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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/25/10 in tutte le aree
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Qualche tempo fa mi è capitato tra le mani un libro di Alberto Angela: "Una giornata nell'antica Roma. Vita quotidiana, segreti e curiosità", riporta questo: "Roma 115d.C. (Traiano) Le monete che circolano in tutto l'Impero romano sono: l'Aureo, il Denario, il Sesterzio, il Semisse e il Quadrante, la moneta più piccola. il sesterzio è una moneta di valore medio,utile x gli acquisti di tutti i giorni.La gerarchia imposta da Augusto nel 23 a.C.prevede: 1 sesterzio=2 dupondi=4 assi=8 semissi=16 quadranti. 1 denario=4 sesterzi....1 aureo=100 sesterzi Esaminando le iscrizioni sui muri nei siti archeologici,si leggono molti prezzi spesso espressi in assi,ma conoscendo i rapporti tra le varie monete è possibile svelare il reale potere d'acquisto di un sesterzio....1 sesterzio valeva circa 2 euro attuali!!! Ecco alcuni prezzi: 1 litro d'olio d'oliva=3 sesterzi=6 euro 1 litro di vino ordinario=1 sesterzio=2 euro 1 litro di vino selezionato =2 sesterzi=4 euro 1chilo di pane=1/2 sesterzio=1 euro 1chilo di grano=1/2 sesterzio=1 euro 1piatto di minestra=1/4 sesterzio(1 asse)=0.5 euro 1 ingresso alle Terme=1/4 sesterzio(1 asse)=0.5 euro 1 tunica=15 sesterzi=30 euro 1 schiavo=1200-2500 sesterzi=2500-5000 euro!! 1 prostituta 4 assi=2 euro 6 sesterzi al giorno sono sufficenti per il vitto di 3 persone (una piccola famiglia), mentre un benestante deve contare su una rendita di 20.000 sesterzi all'anno." Ciao, Exergus2 punti
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salve,ieri per caso mi sono recato da un amico tabaccaio(collezionista di euro) per vedere se avesse trovato qualche nuova moneta in euro. oltre ad un sacco di monete commemorative da 2 euro,2 sorprese:la 1° la moneta da 10 cent della slovacchia(non ero riuscito a trovarla!) la seconda sorpresa:nel mucchio salta fuori 1 moneta da 200 lire del vaticano 1993 in condizioni FDC!!!! certo non sara' stato un ritrovamento raro!ma vi posso dire che e' stata una bella sensazione..... saluti ;)1 punto
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Dabbene non so quali musei tu abbia visitato ma i musei italiani sono non ricchi ma eccezionalmente ricchi di collezioni importanti e tesori numismatici,. Che poi queste raccolte siano visibili e fruibili al pubblico è un discorso diverso. Ma in quanto a ricchezza di materiale, classico soprattutto credo che poche realtà (Parigi, Londra, Berlino , USA) solamente possabo starle a paragone. Accanto ai musei e raccolte maggiori (Roma, Firenze, Venezia, Milano, Padova, Bologna, Napoli, Sicilia) vi sono molte realtà regionali e provinciali più piccole e circoscritte che però possono vantare collezioni e raccolte che sono molto piu visibili e visitabili, e, cosa piu importante, ben descritte e catalogate in pubblicazioni che sono utilissime a studiosi, appassionati e collezionisti. A milano le civiche raccolte , sotto la direzione del Dr. Rodolfo Martini, sono un esempio di grande collezione, visitabile su richiesta, dove oltre serie molto estese ed importanti come quantità si trovano esemplari di eccezionale importanza. Inoltre molte sezioni delle raccolte sono state pubblicate in cataloghi e studi a cura del museo stesso. Molto resta ancora da fare naturalmente , ma la materia è assai vasta e richiede un impegno e un programma di pubblicazioni spaziato nel tempo. numa numa1 punto
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per dire qualcosa sull'autenticità ci vuole peso e diametro. Proprio le monete molto rare sono le più contraffatte.1 punto
