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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/02/14 in tutte le aree

  1. Buongiorno a tutti, desidero comunicare che il convegno partenopeo in oggetto non sarà organizzato solo sul piano commerciale, stiamo organizzando per quell'occasione una serie di pubblicazioni e appuntamenti di carattere scientifico con relativa conferenza il sabato 27 settembre in una sala accanto al salone che ospiterà i commercianti. La prossima settimana, salvo complicazioni, pubblicherò il programma completo degli appuntamenti. Ho parlato al telefono con @@Giovanna l'altro giorno perchè mi piacerebbe organizzare all'interno della manifestazione anche una breve visita guidata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli con particolare attenzione alla sezione numismatica nella quale vi è una delle più importanti raccolte al mondo di monete, medaglie e conii. Se l'idea vi piace desidererei sapere in quale giorno preferireste effettuare questa visita: venerdì mattina o domenica mattina? Considerate che il convegno ci sarà nei seguenti orari Venerdì 26 settembre, dalle 14,30 alle 18,30 Sabato 27 settembre, dalle 9,30 alle 18,30 Domenica 28 settembre, dalle 9,30 alle 13,00 L'ideale sarebbe il venerdì mattina verso le 10,30 (questo perchè il convegno aprirà al pubblico alle 14,30) ma mi rendo conto che potrebbe essere un po' scomodo per chi viene da lontano ed impossibile per chi viene da oltre 300 km di distanza perchè significherebbe partire alle 6 del mattino da casa o alloggiare a Napoli dal giovedì sera. Il nostro appuntamento è un'occasione importante per la numismatica, e la numismatica deve essere una passione ed una sorta di svago per molti di noi appassionati. Vediamo se con una sorta di sondaggio è possibile organizzare al meglio questa breve escursione numismatica! Grazie per l'attenzione.
    4 punti
  2. Io ci provo ancora una volta, testardo come un mulo con una discussione che più generalista di questa non ci può essere, certamente investe l'era moderna, ma quella medievale pure e volendo un po' tutte. Coinvolge tutte le zecche, nessuna esclusa, tutti i periodi, l'argomento è di quelli più importanti e intriganti di tutta la numismatica, tutti i libri lo trattano, e non è certo un argomento difficile basta raccontare...., la discussione è stata preannunciata ora nella sezione curatori, tutti avvertiti.....ora vediamo come sarà la risposta, mi auguro sia un successo....anzi lo deve essere :blum:.... Delle pene e dei castighi.....di cosa parlo, ovviamente di monete false, di monete tosate, di illegalità varie.....ovviamente erano previste pene, alcune atroci, alcune di facciata, certo fu difficile arginare tutto questo..... Mi piace iniziare con quanto detto nel libro che fu dato alla presentazione a Milano della Mostra " Il vero e il falso " e introdurre qualcosa in generale, poi si potrà passare dal generale, al caso di zecca, al bando, al caso specifico del tal falsario.....e via dicendo.... " La gravità della pena è decisa anche in relazione al fatto che i falsari e i loro committenti, civili o spesso facenti parte di istituti religiosi, dovevano normalmente appartenere a un livello sociale piuttosto alto, il che permetteva loro di spacciare la moneta falsa. Sono numerosi infatti i casi di rinvenimento di tracce di officine di falsari all'interno di castelli, di conventi o di dimore signorili. La convenienza a produrre una moneta falsa imitante una autentica in circolazione deve essere legata strettamente al costo dell'operazione. Per questo motivo le monete maggiormente falsificate sono in oro e argento mentre la falsificazione di bronzo dava pochi utili ." Sulla tosatura invece ...." Un fenomeno che si incrementa a partire dalla fine dell'impero, quando i tondelli delle monete cominciano ad assottigliarsi, riguarda la tosatura ovvero la sottrazione di piccole parti di metallo mediante ritagli di bordo. La tosatura è di fatto una forma di alterazione della moneta ufficiale, un intervento non autorizzato che provocava, anzitutto, un immediato calo di peso per le monete, procurava illeciti guadagni agli autori e, spesso, obbligava le autorità al ritiro forzoso delle monete tosate. " Vediamo però anche qualche pena e castigo ora....
