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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/08/10 in tutte le aree
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Dal Luogo delle Origini … : Tra Madrepatria Euboica e Isola Pithekoussai Caro Numa numa, scrive a questo proposito Marta Sordi : ("La Grecità assediata e le premesse di una colonizzazione panellenica" in Storia del Mediterraneo nell'antichità: 9.-1. secolo a.C a cura di Massimo Guidetti) "Sia gli scavi che la diffusione dello stile geometrico in Italia e in Sicilia da nord verso sud confermano l'antichità delle calcidesi Pithecussa-Cuma (VIII secolo aC). Il carattere originario dell'espansione calcidese sia in Campania (Pithecussa-Cuma) sia sullo Stretto di Messina è confermata dalla ricerca di materie prime e di mercati per i propri manufatti e dalla volontà di avviare rapporti commerciali con gli indigeni e soprattutto con gli Etruschi." Durante la seconda metà dell'VIII sec. a.C. - periodo che corrisponde al maggiore sviluppo dell'insediamento greco - Pithecussa intratteneva intense relazioni commerciali che spaziavano dalla Grecia alla Spagna, dal vicino Oriente a Cartagine, dall'Etruria meridionale alla Puglia, alla Calabria ionica, alla Sardegna e alla Sicilia. I vasai pitecusani continuarono, in un primo tempo, a decorare i loro vasi secondo lo stile in uso nella madrepatria euboica: eccovi il cosiddetto "Cratere del naufragio", un Cratere locale di stile tardo geometrico che rappresenta il più antico esempio di pittura vascolare figurativa ritrovato in Italia (nonché la sola raffigurazione di naufragio conosciuta, oltre quella su un'oinochoe tardo-geometrica attica, conservata a Monaco). Nota sotto alla grande nave capovolta i marinai che cercano scampo nuotando fra i pesci, mentre uno di loro è già finito con la testa nella bocca di un enorme pesce.1 punto
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ma come sei riuscito a mandare il fax? Ho tentato di farlo per 10 volte ma mi dava sempre occupato. Pertanto mi è toccato ricorrere alla raccomandata. Ho il numero di fax privato di Marica :P :P :D . Quel giorno il fax era sempre occupato ma alla fine dopo vari tentativi sono riuscito ad inviarlo.1 punto
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Novità odierna: - Il RIC 575 sembra sia attribuibile ad un tempio dedicato a Honos e restaurato da Traiano. da http://www.forumancientcoins.com ...Sicuramente Traiano aveva una grande considerazione di Honos. Non esistono emissioni monetali a nome di Honos, ma un sesterzio (RIC 575) da lui emesso raffigura un tempio ottastilo con tre ordini di gradini. Secondo l'interpretazione di Hill, sembra trattarsi del tempio di Honos eretto sull'appia che Traiano fece reastaurare tra il 107 ed il 113 d.C... E dal sito specializzato in sesterzi di Traiano http://msersch.ancients.info/ Temple of Honos This coin type is commonly referred to as the temple of Honos which Trajan restored in the period 107-113ad. There are other theories as well: a temple of deified Nerva or the temple of Trajan's Forum. This reverse depicts an octastyle temple with statue holding sceptre and cornucopiae between columns, 5 statues on roof.. This temple appears wide on some coins, narrow on others. Due indizi una prova?!? - Sempre dal sito http://msersch.ancients.info/ Temple of Venus Genetrix This coin type is commonly referred to as the temple of Venus Genetrix which Trajan restored . It is also been proposed that it could be the temple of Jupiter. This reverse depicts an octastyle temple with statue between columns, statues on roof, and side porticos.. Some varieties of this coin have an altar or podium in front of the temple. Per cui i templi sarebbero quello di Honos (sesterzio RIC 575 e dupondio RIC 576-molto simile al sesterzio) e quello di Venere Genitrice. Personalmente le mie perplessità al riguardo sono le seguenti: - il Tempio di Venere dovrebbe avere 5 statue sul tetto, non 3 come nei rovesci in esame, se le ricostruzioni sono fedeli. - Il RIC 575 mi pare presenti indubitabilmente una figura femminile (vedi foto al post 11). - Del Tempio di Honos non ho trovato