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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/13/14 in tutte le aree
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Chiedo venia a tutti se durante le discussioni vi sono state alcune frecciatine da ambo le parti che hanno distolto l'attenzione dalla vera motivazione che mi ha spinto ad aprire la discussione e la pubblicazione di alcune monete che ha rafforzato le basi delle mie perplessità sull'effettiva coniazione di monete senza sigle a Lanciano. In accordo con @@Rapax riapro la discussione ed invito lo staff a sorvegliare il regolare avanzamento dei commenti. Andiamo avanti. Come già anticipato ho reperito in archivio molte altre prove a suffragio di quanto scritto, analizzando altre monete napoletane di Filippo II, Filippo III e Filippo IV in archivio ho riscontrato moltissime coincidenze riguardo l'accoppiamento di conii di dritti e rovesci di monete con e senza sigle, il tutto per dimostrare con prove certe, anche se oramai non ce ne sarebbe più bisogno, che il rarissimo tarì postato nell'intervento 1 di questa discussione non è un caso isolato e che tutto il discorso va ben oltre il semplice accoppiamento di conii, desidero per tanto affrontare il tema dell'utilizzo dei punzoni di queste monete con chiunque vorrà interagire. In poche parole le immagini che mostrerò di seguito e nel corso dei prossimi mesi dimostreranno inequivocabilmente che a Napoli vennero coniate monete con sigle e senza sigle e che le motivazioni della mancanza delle stesse in un conio non sono ricercare in un'altra zecca. Assodato per mezzo di prove fotografiche che i tarì postati nell'intervento 1 vennero battuti nella stessa officina monetaria con l'utilizzo dello stesso rovescio faccio notare come anche i punzoni adoperati per la loro coniazione siano gli stessi adoperati per altri tarì nonostante i conii fossero differenti e prodotti in periodi differenti, in poche parole ci troviamo di fronte allo stesso artista incisore che utilizzò le stesse attrezzature in un determinato arco di tempo. Ecco due tarì di Filippo III classificati per l'esattezza in Pannuti Riccio 10 e 10A, il primo senza sigle e l'altro senza sigle, non voglio dilungarmi troppo onde evitare di tediarvi, per tanto ho ritenuto opportuno semplificare il confronto collocando alcuni indicatori sui punti in comune con tutti gli altri tarì aventi stesso/simile dritto (testa a sinistra). Chi ha seguito alcune discussioni sul tema della produzione dei conii e dei punzoni (magari qualcuno di voi potrebbe riesumare qualcuna di queste) avrà anche letto che il punzone raffigurava sempre un'effigie abbozzata ed approssimativa, tale punzone (con una tempera differente da quella utilizzata per la fusione del conio) veniva poi pressato sul conio definitivo (ma prima bisognava stemperare quest'ultimo), l'artista incisore provvedeva poi a rifinire ogni dettaglio ed elemento decorativo delle figure ed in particolar modo dell'effigie. Nei secoli scorsi c'è stata un'evoluzione tecnologica riguardante tali operazioni ma il concetto è stato sempre lo stesso, la manualità e l'originalità di certe operazioni di incisione erano maggiormente accentuate nel periodo antecedente al perfezionamento della zecca di Napoli (1683), per non parlare poi della costruzione dei caratteri delle leggende in epoca rinascimentale dove non esistevano caratteri completi ma scomposti, in quel caso l'incisore incontrava più difficoltà nella punzonatura dei caratteri che nell'effigie. Nonostante queste due monete siano state battute da due conii differenti risulta palese con un breve confronto visivo come le due effigi furono opera dello stesso incisore che li incise in un arco di tempo praticamente breve (un conio senza sigle ed uno con sigle), gli elementi decorativi e la capigliatura coincidono perfettamente, ciò significa: stessi punzoni, stesse attrezzature, stesso incisore, stessa officina monetaria …........... e a comprovare ciò desidero far notare che lo stesso incisore di questi due ultimi tarì è lo stesso dei due tarì napoletani con cornucopie indagati nel post 1. Tutto coincide e tutto è in stretto collegamento tra loro: persone, luoghi e attrezzature. Ultima e definitiva prova: il punzone dell'effigie è lo stesso in tutti i tarì illustrati in questa discussione per via del segno sotto il mento del re consistente in un doppio bordo (cfr. punto indicato).4 punti