    3 punti
  3. All’ ombra della possente bianca costruzione dell’ Altare della Patria , in Piazza Venezia , sul lato sinistro per chi guarda dal davanti l’ Altare , si nota quasi defilato e solitario , nell’ aiuola dedicata , ignorato e snobbato da quasi tutti i passanti che hanno occhi solo per il grande Monumento a Vittorio Emanuele II e per gli altri importanti e grandiosi monumenti romani dell’ epoca imperiale che sorgono ai lati di Via dei Fori Imperiali , si nota , dicevo , un piccolo rudere risalente ai primi anni del I secolo a.C. ; e’ questo un monumento funebre , dedicato a Caio Poblicio Bibulo . In epoca repubblicana questo monumento funebre di Bibulo , insieme all’ altro Sepolcro dei Claudii , che era sul lato opposto ma oggi non piu’ esistente , si trovavano entrambi in prossimita’ della Porta Ratumena oppure della Porta Fontinalis , non e’ chiara la posizione esatta delle due porte che potrebbe essere la stessa ma con due nomi diversi , posta alle falde dell’ Arx del Campidoglio , cioe' la parte ad oriente del colle , che immetteva poi nella Via Flaminia . Il sepolcro di Bibulo , l’ unico dei due attigui superstite , si presenta ai giorni nostri alquanto scarno , forse per questo motivo non e’ molto attraente verso chi non ne conosce la storia non accorgendosi della dedica alla base quasi completa , posta sul basamento ormai semi interrato ; la facciata in foto e’ lunga quasi 7 metri e alta circa 5 . Interessante notare che il sepolcro di Bibulo e quello di rimpetto dei Claudii , ai lati della Porta Ratumena o Fontinalis , erano appena fuori del Pomerium , perimetro entro il quale diverse cose erano vietate fare , tra cui seppellire i morti , al solo Traiano la cui Tomba/Colonna a poche decine di metri ad oriente da quella di Bibulo , fu concesso farlo , per i suoi altissimi meriti verso la Res Publica . Il sepolcro in materiali dell’ epoca era fatto in travertino e tufo e doveva probabilmente essere costituito da una grande cella di forma rettangolare , di cui ne rimane solo un lato ; il basamento che attualmente e’ visibile , e’ la parte alta , in quanto il resto e’ sepolto sotto diversi metri nel terreno . Quella che sul davanti sembra una porta , doveva essere forse quella di ingresso al sepolcro preceduta da una scalinata oppure una finestra con statua , mentre come architetture e’ rimasto visibile ben poco : ghirlande , bucrani e rosette ; fortunatamente l’ iscrizione quasi completa , invisibile , nel senso che si nota poco , ci ricorda a chi apparteneva questo sepolcro , ma del personaggio qui sepolto , non sappiamo altro oltre a quello della scritta , che cosi’ recita : C Poplicio Bibulo ead pl honoris….. virtutisque caussa Senatus….. consulto populique iussu locus…… monumento quo ipse postereique…… eius inferrentur publice datus est A Caio Poblicio Bibulo edile della plebe in riconoscimento della sua virtu’ (o valore) ? (e dei suoi meriti) ? per decisione del Senato e del popolo è stato concesso a spese pubbliche un terreno per il sepolcro affiche’ egli e i suoi discendenti vi siano sepolti . Si tratta quindi di un sepolcro pubblico concesso a spese del Senato e del Popolo , sicuramente per particolari meriti compiuti in vita da Poblicio verso la Repubblica , un personaggio sicuramente famoso alla sua epoca , del quale sfortunatamente non si sono tramandate le imprese o meriti , civili o militari ; possiamo solo ipotizzare che il nostro personaggio fosse un Magistrato monetario oppure figlio o parente di questo , perche’ dei Poblicii batterono monete tra il 92 e il 79 a.C. , date che ben si allineano con quella di realizzazione del monumento . Probabilmente il nostro personaggio visse ed opero’ civilmente o militarmente , o entrambi , in un periodo storico molto complesso per Roma , compreso tra l’ epoca di