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IGNORED

Bronzo di Alaesa


Risposte migliori

Is Buceti a reliable scholar? Did any of these coins come from a controlled dig or old collection?

The obverse seems tooled a bit, particularly the eye, hair and necklace. Is the "E" in Alaisa also an invention? I was told it could only be "I" recently and I'm concerned.

Non conosco bene l' inglese,rispondo quindi in Italiano,nel mio post # 23 la prima moneta è assolutamente autentica con qualche lieve ritocco che non ha intaccato per niente la sua identità,lascio agli studiosi il percorso storico ma essendo la moneta autentica si evince che la zecca sia esistita.

Sulla seconda il discorso cambia difatti ho invitato i forumisti a controllare le enormi differenze ( bordi, crepe ,mancanza di metallo ) tra le due monete perchè spostano il discorso in tutta altra direzione che è facile intuire.

Saluti

Babelone

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Il buceti e' un libro che ti aiuta a catalogare velocemente tutte le monete delle zecche siciliane......se poi vuoi qualcosa di piu' completo dal punto di vista "accademico" , compri il Calciati, con una piccola differenza , il buceti lo trovi a 80-100€, il cns ,se lo trovi, costa 800-1000€

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Thanks. I wasn't planning on buying it, but one of my other coins that served as a plate coin in his book has definitely been tooled so I was wondering about his reliability. It seems Buceti's is more of a "handbook" like Hoover's new series, which also depicts my tooled coin.

The last Calciati I saw at auction was over 1500 euros I think. I've seen it go for higher, too.

I'm still wondering if the E in ALAESA is a mistake on the part of the tooler or if it is evidence the coin is a forgery? Could ALAISA be the only legitimate inscription, as a good friend told me.

Nick

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Ho rintracciato un vecchio esemplare presente da anni in una collezione privata, che è quasi sicuramente autentico e nemmeno bulinato. Pesa

4,88 g e diam 16 mm.

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Un amico collezionista mi ha fatto una giustissima osservazione, che sembra sia sfuggita a tutti.

Se guardiamo bene il pezzo illustrato al post # 23 notiamo che la legenda dell'etnico è ALAESA (in lettere greche).

Il che è semplicemente un assurdo epigrafico….

Infatti il vero nome della città, in greco, era ALAISA, con la vocale I al posto della E.

Solo in piena epoca romana, grosso modo nel I secolo a.C., il nome passa al latino HALAESA. Quindi solo allora cambia la terza vocale. Dal momento che i greci pronunciavano la prima A in maniera semiaspirata, i Romani hanno reso graficamente in latino tale particolare suono anteponendo la semispirante H.

La moneta in esame, con testa di Kore /Toro e delfino, chiaramente imita i bronzi con simile rappresentazione che devono risalire al periodo agatocleano e quindi alla fine del IV secolo a.C. (massimo inizio III secolo a.C.).

Ancora al tempo della seconda guerra punica, e quindi alla fine del III secolo a.C., l'etnico della città era sempre ALAISA.

Se è saltato fuori un etnico scritto con ALAESA (in greco) significa semplicemente che il falsario (o, meno probabilmente, il restauratore-bulinatore), che normalmente non ha adeguato background scientifico e culturale, si è sbagliato!

Ovviamente, da questo punto di vista, la certezza puo essere fornita solo da un esperto epigrafista di iscrizioni in lingua greca. So che il famoso Castelli, principe di Torremuzza, si era occupato di epigrafi ad Alaisa e da un lavoro pubblicato di Crisà su questo studioso riporto un brano:

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C'è sempre la I e non la E…. e non credo che il problema cambi passando a una ipotetica diversa Alaesa, in provincia di Catania.

In ogni caso la moneta esiste e nei pochi pezzi autentici la modesta conservazione rende impossibile la lettura delle lettere originali.

Questo è uno degli ennesimi esempi su come un falsario o un bulinatore possa arrecare gravissimi danni a una corretta interpretazione di una rara emissione.

