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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/21/13 in tutte le aree

  1. Facciamo l'esempio delle Mute, monete da nominali 20 soldi (= 1 lira) emesse dal Regno di Sardegna alla fine del '700. Dopo il 1815 in Piemonte erano tariffate a 8 soldi (=40 cent.), che corrispondeva al valore di fino contenuto, ma intorno al 1840 i pezzi che circolavano (dopo 45 anni) erano talmente consunti che vennero quasi per intero ritirati, anche perché ormai la gente li rifiutava. Ci furono quindi incettatori che li pagavano, a peso, sui 35-36 cent.: portarono le Mute a Reggio e Modena e furono tariffate agli originari 40 centesimi, con guadagni milionari. E qua circolarono ancora una ventina d'anni, in che condizioni è facile immaginare. Altra «invasione» nel 1858: lo Stato Pontificio ridusse il titolo dei 5-10-20 baiocchi da 900 a 800, aumentandone però il peso, ma non in misura proporzionale, bensì riducendo il fino di circa il 7%. Per alcuni mesi venne invece fatto credere (al popolo minuto) che i nuovi baiocchi valevano come i vecchi, e la tariffa ufficiale si adeguò dopo un certo lasso di tempo. Anche in questo periodo alcuni speculatori guadagnarono milioni. Inspiegabilmente Francesco IV (†1846) non ebbe nemmeno in progetto di coniare moneta. Suo figlio Francesco V invece si rese conto di questa necessità sempre più impellente di coniare moneta buona che, come scopa salutare, spazzasse via la pietosa circolazione monetaria del periodo. Un primo progetto risale al 1848, ma i noti avvenimenti lo fecero scendere dalla scala delle priorità. Verso il 1855 si decise di fare seriamente, ma ci si rese conto che i macchinari della zecca di Modena avevano - i più recenti - oltre 70 anni e andavano interamente sostituiti con spesa non indifferente, oltre all'assunzione del personale di Zecca. Si prese contatto allora con la zecca di Milano, ma questa era impegnata a preparare coni e macchinari per la nuova riforma monetaria decisa dall'Austria; ci si rivolse allora a Bologna, allo Stato Pontificio, e il Voigt (incisore per Pio IX) preparò i coni. Si scelse un sistema analogo all'austriaco, sia per affinità politica che per motivi economici, essendo il Lombardo-Veneto la piazza con la quale gli scambi erano maggiori. Quindi monometallismo argenteo, monete da 5, 2, 1 lira da 25, 10 e 5 grammi di argento 900, monete da 50, 20, 10 cent. in mistura e monete da 5, 2, 1 cent. in rame. Era prevista la coniazione di due monete d'oro da 8 e 4 grammi (Ducato e Doppio Ducato), ma senza indicazione di valore e che avrebbero corso al prezzo corrente dell'oro. Finalmente tutto era pronto e il 19 febbraio 1859 il Duca firmò il decreto che autorizzava la coniazione e stabiliva le caratteristiche. Un mese dopo cominciavano però i preparativi per quella che sarebbe stata la II Guerra d'Indipendenza, e ancora una volta le priorità furono altre. L'11 giugno il Duca abbandonava il Ducato.
    4 punti
  2. Si applico' nel Ducato una curiosa variante della legge di Gresham: in linea di massima la moneta cattiva scacciò la buona, quindi scomparirono in breve le monete d'argento di Napoleone dalle 2 lire in giu' (rimasero scudi e marenghi, ma che non erano utilizzati per pagamenti minuti), ma nemmeno ebbero successo le monete di puro rame, coniate da Stati limitrofi (Milano e Bologna/Roma): ci fu un'indigestione delle monete di biglione, delle quali era assai difficile dare una valutazione precisa, specie da logore, e che si prestavano quindi ad "invasioni" ad opera di speculatori che le incettavano negli Stati di origine, dove erano ormai neglette, e le portavano nella piazza di Modena e Reggio dove c'era "fame" di circolante in quanto la zecca era ferma dai tempi di Ercole III. Non si poteva invece speculare sul rame, in quanto la circolazione era fiduciaria, e nessuno - per tali monete - avrebbe pagato più del nominale. Circolavano anche monete d'argento, ma non piu' spendibili negli Stati di origine perche' consunte oltre la tolleranza, forate o tosate, anche qua tendendo ad avvicinarsi ad una valore nominale che non possedevano più. Gia' a partire dal 1840 si cominciò a parlare di "lira abusiva", che valeva il 12% in meno della "Lira italiana", detta "tariffale", ed era in sostanza il disaggio di cambio per il fatto che le monete in cui si esprimeva erano monete "sottopeso". Si innescarono contenziosi a non finire perché chi si era indebitato in tariffale voleva pagare in abusivo, e questa confusione nocque soprattutto ai commercianti che ricevevano pagamenti in abusivo (con monete logore e dal titolo basso) e dovevano invece pagare i grossisti in tariffale e con monete buone. La cosa si trascino' anche dopo l'Unita' d'Italia, fino al 1862.
    3 punti
  3. ciao a tutti.... sono stato un po' assente dal forum per problemi vari... ora voglio rimediare... e come posso fare se non GASARMI un pochino con questi 2 ritrovamenti nell'ultimo periodo? Per quanto riguarda il 10 cent ringrazio molto mia sorella che ha brillantemente controllato... GRAZIE E GRANDE.... Taglio: 1 € Nazione: MONACO Anno: 2001 Tiratura: 971.100 Condizione: BB Città: Pinasca (TO) Taglio: 10 cent Nazione: MONACO Anno: 2003 Tiratura: 100.800 Condizione: BB Città: Pinasca (TO)
    3 punti
  4. 32° Raduno Numismatico di Torino + Mostra sui Falsi Come ogni anno anche per il 2013 è previsto il consueto raduno numismatico a Torino. Quest'anno, oltre all'area destinata alla parte commerciale, ci sarà una sezione dedicata all'aspetto culturale dove verrà allestita una piccola esposizione. L'argomento sarà: "la falsificazione delle monete dall'antichità ai tempi moderni: gli aspetti economici e tecnologici, l'inganno delle patine, gli strumenti per contrastare il fenomeno." Tra sabato 23 e domenica 24 marzo saranno presentati alcuni di esemplari che testimoniano la falsificazione dai tempi antichi ai tempi moderni mentre, durante la mattina del Sabato 23, sarà proposto un interessante ciclo di conferenze sull'argomento. ________________________________________________________________________________ Ciclo Conferenze - Di seguito riporto i temi trattati ed i nomi dei relatori (Sala Marconi): "Archime-De: esempi di applicazione per identificare suberati ed analizzare la svalutazione del denario nell'era repubblicana" – Ing. Pierluigi De Bernardi Archime-De e' un dispositivo di semplice e veloce utilizzo per misurare il peso specifico delle monete. Tramite il peso specifico si puo' ricavare la purezza delle leghe in metallo prezioso (oro, argento, elettro). Si mostrera' il dispositivo ed il principio di funzionamento. Quinti si analizzera' in particolare la sua applicazione alla monetazione argentea romana repubblicana, per lo studio della svalutazione durante gli anni della guerra sociale e per identificare i denari suberati. “Lo studio e l'analisi visiva delle monete per individuare, anche attraverso le immagini, i possibili falsi.” – LaMoneta.it e Ass. Culturale Phalantos Grazie alle nuove tecnologie la produzione dei falsi ha raggiunto dei livelli molto allarmanti mettendo molto spesso in seria difficoltà anche i massimi esperti del settore. Contemporaneamente però anche le contromisure si sono evolute e, ancora una volta grazie ad internet, è possibile oggi smascherare molti tra i falsi più insidiosi. “Il delitto della falsa moneta nel mondo antico, medievale e moderno: delle pene e dei castighi” – prof. Fiorenzo Catalli La falsificazione nasce contemporaneamente con la moneta; nei secoli gli uomini hanno tentato di difendersi dal fenomeno così come i falsificatori hanno sempre cercato di migliorare la tecnica della falsificazione per poter continuare ad ingannare i primi. In tutto questo, come hanno agito i governi e come si sono difesi? Il Professore F. Catalli, attuale direttore della Sezione Numismatica del Museo Archeologico di Firenze, passerà in rassegna le principali contromisure repressive della frode monetaria dall’età romana repubblica a tutta la fase medievale e parzialmente moderna. I falsi, tra letteratura e realtà – dott. Filippo Fornari Filippo Fornari è collezionista e autore del recente thriller a sfondo numismatico ”La Signora degli Inferi”, incentrato sulle indagini, condotte dai carabinieri del Reparto TPC, su una serie di omicidi legati a un presunto traffico di false monete greche. Nel suo intervento racconta come la realtà, in tema di contraffazioni e di mercato numismatico, gareggi con la fantasia nel dare luogo a vicende che nulla hanno da invidiare alla trama di un libro giallo "La crisi economica e i beni rifugio" - prof. Roberto Panizza. Ieri come oggi, l’argomento sulla bocca di tutti