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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/05/14 in tutte le aree
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Tra il 1536 e il 1556 nelle colonie spagnole avvennero fatti che cambiarono la storia e l'economia della Spagna, ma che in realtà riguardarono tutta l'Europa e non solo. Le trasformazioni riguardarono l'economia dei paesi, ma anche la monetazione di fatto cambiò in molti paesi dell'epoca. Cosa era successo ? Gli spagnoli nelle Indie erano dediti ai tempi a derubare gli indios, ma questa strategia non poteva durare molto, si dovevano trasformare in imprenditori e quello che interessava era l'oro e l'argento che venivano definiti e chiamati " il tesoro ". Lo sfruttamento minerario spagnolo non partì bene, anzi non prometteva nulla di buono, finchè un giorno una umile pastorella indigena con al pascolo i suoi lama in una località chiamata Potosi in Perù, abbandonata da tutti a 4.000 metri d'altitudine, fece una scoperta che cambiò la storia, trovò una vena d'argento di incredibile ricchezza. A seguire in breve tempo se ne trovarono altre sette, tutte ricchissime d'argento. La scoperta trasformo' Potosi, arrivarono uomini, animali, macchinari, in meno di trenta anni Potosi, da luogo deserto ed abbandonato, contò una popolazione di 150.000 persone, una città popolosissima per l'epoca. Gli effetti per la Spagna furono rilevanti da subito, la produzione già nel 1549 diventa dieci volte in più rispetto all'anno precedente, ma Potosi fu solo il primo anello di una serie di avvenimenti che seguiranno e cambieranno la Spagna e non solo. Se tutto questo fu poi positivo per la Spagna è da vedersi, di certo la Spagna stessa e l'Europa da quel momento furono invasi da tanto, tanto argento e l'argento voleva dire anche monete..... ,monete per tutti....5 punti
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Ecco l'ultima arrivata dal Veronafil, vorrei sapere il vostro parere in merito alla conservazione !! Grazie.4 punti
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Buonasera, ora che la scuola può dirsi davvero conclusa, e con essa anche i vari impegni relativi, riesco finalmente a fotografare decentemente una bella monetina che mi sono regalato per il compleanno (... si insomma, diciamo che è stata un'ottima scusa!!). Ve la vorrei presentare per sentire un po' i vostri pareri al riguardo. A mio avviso si tratta di una moneta non facile da reperire sulle aste, in particolare in questo stato di conservazione. Inoltre è anche abbastanza raretta di suo in quanto coniata da una zecca tutt'altro che comune, quella di Cremona in età comunale.... anche per questo risulta di mio grande interesse!!! La inseguivo da tempo..... Il peso è di 0,5 g, il diametro di 17 mm circa. Saluti4 punti
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Anch'io come Mario avevo letto tra le righe dell'editoriale di Roberto che qualcosa c'era nell'aria, qualcosa che lasciava un po' d'amaro in bocca. poi il fatto di avere circa 20 pagine in meno del mese precedente, lasciava, forse, presagire qualcosa. Non sono un fanatico del web, gli unici social a cui sono iscritto sono quelli che riguardano la numismatica. Sicuramente internet gradualmente, sostituirà il cartaceo: succede già con tanti quotidiani. Però il cartaceo ha un fascino tutto suo. Al momento sto facendo una ricerca per quanto riguarda i buoni cartacei e i gettoni della San Vincenzo; nel numero 155 di C.N. c'è un articolo che li riguarda. vi posso solo dire con che curiosità ho sfogliato il giornale, rileggendo quello che scriveva Traina, la posta dei lettori che chiedevano informazioni su qualcosa ritrovato, ecc. Il web sarà il futuro e dovremo farcelo piacere, ma leggere il libro, il giornale, la carta stampata saranno emozioni che nessun computer potrà sostituire. Auguro a Roberto che porti avanti l'avventura del web con lo stesso entusiasmo con cui ha portato avanti le riviste di numismatica. Sono sicuro che riuscirà a trovare la giusta impostazione per far "piacere" la rivista on-line. Forse sarà l'occasione per tanti di poter interagire direttamente con la rivista. Un grandissimo in bocca al lupo s tutti coloro che parteciperanno a questo nuovo modo di fare informazione. Graziano4 punti
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Arisegue: Libro 3° - Geografia della Grecia, dai primordi sino al tempo di Alessandro 3° il Grande L’Ellade, o Grecia classica è una penisola non eccessivamente grande, limitata a Nord dal Monte Olimpo, dalle montagne Combuniane e tracciando una ipotetica linea, verso Ovest, dal Promontorio Acrocerauniano; ad Ovest dal mare Adriatico o Golfo Ionico; a Sud dal Mediterraneo e ad Est dal Mare Egeo La lunghezza massima, da Nord a Sud, tra le montagne Combuniane e capo Tenaro è di ca. 250 miglia, mentre la massima larghezza, tra il promontorio Acrocerauniano e la montagna del Peneus, o meglio tra la costa della Acarnania e Maratona nell’Attica è di circa 180 miglia. La superficie del paese è stata stimata in 35.000 miglia quadrate che rappresenta poco meno della superficie occupata dal Portogallo. La caratteristiche geografiche che contraddistinguono la penisola Ellenica sono: la presenza di numerose montagne e l’esteso sviluppo delle sue coste. Numerose baie incidono profondamente la costa mentre lunghi e stretti promontori si proiettano ovunque nel mare dando origine ad una quantità di costa tale che non ha riscontro in nessun altro paese del Sud Europa. Molti sono i porti eccellenti ed il mare non presenta soverchi pericoli, oltretutto appena oltre la costa si trovano numerose isole, molto fertili e di inaudita bellezza; la natura a fatto di tutto perché la gente di qui scegliesse la via del mare e coltivasse le arti proprie della navigazione. La comunicazione tra le varie parti del paese è più breve e più facile per via mare che non attraverso la terra emersa che è qui ricca di catene montagnose che si intersecano tra loro in tutte le direzioni e che sono per lo più elevate e scoscese, superabili solo attraverso pochi passi spesso in inverno bloccati per la neve. Il sistema montagnoso della Grecia lo si può considerare come una ramificazione della grande catena delle Alpi Europee, poco ad Occidente del 21° di latitudine Est da Greenwich le alpi Albanesi proiettano uno sperone che sotto i nomi di: Scardus, Pindus, Corax, Taphiannus, Panachäicus, Lampoea, Pholoë, Parrhasius e Täygetus corrono in direzione appena ad Est del 42° parallelo Sud, verso il promontorio del Taenarum. Da questa grande catena longitudinale si dipartono, a breve intervallo e dalla parte opposta, tutta una serie di ramificazioni laterali che seguono la latitudine generale, da cui ancora si dipartono altre derivazioni trasversali