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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/28/11 in tutte le aree

  1. Come per le zecche di Milano e Pavia, l'imperatore Corrado II concesse il diritto di battere monete alo comune di Asti intorno al 1140, anche se la città non iniziò a godere subito di tale privilegio. Quindi nella zona compresa fra le Alpi e il Po, la lira Imperiale fu presto sostituita dalle monete coniate da queste zecche, sempre riportanti il nome dell'Imperatore. Precedentemente alla battitura della monete comunali, la valuta più usata era il denaro di Pavia. Le prime notizie riguardanti le monete Astigiane riguardano alcune trasnazioni, databili al 1162 1. Le monete coniate dal comune sono tutte abbastanza simili, anche se quelle più recenti hanno dei caratteri (forma delle lettere) diversi e qualche piccola rosetta o trifoglio, aggiunta "per vezzo del conio" 2. Inizialmente le monete coniate furono il denaro e l'obolo. Il denaro era detto anche "Minuto" o "Imperiale", valeva 1/12 di soldo (moneta di conto !). L'obolo invece valeva 1/24 di soldo, corrispondendo alla metà del denaro. Entrambi recano il nome dell'Imperatore CVNRADVS II e nel campo REX, con lettere disposte a triangolo. Queste monete godettero di un discreto successo, ma ben presto ne furono alterate le caratteristiche. Di fatti iniziò ad essere specificato nei documenti "denari buoni" (bonorum astensium minutorum). La svalutazione procedette incessabile, forse a causa delle guerre che Asti dovette sostenere contro quasi tutti i suoi vicini; guerre che costarono enormi cifre alla città. Come spesso si fa in tempi di crisi si cercò di trovare un guadagno diminuendo il fino della moneta. Tornata la pace la città potè contare su un periodo di prosperità che la indusse ad attuare alcune riforme in campo monetario. Fra il 1270 e il 1280 il comune di Asti intraprendeva numerosi scambi commerciali con la Francia, decise di imitare le zecche Lombarde, coniando il grosso ad imitazione di quello Francese. Questo grosso valeva 1/3 di soldo (che rimaneva una moneta di conto), e fu per questo che venne soprannominato "Terzarolo". ____________________________________ 1 Domenico Promis, Monete della zecca di Asti 2 Domenico Promis, Monete della zecca di Asti ____________________________________________________________________________________________________________ Le mie conoscenze si fermano purtroppo qui. Devo dire che sull'argomento ho letto solo il Promis e non possiedo nessuna moneta di questa zecca, anche se è in lista ;)
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  2. Salve e saluti da San Francisco. Sono nuovo a questo sito. Fino ad oggi ho seguito le discussioni de La Moneta, che ho trovato molto interessanti , ma non partecipato attivamente. Oggi invece vorrei chiedere riguardo alla monetizazione in nichelio degli anni '20 se qualcuno saprebbe dirmi la ragione perche' il Governo dell'epoca abbandono' l' uso del rame, materiale tradizionalmente usato nella bassa monetizzazione, in favore del nichelio. Materiale credo piu' costoso del rame stesso e tutto da importare. Fu un fatto di costi o di moda ? Sembra inoltre dalla relazione della Zecca di quegli anni di cui riporto uno stralcio qui sotto, che la Zecca stessa fosse completamente impreparata nei mezzi e nei macchinari alla lavorazione del nichelio, in particolare in condizione di purezza. Perche' dunque il nichelio? Infine furono le percentuali di mistura di impasto rispettate od a causa del periodo bellico e l'alto costo del nichelio alterate al punto di compromettere la qualita' stessa del prodotto? La 50 Centesimi Leoni che vi attacco chiaramente mostra i problemi di impasto e laminazione del tondello descritti nella relazione. Se qualcuno avesse altri esempi da mostrare sarebbe interessante vederli. Grazie, Lamberto Dalla Relazione della Regia Zecca sulla monetazione in nichelio ........................... Si è già accennato alle difficoltà di lavorazione opposte dal nichelio puro. La fusione di esso esige, infatti, forni capaci di raggiungere la tem- peratura di 1600° C°, mentre i metalli anterior- mente adibiti ad uso monetario non richiedevano più di 1300° C". Occorre poi un macchinario pesante per la laminazione prima a caldo e poi a freddo dei lingotti, i quali pesano da 40 a 60 chi- logrammi, mentre le verghe in cui si gettano le leghe di uso monetario pesano da 2 a 4 chilo- grammi. Il macchinario di Zecca era quindi inadatto alla lavorazione del nichelio puro che nel 1931 risultava del tutto nuova anche per l'industria italiana. Fino a quell'epoca, invero, gli stabilimenti metallurgici del nostro Paese avevano avuto soltanto occasione di preparare leghe di rame e nichel, la cui fusione e lamina- zione sono molto più facili che non quelle del nichel puro...............
