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Le grandi rarità dell'epoca di VEIII


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Come è noto, Vittorio Emanuele III era un grande numismatico e la sua collezione di monete era tra le maggiori al mondo.

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All'epoca in Italia, i vari tagli circolanti non venivano coniati tutti gli anni come oggi con l'euro, e quindi capitava che alcuni anni venissero coniati solo due, tre o quattro tagli e che potessero trascorrere alcuni anni senza che un certo taglio vengisse coniato per la circolazione.

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Ma essendo il re un appassionato numismatico, anche gli anni in cui non si emettevano monete circolanti, aveva deciso di coniarne in piccole quantità per lui e per i pochi grandi collezionisti che allora c'erano in Italia. Ricordiamo che in questo caso piccole quantità non significa decine o centinaia di migliaia, come le odierne divisionali in euro, che sarebbero comunque cifre irrisorie se confrontate con le decine o centinaia di milioni di monete che vengono immesse in circolazione ogni anno, ma decine o centinaia... e basta! Si, queste monete venivano coniate con tirature di 50, 100 o 500 pezzi!

La cosa più sorprendente è che tuttora queste emissioni valgono "solo" qualche migliaio di euro, nulla in confronto agli altri "pezzi forti" della nostra monetazione come le 50 lire 1864, 100 lire 1872 o le 5 lire 1901, dove si raggiungono le 5-6 cifre, per non parlare del mercato americano, dove la soglia del milione di dollari per una moneta è stata superata anche di molto parecchie volte. Evidentemente, nonostante l'estrema rarità, non c'è molta richiesta per queste emissioni.

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Inviato (modificato)

Tutti probabilmente abbiamo qualche esemplare di 20 centesimi "Libertà Librata", coniati dal 1908 al 1922 con la breve parentesi dei 20 centesimi "Esagono", e quasi tutti molto comuni, un po' meno il 1919.

Ma queste monete sono state coniate di nuovo ogni anno dal 1926 al 1935 con tirature irrisorie: 500 nel 1926, 100 nel 1927 e 50 ogni anno dal 1928 al 1935! Quelle del 1926 sono classificate R, tutte le altre R3.

20 centesimi 1926 (500pz, R)


Fonte Cataloghi Online
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20 centesimi 1927 (100pz, R3)


Fonte Cataloghi Online
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20 centesimi 1929 (50pz, R3)


Fonte Cataloghi Online
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20 centesimi 1934 (50pz, R3)


Fonte Cataloghi Online
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20 centesimi 1935 (50pz, R3)


Fonte Cataloghi Online
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Gli altri anni sono probabilmente talmente rari che non sono riuscito nemmeno a trovare le foto. :fool:

Modificato da stf
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Anche la coniazione dei 50 centesimi "Leoni" (1919-25) proseguì anch'essa fino al 1935: 500 pezzi nel 1926 ®, 100 nel 1927 (R3) e 50 tutti gli altri anni (R3).

50 centesimi 1932 (50 pz, R3)


Fonte Cataloghi Online
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50 centesimi 1933 (50 pz, R3)


Fonte Cataloghi Online
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50 centesimi 1934 (50 pz, R3)


Fonte Cataloghi Online

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50 centesimi 1935 (50 pz, R3)


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A questo punto sorge l'eterna questione: sono effettivamente monete, quelle monete che vengono create a scopo personale, o diventano "medaglie". La moneta dovrebbe nascere per essere spesa. Se poi dal mucchio del circolante qualche pezzo effettivamente non circola e rimane fdc, questo fa parte del gioco. Ma coniare monete in numero limitatissimo ad uso esclusivamente personale, in tutta sincerità non so se definirle ancora monete. Che poi ci sia il suo bel decreto, che tutte le carte siano in regola non ci piove. Ma Vittorio Emanuele era il re e poteva, nel limite delle sue competenze, fare quello che voleva. Effettivamente che queste monete non abbiano quotazioni stratosferiche, è forse dovuto al fatto che hanno un collezionismo limitato e la domanda/offerta non muove tanto il mercato.

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La moneta da 1 lira "Italia Seduta" o "Buono da 1 lira" fu coniata per la circolazione dal 1922 al 1924 e poi di nuovo nel 1928.

Per i collezionisti, furono coniati 500 pezzi con millesimo 1926 ®, 100 con millesimo 1927 (R3) e 50 ogni anno dal 1929 al 1935 (R3).