è certamente quello della crisi che colpisce le economie in ogni parte del mondo. Questo cambiamento improvviso viene visto generalmente come una situazione di emergenza ed è proprio in questo contesto che si inserisce il “bene di rifugio”. Panizza è docente di Economia Internazionale presso l’Università di Torino. Filippo Fornari e De Bernardi siederanno poi all'esterno al banco LaMoneta dove potranno incontrare i lettori (il primo) e collezionisti/curiosi/studiosi il secondo. _______________________________________________________________________________ Iniziativa "Ricordati di ME": Durante i due giorni di convegno sarà inoltre proposta una nuova iniziativa che speriamo possa sensibilizzare e in qualche modo contribuire a migliorare il problema della documentazione valida per il "lecito acquisto delle monete". L'iniziativa si chiamerà "Ricordati di ME", ed è concepita per andare ad arricchire la documentazione che il commerciante fornisce insieme alla moneta per attestarne la lecita provenienza/autenticità, fornendo per ciascuna moneta acquistata in quella sede un promemoria di acquisto. Tale iniziativa dovrebbe favorire la vendita (ma anche lo scambio tra privati) trasparente delle monete durante il convegno; l'acquirente dovrebbe avere una tutela maggiore ritrovandosi per le mani un documento di tracciabilità dell'acquisto mentre il commerciante dovrebbe in questo modo attrarre a se un maggior numero di acquirenti. L'iniziativa e la fornitura del "promemoria" su carta è gratuita. Per avere maggiori dettagli sull'iniziativa inserisco di seguito un modulo di esempio e la spiegazione dell'iniziativa in dettaglio: Presentazione Ricordati di ME.pdf CA0001es.pdf Tutti i commercianti che parteciperanno al convegno e intendono aderire possono contattarmi via MP Sono graditi pareri e consigli sull'iniziativa naturalmente!! ______________________________________________________________________________ Altre iniziative: Durante il Sabato 23 Marzo sarà presente come ospite il famoso disegnatore Francesco Corni (www.francescocorni.com) che presenterà il suo ultimo capolavoro "ATLANTE CISALPINO LE CITTA’ ROMANE DEL NORD ITALIA" interamente disegnato ed illustrato dall'autore. (per gli utenti di LaMoneta è previsto uno sconto sul prezzo di copertina). _______________________________________________________________________________ INFO: Sabato 23 marzo: apertura del convegno alle ore 9.00 per il pubblico, orario continuato fino alle ore 18.00; Domenica 24 marzo: apertura del convegno alle ore 9.00, chiusura alle ore 14.00. Organizzazione Sezione Commerciale: Associazione numismatica taurinense, C.so V.Emanuele II, 65 (TO) tel. 011.5621930 fax 011.544856 Organizzazione Sezione Culturale: Ass. Culturale Phalantos e LaMoneta.it (contattare centurioneamico) DOVE SI TROVA: -‎Indirizzo: Jolly Hotel Ambasciatori Corso Vittorio Emanuele II, 104 10121 Torino (TO) - Per ulteriori informazioni sull'Hotel visita il sito: www.jollyhotels.it
    2 punti
  5. Salve a tutti! Ho una richiesta particolare. Sto allestendo il mio studio e vorrei porre sulle pareti 5 gigantografie di 5 giganti della numismatica. Theodor Mommsen; Ernst Justus Haeberlin; Lorenzina Cesano; Laura Breglia; Attilio Stazio, uno dei miei Maestri. Purtroppo sono riuscito, stranamente, a trovare immagini solo del primo e dell'ultimo. Degli altri niente. Qualcuno ha qualche suggerimento di come e dove reperirle? Vi ringrazio. Vincenzo.
    2 punti
  6. buongiorno a tutti... :) ..un altra medaglia di 90mm........buon bronzo....!! :)
    2 punti
  7. .... :blush: :blush: .... non penso che tra i doveri vi sia quello di incensare anche i carciofini!!! :rofl: :rofl: :rofl: :rofl:
    2 punti
  8. Stavo quasi per darti un punto Daniele, a questo punto però mi tiro indietro :blum: ,però proseguo e butto li' il prossimo punto che tratterà della risposta dei pisani che ovviamente non avevano digerito quanto successo e questo sarà.... FIRENZE ( RIFREDI ), 1363 Lasciamo parlare subito una cronaca senese che poi citerò : "feciero loro sforzo quanto poterono e chavalchorono in sultereno dè Fiorentini, sempre ardendo e bruciando in fine alle porti di Fiorenza. E quando furo gionti è Pisani chò la giente presso a Florenza a mezo miglio, è Pisani s'achanporo, e ine stetteno tre dì. E mentre ch'è Pisani vi steteno a chanpo, vi fecero chorire tre pali presso alle porti di Fiorenza. E' l primo palio fu quello a chavallo : e'l sichondo fu quello a piedi e 'l terzo quello che chorseno le putane e meritrici. E chorsi che furo si baterono la moneta in sulle porti, choniata d'un Aquila cho 'l Leone ( simbolo i marcoro le porti chò la dei Guelfi ) sotto a' piedi e furo fiorini e grossi chò l'Aquila cho 'l Leone sotto i piedi. Poi fatto questo fecero enchontra alle porti di Fiorenza un paio di forche e si v'inpicharo suso tre asini per magio dispetto. E ancho inazi che si partisero, molti Pisani feciero la loro arte presso la porta di Fiorenza. E poi inazi che si partisero si marcoro le porti chò la 'npronta, che avevano batuta la moneta, ch'era un'aquila chor uno leone sotto è piedi. E poi quando ebeno fatti molti marchi nella detta porta si partirono è Pisani chò loro esrcito e tornoro a Pisa ". Il luogo esatto dell'evento è identificato dal Villani a Rifredi, siamo nel 1363, a nord-ovest di Firenze e il Villani aggiunge scherzosamente e per maggior oltraggio che i tre somari ricevettero il nome di tre cittadini fiorentini. Giuseppe Ruggero nel 1907 pubblica un tipo appartenente al Re d'Italia, ora a Roma al Museo Nazionale, sostiene che l'aquila ha sotto di sè un animale, che però non sembra in realtà essere un leone. L'emissione di Rifredi dovrebbe essere la moneta pisana con l'aquila coronata con un leone sotto, nei dubbi di tale coniazione aggiungiamo però che il Grierson sostiene comunque : " sembra più probabile che tali monete siano state effettivamente battute, ma non siano state ancora ritrovate ". Ci ritornero' anche dicendo quello che è scritto sul CNI, lasciandovi a questi dubbi passo alla Bibliografia. BIBLIOGRAFIA : Cronaca Senese, ed. A.Lisini e F. Iacometti, nella nuova edizione di Muratori, Rer. Ital. Script., XVI, VI, Bologna, 1931-33,158 Croniche, XI, 63, ed. Trieste, II, 392 G. Ruggero, Monete battute in campo dai Fiorentini e dai Pisani, in RIN XX, 1907,403-406 CNI XI, 345, n.1, tav. XXII,5
    2 punti
  9. E' meglio che la tieni nel caso dovessi andare in Thailandia, oppure usala per il carrello del supermercato, rifilarla a qualcuno per un 2 euro non è la cosa più corretta............ Con me ci provano almeno 50 volte ogni estate a rifilarmi delle patacche così, mi accorgo pure di quando uno lo vuol fare apposta, non sono belle figure, sono cose che ti dicono quanto valga una persona.......2 euro
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  10. Conoscendo Vincenzo direi proprio di no :D
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  11. Mi fa piacere che si sia ripresa questa interessante discussione. Queste coniazioni per dispetto sono molto interessanti perchè dimostrano il "potere della moneta" e quale onta doveva essere all'epoca subire una coniazione del genere nel proprio territorio. Vorrei aggiungere due righe su Riglione ed il grosso con la volpe tratte dall'articolo a firma di Tino Marra (che se non erro era lo pseudonimo del compianto MarioTraina) e pubblicato su Cronaca Filatelica n°78 (settembre 1983) "Una volpe rovesciata ma dal pelo prezioso", poi ripubblicato in "Dieci anni di Monete" del Traina. Oltre ad analizzare alcuni passaggi (e ottimi realizzi) del grosso in questione, il Marra/Traina analizza la volpe, particolare che contraddistingue questa coniazione. Cito testualmente: "Perchè la volpe rovesciata? A sciogliere il mistero, dopo tante chiacchiere e supposizioni, anche le più stravaganti, fu nientedimeno che padre Dante, il grande Alighieri. Il quale nel canto XIV del Purgatorio canta o, meglio, fa cantare a Guido del Duca, descrivendo il corso dell'Arno:< Le volpi sì piene di frode / che non temono ingegno che le occùpi>. Dove il riferimento ai pisani appare scontato. Infatti proprio la volpe era il simbolo di Pisa così come l'aquila era il simbolo dell'Impero. Proprio come la volpe i pisani erano noti ed arcinoti per la loro astuzia e la loro sveltezza". L'articolo segue poi con la vendetta dei pisani e la coniazione a Rifredi del fiorino pisano... ma qui mi fermo non anticipando nulla, in attesa che si parli anche di quest'altra zecca. Aggiungo l'ingrandimento del particolare del grosso da cui spero si possa vedere la volpe che si trova tra le gambe del santo (l'immagine è tratta dall'articolo sopra citato).
