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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/10/14 in tutte le aree

  1. Buongiorno a voi, innanzitutto faccio i complimenti a Sator per la bella moneta da lui acquistata. Sperando di fare cosa gradita, trascrivo qui di seguito la scheda relativa alla zecca di Cremona, presente nel volume a cura di Lucia Travaini, Le zecche italiane fino all'unità, Roma, IPZS 2011, pp. 628-632. La scheda non scioglie il nodo del periodo di emissione delle monete con 'f' pseudo gotica minuscola, ma può forse dare indicazioni per successivi indirizzi di ricerca. Secondo me si devono tenere ben presenti due cose: - la prima è che, a mio avviso, l'accostamento - peraltro fatto già da Ciani nel lontano 1908 - della moneta cremonese con quelle di Trento e di Pisa, stando alle nuove datazioni proposte dagli studiosi è po' azzardato. La cronologia delle monete di Trento con la 'F' è infatti stata rivista da Rizzolli nel suo studio del 1991 e ora si ritengono coniate a partire dal 1255/56 c. Rispetto alla cronologia proposta sul CNI, quindi, è stato effettuato un abbassamento temporale che varia da circa 25 anni (proposta di Ciani) a oltre 50 (proposta autori ottocenteschi). Per i grossi della zecca di Pisa, invece, la datazione corretta dovrebbe essere quella proposta dalla Baldassarri, secondo la quale le emissioni dovrebbero essere iniziate intorno al 1216. Le monete di Cremona, pur prendendo questa affermazione con tutte le cautele del caso, dovrebbero dunque essere successive a quelle pisane di circa una quindicina d'anni e precedenti a quelle trentine di quasi una ventina. - la seconda è la somiglianza tra queste stesse monete con la 'f' e quelle del cosiddetto concordato con la città di Brescia del 1184. Somiglianza che, come rimarcato nella scheda, sembra avvicinare le due emissioni. Inoltre si tenga presente anche quanto già notato da Giordano nel 1971 riguardo ai pesi del nominale minore: il dato ponderale sembra attestarne un peso medio piuttosto basso, di circa 0,55 g, così come 'ad occhio' sembra basso il tenore di fino. Se si paragonano questi due dati a quanto si conosce dei denari terzoli di Milano (v. da ultimo il n. 12 dei Bollettini di Numismatica on-line, introduzione di Luca Gianazza), essi farebbero pensare ad emissioni vicine alla metà del secolo. Per quanto è a mia conoscenza, la datazione proposta da Fenti, 'attorno al 1231' può dunque per il momento essere ancora ritenuta attendibile, con una propensione ad avvicinarla, forse, agli anni '50 del Duecento. Comunque, ecco la scheda dalla Guida delle zecche. Buona lettura e cordiali saluti, Teofrasto Cremona (Lombardia) M. Bazzini Se si eccettua un denaro carolingio dubitativamente attribuito a Cremona da Lafaurie [1974, p. 45; tipo Morrison, Grunthal 1967, pl. VIII, n. 231], le prime certe monete cremonesi sono della seconda metà del XII secolo. All’inizio di settembre del 1155 Federico Barbarossa donò il privilegio di zecca ai cremonesi, dopo averlo tolto ai milanesi (jus facendae monetae, quo Mediolanenses privabimus, Cremonensibus donavimus) [Falconi 1984, doc. 366; Giordano 1971, pp. 13-14, che offre anche una traduzione dell’atto] tuttavia, il primo documento oggi conosciuto che attesti una concreta attività della zecca è di qualche anno successivo (1 agosto 1163) e concerne l’affitto di una porzione di terreno per il quale dovevano essere pagati denarios quattuor de Cremona vel unum denarium imperialem [Giordano 1971, p. 24; Fenti 2001, p. 18, con bibliografia]. A partire da questa data le citazioni di pagamenti in moneta di Cremona si fanno sempre meno sporadiche e all’inizio degli anni settanta dello stesso secolo sembra che le monete del Comune si siano definitivamente imposte, quantomeno nel mercato interno. È tuttora fonte di dibattito quali siano state le prime monete cremonesi. Secondo Tonini [1868, p. 56] esse si dovevano vedere negli esemplari cosiddetti ‘con f gotica nel campo’ e croce intersecante [CNI IV, tav. XV, nn. 6-7]. Ciani [1908, pp. 256-257] respinse invece tale ipotesi e suggerì che le prime monete emesse da Cremona fossero in quel momento ancora sconosciute, ritenendo nel contempo come gli esemplari più antichi fino ad allora noti fosseri quelli scodellati aventi da un lato la croce intersecante la legenda [CNI, IV, tav. XV, n. 5]. In essi Ciani vide quegli «inforziati nuovi» citati nelle fonti e li assegnò al periodo compreso tra il 1177 ed il 1200. Il compilatore del CNI per la parte relativa a Cremona (edita nel 1922) reputò invece come «denari e oboli primitivi» gli esemplari scodellati caratterizzati da una stella a sei punte al centro della faccia concava [CNI, IV, p. 189 e tav. XV n. 4]. Tale cronologia fu in seguito accettata sia da Giordano [1971] che da Fenti [1982]. Allo stesso Fenti si deve una successiva sistematizzazione del corpus delle monete cremonesi, con migliore e più precisa individuazione delle emissioni e delle cronologie, rispetto a quanto prospettato sul CNI [Fenti 2001]. Alcuni punti del quadro indicato da Fenti, a partire dai primi esemplari della serie, sono stati messi in discussione da Bazzini [2002a e 2002b] il quale, per motivi di ordine stilistico e ponderale, assegna le monete scodellate con stella a sei punte al periodo 1254-56 [ipotesi peraltro già avanzata da Ciani 1908], stimando come più antiche alcune monete piane con specifiche e ben individuabili caratteristiche epigrafiche [CNI IV, tav. XV, n. 9], congettura che ora sembra essere confermata dallo studio sistematico del materiale numismatico presente nella tomba di san Geminiano a Modena [Missere Fontana, Travaini 2005]. Parallelamente, Bazzini ha avanzato anche alcune ipotesi su altri tipi monetali della serie cremonese, cercando di inquadrare meglio diverse emissioni dal punto di vista cronologico e nominale. Sempre secondo Bazzini [2002a, p. 54] dubbi rimarrebbero anche per le monete cosiddette ‘del concordato con Brescia’ del 1184. Sono le monete scodellate con la croce che interseca la scritta cremona [CNI IV, tav. XV, n. 5], attribuite a tale patto monetario da Giordano [1971, p. 37] e da Fenti [1982, p. 7; 2001, p. 24 ss.]