1 lira 1926 (500pz, R)


Fonte Cataloghi Online
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1 lira 1927 (100pz, R3)


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1 lira 1931 (50pz, R3)


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1 lira 1932 (50pz, R3)


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1 lira 1933 (50pz, R3)


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Ciao.

"Ma essendo il re un appassionato numismatico, anche gli anni in cui non si emettevano monete circolanti, aveva deciso di coniarne in piccole quantità per lui e per i pochi grandi collezionisti che allora c'erano in Italia."

"Ma Vittorio Emanuele era il re e poteva, nel limite delle sue competenze, fare quello che voleva."

Scusate, ma dove avete trovato la notizia che era il re che decideva di coniare le monete non circolanti e che la coniazione monetaria era rimessa al suo arbitrio?

Il re non aveva alcuna competenza a decidere i contingenti monetali, perchè questa materia era prerogativa del Governo e veniva esercitata, almeno fino ad un certo anno, di concerto con le decisioni assunte dalla Unione Monetaria Latina, di cui l'Italia era membro.

E' poi evidente che il re mettesse becco sulla sua effige incisa sulle monete; ma già questo "potere" veniva meno sui rovesci (vedi ad esempio i rovesci della monetazione "imperiale" in oro del 1936, che è il Duce (Capo del Governo) ad approvare dando l'ordine di esecuzione mediante visto dei bozzetti che gli aveva sottoposto il Romagnoli.

In un altro caso, che è stato esaminato anche qui sul Forum grazie alla lettera originale pubblicata, se non erro, da Alberto Varesi,, il re chiedeva ad un commerciante di recuperargli presso la zecca una moneta (se non ricordo male era un 50 centesimi "leoni" del '21 con il contorno rigato) che non riusciva a reperire.

Vi sembra che se il Re fosse stato il "dominus" delle coniazioni avrebbe dovuto ricorrere ad un mercante per ottenere una moneta con la sua effige dalla Zecca?

La questione delle monete "per numismatici" (così vengono chiamate anche nella Relazione della Regia Zecca), costituisce ancora un mistero che non è stato svelato.

"Ma coniare monete in numero limitatissimo ad uso esclusivamente personale, in tutta sincerità non so se definirle ancora monete. Che poi ci sia il suo bel decreto, che tutte le carte siano in regola non ci piove..."

Il punto inspiegabile è proprio quello che "il suo bel decreto" non c'è.....e le carte non sembrano affatto in regola.

Ad un certo punto (esercizio 1926-27), vediamo che la Zecca procede all'emissione di queste monete "per numismatici" senza un apparente supporto documentale che ne giustifichi la coniazione.

E non vale neppure il discorso, che alcuni fanno, che queste sarebbero emissioni che permettevano la continuità dei millesimi a beneficio di pochi fortunati raccoglitori (il re ed i suoi amici....) che in questo modo potevano completare le loro collezioni senza interrompere la sequenza annuale.

Se si osserva la tabella delle suddette emissioni, notiamo come i buchi ci sono eccome, sull'oro, sull'argento e anche sul nichelio.

Quindi anche la tesi che queste coniazioni siano state realizzate ad uso del re e dei pochi suoi seguaci numismatici non regge.

Ma il discorso, se vogliamo, vale anche per la monetazione "ordinaria".

Giusto per fare un esempio, se fosse stato il re a decidere a suo piacimento, perchè allora non si è fatto coniare le serie in oro del 1934 e 1935? Adesso non avremo i buchi....

Saluti.

Michele

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In ogni caso valorizzare una moneta solo in base al numero di pezzi coniati (pur piccolo quanto si vuole) è assai limitativo... il fascino, l'attrazione (o chiamatela come volete) per una certa moneta non può essere legato a questa sola variabile...

Ci sono monetucce (piccole e bruttarelle, a mio parere ovviamente) d'oro di VEIII (e sapete bene quali) che hanno quotazioni assurde (sempre a mio parere) se paragonate ad altre ben più fruibili e dal valore storico più consistente (magari un poco meno rare, ma non tantissimo poi) sempre del sovrano numismatico.

Sempre parlando di quotazioni, giusto per fare un esempio, il primo 100 lire dell'Italia riunita (meglio ancora quello del 1864, il primo in assoluto), primo di una serie infinita di miliardi di pezzi (da VEII, Umberto I, VEIII alla Repubblica) che ci hanno accompagnato fino al 2001, anche da un punto di vista meramente simbolico cosa dovrebbe quotare ?