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Continuiamo con l'ultimo cavallo...questo è con le lettere C ed A in monogramma e, come gli altri, anche questo è abbastanza raro :)4 punti
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E' un invito cui non posso sottrarmi. ;) Ti serve altro? :P3 punti
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Ti ringrazio di cuore per il gentile consiglio, sono un umile studioso ed appassionato, con tutti i difetti che un essere umano può avere (compresi i refusi), un numismatico non di professione e che fa nella vita tutt'altro lavoro, che si diletta a colloquiare con la gente tra i convegni, messaggi, forum e quant'altro, non vivo economicamente di numismatica perchè non vendo libri né monete, quelle poche pubblicazioni a firma del sottoscritto le regalo, scrivo qualche articolo e aggiorno cataloghi ma non percepisco un solo euro dagli editori, piuttosto mi faccio donare un po' di copie per farne dono ad amici e parenti. In poche parole non ho bisogno di palcoscenici perchè non sono un attore, sono quello che la gente vede.3 punti
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Oggi 13 giugno 2014 ricorre il 215° anniversario della fine della Repubblica Napoletana, qui di seguito alcune immagini di monete (Asta Varesi 42 Civitas Neapolis del novembre 2003) in ricordo dello storico avvenimento.2 punti
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Ravviviamo questa interessante discussione, parliamo ancora di Napoli, la zecca che per tipologia fu l'esempio indiscusso della creatività Numismatica del periodo. Ducato 1622, AR 29,58 g. PHILIPPVS IIII DEI GRA Busto radiato e corazzato a d., con drappeggio sulla spalla s. e testa di Medusa sulla lorica; dietro, MC /C (Michele Cavo, maestro di zecca 1626-1630 e Francesco Antonio di Costanzo, maestro di prova 1621-1623) e sotto, nel giro, 1622 +. Rv. HISP VTIRIVSQ ( sic! ) REX Stemma coronato. Pannuti-Riccio 14. MIR 239. Filippo IV a soli sedici anni si trovò ad essere il sovrano di domini immensi per estensione e popolazione, purtroppo il suo carattere rispecchiava l'indecisa personalità paterna. Dimostrò abulia nella condotta degli affari di Stato e travagliato dagli intrighi di corte delegò pienamente il potere al Duca di Olivares fino al 1643 e poi a don Luigi de Haro. Filippo IV sposò in prime nozze la figlia del re di Francia Enrico IV, Elisabetta di Borbone e nel 1649, in seconde nozze, Anna Maria d’Austria, figlia di Ferdinando III, poi madre dell' infante principe Carlo. Il suo regno fu segnato da cruente guerre e cocenti sconfitte tra cui vale la pena ricordare quelle che portarono all’ indipendenza del Portogallo nel 1640 e a quella, dopo la pace di Westfalia del 1648, delle Province Unite. Le continue vessazione che oppressero i napoletani durante questo regno culminarono nel 1647 con la rivolta capeggiata da Masaniello. La vera causa di questa rivoluzione non fu, come comunemente accettato, l’introduzione della nuova gabella sulla frutta, ma la cattiva situazione della moneta circolante che, continuamente adulterata nel titolo e nel peso dalle autorità spagnole, veniva immessa in circolazione ma non accettata per il pagamento delle imposte, che venivano riscosse in ragione del peso e non dell’impronta. Va specificato che la moneta realmente circolante a Napoli era: per il popolo quasi esclusivamente il mezzo carlino (zanetta) e per la borghesia il carlino e il doppio carlino, infatti l’unica emissione di questo regno dello scudo in buon argento è quella del 1622, conosciuta in pochissimi esemplari e che ci fa pensare a una coniazione limitatissima.2 punti