ricostruzioni che permettano un confronto; le tre statue sul sesterzio con colonnati laterali potrebbero effettivamente essere quelle della Triade Capitolina e quindi portare all'attribuzione al Tempio di Giove. Anche il R.I.C. volume 2 a pagina 241 segnala il n° 577 come rappresentante un Tempio di Giove, mentre per i numeri precedenti non dà alcuna attibuzione specifica. Per cui riferirei il RIC 575 e il RIC 576 al Tempio di Venere Genitrice ed eventualmente il RIC 577 a quello di Honos (e non il contrario) con quest'ultimo, in alternativa, a Giove, nella fattispecie Iupiter Victor. Le emissioni quindi sarebbero di tipo celebrativo e relative ai restauri eseguiti da Traiano agli edifici templari. Nel libro "Trajan: optimus princeps : a life and times" di Julian Bennett, pag. 184 si trova riferimento a quelli eseguiti nel Tempio di Iupiter Victor (105-106) sul Palatino (probabilmente in onore dell'esercito vincitore nelle guerre daciche) e a quelli di Venus Genetrix (riconsacrato il 12 maggio 113). Per i riferimenti ai restauri su quello di Honos (107-113), vedi sopra. Ci può stare? Qualche altro indizio o contributo in merito? Ciao Illyricum ;) PS: altra descrizione del Tempio di Venere Genitrice Tempio di Venere Genitrice (fase traianea) Nella ricostruzione di età traianea, il tempio di Venere Genitrice fu nuovamente inaugurato nel 113 d.C., lo stesso giorno della Colonna Traiana. L’edificio era ottastilo (con fronte di otto colonne) e periptero sine postico (con colonne anche sui lati lunghi, ma non sul retro). L’accesso al podio avveniva non frontalmente, ma per mezzo di scalinate disposte lungo i fianchi. Le colonne sostenevano una ricca trabeazione con fregio a girali. Sulle pareti esterne della cella, gli spazi tra le lesene erano decorati da pannelli con Amorini. I frammenti conservati attualmente nei magazzini e che saranno ricomposti per l’esposizione nel Museo dei Fori Imperiali, hanno permesso di riconoscere la presenza di quattro motivi per i pannelli di larghezza maggiore (Amorini acantiformi con candelabro, Amorini tauroctoni convergenti, Amorini tauroctoni divergenti, Amorini con festoni) e di almeno due motivi per pannelli di larghezza minore (Amorini isolati in varie posizioni, collocati forse a lato della porta di ingresso). da http://www.cervantesvirtual.com/portal/simulacraromae/roma/fimperial/fcesare.htm1 punto
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L'unica cosa che penso di poter affermare è che il tempio riprodotto al RIC 575 (e probabilmente anche quello del 576) non è lo stesso del sesterzio RIC 577... basta confrontare le statue sul tetto del tempio dello splendido rovescio che ho trovato e che allego di seguito. E la figura centrale è sicuramente femminile. In base al fatto che è ottastile e che è dedicato ad una dea proporrei l'identificazione con quello di Venere Genitrice, simile tra l'altro con quello di Marte Ultore di cui sopra. Il tempio di Venere Genitrice è un tempio romano inaugurato nel 46 a.C., che dominava il lato di fondo nord-occidentale del foro di Cesare a Roma...Il tempio venne danneggiato dall'incendio scoppiato sul Campidoglio nell'80 e dovette essere ricostruito sulle medesime fondazioni sotto Traiano, in seguito all'abbattimento della sella montuosa tra Campidoglio e Quirinale per l'erezione del Foro di Traiano, sella al cui pendio si addossava l'edificio cesariano. Venne nuovamente dedicato, come riportano i Fasti Ostiensi il 12 maggio del 113, nello stesso giorno dell'inaugurazione della Colonna di Traiano... Del tempio di epoca cesariana si conserva solo il nucleo in cementizio del podio, al quale si accedeva da due scalinate laterali, e alcune tracce dell'abside che si trovava in fondo alla cella, inglobata nelle nuove strutture traianee. Si trattava di un tempio periptero, con otto colonne sulla fronte (ottastilo) e nove sui fianchi, piuttosto ravvicinate (picnostilo, secondo Vitruvio), privo di colonne sul retro (sine postico). Dell'edificio ricostruito da Traiano, la cui pianta dovette ricalcare quella dell'edificio più antico, si conservano invece numerosi resti della ricca decorazione marmorea. Sono state rialzate sul podio tre delle colonne di ordine corinzio del lato sud-occidentale del tempio, con la relativa trabeazione (cornice con mensole, fregio con decorazione a girali e architrave decorato inferiormente da lacunari con amorini in mezzo a girali d'acanto), rinvenute in posizione di caduta negli scavi degli anni trenta. Confrontate la moneta con la ricostruzione che allego di seguito. Siete d'accordo con me? Ciao Illyricum :)1 punto
