristi a chiedere di essere accolta all'interno dei confini imperiali:

« Ora [fu la volta] dei Naristi, che avevano avuto difficoltà e che decisero di disertare in 3.000 e ricevettero terre nei nostri territori [imperiali]. »

(Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LXXII, 21.)

Con Marcomanni, Quadi e le altre popolazioni limitrofe, come i Naristi, vennero siglati trattati di pace che imponevano loro severe restrizioni come la consegna di ostaggi, l'obbligo di lasciar libera la sponda a nord del Danubio per 10 miglia romane, il fornire truppe alleate ai Romani ed il dover subire un "controllo a distanza" dei propri territori.

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Marcus Aurelius. AD 161-180. Æ Sestertius (32mm, 23.98 g, 10h). Rome mint. Struck AD 171. Laureate head right / Victory standing right, placing shield inscribed [VIC/GER] in two lines on palm tree. RIC III 1001. Fine, dark brown patina with some bluish-green highlights. C.

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Marcus Aurelius. AD 161-180. Æ Dupondius (25mm, 9.29 g, 6h). Rome mint. Struck AD 170-171. Radiate head right / Victory standing right, placing shield inscribed VIC/ GER in two lines on palm tree. RIC III 1002. Good VF, green patina, smoothing. C.

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Marcus Aurelius. AD 161-180. Æ Sestertius (29mm, 23.31 g, 12h). Rome mint. Struck AD 171-172. Laureate and cuirassed bust right / GERMANIA SVBACTA IMP VI COS III, Germania seated left at foot of trophy. RIC III 1023. VF, green and brown patina. S.

Alluding to the successes in battle over the Germanic tribes, RIC points out the use of 'subacta' instead of 'devicta', implying that the defeated tribes were, through the emperor's clemency, being treated kindly.

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Marcus Aurelius. AD 161-180. Æ Sestertius (29mm, 23.70 g). Rome mint. Struck AD 171-172. Laureate and cuirassed bust right / Germania seated right at base of trophy, surrounded by arms. RIC III 1027 var. (bust type); Banti 95 var (same). Near VF, brown surfaces. S.

The type is known with this bust variety for the following year (TR P XXVII)- RIC 1054.

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1054 Bis Marcus Aurelius. AD 161-180. Æ Sestertius (28mm, 22.64 g, 11h). Rome mint. Struck AD 172-173. Laureate and cuirassed bust right / Germania seated right at foot of trophy. RIC III 1054. Near VF, attractive light green patina. S.

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Marcus Aurelius. AD 161-180. AR Denarius (18mm, 3.32 g, 6h). Rome mint. Struck AD 172-173. Laureate head right / German seated right at foot of trophy, arms around. RIC III 277; RSC 296. VF, toned. C.

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Marcus Aurelius Sestertius OV: Laureated, draped and cuirassed bust to right Leg: M ANTONINVS AVG PM TRP XXVII RV: Emperor with scepter stg. left rising Italia wich wearing mural-crown and holding globe Leg: RESTITVTORI ITALIAE IMP VI COS III Ex: SC Rome RIC 1082

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MARCUS AURELIUS. 161-180 AD. Æ Medallion (38mm, 50.66 g, 12h). Struck 10-31 December 173 AD. M ANTONINVS AVG TR P XXVIII, laureate and cuirassed bust right, seen from behind / IMP VI COS III, VICT. GERM in exergue, Victory in triumphal quadriga left, holding reins in right hand. Gnecchi 58, pl. 63, 8 = Banti 496 (same dies); MIR 1059-1/36; Grueber 14, pl. XXII, 3; Froehner p. 100; Tocci -; Dressel -; cf. Toynbee pl. XLI, 7. This reverse type commemorates the victories of Marcus Aurelius over the Germanic tribes along the Danube frontier in the early 170s AD. Unlike many emperors who took credit for the campaigns of their generals, in this campaign Marcus personally led his legions. Aurelius also wrote his famous "Meditations" during this time along the frontier.

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MARCUS AURELIUS. 161-180 AD. PB Medallion (40mm, 42.27 g, 12h). Struck 10-31 December 173 AD. M ANTONINVS AVG TR P XXVIII, laureate and cuirassed bust right, seen from behind / IMP VI COS III, VICT. GERM in exergue, Victory in triumphal quadriga left, holding reins in right hand. Unpublished, but for the bronze medallions of this type: Gnecchi 58, pl. 63, 8 = Banti 496 (same dies); MIR 1059-1/36; Grueber 14, pl. XXII, 3; Froehner p. 100. VF, multi-hued gray surfaces, light smoothing. ($1000)


Of particular interest is that both of these medallions, though of different metals, were struck from the same dies. In her book on Roman medallions, J. Toynbee addressed the nature of lead medallions: "Lead medallions appear to be ancient 'proofs' [struck] from bronze medallion dies. They ... must be taken into account as possibly affording evidence of lost originals... [some] are said to have been found together with lead replicas of ... sestertii; such 'proofs' may possibly have been collected in ancient times by persons interested in coins and medallions from the artistic or historical point of view." Although the pieces could be the product of a more modern manufacture, the characteristics of their flans and state of preservation strongly suggest they are ancient. Though a number of these lead pieces are known today, it is very rare that they are offered in conjunction with their official counterparts.

