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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/17/10 in tutte le aree

  1. Ciao, un'ottima moneta con una conservazione notevole, il rovescio è pressochè perfetto. Probabilmente sul realizzo "contenuto" ha influito la zona a ore 11 del diritto, dove sembra esserci una leggera corrosione che ha intaccato i rilievi, appannandoli un pò...:rolleyes: Questo l'esemplare che ho in collezione, un pò più usurato e con il conio del rovescio che mostra più marcati i problemi che sulla tua moneta emergono appena sulle "N" di NON e ONEM: Ciao, RCAMIL.
    2 punti
  2. Un amico mi ha portato da leggere un interessante manifesto della Regia Camera dé Conti, datato 18 agosto 1831, inerente le battiture di monete d'oro e d'argento nelle zecche di Torino e Genova, regnante Carlo Alberto. La cosa interessante é il disegno della moneta aurea: 80 Lire 1831, zecca Torino !!!!!! Sappiamo tutti che questa pezzatura non vide mai la luce dopo Carlo Felice, ultimo regnante a battere l'80 Lire (proprio il 1831 é l'ultimo anno, estremamente raro). L'ennesima prova che i documenti ufficiali dell'epoca (Carlo Felice e Carlo Alberto in particolare) non siano sempre attendibili. Un manifesto curioso che ha suscitato in me interesse, come spero anche in voi. Alberto
    1 punto
  3. Foto 1- testa di giovanetto in bronzo Foto 2- 3-- Maniglie in bronzo Foto 4- Bellissime statuine e fregi in bronzo
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  4. Ideale da indossare ad un gay pride. <_<
    1 punto
  5. Stemma a "pignatte instabili" quello del giulio con la bombarda :rolleyes: A guardare lo stile di diritto e rovescio, sembra essere opera di P.P. Borner, che soprattutto sui piccoli diametri (fino al testone) non riusciva a dare il meglio di se, e se consideriamo che il confronto diretto era con Giovanni Hamerani prima, e con il figlio Ermenegildo poi, diciamo che non aveva compito facile nel distinguersi per maestria...:P Al rovescio la bombarda spara effettivamente una pignatta fiammeggiante, il tutto richiama l'origine nobile della famiglia Pignatelli, la cui storia è fatta risalire alle guerre in Oriente, dove tale Gisulfo combattè a Negroponte comandando le navi di Re Ruggero, e ne uscì vittorioso proprio lanciando pentole e pignatte in fiamme contro le navi greche. Da allora questo divenne lo stemma della famiglia... Guerreggianti gli antenati, pacificatore il Pignatelli papa, infatti la moneta in questione fu coniata per celebrare il ruolo attivo del papa nelle trattative di pace per porre fine alla guerra della Lega di Augusta, che arriverà solo nel 1697 con la pace di Ryswyck, e il pontefice non mancò di celebrarla abbondantemente in moneta...:rolleyes: Il giulio con la bombarda: Ciao, RCAMIL.
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  6. Esatto, si tratta di uno "stemma parlante", come ce ne sono anche altri nell'araldica pontificia, come ad esempio quello di Giulio II (Papa della Rovere), Sisto V (Papa Peretti), Gregorio XVI (Papa Cappellari della Colomba). Per quanto riguarda la legenda al D/, volevo far notare che il Muntoni, molto probabilmente per una dimenticanza, riporta un errore nella punteggiatura: INNOCEN . XII . _ PONT . M . AN . II . mentre la legenda corretta è: INNOCEN . XII . _ . PONT . M . AN . II . Praticamente lascia per strada il punto prima di PONT :) Il fondo così punteggiato non è a caso, ma costituisce una specifica chiave di lettura cromatica dello smalto dello stemma. Le stemma Pignatelli ha infatti lo sfondo d'oro (giallo) e proprio la fine punteggiatura dell'iconografia di questo testone lo testimonia. Le altre chiavi di lettura cromatiche degli stemmi sono: sfondo liscio: argento righe parallele orizzontali: azzurro righe parallele verticali: rosso righe parallele oblique verso sx dall'alto verso il basso: verde righe parallele oblique verso dx dall'alto verso il basso: porpora righe parallele orizzontali intersecate perpendicolarmente da righe parallele verticali: nero Ciao Michele
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  7. hahahah :lol: :lol: Ma no è bello comunque parlare di altro.....tutto sommato che c'è da dire più :lol: :lol: Comunque Rick ti ha dato uno spunto per una nuova collezione.Io punterei sulle nostre preunitarie o medievali.Non sono economicissime ma qualcosa di accessibile si trova.Non consiglio quelle straniere perchè o sei molto ferrato sull'argomento o rischi di bloccarti ancora prima di cominciare!
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  8. ...quindi, nella numerazione greca, quinta officina.
