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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/24/13 in tutte le aree
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Ciao a tutti è un piacere partecipare e visionare monete al concorso, quest'anno ho scelto questa moneta da postare. Provenienza ex Dr. Edoardo Curti dall'asta Kunker 227. Monete Medievali dal 700 al 1500 Denaro Lotario I D/HOTIARIUS IIIP AV R/ TARVISIO Gr. 1,18 mm. circa 20,318 punti
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Autorità emittente: BANK OF KAZAKHSTAN Valore nominale: 100 TENGE Peso: 31,1 gr. Diametro: 38,61 mm Metallo: Argento 925/1000 Descrizione del dritto: Immagine dorata emblema di stato del Kazakhstan , numero 100 e scritta "TENGE" indicante valore facciale della moneta, marchio della zecca Kazaka, immagine di un soldato che cavalca, ed anno 2012 di coniazione. Le iscrizioni sono divise da punti. Descrizione del rovescio: Immagine del grande comandante sultano Baybars su un cavallo , su uno sfondo di edifici in stile orientale e soldati che combattono ; scritta sul contorno "Ag925" e "31,1g" che indica caratteristiche della moneta, poi numeri "1223-1277" che indicano il periodo di vita del sultano . Le scitte sono divise da punti. Descrizione del bordo : rigato fine Note : Quarta moneta della serie "Great military leaders" Tiratura : 15.000 monete Qualità : Proof4 punti
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Napoli- Carlo II° - Carlino datato 1686 Diam. 22 mm. Argento Descrizione: al D/ Carolus II D.G REX al R/ Maiestate Securis in nastro Leone accovacciato verso sinistra innanzi a corona su basamento in cui sono poste lettere G.A - in esergo 1686 MAIESTATE SECURUS ( Tranquillo nella Maestà) Il simbolo del leone accovacciato a guardia di una base sulla quale sono la corona e lo scettro , simboli della regalità Ci sono opinioni diverse in merito al conio , alcuni esperti lo attribuiscono a Giovanni Hamerani.4 punti
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Autorità emittente: Vittorio Emanuele III - Regno d'Italia Valore nominale: 20 centesimi (progetto - anno 1907) Peso: 4,05 Diametro: 21,5 Metallo: nichelio 975/1000 Descrizione del dritto: busto di donna turrito a sinistra Descrizione del rovescio: valore e stemma sabaudo coronato, tra rami di alloro Descrizione del taglio: rigato4 punti
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Nel primo post avevo accennato ad alcune motivazioni importanti per questo Concorso, credo che ce ne sia almeno ancora una, che alla vigilia di Natale è giusto ricordare. Un Concorso dove comunque si ha la possibilità di vedere monete, alcune a dir poco fantastiche, con accluse le loro descrizioni e storie, è perfetto sicuramente per la divulgazione numismatica, ma lo è ancor di più in questi giorni di festa in cui è bello approcciare un forum con un po' di leggerezza e allegria. Ecco " La più bella 2013 " può essere anche questo, un po' di serenità e appagamento culturale e numismatico fatto in gruppo, tutti insieme, ma sempre con un po' di spensieratezza. Le monete postate, la vostra partecipazione, tra l'altro ripeto molto qualitativa, le letture così numerose in soli pochi giorni ci confortano e ci rendono contenti, alla fine la voglia di collezionismo c'è ancora, nonostante tutto...., ma c'è anche la voglia di trasmetterla e divulgarla, e questo è ancora più importante, bisogna solo lasciarla andare liberamente..... auguri, Mario3 punti
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Buonasera, direi che, neanche a farlo apposta, con questa mia seconda moneta rimango proprio in tema con Debbe!! Un accostamento a dir poco perfetto..... - CATEGORIA: monete antiche (Fino al 700d.c.) - Autorità emittente: Gaius Valerius Galerius Maximinus Daia (309-313) - Valore nominale: 1 follis, zecca di Eraclea - Peso: 5,25 g - Diametro: 24 mm - Metallo: bronzo - Descrizione del dritto: (da sinistra): IMP C GAL VAL MAXIMINVS P F AVG; Testa laureata a destra - Descrizione del rovescio: IOVI CONSERVATORI. Jupiter, stante a sinistra, tiene Vittoria che lo incorona; SMHT in esergo - Descrizione del taglio: liscio - Catalogazione: Not in RIC - Provenienza: Artemide aste - Note storiche e numismatiche: Gaius Valerius Galerius Maximinus Daia, più semplicemente noto come Massimino II, nacque in Dacia probabilmente nel 270 da una sorella di Galerio Massimiano. Nel 308 costrinse suo zio Galerio a conferirgli la nomina ad augusto insieme a Costantino. Massimino II Daia, il cui potere era esteso alla Cilicia, all’Isauria, alla Siria e all’Egitto, ci viene descritto come osservatore della fede pagana, riorganizzatore dei sacerdoti, restauratori dei templi, ed ancora superstizioso, credulo dei maghi divinatori e degli oracoli, nonché incoraggiatore della apologetica pagana. Nel 308 d.C. venne a conoscenza del fatto che Galerio aveva insignito Licinio del titolo di Augusto. Massimino dovette accettare forzatamente questa decisione e diede nuovamente inizio alla persecuzione dei cristiani con molta più ferocia rispetto al passato. Massimino fu rivale di Massenzio e acerrimo nemico sia di Licinio sia di Costantino. Fu proprio contro Licinio che Massimino II combatté nel 313 la sua ultima battaglia, durante la quale coniò la moneta in questione. La scritta ben leggibile “SM” nell’esergo porterebbe a considerare la moneta proposta come appartenente alla serie di follis coniati da Licinio ad Eraclea, ma gli elementi e la legenda del R/ risultano in tal caso fuori luogo. La monetazione di Licinio, infatti, si distingue per l’aquila e la corona di fiori in vista, commemorando i suoi 5 anni di anniversario. Gli elementi e la struttura del R/, come anche lo stile (in particolar modo quello della toga), corrispondono esattamente a quelli della serie di Massimino coniata a Nicomedia (RIC VI Nic 79). Pertanto si potrebbe ipotizzare che la presente serie sia stata coniata ad Eraclea dopo che Massimino II ebbe preso il controllo della zecca. Infatti nel 313 Licinio sfidò in guerra Massimino II spinto dall’alleanza con Costantino. Per un breve periodo la zecca fu controllata da Massimino II, il quale coniò monete con il R/ su imitazione di quelli di Nicomedia. Il RIC riporta tre tipologie monetali coniate da Massimino dopo aver preso il controllo della zecca: “GENIO AVGVSTI”, “HERCVLI VICTORI” e “SOLI INVICTO” (RIC 76-78). La “IOVI CONSERVATORI” era la quarta serie più coniata da Massimino a Nicomedia, e pertanto non risulterebbe insolito trovare la stessa riproposta anche ad Eraclea come testimonia la moneta che vi propongo. In tal modo gli aspetti della serie di Eraclea si abbinano nello stesso tempo a quelli di Nicomedia. In breve tempo, tuttavia, vinta la battaglia da Licinio, la zecca tornò a coniare le sue normali serie. Massimino II infatti, sconfitto da quest'ultimo nella battaglia di Tzirallum, si ritirò a Tarso dandosi la morte avvelenandosi o strangolandosi con le sue stesse mani.3 punti