Marco Livio Druso , Licino Crasso , quando si discuteva circa la possibilita’ o meno di concedere la cittadinanza romana agli Italici e la tragica rivalita’ tra Mario e Silla con la Dittatura di quest’ ultimo , anni tremendi per la Repubblica , carichi di conseguenze per il futuro . Evidentemente C Poblicio Bibulo era scarso pero’ di un patrimonio personale che gli permettesse alla sua morte un degno funerale e un sepolcro a proprie spese , insomma un novello Menenio Agrippa , Console nel 503 a.C. Non era prassi rara , anzi relativamente comune , in Roma antica e specialmente in epoca repubblicana , provvedere alle spese funerarie e del sepolcro , a cura del Senato e del Popolo , nei confronti di quei cittadini particolarmente benemerenti verso la Res Publica , ma di scarso patrimonio privato ; altri esempi , oltre a quello gia' citato di Menenio Agrippa , furono quelli a favore di Valerio Poblicola , di Postumio Tuberto , di Caio Fabricio , forse di Appio Claudio Cieco e probabilmente di altri personaggi storici non noti , orgogliosi di aver servito la Res Publica , pur non arricchendo , al punto di avere perfino scarse risorse economiche tali da non permettergli alla loro morte un funerale e sepolcro degno del loro impegno civico , militare o di entrambi ; uomini eccezionali , se visti con gli occhi moderni , ma dai comportamenti normali se riferiti a quella eroica e famosa epoca repubblicana ; qualita’ morali e civiche che andarono man mano declinando di pari passo , con il declino della Repubblica romana . Aggiunta recente : di Caio Poblicio , soltanto una cosa risulta un po' "strana" e poco confacente con la sua dedica posta nel sepolcro , cioe' il Cognomen : Bibulo , che dovrebbe significare "bevitore , bevone" . Evidentemente gli antichi soprassedevano ai vizi e difetti delle persone , riconoscendo indispensabili ed utili allo Stato le sole qualita' morali e civiche .
    3 punti
  4. posto una documentazione sui falsari sperando di fare cosa gradita
    3 punti
  5. Copio e incollo dal mio recente articolo su P.N. in cui ho trattato del quattrino con la scritta OLIMPOS per Federico II L’impresa che sicuramente più caratterizza la monetazione dei Gonzaga, da Federico II in poi, è quella del Monte Olimpo: l’impresa è costituita dalla raffigurazione schematica di un’alta vetta segnata da un sentiero che conduce ad un altare posto alla sua sommità e sormontato dall’iscrizione FIDES. L’insegna allude alla fedeltà assoluta di Federico II prima e della casata Gonzaga verso l’imperatore a sua volta assimilato ad una divinità visto che nella cultura classica il monte Olimpo era ritenuto la sede degli dei. L’impresa è ripetutamente presente nelle decorazioni di Palazzo Te ed è rappresentata in numerose monete coniate nel corso del regno di Federico II, e successivi. La rappresentazione riguarda sia l’intera figura del monte, come nel Due Ducati che con la semplice scritta in greco OLIMPOS come nel quattrino di Federico II, sia come soggetto principale che a corredo dello stemma gonzaghesco. Allego alcune immagini esplicative. Scudo del sole per Federico II (Asta Bolaffi). Da due ducati (asta Varesi 62), con rappresentazione del monte Penso che da queste immagini potrai riconoscere la figura del monte stilizzata all'interno dello scudo del dritto. Lo scudo araldico del verso rappresenta le armi dei Paleologo con le quattro Beta. ciao Mario
    3 punti
  6. Buongiorno, posto questa medaglia, che non è mia, ma ci sto facendo un pensierino, riguarda la battaglia di NAPOLEONE sul ponte di LODI. Piccolo aneddoto, domenica scorsa sono andato a mangiare una pizza a una decina di chilometri dal mio paesello e mi sono trovato questo cartello, verità, leggenda?? Dell'olmo rimane un ceppo alto un paio di metri con un diametro di circa 50/60 cm.