. Per il peso [Fenti 2001, p. 26] e le caratteristiche esteriori, soprattutto per le analogie con le monete piane ‘con f gotica’ [CNI IV, tav. XV, nn. 6-7], databili a non prima del XIII secolo, dovrebbero collocarsi anch’esse nella prima metà del Duecento. Le coniazioni, iniziate, nella seconda metà del XII secolo, continuarono copiose nel successivo perdurando presumibilmente anche nei primi decenni del Trecento. Agli ultimi anni del XIII secolo o, più verosimilmente, all’inizio del XIV si devono attribuire i grossi con la rappresentazione di sant’Imerio, forse emessi in concomitanza a quanto fecero altre zecche dell’area lombarda, come Brescia, Parma, Pavia, etc., le quali batterono anch’esse moneta grossa con la rappresentazione del santo locale. Il valore di queste monete di ottimo argento è incerto. Nel CNI [iV, p. 193] è attribuito loro quello di un soldo e mezzo (18 denari imperiali), ma dovrebbe essere errato. In una grida milanese datata 18 aprile 1315 [sitoni 1750, p. 24] vengono citate monete di Cremona, quasi sicuramente i grossi in questione, dal valore di un soldo: lo stesso imposto agli ‘ambrogini nuovi di Milano’ [Giordano 1971, p. 68]. Non è chiaro se la zecca cittadina funzionò continuativamente nei primi trent’anni del Trecento, ma è certo, essendo conosciute monete recanti il nome del re Giovanni di Boemia, che durante la presenza in Italia di questo sovrano l’officina monetaria fu attiva. Del lungo periodo di occupazione viscontea protrattosi dal 1334 fino alla morte di Gian Galeazzo (m. 1402) si conoscono per il momento monete a nome del solo Azzone Visconti, signore di Cremona dal 1334. Successivamente la zecca coniò monete a nome di Cabrino Fondulo, signore di Cremona dal 1406 alla fine del 1419. Le emissioni a suo nome dovettero però verosimilmente concentrarsi in un arco di tempo ben più breve dei suoi quattordici anni di governo [Fenti 2001, pp. 87-99; Fenti, Fondelli 2001]. Forse furono emessi a Cremona anch i denari attribuiti a Castelleone [v.]. È dubbio se, una volta che i Visconti ebbero riavuto il controllo della città, la zecca rimase in attività o meno. Nel CNI [iV, p. 198, n. 1] viene attribuita a Cremona una moneta in mistura a nome di Filippo Maria, ma Fenti [2001, pp. 101-102] ha sollevato ragionevoli dubbi sulla sua autenticità. Fenti [2001, p. 102] ha pubblicato un documento del 24 maggio relativa ad un’emissione di floreni aurei, ritenendoli battuti a Cremona; secondo chi scrive, tuttavia, nel documento si voleva più semplicemente informare la città dell’emissionw di nuove monete milanesi, come avvenuto anche a Parma [v.]. La zecca di Cremona rimase inattiva nei decenni successivi, così come negli anni a cavallo tra XV e XVI secolo, quando la città subì il governo di Venezia per circa una decina d’anni. Nel 1526 Cremona venne assediata dalle truppe della lega formatasi contro l’imperatore Carlo V (1520-56). Durante tale assedio l’esercito imperiale asserragliato entro le mura emise monete ossidionali poligonali, recanti la dicitura cre[mona] ob[sessa] [Traina 1975, pp. 305-317; 2001, pp. 66-68, Fenti 2001, pp. 106-109]. I pesi dei pochi esemplari autentici conosciuti [cfr. Fenti 2001, p. 148] farebbero pensare a nominali dal valore di mezzo testone [MIR 2000, p. 62, n. 310, patacca]. Il 4 ottobre 1526 una delegazione in rappresentanza della comunità, inviata con tale compito a Milano, giurò fedeltà a Francesco II Sforza [1521-35]. L’anno successivo, a nome del duca, furono coniati nella zecca cremonese scudi d’oro e grossi d’argento (dal valore di 1 soldo e mezzo?) recanti il millesimo 1527. Dopo queste emissioni l’officina monetaria dovrebbe essere stata definitivamente chiusa. Sempre a Cremona sono attribuiti dei pezzi anonimi in mistura [CNI IV, anonime (sec. XVI), p. 200, nn. 1-4] e un sesino in rame (conosciuto in un unico esemplare), anch’esso anonimo [ibid., n. 5]. I primi, già conosciuti dal Muratori [1750, tav. XLVII, n. VI], furono ritenuti dal Tonini essere delle tessere, emesse «sotto, o subito dopo, la dominazione dell’ultimo Sforza Francesco II» [1868, p. 106 ss.]. Traina [1975, 313-315; 2001, p. 67] inserisce entrambi i tipi, sebbene in modo dubitativo, nel periodo dell’assedio del 1526. Per Fenti [2001, p. 109] il primo sarebbe da attribuire «alla prima metà del Cinquecento», forse emesso durante il periodo di Massimiliano Sforza (1512-15) [ibid., p. 147]; mentre il secondo «potrebbe essere attribuito forse ad altra zecca o essere una moneta, o una prova di moneta di un qualche altro momento particolare della storia della città di Cremona, come l’assedio del 1648» [ibid., pp. 111-112]. Secondo Bazzini [2001, p. 58] nel secondo caso si tratterebbe di un falso forse ricavato, tramite ribulinatura, da una moneta di Modena. Sia o no autentico, per le sue caratteristiche l’esemplare deve essere attribuito non al Cinquecento, come riportato sul CNI e da Traina, ma al secolo XVIII. Nominali emessi - Periodo comunale, a nome di Fredericus imperator, dal 1163 (?) ai primi anni del Trecento: in argento, grossi da 6 e da 4 denari imperiali (dall’inizio degli anni trenta del Duecento?); in mistura, denari imperiali, inforziati (½ denaro imperiale), e cremonesi (¼ di denaro imperiale), piani, inforziati e cremonesi, scodellati (prima metà del XIII secolo?). - Periodo comunale, a nome del Comune, ultimi anni del XIII secolo o inizio-primi decenni del Trecento: in argento, grosso con sant’Imerio (soldo da 12 denari imperiali). Parallelamente alle emissioni di grossi con sant’Imerio continuano le coniazioni di imperiali piani a nome di Fredericus imperator: sono quelli con lettere gotiche e stelle a cinque punte nel primo e secondo quarto della croce. - Giovanni re di Boemia 81310-46), signore (1330-34): in mistura, denari imperiali. - Azzone Visconti, vicario imperiale e sigmore di Milano (1329-39), signore (1334-39): in mistura, denari imperiali. - Cabrino Fondulo, signore (1406-fine 1419): in argento, bolognino da un soldo (1406?-1413?); in mistura, sesini ‘col leone’ da sei denari imperiali, quattrini (?) (da quattro denari) o terline (?) (da tre denari) ‘con lettere ca gotiche’ e denari imperiali ‘con c gotica’ (post 1413-?). - Esercito dell’imperatore Carlo V, sotto assedio (1526): in argento, mezzi testoni (?) ottagonali. - Francesco II Sforza, duca di Milano e signore di cremona (1521-35): in oro, scudi; in argento, grossi (da un soldo e mezzo?). Gli esemplari anonimi, in mistura, con sant’Imerio e lo stemma di Cremona (il braccio teso con la mano che stringe la palla) sono datati nel CNI [iV, p. 200] al XVI secolo, mentre Fenti [2001, p. 147] li assegna al periodo di Massimiliano Sforza (1512-15) attribuendo loro, seppur in modo dubitativo, il valore di grossettisecondo chi scrive sarebbero sesini o terline di Francesco II Sforza. Collezioni Roma, MNR, coll. Reale [CNI IV, pp. 189-200]; Bologna, M. Civ. Arch.; Cremona, M. Civ. [Fenti 1978]; Erba, Civ. M. Arch.; Firenze, M. Bargello [Bargello I]; Milano, Civ. R. Num. [Fenti1983]; Padova, M. Bottacin [Kunz 1868]; Venezia, M. Correr [Castellani 1925]. Altre informazioni relative a raccolte pubbliche e private, italiane ed estere, sono date in Fenti [2001, p. 9]. Sede Secondo Giordano [1971, p. 75], all’inizio del Trecento (?) la zecca era ubicata nell’odierna via Cadolini. Personale Giordano [1971, p. 75] riporta i nomi dei soprastanti alla zecca degli anni 1225 e 1226: 1225: Olfredo Picinardus, Amazacanis De Stangoxatis, Anselmus Faber, Albertus Guazo; 1226: Alberto de Riboldis, Martino De Avinato, Petrobono De Mediolano. Si sa inoltre che il 