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Doge già presente Marcantonio Giustinian, ma la posto perchè a me piace moltissimo con questa veduta di Venezia. Fonte asta Gerhard Hirsch Nachfolger 8 maggio 20072 punti
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Dopo due anni dall'avvio del procedimento a mio carico ho il piacere di comunicare l'árchiviazione delle indagini preliminari disposte dal GIP di Udine in conformitá a quanto proposto dal PM. Seguiranno ulteriori comunicazioni e atti ufficiali non appena disponibili. Ringrazio di cuore Bizerba che non mi ha mai fatto sentire solo. Mi ha sempre ben consigliato e dato la forza per andare avanti a testa alta. Il sentimento che provo é contentezza mista a rabbia per il rammarico e il dispiacere e a volte il senso di impotenza provato in questi due lunghi anni dove mi é stato impedito di continuare a seguire i miei interessi culturali in ambito numismatico. Un ultimo ringraziamento va alla mia famiglia e ai miei colleghi che hanno sempre confidato sulla mia lealtá e sulla buona fede. Antonio1 punto
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Lanciano in epoca vicereale? No, grazie! Le prove inconfutabili che confermano la coniazione nella zecca di Napoli di monete senza sigle Di Francesco Di Rauso Accolgo con simpatia ed amicizia l'invito fattomi da Simonluca Perfetto via e-mail alcune settimane fa dove mi si chiedeva con toni amichevoli di smentire per mezzo di prove inconfutabili le sue ricerche su Lanciano. Qui di seguito una brevissima anticipazione (con RELATIVE PROVE FOTOGRAFICHE INCONFUTABILI) inerente l'errata attribuzione/classificazione di monete napoletane alla zecca di Lanciano in epoca vicereale. L'articolo completo farà luce sulla questione delle monete napoletane non siglate e verrà corredato da numerose prove fotografiche basate sulla comparazione dei dritti e dei rovesci e sul loro relativo accoppiamento, il tutto smentirà con dati di fatto e cognizione di causa l'errata classificazione lancianese. …..................... Nel nuovo testo di Simonluca Perfetto intitolato “Lanciano demaniale in fiera, 1212-1640” l'autore attribuisce alla zecca di Lanciano tutte quelle monete napoletane senza le sigle dei mastri di zecca e di prova, tra le tante tipologie da lui classificate troviamo anche il famoso e rarissimo tarì di Filippo III di Spagna con al rovescio i due ritratti affrontati dei reali su cornucopie (Pannuti Riccio 9, e 9a, Perfetto 2014 39). Nel corso della mia ricerca ho acquisito l'immagine ad alta risoluzione (Caserta, collezione privata) del tarì sub judice IN VERSIONE NON SIGLATA. Lo stesso, confrontato con il tarì con sigle GF venduto nell'asta Varesi Utriusque Siciliae del maggio del 2000 (lotto 316, vedi immagine) dimostra che entrambe le monete vennero coniate nella zecca di Napoli perchè hanno in comune lo stesso conio del rovescio (vedi stessa ribattitura del punzone della cornucopia sinistra e stessa ubicazione dei caratteri e delle figure) nonostante abbiano due differenti conii del dritto, nella moneta per l'appunto uno con sigle del mastro di zecca, ed uno senza sigle. …............... …............. Chiedo quindi ufficialmente e pubblicamente, senza alcuna vena polemica, al nostro amico Perfetto come sia possibile che due monete della stessa tipologia vennero battute con lo stesso conio del rovescio ma in due differenti officine monetarie distanti oltre 200 km l'una dall'altra. Rammento a tutti che P. classifica come Lanciano e non Napoli tutte le monete non siglate coniate fino al 1640. Le immagini della moneta qui presentata in esclusiva per il forum Lamoneta è della più grande rarità ed è nota in pochi esemplari, l'esemplare venduto da Varesi nel 2000 venne classificato Unico (?), anche se in verità se ne conosce un altro esemplare. In conclusione: P. attribuisce la moneta senza sigle a Lanciano (a suo dire questa qui riportata in esclusiva nelle immagini, Perfetto 39, MIR 204) e quella con sigle a Napoli (Varesi 2000, lotto 316), entrambe coniate con l'utilizzo dello stesso conio del rovescio ….......... non credo che a quei tempi, dopo aver battuto a Napoli esemplari con sigle, qualcuno abbia portato un attimo il rovescio a 200 km per battere altri tarì ….......... auguro una buona visione delle immagini a tutti e …....... buon prosieguo! @@Alberto Varesi @@iachille @@fedafa @@mero mixtoque imperio @@Reficul @@incuso @@Liutprand @eccetera, eccetera, eccetera, eccetera ..............1 punto