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B ) seconda ipotesi: Su CNG coins ho trovato un altro RIC 577(var.), al di là della moneta ho trovato la seguente nota: The temple of Jupiter Victor was dedicated on the Palatine Hill 13 April 294 (or 293) BC. This octastyle Corinthian order temple makes its first numismatic appearance on denarii of Domitian struck in AD 94, probably marking the re-building of the temple after the devastating fire of AD 80. Trajan used the temple to symbolize his military victories at the time of his decennalia, at which time the large courtyard altar and side colonnades may have been added. Elagabalus later re-dedicated the building to his eastern god Sol-Elagabal, and in the 10th century the sacred site saw new use as the church of St. Maria de Palladio. In effetti sul Palatino c’era un tempio dedicato a Giove Vittorioso (Iuppiter Victor) ma non ho trovato altri riferimenti a Traiano oltre a quello sopracitato. Da un latro link: …Nell’83 a.C. il tempio fu devastato da un incendio a cui seguì la ricostruzione ad opera di Silla e poi di Lutazio Catulo che lo inaugurò nel 69 a.C. Il nuovo tempio fu realizzato in pietra, mantenendo orientamento e fondazioni arcaiche e operando solo alcune modifiche che lo resero comunque più slanciato e proporzionato. La magnificenza di questa nuova costruzione è mirabilmente esaltata dagli antichi scrittori. Il tempio ricevette un nuovo fastigio con tegole di bronzo dorato e una quadriga in bronzo sull’acroterio centrale. La statua di Giove fu infine realizzata in oro e avorio secondo lo schema dello Zeus di Olimpia. Quando nel 69 d.C. il Campidoglio fece da sfondo alle cruente lotte fra Vitelliani e Flaviani, il tempio fu colpito da una nuova distruzione. Dopo la sua elezione a imperatore, Vespasiano iniziò l’opera di ricostruzione partendo proprio dal tempio di Giove Capitolino. Tacito ci fornisce una descrizione analitica dei riti che si svolsero durante la sua nuova dedicazione avvenuta il 21 giugno del 70 d.C. Ma a distanza di soli dieci anni, durante il principato di Tito, nell’80 d.C., il tempio subì ancora un devastante incendio. Anche se, apparentemente, i lavori di rifacimento iniziarono già sotto Tito, la vera e propria ricostruzione si ebbe, alacremente, con Domiziano che la portò a termine in pochissimo tempo, con una nuova inaugurazione avvenuta nell’82 d.C. Il tempio fu superbamente rifatto da Domiziano con una struttura che superava la precedente in fastosità. Era esastila, di ordine corinzio; colonne e decorazione architettonica realizzate nel bianco marmo pentelico. Le porte erano ornate d'oro ed il tetto coperto di mattonelle dorate. Il frontone era decorato, agli apici e nei timpani, con splendide statue come nei templi primitivi con al centro la rappresentazione della Triade. Questo tempio, descritto ancora nel IV secolo d.C. in termini appassionati da Ammiano Marcellino e dal poeta Ausonio, ebbe a patire la sua distruzione nel V secolo quando Stilicone depredò i rivestimenti d'oro delle porte. Genserico rimosse poi parte delle mattonelle dorate del tetto, ma nel VI secolo d.C. era ancora considerato una delle meraviglie del mondo. Di questo tempio magnifico e unico nella sua bellezza, oggi non ci sono rimaste che le sole fondazioni di età arcaica e qualche sporadico frammento della decorazione architettonica di età imperiale. Per cui se il dato che era ESASTILO è corretto la nota riportata da CNG Coins è errata... ? :blink: Qualcuno ha qualche idea/proposta in merito? Ciao Illyricum :blink:1 punto