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In questa discussione iniziata da Maregno si è trattato dei processi di estrazione e di raffinazione (e delle loro innovazioni) dell'oro a partire dalla fine del settecento in poi, in quanto l'oggetto della discussione è la variazione del colore della lega che costituisce i marenghi a partire da Vittorio emanuele I, per poi arrivare a Carlo Felice, Carlo Alberto ecc... La metallurgia vera e propria si può far risalire al IV millennio A.C., quando l'uomo capì che con il riscaldamento, la fusione e la colata si poteva rendere il metallo duttile e malleabile. Per quanto riguarda in particolare metalli preziosi e la loro affinazione, si capì ben presto, che non era utile tenere il minerale unito al combustibile: furono quindi applicate ai forni le prime innovazioni tecnologiche che consistettero nell'applicazione dei "crogiuoli" (scodelle o vasi in materiale refrettario, con un foro per la colata) che mantenevano appunto il minerale separato dal combustibile e, dal tiraggio forzato attraverso dei tubi ceramici in cui veniva insufflata l'aria da dei veri e propri mantici realizzati in cuoio (Tuyères), (queste innovazioni erano già ampliamente conosciute nel II millennio A.C., Forbes R.J. 1966 Vol.1). Ad esempio i risultati delle ricerche ottenuti dallo scavo di un forno etrusco (condotto da A. Minto), dimostra che la fusione dei minerali dovette avvenire in forni composti da due camere sovrapposte separate da un piano forato sorretto da una colonna di pietra, la parte superiore era riempita di combustibile mista a minerale ( solfuri precedentemente arrostiti all'aria in modo da liberarli quasi totalmente dello zolfo e trasformati così in ossidi). Al combustibile e al minerale si aggiungeva del quarzo (biossido di silicio) in modo da provocare una perfetta scorificazione della calcopirite (solfuro di rame e ferro). Una volta acceso il fuoco, i mantici immettevano nella fornace attraverso le tuyères l'aria neccessaria per la combustione del carbone a monoossido di carbonio (CO) il quale reagendo a temperature superiori a 800°C con i minerali ossidici, permetteva la loro trasformazione in metallo producendo anidride carbonica, uno dei momenti critici del processo metallurgico che presupponeva da parte del metallurgista una notevole competenza per operare in condizioni ottimali e che si doveva condurre il processo in atmosfera caratterizzata da un diffetto controllato di ossigeno. L'altro processo fondamentale era la scorificazione, cioè separare il metallo dalle altre componenti non metalliche contenute nella roccia di cui non era stata possibile la totale separazione in precedenza (cioè la ganga). Se non c'era una giusta proporzione tra silicati e ossidi metallici si doveva operare per aggiungere materiale che favoriva la formazione di tali scorie, le quali si allontanavano dal metallo scorrendo fluide verso il fondo della fornace o all'esterno di essa. Questa breve descrizione è valida per riassumere gli aspetti generali dei produzione dei metalli nell'antichità, esistono aspetti specifici legati alla produzione di rame, ferro, piombo, argento (senza entrare nel merito) e poi alla separazione e raffinazione dell'oro.1 punto
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Magari pensare 100 volte prima di postare certe "enormità" no eh ? Ora, ammesso che questa moneta sia una rarità, se uno colleziona il Regno d'Italia avrà i suoi buoni motivi e quindi di monete classiche, medievali o islamiche (come questa) non gliene può importare nulla. Prima di scrivere "sentenze" su chi fa i salti mortali per l'affare SPL pagato BB ma non sa riconoscere rarità... io fossi in te ci penserei parecchie volte. Per di più fai una figura ridicola postando una moneta sulla quale non sai nulla... magari è un comunissimo dirhem, ma anche fosse l'unico esemplare esistente non ha senso impostare una discussione nei termini e coi toni come hai fatto tu. E con questo passo e chiudo.1 punto
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KATANE AITNA INESSA - Le città antiche e le relative ubicazioni. - I flussi commerciali e geo-politici. - Datazione delle prime emissioni delle litre argentee di Katane. Correlazioni con le stesse monete coniate da Katane-Aitna e da Aitna-Inessa. Kατάvη…(La tetrapoli). Nel sito dellodierna Catania sussisteva probabilmente - un insediamento dorigine sicano, in seguito occupato da popolazioni sicule. La città di Katane (in greco Kατάvη) fu fondata, secondo il racconto di Tucidide nel suo resoconto della Guerra del Peloponneso, dai greci Calcidesi guidati da Tucle e salpati da Naxos, nel quinto anno dopo la fondazione di Siracusa. Avendo vinto con le armi i siculi, fondarono le città di Lentini e di Katane. I nuovi abitanti di