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La discussione è interessante e l'argomento rilevante. Peccato che manchi il parere competente di chi si occupa di metallurgia. Direi che per il Ducato (e, verosimilmente, per gli Antiquiores) vale la pena riportare quanto riferito nello Stahl (La Zecca di Venezia nell'età medioevale, Veltro Editrice, Roma, 2008 p.496): " non adoperabili dovevano essere distrutti, e gli altri raschiati fino alla cancellazione totale di lettere o immagini e poi dati all'intagliatore perché li lavorasse di nuovo. Questo procedimento di reincisione dei conii consumati, potrebbe spiegare i segni di lima che appaiono sul campo di molti esemplari ben conservati di monete veneziane di tutti i tagli nel medioevo, una caratteristica che non si riscontra comunemente nei prodotti di altre zecche italiane." Ovviamente anche questo è un parere (che condivido appieno), ma basato su prove testimoniali. Per quanto riguarda le microbolle, allego la foto già presentata con l'aggiunta di alcune frecce bianche che ne evidenziano alcune. Mi sono chiesto spesso anch'io come si formino, ovviamente anche per distinguere esemplari autentici dai falsi (per microfusione). Si parla di conio arrugginito, ed è probabilmente possibile anche dopo la sua raschiatura e reincisione (come sottolineato da 417sonia). Dò per scontato che si tratti di conii di ferro temprati e, verosimilmente, che in essi si siano formate delle caveole in rapporto alle impurità del metallo (non tanto o non solo ossidazioni) estruse nel corso della vita del conio. Esse si trovano sotto il livello del campo (con striature) e pertanto si innalzano al di sopra nella moneta. Sempreché non si tratti di falso (ma la moneta va valutata nel suo complesso, e non mi sembra il caso dell'esemplare presentato) ottenuto per coniazione da conii microfusi! Un'ultima considerazione, ma mi sembra banale: il sistema della lima per portare a peso i tondelli è stato ampiamente utilizzato in epoca relativamente tarda (Settecento e Ottocento), ed è quanto evidenziato dai graffi di conio (che sono in "minus" nella moneta rispetto alla rigatura di cui stiamo qui discutendo "in plus"): tuttavia non credo sia mai stato usato per le monete veneziane.1 punto
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Buona serata Non necessariamente, se il conio veniva raspato, poi doveva essere nuovamente inciso per svolgere la sua funzione; una volta preparato e pronto all'uso, poteva avvenire quello che con certezza non abbiamo ancora identificato..... Il fatto che ci possano essere bolle anche sulle immagini, indica, a mio parere, che si sono formate successivamente alla preparazione dei coni luciano1 punto
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@@nando12 ho sempre dato la mia massima disponibilità nel parlare di Storia , sopratutto quella napoleonica , a patto che non si sparino cavolate e si analizzi con la dovuta criticità ed onestà de posteri , per citare il Manzoni :) Saluto1 punto
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Ma lo sono originali! pensi che le banconote che hai presentato poco tempo fa siano stampati a singoli gruppi di 4? http://www.lamoneta.it/topic/123441-nuovi-100-uncut-sheet/ Sono porzioni di fogli più grandi, come queste banconote da 5 e 10 euro. Per 1 dollaro USA, per esempio, ho visto fogli da 6 e da 20 esemplari, ma anche da 4, anche per il biglietto da 2 dollari ho visto in giro fogli da 20 esemplari, lo si divide in 2 ed il gioco è fatto! hai realizzato fogli da 10, ma non hai realizzato una rarità, perché si sa che gli Stati Uniti mettono sul mercato questi fogli. Il fatto di inventarsi errori inesistenti tagliandole in un certo