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  3. Non credo proprio. Anche ai tempi del baratto una banana valeva molto di piu in Germania che in Somalia. Allo stesso modo i metalli valevano molto di piu lontano dalle miniere che li producevano. Infatti, credo si possa dire che siamo molto piu vicini oggi ad una moneta mondiale per via della globalizzazione dei traffici commerciali, che nel passato, quando i mercati erano molto piu separati geograficamente.
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  4. l ultima cosa ci sono colpi sul bordo ? perche` se no mi pare una moneta in alta conservazione , qSPL o SUP
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  5. la testa di cavallo e` il simbolo dell incisore. a te interessa il simbolo a sinistra della data che cos e` ? ciao
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  6. http://numismatica-francese.simone-numismatica-e-storia.lamoneta.it/moneta/FR-9/17 La tua dovrebbe essere zecca di Rouen ciao
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  7. secondo me qualcuno si è divertito a "girarla"
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  8. Buonasera teofrasto e dabbene . Ho seguito con molto interesse il vostro civilissimo dialogo . A mio modesto parere concordo con ambedue i concetti da voi espressi . Capisco dabbene e condivido teofrasto . In questi ultimi tempi nel forum si sta verificando un piccolo ma significativo miracolo : uno scambio di opinioni e considerazioni tra mondo accademico e mondo collezionista . Una piccola rivoluzione che probabilmente mai prima si era verificata. Un mix esplosivo , nel senso positivo del significato , che altro non può portare che a riscontri costruttivi e positivi nella sfera della numismatica che deve essere alla portata di tutti . Dette queste banalità non mi rimane altro che complimentarmi con voi e sottolineare che siamo fieri di avervi tra noi . Cordialmente adolfos
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  9. Secondo me più forte: "Alla patria, alla cara (patria), aderisci". Ma anche la tua dovrebbe andare.
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  10. Capisco le giustificatissime preoccupazioni, ma siete certi che i falsari siano già al livello di riprodurre "perfettamente" una moneta antica, o anche le 5 lire del 1914 in modo da tale da ingannare un occhio esperto e navigato ? Esistono particolari di patina, superficie, e altrio che non sto a menzionare che comunque continuano ad essere molto significativi per distinguere il buono da ciò che non lo è. Certo per gli aurei romani , ove la patina non esiste e il materiale l'oro, che rappresenta un rischio maggiore, certamente occorrono più cautele. Anche l'argento greco di modulo maggiore quando privo di patina rappresenta un rischio. Il laser-scanner permette una mappatura particolarmente accurata di un oggetto qualsiasi e delle sue superfici. E' però una macchina fotografica in pratica che funziona tridimensionalmente e permette di inviare i dati raccolti ad un PC per la loro elaborazione. Poi però occorre riprodurre l'oggetto, se si vuole, e se si intende confezionare un falso sono tanti i problemi da affrontare. Ad esempio occorre scegliere una lega d'argento simile a quella della moneta che si intende riprodurre. La cristallizzazione dell'argento sarà inevitabilmente diversa tra esemplare autentico e quello prodotto ex novo e questo può essere evidenziato da analisi ad hoc. La pressione esercitata da una coniazione originale produrre inoltre altri particolari che una realizzazione artificiale dell'oggetto non potrà avere. Insomma continuerei ad avere più paura delle riconiazioni a freddo piuttosto che di questa nuova tecnica, anche se concordo che lo stato di allerta falsi ha spostato l'asticella pericolosamente in alto.