13 maggio 1302 il Comune stipulò un contratto, valevole fino al primo maggio del 1304, con tale Guilielmus Silvano, magistro monetae. Fonti archivistiche Il materiale d’archivio è stato fatto oggetto di ricerca sistematica da Fenti [2001; soprattutto pp. 11-12]. Diversi documenti si trovano pubblicati in Giordano [1971]. Bibliografia: Argelati 1750; Bargello I; Brunetti 1966; Castellani 1925; CNI IV; Gnecchi 1889; Grillo 1909; Kunz 1868; Lafaurie 1974; Missere Fontana, Travaini 2005; Muratori 1750; Traina 1975 e 2001; Zanetti II, pp. 83-84, III, pp. 8-9, IV, pp. 361, 411, 413, 416, 419, 421, 425, 432, 444, 454. Bazzini M. 2002a, Recensione al libro di G. Fenti, La zecca di Cremona e le sue monete. dalle origini nel 1155 fino al termine dell’attività, «PN», 163 (maggio), pp. 52-59. Bazzini M. 2002b, In risposta alla lettera di Germano Fenti, «PN», 166 (settembre), pp. 54-57. Ciani G. 1908, Le monete del Comune di Cremona dal 1155 al 1329, «RIN», 21, pp. 255-270. Falconi E. 1984, Le carte cremonesi dei secoli VIII-XII, vpl. II, Documenti dei fondi cremonesi (1073-1162), Cremona. Fenti G. 1978, Catalogo delle monete del medagliere del Museo Civico di Cremona. Lombardia, zecche minori (parte prima), Cremona. Fenti G. 1982, Manuale delle monete di Cremona. Ricerche e contributi alla storia della zecca di Cremona e delle sue monete, Brescia. Fenti G. 1983, Monete di Cremona nel Civico Gabinetto Numismatico di Milano, «RASSMI», fasc. 29-30 (1982), pp. 111-139. Fenti G. 2001, La zecca di Cremona e le sue monete. Dalle origini nel 1155 fino al termine dell’attività, Cremona (il volume raccoglie tre saggi già pubblicati, nel 1996, 1998 e 2000, sul «Bollettino Storico Cremonese», edito dalla Società Storica Cremonese). Fenti G., Fondelli M. 2001, Dall’immagine dell’assassino a quella di principe aperto alla realtà del suo tempo, estratto da «Strenna A.D.A.F.A.», Cremona. Giordano F. 1971, Storia della zecca di Cremona e delle monete cremonesi. Parte 1, Cremona. Morrison K.F, Grunthal H., 1967, Carolingian Coinage (NNM n. 158), New York. Sitoni G. 1750, Elucubratio de antiquis, et modernis in insubria monetis, in Argelati 1750, pp. 1-23. Tonini P. 1868, Della zecca di Cremona, «PNS», 1, pp. 51-62, 96-109.
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  2. Venerdì notte—verso la fine del 70° anniversario di quello che a volte viene chiamato "il giorno più lungo," D-Day—stavo guardando in televisione gli eventi del giorno come hanno avuto stato celebrato all'inizio il 6 giugno in Francia. Ero stato abbastanza fortunato a visitare un negozio coin quel pomeriggio, così stavo passando i miei acquisti mentre guardavo la TV. Ho preso questo pezzo di 1944D 20-centavos coniato per Ecuador dagli Stati Uniti durante il WWII. Questa moneta in ottone dal 1944 (uno di 15.000.000) era di un tipo che era stato introdotto nel 1942 (che data 5.000.000 era stato colpito in ‘42 e ‘43). La data precedente della serie (1937) era stata coniata in nichel, ma naturalmente nichel era un metallo guerra critico, così un sostituto doveva essere trovato. E poi dopo la guerra, questo ottone ecuadoriano è stato sostituito dal tempo di pace di rame-nichel. Dato quello che stavo guardando che momento in TV sugli eventi dello sbarco in Normandia, 1944 data saltata davanti a me, come ha fatto il marchio di zecca D nella parte superiore del rovescio della moneta. Era "D" di Denver per essere sicuri e aveva non una cosa da fare con il D-Day, ma ha fatto un'impressione tuttavia. Mi ha fatto chiedo circa un'altra moneta che avevo ha tirato fuori dalla scatola-spazzatura quel giorno, un pezzo d'argento di 20-centavos filippino. Si è anche rivelata sono stati colpiti nel 1944—e abbastanza sicuro—anch'esso era un prodotto della zecca di Denver e fu colpito come parte dell'invasione delle Filippine, mezzo mondo lontano dall'invasione della Normandia. Queste monete, insieme ad altri loro fratelli filippini di ‘44-45 (poi chiamato spesso monete "Vittoria"), furono coniate in gran numero (28,596,000) ma ha visto relativamente piccola circolazione. Filippine divennero indipendente subito dopo la guerra, nel 1946–come era stato il piano dal metà - anni '30—e necessità del paese di moneta frazionaria in gran parte è stato riempito dalle note di carta di basso valore. Comunque, ultimo venerdì notte ero seduto lì con i miei due monete dal 1944, entrambi contrassegnati con D di Denver Era una piccola coincidenza e non significa molto, credo, a nessuno, tranne me. Ma ogni collezionista di monete riconoscerà che in qualche modo piccolo, tenendo il che mio piccoli pezzi del 1944 mi ha portato solo un pochino più vicino a quei terribili avvenimenti di 70 anni fa. v. ---------------------------------------------------- Friday night—near the end of the 70th anniversary of what is sometimes called “the longest day,” D-Day—I was watching on television the events of the day as they had been celebrated earlier on 6 June in France. I had been lucky enough to visit a coin shop that afternoon, so I was going through my purchases while I watched TV. I picked up this 1944D 20-centavo piece coined for Ecuador by the U.S. during WWII. This brass coin from 1944 (one of 15,000,000) was of a type that had been introduced in 1942 (of which date 5,000,000 had been struck in ’42 and ‘43). The previous date in the series (1937) had been coined in nickel, but of course nickel was a critical war metal, so a substitute had to be found. And then after the war, this Ecuadorean brass was replaced by peacetime copper-nickel. Given what I was watching that moment on TV about the D-Day events, the 1944 date jumped out at me, as did the D mintmark at the top of the coin’s reverse. It was Denver’s “D” to be sure, and had not one thing to do with D-Day, but it made an impression nevertheless. It made me wonder about another coin I had pulled out of the junk-box that day, a silver Philippine 20-centavo piece. It too turned out to have been struck in 1944—and sure enough—it too was a product of the Denver mint, and was struck as a part of the invasion of the Philippines, half a world away from the Normandy invasion. These coins, together with their other Philippine siblings of ’44-’45 (then often called “Victory” coins), were minted in large numbers (28,596,000) but saw relatively little circulation. The Philippines became independent immediately after the war in 1946–as had been the plan since the mid-‘30s—and the country’s need for fractional coin was largely filled by low-value paper notes. Anyway, last Friday night I was sitting there with my two coins from 1944, both marked with Denver’s D. It was a small coincidence, and didn’t mean much, I guess, to anyone except me. But any coin collector will recognize that in some small way, holding my little pieces of 1944 brought me just a tiny bit closer to those terrible events of 70 years ago. v.
