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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/24/10 in tutte le aree

  1. Ciao a tutti! Torno su un tema già affrontato tempo fa ed al quale non avevo avuto grande riscontro: i sesterzi di Claudio. Le monete di questo imperatore sono spesso oggetto di imitazioni coniate o fuse di provenienza barbarica, in particolare il tipo SPES e quello MINERVA (vedi G. Pittini, Monete Antiche, Marzo/aprile 2009, pag. 10). In certi casi ciò è particolarmente evidentemente, in altre no. Di seguito alcuni esempi da CNG Coins: a ) ZECCA DI ROMA: Claudius. AD 41-54. Æ Sestertius (39mm, 30.41 g). Rome mint. Struck AD 50-54. Laureate head right / Spes advancing left, holding flower and raising hem of skirt. RIC I 115; BMCRE 192; Cohen 85. VF, glossy brown patina with some traces of green, fields smoothed. Nella maggior parte dei sesterzi da Roma il ritratto dell'imperatore presenta un collo lungo, i tratti fisici sono quelli "canonici". b ) ZECCA "GALLICA": CLAUDIUS. 41-54 AD. Æ Sestertius (32mm, 26.99 gm). Struck circa 50-54 AD. Laureate head of Claudius right / Spes walking left, holding flower and raising hem of skirt. RIC I 115; Cohen 85. VF, red-brown patina, rough. From the Garth R. Drewry Collection (purchased from A. H. Baldwin's, August 1973). The obverse legend on this coin is slightly blundered, reading TI CLAVDIVS CAESAR AVG P M I IMP P P instead of ...P M TR P IMP P P. Although Claudius' aes coins were extensively imitated to supply a fiduciary coinage in areas where there was a shortage of bronze coinage, the style and weight of this particular coin suggest it was probably official. Ritratto abbastanza difforme con collo allungato simile all'originale da Roma. Legenda alterata. c ) ZECCA "INCERTA":CLAUDIUS. 41-54 AD. Æ Sestertius (35mm, 18.59 g). Struck 41-42 AD. Laureate head right / Spes walking left, holding flower in right hand and raising hem of skirt with left. RIC I 99; BMCRE 124; Cohen 85. Near VF, attractive light green patina, scuff on reverse edge. Ritratto difforme, caratteristiche somatiche abbastanza alterate (doppiomento?) (segue)
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  2. Alfaomega, per fattura (stile ritratto, legenda...) e misure lo darei decisamente "zecca di Roma". Le misure ricadono perfettamente nei valori medi dall'analisi di cui sopra. RIC 115 come da te già segnalato perchè il 99 ha una legenda diversa... Mirko, spero che le ipotesi di cui sopra abbiano chiarito qualche punto. Allego di seguito un'imitazione barbarica... Ciao Max, seguendo quanto sopra e osservando solo lo stile lo darei più "imitativo" che non "barbarico". Ovvero di quel gruppo semiufficiale. Ciao Illyricum :)
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  3. - temperatura di fusione del rame: attorno ai 1080 °C. - temperatura di fusione dello zinco: attorno ai 420 °C. Le leghe Cu-Zn hanno una temperatura di fusione intermedia tra questi valori (aumentando il contenuto di zinco diminuisce la temperatura di fusione della lega.) - temperatura di fusione di una lega 85% Cu - 15% Zn (più o meno la composizione di sesterzi e dupondi del periodo Flavio, con percentuali modeste di stagno e piombo) 900-940 °C - temperatura di di ebollizione dello zinco: attorno ai 908°C. Alla temperatura cui si riesce a fondere un sesterzio di Vespasiano, lo zinco è allo stato vapore. Una piccola percentuale di zinco andava quindi sicuramente persa nella rifusione di monete usurate. Il problema è capire quale peso ha avuto sul depauperamento rispetto ad altre possibili cause. Il passaggio cui fa riferimento @piotr tratto da un lavoro della Società Numismatica Italiana è sostanzialmente questo: L'oricalco rappresenta il singolare caso di una lega prodotta industrialmente nell'antichità senza conoscere un suo componente. (...) Riservato in origine ai grandi esemplari di sesterzi e dupondi, poi con Nerone anche ai semissi, l'oricalco dal bel colore dorato per l'alto tenore in zinco (oltre il 20%) riuscì a creare per la prima volta monete di alto valore artistico ed estetico in metallo non prezioso. Ben presto però il continuo riciclo per la rifusione degli esemplari più antichi (forse per difficoltà di reperire nuovo minerale adatto) portò ad una dezincificazione della lega, in quanto lo zinco bolle a temperatura vicina a quella di fusione dell'oricalco, ed evapoa con i fumi. L'oricalco andò così a confondersi con l'anonimo bronzo al piombo sopra citato e finì nel tardo impero con lo scomparire. L'influenza della localizzazione delle miniere credo sia innegabile. Un confronto tra le emissioni in oricalco imperiali e quelle provinciali di Vespasiano, Tito e Domiziano dimostra come quelle provinciali hanno un contenuto di zinco maggiore. L'oricalco provinciale era prodotto per cementazione ed conteneva prevalentemente zinco primario, mentre quello imperiale proveniva anche da rifusione, o zinco secondario. Un lavoro di A. Pike, M. Cowell e A. Burnett, in Procedings of XIIth International Numismatic Congress (Berlino, 1977), cui non ho accesso ma è commentato nel Roman Provincial Coinage vol II (p. 123), indica che "l'uso dell'oricalco si correla bene con la localizzazione dei depositi moderni di zinco. La conclusione sembra quindi che nelle provincie lo zinco venisse usato nelle aree dove era facilmente accessibile". Lo zinco usato in Asia Minore era quindi estratto da miniere locali più facilmente accessibili e in definitiva meno costoso. Da qui una minore necessità di rifondere vecchie emissioni per abbattere i costi di produzione. Fattori economici possono anche aver contribuito alla prograssiva diminuzione del tenore di zinco nell'oricalco. Ovviamente il costo di produzione dell'oricalco era superiore a quello del bronzo, ad esempio per la necessità di una materia prima aggiuntiva e per la tecnica di fusione più complessa. Il valore duppio del dupondio rispetto all'asse probabilmente rispecchia il rapporto iniziale dei due costi di produzione. Ma l'incremento del costo di produzione dell'oricalco dovuto al depauperamento delle miniere e la necessità di approvviggionamenti sempre più distanti avrebbe fatto aumentare anche il rapporto tra il valore del dupondio e dell'asse. Per mantenere invariato questo parametro era quindi necessario diminuire il contenuto in zinco, ossia la percentuale del costo imputabile allo zinco. Questo spiegherebbe anche quelle emissioni che presentano minore percentuale di zinco, senza compensazione da parte di piombo e stagno. Luigi
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