Nel frattempo infatti il Cristianesimo era divenuto prima religiona tollerata (313 d.C., editto di Milano), poi religione dello stato (380 d.C., editto di Tessalonica); e nel 391 saranno severamente vietati gli atti di culto dell'antica religione, oltre che le "eresie" della nuova. Già a Costanzo 2°, piuttosto intransigente sebbene ariano, l'altare e la statua della vittoria erano parsi intollerabili e li aveva fatti rimuovere dalla Curia. Giuliano li aveva ovviamente ricollocati. Seguono una serie di scaramucce e di spostamenti (povera vittoria!) fino alla più famosa disputa (382-384) fra Simmaco, praefectus urbis, e Ambrogio (che non era il papa, ma si comportava come se lo fosse). Nei confronti del debole Valentiniano 2°, Ambrogio aveva già decretato che occorreva rimuovere l'altare e la vittoria. Simmaco, pagano, inviò diverse relazioni abili e molto moderate, dicendo in sostanza che "la Vittoria aveva più volte salvato Roma", e che comunque era inutile contrapporsi fra credi diversi, visto che tutti intendevano onorare l'Essere Supremo. La risposta di Ambrogio fu però netta e negativa, accompagnata dalla minaccia di scomunica per Valentiniano, se avesse ceduto: "...Valentinianum, si privilegia infidelibus concesserit, ab Ecclesia rejiciendum..." (Ep. XVII)
Ovviamente, la vittoria non rimise più piede nella Curia. Possiamo anche considerare questa sottomissione alla Chiesa come la fine dell'impero romano, e l'inizio (semmai) di un impero compiutamente cristiano.
Non sarebbe male riuscire ad inserire anche qualche immagine di statue e monumenti!