quest'ultima elessero come loro ecista Evarco. Dalle fonti storiografiche, quindi,Katane fu fondata tra il 729 e il 728 a.C. da coloni greci provenienti dalla città Calcide, nell'Eubea. L'abitato arcaico di Kατάvη (doveva occupare una collina ben difendibile, immediatamente a ovest del centro della città moderna, in coincidenza dellantico rione Montevergine, di piazza Dante e dellex-convento dei Benedettini (scavi del 1978). Sebbene Catania giaccia ai piedi dell'Etna e nel corso dei secoli sia stata più volte lambita da colate laviche, le vestigia della città antica continuano ad emergere dal sottosuolo, dimostrando falsa l'opinione che il vulcano l'avesse in gran parte cancellata. I numerosi resti, del passato greco e romano di Catania anzi, se analizzati sulla base di modelli interpretativi non obsoleti, consentirebbero di offrire per questo periodo un quadro ampio ed articolato delle vicende storiche, urbanistiche ed artistiche della città. Un recentissimo scavo (condotto dalla locale Sovrintendenza ai beni culturali) all'interno del Castello Ursino: qui, in un'area che nell'antichità era più vicina al mare di quanto non lo sia attualmente, sono stati rinvenuti strutture e materiali greci che risalgono al periodo tra la fine dell'VIII e gli inizi del VII secolo, attribuibili cioè alla fase originaria della colonia di Catania. Anche sulla sommità della collina dell'acropoli - oggi occupata dalla piazza Dante e dal grandioso monastero benedettino di San Nicolò l'Arena - in una serie di campagne di scavo iniziatesi nel 1978, sono stati scoperti strutture e materiali greci di VII secolo, che messi in relazione con quelli di Castello Ursino, suggeriscono l'idea che l'insediamento di Catania, al pari di quello di altre colonie siciliane, avesse occupato fin dagli inizi un ampio spazio senza procedere però alla sua capillare urbanizzazione. In questi scavi della città, furono trovati molti cocci, alcuni dei quali decorati in stile geometrico, altri sono ceramiche rodie, joniorodie e corinzie. Dagli scavi non è emerso alcun edificio. Si può supporre, comunque, che qualche rudere lo si potrebbe ancora trovare se si smantellassero le tante casupole che occupano la zona. Lo Sciuto-Patti, per esempio, trovò tracce di edifici greci vicino al Conservatorio della Purità, presso via S. Maddalena. Queste sono le uniche notizie su Catania greca basate su ritrovamenti archeologici. Katane ai tempi di Gerone di Siracusa era divisa in quattro zone: 1) la Dimeteria (oggi quartiere dei Benedettini), detta così perché, probabilmente, in quella zona sorgeva il tempio di Demetra. 2) La Luna, così chiamata forse perché c'era il tempio dedicato alla luna o perché vi si teneva il forum lunare, cioè il mercato. Tratto daCatania dalle origini alla dominazione normannadi Tino Giuffrida Libreria Editrice C.Bonaccorso - Topografia antica di Catania. 3) La "Civitas" che, contrariamente a quanto ci ha riferito la tradizione martogliana, era allora il quartiere delle persone nobili e ricche e si estendeva lungo il mare. 4) L' "Etnapolis", cioè la parte nuova fatta costruire da Gerone. Queste zone erano strutturate come nuclei autosufficienti, assimilabili a piccole città, ed è per questo che Catania fu chiamata tetrapoli. Dei numerosi templi che sorgevano nella città purtroppo non è rimasto proprio nulla. L'unico documento di testimonianza è quello del principe di Biscari. Egli, infatti, sostiene di aver identificato alcuni ruderi appartenenti al tempio di Cerere, trovati esattamente nella zona del Bastione degli Infetti e sotto la via Botte dell'Acqua, e consolida la sua affermazione in base al fatto che in quel luogo furono trovate un'iscrizione nella quale c'è inciso il nome di Demetra ed una statuetta di Cerere o Cibele in quanto priva del fascio di spighe. Per ciò che riguarda l'estensione si può dire che la città greca si sviluppava principalmente sull'altura di cui abbiamo parlato ed al centro della quale era 1'Acropoli. A settentrione si estendeva sino al punto in cui i Romani costruirono poi l'anfiteatro, mentre a sud arrivava fino all'odierna via Garibaldi e ad oriente fino a quel punto in cui oggi c'è la via Etnea. Proprio lungo questo versante scorrevano prima il fiume Amenano, di