che seguono il corso della catena principale, o spinale della regione e che punta verso Sud Est. Le catene latitudinali vanno a costituire importanti suddivisioni del territorio tra il Pindus e l’Egeo e da qui si dipartono in successione: il Cambuniano e l’Olimpo che costituiscono il limite Nord della Grecia Classica L’allinemento dell’Othris che separa la Tessaglia da Malis e Doris L’allinemento del Parnaso, Helion, Cithaeron e Parnes che partendo da Delphi terminano nel promontorio Rhamnusiano, opposto all’Eubea e che costituiscono la parte orientale dell’aspra barriera tra Beozia ed Attica. Carattere simile presentano, dalla parte opposta il monte Lingus, nel Nord dell’Epiro che si staglia verso Ovest dal Pindus, in un punto esattamente opposto al Cambuniano, assieme al Monte Tymphrestus nel Nord ed il Monte Bonius, nel centro dell’Etolia. Nel Peloponneso, la catena principale che ad Occidente corre da Rhium a Taenearum vede il Monte Scollis dividere l’Achea dall’Elide ed il Monte Elaenon separare l’Elide dalla Messenia; ad Oriente invece le ramificazioni laterali, in particolare quella che comprende i rilievi dell’ Erymantus, Aroania e Cylene divide l’Achea dall’Arcadia e prolungandosi poi sino al promontorio Scylleano, nell’Argolide dove il Monte Parthenion separa la stessa Argolide dalla Laconia. Tra le catene longitudinali secondarie, quelle che meritano menzione sono quelle di Pelion e di Ossa che terminano ad Est, nella Tessaglia mentre quella che comprende: Pentelico, Hymettus ed Anhydrus ha fine in Attica e quella di Parnon, nel Peloponneso, si estende da Tegaea a Malea. Nella Grecia le catene montuose occupano tanta gran parte dell’area che ben poco spazio rimane per le pianure ed il terreno pianeggiante acquista pregio ancor maggiore proprio in virtù della sua scarsità. La maggior parte della Tessaglia è una vasta pianura, circondata dalle montagne e bagnata da un unico corso d’acqua: Il Pineus; nella Beotia si trovano due vaste pianure una delle quali è paludosa: la Palude del Cephissus la maggior parte della quale è occupata dal lago Copaïs e l’altra è la piana di Aropus al limite della quale si trovano: Thebe, Thespiae e Platea. L’Attica di pianure può vantarne tre: Quella di Eleusi, che prende nome dalla città, quella di Atene, anch’essa deve il suo nome alla celebre città e quella di Maratona. Nell’Ovest e nel Sud del Peloponneso si trovano, dalla parte opposta del fiume Pesseus,il bassopiano di Cava Elis; vicino al monte Pamisus quello di Macaria ed all’imbocco dell’Eurotas, quello di Helos mentre nella regione centrale si trova l’altipiano che comprende: Tegea, Mantinea, Pheneus ed Orchomene. Il Peloponneso Orientale vanta la fertile pianura alluvionale di Argos, bagnata dai fiumi: Chimarrhus,Erasimus, Phrixus, Charadrus ed Inachus. In Grecia si trovano numerosi fiumi tuttavia con esigua portata d’acqua tanto che la maggior parte di essi, in inverno, può essere considerata poco più di un torrente ed in estate non è raro che il flusso d’acqua si interrompa completamente. I soli corsi d’acqua di un certo rilievo sono: l’Acheolo, che scorre in Epiro e divide l’Aetolia dall’Acarniana; al Nord il Peneus che irriga la maggior parte della piana della Tessaglia e l’Alphaeus le cui acque bagnano Olimpia. Tra i corsi d’acqua di minore importanza ricordiamo: Thyamis, Oropus ed Arachthus nell’Epiro; L’Evenus ed il Daphnus in Aetolia; lo Spercheius nel Malis; il Cephissus e l’Asopus in Beotia; il Peneus, Pamisus, Eurotas e l’Inachus nel Peloponneso. Caratteristica peculiare dei fiumi della Grecia è quella di scomparire in passaggi sotterranei; le rocce calcaree sono piene di caverne e nel piano si trovano spesso bacini chiusi che non presentano emissario tuttavia le acque defluiscono al mare attraverso canali sotterranei: a volte individuabili, spesso presunti. Esempi di vie d’uscita individuabili sono quelle lasciate dal Cephissus, in uscita dal lago Copïas, nella Beotia e quelli da cui le acque in eccesso fuoriescono dalla maggior parte dei laghi del Peloponneso. Canali non individuabili si crede siano quelli che operano lo scarico alle acque dei laghi: Helice e Trephia, sempre nella Beotia. La Grecia è ricca anche di specchi lacustri, non molto grandi invero, il maggiore è quello di Copïas la cui superficie è stata stimata in 41 miglia quadrate; il secondo in ordine di grandezza è probabilmente il Boebis che si trova nella Tessaglia e si forma per effetto delle acque in eccesso del fiume Peneus; a questi si deve aggiungere il lago Pambotis, nell’Epirpo, sulla cui sponda meridionale sorge l’oracolo di Dodona; i laghi Trichonis e Conopé, in Aetolia, tra l’Evenus e l’Acheolus; il lago Nessonis, vicino al lago Boetis, sempre in Tessagia; i piccoli laghetti di Hylice e Trephia ed i laghi dell’Arcadia: Pheneus, Stymphalus, Orchomenus, Mantinaea e Tegea. Le isole al largo della Grecia sono numerose ed importanti, la principale è l’Eubea che forma una grande barriera frangiflutti naturale che interessa l’intera costa orientale dell’Attica, della Beotia e della Locride estendendosi per oltre 100 miglia e con una profondità media di 15 miglia. Di gran lunga inferiore come dimensioni; ma non meno importante è Corcyra che si colloca all’estremità opposta della penisola e che ha una lunghezza di circa 40 miglia per una profondità variabile tra le 5 e le 15 miglia. Oltre queste, di fronte alla costa occidentale troviamo: Paxos; Leucas o Leucadia; Ithaca; Cephallenia o Zacyntus ( oggi Zante) mentre a Meridione si collocano: Cenussae e Cythera e ad Oriente: Tiparenus; Hydria; Calauria; Aegina; Salamis; Cytnus; Ceos; Helene; Andros; Scyros; Peparetus; Halonnesus e Sciathus. A Sud Est delle coste dell’Eubea e dell’Attica si trovano le Cicladi e le Sporadi che si estendono in una serie continua, simili alle pietre di un guado, attraverso il Mare Egeo sino all’Asia. Dalla parte opposta, da Corcyra e dal Promontorio Acrocerauniano è possibile vedere, nelle giornate serene, le coste dell’Italia. Per consuetudine il territorio della Grecia viene diviso in: Nord; Centro e Sud. La Grecia del Nord si estende dall’estremità settentrionale sino al punto ove le coste Orientali ed Occidentali trovano i Golfi di: Malis ed Ambracia o Actium, rispettivamente. La Grecia Centrale ha inizio da questo punto e si spinge sino all’Istmo di Corinto mentre la Grecia Meridionale si identifica con il Peloponneso. La Grecia del Nord, ab antiquo, era composta da due paesi più importanti: Tessaglia ed Epiro, separati tra loro dalla catena del Pindo. Oltre questi si trovavano, nella parte Orientale della barriera montana: Magnesia ed Achea Phthiotis e nella parte montagnosa, a metà strada tra i due golfi (Malis ed Ambracia) c’era Dolopia o paese dei Dolopi. La Tessaglia è il