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  12. ... mi sembra strano che la paga fosse di 4 reali al giorno.... mi risulta che in quel periodo prendessero di meno, almeno nei conti in lire piemontesi... scrivo ciò che srive Romeo in "Vive le Roy de Sardaigne, regiment d'ordonnance national piemont 1793/1800" , una pubblicazione che parla appunto del Reggimento Piemonte.... "... Il soldato riceveva 18 soldi giornalieri, pagati in contanti, in tre rate (decadi): esattamente il primo, l'undicesimo ed il ventunesimo giorno del mese. Con questa cifra il soldato doveva provvedere al vitto ed a eventuali extra come tabacco,vino ed altri beni superflui. Lo statocontribuiva corrispondendo a sua volta : letto,legna per riscaldarsi ed una razione di pane pari a circa 700/800 gr giornalieri...." sempre da quella fonte trascrivo il prezzo di alcuni oggetti di uso comune... pane soldi 3 denari 4 per libbra (3etti e 1/2 circa) vino soldi 8 per pinta (1,36 litri circa) uova soldi 1 denari 2 cadauno lardo soldi 8 la libbra sale soldi 4 la libbra farina frumento soldi 2 denari 6 la libbra farina di meliga soldi 1 la libbra Olio soldi 7 denari 6 per oncia (circa 30 gr) ... questo è un esempio di cosa costavano le cose allora....
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  13. Concordo con Francesco... E la prova del nove la faccio io con un altro riferimento di passaggio d'asta dal noto sito, sempre in merito ad un 50 cent. "leoni" 1925 liscio, slabbato MS66, che mi aggiudicai per 125€... Ognuno ha un proprio metro di giudizio (e di spesa), che possa essere giusto o sbagliato, poi è un altro paio di maniche, ma metteteci i fattori emozionali a cui faceva riferimenti il buon @@vwgolf, e di probabile (in)esperienza. Un saluto a tutti
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  14. Salve a tutti, girovagando nei vari forum stranieri a cui do spesso un'occhiata ho trovato una discussione molto simpatica che vorrei proporre anche qui..Alla fine è un gioco, si devono postare monete sempre dell'anno precedente a quella postata prima..Possono essere monete di qualunque stato, basta che siano monete delle vostre collezioni, non si deve saltare neanche un anno e lo stesso utente non può postare più di una moneta alla volta.. Quanto riusciremo ad andare indietro?? :P Non credo che ci siano già monete del 2013 quindi comincio io con questo 5 euro 2012 commemorativo dei 500 anni della presentazione degli affreschi della cappella sistina.. Scusate per le scansioni :) Ora tocca a qualcun altro postarne una del 2011 :D Gaetano
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  15. Salve a tutti, volevo mostrarvi l' ultima arrivata in collezione ; i fondi sono lucidi, quasi come se fossero a specchio, le foto la penalizzano. Che ne pensate? :)
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  16. Un annetto fa un commerciante veneto ne aveva comprate una decina, erano immacolate coi soliti segnettini di contatto (+/- come su questa, anche se abilmente fotografata con luce diffusa e non si percepiscono bene, specie per chi non conosce queste monete)... la richiesta era di 1400 l'una, la mia l'ho presa per 1300 scegliendola... di più non spenderei
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  17. Credo abbiamo origine etiope, dovrebbero essere delle croci copte.
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  18. Anche questo non è male. Impero Asburgico Leopoldo I - 1658-1705 XV kreuzer
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  19. come al solito bella ha anche una bella patina che ricorda la patina spagnola che si forma sulle monete romane trovate in spagna patina che si forma in terreni poveri di acqua
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  20. credo anch'io che interrompere la frequentazione del forum da un giorno all'altro sia una faccenda seria, per te che ci sei dall'inizio ma anche per me che (purtroppo) ho iniziato da poco sarebbe dura, è un' abitudine ormai, credo che sia come provare a smettere di fumare............ prima o poi ci ricaschi, credo e spero che per Alessandro sia la stessa cosa, per quanto gravi possano essere i motivi che lo hanno portato a questa decisione sono convinto che lo rivedremo ancora, anzi, un motivo in più per distrarsi dalle preoccupazioni che mi auguro per lui non siano così gravi. Scommetto che tra qualche settimana lo rivedremo........ con tutte le monete arretrate da postare........ probabile lavoraccio per chi deve aggiornare il file........ ciao
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  21. Prendila con le molle... Sembrerebbe un 3 cagliaresi per Filippo III coniato a Cagliari, ma non trovo corrispondenza con la legenda (o con quello che si vede della legenda). Non vorrei si trattasse di uno dei falsi d'epoca di questa moneta...
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  22. I miei complimenti all'amico Illyricum per l'esauriente e notevole opera svolta. Da appassionato dell'esercito di Roma, ed in particolare del tardo impero, non potevo che "godermi" questa "lectio magistralis". Non ho nulla da aggiungere che non sia stato già più che ben sviluppato nel lavoro di Illyricum, pertanto...solo alcune curiosità. In primis, per quanto agli stupendi elmi Berkasovo non posso che invitarvi (ed invitarmi visto che non sono ancora riuscito ad andarci) a visitare la mostra attualmente a Milano dedicata all'imperatore Costantino, dove potrete ammirarli dal vivo. Sempre nell'ambito della suddetta mostra, dovreste trovare esposte anche le parti, a suo tempo ritrovate e restaurate (i soli due paraguance ed il paranuca), di un elmo tardoimperiale che normalmente è conservato ed esposto nello splendido Museo Nazionale di Aquileia (un "unicum" in Italia per questo tipo d'elmi). Potete vederne le foto a questo link : http://www.roma-victrix.com/armamentarium/cassides_berkasovo.htm Le parti d'elmo ritrovate indirizzano, ricostruttivamente, ad un modello molto affine al tipo Deurne. Il nostro Illyricum ha ben evidenziato come l'elmo tipo Deurne sia ritenuto con buona probabilità, una dotazione degli ufficiali appartenenti al corpo degli Equites Stablesiani. La particolarità è che i resti dell'elmo di Aquileia furono ritrovati, se ben ricordo ad inizio dello scorso secolo, presso San Giorgio di Nogaro (per la precisione tra le frazioni di Arrodola Nuova e Malisana, in pieno "ager" di Aquileia), a poca distanza dal fiume Aussa. Orbene, nel 340 d.C., approssivamente in tal luogo, si svolse il noto combattimento, per il potere, tra le truppe dei due fratelli Costante e Costantino II, al termine del quale lo sconfitto Costantino II, poverello, ci rimise le penne ed il suo cadavere fu, senza misericordia ed onore alcuno, gettato "in pasto ai pesci" proprio nell'Aussa. Suggestivo (e non del tutto impossibile) attribuire l'elmo di Aquileia ad un membro degli Equites Stablesiani che accompagnarono e difesero il proprio imperatore (rimettendoci anche loro la vita). Ulteriore particolarità : sempre ad Aquileia è conservata l'epigrafe di un tal Licinio Fulgenzio, qualificato come cavaliere degli Stablesiani e morto annegato. Coincidenza ??? Ed infine un particolare "macabro" sull'elmo di Deurne. Quest'elmo fu ritrovato, nei pressi della cittadina olandese dalla quale trae il nome, in un campo che, in precedenza, era una torbiera. Insieme all'elmo furono ritrovati, oltre ad alcune monete d'epoca costantiniana ed altri reperti (una fibula, uno sperone, campanelli e finimenti per cavallo), anche i resti saponificati della spalla destra, della parte superiore del braccio destra e, nell'elmo, del cervello, appartenuti evidentemente al malcapitato ufficiale di cavalleria degli Equites Stablesiani. Il quale, probabilmente, rovinò a capofitto nella palude e, forse, finì schiacciato dal cavallo senza poter essere tirato in salvo dai suoi accompagnatori, i quali, anzi, nel tentativo ci... "rimisero le scarpe" (infatti sono state ritrovati anche, ben conservati, quattro calzari tipici del periodo).