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La piana di Katane ante 476 a.c. Nuove idee ed ipotesi sui rapporti politici ed i flussi commerciali. Parte IIIa (Correlazioni e contrasti tra le Polis calcidesi e quelle doriche per il predominio). Per quanto sin qui da me evidenziato su Katane ed il mondo ionico-calcidese in Sicilia (scaltrezza, ricchezza, abilità commerciale, città e siti numerosi ecc. ) potrebbe destare interrogativi il repentino crollo di tale mondo su iniziativa di Siracusa. E opportuno precisare che nel 476 a.C. la città fu presa dai Dinomenidi grazie al tradimento di un Personaggio, che pensò bene di accettare oro e promesse e di aprire, una delle porte della città alle milizie di Siracusa. Resta il fatto che, tradimento o meno…la superiorità delle armi dei Dinomenidi e, comunque, dei tiranni di Siracusa per tutto il V secolo e fino allavvento di Roma, fu, in Sicilia, un fatto inconfutabile. Il fatto è che la potenza calcidese della madre patria Calcide, stella di prima grandezza nel Mediterraneo dalla fine dell' VIII secolo a.C. fino ad una parte del VI, si era esaurita nella Guerra Lelantia contro l'altra potente città dellEubea: Eretria (guerra condotta per il controllo della fertile pianura che circondava le due città e di cui non erano chiari i confini). Tale guerra fu appunto condotta in patria: nellEubea. Fu una lotta fratricida abilmente alimentata dalla rivale Atene che - mentre le due città si combattevano e si dissanguavano - le soppiantò entrambe, allinterno ed allesterno del mondo ionico (come potrete osservare la politica del divide et impera non è una creazione di Roma). Quindi la lontana madre-patria ionica Calcide, poco poteva ormai nella lontana Sicilia…e la stessa ionica Atene aveva interesse a godere dellappoggio dei siti Calcidesi nella sua lotta contro la dorica Sparta, ma non considerava il sangue e gli interessi Calcidesi come propri. La Dorica Siracusa, per converso, godeva del diretto appoggio di Corinto (della quale era corrispondente commerciale e partner geopolitica) oltre che di Sparta…entrambe di stirpe dorica e stelle di prima grandezza: economica e commerciale la prima, militare la seconda. Non erano cose da poco e spiegano in buona parte la potenza siracusana dall'avvento dei Dinomenidi, che - originari di Rodi prima che di Gela erano di chiara stirpe dorica e quindi la ricca Corinto li lasciò fare... in ossequio al pragmatismo greco per il quale: una conquista militare non suscitava una questione di principio, se la conquista era tollerabile e non alterava gli equilibri. Potremmo parlare di una joint-venture tra lambizione e lefficienza militare dei Dinomenidi e gli interessi della madrepatria. Senza il placet del mondo dorico e di Corinto in particolare, difficilmente Siracusa avrebbo potuto essere tenuta: non riuscirono a conquistarla i Cartaginesi che avevano un impero e nemmeno gli Ateniesi che furono rinchiusi a morire di stenti nelle latomie. Il tempio di Apollo a Corinto. Ma perché la lontana Corinto avrebbe dovuto avere, allinizio del V sec, a.C. un tale interesse per le sorti di Siracusa? In buona parte per gli stessi motivi per cui l ebbe anche Atene alla fine dello stesso secolo. - In primis credo si debba sgombrare il campo da un pregiudizio storico sul mondo greco: le colonie non furono fondate solamente per risolvere problemi interni e tensioni sociali dalla madre patria continentale e, quindi, lasciate al loro destino libere e pienamente indipendenti. Le città fondate nellantico Mediteraneo e nel Mar Nero erano anche delle teste di ponte che assicuravano sbocchi alla madre patria. Funzionavano quali corrispondenti commerciali e avevano una funzione geopolitica, oltre ad essere una soluzione alle tensioni sociali interne: crescita demografica e debiti non ripianabili tra le diverse classi sociali.