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Marcus Aurelius. AD 161-180. Æ As (26mm, 11.07 g, 11h). Rome mint. Struck AD 173. Laureate, draped, and cuirassed bust right / Germania seated right, surrounded by arms, at foot of trophy. RIC III 1057. VF, green patina. C.

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Marcus Aurelius. AD 161-180. Æ Sestertius (34mm, 33.84 g, 12h). Rome mint. Struck AD 173. Laureate head right / Trophy between a German woman seated left on shield and bound German man standing right. RIC III 1062; Banti 101. Near VF, brown patina, roughness, area of corrosion below bust. Struck on a broad, heavy flan. S.

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Marcus Aurelius. AD 161-180. Æ Dupondius (24mm, 12.73 g, 11h). Rome mint. Struck AD 173. Radiate head right / VICT/ GERMA/ IMP VI/ COS III/ S C in five lines within laurel wreath. RIC III 1092. Good VF, dark green patina, struck on a tight flan. S.

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MARCUS AURELIUS, AD 161-180. AE Sestertius (32mm, 26.72 g, 12h). Rome mint. Struck AD 173. Laureate bust right, slight drapery / Mercury standing left on pedestal, holding caduceus and purse, within temple with figural columns (telamones); on semicircular pediment, tortoise, cockerel, ram, caduceus, winged helmet, and purse; [REL]IG AVG in exergue. RIC III 1075 var. (bust type); Banti 257. Fine, brown surfaces, roughness. Rare.

Per dettagli sul tema iconografico di quest'ultima moneta vedi:

http://www.lamoneta.it/topic/61784-tempio-tetrastilo-con-mercurio/?hl=pioggia#entry642357

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Recentemente ho acquistato da un rivenditore inglese (una sorta di … “strenna natalizia”) due sesterzi attribuibili al contesto oggetto di trattazione a un prezzo particolarmente allettante. Il primo è abbastanza “circolato” ma leggibile, il secondo invece è migliore come stato di conservazione ma ha il pregio di essere una variante rara del RIC 1049.

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Marco Aurelio, Sesterzio. D/ M ANTONINVS AVG TR P XXV Testa laureata verso destra. R/ IMP VI COS III La vittoria alata regge uno scudo tra SC su cui è inscritto VIC GER.

RIC 1001. Diametro 31 mm, peso 26,5 gr.

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Marco Aurelio, sesterzio. AD 161-180.D/ M ANTONINVS AVG TR P XXVI Busto laureate e corazzato verso destra. R/ GERMANIA SVBACTA IMP VI COS III S-C, Germania seduta verso sinistra ai piedi del trofeo.

RIC 1049 var C 217 var BMC 1432A Banti 96 Cayon 80. Diametro 32 mm, peso 25,92 gr.

Come accennavo qualche riga sopra Curtis Clay (FAC) ha qualificato la moneta come RIC 1049 var. in base alla numerazione riportata nella legenda del dritto e l’iconografia al rovescio: http://www.forumancientcoins.com/board/index.php?topic=84296.0

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Ripresa della guerra contro gli Iazigi (174-175)

Marco Aurelio voleva ora battere i Sarmati Iazigi della piana del Tibisco e vendicare l'onta dell'invasione del 168. La guerra contro le tribù germaniche degli anni precedenti ne aveva solo ritardato i piani.

Dopo una serie di combattimenti favorevoli ai Romani, una parte degli Iazigi chiese la pace.

La guerra continuò per un altro anno fino a quando il re sarmata Zanticus fu costretto ad implorare la resa, mentre il secondo Banadaspus venne imprigionato.

Le condizioni di pace sono riportate da Cassio Dione Cocceiano, il quale racconta che agli Iazigi fu imposto:

« ... di abitare due volte più lontano dal Danubio rispetto a Quadi e Marcomanni… dovevano restituire 100.000 prigionieri di guerra ancora nelle loro mani… e dovevano fornire 8.000 cavalieri, di cui 5.500 furono subito inviati in Britannia. »

(Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LXXII, 16.)