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Iniziamo con la prima, alla fine ho scelto questa per la sottosezione "in altri materiali" eventualmente sarei molto felice di farvi vedere anche l'altra magari mettendola fuori concorso, o se per ovvi motivi tecnici per non dare troppo disturbo a fabione191 la posto poi a fine concorso :) Categoria Monete antiche in altri materiali Autorità emittente: Licinio Padre, Flavius Valerius Licinianus Licinius 307 - 323 Valore nominale: Follis Peso: gr. 5,9 Diametro: 23/24 mm Metallo: AES Descrizione del dritto: IMP C LIC LICINNVS P F AVG busto laureato a destra Descrizione del rovescio GENIO IMP - ERATORIS Genio in piedi a sinstra, Medio in testa, nudo con Clamide su spalla sinistra che cade fino a terra, nella mano destra Patera da cui scorre liquore, altare con fiamme, nella mano sinistra cornucopia, Epsilon (5a officina); in esergo ANT di Antiochia Descrizione del taglio: Liscio Catalogazione ( facoltativa ): RIC VI Antiochia 119b Note storiche e numismatiche ( facoltative ). Doppia N in Licinnus, usura del conio ad ore 2 su S e F di Licinnus P F. Battuta tra il 309 e il 310 anni in cui, dopo essere stato nominato Augusto alla conferenza di Carnuntum a seguito della collaborazione in campo militare con Galerio, si fidanzò con Costanza, sorella di Costantino per placarne le proteste scaturite dalla sua promozione. Il nominativo di Valerius Licinianus Licinius deriva dall'assunzione del titolo di "Giovio" concessogli da Diocleziano che fino a quel momento aveva tenuto per sé.3 punti
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Cari tutti, dover fare l'elenco sarebbe infinito .... e non lo leggerebbe nessuno ! Siamo prossimi alle festività natalizie, mancano solo pochi giorni e colgo l'occasione per farVi i miei migliori auguri di buon Natale. Ve li porgo dal profondo del cuore, nella speranza che che per tutti Voi sia un Natale sereno, tranquillo e colmo di felicità. Sono giorni bui, viviamo venti di grande tensione sociale, stentiamo a rialzarci da una crisi economica, finanziaria e sociale che non ha precedenti a mia memoria. Siamo stati fortunati a non vivere gli orrori della guerra, i nostri padri, madri, nonni hanno ricostruito questa nazione nel 1946, tocca a noi risollevarci. Non molliamo, teniamo duro. Sul forum siamo una grande famiglia, un esempio di passione, cultura, entusiasmo e voglia di fare. BUON NATALE A TUTTI Picchio.2 punti
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Con l' occasione auguro un buon natale a tutti :friends: Taglio: 2 euro Nazione: FINLANDIA Tiratura: 1.239.000 Condizioni: MB Città: FIRENZE2 punti
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Categoria MEDIOEVALI Allegato, tratto dal CROCICCHIO/FUSCONI Zecche e monete a Piacenza Provenienza, fresco scambio di qualche giorno fa, dopo anni di trattativa con amico collezionista di medaglie militari. Non molto bella, ma mooooolto rara, per un Piacentino, grande soddisfazione.2 punti
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Ecco la mia più bella del 2013: Categoria: Monete Moderne - Argento Autorità Emittente: Regno D'Italia 1861-1943 Nominale: 10 Lire 1936 Peso: 10g Metallo: Argento 835% Zecca: Roma Descrizione D. : VITTORIO - EMANVELE - III - RE - E - IMPERATORE (Testa nuda verso destra) Descrizione R. : I T A L I A (L'Italia a destra con fascio littorio e Vittoriola, su prora di nave fregiata da stemma crociato e coronato con fasci ai lati, tra (data) // (anno f.) / R. Nell'esergo: L. 10 G - ROMAGNOLI.2 punti
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il procedimento illustrato è grosso modo quello che si usava nell'ultimo decennio dell'ottocento (ad esclusione della gomma di silicone e della vetroresina). I caratteri "ribattuti" della data non sono presenti solo nei marenghi, ma anche nelle monete da 1-2 centesimi sia di Umberto I che di Vittorio Emanuele III e sono dovuti ad errori ed imprecisioni in fase di esecuzione dei punzoni. Nella fase 5 venivano aggiunti sui punzoni la legenda, il segno di zecca, il millesimo e il valore nominale, la lavorazione veniva svolta con piccoli punzoni riportanti lettere e numeri e dal momento che veniva fatta a mano da operatori più o meno precisi si potevano riscontrare delle piccole differenze tra un conio e altro e in alcuni casi anche degli errori. Quindi queste differenze portano per esempio ad avere date più o meno distanziate, caratteri delle scritte dei valori + alte. ti riporto alcune immagini presenti sul catalogo Fonte Cataloghi Online Fonte Cataloghi Online2 punti
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nn sarei ksì drastico post è cool, intervento è chirurgico troppo old style, invece è più trendy, anzi quattrendy downloadare p2p, scannerizzare, uploadare, chattare, poi a casa invece di fare economia ke sembra una materia oscura, si fa spending review magari si taglia un afterhour si mette un brunch... that's america je, maccarone m'hai provocato e mo me te magno!2 punti
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Altro giro, altra sezione, altra moneta.... SEZIONE MONETE MEDIEVALI Galeazzo Maria Sforza ( 1466 - 1476 ) - Zecca Milano Nominale : Testone Argento Peso = 9, 61 gr. Diametro = 28, 3 mm. D/ testina GALEAZ M SF VICECO DVX MLI QIT busto del Duca corazzato, borchia dietro la testa R/ PP ANGLE Q3 CO AC IANVE D scudetto con la biscia coronata, sormontato da elmo coronato e cimiero ornato da drago crestato, ai lati tizzoni ardenti con le secchie e le iniziali G3 - M Riferimenti : Crippa 6/B, MIR 201/3, CNI 72 - 73 Descrizione breve : Il testone è una delle monete più rappresentative e ritengo simboliche della monetazione milanese. Si distingue per l'innovazione della tipologia monetaria e per l'iconografia di grande impatto e realismo, di fatto tra le antesignane dei ritratti rinascimentali. Moneta che avevo nella versione più comune, ma che in questo caso si distingue per rarità e per la particolarità che la biscia sia coronata. Segue diritto, rovescio e particolare della biscia coronata.2 punti
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Categoria: MEDAGLIE Per il ristabilimento della dinastia dopo la sconfitta della Repubblica Napoletana. Autorità emittente: Regno di Napoli - FERDINANDO IV Valore nominale: --- Peso: g 64,4 Diametro: mm 48,2 Metallo: Bronzo Dritto: FERDINAN. IV D: G. SICILIAR. ET HIE REX. Effigie del Re, a destra, in parrucca, lorica, manto reale ed ordini cavallereschi. In basso: G . H. K. (Conrad Heinrich Kuchler). Rovescio: Veduta di Napoli con Castel S. Elmo illuminato a destra dal sole. Sul mare vascello inglese navigante. In primo piano due gruppi di persone, a sinistra le milizie della Santa Sede, capitanate dal Cardinale Ruffo, che inseguono i repubblicani sgominati. In alto un angelo suonante la tromba e sostenente il ritratto dell'ammiraglio Nelson. All'esergo: PER MEZZO DELLA DIVINA PROVVIDENZA DELLE | DI LUI VIRTÙ DELLA FEDE & ENERGIA DEL SUO POPOLO | DEL VALORE DE' SUOI ALLEATI ED IN | PARTICOLARE GL'INGLESI CLORIOSTE | RISTABILITO SUL TRONO. | LI 10 LUGLIO 1799. Intorno al ritratto di Nelson: HOR. NELSON DUCA BRONTI. Taglio: Liscio Catalogazione: Ricciardi 59; B.H.M. 479; D’Auria 612 punti
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Mi sembra un errore dire di questa Moneta , che sia un R4. un R5 poi ! Parliamo di R 4 e 5 Sono Indici leggendari, non si sprecano così. Se io con 4.500€ potessi acquistare un R5, la numismatica sarebbe finita credo. Saluti Alessandro2 punti