- Siracusa fu, originariamente, l'unica città dorica posta sulla costa orientale della Sicilia ove transitava - come abbiamo visto - in modo obbligato la rotta Cartagine - Corinto, il resto di quella costa era dominata dalle stirpi ioniche calcidesi. - Siracusa non poteva essere perduta né lasciata sotto l'esclusivo controllo di stirpi diverse, pena la perdita del plurimo controllo della suddetta importante rotta...che avrebbe potuto comportare il peso intollerabile di salati dazi o la perdita dei carichi navali sotto gli attacchi pirateschi. I Calcidesi, fino alla metà del VI secolo, praticarono anche la pirateria, nello stretto e non solo, così come le genti Cnidie di Lipari, gli Etruschi ed i Cumani la praticavano nel mar Tirreno, ancora nel V secolo. La vita non era facile: tutti contro tutti. - Corinto era una città opulenta che aveva una sola ragione di vita: il commercio. Non bramava il potere in quanto tale e non aveva mire egemoniche in patria…lasciava ben volentieri queste cose a Sparta. Ma i commerci dovevano essere salvi: Siracusa era il perno di tali esigenze verso occidente ed il grano della Sicilia e della costa settentrionale dell'Africa (oltre ad altre derrate) era vitale per Corinto e Sparta, laddove il grano proveniente dalla Tracia e dal Mar Nero fu sotto il controllo di Atene, quasi per tutto il V secolo. Evidenziamo che, non a caso, tra il 460 e il 450 a.C. Corinto si scontrò con la potenza di Atene, e proprio la colonia corinzia di Corcira fu il casus belli tra Atene e Sparta per l'inizio della guerra del Peloponneso, arrivata al termine di un felicissimo periodo per la polis, che pare arrivasse addirittura ad avere una popolazione di 50.000 cittadini liberi e di pieno diritto ...oltre a circa 100.000 meteci (privi di diritti civici)...e decine di migliaia di schiavi. Non dimentichiamo inoltre che la flotta corinzia fu il fulcro della marineria dorica nella guerra del peloponneso...senza Corinto, Sparta sarebbe stata solamente in grado di schierare le proprie falangi di opliti...fino a quando avrebbe potuto. Non avrebbe vinto mai Atene da sola, non ne sarebbe stata in grado, troppo ampio era il divario che avrebbe reso le sole falangi non decisive. La guerra del Peloponneso non fu la guerra tra Sparta ed Atene...ma lo scontro tra due potenze economiche e culturali di prima grandezza: Corinto e Atene, Sparta era il servizio di sicurezza di Corinto. L'Acrocorinto...l'acropoli fortificata della città. Piakos (Continua....)1 punto
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La piana di Katane ante 476 a.c. – Nuove idee ed ipotesi sui rapporti politici ed i flussi commerciali. Parte II Alle spalle di Katane: la valle dei fiumi Simeto ed Alcantara consentivano delle agevoli vie commerciali con l’interno della Sicilia…per la negoziazione ed il trasporto delle produzioni agricole offerte dalle colline retrostanti la piana e dagli altopiani posti ai piedi di Enna (già non a caso occupata dai Sirakusaioi nella seconda metà del VI sec.). Peraltro in quei percorsi è rinvenibile l’itinerario più facile per arrivare ad Agrigento (passando per l’interno anziché per la costa dove le doriche Gela e Siracusa dominavano)…ed anche ad Himera (altro insediamento Calcidese fino alla fine del VI sec. ed in buoni rapporti con i vicini cartaginesi)...fino a Panormos. Ad ovest passavano gli itinerari (terrestre e marittimo) che, attraverso Naxos, giungevano a Zankle (pure Calcidese fino alla finde del VI sec.). Facile era anche il passaggio dai Peloritani, all'altezza di Abakainon...e giù sino alla costa occidentale, sino a Mylai. Ben Vicina a Katane era anche Leontinoi, sempre Calcidese, con i suoi campi coltivati a cereali...che fruttavano ottimi raccolti. Questa rete di centri produttivi prosperava perché incentrata sulla pacifica relazione degli insediamenti greci calcidesi con i Siculi dell’interno. Tali rapporti continuarono ad essere pacifici e proficui fintantochè le colonie calcidesi rimasero indipendenti e cioè fino a quando Siracusa divenne potenza dominante nella Sicilia orientale dal 476 a.C. I prodotti greci venivano trasportati all'interno da Katane sfruttando almeno la prima parte del corso del Simeto, allora ricco d'acque (grosse barche risalivano la corrente tramite alaggio o scendevano a favore di corrente verso la foce: così come sul fiume calabrase Laos passava parte del commercio sibarita). Posto una immagine del fiume prossimo alla foce. Altro facie litinerario era quello della vallata dell’Alcantara. In cambio della propria ceramica ed altri prodotti lavorati i Greci prendevano il legname (la Sicilia allora era molto