Modificato da acraf
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Visto che questa discussione ha permesso di approfondire qualcosa su Alaisa Katana, colgo l'occasione per postare l'immagine, sufficientemente definita, di un nuovo e INEDITO esemplare, con testa di Kore a sinistra anziché a destra, grazie alla squisita cortesia di un vecchio collezionista straniero.

Inoltre, particolare per nulla trascurabile, i bronzi simili emessi da Agatocle a Siracusa ha il toro cozzante, mentre in questo caso, ad Alaisa Katane, abbiamo il toro androprosopo stante (e questo dettaglio interessa a Taras per il suo studio su questa divinità).

Purtroppo, per il modesto stato di conservazione, non è possibile leggere eventuali lettere dell'etnico, ma è possibile attribuire anche questa moneta, sconosciuta al Buceti, alla zecca di Alaisa Katane….

Peso g. 4,68 e diam. 17,5 mm

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Un amico collezionista mi ha fatto una giustissima osservazione, che sembra sia sfuggita a tutti.

Se guardiamo bene il pezzo illustrato al post # 23 notiamo che la legenda dell'etnico è ALAESA (in lettere greche).

Il che è semplicemente un assurdo epigrafico….

Infatti il vero nome della città, in greco, era ALAISA, con la vocale I al posto della E.

Solo in piena epoca romana, grosso modo nel I secolo a.C., il nome passa al latino HALAESA. Quindi solo allora cambia la terza vocale. Dal momento che i greci pronunciavano la prima A in maniera semiaspirata, i Romani hanno reso graficamente in latino tale particolare suono anteponendo la semispirante H.

La moneta in esame, con testa di Kore /Toro e delfino, chiaramente imita i bronzi con simile rappresentazione che devono risalire al periodo agatocleano e quindi alla fine del IV secolo a.C. (massimo inizio III secolo a.C.).

Ancora al tempo della seconda guerra punica, e quindi alla fine del III secolo a.C., l'etnico della città era sempre ALAISA.

Se è saltato fuori un etnico scritto con ALAESA (in greco) significa semplicemente che il falsario (o, meno probabilmente, il restauratore-bulinatore), che normalmente non ha adeguato background scientifico e culturale, si è sbagliato!

Ovviamente, da questo punto di vista, la certezza puo essere fornita solo da un esperto epigrafista di iscrizioni in lingua greca. So che il famoso Castelli, principe di Torremuzza, si era occupato di epigrafi ad Alaisa e da un lavoro pubblicato di Crisà su questo studioso riporto un brano:

attachicon.gifSchermata 2014-09-20 alle 11.44.45.png

attachicon.gifSchermata 2014-09-20 alle 11.45.14.png

C'è sempre la I e non la E…. e non credo che il problema cambi passando a una ipotetica diversa Alaesa, in provincia di Catania.

In ogni caso la moneta esiste e nei pochi pezzi autentici la modesta conservazione rende impossibile la lettura delle lettere originali.

Questo è uno degli ennesimi esempi su come un falsario o un bulinatore possa arrecare gravissimi danni a una corretta interpretazione di una rara emissione.

Difatti non si può parlare di un bulinatore o di un restauratore perché avrebbe rispettato i giusti canoni dell'etnico,le monete autentiche,come detto da Lipari,esistono e la prima del post # 23 lo è, per l'altra, sempre dello stesso post,basta confrontare semplicemente il suo tondello con i tondelli degli esemplari autentici e poi ognuno può trarre le sue conclusioni personali e concordando con skuby personalmente me ne starei alla larga.

Modificato da babelone
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Un amico collezionista mi ha fatto una giustissima osservazione, che sembra sia sfuggita a tutti.

Se guardiamo bene il pezzo illustrato al post # 23 notiamo che la legenda dell'etnico è ALAESA (in lettere greche).

Il che è semplicemente un assurdo epigrafico.