L’invio di truppe germaniche in Britannia aveva un doppio effetto: indebolire il potenziale militare barbarico allontanando dei guerrieri in zone distante dal limes renano-danubiano e rinforzare la presenza militare romana sull’isola britannica. Sebbene non attestata da fonti storiche latine si ebbero rivolte da parte della popolazione locale britannica a partire dal 162. Lo stesso invio di contingenti germanici non contribuì a sanare la situazione se è vero che lo stesso Commodo dovette nuovamente intervenire attorno al 180; il quadro bellico fu di un certo impegno se è vero che le fonti storiche indicano l’intervento militare come la più grande guerra del primo periodo del regno di Commodo e che comportò molte perdite militari.(nota dell’autore)

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Una nuova campagna contro le popolazioni della piana del Tibisco doveva essere iniziata da poco nel 175, quando a Marco giunse la triste notizia che Avidius Cassius, governatore di Siria, si era ribellato e autoproclamato imperatore in buona parte delle province orientali. Questo non solo amministrava la ricca Provincia ma anche il “granaio di Roma”, l’Egitto, e quindi la sua sedizione acquistava primaria importanza. Marco Aurelio fu costretto ad abbandonare la guerra contro gli Iazigi e le popolazioni della piana della Tibisco, recarsi in Oriente per affrontare Avidius Cassius e metter fine alle sue pretese al trono.

La rivolta di Avidius Cassius sospendeva per la seconda volta la guerra contro le popolazioni sarmatiche e suebe. La HA ricorda, infatti, che Marco avrebbe desiderato fare della Marcomannia e della Sarmatia due nuove province, e ci sarebbe riuscito se Avidius Cassius non si fosse ribellato. Ma forse sarebbero stati necessari più anni di guerra.

Marco Aurelio inviò M. Valerius Maximianus con una forza congiunta di Marcomanni, Quadi e Naristae a sedare la rivolta. La fortuna volle che pochi mesi dopo Avidius Cassius venisse ucciso da un centurione romano, rimasto fedele a Marco Aurelio, scongiurando così una probabile nuova guerra civile.

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Breve tregua e trionfo (176-177)

Marco Aurelio che aveva battuto tutti i popoli a nord del medio corso del Danubio ottenne per decreto del senato Senato il meritato trionfo nel dicembre del 176 (insieme al figlio Commodo, da poco nominato Augusto);

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COMMODUS, as Caesar. 166-177 AD. AR Denarius (18mm, 3.38 gm). Rome mint. Struck 175-176 AD. Bare head right / DE GER-MANIS, male and female bound captive seated at foot of trophy. RIC III 607 (Marcus Aurelius); MIR 18, 335-14/13; RSC 77. Good VF. S.

in suo onore venne eretta all'imperatore la famosa statua equestre ed un arco trionfale.

L'esistenza di un arco è ipotizzata sulla base di un ciclo di dodici rilievi (otto reimpiegati sull' Arco di Costantino, tre conservati nel Palazzo dei Conservatori dei Musei Capitolini e un ultimo, scomparso, di cui resta un frammento oggi a Copenaghen). L'arco potrebbe essere sorto nei pressi della colonna di Marco Aurelio quale entrata monumentale al porticato circostante il monumento "colchide" e ad un tempio dedicato allo stesso imperatore ed alla moglie Faustina minore.

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Rilievo tratto dall'arco di Marco Aurelio

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Colonna aureliana

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Statua di Marco Aurelio al Campidoglio (copia)

E anche in epoca attuale.. se ne celebra "numismaticamente" la statua equestre.

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Marcus Aurelius. AD 161-180. AR Denarius (3.22 g, 5h). Rome mint. Struck AD 176. [M ANT]ONINVS AVG GERM SARM, laureate head right / TR P XXX IMP VIII COS III P P, lighted rectangular altar, inscribed FORT/REDV/CI in three lines. RIC III 360; MIR 18, 354-4/30; RSC 939; BMCRE 686. Good VF, toned, a few light scratches. Very rare (R1)

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Marcus Aurelius. AD 161-180. Æ Dupondius (24mm, 10.17 g, 5h). Rome mint. Struck AD 176-177. Radiate head right / German male and female captive seated at base of trophy; DE GERM in exergue. RIC I 1179a. Good VF, green patina. R.

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Marcus Aurelius. AD 161-180. Æ Dupondius (13.97 g, 11h). Struck AD 177. Radiate head right / Trophy between seated German captives; DE GERM in exergue. RIC III 1181; MIR 18, 369-8/50. Good VF, hard, dark green patina, traces of brown deposits. S.

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Marcus Aurelius. AD 161-180. Æ Sestertius (31mm, 28.62 g, 12h). Rome mint. Struck AD 177. M ANTONINVS AVG GERM SARM TR P XXXI, laureate, draped, and cuirassed bust right / IMP VIII COS III · P · P ·, pile of arms; DE GERMANIS in exergue. RIC III 1184 var. (bust neither draped nor cuirassed); MIR 18, 370-6/37; Banti 64. Near EF, green-brown patina. Exceptional reverse detail; R.