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  23. Una domanda: Ma tu l'hai vista in mano questa moneta? Dalle foto non si ha mai una idea precisa, e per certe monete (costose) serve invece un'idea precisa per valutare bene l'acquisto. Un saluto, F.
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  24. non credo sia una slittata di conio ma del punzoncino dell'ultima cifra del millesimo in fase di preparazione del conio. fino a pochi anni fa (non saprei se sia ancora così) un punzone dell'intero conio veniva preparato in tutte le sue parti (effigi, legende, etc) omettendo l'ultima o le ultime 2 cifre del millesimo; questo permetteva di utilizzare quel punzone per "battere" conii anche in anni successivi, aggiungendo solamente l'ultima o le ultime due cifre con punzoncini appositi. Per intenderci: veniva preparato il punzone completo ma con data 18; successivamente, direttamente sul conio si battevano le cefre 82 (oppure 83, 84, 85 e così via). Per questo la moneta qui presentata non ha interesse storico: non è un conio del 1881 aggiornato con ribattitura dell'ultima cifra del millesimo, ma è semplicemente il risultato di una maldestra esecuzione.
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  25. scusate...ma il problema dove stà che non lo capisco?? la moneta è autentica e a prescindere se è bella o brutta se piace o meno se la comprereste o meno...il venditore ha applicato il prezzo pieno di catalogo...il compratore (magari uno di quelli che prende alla lettera ciò che dice il catalogo come fosse una bibbia) ha accettato...chiuso...non c'è niente da discutere a mio avviso...ognuno spende i soldi come meglio crede anche io se mi pagassero 400 euro per una moneta che vale al massimo poche decine di euro la cederei al volo senza neanche starci tanto a pensare...non facciamo i moralisti ;)
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  26. La metto io, così facciamo prima, credo le carichi dal cellulare, il formato è strano. Ciao, Giò
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  27. Posto gli ultimi ritrovamenti.... Taglio: 2€ Nazione: Spagna Anno: 2005 Tiratura: 3.947.077 Condizioni: BB Città: Conegliano (TV) Taglio: 2€ Nazione: Austria Anno: 2004 Tiratura: 2.500.000 Condizioni: BB Città: Conegliano (TV) Taglio: 2€ cc Nazione: Slovenia Anno: 2011 Tiratura: 971.000 Condizioni: BB Città: Conegliano (TV) Taglio: 50 cent Nazione: Vaticano Anno: 2010 Tiratura: 2.190.704 Condizioni: SPL Città: Conegliano (TV) Taglio: 50 cent Nazione: Vaticano Anno: 2012 Tiratura: 1.604.690 Condizioni: qFDC Città: Conegliano (TV) Taglio: 50 cent Nazione: Irlanda Anno: 2008 Tiratura: 1.122.371 Condizioni: SPL Città: Conegliano (TV) Taglio: 10 cent Nazione: Lussemburgo Anno: 2007 Tiratura: 5.000.000 Condizioni: SPL Città: Conegliano (TV) Taglio: 5 cent Nazione: Grecia - F Anno: 2002 Tiratura: 90.000.000 Condizioni: BB Città: Conegliano (TV)
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  28. @@alessandro1970 Spero che tu intenda sospendere................ Non ci conosciamo di persona ma per me sarebbe come perdere un amico. Ti Auguro ogni bene Alessandro Spero a Presto Ciao Marco
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  29. 1998 2 sterline del regno unito primo anno di emissione di una moneta bimetallica per la circolazione nel regno unito tuttora circolante come sapete la monetazione bimetallica e` piu` difficile da falsificare pero` forse non tutti sanno che...... una volta ho costretto una banca ad accreditarmi sul conto un 2 sterline rotto in cui si vedeva solo la testa della regina (praticamente il tondello centrale) invocando una legge di fine `500 (di elisabetta I) contro la tosatura o clipping che diceva che una moneta mantiene il suo valore legale fino a che si vede la testa del sovrano la foto non e` mia ma le maneggio tutti i giorni
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  30. Buongiorno a tutti :pleasantry: questi deventano rari peso 09 g diam 15 mm
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  31. Credo che Vincenzo sia archeologo specializzato in numismatica.
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  32. Ciao, Aspetto il prossimo lavoro, magari incentrato su armi ed armature. ... gli elmi che ho fotografato almeno invoglieranno Illyricum nell'aprire un'altra discussione e così continuare ad affascinarci con notizie interessanti e di non facile reperibilità. Ci penserò, non prometto niente ma le appunto tra i "progetti Forum". A tal proposito bolle qualcosa in pentola con altri utenti e forse dovrò finalizzare il (poco rispetto all'auspicato) tempo libero in questo progetto. Al momento ancora "TOP SECRET" ma in via di formulazione... Ciao e ancora grazie Illyricum :)
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  33. Salve Non ho trovato il topo in questo 'serraglio' e così provvedo con una mia mia dramma di Alessandro Magno.. Macedonian Kingdom, Alexander III AR Drachm (4,31 g). Lampsakos mint, struck 310-301 BC. Head of Herakles right, wearing lion's skin headdress / ALEXANDROU, Zeus seated left, holding eagle and sceptre; mouse in left field. Price 1427 - Müller 654. apollonia
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  34. In realtà la narrazione di Tito Livio lascia alcuni punti oscuri e non sono ben note le città che furono distrutte durante le varie guerre: solo Nesazio è stata riconosciuta in una località su altura sita nei pressi di Pola. Nesazio, oltre ad essere molto probabilmente il maggiore centro degli Istri (Histri), loro capitale regale e religiosa da cui dopo la penisola stessa prese il nome, salì all'onore delle cronache al momento della conquista romana nel 177 a.C.: il castelliere fu una delle ultime sacche di resistenza nella penisola (assieme ai due centri fortificati di Mutila e Faveria, pure essi nella bassa Istria) e sopportò un lungo assedio e la deviazione delle acque che lo rifornivano prima d'essere espugnato e saccheggiato. Prima dell'entrata delle truppe romane buona parte della residua popolazione, tra cui il re histro Epulo (o Epulone) e l'intera sua corte, preferì il suicidio piuttosto che arrendersi e cadere in schiavitù a un nuovo sistema romanizzato da loro visto come barbaro ; i rimanenti sopravvissuti furono quasi tutti ridotti in schiavitù. La vicenda è narrata nel "De Bello Histrico" (andato perduto) e riportata da Ennio nei suoi Annales e da Livio nel Ab Urbe Condita. Pare che ancora successivamente, per sedare una rivolta delle popolazioni istriane non ancora dome, reparti romani guidati dal console Claudio Pulcro occuparono la cittadella e la distrussero nel 129 a.C. La cittadella così sottomessa divenne quindi un munito castrum romano ed in seguito, tornata a fiorire, sarà elevata a municipium autonomo. Ma durante il lungo periodo romano la sua importanza sarà offuscata da quella della vicina città di Pola che i romani eressero a principale centro della penisola. Basilica da Nesactium Resti tempio romano Il centro era posto lungo la Via Flavia, importante strada romana che provenendo da Pola proseguiva oltre l'Arsa lungo la riviera liburnica. È appurato che Nesazio continuò a fiorire nel periodo paleocristiano e bizantino, come testimoniano le rovine di ben due basiliche paleocristiane, riuscendo a resistere e ad opporsi alle prime invasioni in Istria nel V secolo, fu invece duramente colpita dalle successive incursioni dei secc. VII-VIII che la rasero al suolo. (tratto da Wikypedia) Questo in riassunto quello che rimandano le fonti storiche. E finora non erano state individuate presenze romane relative alle campagne militari della conquista romana. Fino ad oggi. Posso annunciarvi che nel 2012 è stato individuato sull’altipiano triestino un insediamento databile in base alla ceramica al II secolo a.C. verosimilmente riferibile alle campagne di cui sopra o almeno al primo periodo di conquista romana. In questo ultimo periodo è uscito un articolo su una rivista internazionale e in questi giorni si sta dando diffusione a livello nazionale. Inoltre, con malcelato orgoglio, posso dirvi di aver portato con un piccolo modesto contributo articolo sulla scoperta (infatti compaio tra gli autori dello stesso). Ma il maggior merito va al Dottor Federico Bernardini, colui che ha avuto l’occhio e l’intuito per insistere nelle ricerche e fare questa importante scoperta. Vi allego alcuni link: L’abstract dell’articolo principale http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0305440312005547 (in inglese) Un articolo della stampa nazionale e uno su quella locale http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/13_gennaio_18/carso-scoperto-antico-accampamento-romano_a54c4cec-6149-11e2-8866-a141a9ff9638.shtml http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/01/20/news/gli-antichi-soldati-romani-accampati-sul-carso-1.6379864 Ciao e grazie per l'attenzione Illyricum :)