modo è un altro discorso, anche tu potresti con il tuo foglio da 4 esemplari, in buona sostanza sapendo che la Germania aveva messo sul mercato dei fogli interi l'errore è voluto, per le Isole Cook (fogli da 4 e da 6) l'errore è voluto, quindi anche per gli Stati Uniti l'errore sarà voluto, ma se trovi qualcosa di simile per la Svizzera che non stampa fogli interi per il libero mercato l'errore eventualmente è genuino, come per le lire italiane, l'Italia non stampava fogli interi per il mercato, e quindi nell'eventualità di un errore di taglio sarebbe un errore genuino ecc. Non conosco la giusta definizione per questi "fogli" giusto perché possono essere formati a piacimento da tot esemplari, di sicuro è sbagliato chiamarli "fogli interi".1 punto
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Che senso ha falsificare quel rottame? Non credo sia falsa. Magari riparata, bulinata e quel che vuoi tu ma non falsa.1 punto
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Qui Vespasiano qualche capello c'è l'ha.. Anche se nella realtà probabiblmente si presentava così :D1 punto
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Chiedo venia, ho ricontrollato; è vero il Gigante non la porta 100 euro, ricordavo male io! certo che con 250/280 ci si compra un q.SPL oggi, quindi un BB sui 150/200 ed un MB andrei sui 120 al massimo. Questa moneta è quasi introvabile SOLO IN FDC, dal q.FDC a scendere la trovi aprendo il portafoglio. Non è proibitiva come l'anno V o lo scudo del '14, io personalmente la consiglio almeno in BB; meglio se SPL1 punto
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Caro Cliff si, i capelli ci sono ma non è Vespasiano... La legenda è IMP T CAES VESP etc. ( la T e la C sono piuttosto erase ma ci sono, poi anche il ritratto a sinistra, la forma VESP così troncata etc indicano chiaramente Tito) Quindi tutto di conseguenza : il ritratto con profilo diverso e sinistra, i capelli, etc Cordialmente, Enrico1 punto
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Una serie aquila sabauda in questa conservazione non è che valga poi tanto più di quanto l'ha pagata però....diciamo le cose come stanno. :) Il prezzo spuntato è buono ma non valgono certo il doppio. Il 1905 per me non arriva a bb e 150 è il suo prezzo....il 1902,1906 e 1907 varranno 30 euro tutte mentre il 1901 sui 15 euro. complimenti per la presa ;) marco1 punto
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Buon pomeriggio Questa medaglia non andrà ad allungare il nostro elenco, perchè Agostino Barbarigo ce l'abbiamo già, ma questa è diversa, in piombo, tratta dall'asta Artemide del 07/2012. saluti luciano1 punto
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Scusate il ritardo, ma vedo solo ora la discussione. Sono d’accordo con chi dice che non avrebbe “senso” lavorare una moneta del genere per creare un qualcosa che alla fine avrebbe poco valore economico anche per i collezionisti del genere, magari si può fare per “allenarsi” per qualcosa di più redditizio o è il risultato come dice qualcuno di una pulizia aggressiva. Potrebbe sembrare ( ma non ci sono altri indizi se non sulla fronte che in un certo punto sembra “staccata”) , che possa anche essere stata ribattuta come è frequente per le monete di Claudio , ma lo escluderei. La moneta, per la quale sarebbe interessante sapere il peso, a mio parere è una coniazione non ufficiale di una moneta di Claudio II dove il dritto ripropone la legenda corta della II/III emissione della zecca di Roma “IMP CLAVDIVS AVG” ( Roma perché la “M” viene raffigurata con la caratteristica delle asticelle distanziate “IIII “ o “I \/ I” e il rovescio la raffigurazione di IOVI VICTORI (nona officina Roma) o meglio IOVI CONSERVATORI – se si volesse dare un senso con le lettere residuali della legenda del rovescio - (che però per Claudio II non esiste, cioè la zecca di Roma non ha mai coniato tale rovescio, si conoscono solo rari esemplari per Cizico, ma le monete hanno tutte altre caratteristiche). In effetti però la legenda del rovescio non ha senso, ma non è la