    4 punti
  3. Salve a tutti, dopo un periodo di pausa dagli acquisti qualche giorno fa mi sono dato da fare...questa è la prima moneta che mi è arrivata e, nonostante la conservazione non sia alta mi piace molto per l'assenza dei graffi di conio e vari altri difetti...il rovescio è migliore del dritto ma non fa niente, nel complesso credo sia abbastanza piacevole :) @Rax Neap, purtroppo niente stelle :blum: Gaetano
    4 punti
  4. Si è parlato dei grossi moduli battuti a Napoli ma non va dimenticata la Sicilia. Chissà perchè la monetazione sicula passa sempre in secondo piano rispetto a quella partenopea... Anche a Messina si iniziarono a coniare monete di grosso modulo. Sotto Carlo V, sempre a partire dal 1552, si iniziarono a battere monete da 4 tarì: da asta Bolaffi n°21 lotto 661 (fonte acsearch.info) sotto Filippo II si iniziano a battere scudi da 10 tarì: da asta NAC n°53, lotto 86 (fonte acsearch.info) ed ovviamente 1/2 scudi: da asta Fritz Rudolf Kunker GmbH & Co. KG n°206, lotto 3105 (fonte acsearch.info) E si continua poi con i pezzi da 4 tarì a scendere. Belle le monete di così grande modulo che sicuramente affascinavano chi le riceveva. Forse anche un po' troppo visto che poi ci sarà chi, proponendo monete di grosso modulo e battute al torchio, quindi all'apparenza integre, ma nella sostanza con un contenuto di fino inferiore, speculava sul cambio. A riguardo scrive F. Argelati nel suo "De monetis Italiae..." vol. 3, p. 8: "La Francia pure, ed a sua imitazione le zecche di Toscana, e sento dire anche di Genova, ed altre, trovato facile l'esito nell'Egitto, ed in Soria, ed altri luoghi di Levante, di certe monete di argento coniate a torchio, che colà si spendevano per reali da otto alla pezza, e n'andava di peso 12 alla pezza, allettati i Turchi dalla bellezza del conio, rotondità, ed integrità della moneta, quasi che l'essere maltagliate quelle di Spagna, fosse indicio d'esser tosate, e scarse, ne ha mandate molti milioni in quelle bande, e ritiratone le pezze da 8 reali, che di subito convertite in dodicesimi colà rimandava, ed ha si può dire con questa industria privato d'un terzo delle loro facoltà quei Popoli, che ben tardi aveduti le hanno proibite doppo averne pieni i forzieri".
    4 punti
  5. Buonasera, vi presento un recente acquisto che ho fatto. Ne sono rimasto veramente incantato fin da subito... di rado mi era capitato di vedere un'imitativa così particolareggiata e ben tenuta. A questo punto mi verrebbe da chiedervi, voi come la inquadrereste? A vostro avviso è corretto parlare di "germanic tribe" oppure potrebbe essere una falsificazione... come dire... non "straniera"? Il peso è di 2,74 g, il diametro di 19 mm. Saluti
    3 punti
  6. Mi ero dimenticato, eccolo, è un lavoro fatto su pdf, per questo ho dovuto scattare la foto al monitor, è un articolo in fase embrionale, ti piace? I fori sulla medaglia che hai visto a Milano coincidono con i punti evidenziati nella mia immagine?
    3 punti
  7. Giollo Per quel che mi riguarda, il problema dell'autenticità dei tremissi con le bolle è pienamente risolto dalla loro presenza nei ripostigli di Ilanz e Mezzomerico (post 821). Sono però molto curioso di leggere il tuo contributo. quoto quanto scritto sopra da Giollo. Mi pareva che il problema autenticità fosse stato superato già da lunga pezza e che in discussione fosse la "natura" delle bolle, ma forse siamo rimasti indietro... Ho ricevuto da poco il parere del curatore del museo retico di Coira (ove sono custodite le monete di Ilanz) che esprime dei dubbi che i coni di queste monete abbaino potuto avere effettivamente il tempo di arrugginirsi visto il breve lasso di tempo per il quale sono stati operativi. E suggerisce per le bolle dei difetti di preparazione del metallo dei coni che poi si sono riflessi nelle "escrescenze" che osserviamo per le monete. Questo ha piu' senso che un'ipotesi di "ruggine" intervenuta su dei coni che hanno lavorato poco o pochissimo. Mi chiedo se Giollo riuscisse a postare quegli esemplari da Mezzomerico a Ilanz che riportano la particolarità di queste escrescenze per vederli a confronto uno accanto all'altro..
    3 punti
  8. Con questo caldo una bella patina ghiacciata è proprio quel che ci vuole! :rofl:
    3 punti
  9. Da questi tagli siciliani va ricercata la corrispondenza con la monetazione napoletana, in particolare con i rarissimi terzi di scudo e i doppi tarì (libro in arrivo). Ho scoperto sul punto anche un manoscritto di autore ignoto (Consulta sopra le monete di Sicilia) molto interessante. Per tornare ai reali puri poi, ci sarebbe da divertirsi a Simancas, nel fondo intitolato Consejo de las Yndias, ove con facilità si può reperire una marea di dati su importazioni ed esportazioni. Segnalerei inoltre la Casa de la contractation di Sevilla (pardon per gli accenti), motore di parecchia bibliografia sullo snodo europeo del reale. A presto
    3 punti
  10. Il 2008 é certamente un pezzo interessante. Che sia autentico oppure no, il dato ponderale (g.240,40), se correttamente riportato, é certamente curioso: dei ben 104 pezzi catalogati dall'Haeberlin per questo tipo (il 18/1 del Crawford) solo 8 si situano sotto i 300 grammi, con un peso minimo rilevato di g.286,90, ed una media di 335 grammi. Di seguito i pezzi di cui l'autore fornisce illustrazione. 1. Berlino, g.398,40 20. coll. Haeberlin, ora a Berlino, ritrovato ad Anversa (AQ), g.350,82 24. coll. Haeberlin, ora a Berlino, g.347,53 26. coll. Haeberlin, ora a Berlino, ritrovato presso il Lago di Nemi, g.346,70 28. coll. Haeberlin, ora a Berlino, ritrovato a La Bruna, g.345,60 29. coll. Haeberlin, ora a Berlino, g.345,40 30. coll. Haeberlin, ora a Berlino, g.344,90 36. Francoforte, g.339,89 37. Vienna, g.339,85 41. coll. Haeberlin, ora a Berlino, g.337,10 60. J.Sambon, g.327,00 68. coll. Haeberlin, ora a Berlino, g.321,72 72; Napoli, g.321,00 80. coll. Haeberlin, ora a Berlino, g.315,50 83. coll. Haeberlin, ora a Berlino, g.312,56 98. coll. Haeberlin, ora a Berlino, ritrovato presso il Lago di Nemi, g.295,90 102. coll. Haeberlin, ora a Berlino, g.291,75 Anche il più recente ripostiglio di Ardea, in cui questo tipo é ben rappresentato, non ha dato da rilevare pesi cosi' leggeri (sugli undici esemplari recuperati il più leggero é di g.289,12 , gli altri dieci tra i 346,90 e i 303,11 grammi), cosi' come Pozzaglia (due esemplari, ripettivamente di g.330,90 e g.327,30) e a Santa Marinella (due esemplari g.358,30 e g.349,30). Peso decisamente anomalo, che la rottura del codolo non giustifica.