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Taglio : 1 Eurocent Paese : Lettonia Anno : 2014 Diametro: 16,25 mm Materiale: Acciaio ricoperto Rame Contorno: liscio Peso: 2,3 gr. Spessore: 1,67 mm Assi: alla tedesca Tiratura : 120.000.000 Zecca di coniazione : Baden Württemberg Segno di zecca : non presente soggetto al Dritto : Piccolo stemma della Repubblica della Lettonia, con anno 2014 sulla sinistra ed iscrizione "LATVIJA" sotto di esso. Anello esterno con 12 stelle della Unione Europea. Autori: Lato comune - Luc Luycx, lato nazionale - Laimonis Šēnbergs and Jānis Strupulis1 punto
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A tutti i frequentatori assidui e casuali della sezione "Identificazioni" porgo i miei sinceri AUGURI....1 punto
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"In numismatica, Babbo Natale non esiste!" Quante volte avrete sentito pronunciare, o pronunciato voi stessi, questa frase. Pare che il primo a farlo sia stato Lee F. Hewitt, fondatore ed editore del Numismatic Scrapbook (rivista numismatica statunitense nata nel 1935, che ha chiuso i battenti 40 anni dopo) e la frase suonava come "There is no Santa Claus in numismatics". Il significato è evidente: nessuno regala niente, e se il prezzo di una moneta è troppo bello per essere vero, vuol dire...che non è vero Eppure...a un certo punto, Babbo Natale, o meglio Santa Claus, è entrato a buon diritto nella storia della numismatica. Lo ha fatto a metà dell'Ottocento, quando alcune banche private americane hanno emesso banconote di diverse tipologie e valore, con l'inconfondibile figura di un vecchio dalla barba bianca alla guida di una slitta trainata da un branco di renne. E allora, quale occasione migliore del Natale, per provare a conoscere un po' meglio Santa Claus on banknotes? Tra le prime emissioni, va segnalata quella della Bucksport Bank, Maine, che nel 1854 mandò in stampa un biglietto da 50 dollari inciso da quel George D. Baldwin, più tardi autore di famose banconote, tra cui il Gold Certificate Ocean Telegraph che ha partecipato (senza troppo successo, a dire il vero) al sondaggio per la più bella banconota americana petronius1 punto
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ecco qualche ritrovamento pre-Natalizio Taglio: 2 euro comm Nazione Austria Anno: 2012 TYE Tiratura: 5.940.000 Condizione: 2 x BB, 2 SPL Città: Milano note: 4 monete Taglio: 2 euro comm Nazione: Estonia Anno: 2012 TYE Tiratura: 2.000.000 Condizione: B+ Città: Milano1 punto
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Nickname: Atletica Moneta: 2€ San Marino 2012 Condizione: BB Tiratura: 712.249 Città: Castelfidardo1 punto
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a tutti i frequentatori della sezione "Identificazione monete Antiche" auguro serenità e pace1 punto
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Ciao arrigome Agli inizi del XVIII sec. la farmacia era famosa per le "Pillole di Santa Fosca" (1701), di grande efficacia purgativa (furono vendute per due secoli e mezzo, fino al 1950), e di un farmaco per la cura della blenorrea (1713). Può darsi che il sigillo fosse applicato come garanzia alle preparazioni della farmacia. Contraccambio gli auguri. Auguri anche a Luciano, a dareios e agli altri amici. apollonia1 punto
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Ecco uno dei miei ultimi acquisti, si tratta di un gettone prodotto dalla ditta Ferrea di Genova nel 1924, il costo era di 2 lire che venivano utilizzate per la raccolta fondi per la realizzazione della Casa del Littorio ed altre opere del regime. Che ve ne pare?1 punto
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@@ART Che ne dici di questo bel monetone (20g x 40mm) realizzato secondo la tua proposta? Ricordo che non sono due monete,ma è un unica moneta,un ipotetica "emissione comune" italo-slovena...Sul dritto il castello di Gorizia,sul rovescio la stazione di Nova Gorica,con la piazza che segna il confine italo-sloveno...Millesimo,valore e firma dell'incisore riportati su entrambi i lati,nome della nazione e della città riportati anch'essi su entrambi i lati,ma ovviamente personalizzati (anche come lingua).1 punto
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Autorità emittente: Regno d'Italia Valore nominale: 20 Centesimi (Esposizione di Milano) Anno: 1906 Peso: 9,08/86 Diametro: 27.5 mm Metallo: Rame Descrizione del dritto: Testa di Minerva cui formano diadema le statuette dell'arte e dell'industria Descrizione del rovescio: Valore sormontato da nastro con dicitura "Valevole nell'interno dell'esposizione" e composizione floreale Descrizione del taglio: Liscio1 punto
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I LA SARDEGNA VANDALICA 1. La conquista Incoraggiati dalle prime incursioni vittoriose sulle coste della Sicilia e dell’Italia meridionale, i Vandali in cerca di bottino presero di mira altri territori 1), fra le loro mete preferite vi era anche la Sardegna 2). Non abbiamo alcuna certezza sulla data di conquista dell’isola ma è molto probabile che avvenne subito dopo la morte di Valentiniano III. Da un passo di Vittore di Vita, lo storico delle persecuzioni vandaliche, abbiamo appreso che dopo la morte di Valentiniano, venuti meno i patti del 442, Genserico invase le provincie africane rimaste a Bisanzio, riconquistò la Sicilia, occupò la Sardegna, le Baleari e altre isole minori del Mediterraneo occidentale, appropriandosene con la sua consueta superbia 3). Valentiniano fu assassinato il 16 marzo del 455 d. C., quindi, la conquista della Sardegna dovrebbe essere successiva a questa data, ma non di molto però: poiché già nel 456 la flotta vandala volteggiava intorno alle coste sarde e della Corsica, dove venne disfatta e sconfitta da Recimero 4). Poiché le fonti non richiamano la Sardegna è molto probabile che l’isola non fosse stata ancora conquistata; alcuni storici, tra i quali il Manno, sostengono invece che il tentativo di invadere la Corsica sia partito proprio dalle coste settentrionali dell’isola 5). La vittoria non fu però decisiva poiché ben presto i Vandali riorganizzatisi riprendevano di nuovo il sopravento. Maggioriano progettò di nuovo di combatterli, ma i suoi progetti nonostante nella cattedra di S. Pietro fin dal 19 novembre 461 ci fosse papa Ilario, che dalla Sardegna traeva i natali, seppur nobili non vennero tradotti in atti concreti e non furono neppure presi in considerazione da Libio Severo. Fu solo nel 468, con i trattati di alleanza strategica fra gli imperatori Leone I e Antemio, che una poderosa flotta fu inviata da Leone I contro l’Africa, al comando del cognato Basilisco; mentre un’armata altrettanto potente, al comando di Marcellino, venne spedita da Antemio in Sardegna. Una volta sbarcato nell’isola con le forze imperiali, il generale romano non ci mise molto a fiaccare i presidi isolani di Genserico: ma le sue vittorie furono fatalmente compromesse dall’effimera impresa di Basilisco, che per non aver mosso in tempo la sua formidabile e costosissima armata la vide sconfitta e dimezzata 6). Divenuto di fatto nuovo padrone del Mediterraneo Genserico riconquistò anche l’isola perduta 7), a quel punto, gli imperatori Zenone e Romolo Augustolo fiaccati dalle incessanti scorrerie dei vandali e incapaci di reprimerle, nel 476 vennero a patti con Genserico, riconoscendogli lo statu quo 8). Questo è uno dei pochi dati che circoscrive entro certi limiti la data dell’occupazione vandala della Sardegna, anche se la prima attestazione certa della loro conquista risale agli anni 482-483, e ci proviene per via indiretta da un passo di Vittore di Vita, in cui lo storico parla di prelati relegati nell’isola dopo l’elezione a vescovo di Eugenio di Cartagine 9). 