paese più vasto e più fertile di tutta la Grecia e si identifica con il bacino del Peneus; ha forma grosso modo circolare con un diametro di circa 70 miglia ed è circondata dalle montagne che le fanno corona e da esse discendono numerosi rivoli d’acqua che la irrigano e vanno poi a confluire nel Peneus che dopo averle raccolte le porta al mare passando da una singola gola che si dice, sia stata originata da un grande terremoto. La Tessaglia a sua volta è divisa in quattro province: Perrhaebia che si trova a Nord lungo le pendici dell’Olimpo e del Cambuniano Histiaeotis, posto verso Occidente, si adagia lungo i fianchi del Pindus e lungo il corso superiore del Peneus. Thessaliotis è a Sud, al confine con l’Achea Phthiotis e Delopia Palasgiotis è ad Oriente tra l’Enipeus e Magnesia. Nella Perrhaebia le città più importanti erano: Gonni e Phalanna; nella Histiaeotis: Gomphi e Tricca; Cierum e Pharsalo nella Tessaliotis mentre nella Palasgiotis si distinguevano: Larissa e Pherae. L’altro importante territorio: l’Epiro era più vasto della Tessaglia e la sua forma somigliava ad un quadrato oblungo; da Nord a Sud misurava circa 70 miglia per una larghezza di circa 55 miglia. L’Epiro è zona montagnosa, con rilievi elevati intervallati da strette valli solcate dal corso di numerosi fiumi. Anche questo territorio era suddiviso ad Oriente dalla provincia di Molossis le cui città di maggior rilievo erano: Dodona ed Ambracia; a Nord Ovest si trovava la provincia Chaonica con le tre importanti città di: Phoenice, Butrotum e Cestia; a Sud Ovest la Thesprotia con i siti di Paudosia, Cassope e nell’ultimo periodo, anche Nicopolis. Durante il periodo storico l’Epiro era in realtà da considerarsi più illirico che Greco. Magnesia ed Achaea Phthiotis sono spesso riportate come parte della Tessaglia; ma in tempi recenti, a buon diritto, costituiscono distretti a sé stanti. Magnesia era il tratto costiero tra il monte Pesseus ed il Golfo di Pagasean e comprendeva le due connesse derivazioni di Ossa e Pelion con il territorio immediatamente alla loro base; lunga ca. 75 miglia era larga da 10 a 15 miglia. Le città più importanti, poste sulla costa Orientale erano: Mirae; Meliboea; Casthanaea, nel golfo di Pagasaan si trovava Iolcus e nell’interno, vicino al lago Boebeü, c’era Boebe. Achaea Phthiotis era il territorio che si trovava immediatamente a Sud della Tessaglia e che si estendeva tra il golfo di Pagasean nell’Est sino alla parte del Pindus abitata dai Dolopi. La regione aveva forma pressochè quadrata ogni lato a misura di circa 30 miglia ed era costituita dal monte Othris con il territorio che si estende alla sua base. Le città più rimarchevoli erano: Halos, Thebae, Phthiontide, Itonus, Melitaea, Lamia e Xiniae sulle sponde dell’omonimo lago. Delopia, o paese dei Delopi, comprendeva parte di una derivazione del Pindus, assieme alla parte più Occidentale dell’Othrys e le vallate superiori solcate da corsi d’acqua che poi confluiscono nell’Acheolo; nella fattispecie si trattava di un corridoio, molto accidentato e montagnoso, lungo non più di 40 miglia e stretto 15 miglia. Nella Grecia centrale, ovvero nel territorio compreso tra la Grecia del Nord ed il Peloponneso si trovavano all’epoca ben undici paesi: Acarnania; Aetolia; Locride Occidentale; Aeniania; Doris; Malis; Locride Orientale; Phocis, Boeotia, Attica e Megaris. Acarniana: è il territorio più ad Occidente, ha forma triangolare ed è limitato a Nord dal Golfo Ambraciano, ad Est dall’Acheolus ed a Sud Ovest dal Mare Adriatico; i lati del triangolo misurano rispettivamente: 50; 35 e 30 miglia; le città più importanti erano: Anaetorium, Solium, Astacus e Cenidae. Aetolia: Confina ad Est con l’Acarniana e si estende verso Oriente sino all’Aeniana e Doris; a Nord il suo confine è segnato dalla Dolipia ed a Sud dal Golfo di Corinto; come dimensione era circa il doppio dell’Acarniana e la sua area era di gran lunga superiore ad ogni altro paese sito in quest’area dell’Ellade. Di struttura prevalentemente montagnosa, pure tuttavia conteneva una zona piana ed una paludosa tra lo sbocco al mare dell’Evenus e quello dell’Acheolus, possedeva inoltre, al Nord una vasta zona pianeggiante ove si trovavano due grandi laghi: il Conopè ed il Trichonus. Tra le città di maggior rilievo giova ricordare: Pleuron; Calydon e Thermon. Locride Occidentale, ovvero il paese dei Locri Ozolae si trovava sulla costa del Golfo di Corinto, appena ad Est dell’Aetolia e si estendeva, lungo la costa per ca. 37 miglia mentre penetrava all’interno per una profondità variabile da due a 23 miglia; tra le città più rimarchevoli annoveriamo: Naupactus, sulla costa ed Amphissa all’interno. Aeniana od Aetea, come veniva a volte chiamata, si trova anch’essa ad Oriente dell’Aetolia; ma un po’ più a Nord, dove raggiunge il confine meridionale della Locride; l’Aeniana era separata dall’Aetolia dalla continuazione, verso Sud, del Pindus ed era confinante a Nord con l’Otrys ed a Sud con il Ceta venendo così a trovarsi sul corso superiore del fiume Spercheius. Il paese ha forma ovale con il lato lungo di ca. 26 miglia e quello corto di ca. 12 miglia; la città di maggior risalto era Hypata. Doris si trova tra l’Aeniana e la Locride Occidentale; è questo un piccolo ed accidentato distretto inserito tra i monti del Parnassus e del Collidromus sul corso superiore del fiume Pindus, un tributario del beotico Cephissus; è lungo circa 17 miglia per una ampiezza di 10 miglia e vanta quattro importanti città: Pindus; Erineus; Boeum e Cytinium e proprio per questo era più nota come: Tetrapolis Doriana. Malis si trova a Nord di Doris, a Sud di Achaea Phtiotis e ad Est dell’Aeniania; è ancor più piccola di Doris, cui somiglia nella forma. In lunghezza misura circa 15 miglia mentre la larghezza si assesta sulle otto miglia; le città più note all’epoca erano: Anticyra e Trachis e nell’ultimo periodo anche Heraclea. All’estremità occidentale di Malis, tra le montagne ed il mare si trova il passo delle Termopili. La Locride Orientale si pone dopo Malis, lungo la costa dell’Epiro o canale dell’Eubea; il paese era politicamente diviso in due parti: Epicnemidia ed Opuntia che nellultimo periodo risultavano separate da una piccola striscia di terra nota come: prolungamento al Phocis. Epicnemidia si estende per circa 17 miglia dalla vicina Thermopylae sino a Daphnus e la sua larghezza media è di ca. otto miglia; la città principe era Cnemides. Opuntia si allunga da Alope ad oltre il monte di Cephissus, una distanza di circa 26 miglia e la sua larghezza era più o meno eguale a quella di Epicnemidia. Il nome del compartimento deriva dalla sua più importante città: Opus. Phocis: Si estendeva dalla Locride Orientale: a Nord, sino al Golfo di Corinto: a Sud; ad Occidente era confinante