    2 punti
  7. Buona serata Venezia si dotò di un proprio codice penale già ai tempi del doge Pasquale Malipiero, la così detta: “Promissione al Maleficio”. Promulgata nel 1181, divenne fondamento delle successive leggi e compendio di quelle già esistenti; era un codice penale alquanto bizzarro per taluni versi, soprattutto rispetto a quanto c’era in altri Stati, giacché tutelava con pene severissime (quasi sempre la morte) gli attentati alla proprietà ed alla sostanza dei privati o dello Stato, mentre era estremamente liberale per le violenze o le ferite alla persona; in questo caso c’erano quasi sempre ammende di tipo pecuniario e/o l’esilio temporaneo o definitivo. Ovvio che se il delitto generava la morte di una persona, il reo veniva comunque punito con la morte. Se da questo si generava “solamente” una infermità mentale definitiva, le punizioni spaziavano dall’amputazione della mano, all’abbacinamento, al taglio del naso. A pensarci bene non poteva che essere così, dal momento che era uno strumento scritto da persone che avevano nel proprio dna il commercio e che lo praticavano anche se temporaneamente occupati in funzioni di governo; quindi mercanti e commercianti, gelosi delle loro proprietà conquistate, spesso a prezzi altissimi e che quindi davano a queste cose, così pericolosamente accumulate, un valore molto elevato. La coniazione di moneta falsa in Venezia o comunque nel dogado, era un delitto estremamente grave, era un attentato allo Stato e come tale, spesso, sanzionato dal “tremebondo” (così veniva spesso definito) Consiglio dei X, o dalle autorità periferiche, perché lesivo del buon nome della moneta che Venezia coniava; ciò pregiudicava la fiducia che il mercato gli riconosceva e ciò generava il poco uso, se non il rifiuto di quella moneta, causando ingenti perdite e mancati guadagni. Nei libri a mia disposizione, riguardo alla coniazione di moneta falsa all’interno dello Stato, non ho trovato molto, se non alcuni accenni alquanto succinti. E’ il caso di un tale Battista di Lorandi da Gardon (Gardone Valtrompia) che nel 1602 viene condannato, perché “monetario”, dall’Illustrissimo Signor Nicolò Donato, Capitano e Vicepodestà di Brescia, alla decapitazione ed al successivo “abbruciamento” del cadavere. Un altro caso del 1604, attinente un falsario di monete, riguarda un tale Giacomo Burlotto da Sali de Marasino (Sale Marasino), al quale viene troncata la testa dal busto con la confisca di tutti i suoi beni. A Lelio Bona, contumace, per aver prodotto sesini falsi in Brescia, si applica un differente tenore punitivo: “Venga perpetuamente bandito di terra e di luogo con pena capitale e che il cadavere fosse arso e redotto in cenere, con taglia in terre aliene de lire 3.000 e confisca de beni, che non potesse liberarsi (voce liberar banditi)* se non passati anni 15”. Quindi per lui bando, giacché è riuscito per tempo a “prendere il volo”, ma se subentra la cattura, agevolata anche dalla taglia, deve andare sulla forca e la punizione non può essere “liberata” se non a distanza di 15 anni. Un ulteriore caso riguarda l’utilizzo della moneta falsa. Rafael Abramo, figlio di Angelo, ebreo mantovano che non ha prodotto moneta falsa, ma che si arrischia ad introdurne nello Stato (credo in buona fede), si applica una differente punizione; ha introdotto sexini falsi e per lui la condanna è clemente (?): alla galea per due anni. Nulla ho trovato circa una condanna in Venezia, ma mi riprometto di postare la descrizione per un reato di furto avvenuto a Venezia e che per analogia potrebbe benissimo essere applicato anche ad un "monetario". * la "Voce liberar banditi" era una parte facoltativa e accessoria della taglia che veniva pagata a colui che riusciva a catturare uno o più ricercati. Ad esempio, se un omicida ricercato per una condanna capitale, uccideva uno o più ricercati con omicidi sulle spalle, poteva - portandone le prove (magari la testa mozzata) - invocare oltre la taglia, anche la "Voce liberar banditi" se prevista, ed essere così scagionato dal suo delitto. saluti luciano
    2 punti
  8. Dico solo una cosa ai prossimi che commenteranno: evitiamo proprio di chiamarle monete. Che scempio. Unico sostantivo che vi passo è pezzo di "ferro".
    2 punti
  9. Volevo farvi vedere questo strano libro medagliere che credo risalga almeno al XVII-XVIII secolo. Una volta chiuso sembra uno spesso librone antico rilegato in pelle ma al suo interno contiene 8 vassoi con 30 scomparti ciascuno. Visto in area francese. E' una soluzione che è stata ripresa anche ultimamente da Alberto Zecchi (artigiano fiorentino che espone anche ai convegni di Verona) che produce eleganti libri/vassoi piu' snelli e con un unico scomparto. Evidentemente la soluzione era molto piu' antica, e anche secoli fa c'era ovviamente il problema di dove conservare le collezioni. Anzi, una volta le cassette di sicurezza in banca non esistevano, e quindi i collezionisti che appartenevano piu' che altro alle classi facoltose dovevano cercare luoghi "non ovvi" dove conservare i propri amati tondelli...