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  11. Salve a tutti. Inizio questa discussione per parlare della cosiddetta "patina ghiacciata", ovvero quella patina chiara e fredda (a volte quasi bianca) che troviamo su alcune monete (poche in realtà). Qualcuno sa quale reazione chimica avvenga in superficie e cosa sia quel "bianco"? Non tanto per riprodurla quanto per conoscerla e saperla conservare al meglio. Posto la foto di una mio scudo ( la prima immagine) che presenta una piccola porzione di questa patina in basso e di un testone (non mio, ma in vendita sul noto sito) che è completamente "ghiacciato". E' come se questa tonalità sia un lustro di conio elevato alla decima. Sbizzarriamoci e postiamo foto di monete ghiacciate!
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  12. In casa mia ho un monetiere apposito per ottenere tale patina.
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  13. Riprendo questa discussione dove l'ultimo post è del 26/03/2013, cioè oltre 1 anno fa, solo per ricordare ai nostri cari politici che i nostri due militari, servitori della Patria e in missione a nome dell'Italia, sono ancora trattenuti ILLEGALMENTE in India. I nostri politici, di tutti i colori, sono un branco di pagliacci (scusate l'eufemismo) che sanno solo parlare ma concretamente non fanno nulla. E' l'ulteriore dimostrazione che a livello internazionale non contiamo nulla. Speriamo, si fa per dire, che questo nuovo governo ottenga qualcosa di più (e ci vuole poco) dei precedenti. Girone e Latorre DEVONO tornare a casa subito!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Poi che vengano processati e se colpevoli condannati, ma è oltre 2 anni che sono la.
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  14. Non lo so di preciso, per il rame puro siamo sul 5%.. non ho idea quale sia per il bronzo.. se fosse vera una percentuale intorno al 7/8% in volume, vuol dire che un ipotetico asse di 300 grammi, usato per ricavare impronte per successive fusioni, darebbe assi di 270/280 grammi.mettiamo che il nostro fonditore usasse uno di questi ultimi per creare la conchiglia multipla per un nuovo getto a grappolo, otterrebbe monete da 245/250 grammi....basta una colatura con un po' d'aria o uno stacco di materozza un po' malfatto per andare sotto i 240. Considerato che una buona percentuale di fiduciarietà circolatoria era in vigore, non sembra una cosa così improbabile...
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  15. A proposito poi della ‘concorrenza’ tra farmacie private ‘laiche’ e farmacie fratesche o monastiche per la produzione della teriaca di cui s’è detto nella storia della triaca in Roma, riporto il passo tratto dal libro di Urbano Tosetti Riflessioni di un Portoghese sopra il memoriale presentato da' PP. Gesuiti alla Santità di PP. Clemente XIII felicemente regnante che riguarda appunto le riflessioni esposte in una Lettera scritta ad un Amico di Roma in Lisbona 1758 - Con licenza de’ Superiori –. Il Papa, e il P. Generale non possono ignorare il commercio che fa la Spezieria del Collegio Romano nonostante la proibizione fatta più volte alle spezierie de’ Regolari, e ultimamente da Benedetto XIV con suo editto del 13 luglio 1756, dove sono espressi nominalmente i Gesuiti, e dove è vietato il vendere qualsivoglia sorta di medicamento, o semplice, o composto, o preparato, o non preparato ecc. E’ pure stato calcolato che la Spezieria del Collegio fra l’altre cose vende ogni anno circa tremila libbre di triaca a un prezzo quasi doppio degli altri speziali. Non vi meravigliate, ch’io sappia tutte queste cose, essendo dimorato a Roma parecchi anni, ma vi stupirete, se vi dirò, e credetemelo di certo, che tutto questo è venuto alle orecchie, si può dire, di tutta Lisbona, ed anche di S. M. F. La libbra romana equivaleva a 327,168 g e quindi siamo sui 981,5 kg all’anno, quasi una tonnellata: alla faccia della proibizione di papa Benedetto XIV. Se poi si considera che il prezzo era quasi il doppio di quello di mercato, non si può dire che i Gesuiti non sapessero vendere bene la loro merce, e specialmente il loro marchio (IHS sormontato da una croce). apollonia
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  16. Anche a me spiace molto che la rivista chiuda. Sono stato abbonato a Cronaca Numismatica fin dal secondo anno, dopo aver acquistato le copie del primo anno in edicola, e lo sono anche a GDN dal primo numero. Pensavo sinceramente che la rivista potesse avere un suo bacino di affezionati lettori che permettesse di sopravvivere, ma scopro che non è così Pazienza. Riguardo gli articoli, anche a me fu inviato un moduletto da riempire per il compenso (Euro 100 lordi). Risposi che non volevo essere pagato e che avrei avuto piacere se i soldi fossero destinati a scopi benefici. Mi fu detto allora che l'editore già, anno per anno, destinava una certa cifra per questo e che pertanto i "miei" sarebbero stati aggiunti. Mi avrebbero comunicato poi loro a quale associazione/ente benefico sarebbero stati destinati i miei (pochi) denari. Sto ancora aspettando... Da ciò, pur avendo in preparazione altri articoli, non li ho più inviati perchè la cosa, per una questione di principio, mi ha dato parecchio fastidio. Sono comunque rimasto abbonato e devo dire che la rivista complessivamente mi piace. Peccato!
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  17. Beh, il monarca Inglese ...pagava per poter usare il glorioso vessillo di San Giorgio sulle proprie navi, leggi qui un articolo di Vincenzo Matteucci: "Nel 1992 i visitatori del Padiglione Britannico presente all'Expò Colombiana a Genova, ricevevano un depliant bilingue di "Benvenuto", firmato dal Duca di Kent che diceva nella versione italiana: "Benvenuti al Padiglione Britannico di "Colombo '92: le navi e il mare", l'esposizione che celebra il 500° anniversario dell'epico viaggio di Cristoforo Colombo. L'Italia e il Regno Unito, due nazioni di navigatori, sono strette, oggi come nel passato, da numerosi forti legami. La bandiera di San Giorgio, una croce rossa su fondo bianco, fu adottata dall'Inghilterra e dalla città di Londra nel 1190 per le navi inglesi dirette verso il Mediterraneo, affinché potessero essere protette dalla flotta genovese. Per questo privilegio, il Monarca inglese corrispondeva al Doge di Genova un tributo annuale". È incredibile come episodi-verità storiche come questa siano conosciute dagli stranieri e completamente "ignorate" dai genovesi! Nello stesso tempo è "interessante" notare come anche il Duca di Kent abbia commesso un grossolano "errore storico", collegando l'episodio della bandiera di San Giorgio con i "forti legami" esistenti fra "l'Italia e il Regno Unito". I forti legami erano fra la Repubblica di Genova ed il Regno Unito. L'Italia come Stato è nato solamente nel 1861! Dopo aver fatto votare i plebisciti di annessione al regno d'Italia, alle popolazioni che costituivano gli Stati pre-unitari, al fine di sanare l'evidente violazione del Diritto Internazionale che era stata fatta occupandoli militarmente. La Liguria non è mai stata chiamata a votare a tale plebiscito! Lasciamo ai lettori TRARRE tutte le CONCLUSIONI, nel momento che stanno per entrare in Europa, come Stati indipendenti, altre 10 Nazioni, tra le quali Malta, Cipro, Slovenia, ecc. ecc.! Di episodi come questo, che "dimostrano" la esistenza-presenza di una realtà statale, la Repubblica di Genova, che per oltre 700 anni ha "influenzato" la storia dell'Europa e del mondo, ce ne sono tantissimi e cercheremo di raccontarli nel modo più semplice possibile, senza l'atteggiamento "cattedratico" dei professori di Storia! Il giorno che tutti i Liguri avessero la possibilità di poter "RISCOPRIRE" la VERA storia della loro terra e del loro popolo, tornerebbero ad essere la popolazione più fiera ed orgogliosa del mondo!"