con la Doris e la Locride Occidentale mentre ad Est era in contatto con la Beotia; la sua forma era pressochè quadrata con il lato più lungo valutato in ca. 25 miglia e quello più breve in ca. 20 miglia. La parte centrale della regione e quella meridionale sono montagnose; ma lungo il corso del Cephissus e dei suoi affluenti si trovano parecchie fertili pianure. La capitale era Delphi, sita nella piana a Sud del monte Parnassus; altre città importanti erano: Eletaea; Parapotamii; Panoppaeus; Abae, famosa per il suo tempio ed Hyampolis La Beotia era oltre tre volte più estesa della Phocis; lunga ca. 50 miglia era larga mediamente 23 miglia ed il suo territorio era per lo più pianeggiante e ricco di acquitrini anche se conteneva, a Sud la catena montuosa dell’Helicon e nella parte più orientale del paese, le colline note come: Ptoüs; Messapius; Nypatus e Teumessus. Il lago Copaïs copriva un’area di ca. 41 miglia quadrate ovvero 1/13° dell’intera area; ci sono, nel paese altri due piccoli laghi tra il Copaïs ed il mare prospiciente l’Eubea chiamati rispettivamente: Hylice e Trespia. I fiumi più importanti della Beotia sono, oltre il Cephissus che entra dalla Phocis, l’Asopus, il Termessus, il Thespius e l’Oёroё. La Beotia era nell’antichità nota per il numero e la grandezza delle sue città, Thebe tra tutte; ma di non secondaria importanza: Orchomenus; Thespiae; Tanagra; Coronaea; Lebadeia; Haliartus; Cheronea; Leuctra e Copae. L’Attica si identificava con il promontorio, o penisola che si proietta dalla Beotia verso Sud Est, la sua lunghezza, misurata da Cithaeron a Sunium era di 70 miglia e la sua maggiore larghezza, da Munychia a Ramnus, di ca. 30 miglia. L’area dell’Attica è stata valutata in 720 miglia quadrate ovvero 14 circa meno della Beotia. La caratteristica dell’Attica è quella di una regione montagnosa e poco fertile, al Nord le catene montuose di Cithaeron; Parnes e Phelleus formano una linea continua che corre da Est ad Ovest e da questa sequenza discendono tre speroni uno dei quali, noto come Kerata divide l’Attica dal Magarit; un altro, chiamato Aegaleos, separa l’Eleisian dalla piana di Atene ed il terzo, chiamato nel Nord: Pentelicus, corre dal Parnes, attraverso Delecea e Maratona, sino a Capo Zoster, al centro si trova Hymettus ed a Sud, nella costa. Anhydrus. A parte Atene non sembra che le rimanenti città dell’Attica abbiano goduto di una qualche rinomanza; i fiumi che solcano il territorio: i due Cephissuses, l’Ilissus, l’Erasimus ed il Charadus sono da considerarsi poco più che torrenti. Megaris si congiunge all’Attica da Ovest ed occupa la parte Nord dell’Istmus andando ad unire la Grecia Centrale con il Peloponneso; tra tutti i paesi della Grecia centrale è il più piccolo, fatta eccezione di Doris e Malis; la sua lunghezza è di 14 miglia contro le 11 miglia di larghezza con una superficie inferiore a 150 miglia quadrate; una sola città è di una qualche importanza: Megara, per i suoi due porti: Nisaea e Pegae.La Grecia del Sud o Peloponneso ha anch’essa undici province, vale a dire: Corinto; Sicyon; Achaea; Elis; Arcadia; Messena; Laconia; Argolis; Epidauria; Troezenia ed Hermionis. Il territorio di Corinto è adiacente a Megaris ed include nel suo territorio larghe parti dell’Isthmus assieme a fasce, spesso di larga ampiezza, del Peloponneso; la lunghezza è di ca. 25 miglia mentre è larga poco più di 23 miglia; di forma estremamente irregolare la sua area viene valutata in non più di 230 miglia quadrate e la sola città che riveste una certa importanza è Corinto, la capitale che si affaccia, con un porto: Lechaeum sul Golfo di Corinto e con l’altro: Cenchreae; sul Golfo di Saronicco. Sicyon o Sicyonia è adiacente a Corinto, verso Occidente; giace lungo la costa del Golfo di Corinto per circa 15 miglia e si estende all’interno per altre 12 o 13 miglia; una sola città è di una qualche importanza: Sicyon. Achaea: si trova vicino a Sicyonia e larga circa 15 miglia, s’allunga sulla costa per circa 65 miglia, l’area è valutata in ca. 650 miglia quadrate; nel territorio si contano ben 12 importanti città tra cui primeggiano: Dymé; Petrae, oggi Petras e Pellene. Elide: situata sulla costa Occidentale del Peloponneso si estende dalla foce del Laurisus a quella del Neda per una distanza di 57 miglia ed all’interno raggiunge, dopo 25 miglia, le pendici dell’Erymantus, Tra i paesi della Grecia è quello che presenta minori asperità contenendo larghi tratti pianeggianti lungo la costa e qualche estesa vallata lungo il corso del Peneus, dell’Alpheus e del fiume Neda. Le città più importanti erano: Elis, sul Peneus; Cyllene con il suo porto, sul golfo omonimo; Olimpia e Pisa sull’Alpheus ed in ultimo: Lepreum nel sud dell’Elis o Triphyla. Arcadia: Era il paese montagnoso situato nel centro: la Svizzera del Peloponneso e si estendeva dalle catene montagnose dell’Erimantus, Aroania e Cyllene, nel Nord sino alle sorgenti dell’Alpheus verso Sud; una distanza di circa 60 miglia per una larghezza media di 40 miglia;L’area era valutabile in 1.700 miglia quadrate. Il paese è per lo più interessato da un altopiano i cui fiumi, eccetto verso Ovest e Sud Ovest, sono assorbiti dal terreno e non presentano uno sbocco apparente verso la marina. Alti pianori e piccoli laghi sono numerosi; ma la maggior parte dell’area è occupata dalle montagne e da strette; ma fertili pianure. Le città di maggior rilievo erano: Mantinea; Tegea; Orcomenus; Pheneus; Heraea; Psophis e nell’ultimo periodo: Megalopolis. Messenia era a Sud di Elis e ad Ovest dell’Arcadia ed occupava il più occidentale dei tre promontori in cui è diviso il Peloponneso e da questo circondava il golfo sino al promontorio centrale ed alla foce del Choerius. La sua lunghezza, da Neda al promontorio di Acritas era di 55 miglia mentre la larghezza massima, tra la Laconia e la costa Occidentale era di 37 miglia per una superficie totale di 1.160 miglia quadrate. La maggior parte del paese è montagnosa; ma lungo il corso del Pamisus si trovano vaste pianure e l’intero territorio è fertile. Inizialmente la capitale era Stenyclarus, di poi fu Messene che si trova sul fianco Occidentale del monte Ithome; altre città di una certa importanza furono:Eira, nella Neda superiore; Pylus, oggi Navarino, e Methone, oggi Modon, a Sud di Pylus. La Laconia è situata sugli altri due promontori del Peloponneso ed occupa anche una considerevole fascia di terra a Nord; la sua maggiore estensione, tra l’Argolide ed il promontorio di Malea è più o meno di 80 miglia mentre la larghezza è valutabile in 50 miglia e la superficie raggiunge le 1.900 miglia quadrate. Il paese è essenzialmente costituito da un’unica vallata, piuttosto stretta: la valle dell’Eurotas, racchiusa tra due alte catene montuose: la catena del Parnon e