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  11. Ciao lgmoris, prima di tutto ti do il mio personale benvenuto sul forum. Parliamo delle difficoltà a lavorare il Nichelio in anni del dopoguerra del primo conflitto mondiale, ma non dimentichiamo in precedenza una prima (e più semplice) utilizzazione del CuproNichel per i nichelini di Umbetro I. Provo a risponderti su ciò che avvenne subito prima e dopo il primo conflitto mondiale, richiamando la tua attenzione su una data importante nella storia delle tecnologie industriali e forse dell'intera storia dell'umanità: la data della scoperta dell'acciaio inossidabile. Oggi nessuno ricorda più quella data. Oggi si dà per scontato che l'acciaio inox sia in tutte le nostre case e che, solo ad esempio, abbia sostituito l'argento, lo scheffild e soprattutto gli acciai "non-stainless steel" (in italiano acciai non inossidabili). Di stanley steel oggi sono fatte gran parte delle nostre posate e non soltanto (casseruole, lavelli, componenti degli elettrodomestici, ecc....). Lo stesso fatto che l'acciaio comune venga chiamato "non inossidabile" ti da la misura dell'importanza che l'acciaio inossidabile ha avuto ed ha ancora, anche se ora in misura sicuramente minore (tanto vero che in un meno lontano passato si è parlato e forse talvolta anche stra-parlato di crisi del settore metallurgico)... L'acciaio inossidabile è stato scoperto per caso e "soltanto" nel 1913... Molte importanti scoperte sono state fatte agli inizi del secolo scorso e tutte insieme hanno accompagnato e provocato l'inizio di una svolta in tutti i campi del sapere e persino dell'arte. Il nichel è un possibile componente delle leghe acciaio che (insieme ai trattamenti termici di "bonifica") ha la capacità di aumentarne la "durezza". L'interesse strategico-militare per le varie leghe ed i vari trattamenti dei differenti acciai ne ha accelerato molto la sperimentazione anche in campi diversi da quello militare. Anche l'interesse per l'acciaio ed il nichel per la costruzione di monete va forse inserito in questo quadro generale, secondo me. Ci si meraviglia che l'acciaio per fabbricare tondelli avesse composizioni e proprietà diverse tra diversi lotti di monete (famosa e per taluni famigerata la differenza tra monete in acciaio calamitabili e non), ma suppongo che anche in quel caso si siano utilizzate dapprima leghe su cui era stata fatta sperimentazione e che successivamente l'uso del nichelio e degli acciai sia stato condizionato (sicuramente di fatto) dal troppo grande valore strategico assunto dal Nichel stesso all'avvicinarsi del secondo conflitto mondiale. Un salutone,
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  12. E' un gettone ricordo dell'anno santo 1975,che veniva venduto nelle bancarelle a Roma come souvenir. D/ Veduta della piazza e basilica di San Pietro.R/ Credo sia la raffigurazione di un pellegrino. Ciao Borgho.
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  13. ciao le 50 lire 1864 manca la firma dell'incisore... in quella del 1836 la testa dell'aquila attaccata al P in ovale... in quella del 1911 non mi convince la perlinatura.. poi in tutte il colore non mi convince, però potrebbe essere la foto secondo me false Luca
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  14. Il record precedente di vendite è già stato superato nel corso del mese di gennaio, le vendite di American Eagles è salito a 4,6 milioni di Oz, i prezzi dell'argento sono diminuiti abbastanza per attirare acquirenti che cercano esposizione in metalli preziosi e di conseguenza si aspettano che la domanda industriale di argento torni a crescere. Molti aquirenti pensano che l'economia sta migliorando e siccome l'argento ha un uso maggiore rispetto all'oro dal punto di vista industriale e di conseguenza si espongono su questo metallo (David Beahm - Blanchard &Co.) (Thomson Reuters)