diversa da oggi, umida e boscosa, ricca di sorgenti) ed i prodotti della pastorizia e della viticoltura che erano apprezzati nella stessa Grecia. Da questi rapporti di scambio derivò una (apparente) ellenizzazione dell’area Sicula interna sullo scorcio del VI secolo a.C., pur restando integro l’etnos Siculo. Quest’area sicula-siceliota rimaneva pacifica, in ottimi rapporti con i Calcidesi ma libera dal dominio delle loro città. Le evidenze degli scavi hanno dimostrato che i rapporti tra i siti della Sicilia interna sud orientale e le etnie greche avveniva fino al 476 con i Calcidesi e non con i Siracusani. Così scrive Moses I. Finley (Storia della Sicilia Antica – Laterza 1972). Per quanto narrato Si può evidenziare: 1) – su Katane si imperniava la rete dei siti Calcidesi per uno sbocco commerciale che poteva appoggiarsi alle strutture portuali ed alla foce del Simeto (il più ricco di acque dell’Isola, in parte navigabile) e consentire quindi il trasporto e lo scambio delle derrate e delle merci; 2) - questo scalo, a differenza di Zankle/Messana non doveva temere il diretto controllo di Reggio che le era dirimpettaia e, specificamente, di Anaxilas (suo ambizioso tiranno) all’inizio del V secolo; 3) - tale scalo era anche sufficientemente fuori dal diretto controllo dorico (Siracusa e le sue colonie) in quanto consentiva di prendere con agio il mare (anche aperto) verso est e verso sud…nonché con rotta protetta di cabotaggio (che rasentava la costa a controllo calcidese…) verso nord. 4) - A Katane e nel suo porto, affluivano copiosamente non solo le merci delle città Calcidesi e le derrate cerealicole della Calcidese Leontinoi ma anche quelle dell’interno, quindi le merci e i prodotti agricoli delle genti sicule provenienti dai numerosi centri disseminati nel triangolo posto tra Katane, Enna ed Himera.Conformi, al riguardo, anche le idee di un altro noto studioso della Sicilia antica che così si esprime: Morgantina per i Greci della costa era la città del pane di orzo, del buon arrosto di cinghiale, del buon cacio e del vino corposo, prodotto da vitigni noti anche al saggio Catone. Dalla stessa giungevano nei porti sicelioti carichi cospicui di prodotti agricoli, anche per l’esportazione, in quanto ben accetti e ben consumati dalle Polis Greche continentali. Fonte: Giacomo Manganaro (La Sirakosion Dekate). 5) - Peraltro il traffico dei navarchi Himeresi non era alternativo o in concorrenza rispetto a Katane: in quanto era rivolto principalmente verso nord, nord-ovest, come già evidenziato in altri momenti di questa lunga discussione e comunque esposto alla pirateria Punica e Liparese e se Zancle – come abbiamo osservato - era più o meno controllata da Rhegion, l’unico sbocco pienamente efficiente rimaneva quello di Katane. 6) – Per quanto precede non è verosimile né commercialmente plausibile che la litra argentea sia stata coniata per la prima volta nell’area dei katanaioi, sotto l’egida Dinomenide e sotto il nome di Aitna. Nel prosieguo rintracceremo le prime emissioni prima del 476 a.C. sotto l’etnico dei Katanaioi, ancora liberi e che abilmente mediavano e gestivano pacificamente i rapporti politici e commerciali con l’area sicula, dove la litra d'argento era grata e gradita. Quanto precede spiega e motiva sotto l’aspetto geopolitico oltre che commerciale, la riconquista della Città di Katane-Aitna, da parte del siculo Ducezio e la repentina cacciata degli inaffidabili Siracusani (dorici), nonché il rientro degli affidabili alleati Calcidesi (già trasferiti a Leontinoi dai Siracusani medesimi)...sotto la protezione del grande stratega siculo. Constatiamo infine che i flussi delle merci...ed il loro controllo, la velocità e la tranquillità dei trasporti non sono una scoperta recente ed attuale (con l’Alta Velocità e le meganavi portacontainer); poco c’è nella storia dell’uomo che possa essere considerato come un evento storico unico od una esigenza socio-economica originale, lo spazio inteso in senso geopolitico era già una realtà complessa alla fine del VI secolo in Sicilia e in tale realtà incideva il conflitto tra due mondi opposti: - quello ionico (calcidese), incentrato sulla