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  35. Credo che questa sia la piú interessante tra le coniazioni per dispetto toscane: abbiamo cronache affidabili, documenti d'epoca, conosciamo bene la storia e, soprattutto, ci é pervenuta la moneta! Come Mario ha giustamente scritto, non si é certi se la volpe rovesciata rappresenti la sconfitta dei Pisani, oppure rappresenti Farnese; potrebbe anche darsi che la volpe rovesciata sia diventata simbolo di Farnese a partire dalla vittoria con i pisani, e quindi che stesse a rappresentare la morte delle "volpi pisane" e, al contempo, il condottiero Pietro Farnese che le aveva sconfitte. Mi risulta che questa moneta sia passata in asta piú volte nell'ultimo secolo, ma non ricordo in quale. Trovo molto interessante il fatto che esistano documenti sull'ordinazione di conî; se qualcuno ha il Bernocchi (@@ghezzi60 dovrebbe averlo) , potrebbe copiarci la citazione che si trova nel vol. I , tratta direttamente dal fiorinaio. Ciao, Magdi
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  36. Qualche utente mi ha chiesto di continuare e concludere la discussione, ci provo col prossimo caso, che sembra più evidente perchè le monete ci sono effettivamente. PISA ( RIGLIONE ), 1363 L'episodio in questione rientra ancora tra le continuate lotte tra Pisani e Fiorentini ; Piero da Farnese, abile soldato fiorentino conduce una spedizione nel pisano che risulta alla fine vittoriosa. Siamo nel maggio del 1363, successivamente il Farnese, che evidentemente ci aveva preso gusto ritorna e rioccupa il teritorio pisano. Matteo Villani lo racconta così : " ciò fatto, il capitano a Rignone ( la moderna Riglione ) e allo Spedaluzzo ( moderno Spedaletto ), fè battere moneta dell'oro e d'argento e di quattrini : in quella d'argento sotto i piè di San Giovanni sta una volpe a rovescio". Simone della Tosa in una cronaca del XIV secolo ci fornisce addirittura le date dell'emissione aggiungendo " vi fece battere la moneta del Comune di Firenze, ciò furono fiorini e grossi, e dodicini, con una volpe sotto i piedi del San Giovanni." In questo caso abbiamo la registrazione della zecca con i pagamenti fatti per la preparazione di coni speciali marcati con una volpe affiche' le truppe fiorentine potessero battere moneta. Grierson ritiene che i coni fossero quelli usati per battere le normali coniazioni, perchè probabilmente la zecca non voleva esssere troppo coinvolta in queste emissioni. Le monete identificate e pervenute sono grossi guelfi che erano le monete del tempo in argento. L'emissione fiorentina del 1363 e quella speciale di Riglione portano il segno di Nicolò di Zucchero che nel semestre del 1363 era incaricato per la monetazione d'argento. L'emissione di Riglione avrebbero una volpe, capovolta e forse morta, sotti i piedi del santo, moneta che Grierson riproduce con immagini, ma estremamente rara. Il significato della volpe fu oggetto di interpretazioni da parte di diversi storici, tra le altri, la volpe morta potrebbe rappresentare i Pisani sconfitti, o come lo stesso Dante allude si potrebbe riferire" alle volpi pisane ", espressione usata dai fiorentini per indicare gli odiati vicini, o versione meno accreditata un particolare delle armi del Farnese. L'Orsini a tal proposito fa notare che lo scudo sulla tomba di Piero da Farnese nel Duomo mostri nella parte alta una volpe morta capovolta. Bibliografia : 1) Orsini I., Storia delle monete della Repubblica Fiorentina, Firenze, 1760 2) Ed. D.M. Manni, in Chronichette antiche, Firenze, 1733 3) Historia Florentina, VIII, a. 1363, ed. E. Santini e C. de Pierro, nella edizione di Muratori, Rer. Ital. Script., XIX, 3, Città di Castello, 1914-26, 202 4) Historie Florentine, XII, ed. F. Ranelli, III, Firenze, 1847, 118-119
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  37. traccia di appicagnolo, tentativo di foro e foro otturato da 101 a 160 euro. questa moneta invece ha un R/ devastato e a mio parere vale ancor meno di quei 3 realizzi.
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  38. Di quale file stiamo parlando di preciso?
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  39. Ciao Marco proverò a risponderti, ma per sicurezza chiamo il causa il Maestro (alias @@francesco77) nel caso dicessi castronerie. Di certo i rilievi più alti sono quelli a partire prima, e quelli da te elencati sono tra i punti più critici (in particolare ci metterei la freschezza dei gigli ed i bordi dello stemma principale prima ancora dei petali della corona). Però farei una premessa, un po larga... se non hai/avete voglia di leggere è meglio che terminate qua per evitare di annoiarvi :D Partiamo dalla tipologia, che come ben sappiamo presenta diverse problematiche da conio, che rendono ciascuna moneta differente d'altra... Tanto per fare un esempio, potremmo trovare schiacciature di conio su una moneta non circolata (esempio lampante che mi viene in mente, è il classico boccolo della parrucca di Ferdinando IV sulle piastre pre-800... dove a momenti è più facile azzeccare un terno che trovare intatto questo benedetto boccolo... Quindi, si deve valutare la moneta nel suo complesso, ed in modo differente dalle decimali del regno. Sicuramente, qualità come brillantezza del metallo, stato dei fondi, "freschezza" dei rilievi sono le prime che possono dare una idea abbastanza precisa dello stato conservativo. Considera poi, che per queste monetine davvero piccole, i problemi di conio si enfatizzano ancora di più in paragone con quelle di diametro maggiore. Tenendo in mente tutta questa sbrodolata di parole, e sempre valutando la foto, nel tuo esemplare io noto: - bella brillantezza del metallo, in particolare i fondi hanno una spiccata lucentezza, gradevole lustro sul ritratto, che da proprio l'impressione di una satinatura molto bella su tutta l'effige. Si nota una perdita di satinatura nella zona dello zigomo/guancia, e del taglio del collo, ma come detto prima, potrebbe essere dovuto a problemi di conio. Solo con una visione diretta, con una buona luce, ed una buona lente si può capire effettivamente la natura di questi particolari, valutare meglio anche il colore ed in particolare se questo sia uniforme sui rilievi oppure tenda a scurirsi nelle zone incriminate. - al R/ si nota un'altrettanta lucentezza dei fondi, con una davvero bella satinatura dei rilievi (che mi danno l'impressione dei cosiddetti "fondi speculari"). Molto bella la satinatura del bordo dello stemma, con i tre gigli. Anche se il giglio a destra sembra un po malconcio, valutando però sia il giglio a sinistra che conserva, dalla foto, una discreta freschezza di metallo, che la corona (in particolare la base di questa), la sensazione che si ha è che la moneta sia in una notevole conservazione. Dall'esame di questi dettagli, a mio parere la moneta è in alta conservazione (infatti per me il giudizio era stato dallo SPL/qFDC in su) con tipici difetti di coniazione (decentratura, schiacciature strappi...). Sperando di aver fatto cosa utile, ti mando un caro saluto, F.