prima volta che questo accade per monete non ufficiali , anche perché mi verrebbe da dire – e magari questo può anche essere discutibile - con l’analfabetismo che c’era era più importante forse il peso/diametro e la “figura” che non la legenda di per sé. Perché sarebbe interessante sapere il peso? Perché è mia opinione ritenere e come mi sembra sia stato detto diverse volte nel forum , che le imitative a circolazione locale , che potevano avere lo scopo di integrare il circolante ufficiale, erano fatte per essere riconosciute e sono di stile molto approssimativo con peso molto scarso – raramente superano i due grammi - , d’altra parte invece quelle di stile migliore , dove c’è maggior cura nelle raffigurazioni sia dell’Imperatore che del rovescio (non nella legenda che a volte ha errori o è priva di significato – mi vengono in mente le costantiniane del IV secolo anche se sono un’altra cosa) a mio parere avevano invece un vero scopo fraudolento e guarda caso le tipologie del rovescio non hanno molta varietà (pax, fides, iovi ) le più comuni insomma. La specificità della testa di Giove, che qualcuno nella discussione dice sembra Giano, - vado a memoria - mi sembra di averla vista con la stessa caratteristica su un’altra moneta non ufficiale di Claudio. E mio parere pensare quindi – pur non essendo un esperto di monete non ufficiali - e se il peso fosse coerente, che si tratti di un falso d’epoca coniato a scopo fraudolento imitando la tipologia di IOVI VICTORI per Roma. alberto1 punto
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Vado Off Topic ma mi tocca fare gli auguri di pronta ripresa all' amico Daniele , promettente numismatico ma ormai ex calciatore :offtopic:1 punto
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La scheda della medaglia di Francesco Foscari è qui http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ME35A/12 La medaglia era già stata segnalata da Luciano al post # 10. Aggiungo due notazioni peculiari su questo Doge (il 65°: 1423-1457). E’ stato il primo ad essere effigiato in una medaglia coeva. La figura di Venezia, rappresentata al rovescio, è tratta da una scultura posta sulla facciata di Palazzo Ducale. E’ stato il primo Doge (anzi, credo l’unico) ad essere deposto con procedura straordinaria dal Consiglio dei Dieci con la motivazione della sua incapacità fisica a esercitare il mandato alla veneranda età di ottantatrè anni. apollonia1 punto
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A questo punto, in termini di contenuti, non c'è altro da aggiungere. Abbiamo monitorato la discussione fin dall'inizio ed oggettivamente i toni utilizzati sono stati da scontro e non da confronto. Trasformare un interessante dibattito in una guerra non giova a nessuno, ci auguriamo vivamente che questo non accada più.1 punto
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Se guardi bene, la gambetta della R si vede, poco, ma si vede. Considera che è una moneta molto usurata. Può essere che in fase di coniatura la sede della gambetta si sia parzialmente riempita di materiale e quindi sia un po' più evanescente rispetto al corpo della R vera e propria. Comunque questa non è una variante.1 punto
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Per me si può attendere Inviato dal mio iPhone utilizzando Lamoneta.it Forum1 punto
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Un consiglio è d'obbligo: manda l'articolo alla Rivista Italiana di Numismatica. Le grandi scoperte devono avere un palcoscenico scientifico.1 punto
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Ieri sera a tavola un minuto di silenzio in ricordo delle tue mangiate :rofl:1 punto
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150 dollari è decisamente troppo: uncut o meno sono banconote comuni, fra l'altro in questo caso già tagliate da fogli interi venduti regolarmente in Germania anni fa.1 punto
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Ragazzi non è un fatto personale, ma siccome questo è un forum anche divulgativo mi è sembrato giusto puntualizzare. :blum:1 punto