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  9. le bellissime conservazioni sulle romane rare a me comunque fanno molta molta paura , ho sempre il timore del falso poi le rarita` del Ric quelle sono dibattibili , come tutte le rarita` io vi dico per esperienza nel mio campo (1500-1800) che le monete considerate rare se talleri saltano fuori senza problemi , ma le divisionali comuni (come un 2 denari savoia) che sono considerate comuni non passano mai. perche`? perche` nessuno le ha raccolte nel tempo e collezionate , e adesso ci ritroviamo a non sapere niente ed avere esemplari che sono riporati come rari ma che non appaiono mai. tra l altro lo studio di queste monete (delle varianti di conio) permette di ricostruire la storia economica del periodo e del paese
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  10. il problema e` che cosi si preservano le monete comuni perche` ben conservate e non quelle rare , con detrimento della numismatica il vostro discorso puo valere su monete del regno o della repubblica ma secondo me sulle romane non dovrebbe valere. poi chiaramente una moneta di costantino la cerco ben conservata anche io , ma se trovo un numeriano o come qule fortunello di gpittini un laeliano mi va piu che bene anche una brutta. poi bisogna vedere perche le romane ci sono brutte , veramente brutte , rottami , e poi le conservazione intermedie. io di solito cerco legende complete , e se sono un po consumate pazienza.
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  11. Io la penso come Exergus, esattamente come si dice nell'altra discussione, trovare una moneta in bellissimo stato di conservazione è difficilissimo e perciò, per forza di cose anche se comune la ritengo rara, mentre una moneta "rara" a prescindere, ma mal messa rimarrà solo "rara" (col beneficio del dubbio). E questo non lo dico perchè colleziono solo monete in stato eccelso, perchè è bellissimo anche per me cercare fra i rottami come ben sai....ma solo perchè obiettivamente lo ritengo tale.
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  12. Hemm... non per fare il pignolo, ma sarebbe un'emissione del 336 e/o 337 commemorativa del passaggio di capitale, due dritti differenti: VRBS ROMA e CONSTANTINOPOLIS e verso comune: GLORIAEXERCITVS, uno stendardo, la lupa non c'entra... ;) Lodevole ricerca comunque, dal mio punto di vista, una moneta magari comune, però ben conservata, è più rara (molto più rara) di una moneta 'rara' e malmessa. Credo che la rarità non possa prescindere dalla conservazione. Voi cosa ne pensate? Ciao, Exergus :) p.s. hai mico visto qualche Plotina, Marciana o Matidia? che la penso esattamente al contrario ! se una moneta e` rara lo e` ancor di piu` in buona conservazione , ma una rara brutta e` meglio di 5 comuni ben conservate ciao
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  13. raga ma non buttate i soldi cosi...... appassionatevi ad un altra area. lo so che questi messaggi non piacciono , pero guardate che con meno soldi espandete la collezione e gli orizzonti in altre direzioni poi queste non sono neanche monete , sono medaglie con il valore sopra , la pobjoy mint poi e una societa` privata i cui prodotti non possono circolare ciao !
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  14. officina Epsilon Seaby 163 moneta comune valore 10 - 30 euro ciao
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  15. Non c'è contraddizione, le ultime monete d'oro bizantine erano di finezza molto inferiore a quelle coniate nei secoli precedenti. Alcune monete tardo bizantine si considerano di elettro e non d'oro perché nella lega di oro ce n'è meno del 50%. Mi pare comunque che i bizantini non coniarono mai in oro praticamente puro come nel caso del genovino/fiorino/ducato. La coppellazione serviva appunto ad aumentare la purezza della lega partendo dall'oro di pagliola. N.B. oro di pagliola = 20 1/4 kt, sopra avevo scritto male, ho corretto Giovanna ricorda bene, il procedimento è proprio quello degli alchimisti, o quanto meno molto simile :)
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  16. E' normale che la storia venga scritta da chi vince la guerra, ed è ovvio che essa venga scritta ad uso e consumo della nuova classe dominante. Nel caso della fine dei Borboni, paradossalmente, furono i benestanti, gli intellettuali, e fra loro gli stessi nobili, a volere fortemente la "svolta" democratica promessa da Garibaldi e dai Savoia. Quindi non solo la povera gente, ma anche i nobili, parteciparono fattivamente (i primi arruolandosi a migliaia al seguito di Garibaldi - gli altri raccogliendo ingenti somme di denaro per finanziare la rivoluzione). In questo senso io ritengo che una parte della nobiltà fosse convinta (come dice il principe di Salina ne "Il Gattopardo") che tutto dovesse cambiare .............. ma per rimanere tale e quale. Ed infatti al potere rimasero gli stessi uomini di prima, molti nobili divennero deputati e uomini di governo, per i benestanti non era cambiato quasi nulla, forse neanche per la povera gente..............poveri prima e poveri dopo: cosa potevano farsene costoro della democrazia e della libertà, senza un soldo in tasca ? Alla fine, caro FRANCESCO, considerato che non cambiò nulla, ed alla luce delle molte magre figure compiute dai Savoia fino ai giorni nostri, il cambiamento dinastico non ci è stato affatto favorevole e, forse, avremmo avuto una sorte migliore con i Borboni, i quali però avrebbero dovuto cogliere per tempo le istanze democratiche del popolo (piuttosto che reprimere nel sangue tutte le rivolte, non per niente Ferdinando fù Re Bomba), e rivedere lo status dei nobili, detentori di privilegi feudali spesso mortificanti per i soggetti a loro sottoposti, ultimo refuso del medio-evo (è noto che in Europa i privilegi feudali erano già abrogati da cento anni, mentre sopravvivevano soltanto nel sud Italia, con il consenso dei Borboni). In sostanza: fecero bene a tutelare i beni archeologici, ma avrebbero dovuto tutelare anche il popolo, invece di praticare la politica delle tre F. E COMUNQUE GRAZIE PER AVERE SUSCITATO L'INTERESSE DI TUTTI NOI, ALLIETANDO, COME DICE GIUSTAMENTE ERACLE, I NS. GRIGI POMERIGGI, DANDOCI LO SPUNTO PER ESPRIMERE IL NS. SOPITO PENSIERO.