2. L’amministrazione la società e la proprietà nella Sardegna Vandalica Al momento della conquista vandala la Sardegna era governata da un praeses, quale rappresentante del potere romano, la sua residenza era a Carales (Cagliari); da esso dipendevano l’amministrazione civile, militare e quella della giustizia. Alcuni critici sostengo che furono gli stessi maggiorenti sardi, pur di liberarsi dall’opprimente fiscalità romana di quegli anni, a chiedere segretamente a Genserico di invadere l’isola. Dei personaggi che hanno ricoperto la carica di praeses in epoca vandala non conosciamo neppure un nome, da un passo di Procopio ci è pervenuto solo quello di Goda, l’ultimo governatore inviato nell’isola dal sovrano vandalo Gelimero pochi anni prima della caduta definitiva del regno vandalo d’Africa ad opera dei bizantini 10). Adesso, una chiara ed inequivocabile conferma delle affermazioni di Procopio ci viene dalla scoperta di alcune monete che oltre al ritratto di Goda recano nella legenda epigrafica il nome e il titolo di re, nella formula GVDA - REX. Una volta conquistata bisognava dare alla Sardegna una nuova struttura amministrativa, non potendo essere governata direttamente dal sovrano vandalo, residente a Cartagine, fu da lui affidata a un dignitario barbaro di sua fiducia, con il medesimo ruolo che aveva avuto il praeses per i romani. Nelle sue mansioni egli era assistito da una moltitudine di funzionari ausiliari fra cui procuratores (procuratori), addetti alla riscossione dei tributi, e i conductores (conduttori), economi dei possedimenti reali. I proprietari terrieri sardo romani riuscirono in alcuni casi a conservare i propri latifondi ma in cambio dovettero pagare tasse molto salate. Il territorio isolano venne ripartito in vari cleroi (lotti), che furono assegnati in parte alla corona e in parte ai guerrieri. In un’altro controverso e problematico passo, Procopio attribuisce a Genserico la fondazione di una colonia sarda di Maurusii, costituita da elementi infidi e pericolosi che mettevano in serio pericolo la pace interna e la stessa prosperità delle stato 11), localizzandone il loro confinamento nei monti sulcitani:« montes qui propre Carali sunt», territorio situato nella Sardegna sud occidentale chiamato ancora oggi Maurreddia – Mauretania –, Maurreddus i suoi abitanti, da cui, l’origine maura dell’attuale etnia). Uno scopo militare non giustificherebbe da solo la costituzione della colonia poiché la necessità di difendere il territorio si presentava soprattutto nelle coste mentre, stando sempre a Procopio, i Mauri trovarono sede nelle montagne 12). È presumibile quindi che i Mauri inviati nell’isola da Genserico costituissero delle truppe stanziali per la difesa del territorio, quindi, che il re barbaro tentasse un’esperienza di colonnato militare per tutelare la sovranità vandala nell’isola 13). Questa ipotesi non godeva però di molto favore: a suo tempo, mosso dalle considerazioni del Tamassia, che la riteneva possibile, venne proposta dal Besta, successivamente, è stata riproposta dal Courtois 14). Adesso, con l’individuazione di alcuni manufatti con scritte incise a bulino riconducibili in qualche modo ai “Presidia Maurorvm Sardiniae” (monete…? Per tale scopo pare siano stati creati i graffiti in questione) verrebbe confermata l’ipotesi del carattere difensivo e non punitivo del loro trasferimento. I vandali non devono aver faticato molto per tenere a bada i sardi, un popolo oramai esasperato dal tragico ricordo della precedente sovranità romana dei secoli precedenti, quando l’oppressione fiscale aveva raggiunto limiti insopportabili tali da far desiderare agli isolani qualsiasi altra sventura. Gli studiosi al riguardo sostengono che una volta assicurato il controllo militare dell’isola, l’invasione vandala non cambio di molto la vita dei sardi, sono convinti infatti che gli isolani abbiano percepito come una vera e propria liberazione il nuovo regime. Con la conquista vandala una certa classe dirigente costituita prevalentemente da funzionari, militari e gruppi di coloni, fu trasferita in Sardegna 15); i più potenti occuparono i posti di rilievo, appartenuti in precedenza al ceto dirigente di tradizione romana, fondando il loro benessere con il possesso dei latifondi confiscati al patrimonio imperiale, assumendo a loro volta gli stessi metodi di agire degli antichi possessores, ma senza impedire, almeno a una piccola parte di essi, di mantenere il prestigio sociale e lo stesso tenore di vita degli antichi possidenti 16). 3. Vescovi africani e la Religione in Sardegna Con l’editto del 483, Unerico, che più del padre persistette nella lotta religiosa nella difesa dell’arianesimo, convocò a Cartagine per il primo febbraio dell’anno seguente i vescovi ortodossi del regno per sostenere un dibattito col clero ariano, l’invito venne esteso anche ai vescovi della Sardegna e a quell’evento che nascondeva una vera e propria insidia presero parte Lucifero di Cagliari, Martiniano di Foro Traiano, Bonifacio di Senafer, Vitale di Sulci, Felice di Torres e tre vescovi delle Baleari che sembrerebbero essere stati assoggettati al metropolita cagliaritano 17). Come si sa l’incontro non ebbe a risolvere i contrasti, anzi, contribuì ad aprire una nuova fase di persecuzioni, alcuni vescovi convocati al concilio da Unerico poiché non si convertirono all’arianesimo furono confinati in Sardegna. Le diocesi sarde di epoca romana di Caralis, Forum Traiani, Sulci, Turris e Sanafer (e probabilmente Cornus), rimasero operative anche sotto il regime Vandalico, da cui la possibilità che la chiesa sarda non sia stata perseguitata, mentre vennero puniti con il confino nell'isola i vescovi cattolici africani nei momenti di più dura contrapposizione tra gli stessi cattolici e i vandali di religione ariana 18). Le grandi persecuzioni ebbero fine solo dopo la morte di Unerico, il successore Guntamondo, infatti, abrogò le decisioni prese precedentemente da Unerico, ma rimangono poco chiari i suoi rapporti con la chiesa cattolica, l’assenza di espliciti lamenti in tal senso ad opera degli autori di opere religiose farebbero comunque credere che gli anni del suo governo trascorsero in modo pacifico. Lo stesso non si può certo dire per il successore Trasamondo, durante la sua sovranità infatti la lotta religiosa raggiunse momenti di particolare criticità, la persecuzione si alternò a vari tentativi di convertire i cattolici all’arianesimo. Nel 507 d. C., approdarono in Sardegna gli ecclesiastici africani confinati da Trasamondo, le cronache più accreditate parlano di centoventi esuli 19); altre fonti, li fanno risalire a duecentoventi 20). Furono comunque molto numerosi: tra questi