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COmplimenti per i cavali @. Il primo è molto interessante, Don Ferrante con volto giovanile e Rex Regni Eqvitas al rovescio. Riguardo il secondo per me è una D retrograda quella al rovescio1 punto
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Vabbè dai, ne posto un altro...l'asta lo portava come cavallo con sigla O davanti al cavallo...sinceramente non mi sembra proprio una O...che sia la famosa C gotica? ahaahh mi correggo CI :P Cosa ne pensate? Io sarei più propenso per questa idea...oppure per una D retrograda...boooh :pardon:1 punto
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è vero che conta vincere,ma visto il centrocampo dai piedi buoni che abbiamo,mi aspetto di veder giocar la squadra con personalità e senza paura. L'unico dispiacere è non veder pepito...peccato. speriam bene :)1 punto
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È bello per me vedere 2 giocatori , mirante e immobile ,quest'ultimo secondo me dovrebbe stare in attacco al posto di Balotelli o perlomeno affiancarlo , che vedevo giocare in serie c col sorrento in nazionale durante i mondiali Spero che la nazionale arrivi il più lontano possibile e dico: FORZA AZZURRI!!1 punto
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@@nando12 Questo è uno dei miei scudi napoleonici, che rende bene l'idea di ciò che intendo per moneta vissuta ma godibile:1 punto
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Aggiungo alcune constatazioni. La moneta oggetto di questa discussione è stata certamente coniata in un numero limitato (poche migliaia?) di esemplari, tant'è che ragionevolmente esiste un solo conio per il rovescio e due per il dritto. Ora la domanda è questa. ammettiamo che la moneta sia stata coniata a Napoli, perchè alcune di queste (la maggior parte) sono senza sigle, mentre una piccolissima parte presenta la sigla? qual è il motivo che porta lo zecchiere a porre la sigla solo su un conio di una moneta coniata in così esigua quantità? Dato che la zecca era banalmente appaltata ai privati non si può considerare che alcune delle monete senza sigle siano state coniate in momenti di assenza (legale) dell'appaltatore? Sembrerebbe una soluzione ragionevole, in quanto le monete senza sigle sarebbero state coniate dallo stato per conto di se stesso, in un momento di mancanza dell'appaltatore. Nelle emissioni del regno di Sicilia coeve al vicereame napoletano esistono diverse monete per nulla rare, prive delle iniziali dello zecchiere. Anche in questo caso le sigle sono la norma ma in alcuni periodi mancano (vedi 1611). Questo sicuramente non significa che sono state coniate in altra zecca, ma che lo zecchiere della zecca di messina, per qualche motivo non le ha inserite. Se esiste un'ordinanza simile a quella napoletana (circa l'imposizione delle sigle) anche per la zecca di Messina, data l'esistenza di esemplari senza sigle, indirettamente si dimostra che l'assenza di sigle in una tipologia non è una condizione sufficiente per affermare che la moneta sia stata coniata in altro luogo. Spero di essere stato chiaro, buona notte a tutti, Giuseppe Castro1 punto
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edit..? Abbi il coraggio di dire che te le inventi tutte pur di parlare dei grossi aquilini di Treviso. :D Arka1 punto
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Dabbene in questi anni ci ha abituato a discussioni sempre interessanti e coinvolgenti. Questa credo le superi tutte. Ha affrontato un tema che, anche se bene o male noto a tutti, non è mai stato approfondito qui sul forum nonostante si possa affermare che quello dell'argento spagnolo proveniente dal "nuovo mondo", è un argomento che dovrebbe interessare tutti i numismatici. Con quell'argento si è battuto di tutto e dappertutto. Tutta l'Europa iniziò a battere i famosi Pataco, Patacon o Patacconi che andavano ad indicare proprio le monete d'argento di grosso modulo, Napoli, come già indicato, trovandosi sotto l'egemonia spagnola, è stata protagonista di