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  40. Il simbolo della rosa dovrebbe trovare il suo habitat sui tetra di Rodi, non c'è dubbio, ma sappiamo che essa compare anche su un'altra coin-dream di Andrea, il tetra di Menfi. Questo è un altro esemplare di notevole fattura. KINGS of MACEDON. Alexander III ‘the Great’. 336-323 BC. Tetradrachm (Silver, 27mm, 17.19 g 10), Memphis, c. 332-323. Head of Herakles to right, wearing lion skin headdress. Rev. ΑΛΕΞΑΝΔΡΟΥ Zeus seated left on low throne, holding long scepter in his left hand and, in his right, eagle standing right with closed wings; to left, rose; below throne and to right, ΔΙ Ο. Price 3971. A remarkably fine example of this desirable type. Tone and of the finest style. Extremely fine. Ex Triton VII, 12 January 2004, 142, CNG 38, 6 June 1996, 215 and Leu 48, 10 May 1989, 264. Sold $ 6500. apollonia
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  41. non si vede lo scettro.... :pardon:
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  42. Passando all’ambito numismatico il discorso si fa, come al solito, molto complesso, con ipotesi divergenti non solo sulla cronologia ma anche sulla pertinenza e significato etnico-politico delle due differenti monetazioni, fusa e coniata. La logica suggerisce che la serie monetale fusa nacque per diretto impulso di Roma (secondo un’opinione che oggi è comunque condivisa dalla critica specialistica, specialmente ad opera di Ercolani Cocchi), ma al contempo deve essere ricondotta al novero delle varie iniziative civili promosse dalla comunità latino-italica stanziata sul posto prima della fondazione della colonia. Abbiamo già visto come nel quindicennio che precedette l’ufficiale deduzione di Ariminum il centro si era già dotato di stabili abitazioni e forse anche di officine ceramiche e quindi poteva dotarsi anche delle attrezzature per l’emissione di aes grave: monete fuse ancora anonime ma chiaramente connotate nella loro appartenenza geopolitica, grazie all’effige del Gallo apposta sul diritto e ai simboli marinari dei rovesci, tali da assecondare gli interessi economici dei Romani in questo settore litoraneo dell’ager Gallicus ormai sottomesso. Una riserva che fu avanzata era di tipo cronologico, ipotizzando, come fa il Gorini (e anche il Braccesi), che la serie fusa doveva essere per forza posteriore al 264 a.C., dopo la deduzione della colonia. La loro opinione era che le deboli testimonianze archeologiche connesse alla fase precoloniale facevano pensare che mancasse un vero centro abitato organizzato e quindi ancora privo di un’autorità politica e di una dimensione statale tali da consentire di produrre moneta. In realtà il Gorini stranamente non considera i dati offerti dagli scavi a palazzo Massani, che hanno evidenziato una chiara stratigrafia. I depositi terrosi che si riferiscono al periodo 268-265 a.C. hanno restituito due litre romano-campane (emesse prima del 269-268 a.C.), due bronzetti di Neapolis databili dal 270 a.C. e un teruncius ariminese fuso di 115 g (è interessante osservare che nel vicino Museo di Ravenna sono conservati molti esemplari di bronzo provenienti dalla Campania, soprattutto Neapolis, rivelando frequenti flussi provenienti dall’Italia meridionale ancora in una fase precedente il diretto interessamento romano). Solo strati superiori, che vanno dalla seconda metà del III secolo alla metà del II secolo a.C., senza ulteriore possibilità di ulteriore definizione, hanno restituito monete romane. Le più antiche monete fuse romane trovate a Rimini sono desumibile solo da dati bibliografici sembrano essere della serie pesante di Apollo/Apollo, mentre è attestato il rinvenimento negli scavi sotto le cantine del palazzo Pugliesi di un quadrante della serie Roma/Roma (Cr. 21/4, 269-266 a.C.) abbinato intenzionalmente a un biunx di Ariminum: il contesto, seppure da scavi vecchi (di fine ottocento), è stato inquadrato all’inizio della colonia latina. Il piede ponderale di Ariminum è di circa 380 g e appare in linea con quella di Hatria (fondata nel 289 a.C. !!!) e dei Vestini. Di contro Firmum (colonia fondata nel 264 a.C.) appare seguire un piede diverso, apparentemente la libbra di 272 g e quindi una libbra già più “romana” e forse anche una suddivisione di tipo duodecimale (anche se sono pochi pezzi noti per poter ricostruire con più sicurezza il relativo piede monetale). L’utilizzazione di un simile piede ponderale, a circolazione locale, indica che i Romani si adeguarono alla particolare realtà del territorio, secondo un processo comunque già attestato anche per i fenomeni monetali dell’Italia meridionale. “Si trattava di una moneta ad uso limitato, locale, con prevalente carattere di riserva di valore, strumento di grossi pagamenti, possibilmente in connessione a pagamenti alla truppa, spartizioni di bottino, assegnazioni di capitali, mentre solo i nominali minori rivestirono probabilmente una effettiva funzione di scambio, che ne consentì una più lunga sopravvivenza” (Ercolani Cocchi, 2004). Che significato dare alla testa di Gallo sulle monete fuse? Se ipotizziamo una emissione fatta localmente da genti prevalentemente latine e umbre, su input romano, circa 15 anni prima della deduzione coloniale, vediamo che si era all’indomani della storica battaglia del Sentino e rapida colonizzazione di Hatria (che usò però l’etnico HAT) e tale avamposto, che già iniziava a dotarsi di stabili infrastrutture e abitazioni, utilizzò l’effige del Gallo per “scegliere un emblema in grado di sintetizzare un avvenimento di forte impatto psicologico, sottolineando la forza bellicosa e la pericolosità del nemico sconfitto, suggerendo contemporaneamente l’opportunità, derivante dal perdurare della minaccia, di proseguire l’espansione nell’Italia Settentrionale. Lo stesso genere di messaggio che, sottolineando gli aspetti di ferocia e aggressività del nemico sconfitto, esalta la capacità del vincitore, verrà affidato ai tipi delle emissioni di denari prodotte fra il 48 e il 46 a.C. per ricordare le vittorie di Cesare in Gallia. I tipi del rovescio dei nominali minori, con la loro tematica marittima: delfino, conchiglia, prua di nave, rientrano invece in una tipologia ricorrente anche per i nominali minori di altre serie di aes grave, che doveva ampliarne l’accettabilità, anche in vista della maggiore possibilità di effettiva circolazione, la tematica marittima si rivelava inoltre perfettamente aderente all’area dell’emissione” (Ercolani Cocchi, 2004). L’assenza dell’etnico sulle fuse di Ariminum depone ulteriormente a favore dell’ipotesi che siano un’emissione anteriore alla deduzione della colonia. L’origine del peso di ca. 380 g, come già scritto in precedenti posts, risale forse al V secolo a.C. per la presenza di pesi ponderali in pietra a Marzabotto, ma che appartiene probabilmente a substrati della fase villanoviana, come dimostra la stessa diffusione adriatica. Appare evidente che le unità ponderali, legate allo scambio metallico a peso, tendono a sopravvivere a lungo, anche per questi esemplari che sono fusi sulla base del pieno peso e quindi senza un plus valore. Per rispondere a Vincenzo, appare chiaro che siamo ancora in una fase in cui la moneta romana ancora non si era diffusa ed era ancora allo stadio di “romano-campane” per la parte coniata e di assi librali che, guarda caso arrivavano anche a quasi 400 grammi, anche se la media ponderale appare più bassa, come nel caso della serie Apollo/Apollo (Cr. 18, correttamente attribuita dal Crawford al 275-270 a.C., anno più anno meno…..). Domani affronterò il problema della serie coniata, per certi versi più complesso… (continua)
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  43. Cari membri e amici lamonetiani, passo sulla discussione grazie alla segnalazione di Mirco. Devo farvi i miei complimenti e le mie scuse - innanzitutto per non esserci stata nei momenti più importanti di questo circolo, poi per aver abbandonato questo forum. Sperò però capiate la mia assenza -- sono in un momento pessimo della mia vita, in cui l'essere praticamente stata cacciata dalla mia coinquilina e aver lasciato la casa di Torino in cui stavo per studio è solo l'ultima di una serie di guai lunga più di tre anni e ininterrotta. Non ho più voglia di fare nulla se non occuparmi dei miei familiari e uscire salva da un divorzio potenzialmente molto rischioso.. Spero di vedervi presto, finalmente collezionista, studentessa di Beni culturali a tempo pieno, e soprattutto in pace.