vi era anche il neo eletto vescovo di Ruspe Fulgenzio (in seguito San Fulgenzio), che si stabilì a Cagliari 21), Feliciano di Cartagine, i vescovi di ignota sede Illustre e Gianuario, e il vescovo di Ippona, che portò in Sardegna le reliquie di Sant'Agostino, oggi conservate a Pavia. Con l’assenso e l’aiuto del metropolita Primasio, Fulgenzio, uno dei più grandi intellettuali dell’epoca, fondò a Cagliari presso la basilica di S. Saturnino il primo monastero di cui si abbia notizia storica in Sardegna). La forzata permanenza dei vescovi cattolici nell’isola ebbe conseguenze più che positive, la parola persuasiva dei colti prelati riuscì infatti a scuotere non poco la religiosità della popolazione sarda che trascinata dall’ignoranza brancolava ancora nelle tenebre del paganesimo. Gli ecclesiastici africani rimarranno in Sardegna fino alla morte di Trasamondo (523); il successore Ilderico mise in atto una politica di totale apertura verso la tradizione romana e del cristianesimo, uno dei suoi primi atti infatti fu quello di richiamare in Africa tutti i cattolici esiliati dai suoi predecessori 23). 4. Miniere e metallurgia nella Sardegna vandala Il valore strategico legato alla sua posizione geografica e gli immensi giacimenti minerari che caratterizzano il territorio isolano, in modo particolare la regione del Sulcis Iglesiente, sono i principali elementi che consentono di comprendere i motivi delle lotte furibonde scatenatesi nei secoli per il possesso della Sardegna. Risorse immense e importanti che devono aver attratto non poco anche i vandali di Genserico, questo dato viene confermato dai vari rinvenimenti che attestano un’attività estrattiva anche durante la dominazione Vandala dell’isola; a quel periodo risalgono infatti numerose monete e manufatti metallici di produzione sarda recuperati nel territorio isolano 25).Fino a pochi anni fa si conosceva un numero molto limitato di monete vandale provenienti da rinvenimenti sardi, per le quali, sulla scia della lunga tradizione emittente e metallurgica dell’isola si poteva ipotizzare una produzione locale, ma adesso, dal momento che la cospicua quantità e qualità degli esemplari esaminati pone degli interrogativi non solo sullo sfruttamento delle miniere ma anche e soprattutto sulle finalità dell’utilizzo dei metalli sardi e della loro circolazione all’interno del regno vandalo, pare più che opportuna una completa revisione del problema. Sebbene manchi un’analisi chimica delle monete rinvenute nell’isola, è presumibile che buona parte di queste siano state battute nelle officine monetarie della zecca isolana, con ogni probabilità localizzata a Cagliari; questa ipotesi non dovrebbe sorprendere più di tanto dal momento che nei secoli precedenti e in quelli successivi l’occupazione vandala le emissioni monetarie in Sardegna ebbero un ruolo di primo piano. La notevole quantità di monete vandale rinvenute nell’isola farebbe presumere che il circolante fosse ampiamente diffuso nelle transazioni commerciali di un sistema complesso che comprendeva anche altre regioni sottoposte all’autorità vandala, ciò contribuirebbe a sfatare l’immagine di un regno smarrito e oscurato da un triste declino della civiltà latina, acquisisce vigore invece l’ipotesi di un processo generale di rinnovamento economico di cui le provincie africane costituirono la forza trainante quali produttrici di olio, grano e suppellettili. In un tale sistema la Sardegna aveva sicuramente un ruolo importante nelle esportazioni di cereali, ma lo aveva anche e soprattutto nell’estrazione dei metalli per la produzione dei manufatti e delle monete. Non è un caso quindi che i Mauri inviati nell’isola da Genserico abbiano trovato proprio nel Sulcis una loro privilegiata sistemazione, la stessa area in cui già i Romani si erano stanziati a presidio dei giacimenti metalliferi 26). II LA FINE DEL REGNO VANDALO 1. Goda: la rivolta All’inizio della breve parentesi del suo regno, come Genserico aveva fatto per la Sicilia, il despota Gelimero affidò il governo della Sardegna a un certo Goda, suo uomo fidato di nazionalità gota, con l’obbligo di versare un congruo tributo annuale nelle casse dello stato 27). Ma come si sa non tutti i governanti riuscirono a resistere alla tentazione di impadronirsi dei territori amministrati, non mancano certo gli esempi, e fra quelli che la storia ricorda, anche in questo caso Procopio, vi è quello della defezione di Goda in Sardegna. La sete del potere ebbe il sopravento sulla gratitudine, resosi conto che i piani bellicosi di Giustiniano mettevano in serio pericolo il destino del regno vandalo, nella primavera appena iniziata del 533 Goda rifiutò di pagare il tributo annuale a Gelimero e proclamò la sua indipendenza, accollandosi il titolo di re. Temendosi quindi azioni vendicative da parte di Gelimero, e ben sapendo di non potersi reggere con le proprie forze, tentò di allearsi con Giustiniano I, che già si apprestava al recupero delle provincie africane. Da un passo dello storico greco Procopio 28) sappiamo che nello scrivere all’imperatore Goda avrebbe colorito la sua defezione motivandola come una conseguenza nel non volersi fare complice delle crudeltà di Gelimero, preferendo invece un’alleanza con lui sincero amante di giustizia piuttosto che di un tiranno mai sazio d’iniquità. Con motivato interesse l’Imperatore avrebbe risposto lodando la sua inclinazione al giusto, e promettendogli la spedizione di un contingente militare e di uno stratega perché lo assistesse nella difesa e nel governo dell’isola, mandò un suo ambasciatore in Sardegna per consegnare la sua missiva. Goda accolse il diplomatico bizantino Eulogio protetto dalle guardie reali e indossando le insegne del potere, accettò quindi il sostegno militare ma si oppose con decisione all’invio di un comandante. Non poco sorpreso per ciò che aveva visto e udito, Eulogio tornò a Costantinopoli con la lettera di risposta in cui Goda spiegava i motivi del suo rifiuto, nella sua missiva Goda avrebbe scritto che la Sardegna aveva bisogno di militi non già di comandanti, per comandare bastava lui 29). Nella presenza di un comandante bizantino Goda vedeva, e non a torto, una limitazione del suo potere: nessun altro capo dell’esercito poteva essere dove lui intendeva regnare. Pare evidente quindi che l’astuto Goda avesse capito le vere intenzioni di Giustiniano, lui però non intendeva cambiare padrone ma rendersi sovrano autonomo in Sardegna, sia pure sotto la benevola protezione di bisanzio. Questo importante evento storico nonché numismatico adesso è confermato e documentato inequivocabilmente da alcune monete in cui oltre al fiero profilo del nuovo sovrano recano nella legenda anche il titolo di re, nella formula GVDA - REX 30). 