quella del Taїgetus, da qui nasce l’espressione: “Incavata Lacedemonia” Sparta era la capitale del paese e si trovava nell’interno, a ca. 20 miglia dal mare; altre città della stessa importanza non ce n’erano; ma ci piace ricordare: Gythium e Thyrea sulla costa e Sellasia, nella valle dell’Aenus. Argolide: è il termine solitamente dato al territorio che si proietta verso Est dall’ Achaea e dall’Arcadia con l’eccezione del piccolo territorio di Corinto, tuttavia il termine viene qui usato in senso lato. L’Argolide classica confinava con la Sicyonia e la Corinthia a Nord: con Epidaurus ad Est; con la Cynuria, parte della Lacinia, a Sud e con l’Arcadia ad Ovest. La distanza maggiore, da Nord a Sud, era di ca. 30 miglia e da Est ad Ovest di ca. 31 miglia e l’intera area non superava le 700 miglia quadrate. Come il resto del Peloponneso, il paese era prevalentemente montagnoso anche se al suo interno aveva ampia e ricca pianura in testa al Golfo dell’Argolide. La capitale in un primo tempo fu Miycenae, poi Argos con il suo porto Nauplia; altre città importanti erano: Phius, Cleonae; Tiryns. Epidauria si trovava ad Est dell’Argolide ed a Sud della Corinthia; la sua lunghezza, da Nord a Sud era di 23 miglia per un profondità di ca. 8 miglia. Una sola città era degna di nota: Epidauro che era anche la capitale La Troezenia era adiacente all’Epidauria, nel Sud Est e comprendeva la metà Nord Orientale del promontorio dell’Argolide assieme alla rocciosa penisola di Methana; lunga 19 miglia aveva una profondità di ca. 9 miglia; sul suo territorio insistevano due importanti città: Troezen e Methana. Hermionis giaceva a fianco dell’Epidauria, dalla parte Nord e della Troezenia da Est; costituiva la punta più occidentale della penisola dell’Argolide; come dimensione era più o meno simile alla Troezenia; ma al contrario aveva una sola città degna di nota: Hermione. Oltre le isole litoranee della Grecia, di cui già ho parlato, va detto che ve ne sono altre che punteggiano l’Egeo e più in particolare : Nell’Egeo Settentrinale si trovano: Lemnos, Imbrus; Thasos e Samotracia. Nell’Egeo Centrale: Andros; Ceos e Cythnus che possono dirsi litoranee; Thenus; Syros, Gyarus; Delos; Miconus; Naxos; Piros; Siphnus; Melos; Thera; Amorgus ecc… Nell’Egeo Meridionale si trova infine: Creta, questa isola, di notevole dimensione rispetto alle altre, si estende da Ovest verso Oriente per circa 150 miglia ed è larga circa 15 miglia; l’intera area supera le 2.000 miglia quadrate: Le città più importanti erano all’epoca: Cydonia e Gnossus sulla costa Nord e Gortyna nell’interno; l’intera isola è montagnosa; ma fertile. Con la segreta speranza che quanto sopra possa giovare ad una maggiore conoscenza nonno cesare vi augura una buona serata4 punti
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Le stavo riguardando una per una, alcune sono davvero imbarazzanti. Questa è la mia preferita, guardate Herakles al rovescio, secondo me l'"artista incisore" si è ispirato a Fred Astaire:3 punti
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La perplessità manifestata da Odjob si risolve se si considera che, come riferisce Paul Kher a pagina 88 del volume VIII della sua monumentale opera "Regesta Pontificum Romanorum -. Italia Pontificia", pubblicato nel 1935, il 3 febbraio 1106 (essendo duca di Gaeta Riccardo II dell'Aquila) il papa Pasquale II consacrò la Cattedrale, già dedicata a Santa Maria, ridedicandola a S.Maria ed a S. Erasmo. Quest'avvenimento religioso, di primaria importanza, potrebbe aver determinato la coniazione del follaro commemorativo del quale ci stiamo interessando. L'interpretazione di Fedafa mi sembra molto interessante e meritevole di ulteriore approfondimento anche se non si conoscono documenti metallici nei quali il Duca Riccardo abbia inserito anche il nome del suo Casato. Io avevo pensato a "DE AGE" in quanto su diversi follari il nome della città "GAETA" si trova scritto come "AGETA". Resta però il fatto che la lettera successiva non sembra proprio una "T", quanto piuttosto una "L", per cui si potrebbe tornare all'interpretazione di Odjob. Speriamo che sia in giro, in collezioni pubbliche o private, un altro esemplare che possa aiutarci a risolvere l'interessante enigma. Saluti a tutti, Beniamino3 punti
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Assodato questo, mi ha incuriosito a questo punto cercare di decifrare la legenda del D/... compito arduo visto la cattiva conservazione delle monete a disposizione. Nel CNI viene letta come ...D CAPE... con la P retrograda. In D'Andrea/Contreras come DE ASEL... Russo la interpreta come DE AGE... e se fosse DE AqEL...DVX ? In questo modo la P retrograda letta dagli autori del CNI sarebbe in realtà la q e la legenda completa andrebbe letta come R (al centro) DE AqEL... DVX... che si scioglierebbe in Riccardo dell'Aquila duca. Magari sto fantasticando però la lettura potrebbe essere corretta.3 punti
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aggiungi aggiungi Skuby ... non ti farai intimidire dalle reazioni (scomposte) di di qualcuno che ci dà degli incompetenti, dei malpensanti e e dei guastafeste al "solo" pensiero che queste non siano monete ad assoluta prova di bomba impossibili da dubitare , che dico - eresia - dal nominarle invano.. Sono estasiato dal dettaglio dei particolari, dalla nitidezza dell'incisione .. che veri maestri questi artisti sicelioti, la testa di Efesto poi cosi evanescente - quasi eterea - quanto superiore a quelle volgari rappresentazioni cosi nette e impudentemente definite come si riscontrano in esemplari volgari quali quello della collezione Moretti o Freedman.. e pensare che c'è chi ancora vorrebbe farci credere che il mercato sta subendo una crescente invasione di falsi.. colpa di qualche esaltato che già mesi fa andava annoiando con questa storia di repliche, falsi, ritocchi etc. che se ne stesse buono invece di rompere le scatole alla gente per bene e soprattutto a tutti quei collezionisti che non vedono l'ora in effetti di venire presi per il naso da qualcuno, tanto ormai con questa proliferazione di tarocchi chi vuoi che sappia piu' discerenere il buono dal malo, solo quei quattro babbioni della sezione Greche del forum che se la prendono tanto a cuore per due monete appena un po' fasulle.. che la smettessero pero' una buon a volta di rompere le scatole alla gente ...3 punti
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È vero, lo diciamo sempre le monete antiche andrebbero sempre acquistate dopo una certa preparazione in materia. Però è anche vero che le caramelle le vai a comprare nei negozi specializzati, entri e a vedere tutto il ben di dio, a volte perdi il controllo e la golosità oltre al piacere ti spingono a comprarle. In quel momento non pensi che ti potranno fare male. Le monete le preparano con una bella glassa verde, sembrano delle caramelle...che possono fare moooolto male, al portafoglio alle nostre notti. Il consiglio che mi sento di dare al collezionista che si avvicina alla numismatica e non ha esperienza, è di NON farsi ingolosire da caramelle belle verdi... Skuby2 punti