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  15. Un ulteriore riflessione sulla combinazione HE proviene dalla monografia "Il dialetto dorico di Sicilia" (in "Pan" 22, 2004, pp. 81-122) in cui l'autore, Salvatore Maurizio Garofalo, analizza l'origine e l'evoluzione del dialetto della koinè dorica di Sicilia. Riguardo alla fonetica delle consonanti, allego sotto la parte relativa all'uso della lettera h- come spirante di debolissima pronuncia più che come aspirazione vera e propria (pag 14 del saggio citato): "Probabilmente i Sicelioti pronunciavano con una naturale aspirazione i suoni, così come in seguito su loro imitazione fecero i Romani. La h- segnava non aspirazione vera e propria, ma una debolissima spirante, di cui i Sicelioti fecero largo uso ad es. nella toponomastica, ripresa dai Romani: Henna, Hadranum, Halaesa, Haluntium, Helorus, Herbita, Herbessus, Hegesta …. (…), laddove i Greci non segnavano spirito aspro, ma dolce." Nella sua dettagliata analisi del dialetto della koinè dorica di Sicilia, l'autore sottolinea come le "differenze che esistevano in inizio tra i vari dialetti molto presto cominciarono a diminuire." E aggiunge come ciò sia avvenuto evidentemente per il mescolarsi continuo di dialetti e lingue. Evidenzia infine come gli aspetti peculiari comuni, seppur pochi, siano comunque in grado di offrire un quadro linguistico approssimativamente comune della koinè dorica di Sicilia." Prosegue con un elenco delle fonti sulle raccolte delle iscrizioni doriche di Sicilia. In particolare per quanto riguarda le iscrizioni su monete cita come raccolte importanti "G.F. Hill, Coins of Ancient Sicily, 1915" e "B.V. Head, Historia Nummorum, Oxford 1911". Riguardo alla Grammatica delle iscrizioni doriche di Sicilia l'autore fa riferimento all'opera "tutt'oggi insuperata e non aggiornata, ma fondamentale ed esaustiva, di U. Sicca, Grammatica delle iscrizioni della Sicilia, Arpino 1924.". Valeria Ps: Il mio cervello sta letteralmente (ma assai dolcemente....:P) naufragando in questo oceano di suggestioni suscitate dalla nuova enigmatica litra di Piakos e dalle molteplici e tutte affascinanti ipotesi avanzate da Acraf!!! Se aggiungiamo le interessanti riflessioni linguistiche di Paleologo e Okt e il quiz di Mirkoct..., c'è davvero tanta carne al fuoco in questa ripresa di fine estate!! Solunto, ... Piakos ... : a quanto pare, tutte le strade continuano a portare alle falde della mia Etna, e questo mi intriga assai...
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  16. Katane e la leggenda dei Fratelli Pii: uno sguardo sull'ultima monetazione della città (dopo il 210 a.C.): Parte Prima Oltre alla presunta etimologia citata da Piakos, il forte legame di Katane con il Vulcano si può leggere sia nella geomorfologia del suo territorio, plasmato dal susseguirsi delle imprevedibili vicende eruttive dell'Etna, sia nella iconografia espressa sulle sue monete (a partire dal Sileno effigiato sulle litre argentee, fino ai Fratelli Pii dei bronzi dell'ultima monetazione). Ricostruzione dell'antica linea di costa Il tratto costiero ionico compreso tra Catania e Naxos ha rivestito un ruolo primario come attestano le fonti letterarie (Tucidide, Strabone) e i dati archeologici. Negli anni novanta è stato elaborata una cartografia tematica incentrata sulla ricostruzione dell'antica linea di costa in modo da poter meglio impostare alcuni problemi topografici come quello della localizzazione del porto di Catania in età arcaica e classica. (Fonte: Dall'Alcantara agli Iblei. La ricerca archeologica in provincia di Catania. A cura di Francesco Privitera e Umberto Spiga) In effetti è oggi molto arduo localizzare l'antico approdo, dato che proprio la costa si è totalmente trasformata a causa dell'attività vulcanica dell'Etna. Tuttavia alla luce dei più recenti studi geologici e topografici si ritiene che il porto principale si trovasse nella zona occupata ora dalla Villa Pacini mentre quello di S.Giovanni li Cuti sia uno secondario sorto successivamente a supporto del più antico. In età romana Katane è comunque una città di grande importanza nel contesto mediterraneo, come testimonia Cicerone, e dotata di tre scali (Pacini, S.Giovanni li Cuti ed Ognina), dove confluiva un'articolata rete stradale che collegava il retroterra etneo con la costa formando un funzionale sistema per lo sbarco delle merci e per il loro trasporto…. Osservate sulla carta la localizzazione del Lago di Nìcito: distrutto durante l'eruzione del 1669, ne resta oggi solo il nome in zona S.Euplio, in una delle traverse di V. Dottor Consoli, via Lago di Nicito, appunto. Alla sua creazione, sbarrando