questa importante "rivoluzione" numismatica. Già a partire da Carlo V, nel 1552, si iniziò a battere, nella zecca partenopea il famoso 1/2 ducato in argento. Il primo "grosso" nominale in argento del nostro meridione (si esclude ovviamente il 1/2 scudo ossidionale del 1528 battuto per altre esigenze). da NAC 69, lotto 711 Ma è sotto il suo successore Filippo II che l'esplosione monetale in argento ha il suo apice. Ed ecco i Patacconi (ducati) da NAC 69, lotto 721 e cianfroni (1/2 ducato). da NAC 69, lotto 723 Ovviamente questa abbondante produzione è stata possibile grazie all'argento pervenuto dalla Spagna nel 1556 (a riguardo si può vedere quanto scritto da S. Perfetto in "La prova del metallo - L'esperienza di Vincenzo Porzio nella zecca di Napoli", p. 23. E, sempre S. Perfetto "Il Nobile Leonardo de Zocchis alias Terracina e il corpus delle sue relazioni" in ASPN, CXXXI, p. 226 ed in particolare il documento 3 "Relatione deli argenti dela Regia Corte Tanto deli riali quanto dele picze seu piance li quali argenti da Spagna et sono stati consignati in la Regia zeccha de Napoli" a p. 235. Invito @@mero mixtoque imperio a fornirci approfondimenti in merito. Altro argomento poco affrontato ma meritevole di nota, forse un po' fuori tema ma sostanzialmente a riprova dell'enorme quantitativo di argento disponibile, è quello dell'attività della zecca di Napoli, ed in particolare della figura del suo mastro di Prova V. Porzio, nel battere monete per finanziare quella che poi sarebbe restata nella storia come l'ultima crociata nella battaglia di Lepanto. A riguardo consiglio vivamente di leggere quanto scritto da Perfetto nel suo "La prova del metallo - L'esperienza di Vincenzo Porzio nella zecca di Napoli", pp. 65-72. Chiedo venia se ho citato esclusivamente queste due opere che qualche benpensante potrebbe interpretare come un'azione di parte visto che ho curato la parte numismatica di una delle due opere ma posso garantire che non è così ma la motivazione va cercata più semplicemente nel fatto che si tratta di studi che riguardano, almeno in parte, l'argomento trattato. Poi permettetemi di ringraziare @@dabbene che per l'ennesima volta si dimostra pilastro portante di questo forum per questa interessantissima discussione.1 punto
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Grazie a tutti per i commenti che partendo dal BB stanno lentamente "risalendo la china" grazie ai coraggiosi contributì di @maxxi e di @ihuru3 :-)) scherzo. Signori, il rovescio per me è praticamente FDC (qualche piccolo taglio normale...) il dritto invece è di più difficile interpretazione. Ho chiesto appositamente il vostro parere. Grazie a tutti. Vince1 punto
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Sarà, ma se la moneta presenta lustro, e dalla foto non si vede sopratutto al dritto, per me lo SPL+/q.FDC non mi sembra un'eresia...1 punto
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Quando vado a Miami, faccio sempre una puntata a Key West e non mi stanco mai di visitare il museo di Mel Fisher, il grande cercatore americano di tesori sommersi che nel 1985, dopo una ricerca di più di 15 anni e costata molto cara con la perdita della moglie e un figlio, trovò il relitto della Nuestra Senora de Atocha affondata nel 1622. Un solo numero per capire, 40 tonnellate tra oro e argento..................... Un paio di foto del museo. Ah ho dimenticato il motto di Mel TODAY THE DAY1 punto
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Venditore professionale? La verifica per la partita Iva 01744420975 ha prodotto il seguente risultato: PARTITA IVA CESSATA Denominazione/Cognome e nome: BIZZI NICOLA Data inizio attività: 04/06/1997 Data cessazione: 29/11/20041 punto
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Mi vergogno di appartenere ad una nazione dove dei burocrati assetati di carriera preferiscono sprecare risorse ed energie contro poveri cittadini inermi anzichè tutelare e preservare una città patrimonio dell'Unesco come Pompei.1 punto
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