pace commerciale e la collaborazione; - quello dorico (siracusano/corinzio), basato sulla brutalità delle armi; ancora il primo: abile frutto della scaltrezza dei katanaioi mentre il secondo era una espressione della potenza che era appannaggio dalla famiglia dinomenide (sotto il placet corinzio); - sempre il primo: lontano riverbero di un epos epico, rammentiamo le imprese della marineria ionica (Gli Argonauti) dal Mar nero, alla costa anatolica, fino a Pithekussai (Ischia); mentre il secondo era espressione del crudo imperialismo dorico. Giasone torna con il vello d'oro, ceramica a figure rosse. Piakos (Continua...)1 punto
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La piana di Katane ante 476 a.c. – Nuove idee ed ipotesi sui rapporti politici ed i flussi commerciali. Parte I Kατάvη nel prefato periodo è ancora una polis con preponderante etnia Calcidese in ossequio all’etnia fondatrice…malgrado la città fosse stata oggetto - dagli inizi del V sec. a.C. - delle mire espansionistiche dei Dinomenidi di origine Geloa e dominanti a Siracusa dal 485 a.C. con il tiranno Gelone. Con i precedenti interventi abbiamo cercato di descrivere l’antica città per evidenziare la complessità urbanistica della stessa…l’evolversi delle aree edificate dai Katanaioi e lo sviluppo della loro potenza commerciale in rapporto prevalentemente pacifico con i Siculi dell’isola. Per altro verso si è ipotizzato in questa stessa discussione, che nessuna monetazione sia stata coniata dai Katanaioi Calcidesi prima della prefata data del 476 a.C. Si ipotizza che ciò sia dovuto all’uso, da parte di questi, della monetazione ateniese per regolare gli scambi della città e che solamente dopo l’avvento dei Sirakusaioi nasce la litra siceliota. Trattasi di un’ipotesi. Ma non sembra sufficiente a negare tout court una coniazione specifica della Katane Calcidese prima della suddetta data del: 476 a.C. ove si valuti che la litra argentea fu introdotta - quale mezzo di pagamento – anche per favorire gli scambi con le genti sicule. Abbiamo già osservato che la città sorgeva poco lontano dalla foce del Simeto posta a sud e controllava un vasto, pianeggiante territorio che era (ed è ancora) il più ubertoso dell’Isola. E’certa - in linea anche logica - la presenza di uno scalo marittimo o di un porto che - come oggi - arricchiva le potenzialità di scambio e la capacità della città di gestire lucrosi e importanti commerci. Cfr. Il sistema portuale di Catania antica. Studi interdisciplinari di geo-archeologia marittima - di Castagnino Berlinghieri Elena F. - Monaco Carmelo. Di seguito posto una foto della parte più interna dell'attuale porto grande di Catania. Peraltro Katane fu, dalla fine del VI secolo al 476 a.C., l’unica città calcidese libera posta sulla rotta Cartagine/Corinto attraverso la quale si trasportavano (da una parte e dall’altra) le merci d’Africa e quelle d’Asia e di Grecia, lungo una rotta di cabotaggio che si dipanava lungo la costa meridionale dell’isola (Selinunte, Akragas, Gela) quindi, doppiato il capo Passero, toccava Siracusa, Katane e Messana/Reggio e poi, doppiato il capo Spartivento sulla costa ionica dell'odierna Calabria, la rotta proseguiva per Locri, Caulonia, Sibari, Taranto, Brindisi, Corcira ecc. fino a Corinto. E negli scali più importanti di tale itinerario le merci potevano essere caricate e scaricate repentinamente e continuamente...dando luogo ad una serie di spedizioni di mezzo, sull’asse marino Cartagine/Corinto. Nei porti più importanti di questo itinerario marino si rappresentava ogni giorno (da aprile a settembre) la prassi tramandataci da Eraclito di Efeso e osservata nel grande porto Efesino: oro merci – merci oro…merci oro – oro merci, in quanto le une si trasformavano nell’altro e viceversa nello scambio e nella negoziazione. Per compensare il valore di ogni transazione era necessario ricorrere anche al mikron kerma cioè alle frazioni della moneta d’argento. Per poche litre di differenza sulla somma in trattativaun carico di grano di Leontini o di Katane poteva cambiare compratore. Ed ancora, per due litre,il vino siculo di Morgantina o altre derrate potevano prendere