2 . La riconquista vandalica Mentre al comando del Duca Cirillo la flottiglia bizantina veleggiava alla volta della Sardegna, portando con se un contingente di quattrocento militari 31), informato dell’accaduto nella sua sede di Ermione Gelimero si apprestava a spedire nell’isola il fratello Tzazo (o Zazone) con 120 navi fra le più veloci e 5000 dei più agguerriti vandali per riconquistarla. Al riguardo Procopio afferma che con grande impeto i Vandali andarono a combattere contro l’insorto Goda. Sbarcato in Sardegna e massacrando tutti quelli che gli si opponevano Tzazo s’impadronì ben presto della città di Cagliari, mentre Goda invece di fuggire vigliaccamente, come molti altri in simili circostanze hanno fatto, preferì affrontare il nemico e cadde da valoroso in battaglia. La spedizione dell’esercito vandalo in Sardegna fu fatale per l’Africa, Gelimero, ingannato da false informazioni era convinto che la guerra con i bizantini si sarebbe svolta in terra sarda, quindi aveva inviato il grosso dell’esercito in Sardegna mentre Belisario si apprestava a invadere il cuore del suo impero 32). Quando a Gelimero giunse la lettera di Tzazo che lo informava della morte di Goda e che l’isola era di nuovo ridotta all’obbedienza 33), i rovesci subiti in Africa erano già tali da far temere la disfatta totale del regno, pertanto, con la speranza di poter evitare il peggio, spedì una lettera al fratello supplicandolo di tornare presto a Cartagine per tentare con lui un ultimo sforzo 34). La riconquista della Sardegna rimaneva così incompleta come pure il suo riordinamento politico e amministrativo, ma a Gelimero conveniva tentare di riparare al più presto, se fosse stato ancora possibile, all’errore commesso dislocando il grosso del suo esercito in terre così lontane 35). Una volta assicurata l’Africa a bisanzio il duca bizantino Cirillo, che invertendo la rotta prefissata in seguito alle notizie dell’avvenuta morte di Goda si era unito alle truppe di Belisario, sbarcò finalmente in Sardegna, ma pare non venisse accolto con molto entusiasmo, al suo approdo a Cagliari, infatti, la città e l’intera isola erano in mano ai Sardi. Al riguardo Procopio 36) ci fa assistere a una macabra esibizione: «giachè i difensori di Cagliari non volevano aprire le porte al duca bizantino, questi, mostrò la testa recisa di Tzazo infilzata sulla punta di una lancia, volendoli rassicurare di ogni futura repressione da parte dei Vandali, poiché era finito il loro dominio». Salvo a riprenderne da capo un altro. Se pure ci fosse stata, questa macabra esibizione non dovette impressionare più di tanto i Sardi poichè per loro sventura conoscevano bene i Vandali ma non ignoravano neppure chi fossero i Bizantini, seppure in seguito dovettero imparare a conoscerli meglio. Note 1. PROSPERO TIRONE, Epothoma Chronicon, In M. G. H., Auct. ant., p. 474: « hoc quoque tempore piratae multas insulas, sed praccipue Siciliam vastavere ». 2. G. MANNU, Storia di Sardegna ,Capolago, 1840. 3. VITTORE VITENSE, Historia persecutionis, I, cit., p. 4. 4. CF. Hidatii Chronicon, P. 29, e VILLARI, Le invasioni barbariche in Italia. Milano, 1901. p. 118. 5. G. MANNO, I, p. 289, credeva che l’isola fosse stata occupata precedentemente, la stessa affermazione venne fatta da Procopio (I, 13) col significato indubbio di voler « dominare, comandare ». Notiamo che anche Salviano, De gubernatione Dei, VI, 68, in M. G. H. Auct. Ant.. I, p. 78,ricorda la crersio Sardiniae et Siciliae dopo la vastatio delle urbes macri clausae. 6. LIB. PONT. (ed. Mommsen), in M. G. H. Gest. Pont. Rom., I, p. 107. 7. PROCOPIO, De bellum Vandalicum, (edizione Dindorf), Bonn 1883, I, p. 6. 8. Già lo ipotizzò G. MANNU, Storia di Sardegna , I, p. 294. 9. VITTORE VITENSE, Historiae persecutionis, II, 23, cit., pg. 18, parla di vescovi confinati in Sardegna dopo l’elezione a vescovo di Eugenio di Cartagine (480 o 481) e prima dell’evento di Cartagine del 484. Cfr. C. COURTOIS, Les Vandales, cit., p. 187 nota 4. 10. PROCOPIO, De bellum vandalicum, I, 10, 25-26, cit., p. 359. 11. PROCOPIO, De bellum vandalicum, II, p. 13. 12. E. BESTA, La Sardegna medioevale, I, p, 5. nota 15. 13. In un passo del CODEX IUSTINIANI, I, 27, 2, 4, cit., p. 79, si parla di invasionem Vandalorum et Maurorum, pertanto, la presenza di elementi Mauri fra gli invasori si può considerare provata. 14. C. COURTOIS, Les Vandales, cit., p. 189. 15. L. PANI ERMINI - M. MARINONE, Catalogo dei reperti paleocristiani e altomedievali. Museo Archeologico di Cagliari, Roma, 1981, p. 38, n. 50. - LETIZIA PANI ERMINI, La Sardegna nel periodo vandalico, cit., pp. 302-303. 16. VITTORE VITENSE, I, Historiae persecutionis, I, 30, cit., p, 8. Sul ruolo dei millenarius nella pianificazione del territorio, vedasi C. COURTOIS, Les Vandales, cit., p. 312. 17. NOTITIA PROVINCIARUM, Sardinia, cit., p. 71. 18. VITTORE DI VITA, II, p. 7: « dominus proiectis omnique substantia expoliatis in insula Sicilia et Sardinia relegavit ». 19. Di 120 confinati ne parlano VITTORE DI TUNNIA, Chronica, a. 497/4, cit., p. 193; ISIDORO, Historiae Wandalorum, 81, cit., p. 299; CONSULARIA ITALICA (CONTINUATIO HAUNIENSIS ), 21 cit., p. 269. 20. Parlano di 220 esiliati BEDA, Chronica, 506, in M. G. H. a.a., t. XIII, ed. T. Mommsen, Berlino, 1898, p. 306; ISIDORO, Chronica, 390, in M. G. H. a.a., t. XI, ed. Mommsen, Berlino, 1882, p. 474; PAOLO DIACONO, Historia romana, XVI, 3, cit., p. 217: « Transamundus, qui fratri apud African in Wandalorum regno successit, fra tris vel patris Geiserico secutus perfidiam, clausis catholicorum ecclesiis ducentos vigenti episcopos in Sardiniam esilio relegavit ». 21. VITA FULGENTII, Prologo e XVII, cit., pp. 9-87. 22. VITA FULGENTII, XXIV, cit., p. 113: « Noluit plane Fulgentius in priori domo multis fratribus comitantibus diutius abitare sed iuxsta basilicam sancti martiris Saturnini procul a strepita civitates vacantem reperiens solum, Brumaio calamitano civitates antistite venerabili prius sicut decnit postulato, novum sunptibus propriis monasterium postulavit ». 23. L. SCHIMDT, Historie des Vandales, p. 121 (traduzione italiana), Parigi, 1953. - M. F. MARTROYE, Genseric. La conquête vandale en Afrique et la destruction de Empire d’Occident, Parigi, 1904, p. 213. 24. G. LULLIRI – M. B. URBAN. Le monete della Sardegna vandalica, storia e numismatica, Sassari, 1996, figg. 110/126, 212/217, 231/251, 275/287, 291/325, 378/385. 25. L. PANI ERMINI – M. MARINONE, Catalogo dei materiali paleocristiani e altomedievali, Roma, 1981, pp. 75, n. 118. 26. Per le miniere: P. MELONI, La Sardegna romana, Sassari, 1980, ristampa, cit., pp. 73-183. 27. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 10, 25/26, cit., p. 359. 28. PROCOPIO, De bellum vandalicum, I, 10. Le lettere attribuite a Goda e a Giustiniano si possono trovare tradotte in Tola, CDS, p. 87-88. 29. IDEM, De bellum vandalicum, I, 10. 30. G. LULLIRI – M. B. URBAN. Le monete della Sardegna vandalica, storia e numismatica, Sassari, 1996, figg. 858/877, tav. 18. 31. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 11. 32. PROCOPIO, De bellum vandalicum,1, 12. 33. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 25. 34. Stando al Besta qui Procopio darebbe una interpretazione non proprio genuina della lettera di Gelimero: si veda al riguardo anche la lettera tradotta dal Tola in CDS, I, p. 88, colonna 2. 35. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 25. 36. IDEM, De bellum vandalicum, I, 25. Giuseppe lulliri1 punto
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Ciao @@Nikita tu ne hai postato 1 in Argento, 1 in Rame, e 1 in Rame-Nickel (altri materiali) quindi penso che sei "in regola" perchè ne hai usato 3 categorie diverse... @@dabbene dico giusto? Io invece ho usato Bronzo e Ottone che rientrano entrambe in altro "materiale" quindi @@fabione191 considera nullo il post 76 relativo alla moneta Spagnola, ne posterò un altra in Rame ;)1 punto