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@@Lafayette personalmente la valuto un po migliore di MB , ma ovviamente ognuno ha un proprio metro di giudizio . I colpi al bordo sono penalizzanti , l'usura anche , quindi Mb/BB ci potrebbe pure stare , nonostante io abbia dato q BB :)2 punti
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Io invece, almeno sul 50 lire 1864, non nutro alcun dubbio che sia falsa. Ma proprio nessuno, anche senza vederla. Ci sono in circolazione tra 12 e 20 esemplari di questa moneta, e non vale 100.000 euro, ne vale anche 250-300.000 in alta conservazione. E si sa esattamente chi le possiede. Stai tranquilla, non ce l'hai :rofl:2 punti
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malta Malta, Jean Levesque de la Cassiere Æ Picciolo. AD 1572-1581. Coat of Arms / Maltese Cross. Restelli/Sammut 27. http://www.mcsearch.info/record.html?id=11783612 punti
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Stamattina mi ero soffermato sul dritto mentre rileggevo il testo di Rasile (pagg. 67 -68) sulle monete di Capua, la moneta nella prima immagine postata è la stessa di questo testo ma solo la seconda moneta postata scioglie ogni dubbio sul titolo di Riccardo. Avevo notato la P retrograda, eheheheh, sono d'accordo con te. Intanto ho segnalato la discussione al dott. Beniamino Russo di Gaeta, speriamo che ti legga. :good:2 punti
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Osservando le foto del post precedente , si tratta dello stesso conio (falso) che la ditta Kunker nel giro di un anno , ha venduto due falsi pacchiani da bancarella . La domanda sorge spontanea........ ma come fanno i collaboratori della Kunker a non riconoscere una brutta copia di una precedente pubblicata.Per non parlare della The NY Sale ,che dopo 10 mesi rivende una patacca nel suo catalogo. Ma ci vuole tanto per apprezzare i bronzi genuini , anche se hanno problemi di decentratura , cancro ,patine screpolate ecc. Godiamoci l'occhio con Lipara Genuine , dalla Litra all'Uncia2 punti
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Direi che non dobbiamo farci prendere dal panico. Ovviamente non si può dubitare di tutto quel che si sospetti . Caro @@roth37 Questo bronzo che hai postato è genuino , anche se ha dei problemi.2 punti
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Tempo fa discutevo via email con un amico del crescente numero di falsi sul mercato, e di come molti collezionisti sembrassero infastiditi dall'argomento. Mi venne allora in mente il film Matrix, come metafora. Il fenomeno a cui stiamo assistendo è una sorta di Numismatrix, in cui falsari e commercianti poco accorti stanno ricreando un falso mondo antico, che non è mai esistito, ed i collezionisti sono le vittime, parassitate e nutrite di immondizia. Come nel film, alcune vittime preferiscono ignorare la realtà anche quando gli viene mostrata, e scelgono di rimanere immerse nel matrix.2 punti
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Forse sembrerà una cosa assurda: i Borbone Due Sicilie non hanno mai abdicato, hanno difeso con le unghie e con i denti i loro diritti ma non hanno mai fatto un passo indietro sulla loro sovranità sul Regno delle Due Sicilie, quindi, alla luce dei fatti tutte le medaglie (belle o brutte che siano) da loro commissionate e coniate dopo il 1861 possono definirsi medaglie borboniche ufficiali (ma non più del Regno delle Due Sicilie). In queste coniazioni vanno considerate ovviamente tutte quelle a nome del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio di cui i Borbone sono Gran Maestri. Sarebbe interessante leggere qualche vostro commento al riguardo. Nel frattempo vi mostro una medaglia borbonica del 1994 in argento 925 e del diametro di 38 mm, commemora il centenario della morte di Francesco II di Borbone nostro re e legittimo sovrano del Regno delle Due Sicilie morto ad Arco (TN) il 27 dicembre 1894. http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/iniziative/2008/2008_12_21.pdf http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_II_delle_Due_Sicilie1 punto
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Qui si parla spesso di commercianti (o case d'asta) che non sono più quelli di una volta. Visto quello che succede, credo che nemmeno i collezionisti sono più quelli di una volta. Facendo questo pensiero ho riflettuto sulla questione. E, pensando alla desolazione dei circoli numismatici, dove ci troviamo in quattro gatti, ritengo che internet sia causa non solo delle cattive vendite, ma anche dei cattivi acquisti. Questo perchè i giovani o i nuovi collezionisti non hanno più l'esperienza diretta sul campo. Arka1 punto
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..........e per me ha ragione !! lo sai come sono e ho fatto subito dei controlli a tappeto in tutta la bibliografia, compreso D'Incerti, Montenegro ecc.ecc. !! Riportare qui il tutto mi è un pò complicato.....ma brevemente si sarebbe potuto generare un errore nel Corpus da dove poi si è appoggiata la base della doppia catalogazione fatta da PR che trovandosi davanti una moneta millesimo "54" con la testa grande (o meglio capelli abbassati) non ha fatto altro che riportarla lasciando così inalterata la CNI 313 dove per mero errore sintetizzando come di consueto "come precedente" delle altre monete non è stata verificata a puntino la testa di Ferdinando che gli autori nelle varie descrizioni definiscono con capelli alzati o abbassati.....(sappiamo che gli autori negli ultimi periodi furono molto superficili) Il MIR (l'unico) a pag. 307 in una noticina accanto all'esemplare in questione 536/7 si accorge che c'è qualche anomalia e scrive: nonostante riportata in tutte le opere, merita conferma. ;)1 punto
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@@Ciprios la M di MCMXXVIII e la L di romagnoli . Ecco perché servono foto nitide di quei due punti . Saluto1 punto