    2 punti
  10. Questo accadeva nel Regno di Napoli ai tempi di Gioacchino Murat 1812. Chi nel territorio nazionale o straniero falsifica moneta d’oro o d’argento avente corso legale nel Regno o chi la emette (mettere in circolazione) o la sparge (spendere) sul suolo nazionale o la introduce (importare) nel Regno è “punito colla morte, ed i suoi beni saranno confiscati”. Il codice indica la modalità con cui è eseguita la pena capitale, ossia il troncamento del capo, ma tace sullo strumento utilizzato per eseguirla; anche se verosimilmente si tratta della ghigliottina. Il successivo articolo descrive gli stessi comportamenti del precedente, ma realizzati su monete plateali o di rame che hanno corso legale nel Regno. Per questo misfatto il codice prevede i lavori forzati perpetui. Inoltre, nella pubblica piazza, al condannato è afflitta la pena accessoria del marchio: sulla spalla destra sono improntate con un ferro rovente le lettere L. P. e F. presumibilmente l’acronimo di Lavori Perpetui e Falsario. La pena afflittiva dei lavori forzati a tempo – da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni – è comminata a colui che nel Regno falsifica moneta straniera (moneta plateale compresa) di qualunque metallo; o a chi la emette o la sparge sul suolo nazionale o la introduce nel Regno. Anche per questo misfatto il reo è sottoposto al marchio e a vita, dopo aver espiato la pena, alla vigilanza speciale dell’alta polizia. Il reo condannato ai lavori forzati sia perpetui che a tempo è impiegato nelle fatiche più penose e quando la natura del lavoro lo consente è unito a un altro condannato con una catena o il suo piede è legato a una palla di cannone. Inoltre, prima di eseguire la condanna dei lavori forzati, gli si infligge la pena infamante della gogna: è esposto per un’ora nella pubblica piazza al generale disprezzo; sopra la sua testa è collocato un cartello indicante il nome, la professione, il domicilio, la pena e il reato ascrittogli.
    2 punti
  11. Prego..... Il secondo esemplare è uno Spl
    2 punti
  12. a nome di Federico III d’Aragona (1496-1501) : -in argento, armellino con F nel campo al rovescio (coniato fino al 1497 ?) [CNI XVIII, pp. 279-280, nn. 1-2]. Alcuni cavalli di rame con lettera L in esergo sono stati erroneamente attributi a Lecce (G.M.Fusco, 1846) ma la lettera potrebbe essere iniziale del nome di uno zecchiere (Liparolo ?) per Napoli [Cagiati 1913-1916, pp. 190-191]. Secondo Maggiulli [1871, pp. 128-129] alcuni documenti potrebbero far riferimento anche ad una coniazione di ‘corone d’oro’ in Lecce al tempo di Carlo VIII re di Francia.. Il Maggiulli supporta tale notizia riprendendo dal Coniger la seguente frase : «in eodem jorno (27 maggio 1495) venne la nova in Lecce al Signor Duca (Giliberto di Bransui vicere della Provincia e conte di Matera) che Otranto avia alciate le landiere e che lo castello se tenea per el re de Francia, el detto duca fe’ cento fanti di Lecce e donò una corona per uno e vinti some di grano» e dalla Cronaca di Notar Giacomo la seguente «A di 20 decto (Gennaro 1497) in dì de Sancto Sebastiano de venerdì fò nova in Napoli come illustre signore don Cesaro de Aragonia havea preso Taranto; et che lo magnifico pyerantonio follario de Napoli regio percettore [sic] della predicta maestà personalmente era dintro lo castello con quactro milia Corone et per condurre li francise ad imbarcare in Brindesi» (le dette ‘corone’ di oro valevano «octo carlini et sey grana»). La stessa notizia, come già detto, riporta l’Infantino :”…in queste abitazioni facea egli battere pubblicamente moneta d’argento e d’oro…” Ma tale attribuzione a Lecce sembra altamente improbabile. SEDE DELLA ZECCA Al tempo del principe Giovanni Antonio Del Balzo Orsini, e precisamente nel periodo compreso tra il 1460 ed il 1463, la zecca (che abitualmente aveva un‘ubicazione