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  18. Con pazienza e fortuna, negli ultimi mesi, ho recuperato altri due esemplari di ibridi di Claudio II riferibili alla serie di Consacrazione e ve li presento Zecca: ibrido Zecca di Roma (sesta officina) od officina locale(?). Caratteristiche fisiche: Antoniniano; AE; 1,59 gr; 16,56 mm; or. assi 12h. D/ Busto radiato a dx; legenda parzialmente fuori tondello e usurata: “[…] CLAVDIO”. R/ La Provvidenza stante a sx con in mano bastone e scettro, ai piedi globo; legenda parzialmente usurata e fuori tondello: “PRO[…]”, nel campo a dx segno di zecca “Ϛ”. Provenienza: Antique Coins Shop di Tanja Ackermann, Bedburg (DE) come da documentazione fiscale allegata alla moneta Zecca: ibrido Zecca di Roma (decima officina?) od officina locale(?). Caratteristiche fisiche: Antoniniano; AE; 1,24 gr; 14 mm; or. assi 6h. D/ Busto radiato a dx; legenda parzialmente fuori tondello e usurata: “DIV[…]”. R/ Giove stante con lancia nella mano dx e fascio di fulmini nella sx; legenda parzialmente usurata e fuori tondello: “IO[…]I”. Provenienza: Savoca Coins, Munchen (DE) come da documentazione fiscale allegata alla moneta Con questi, la mia piccola collezione di ibridi sale a quattro esemplari... c'è da dire che la relativa "abbondanza" nel mercato - in realtà non sono molto frequenti, ma neppure così infrequenti! - fa davvero supporre una produzione in quantitativi di un certo rilievo e quindi non di natura casuale nonostante spesso e volentieri diano l'idea di essere stati coniati in situazioni non proprio consone come già aveva avuto modo di rilevare @@Flavio_bo
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  19. E mentre invito a fare una rilettura attenta su quanto dice molto pertinente il de Zocchis nel post precedente di @@mero mixtoque imperio, continuo nella tradizione di questa discussione, anche se spero ci saranno ulteriori contributi in merito. Perché ringrazio chi è intervenuto, ma anche chi ha semplicemente letto ? perché ringraziare oggi non è più molto in voga e credo che chi ha perso del tempo, ha fatto riflessioni, considerazioni, postate immagini in modo volontario e da divulgatore meriti un ringraziamento, senza di loro la discussione ovviamente e banalmente non ci sarebbe stata e allora inizio, grazie a : @@Parpajola ( complimenti per le splendide immagini ! ) @@417sonia @@aleale @@eracle62 @chario @@Matteo91 @@fofo @@mero mixtoque imperio @@fedafa @@Dareios.it @adolfos spero se ne possano aggiungere altri prima che la discussione venga messa, come credo sia giusto, tra le importanti a disposizione di tutti come spunto futuro per altri. Credo che questa discussione abbia e ha tuttora delle potenzialità ancora davanti incredibili, penso che saremo solo a un 20/25 % di quello che può dare. Poteva e può essere la grande kermesse dei primi grandi moduli degli stati italiani e anche stranieri, ognuno a seconda della sua zecca preferita potrebbe raccontarci di quando, perché, come è partito il primo monetone dove è informato, anche questa è divulgazione, chi sa offre agli altri....le grandi discussioni sono sempre partite così, pensate solo a cosa fu come entusiasmo, partecipazione, coralità quella sui " primi grossi italiani ", chissà che dicendo questo qualcuno non dica perché no.....Genova....Firenze...Mantova.....e tante altre zecche......
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  20. A me non è mai piaciuta l'ipotesi dei coni arruginiti, ... , per la forma delle bolle ma soprattutto per la difficoltà ad accettare l'idea che gli zecchieri fossero così trascurati nella conservazione degli stessi. Ho pensato ad altre possibilità (coni fusi; pezzi metallici da cui ricavare i coni teneri e pieni di bolle al loro interno, poi incisi, .. così che le prime monete risultavano piene di bolle che via via sparivano; ...). Oggi ho sistemato la mia cassetta degli attrezzi (chiavi, bussole, cacciaviti etc), .... Non sono ordinato, ... li uso, li lascio da qualche parte per giorni, non li pulisco, ... insommma non li tratto molto bene. Quelli acquistati anni fa, di buona marca, sono quasi perfetti, .... ma quelli acquistati più di recente, in economia, ... cineserie, offerte del tipo "Fai da te: 89 pezzi a 19,99 euro", non sono messi molto bene, si riconoscono subito, molti sono arrugginiti. Di certo il metallo non è lo stesso. Penso anche ai miei ferri chirurgici, ... quelli in inox acquistati per molti soldi trent'anni fa' sono ancora perfetti, ... quelli Made in ex URSS acquistati una quindicina di anni fa sono parecchio arrugginiti. Che possa essere una cosa da tenere in considerazione? Che certe volte il metallo da cui si ricavavano i coni fosse di così scarsa fattura da spiegare un suo arrugginimento nonostante le normali modalità di uso e conservazione?
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  21. Diciamo che per me sono sicuramente simili le bolle dei tremissi e quelle dei ducati e zecchini veneziani. Il tremisse di Aemilianus (che pure secondo me è autentico, sempre considerando che guardiamo una foto) ha a mio avviso due fenomeni di diversa origine sul campo. Per quanto riguarda invece la falsità o l'autenticità dei tremissi con le bolle, sto preparando una cosa che dovrebbe darci un giudizio definitivo. Arka
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  22. Le foto non rendono bene la condizione Taglio: 50 centesimi Nazione: Paesi Bassi Anno: 2014 Tiratura: 5.000.000 Condizioni: SPL Città: Lecce Taglio: 1 euro Nazione: San Marino Anno: 2013 Tiratura: 456.205 Condizioni: SPL Città: Lecce Taglio: 2 euro Nazione: Monaco Anno: 2001 Tiratura: 899.800 Condizioni: SPL Città: Lecce trovate tutte lo stesso giorno
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  23. Carissimi perdonatemi se sono fuori tema ma non occupandomi più di regno da qualche anno mi stavo domandando da quanto tempo e' che è' venuto di moda tutto questo gran parlare, anche eccessivo, di lustro.... ... in ogni caso complimenti per il bell'esemplare certamente in elevata conservazione.