Infatti il vero nome della città, in greco, era ALAISA, con la vocale I al posto della E.

Solo in piena epoca romana, grosso modo nel I secolo a.C., il nome passa al latino HALAESA. Quindi solo allora cambia la terza vocale. Dal momento che i greci pronunciavano la prima A in maniera semiaspirata, i Romani hanno reso graficamente in latino tale particolare suono anteponendo la semispirante H.

La moneta in esame, con testa di Kore /Toro e delfino, chiaramente imita i bronzi con simile rappresentazione che devono risalire al periodo agatocleano e quindi alla fine del IV secolo a.C. (massimo inizio III secolo a.C.).

Ancora al tempo della seconda guerra punica, e quindi alla fine del III secolo a.C., l'etnico della città era sempre ALAISA.

Se è saltato fuori un etnico scritto con ALAESA (in greco) significa semplicemente che il falsario (o, meno probabilmente, il restauratore-bulinatore), che normalmente non ha adeguato background scientifico e culturale, si è sbagliato!

Ovviamente, da questo punto di vista, la certezza puo essere fornita solo da un esperto epigrafista di iscrizioni in lingua greca. So che il famoso Castelli, principe di Torremuzza, si era occupato di epigrafi ad Alaisa e da un lavoro pubblicato di Crisà su questo studioso riporto un brano:

Schermata 2014-09-20 alle 11.44.45.png

Schermata 2014-09-20 alle 11.45.14.png

C'è sempre la I e non la E. e non credo che il problema cambi passando a una ipotetica diversa Alaesa, in provincia di Catania.

In ogni caso la moneta esiste e nei pochi pezzi autentici la modesta conservazione rende impossibile la lettura delle lettere originali.

Questo è uno degli ennesimi esempi su come un falsario o un bulinatore possa arrecare gravissimi danni a una corretta interpretazione di una rara emissione.

Anche per alcuni 'rozzi' falsi di Lopadousa l'ignoranza del falsario che scambio un "omicron " al posto di un "omega" permise di smascherare la riproduzione moderna

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Ringrazio Alberto per i suoi interventi, come sempre chiarificatori quando si tratta di monete problematiche.

Interessante la proposta di abbassamento della datazione sulla base del confronto con le emissioni siracusane.

Riguardo l'iconografia, sulla base dello studio che io e Nick stiamo portando avanti, per adesso mi limito a suggerire che la frequente ricorrenza (zecche campane e altre dell'italia centro-meridionale; emissioni siceliote e mercenariali, ma anche zecche greche come quelle di Akarnania e Tessaglia) della raffigurazione del toro androprosopo associata all'immagine di Apollo o di suoi attributi (in questo caso il delfino) non sia casuale, ma abbia significati verosimilmente legati ad una forma di culto del tutto particolare e poco conosciuta (di cui tuttavia abbiamo fonti scritte) che fu accolta in particolare dai mercenari del mondo greco.

Sulle valenze simboliche di tali iconografie, siamo sempre nell'ambito del mondo ctonio, per cui diventa semplice immaginare come i significati di salvezza, rinnovamento e morte/rinascita rappresentati dal delfino, e più che mai dal toro androprosopo, dovessero essere molto rassicuranti per gli uomini dell'epoca, in particolare per i mercenari, la cui vita consisteva fondamentalmente nello sfidare quotidianamente la morte sui campi di battaglia.

Cari saluti

Nico

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  • 1 anno dopo...

Salve a tutti,

vi chiedo un favore, sarei molto grato a chiunque in possesso del volume di Buceti potesse gentilmente fornirmi una scansione delle pagine relative alla zecca di Alaisa Katane.

Spero possiate aiutarmi.

 

Saluti :)

Nico

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Rileggendo la discussione mi viene sempre piu' da pensare che sia una errata attribuzione....che sia per es. Neapolis o di una citta' campana che coniava con i tipi di Neapolis?

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