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Dapopaffo, buonasera a te ed al forum e benvenuto La moneta, per il solo fatto di essere tale, sottende un valore venale; la numismatica, lo studio della moneta che non ne esclude il possesso, è un qualcosa di più e te ne renderai conto se continuerai a raccogliere tondelli, giusto scegliere quelli di migliore qualità; ma anche quelli meno belli hanno la loro identità storica e studiarli, capirne la loro origine, i segni che portano, il perchè della loro emissione ecc...e catalogarli in collezioni secondo criteri che non hanno praticamente limiti è pagante. Per esperienza posso dirti che si parte sempre con la raccolta, oserei dire indifferenziata, che non tiene cioè nella dovuta considerazione la componente geografica nè storica, o meglio contemporanea; poi si comincia a fare dei raggruppamenti; si inizia a conoscere o scegliere un percorso da documentare e...le collezioni poi vengono da sè, la curiosità aumenta, lo studio ne consegue e con essso la crescita intellettuale Buobna serata Dapopaffo da parte di nonno cesare e... lascia perdere i 300 € tanto sono ipotetici e te ne acorgerai quel giorno che avrai necessità di realizzare1 punto
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Buona serata Il mondo è cambiato grazie all'argento "spagnolo"; nuove opportunità, lecite e non, sono nate per la vecchia Europa; certamente è cambiata l'economia e la finanza, ma anche il commercio e le imprese si sono espanse. Grazie all'argento si sono finanziati viaggi e scoperte di nuove terre, guerre e relative conquiste. L'asse dell'economia si è spostata dal Mediterraneo all'Oceano Atlantico e la Spagna era diventata il colosso che conosciamo; l'impero sul quale non tramontava mai il sole. Colosso dai piedi d'argilla, sempre in cerca di denaro che gli sfuggiva dalle mani in mille rivoli; sfarzo, lusso, spese folli di pochi, a scapito dei molti indigenti. Forse la colpa era l'incapacità di pianificare in maniera remunerativa le risorse che, peraltro, venivano dilapidate in imprese militari fallimentari. Bell'argomento, tutt'altro che facile, ma ricco di spunti. saluti luciano1 punto
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ciao grande Jagd! è un po difficile da attribuire con certezza, la mia impressione è che possa trattarsi di Valentiniano I° con al R/ Securitas Reipublicae - ti metto un esempio per Aquileia Valentinian I, AE3, Aquileia. DN VALENTINI-ANVS PF AVG, pearl diademed, draped, cuirassed bust right / SECVRITAS-REIPVBLICAE, Victory advancing left, holding wreath and palm. No fieldmarks. Mintmark: SMAQP. RIC IX Aquileia 12a, type xvi(a). Text1 punto
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Purtroppo non è più R2, sul Gigante 2014 è R3 ma ha mantenuto comunque la stessa quotazione, negli ultimi anni ne sono venute fuori diverse, resta una moneta molto rara e richiesta in quanto è una millesimo tipologicamente unico. Concordo con chi mi ha preceduto, siamo oltre il BB. Ottima moneta! Complimenti!1 punto
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Ne aggiungo un'altra che molti hanno gia' visto e commentato in un'altra discussione ma mi sembra che si adatti al tema. Saluti1 punto
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Ciao Luciano Questa dovrebbe essere la medaglia corrispondente al diritto presentato al post # 15. Five Centuries of European Medals and Plaquettes -. Medal (Silver, 61mm, 89.27 g 12), on the victories of Venice against the Ottomans, by P. H. Müller, Nuremberg, 1688. FRANCISCUSMAUROCENUS DUX VENETIARUM A 1688 D 3 APRIL / NIL DESPERANDUM TEURCRO DUCE (= no need to despair with Teucer as your leader , Horace Odes, I, vii, 27) Facing bust of Morosini, turned slightly to the right, wearing doge’s corno and robes; behind flags of Venice and the allies, shield of Moroini and arms; should truncation, P.H.M. On edge : VIDERVNT INSVLAE ET TIMVERVNT EXTREMAE TERRAE OBSTVPERVERVNT ET ACCESSERVNT ESAI 4I (= Isaiah 41: 5, The coast lands have seen and became afraid. The ends of the earth were astonished, they drew near, and came. ) FK (= Friederich Kleinert, ) Rev. ADRIATICI MARIS DOMINA ARCHIPELAGI REGINA (= Dominatrix of the Adriatic Sea, Queen of the Islands ) Figure of Venice seated facing on a throne in the sea; before her, the labeled personifications of the MOREA, CANDIA, ATHENAE, NEGROPONT and CYPRVS; behind, ships and volcano. MH 91. Toderi/Vannel 1990, 55. Voltolina 1066. Very rare. Lightly toned and beautifully struck. Extremely fine. Produced to honor the great victories of Venice in the war against the Turks. Exceptionally, Morosini served as both Doge and Commander. apollonia1 punto
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Oopps...non mi ero accorto di questo tuo post, e ho unito le due discussioni, che comunque ora sono in Identificazioni, e lasciamole pure qui, anche se forse l'altra sezione era più giusta (vedi mio post precedente ;)) ciao. petronius :)1 punto
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Fai offerte più basse, con limiti che ti sembrano accettabili e basta. E se prendi qualcosa ad un prezzo che ti sembra ragionevole perchè scelto da te, sii contento. Scusatemi, ma mi fate cadere le braccia ogni volta. Vi lamentate (non tu, parlo in generale) se perdete una moneta per una battuta, vi lamentate perchè ne prendete un'altra, ma al massimo dell'offerta, vi lamentate per le conservazioni a volte non rispondenti o per difetti (qui comprensibilmente, ma nel caso le monete andrebbero valutate bene prima di fare offerte). Volete collezionare monete, gustare la gioia del possesso, della contemplazione estetica, della (ri)scoperta storica, eccetera, oppure volete fermarvi ai soli problemi, comprensibili, ma del tutto soggettivi? Così non vi godete appieno il piacere della numismatica, ragazzi. Rischiate di guardare una moneta con odio o quantomento risentimento, perchè vi fa ripensare al fatto di averla presa al massimo dell'offerta (lo ribadisco: decisa da voi e non da qualcuno che vi ha costretti a farla puntandovi una pistola alla tempia). De gustibus non disputandum... Io se prendo una monetina desiderata, che sia al massimo dell'offerta, o a qualcosa meno, rimango in ogni caso soddisfatto e me la guardo tutto contento!1 punto
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Guardate che falsi Lipari ce n'erano in abbondanza anche trent'anni fa. Quello che stupisce è che una ditta che si reputa seria li metta in vendita. Ovvero che non abbia, non dico un grande esperto, ma nemmeno uno che abbia mai avuto in mano monete di bronzo autentiche... Arka1 punto