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  44. Le monete sono i pilastri che hanno sorretto per venticinque secoli la nostra civiltà. Hanno formato il rapporto sociale ed hanno favorito lo sviluppo delle genti. Trovo il documento presentato ben redatto e propedeutico per instaurare un rapporto di comunicazione con le istituzioni pubbliche con il fine di migliorare l’approccio all’intricata questione, precipuamente italiana del commercio e collezionismo delle monete antiche. Ho due domande, una relativa alla destinazione del documento, ovvero se è destinato ad essere condiviso alla prevista riunione , promossa dalla NIP, tra le principali associazioni numismatiche, e se si intende come base di un documento comune successivo da stilare con il contributo di queste associazioni oppure si debba intendere come motu proprio per delineare la posizione della NIA in materia. L’altro rilievo riguarda piuttosto l’affermazione, riportata sopra, sul ruolo della moneta. Non vuole assolutamente essere una critica bensi’ piuttosto una speculazione dettata piu’ che altro dalla mia formazione (anzi de-formazione :)) da economista. Come economista sono stato abituato a indagare il fenomeno moneta innanzitutto come “strumento di pagamento” , misurazione di valore e infine come “riserva di valore”. Esiste certamente un ruolo “sociale” della moneta ma forse è eccessivo affermare che le monete hanno sorretto per 25 secoli la nostra civiltà. E prima da cosa era retta la civiltà ? eppure abbiamo un bel po’ di storia e fior di civiltà prima della comparsa della moneta che si reggevano benissimo e per quanto possiamo inferire con un sistema economico ben sviluppato certamente (pensiamo all’avanzatissima civiltà egizia e ancora di piu’ a quella sumera e babilonese che ci ha tramandato interi archivi di operazioni commerciali ed amministrative) che pero’ utilizzava transazioni non basate sulla moneta convenzionale quale la conosciamo. Direi che i pilastri che hanno sorretto le nostre civiltà sono piu’ probabilmente individuabili nella convivenza dei popoli, nella crescita e sviluppo sociale ed economico, nella solidarietà tra le genti (che per fortuna tanta storia ha permesso di scrivere, anche se a fianco troviamo anche tanta prevaricazione), il cui sviluppo sociale piu’ che dalla moneta spero sia stato ispirato da principi morali, etici, che non dal “denaro”. La moneta è stata un’innovazione sociale ed economica basilare e direi che come tale è stata uno strumento, prezioso, preziosissimo, per aiutare lo sviluppo economico. La moneta antica è un particolare testimone storico e come tale studiato ed apprezzato sia per capire meglio il contesto dell’epoca cui appartiene , sia per il particolare significato che certi esemplari possono assumere (pensiamo ad esempio al denaro delle idi di marzo, vero feticcio per l’evento storico che rappresenta). Un altro ruolo è quello dei messaggi che la moneta è stata in grado di veicolare, vuoi come strumento di propaganda, o di comunicazione, vuoi come strumento di celebrazione. Si puo’ poi vedere la moneta sotto il profilo artistico che ci hanno lasciato migliaia di esempi della perizia che i vari incisori hanno esercitato nelle varie epoche. Ecco piu’ che come “pilastro” che sorregge la nostra civiltà vedrei nella moneta tutti questi aspetti riuniti a disposizione della passione dello studioso (economista, archeologo, storico, storico dell’arte, comunicatore) e del collezionista che a questi aspetti di studio potrà oltretutto aggiungere il piacere della raccolta della moneta in quanto oggetto numismatico. Buon proseguimento per i lavori futuri.
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  45. DE GREGE EPICURI E' vero che raffigura un membro della dinastia Daoguang, ma è una moneta commemorativa, coniata durante il regno dei Ching, quasi 100 anni dopo (mi pare all'inizio del XX secolo).
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  46. esatto c e` il diritto di prelazione e lo stato o un ente di diritto pubblico ha la facolta di comprare il pezzo o il ripostiglio al prezzo di mercato cosa che facilita` l emersione dei ritrovamenti questo e` il 7 ritrovamento importante del 2012 che e` avvenuto nell archeologicamente povera inghilterra quanta roba e` stata trovata ed e` emersa in italia ? meditate gente meditate
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  47. E' una domanda più che lecita che mi sento di condividere. In uno stato di diritto, garantista, quale il nostro dovrebbe essere, la presunzione d'innocenza deve essere al primo posto fino a prova contraria o finchè non lo stabilisca un giudice. Pensare che siano tutti delinquenti ha portato tante brave persone a trovarsi in situazioni che dire kafkiane è dire poco. E il nostro Antonio è solo l'ultimo caso.
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  48. E' stato richiesto un parere personale, eccomi qui, premetto che trovo ottima la relazione di Michele, la sottoscriverei, non ci sono dubbi, però è un inizio, un tentativo di unire anime varie associative, unire è sempre positivo, poi il difficile, ma credo lo sappiate benissimo, sarà il secondo passaggio quando si arriverà a parlare di ricette, perchè qui divergeranno. Divergeranno perchè le anime sono tante nella numismatica,ognuna ha un suo osservatorio,ognuna ha interessi diversi,il collezionista è una cosa, l'addetto ai lavori un'altra, il commerciante ancora altro ( e poi quale commerciante le case d'aste importanti o anche i piccoli commercianti, a meno di restringere il commercio solo a qualche nome importante) e poi la parte ministeriale che è altro ancora. Io credo che tutto questo sia fatto,venga fatto per difendere, aiutare la parte debole, la più indifesa della numismatica che è il collezionista, è da lui che dobbiamo partire, anche se i commercianti sono ovviamente collegati . E allora leggo uno splendido documento ma con pochi nomi di collezionisti o meglio anche collezionisti studiosi, non li vedo rappresentati adeguatamente, vedo il tuo nome, quello di un caro amico e poi......,certo ci sono nomi illustri, importanti, rappresentativi, ma non credo rappresentino totalmente il collezionista oggi.(anche se poi qualche moneta poi magari ce l'hanno tutti). Elledi dice i collezionisti non parlano, sono silenti, non si fanno vedere, io sono qui, eventualmente parlo troppo, Giovanna si è espressa, i collezionisti del forum che hanno postato 230 monete in questi giorni ci sono, sono vivi, sono lì e sono nick rappresentativi,non c'è che coinvolgerli. Il collezionismo c'è, sul forum è predominante, è forte oramai anche la figura del collezionista-studioso, in SNI ce ne sono tanti, importanti, dal presidente, ai consiglieri fino ai soci, importante sarà l'incontro con la SNI. Io se proprio avessi dovuto aggiungere qualcosa alla ottima tua relazione avrei aggiunto qualcosa in più sulla figura del collezionista di oggi del tipo : " Il ruolo civico-sociale-scientifico che ha oggi il collezionista italiano non è indifferente, è un ruolo di una persona che preserva, cura, studia, cataloga, offre le monete per mostre ed eventi, permette ed offre agli addetti ai lavori per pubblicazioni le proprie monete ; i libri sono pieni di monete di collezionisti virtuosi, lui stesso pubblica articoli, libri, contributi, a volte in modo volontario cataloga per Musei, Enti, in pratica è un volto diverso, moderno del collezionista, che va oltre alle donazioni importanti del passato, ma anche attuali. Nel contempo, come dice giustamente Arslan, senza la numismatica non ci sarebbe il collezionismo, ma altrattanto senza il collezionismo non ci sarebbe la numismatica o quantomeno sarebbe sicuramente altro. Oggi l'Italia può riscoprire come volano il BRAND-CULTURA, questo può nascere solo da una collaborazione pubblico-privato, anche la numismatica può contribuire a tutto questo." Complimenti comunque di nuovo per la relazione,però visto che è il collezionista e le sue problematiche sono gli attori principali di tutto questo tavolo, darei più importanza e rilievo a queste voci che ci sono, ci sono, è giusto che loro esprimano le loro problematiche e i loro punti di vista. Certamente questi sono argomenti che a voce, personalmente si comunicano meglio, se ci sarà l'occasione avrò modo di esprimerti questi punti di vista in modo più esaustivo e preciso, fermo restando che il dialogo, l'unione, se possibile, è primaria ed importante, per il momento auguri e complimenti ancora, Mario