Se fosse made in USA, statene pur certi, le cifre a 6 zeri le avrebbe già toccate ... ;)

Modificato da ihuru3
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A rigor di logica le monete coniate in poche unità di pezzi sono meno rilevanti dal punto di vista storico di quelle emesse per la circolazione. Una moneta deve esprimere il suo tempo e lo fa quando diventa parte del circolante e partecipa della vita economica e monetaria della nazione. Pezzi emessi in poche decine di esemplari anni dopo le emissioni regolari lasciano il tempo che trovano e non rispondono al requisito fontamentale (per me, IMHO) che deve avere una moneta cioè essere rappresentativa del suo periodo storico.

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Beh, se per questo anche coniazioni limitate partecipano (anche se non nelle mani e nelle possibilità di tutti) alla vita economica.

Ma sarebbe comunque limitativo considerare le sole monete circolate in massa. La raritàmi pare sia un dato complesso e composito.

Di certo considerare il solo numero è alquanto riduttivo...

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Le 10, 20, 50 e 100 lire "Aratrice" (in oro 900), coniate per la circolazione nel 1912 secondo gli standard dell'UML sono state riconiate per i numisamtici nel 1926 (40pz ogni taglio, R4) e nel 1927 (30pz ogni taglio, R4).

Qui una foto, purtroppo sfocata, della moneta da 100 lire del 1926 (40pz, R4), proveniente dalla Collezione Reale e ora esposta al Museo della Zecca. Purtroppo non sono riuscito a trovare foto delle altre monete.


Fonte Cataloghi Online
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Tutti probabilmente abbiamo qualche esemplare di 20 centesimi "Libertà Librata", coniati dal 1908 al 1922 con la breve parentesi dei 20 centesimi "Esagono", e quasi tutti molto comuni, un po' meno il 1919.

Ma queste monete sono state coniate di nuovo ogni anno dal 1926 al 1935 con tirature irrisorie: 500 nel 1926, 100 nel 1927 e 50 ogni anno dal 1928 al 1935! Quelle del 1926 sono classificate R, tutte le altre R3.

20 centesimi 1926 (500pz, R)

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20 centesimi 1927 (100pz, R3)

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20 centesimi 1929 (50pz, R3)

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20 centesimi 1934 (50pz, R3)

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20 centesimi 1935 (50pz, R3)

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Gli altri anni sono probabilmente talmente rari che non sono riuscito nemmeno a trovare le foto. :fool:

Ciao scusami salve a tutti, scusami se chiedo, mi sono appena registrato e ho notato un argomento che mi interessa molto, ho ereditato una piccola collezione da mio padre, e ho visto alcune monete cent 20 Libertà libreta, di anni 1909,1910,1911,1913,1921,1922,1940 e 1941. oltre a parecchie monete di Vi9ttorio Emanuele III, posso chiederti, se anche queste di questi anni hanno un grado di rarità?

Grazie, Claudio

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I 20 centesimi che hai nominato tu sono tutti molto comuni, valgono pochi centesimi se circolati, alcuni euro in FDC. Quelli del 1940 e 1941, comunque, non sono del tipo "Libertà Librata", ma del tipo "Impero".

Per le altre monete di VEIII, posta l'elenco, se vuoi sapere se hai pezzi di valore o no. Per ora basta il valore nominale e l'anno, se c'è qualcosa di "ambiguo" ti chiederò di postare la foto per eliminare ogni dubbio.

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Qui una foto, purtroppo sfocata, della moneta da 100 lire del 1926 (40pz, R4), proveniente dalla Collezione Reale e ora esposta al Museo della Zecca. Purtroppo non sono riuscito a trovare foto delle altre monete.

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... aquesto punto, invece di coniarne solo 40 (per i numismatici), tanto valeva che ne coniasse UN SOLO esemplare per se (e la sua inestimabile collezione). Come minimo R99, ma... che senso ha ???? ;)

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Le 20 lire "Littore" (argento .800) sono state coniate per la circolazione nel 1927 e nel 1928. Dal 1929 al 1934 sono state emesse per numismatici (50pz l'anno, tutte R3).

20 lire 1930 (50pz, R3)


Fonte Cataloghi Online
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Tra le 20 lire del 1927 sono comuni quelle con l'indicazione anno VI dell'era fascista, mentre quelle con l'anno V sono state coniate in soli 100 pezzi e sono classificate R3.


Fonte Cataloghi Online

Ecco un esemplare di 20 lire 1927 V periziato come FDC:


Fonte Cataloghi Online

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