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Bhè, la moneta originale NON è un sogno, se la cerchi si trova facilmente, ma per monete di questo valore si deve iniziare la ricerca partendo col piede giusto. La prima cosa da evitare, sono gli amici degli amici e le conservazioni o situazioni da "occasione". Ci si rivolge e venditori professionisti (con sede fisica), si fa una trattativa seria e si richiede la consulenza di un perito. Io ho venduto una moneta da 30 Tarì originale, mi sono guardato bene dal presentarla come un occasione. Ho detto al collezionista che era una moneta COSTOSA e RARA QUANTO IN ALTA CONSERVAZIONE e gliela ho fatta esaminare dal vivo, constatare il grado di conservazione e l'ho fatta pagare molto. Ho chiesto ed ottenuto il pieno catalogo del grado di conservazione subito inferiore a quello constatato dal vivo. E l'ho garantita !!! Quando l'ha esaminata il suo perito, è stata una soddisfazione e la moneta ad oggi è un vanto della sua collezione. Anche il perito era soddisfatto dal certificare il pezzo (raro, che non capita tutti i giorni). Per monete così non si compra il qMB da sconosciuti, si compra il BB+/Spl da operatori seri e si pagano migliaia di euro. Vanno pagate anche le perizie, e poi si dormono sonni tranquilli. Insomma, i 30 Tarì del 1875, non sono dei Littori del 1927, con il rispetto dovuto anche a queste belle monete savoiarde.1 punto
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A prima vista, il 20 lire elmetto non è che mi convinca molto….sembra presentare una sorta di doppio bordo al rovescio e la L di lire non sembra il massimo. Questa è una moneta, ahimè, molto falsificata, e appunto per questo motivo occorrono foto a fuoco. Per l'altra moneta non so esserti di aiuto, la sezione di pertinenza è quella indicata da @@ilcollezionista90, eventualmente puoi aprire una discussione dedicata in quella sezione.1 punto
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Buona serata Ecco un altro "vecchio" che ha segnato un'epoca; Andrea Gritti: mercante, spia, comandante d'armata, viveur; un personaggio difficile da definire in qualche stereotipo. Indubbiamente è stato un grand'uomo che si è speso senza porre contropartite per il bene della sua Venezia, arrivando al dogato. Dal Blog di Flaminio Gualdoni ho tratto questa medaglia che vede, nel verso, la chiesa di San Francesco della Vigna - anno 1534 saluti luciano1 punto
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La monetazione normanna si conferma sempre molto ostica. Ammetto che non rientra nelle mie specifiche conoscenze ma ho accettato di buon grado l'invito di Francesco a partecipare a questa discussione. Tra l'altro, come da lui anticipato, si parla di una delle rarità numismatiche del nostro meridione e quindi meritevole di qualsiasi approfondimento. Vista la mia poca competenza in materia provo a limitarmi a fare un breve excursus su quanto finora scritto su questa moneta: Si parte dal Sambon che nel suo "Repertorio generale delle monete coniate in Italia" al n°829 delle pp. 146-147, riporta la moneta attribuendola a Riccardo II (1090-1106) e battuta nella zecca di Capua. Tale attribuzione credo nasca dalla lettura del D/ ...D CAPE... Attribuzione poi ripresa dai compilatori del CNI vol. XVIII, n°3 p. 245 - Tav. XIII n°5. Di seguito il disegno della moneta: Tale attribuzione è seguita anche da M. Rasile che non riporta la moneta nel suo lavoro sulla monetazione di Gaeta ma la riporta invece su quello sulla monetazione di Capua come già anticipato da ermejoromanista. Passiamo alla Travaini. Nel suo "La monetazione nell'Italia normanna", a pag. 337, n° 436 troviamo la descrizione della moneta in oggetto. Secondo la Travaini l'attribuzione della moneta è incerta ma, proprio per il fatto che la moneta riporti i nomi di Santa Maria e Sant'Erasmo, farebbero attribuire il follaro alla zecca di Gaeta. Di seguito il disegno della moneta: Vi invito a confrontare il disegno riportato dalla Travaini con l'esemplare postato da Francesco. Si tratta ovviamente della stessa moneta. I dubbi sembrano sciolti da B. Russo, il quale nel suo "Le monete di Capua e Gaeta nel periodo Normanno" nelle pp. 217-219 ritiene che si tratta di una moneta commemorativa battuta a Gaeta in occasione dell'intitolazione della cattedrale di Gaeta a Santa Maria e Sant'Erasmo. All'epoca era duca Riccardo dell'Aquila ed il titolo DVX ben visibile sulla moneta, come già osservato anche da Francesco, non lascerebbe dubbi sull'autorità emittente. La riattribuzione di Russo alla zecca di Gaeta è stata poi accettata nelle opere successive quali D'Andrea/Contreras in "Le monete delle zecche minori della Campania" vol. II, n°12, pp. 137-138 e da Chimienti/Rapposelli nel "MIR - Italia Meridionale Continentale - zecche minori" n°440 p. 127. Questo mi pare sia quanto finora noto su questa moneta (chiedo venia se ho saltato qualche riferimento) ma mi pare di comprendere che Francesco voglia andare oltre. Non me ne voglia ma non conosco la storia della sua città quindi mi limito ad attendere news su questa emissione. Per la cronaca, a dimostrazione dell'alta rarità della moneta, in tutti i testi da me consultati, le immagini delle monete note sono sempre le le stesse che poi sono quelle postate in questa discussione da Francesco.1 punto
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Non sono una grande lettrice di riviste, sia di numismatica che di altri generi, mi sento di esprimere però il mio dispiacere per questa chiusura che arriva inaspettata e insospettata, almeno per me. Ho avuto contatti via mail qualche giorno fa con Roberto, mi ha parlato di cambiamenti editoriali ma non pensavo così drastici, credevo cambiasse l'impostazione della rivista, magari che puntassero su articoli di interesse più popolare con monetazioni in voga o cose simili non che chiudessero la produzione cartacea. Concordo con chi auspica una continuazione editoriale da "rivista" e non da Forum, anche se non capisco quanto potranno guadagnarci a pubblicarlo gratuitamente. Gli appassionati di sicuro ci guadagnano ma non so se la sola pubblicità sia sufficiente a portare avanti la "baracca". Comunque sia invio un grande "In Bocca al Lupo" a Roberto Ganganelli, per la sua dedizione e la sua passione merita sicuramente di riuscire a dare vita in modo permanente a una prestigiosa rivista. Giò1 punto
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Taglio: 1€ Nazione: San Marino Anno: 2002 Tiratura: 131.800 Condizioni: SPL Città: Palermo Note: mancante1 punto
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BREVE STORIA DEL PRANZO DI OGGI salve LE MIE RICETTE SONO ESCLUSIVAMENTE PRIVE DELL'AGGIUNTA DI SALE questa mattina poco dopo l'alba approfittando di una temperatura ancora gradevole e dei raggi del sole non ancora pungenti ho alato la mia barchetta in alluminio e dopo ancuni minuti di sana remata mi sono immerso per raccogliere le cozza dopo averle ben pulite e lavate in acqua di mare le ho aperte in un grosso tegame con pazienza le ho sgusciate e liberate dal bisso quella peluria che le tiene ancorate agli scogli in una padella con olio e peperoncino ho tagliatro a rondelle un porro e delle melanzane lunghe le ho fatte appasire aggiungendo un po di acqua di cotura delle cozze a cottura ultima ho aggiunto i molluschi nel piatto accompagnate da riso venere pane carasau e insalatina1 punto
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