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Non la frequento un granché ma mi unisco agli auguri e ricambio i tuoi....Buon Natale!1 punto
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e ogni tanto ne spunta qualcuno... http://www.deamoneta.com/auctions/view/195/167 buon Natale a tutti voi medievalisti (patavini e non)! :)1 punto
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Per il testone di Urbino le tre R sono appropriate ma non una frazione di rarità in più. Affermare che è un R4 o R5 vuol dire semplicemente non aver seguito il mercato numismatico in questi anni.1 punto
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per quanto riguarda i marenghi, a mio avviso, si possono riscontrare due tipi di errori nella composizione della data: - errori che io chiamo involontari: sono quelli dovuti ad un errore nell'incisione della data sul punzone (immagine da te inserita 1 su 1 capovolto) e successiva incisione per correggere l'errore; - errori che io chiamo volontari: che interessano principalmente le ultime cifre della data e sono dovuti alla volontà di riutilizzare un punzone o un conio approntato con data differente perchè poco o mai utilizzato e quindi sfruttarlo per un millesimo successivo per risparmiare penso tempo.1 punto
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L'aspetto insolito dell'omicron di Philippou è probabilmente da ascrivere alla naturale usura del conio, del quale è censito accoppiamento con almeno un altro conio di dritto. La piccola frattutina che si era formata è diventata via via una specie di virgola... Queste sono due fasi intermedie: con la fratturina appena incipiente http://www.acsearch.....html?id=419058 con la frattura più marcata http://www.acsearch.....html?id=642279 Arrivato a battere con il conio di dritto del mio esemplare, quel rovescio era ormai esausto e più tardi fu cambiato. http://www.cngcoins....x?CoinID=1751941 punto
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Confermo che in modo esaustivo non sono stati trattati, ma sono solo stati fatti degli accenni in alcuni post a carattere più generale. Infatti ho fatto una ricerca con il termine chiave "acqui" nella discussione (@@dux-sab sab non so lo hai mai usat, ma il sistema di ricerca all'interno anche della singola discussione che si visualizza sullo schermo in alto a destra - "cerca...in questo topic" - in genere è molto efficace), ed ho trovato solo questi risultati (dal post #184 al #191): http://www.lamoneta.it/topic/86557-i-primi-grossi-italiani/?p=953860 un caro saluto e di nuovo buone feste a tutt* MB P.S-@@matteo95 non ho dimenticato il tuo quesito sul grosso multiplo di Genova: vediamo se recupero un poco il "fiato" e riesco a risponderti in questo periodo relativamente più tranquillo dopo Natale...1 punto
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LUCCA - Enrico di Franconia DENARO-5° gruppo Bellesia tipo H5b Matzke (Lucensis Brunus) SECOLO XII-XIII D/ +ENRICVS ["S" coricata], nel campo LV.CA. R/ +INPERATOR, nel campo TT unite a forma di H, attorno un cerchio peso gr0,75 Diametro - mm 15 Metallo Mistura1 punto
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Per completare la descrizione dei decadrammi di Babilonia Eracle/Zeus in M. J. Price 1991, “The Coinage in the name of Alexander the Great and Philip Arrhidaeus” London. Nel primo volume è riportata la descrizione di tre decadrammi autentici catalogati come segue: Nel secondo volume vi sono le foto di due esemplari del 3598 (monogramma e M sotto il trono) e di un esemplare del 3600 (monogramma sotto il trono, M in esergo). La foto dell’esemplare con l’ape Price 3618A è pubblicata in “Circulation at Babylon in 323 BC“, M. Price, Mnemata : Papers in Memory of Nancy M. Waggoner (1989), p. 9, 8. Si tratta della moneta acquistata da Spink & Son Ltd., London, 1989, che ho già presentato nel post # 957. apollonia1 punto
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No "orrori di conio" esiste davvero, chi pensa che il titolo sia esagerato basta che veda tutte le mostruosità che sono state inserite qui................ :D Sulla tua di particolare abbiamo più che il conio stanco quei 2 piccoli esuberi metallo sotto il mappamondo, si vede chiaramente che si tratta di esuberi e non di ossidazione in questo caso, da mettere sicuramente in raccolta comunque1 punto
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DE GREGE EPICURI Mi pare sia una moneta dell'Arabia Felix, Himyariti, intorno al 100 d.C. Difficile identificarla con sicurezza, anche perchè sul Sear le immagini non sono ingrandite; direi che potrebbe stare fra Sear 5716 (Amdan Zehuqbidh) a Sear 5722, di Shamnar Zehun-im. Sono in basso argento; lingua semitica, forse aramaico.1 punto
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Per quanto attiene alla monetazione moderna in argento sottopongo alla "giuria" questo esemplare acquistato a marzo al Convegno Numismatico di Torino...anche questa era qualche anno che me la filavo... Categoria: MONETE MODERNE - ARGENTO Autorità emittente: Regno di Sardegna – Carlo Emanuele III (1730-1773) monetazione posteriore al 1755 Nominale: Scudo da Lire 6 Peso: gr. 35,16 Diametro: mm. 44 Metallo: Argento – Ag 904/1000 Zecca: Torino Descrizione del dritto: Semibusto a testa nuda, a sinistra; attorno: CAR.EM.D.G.REX.SAR.CYP.ET.IER.; sotto, la data (1765) Descrizione del rovescio: scudo circolare coronato ed ornato del Collare; attorno: DVX.SABAVD.ET.MONTIFER.PRINC.PEDEM.&. Descrizione del taglio: foglioline Catalogazione: Mont. P.16 n. 1711 punto
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Buonasera, sono già diversi giorni che cerco la moneta migliore da proporre. Lo ammetto, tutte le volte che entro in questa discussione e vedo i pezzi proposti.... provo quasi soggezione!!! Complimenti sia agli organizzatori per l'ottima iniziativa sia ai vari collezionisti, avete dei pezzi a dir poco strepitosi!! Ora veniamo alla mia umile monetina...... - CATEGORIA: monete moderne (dal 1500 al 1800d.c.) - Autorità emittente: Granducato di Toscana (1569 - 1859); Ferdinando III di Lorena, primo periodo (1790 - 1801) - Valore nominale: 1 soldo - Peso: 1,84 g - Diametro: 21 mm - Metallo: mistura - Descrizione del dritto: (da sinistra) FER • III • A • A M • D • ETR • 1791 stemma di forma cuoriforme coronato e partito Lorena, Austria e Toscana fra due rami d'alloro decussati - Descrizione del rovescio: in cartella ornata SOLDO - Descrizione del taglio: liscio - Catalogazione: rif. CNI tav. XXX, 17 id 7; GAL. X; MONT. 152; PUCCI 23; MIR 411 - Note storiche e numismatiche: Ferdinando III di Lorena, figlio di Pietro Leopoldo e di Maria Luisa di Borbone, salí al trono del Granducato di Toscana nel 1790 quando il padre Pietro Leopoldo fu richiamato al trono dell'Impero Austriaco dopo la morte del fratello imperatore Giuseppe II. Il periodo in cui regnò fu abbastanza agitato politicamente, seguí le riforme portate avanti dal padre anche se cercò di limitarne alcuni eccessi malvoluti dal