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  24. ciao tutti.... :lol: ....inglese si..con in piu,belli colori di pasta di vetro..ma cosa significa??? :huh: .....non sara tanto ad essere identificato...!!.. :lol:
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  25. Le regole sono fatte per essere seguite, che piacciano o meno, altrimenti ci sarebbe un'anarchia totale e ognuno sarebbe libero di pubblicare qualunque cosa. Le monete da postare qui, in "osservatorio rarità", sono chiaramente elencate nel file in prima pagina, mentre TUTTE le altre (anche quelle con tirature elevatissime) possono essere postate in "osservatorio ritrovamenti". Il 50 cent 2009 è relativamente più facile da trovare rispetto a quello del 2011 e al 2007. Tutto dipende oltre alla tiratura della moneta anche alla sua diffusione che non segue regole precise; quindi ci possono essere zone dove una moneta può essere trovata facilmente mentre in altre non se ne trovano.
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  26. Comunque un applauso a @@gallo83 che si è preso la briga di infilare in freezer un vassoi solo per postare quella foto :rofl: :rofl:
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  27. La tosatura dei tondelli veniva molto applicata sulle monete Toscane, dal 1676 il governatore della Toscana Cosimo III dei medici applicò un decreto in cui veniva scritto che sarebbe stata effettuata una smorzatura su alcuni coni perché l argento non eraaa più in eccedenza come prima. Domani se posso metto le foto dei coni di Firenze, ma le piastre che ho del 500 non le.ho fotografate e le.tengo in banca. Metterò qualcosa del 600, una piastra andava sui 31/32 grammi d argento.
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  28. Per rimanere nel vivo del tema vi giro un invito molto pertinente: Il giorno 11 giugno presso l’Archivio di Stato di Napoli (16,30) verrà presentato il restauro di sei documenti provenienti dall’archivio Pignatelli Aragona Cortes effettuato grazie alla liberalità di Orietta Caracciolo di Melissano. Queste antiche carte e pergamene sono di estrema importanza per la storia di Napoli e delle Americhe; si tratta infatti di testimonianze eccezionali della vita e dell’operato di Hernan Cortes, di colui il quale, inviato da Carlo V a esplorare le terre appena raggiunte da Cristoforo Colombo che all’alba del XVI secolo si credevano ancora propaggini delle Indie Orientali, conquistò in nome dell’imperatore asburgico e della religione cattolico-romana tutto il territorio dell’antico regno azteco, dando origine all’attuale Messico. Le complesse vicende genealogiche dei Pignatelli Aragona Cortes, fra le più rilevanti famiglie feudali del Regno delle due Sicilie per antichità e parentado e discendente in linea diretta del conquistatore del Messico, hanno portato presso l’Archivio di Stato di Napoli l’archivio di famiglia, certamente il più vasto fra gli archivi nobiliari di tutta l’Italia Meridionale. Di questo si vogliono illustrare e celebrare l’ampiezza, l’importanza storica e soprattutto i riferimenti e i collegamenti con la storia del Messico e con i molteplici documenti ancora colà conservati. Il Direttore dell’Archivio di Stato di Napoli Dott. Imma Ascione
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  29. scusate,ma state parlando di falsi d'epoca o di falsi moderni?
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  30. Credo che nessuno possa prendere una posizione assolutistica a favore o a sfavore dell'autenticità di una moneta vista solo da una fotografia. È un concetto che ho già espresso, sul forum. A mio parere, secondo me, ritengo sia ecc ecc sono valutazioni accettabili, il resto no. Tornando sulla questione delle bolle, confrontando le foto pubblicate da giollo ai post 706 e 707, si nota come due esemplari simili, provenienti mi pare dagli stessi conii, abbiano le bolle nei medesimi punti e questo, a mio avviso, è possibile solo se tali escrescenze erano presenti (ovviamente in negativo) sui conii stessi. La probabilità che eventi di natura differente (chimica, termica, metallurgica) possano aver dato vita a questo fenomeno nei medesimi punti mi sembra più remota della possibilità che Di Pietro impari l'italiano.... :) Era solo per stemperare ;)
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  31. edit..? Abbi il coraggio di dire che te le inventi tutte pur di parlare dei grossi aquilini di Treviso. :D Arka
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  32. ''le "escrescenze" delle flavie di Desiderio oggetto della discussione iniziale che sono presenti su monete probabilmente autentiche'' Caro @@numa numa questo è quello Tu hai scitto due post prima di Giollo2, la cui posizione è chiara. Sulla Tua posizione in quanto all'autenticità ho dei dubbi per via di quel ''probabilmente''. Vorrei una posizione decisa e non probabile. Arka
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  33. Ma che dire... noto negli ultimi tempi molto impegno da parte di giovani e motivati addetti ai lavori e invece parecchio rilassamento in quei operatori più navigati ( che diciamola tutta sono ben disposti con facoltosi clienti e meno con sconosciuti o quasi) comunque in tutti i settori commerciali si nota tale disimpegno.
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  34. Taglio: 20 cent Nazione: San Marino Anno: 2008 Tiratura: 1.168.360 Condizioni: SPL Città: Piea
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  35. ciao gionny, hai ragione. purtroppo personalmente sto attraversando un periodo con poco tempo per varie ragioni. Non preoccuparti, le discussioni ci sono e vengono lette, per le risposte cè tempo... ciao skuby
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  36. Allora cercherò quella senza argento :D Si sottintendevo quella italiana :)
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  37. Mai stato abbonato a CN, PN o GdN. Lettore (al Circolo) e acquirente occasionale però sì. Se ci fosse una versione digitale mi abbonerei. Subito.
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  38. La ditta conferma la propria Professionalità e bisogna dargliene merito. Difficile arrivare a quanto proposto da skuby, la marchiatura dei pezzi con la scritta FALSO; come ha ben spiegato numa ci sono aspetti di tipo economico in ballo. Certo una iniziativa in tal senso da parte della IAPN sarebbe interessante, anche se i membri di quella associazione sono solo un centinaio; una goccia in mezzo al mare. Però sarebbe un bel segnale......
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  39. Grazie fofo, una gran sfilati di grandi moduli, un gran bel vedere....., e a volte le parole contano, ma le immagini di quello di cui stiamo parlando ancor di più....., giusto portare anche qualche esempio visivo per tutti, un caro saluto, Mario
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  40. buongiorno, allego fotografie di tre miei tolleri della toscana, uno per il porto di Pisa di Cosimo II del 1618, due per il porto di Livorno di Cosimo III del 1717 chiamata "fortezza" perché sul retro raffigura la fortezza del porto e uno del 1680 sempre di Cosimo III chiamato "porto" perché raffigura sul retro la banchina del porto di Livorno e le sue barche, entrambi sono del granducato di Toscana e della famiglia Medici di Firenze che cercavano di potenziare i due porti e di far conoscere la propria moneta per i commerci, il tallero ormaì conosciuto nel mondo era sicuramente la più diffusa. ne potreì aggiungere molti, ma credo che questi tre rappresentino bene il periodo e sono di qualità!
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  41. Il sottovuoto forse sarebbe un'ottima idea, anzi se proprio il macellaio mi desse un bel fdc di resto gli direi : che me lo metteresti sottovuoto? :rofl: Una cosa è certa, non è il mio caso ma chi ha centinaia di fdc e nel corso degli anni vede che iniziano a cambiare il loro aspetto come se fossero consumati è alquanto scocciante.