cui è rimasta traccia nella fontana dell' « Acqua a lenzuolo» (vicino alla pescheria), ed il fiume Lognina. L'Amenano era un fiume che assieme al Longane scorreva lungo le falde meridionali dell'Etna. Il nome è senza dubbio di origine greca (Amènanos con l'accento sulla terzultima sillaba) e furono i Romani a mettere l'accento sulla penultima, chiamandolo Amenànus. Amenano significa « debole », « senza forza » e nel nostro caso « che defluisce lentamente ». Dopo STRABONE (V, 3, 13), anche OVIDIO (Fasti, IV 467), elencando i luoghi della Sicilia, ricorda l'Amenano quando dice che proprio in quei luoghi in cui c'era « un fiume che ora scorre ed ora inaridisce », passava frettolosa la dea Cerere cercando la figlia rapita. Si trattava, quindi, di un fiume, o meglio di un corso d'acqua torrentizio, che a volte diventava impetuoso e vasto. Catania greca si estendeva, quindi, per circa quindici miglia, compresa una parte di costiera che andava da Mascali fino al Simeto ed uno spazio aperto che arrivava fino alla cima dell'Etna. (Continua…)1 punto
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Dalla rete: Nel 1269 il Gran Consiglio decretò che l'oro circolante a Venezia dovesse essere di caratura minima fissa di 23,5 carati (97,9%). (Peter Spufford. Money and its use in Medieval Europe). In un altro libro trovato in rete viene descritto il procedimento per ottenere l'oro a 24 carati a Venezia (con un procedimento chimico, utilizzando sali), ma purtroppo non riesco a leggere interamente il frammento. (Frederic Chapin Lane, Reinhold C. Mueller. Money and Banking in Medieval and Renaissance Venice: Coins and moneys of account). Ho trovato qui ( http://www.minieredoro.it/raffinazione_dell%20oro.htm ) una descrizione di un metodo di raffinazione che si dice noto da secoli, che immagino possa essere molto simile a quello utilizzato dalla zecca di Venezia in tempi medievali, con il quale si ottiene una purezza superiore al 99%.1 punto
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- Vincenzo Cammarata (1) Da Dioniso a Timoleonte, Problemi di numismatica della Sicilia antica., Modica 1984. Studio sulle emissioni monetali, sopratutto bronzee, del periodo; raramente usato come riferimento bibliografico. - Alberto Campana (2), Corpus Nummorum Antiquae Italiae, Vol. I ,II, III, Edizioni Numismatica Grigoli, Suzzara, in fascicoli in corso di pubblicazione su Panorama Numismatico. Recente opera monografica non ancora completata su tutte le emissioni delle zecche minori dell’antica Italia, Magna Grecia e Sicilia, di notevole utilità e che comincia ad essere usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta soprattutto europee ed in letteratura. Testo fondamentale. Vedi in questo forum: Bibliografia della monetazione greca in Sicilia Elenco a cura di S.E. Caiuspliniussecundus (forse le due esse sono di troppo?) del 2.11.2006. Che, nell’occasione, ringrazio per l’ottimo contributo sempre fornito al forum, per quanto posso constatare “girando” per il sito. (1) trattasi di un discusso ma eminente personaggio del mondo numismatico, grande conoscitore, anche sotto il profilo tecnico, della coniazione e/o della produzione dei nummi, in ogni metallo, sia vecchi cioè antichi, che nuovi. Da ultimo assente dal palcoscenico numismatico per alcune vicissitudini che lo hanno visto impegnato, peraltro con un certo successo, su altri fronti. Sarebbe a dir poco interessante, in una fantastica ipotesi di lavoro afferente questo (stupendo) forum, leggere i suoi pareri nel corso delle stimolanti discussioni che si ingenerano, specialmente tra l'ottimo Fid e il tecnicissimo Numizmo, relativamente all'autenticità degli antichi (?) tondelli. (2) Figlio d'arte, in quanto rampollo di un grande numismatico collezionista italiano purtroppo deceduto, che a suo tempo ho avuto il piacere e la fortunata opportunità di frequentare, il Dott. Alberto Campana è uno studioso di rara dedizione e competenza che ha gettato molta e nuova luce, con la sua pubblicazione, sul mondo delle frazioni minori: in qualche modo la sua opera sta in rapporto all'appassionato di tali monete come il Tom Tom all'autista. Saluti e di nuovo auguri. :)1 punto
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