la direzione di Cartagine invece che quella di Corinto..in ambedue le metropoli risiedevano estimatori dei prodotti agricoli della Sikelia mediati anche da Katane, che aveva rapporti pacifici e non indirizzati alla sopraffazione con le genti Sicule come nel prosieguo analizzeremo. La rotta su indicata era già un’ autostrada del mare ed i navarchi greci e punici la percorrevano assiduamente nella buona stagione. Ma chi incideva nel controllo delle merci che si appoggiavano a tale rotta per essere veicolate? Vi invito a porre attenzione su un dato eccentrico: lo scalo di Katane è stato l’ultimo scalo libero Calcidese lungo questo percorso dalla fine del VI secolo, atteso che Zankle cede prima a Gelone, quindi alla parentesi Samia ed infine ad Anaxilas di Rhegion - 500 a.C. ca. – 476 a.C., che fu tiranno di Reghion e dello Stretto. Anaxilas non si considerava calcidese era figlio della discendenza messenica (che si aggregò ai fondatori calcidesi) ed aveva sovvertito l’oligarchia di questi ultimi nella città, favorendo l’ascesa politica della parte Messenica della Polis reggina. Nel 494 a.C. il condottiero messeno occupa l'acropoli reggina e, rovesciando l'oligarchia che dominava la città, sale al potere dando inizio alla sua tirannide. Molto probabilmente Anassila approfitta della crisi interna del governo che, incapace di contenere l'espansionismo di Ippocrate tiranno di Zancle e Gela, individua nel messeno l'unico in grado di controllare la minacciosa situazione. Morto Ippocrate nel 491 a.C., Anassila passa lo stretto con un consistente esercito di messeni, scaccia i Samii e i Cadmi e conquista Zancle, che ribattezza Messana in onore della patria d'origine da cui provenivano i suoi antenati, la Messenia. Mi consento di chiudere, per ora, queste osservazioni ponendo alla vostra attenzione una considerazione di carattere geopolitico: tra i Fenici dell’ovest (da una parte), l’avvento di Anaxilas nel dominio dello stretto e le ambizioni delle stirpi doriche (dall’altra parte), la Katane calcidese era di troppo, ultima libera rappresentante di una marineria che fu grande e temeraria dalla fine dell' VIII secolo alla metà del VI a.C. e che, già prima del 476 a.C., era al tramonto. Ma se l’egemonia calcidese era al tramonto Katane viveva un periodo di prosperità, malgrado le prime pressioni dei Dinomenidi. Possedendo un territorio particolarmente vasto e fertile e la città prosperava anche grazie al proficuo lavoro di mercanti, artisti ed artigiani, godendo dei buoni rapporti commerciali e diplomatici intrecciati con Siculi, Greci, Cartaginesi e l’Asia minore. Prodotti vascolari di produzione greca, corredati da superbe incisioni a figure nere, venivano mediati e diffusi. Illustri cittadini governavano la città in base ad un codice legislativo ricordato per la sua moderazione. Ma all’alba del V sec. a.C., su tali privilegiate condizioni incombono le mire dei tiranni di Sicilia, interessati a guadagnare una serie di sbocchi portuali sul Tirreno e ad instaurare una egemonia nello ionio, come di seguito andremo ad approfondire. Piakos (Continua...)1 punto
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...prova a vedere nella sezione del mercatino... ti consiglio vivamente di mettere una foto/scannerizzazione delle banconote.. purtroppo "garantisco autenticità e ottima qualità dei pezzi" è un po' poco per gli appassionati di numismatica, anche perchè il valore varia tantissimo (una banconota che vale 1000 se nuova e perfetta può valere 250 se ben conservata ma con qualche pieghina..). Per le foto puoi scaricarle su siti appositi (come ad es questo) e poi lasciare il link nel tuo messaggio sul forum. Ci tengo a precisare una cosa moooolto importante che per te che se nuovo del forum è un novità mentre per chi lo frequenta assiduamente è la solita litania: quelli che trovi sul WPM sono valori di CATALOGO (per altro americano) e non di MERCATO. Quindi devi utilizzarli come riferimento e non ti devi meravigliare se c'è una netta disparità tra quello che 'è scritto sul catalogo e quello che ti verrà offerto/ riuscirai ad ottenere.1 punto
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