il fiume Amenano, contribuirono le lave di un'altra catastrofica eruzione, avvenuta nel 693 a.C. Quest'eruzione determinò la distruzione dell'antica Katàne. Le lave, provenienti da fratture eruttive poste a nord-est di Mascalucia (area attualmente occupata dall'apparato eruttivo di Mompilieri, cono secondario posto a Sud-ovest di Nicolosi), procedendo in direzione Sud, giunsero sino in città: circondarono la collinetta di Cifali, formarono le alture di Catania (Bastione degli infetti, S. Marta, Monastero dei Benedettini, Fortino vecchio, Cappuccini, S. Agata al carcere, via Crociferi, Gesuiti, Terme dell'indirizzo) Valeria (continua)
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  17. Di grattugia (turoknestis) in Grattugia (scilicet Catane): tra paretimologia, storia e letteratura Eccovi una bronzea grattugia dall'euboica Lefkandi A partire dal 403 a.C. Dionigi il vecchio cancella l'autonomia di Aitna, Katane e Naxos, espugnandole l'una dopo l'altra... La Chora Katanese cade sotto il controllo dei Campani e vi rimane almeno fino a dopo il 357 a.C. Nel 352 aC fu occupata per breve tempo dall'uccisore di Dione, Callippo: narra Plutarco (Dion, 58, 2) come in quell'occasione Callippo - che era stato nel frattempo estromesso da Siracusa - abbia esclamato che perduta una città (Siracusa, appunto), aveva preso "una grattugia" (in greco: turoknestis). L.A. Post in "Catane, the Cheese-grater in Aristophanes' Wasps" (Am. Journ. Philol., 53, 1932) mostrò per primo che nella commedia di Aristofane "Le Vespe" (422 a.C.) - una fonte molto importante sulle lotte interne ad Atene nell'età della prima spedizione ateniese in Sicilia - parlando della grattugia per il formaggio (chiamata a deporre in tribunale come testimone, vv. 936 sgg.) si alludeva alla città etnea: scilicet Catane, appunto, in base a Plutarco (Dion, 58, 2). Si noti che nessun autore antico affermava che katane fosse il nome siculo della grattugia; il gioco di parole potrebbe semplicemente fondarsi sulla disposizione urbanistica della città (così già Post, art. cit) o su fatti a noi ignoti…. Per approfondire il contesto, interessantissimi questi due saggi: - Silvio Cataldi "I processi agli strateghi ateniesi della prima spedizione in Sicilia e la politica cleoniana" in "Processi e politica nel mondo antico" a cura di Marta Sordi. - G. Manganaro - "La Monetazione di Katane dal V al I sec. a. C., pag 312 Valeria (continua….)
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  18. La croce patente, da quello che sono riuscito a leggere finora, assume un significato particolare solo tra i Cavalieri Templari che la adottarono come simbolo. Essa prese la qualifica di "patente" quando il papa Eugenio III, nel 1147, dopo aver incontrato re Luigi a Digione ed essere passato da Chiaravalle, venne ricevuto a Parigi dal Gran Maestro dei Templari e 150 confratelli. In quell'occasione concesse loro la croce patente "affinchè questo segno trionfante serva loro da scudo ed essi non voltino mai le spalle di fronte a nessun infedele". E' quindi una patente ben precisa e mirata a svolgere un determinato servizio per la Chiesa e tale croce diviene l'emblema dell'autorità pontificia. Negli altri casi, questo tipo di croce è da considerarsi un'evoluzione specifica di quelle inscritte in un cerchio e che alludono al simbolismo del Pane Eucaristico ed usata al fine del decoro o come simbolo araldico. La forma di questo tipo di croce ben si adatta agli usi cavallereschi visto che le sue quattro estremità si allargano fino ai lati dello scudo incominciando dal centro. La croce in generale, inoltre, viene considerata dagli storici proprio come il primo simbolo araldico in senso moderno e venne usata in Terra Santa per distinguere la provenienza dei cavalieri: azzurra per i cavalieri italiani, bianca per i francesi, nera o arancione per i tedeschi, rossa per gli spagnoli, verde per i sassoni, giallorossa per gli inglesi. Oltre che per il colore, le croci si distinsero per la varietà del disegno. In numismatica, la croce patente avrà trovato fortuna grazie alla circonferenza del tondello ed al fatto che sia il modo più raffinato e vicino ai gusti dell'epoca per inscriverla. Enrico :)
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