popolo. Cercò di restare neutrale alla tempesta succeduta alla Rivoluzione Francese ma fu costretto ad allearsi alla coalizione antirivoluzionaria dall'Inghilterra che minacciava di prendere Livorno, cosí l'8 ottobre del 1793 dichiarò guerra alla Repubblica Francese. Ciò non ebbe però effetti pratici ed anzi, il Granducato fu il primo stato a ristabilire le relazioni con Parigi nel 1795. Tutto questo però non tenne la Toscana fuori dall'invasione Napoleonica, nel 1796 le armate francesi occupavano Livorno e Napoleone entrò a Firenze nello stesso anno. Nel 1799 Ferdinando III fu quindi costretto all'esilio a Vienna e nel 1801 abdicò. Rientrò a Firenze nel 1814 dopo la caduta di Napoleone e dal Congresso di Vienna ottenne l'annessione al Granducato dei Reali Presidi e del Principato di Lucca e Piombino. Inizia quindi il suo secondo periodo al trono del Granducato di Toscana (Restaurazione del Granducato). Morí a Firenze il 18 Giugno 1824 a causa della malaria contratta durante la bonifica della Maremma e della Valdichiana nella quale si impegnò personalmente. Gli succedette al trono il secondogenito Leopoldo II.1 punto
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categoria : MONETE MEDIEVALI Autorità emittente Casa Savoia, Amedeo VI (1343 - 1383) Valore nominale : Obolo Peso : 0,34 Gr. Diametro : 13 mm Metallo : mistura Descrizione del dritto : Grande A gotica, intorno: croce M' . COMES . Descrizione del rovescio : Scudetto sabaudo, intorno: croce SABAUDIE . Descrizione del taglio liscio Catalogazione : segnalata per la prima volta dal Cudazzo sul MIR al numero 97 e poi il Traina sugli Speciali di Cronaca Numismatica al numero 26 Note storiche e numismatiche : moneta di ancora dubbia attribuzione, non si sa se attribuirla ad Amedeo VI o VII, di dimensioni veramente minute, di grande rarità e appunto conosciuta solo da pochi anni... Fonte Cataloghi Online Fonte Cataloghi Online1 punto
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Comincio dal bronzo: Categoria monete antiche: Autorità emittente: Alessandro III - Alessandro Magno Re di Macedonia (320 a.C.) Valore nominale: 1/4 AE Peso: 2,09 gr. Diametro 14 mm. Metallo: bronzo Descrizione dritto: riproduzione di uno scudo dell'esercito macedone. Al centro (episema) la Gorgone per intimorire l'avversario. Descrizione del rovescio: elmo macedone con pennacchio al centro. Ai lati le iniziali B (basileos = del Re) e A (alexandrou = di Alessandro). In basso sulla sinistra l'ascia bipenne a due lame e a destra l'iniziale K. Descrizione del taglio: liscio irregolare. Catalogazione: Price - n. 2065 Note storiche e numismatiche: Zecca di Mileto costa sud ovest dell'odierna Turchia. La moneta proviene dall'asta HD Rauch di Vienna di fine giugno 20131 punto
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Ciao, è tempo di Natale… e la discussione sul Die Natalis l’ho già postata l’altr’anno… Natale… albero di Natale… Babbo Natale… no, non ci sta… stella di Natale… ecco, potrei prendere spunto dalla stella. Non propriamente di Natale, cadente o ... pianta decorativa natalizia ma come simbologia sui rovesci monetali. Lo spunto mi è stato fornito da una discussione che ho postato recentemente nella Sezione Identificazioni e dove avevo sollevato alcune considerazioni personali in merito alle stelle che compaiono sui rovesci delle monete di Vittorino. Un caro amico del Forum mi aveva consigliato che il tema poteva esser trattato in una discussione a sé stante. E così, sfruttando l’assist, eccoci qua! Mi rendo conto che si tratta di una discussione un po’ di “nicchia” ma spero che inserita in un discorso più vasto incuriosisca e serva a stimolare vari contributi. Quello che mi ha colpito, come dicevo nel prologo, è la presenza di stelle sui rovesci di Vittorino. E’ noto che solitamente le stelle non sono verosimilmente tali bensì spesso identificano l’astro solare. Ma non sempre: stella come rappresentazione ideale del divino luogo dove convivono gli imperatori divinizzati e gli Dei. Nell’esempio proposto si tratta di una moneta di Caligola riferita al DIVO AVGVSTO. La stella è doppia, a destra e sinistra dell'Augusto divinizzato1 punto
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Buongiorno. In collezione, per la classificazione delle rarità mi attengo ai cataloghi...altrimenti farei solamente confusione. Man mano ci si guarda attorno, l'idea dell'effettiva rarità di una moneta si crea automaticamente con l'esperienza. A mio giudizio, la conservazione del suo 3 cent 1830 è un buon spl+ con leggerissime tracce di rame rosso. Un saluto1 punto
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La stella in realtà compare su monete costantiniane ma con significati diversi da quelli di rappresentazione solare”, per quanto non ben chiari oppure necessari di trattazioni specifiche. Tre stelle sopra l'ara Sopra la Lupa All'apice della Torre In alcuni casi la stella non c’è ma il riferimento al carro solare è palese a tutti. E nel IV secolo c’è un “rientro” del simbolo-stella quando emette monete l’Apostata Iulianus II che tenta di riavviare il paganesimo.1 punto
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secondo me il valore va da 200 a 300 euro....in base anche a com'è tenuta la moneta. molto affascinante, marco1 punto
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in questi casi si va a percentuale ,devi considerare un 3% --Salutoni -odjob1 punto
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Complimenti, attendiamo la monetazione :) Vorrei solo aggiungere un breve episodio della carriera di Galba, che evidenzia una delle sue tante doti: la tenacia. Durante l’incursione Gallica di Caligola, Galba ottenne il comando delle quattro legioni dell’alto Reno in un modo a dir poco curioso. Getulico, il precedente comandante, fu fatto uccidere da Caligola con la falsa accusa di cospirazione e l’imperatore volle trovare un sostituto. Aveva ordinato una rivista militare a Lione, e al termine di essa, chiamati a rapporto gli ufficiali, li esortò a dare il massimo incremento agli esercizi fisici della truppa; e arpeggiando su uno dei suoi motivi prediletti: “il legionario sia duro come il ferro e tenace come il cuoio”, pronunciò una stravagante allocuzione per additare agli ufficiali il dovere di mantenersi costantemente allenati per dare il buon esempio ai gregari. E volle, lì per lì, sottoporre ad una prova le attitudini atletiche di tutti i gerarchi. Salì sul suo cocchio che era tirato da una pariglia e partì al trotto, seguito dagli ufficiali, pesantemente armati di tutto punto. Non mise mai i cavalli al passo, e pareva non dovesse fermarsi mai più. A poco a poco la frotta si assottigliava; molti caddero stremati, uno morì. Alla ventesima pietra miliare Caligola si fermò. Lo seguiva un solo uomo: il comandante delle falangi Galliche Servio Sulpicio Galba. Caligola gli disse: “Generale, preferisci al ritorno sedere accanto a me, o rientrare di corsa in caserma?” Galba trovò fiato sufficiente per rispondere che un soldato non ha preferenze: ubbidisce. Così Caligola lo lasciò tornare a piedi, ma l’indomani lo investì del comando delle legioni del Reno. Ciao, Exergus1 punto
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