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  17. Grazie. Il chirografo era un documento scritto in latino o in volgare generalmente su carta, e contrariamente a quanto suggerisce l'etimologia del termine, questo documento non è scritto completamente di pugno del pontefice; il papa infatti interviene direttamente nella sola sottoscrizione, con il proprio nome e numerale. Pio VI firmava i chirografi come PIVS PP VJ. Durante il suo lungo e travagliato pontificato si ebbe una notevole mole di chirografi, uno per ciascuna nuova tipologia monetale, uno per ciascun nuovo appalto alle zecche periferiche aperte tra il 1796 ed il 1797.... ed erano tante... molte più di quante batterono effettivamente moneta. Va ricordato che questi comunicati non erano pubblici, perchè il popolo venisse a conoscenza della creazione di una nuova tipologia monetale era necessario attendere l'affissione delle NOTIFICAZIONI, ad opera del Presidente delle Zecche (se ne era parlato QUI), e per le nuove tariffe sul valore delle monete, sul cambio o altri casi similari, esistevano gli EDITTI, firmati dai legati per questioni extra-romane o dallo stesso Presidente delle Zecche in casi di interesse generale (in questi casi compare anche lo stemma papale) Ad esempio, un editto del Legato bolognese Card. Spinola, del 1740 riferito alla circolazione monetaria della Legazione: ed uno a firma del Presidente delle Zecche Mons. Mario Bolognetti sul corso delle monete straniere in tutto lo Stato Pontificio, nella versione per l'affissione nel territorio della Legazione di Bologna, l'anno è il 1725: Ciao, RCAMIL.
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  18. Ciao, affascinanti sì le madonnine In allegato trovi una tabella che riassume le varie emissioni delle zecche operanti nel periodo, con i riferimenti al Muntoni. Considera comunque che questi numeri fanno riferimento alle tipologie, senza tenere conto delle infinite varianti che si possono trovare in queste emissioni, coniate a rullo con 4-6 conii su un solo rullo, incisi a mano e già di per se tutti differenti uno dall'altro. Si aggiunga poi che le madonnine una volta incise a rullo su lastra, venivano fustellate e passate in un apparecchio che ne lavorava il contorno, e qui altre varianti, per il contorno a fogliette, meandri o liscio se questa operazione post-conio veniva saltata. Senza tenere conto che i conii dovevano essere incisi tutti a Roma, e distribuiti quindi alle varie zecche, ma queste, spesso in emergenza non si fecero scrupoli ad approntare in proprio conii "alternativi", spesso con firme differenti dall'incisore ufficiale (Tommaso Mercandetti) di cui alcune ancora da decifrare . Quanto alla rarità, diciamo che le emissioni delle [b]zecche laziali [/b]sono tutte abbastanza comuni (su tutte Roma). Per le [b]Marche[/b] sono comuni Fermo e San Severino, più o meno rare le altre, con un surplus di rarità per Montalto, Pergola e Fano (la cui emissione di madonnine superò di poco i 20 mila esemplari). Quanto alle [b]zecche umbre[/b], comune Perugia, rare le altre, estremamente rara Terni Infine i prezzi, per 50 Euro una comune di Roma in condizione decente la porti a casa, per salire a 120-150 Euro per un SPL, per le altre più rare facilmente i prezzi raddoppiano . Per Terni, assegno a tre zeri Come prima infarinatura può andare, spero di non averti spaventato Ciao, RCAMIL.
    1 punto
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