This reverse type commemorates the victories of Marcus Aurelius over the Germanic tribes along the Danube frontier in the early 170s AD. Unlike many emperors who took credit for the campaigns of their generals, in this campaign Marcus personally led his legions. Aurelius also wrote his famous "Meditations" during this time along the frontier.

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Marcus Aurelius (161-180 AD), Sestertius, c. 176-177 AD, Rome mint, Reverse: Sarmatis, AE (30 mm - 23.67 g.), RIC 1221, Cohen 174, Quality: dark green patina, good Very Fine.

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Seconda spedizione in Marcomannia (178-179)

I combattimenti ripresero già nella prima parte dell'anno 177. I Quadi, che da sempre si erano dimostrati i più restii ad accettare l'occupazione romana, potrebbero essere stati i primi a ribellarsi nuovamente, obbligando entrambi i governatori di Pannonia, superiore ed inferiore, a rimettere mano alle armi.

Marco Aurelio fu costretto a recarsi di persona lungo il fronte danubiano, alla fine dell'estate del 178, per cercare di portare a termine una guerra che si protraeva ormai da troppi anni; iniziò così la secunda expeditio germanica.

Marco lasciò Roma il 3 agosto e raggiunse Carnuntum nella tarda estate del 178. Era intenzionato ad organizzare le terre a nord del tratto danubiano, da Vindobona ad Aquincum, nella nuova provincia di Marcomannia. Che la situazione locale fosse tutt’altro che tranquilla lo dimostra il fatto che vengono tolti i titoli di Germanicus e Sarmaticus dalle legende delle emissioni monetali.

Per prima cosa procedette a sedare le rivolte tra Marcomanni e Naristi, l'anno successivo operò nel territorio dei Quadi, forse risalendo il fiume Granua, e gli altri affluenti del Danubio, vie di comunicazione naturali per l'interno dei territori dei barbari. A questa spedizione risale l'iscrizione romana tuttora presente sulla roccia dove sorge il castello dell'odierna Trencin (Slovacchia). L'iscrizione celebra la vittoria di Marco Aurelio e degli 855 soldati della Legio II Adiutrix nella località chiamata Leugaricio, che rappresenta la prova della presenza militare romana più a settentrione nell'Europa centrale.

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Sempre nel corso di questa secunda expeditio germanica il prefetto del pretorio, tale Publius Tarutienus Paternus, impegnò il nemico per un'intera giornata (tanto era numeroso), riportando alla fine una vittoria risolutiva ai fini della guerra.Marco per questi successi veniva acclamato Imperator per la decima volta, meritandosi anche il titolo di Germanicus maximus. La nuova provincia di Marcomannia era forse al principio di un'occupazione romana e forse in fase di nuova costituzione. Ora era necessario battere ancora una volta i sarmati della vicina piana del Tisza costringendoli una volta per tutte a deporre le armi e chiedere la pace. Ciò avrebbe permesso al limes del medio Danubio di tornare a respirare aria di pace.

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Marco trasferiva, così, il proprio quartier generale lungo il fronte sarmatico per l'inverno del 179-180 (in Pannonia Inferiore), ma a marzo, quando la nuova stagione di guerra stava per cominciare, cadeva gravemente ammalato e moriva a 30 km a nord di Sirmium, a Bononia sul Danubio (17 marzo 180), come ci informa il contemporaneo Tertulliano nel suo Apologeticum. E poco prima di morire la HA riferisce che chiese al figlio Commodo di «non trascurare il compimento delle ultime operazioni di guerra». Anche Cassio Dione riporta un’esortazione analoga. Non è nota la causa di morte: taluni credono sia spirato di peste (e spiegherebbe perché allontanò il figlio negli ultimi momenti di vita ovvero per evitare il contagio). Altri incolpano i medici, d’accordo con Commodo. Morì così, durante la campagna militare, quando mancava un mese per compiere i 59 anni. Un filosofo stoico costretto suo malgrado a passare la maggior parte del suo regno sui campi di battaglia.

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MARCUS AURELIUS CONSECRATIO SESTERTIUS, 138-161. Orichalcum sestertius struck under Commodus, RIC 659, Cohen 180, AE 32mm., 27.7 gm. Sestertius c. 161 AD. DIVVS M ANTONINVS PIVS, portrait with bare head right. /CONSECRATIO SC, eagle flying aloft, bearing Marcus Aurelius sitting left on its back, holding scepter. VF. A choice well centered example with excellent centering and eye appeal, and with an especially clear and detailed reverse with the emperor waving goodbye as he is carried up to heaven.

Le immagini delle monete provengono nella massima parte da Wildwinds, Acsearch, CNG Coins, Edgarlowen.com. Mi scuso se ho dimenticato qualche fonte.

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