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  49. Noto con molto piacere che questa discussione ha avuto molte visite e molte preferenze da parte di molti lamonetiani e questo mi gratifica. La moneta di oggi è: NAPOLI CARLO DI BORBONE(1734-1759) 5 Grana o Mezzo Carlino 1756 AG D/Busto del Re a destra;attorno CAR D G VTR SIC REX,sotto I A R/L'Abbondanza che sparge monete;ai lati M M Il contorno reca trecce in rilievo PANNUTI E RICCIO 46 CNI 133 Questa piccola moneta è trascurata dai collezionisti di monete napoletane ed oggi voglio renderle l'onore che merita,postandola in questa discussione. La foto è stata presa dall'asta n°92 della casa d'aste belga JEAN ELSEN & SES FILS SA ,il lotto era il 1196 Carlo di Borbone (Madrid, 20 gennaio 1716 - Madrid, 14 dicembre 1788), figlio di Filippo V di Spagna ed Elisabetta Farnese duchessa di Parma e Piacenza. Fu duca di Parma dal 26 febbraio 1731 al 1735 con il nome di Carlo I di Parma, Re di Napoli e Sicilia dal 1735 al 1759 con il semplice nome di Carlo (era Carlo VII secondo l'investitura papale, ma volle, in opposizione a questa, proclamarsi Re "senza numerazione specifica" per marcare una discontinuità sia con il regno angioino che con il precedente Vicereame spagnolo), fu infine Re di Spagna dal 1759 al 1788 con il nome di Carlo III di Spagna. Viene talvolta anche designato erroneamente come Carlo III di Napoli, sebbene questo titolo spetti in realtà al molto precedente Carlo d'Angiò-Durazzo, Re d'Ungheria col nome di Carlo II e Re di Napoli dal 1382 al 1386 col titolo, appunto, di Carlo III di Napoli. È ricordato principalmente per il suo periodo come Re di Napoli, in quanto fondatore della dinastia borbonica a Napoli e Sicilia e in quanto riuscì a "donare" al regno l'indipendenza dopo oltre due secoli di dominazione straniera, prima spagnola e poi austriaca. Carlo di Borbone, già con la nascita risultò essere pretendente da parte di madre (Elisabetta Farnese era nipote di una Medici) ad uno stato italiano che comprendesse il Ducato di Parma e Piacenza ed eventualmente anche i domini dei Medici, in caso di estinzione del ramo diretto. Elisabetta riuscì a garantire al figlio il Ducato di Parma nel 1732, sotto la tutela della nonna; nel frattempo l'anno precedente Carlo si era dichiarato "gran Principe ereditario" del Granducato di Toscana, essendo ormai certa l'estinzione di Casa Medici, e Gian Gastone de' Medici, ultimo Granduca ancora vivente, ne fu nominato co-tutore. La sua storia cambiò a causa dell'inizio della Guerra di successione polacca: infatti Elisabetta mise il figlio a capo di un esercito in Italia e lo inviò alla conquista del Regno di Napoli, dal 1707 in mano agli Asburgo. Il 20 gennaio 1734 Carlo si dichiarò "maggiorenne" (cioè fuori tutela) iniziando così la sua marcia verso Napoli. Da Monterotondo lanciò un proclama di Filippo V ai napoletani e il 10 maggio fece il suo ingresso in città. Alcuni giorni dopo giunse da Madrid l'atto con cui Filippo V cedeva al figlio tutti i diritti regali sul Regno conquistato. Napoli ebbe così di fatto, dopo oltre due secoli di dominazione straniera, nuovamente un "proprio" Re. Successivamente, il 25 maggio 1734, Carlo sconfisse definitivamente gli austriaci a Bitonto, conquistò poi la Sicilia e il 2 gennaio 1735 assunse il titolo di Re di Napoli "senza numerazione specifica"; in luglio venne incoronato a Palermo anche Re di Sicilia. Nel frattempo, con decreto dell'8 giugno 1735, provvide ad istituire un nuovo organo con funzioni consultive e giurisdizionali: la Real Camera di Santa Chiara. La fine della Guerra di successione polacca nel 1738, se da un lato "formalizzò" la conquista dei regni di Napoli e Sicilia, d'altro canto comportò la conquista del Ducato di Parma e della Toscana da parte asburgica (la Toscana passò definitivamente agli Asburgo-Lorena, mentre il Ducato sarebbe stato affidato, con la Pace di Aquisgrana del 1748 (che pose fine alla Guerra di successione austriaca), al fratello minore di Carlo, Filippo, che dava così inizio alla casata dei "Borbone di Parma"). Nel frattempo, a Napoli, Carlo governava mediante un Consiglio di Stato composto da ministri voluti dai genitori, e quindi influenzati da Madrid (tra questi il Conte di Santisteban, il Marchese di Montealegre, Bernardo Tanucci, il Brancaccio). Durante la Guerra di successione austriaca, Carlo mandò nel 1742 un esercito in Lombardia in aiuto dei franco-spagnoli (dove regnavano gli altri "rami" della famiglia Borbone), ma quando una flotta inglese apparve nel golfo di Napoli minacciando di bombardare la città decise di ritirare il corpo, suscitando le ire di Parigi e Madrid. Poté riscattarsi nel 1744, quando sconfisse un esercito austriaco a Velletri, ponendo fine per sempre alle pretese austriache su Napoli. Con la fine di questa guerra il Regno iniziò realmente ad essere indipendente a tutti gli effetti. Ciò divenne ancor più chiaro nel 1746, con la morte di Filippo V di Spagna e con la messa in disparte dei ministri maggiormente legati a Madrid. A questo punto le uniche minacce al Regno erano di carattere "dinastico". Infatti Carlo era destinato a succedere al fratellastro Ferdinando VI sul trono di Spagna, in quanto questi era senza eredi maschi e le grandi potenze, con la Lega di Aranjuez e il Trattato di Vienna, avevano stabilito che il Regno di Napoli passasse al Duca di Parma e Piacenza Filippo di Borbone, e i due Ducati venissero divisi rispettivamente tra l'Austria e i Savoia. In pratica, Carlo rischiava, per salire al trono di Madrid, di perdere il regno appena conquistato. Carlo lavorò perché ciò non accadesse: e in effetti vi riuscì, favorito da situazioni internazionali. Dopo cinque figlie femmine, la moglie Maria Amalia di Sassonia gli diede il primo maschio, purtroppo incapace mentale; ma poi vennero altri quattro maschi (Carlo Antonio, Ferdinando, Gabriele e Francesco Saverio), e in tal maniera la successione fu assicurata. Quando nel 1759 morì Ferdinando VI di Spagna, Carlo gli successe sul trono di Madrid con il nome di Carlo III e, rinunciando alle corone di Napoli e Sicilia, le assegnò al terzogenito maschio Ferdinando, di soli otto anni (il secondogenito Carlo Antonio lo seguì infatti in Spagna come erede al trono). Ciò era già previsto dalle norme ereditarie borboniche; Carlo avvalorò tale divisione promulgando la prammatica sanzione del 6 ottobre 1759 con la quale egli, divenuto Re di Spagna, sanciva definitivamente la divisione delle due case reali. La reggenza venne affidata a otto ministri, fra cui il Tanucci, primo ministro e ministro degli esteri, ma sempre sotto il controllo di Carlo dalla Spagna. Gli ultimi anni della sua vita saranno amareggiati dalla discordia con il figlio a Napoli, ed in particolare con la nuora, Maria Carolina, figlia dell'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo, decisa a limitare l'influenza spagnola (e quindi di Carlo di Borbone) nella corte di Napoli. Fra le iniziative commerciali, per sollevare il Regno dalle difficili condizioni economiche, Carlo istituì la Giunta di Commercio, intavolò trattative con turchi, svedesi, francesi e olandesi, istituì una compagnia di assicurazioni e prese provvedimenti per la difesa del patrimonio forestale, cercò di cominciare a sfruttare le risorse minerarie, istituì consolati e monti frumentari. Oggi sono per noi visibili soprattutto molte delle sue realizzazioni nel campo dell'edilizia pubblica, in particolare a Napoli, che tendevano a fare di questa città una capitale ai livelli europei. Tra queste sicuramente vanno annoverate il restauro del Palazzo Reale di Napoli e la costruzione della splendida Reggia di Caserta, la Reggia di Portici, il Teatro San Carlo (realizzato in 270 giorni), il Palazzo Reale e il bosco di Capodimonte, il restauro di numerosi porti. Sono da ricordare inoltre il Real Albergo dei Poveri a Napoli, con cui si voleva dare un tetto ed un'occupazione a tutti i poveri del Regno, la creazione della fabbrica di porcellane di Capodimonte, il forte militare del Granatello, la creazione, praticamente da zero, dell'esercito nazionale e della flotta. --Salutoni -odjob
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