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  42. Complimenti bel soldino, tra un pó torno alla carica con un pó di minutini genovesi che mi sono stati donati per consolazione dopo il sequestro che nei due anni di purgatorio ho cercato di classificare. Saluti Antonio
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  43. Spesso è non lettura del post e conseguente risposta buttata li ;-)
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  44. dovrebbe essere questo di Servilius m.f. Rullus http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G305/1 Si notano delle macchie scure... potrebbe essere un denario suberato...... ( cioè non completamente d'argento, ma con un'anima di rame) Mo si presenta molto bello come conservazione ( forse influisce anche la foto ) Penso che il valore commerciale si aggiri sui 30 euro.... ma è molto soggettivo...
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  45. Buona sera al forum; ogni tanto uno si sveglia, zampetta qua e là per il forum è trova qiualcosa cui può dare, si spera un contributo; dunque Titolo: Primitive methods of exchange by barter Fonte: Coin of ancient Autore: Barclay Vincent Head .... Focalizziamoci in primis sull’Egitto, il più antico e civilizzato paese del mondo antico: ma giacchè il sistema dei pesi prevalente nella valle del Nilo non sembra aver influito più di tanto sulla monetazione dei Greci riteniamo di non doverci addentrare nei particolari della metrologia egizia; tuttavia non possiamo tacere che nelle iscrizioni che si vedono sui muri del tempio di Karnak compaiono due denominazioni di peso: Uten e Kat. La relazione che intercorre tra i due pesi ci è nota attraverso un passaggio del “Papiro di Harris” che riporta gli annali di Ramesses 3° ca. il 3.000 A.Ch. Da questo passo del papiro si scopre che l’Uten era eguale a 10 Kats ed un peso a forma di serpente, ben conservato e rinvenuto assieme al papiro di Harris, porta la scritta: “ Cinque kats del tesoro di On” il suo peso è di 698 gr. Ammettendo una leggera perdita di peso dovuta alle abrasioni del tempo possiamo azzardare che il peso originale fosse di 700 gr. e pertanto l’unità era costituita da 700/5 = 140 gr. per il Kat e conseguentemente 1.400 gr per l’Uten. Il Sig. Bortolotti nel suo. “ Del primitivo cubito egiziano” ritiene che l’Uten sia esattamente la millesima parte del peso del cubito cubo dell’acqua del Nilo; essendo il cubito in questione, non il cubito ordinario di 20,66 inches; ma una misura che viene chiamata: “Primitivo pollice egiziano” equivalente alla lunghezza di 17,17 inches. Accanto a questo Uten di 1.400 gr. esiste anche una forma più pesante di cui sono stati ritrovati molti esemplari negli scavi eseguiti da Mr. Petrie sul sito di Neucratis. Bortolotti suggerisce che lo standard di peso dell’Uten pesante sia di 1.486 gr. e che derivi dalla millesima parte del peso del cubito cubo reale di acqua del Nilo, della lunghezza di 20,66 inches. Mr Petrie è tuttavia dell’avviso che il peso dell’Uten pesante non possa aver superato 1.436 – 1.450 gr e questo nonostante siano stati ritrovati esemplari di 1.530 e più grammi. In pratica non si conosce alcuna distinzione tra Uten pesante e Uten leggero con ogni probabilità la forma leggera è da considerarsi una variante locale della più comune forma pesante.
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  46. Rabbia e impotenza, il concetto é chiaro, ma l'aspetto triste é che buon senso e leggi purtroppo non viaggiano di pari passo. L'Autoritá ti dice che gli operanti hanno dichiarato piú che illazioni, perché questo si legge vero? e proprio a causa di quelle illazioni rappresentate anche dal sottoscritto sin da subito vero? (vi rimando alla discussione censurata "mi hanno sequestrato tutta la mia collezione") ho trascorso due anni di inferno nel mentre servivo il mio Paese all'estero in Missione di Pace. E' giusto che chi ha sparato illazioni provocandomi danni morali,biologici e anche di immagine per il lavoro che svolgo rimanga impunito? é giusto che abbia pagato una parcella di Avvocato per difendermi dal nulla di 5033,60 euro? ed ancora é giusto che per ottenere giustizia debba anticipare 2537,60 euro? tutto questo é giusto o sono diventato pazzo e non capisco piú nulla? vivo con profonda amarezza questo senso di impotenza. Antonio
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  47. Mario l' importante è impegnarsi e divulgare le conoscenze e divertirsi nel farlo. Purtroppo questo è l' andazzo del nostro paese che si è sparso come una piaga in tutti i settori, si fa qualche cosa per proprio tornaconto e non si deve partecipare nelle iniziative fatte, da altri, solo per un' ideale o per coinvolgere altre persone. Una sola parola invidia. Torniamo a noi con altre belle foto del museo. Pezzi a 8 ancora da "liberare"
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  48. Esatto, questa per il Pucci è un R2, l'altra è NC. Saluti Marfir
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  49. Un ringraziamento a tutto lo staff per la serata trascorsa in compagnia di amici e sopratutto di Teodelinda... @@pozleo e @@Arslan
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  50. Ho trovato questo interessante articolo, pubblicato nella G.U. del 23-03-1900, che elenca le monete a corso legale in Italia in quel periodo. Oltre a quelle italiane, erano a corso legale gli ori e gli argenti degli stati dell'UML e anche alcuni di altri stati, ma solo se espressamente indicati da un Regio Decreto (uno per ogni moneta non UML). Ringrazio l'utente @bizeba62 per aver linkato questo articolo in un'altra discussione. http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1900074_PM Ecco l'elenco: Monete in oro 900/1000 * 5, 10, 20, 50 e 100 lire coniate in Italia, Francia, Belgio, Grecia e Svizzera * 4 e 8 fiorini (pari rispettivamente a 10 e 20 lire) coniati nell'Impero Austro-Ungarico * 20 e 100 franchi (pari rispettivamente a 20 e 100 lire) coniati nel Principato di Monaco * 10 e 20 dinara (pari rispettivamente a 10 e 20 lire) coniati nel Regno di Serbia * 5 rubli (vecchio sistema) e 7,5 rubli (nuovo sistema) (entrambe pari a 20 lire) coniate nell'Impero di Russia * 10 e 20 franchi (pari rispettivamente a 10 e 20 lire) coniati nella Reggenza di Tunisi * 10 e 20 lei (pari rispettivamente a 10 e 20 lire) coniati in Romania * 40 e 80 lire degli stati italiani (queste ultime, però, pur restando a corso legale, venivano ritirate e rifuse per coniare moneta corrente) Monete in argento 900/1000 * Scudi da 5 lire coniati negli antichi Stati d'Italia, dai Governi Provvisori, dal Regno d'Italia, Francia, Belgio, Grecia, Svizzera e San Marino Sono esclusi gli scudi pontifici, borbonici e dell'ex Ducato di Lucca. Monete in argento 835/1000 * 1 e 2 lire e 50 centesimi coniati in Italia (non prima del 1863), Belgio (non prima del 1866), Francia (non prima del 1864), Svizzera (non prima del 1866), Grecia (non prima del 1867) e San Marino (solo 1898) Monete in nichelio * 20 centesimi coniati in Italia nel 1894 e 1895 Monete in bronzo * 1, 2, 5 e 10 centesimi coniati in Italia dal 1859 in poi * 5 e 10 centesimi di San Marino anni 1861, 1869, 1875, 1893 e 1894
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