centrale – foro, palazzo di governo, piazza del mercato – allo scopo di attirare più facilmente il metallo dei mercanti di passaggio) fu invece posta direttamente nell’abitazione del principe che, come abbiamo già ricordato prima, secondo una corrente di pensiero (Infantino 1634) era nella torre del Parco , solida costruzione che egli aveva iniziato a far costruire nel 1419, ancora giovanissimo, mentre secondo un’altra corrente di pensiero (De Simone 1883, Sambon 1998, Palumbo 1910) era nel castello di città (in castro Licii). Le 2 sedi coincidevano in ogni caso con il centro del potere signorile. Anche le annotazioni contenute nel Quaterno lasciano immaginare che l’ufficio di conio fosse ospitato in castro Licii. La sola testimonianza dell’Infantino (smentita anche dalla Cabella Demani del 1472 che descrive il locum nominato lo Parco senza far menzione alcuna della zecca ) ci riporta alla Torre del Parco, La costruzione della torreripartita in una zona pubblica (il Parco di fuori) destinata a fiere e mercati, che si estendeva fuori delle mura urbane immediatamente oltre porta San Biagio, ed un’altra zona (il Parco di dentro) rappresentata da una cittadella recintata comprendente la torre o Turris prati magni (luogo di delizie e sede della zecca..), sale et camera reale . Per conciliare dati così difformi si può ipotizzare che la zecca di Lecce , nei circa 50 anni di attività, fosse dislocata contemporaneamente in 2 edifici differenti: il castello adibito ad attività contabili, tesoreria ed approvvigionamento di materie prime e la Torre del Parco adibita a laboratorio ed officina monetaria vera e propria; oppure che trovasse spazio, in tempi diversi, sia nei locali del castello sia in quelli della Torre del Parco. E’ difficile stabilire cosa accadde alla zecca di Lecce dopo il novembre 1463 (assassinio del principe di Taranto); l’assenza di documenti lascia il campo alle sole congetture. E’ verosimile che la zecca cittadina, una volta passata sotto il diretto controllo del re di Napoli, abbia avuto sede nel castello di Lecce, nella cui “torre mastra” o Mastio era stato depositato il famoso tesoro del principe fino al momento della sua morte e della successiva requisizione reale ( è nel dicembre 1463 che re Ferrante visita il castello e la torre del Parco ove “ ebbe stanza qualche giorno”) . Per dovere di cronaca va pure riportata un’insistente tradizione popolare, peraltro ripresa da M.Paone, che pone la sede della zecca nelle adiacenze del palazzo comitale di Maria d’Enghien, presso l’odierna piazzetta Pellegrino (un tempo denominata piazza della Zecca !) ove si affaccia il più antico palazzo di Lecce (palazzo Vernazza – Castromediano). BIBLIOGRAFIA: Cagiati M. 1912, La zecca di Lecce, «Apulia» (Martina Franca). Dell’Erba L. 1933, La riforma monetaria angioina e il suo sviluppo storico nel reame di Napoli, pp. 5-66. De Simone L. G. 1874, Lecce e i suoi monumenti descritti ed illustrati, I , La Città, Lecce. De Simone L.G., 1876, Archivio di documenti intorno la storia di Terra d’Otranto, Lecce. De Simone L.G. 1883, Gli studi storici in terra d’Otranto del signor Ermanno Aar, in Archivio storico italiano, IX , p.211. Fiorelli G. 1846, Dichiarazione di alcune monete battute nel reame di Napoli, p 190.”Annali di Numismatica”. Fusco G.M. 1846, Monete inedite. Di alcune monete spettanti ai re di Napoli e Sicilia, in “Annali di Numismatica pubblicati da G.Fiorelli”, Roma, pp.90-96. Fusco G. V. 1846, Notizie intorno alla zecca di Lecce, in «Annali di Numismatica pubblicati da G.Fiorelli», Roma , pp.190-200.pp. 190- 200. Grierson P. e Travaini L. – Medieval European Coinage. Italy (III) 14, Cambridge 1998. Infantino G. C. 1634, Lecce Sacra ove si tratta delle vere Origini, e Fondazioni di tutte le Chiese, Monasteri, Cappelle, Spedali, ed altri luoghi sacri della Città di Lecce, Bologna, 1973 (Rist. anastatica), pp. 213-214, ed editore Pietro Michele 1634. La porta A. 1977, Introduzione a I.A. Ferrari, Apologia paradossica della Città di Lecce, pp. IX-XXXV. Maggiulli L. 1871, Monografia numismatica della provincia di Terra d’Otranto, Lecce. (ristampa anastatica Sala Bolognese, 1977). Palumbo P. 1910, Storia di Lecce, Ristampa della I Edizione, Galatina, Congedo Editore, 1992, Paone M. 1978, Palazzi di Lecce. Galatina, Congedo Editore Petracca L,2009, La zecca di Lecce negli anni della signoria orsiniana in “I domini del Principe di Taranto in età orsiniana”. Lecce, Congedo Editore. Prota C. 1913, Sulla zecca di Lecce, «Supplemento … Cagiati», 3, nn. 11-12, pp. 37-38. Sambon A.1913 b,” I tornesi falsi di Ferdinando I d’Aragona coniati a Napoli, a Barletta,a Gaeta, a Cosenza, a Lecce, a Capua et a Isernia” in Supplemento…Cagiati III, 5 – 7 (1913), 15 – 21. Fine
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  13. Cari amici, sono lieto di girarvi l'invito a un evento culturale che si terrà sabato 19 luglio 2014 a Oriolo Romano (VT), nella suggestiva e ricca cornice del Museo di Palazzo Altieri: L'edificio nobiliare venne eretto nel XVI secolo, assieme a quello che oggi è il nucleo storico della cittadina viterbese, alla quale fu data un'impronta rinascimentale con molte somiglianze alle famose "piazze con tridente viario" di Roma (prima fra tutte, Piazza del Popolo). Dal '600 il palazzo, passato alla famiglia di papa Clemente X, ospita la Galleria dei Papi, una raccolta di dipinti dei pontefici da San Pietro in poi. A ogni pontefice è dedicato un dipinto contenente il ritratto, cenni storico-biografici, e lo stemma. La raccolta è stata continuata fino ai giorni nostri, e quindi si compone di quasi 300 dipinti. Un unicum a livello mondiale. É ovvio che ritratti e stemmi dei pontefici dei primi secoli sono invenzioni (pare anzi che questi ritratti furono presi a base per i ritratti a mosaico della basilica romana di San Paolo fuori le mura). Ma sono proprio queste invenzioni a costituire la parte numericamente più cospicua, e certo la più affascinante, della piacevole raccolta. La visita percorrerà le sale che ospitano i dipinti, e sarà una conferenza "dialogata". Una maniera a suo modo nuova e accattivante per condividere quest'importante (e pochissimo conosciuta) raccolta museale, oltre che il bell'edificio che la ospita.
    1 punto
  14. Ciao, ho recentemente acquisito questa moneta, millesimo raro che ancora mancava nella mia collezione del Regno: Vorrei chiedere il vostro aiuto per cercare di attribuirle il grado di conservazione più corretto ed evidenziarne i difetti. A tale scopo inserisco i link delle scansioni: - D/ 600dpi a colori: http://imgur.com/WB6d7Zz - R/ 600dpi a colori: http://imgur.com/kAc7TMm - D/ 1200dpi scala di grigi: http://imgur.com/JbjW3AP - R/ 1200dpi scala di grigi: http://imgur.com/ehgFTl9 Che ne pensate della firma dell'incisore? La terza "R" è praticamente assente mentre la "A" è evanescente. Rottura del conio? Stessa cosa per la parte alta delle lettere "V" e "I" di VITTORIO? Voi quanto la avreste pagata? Un grazie anticipato a tutti coloro che vorranno aiutarmi. Qu3ll0!
    1 punto
  15. Francesco io arrivo a Napoli Venerdi mattina in treno alle 10.20 quindi va bene venerdì mattina, anzi se qualcuno passa a prendermi a piazza Garibaldi facciamo prima :dirol: :dirol: :dirol: :dirol: :dirol: :dirol:
    1 punto
  16. Vi comunico con grande gioia che ho aspettato a prendere le monete delle sedi vacanti e ho preso la divisionale vaticano 2013 spedizione compresa con i 40€ di budget che avevo. Evviva !!!
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  17. Si e' un francobollo spagnolo. E' un'emissione del 1872 (catalogo Yvert #129). Veniva stampato in quartina. Saluti
    1 punto
  18. Medusa, senza dubbio. Splendido mosaico, rinvenuto a Tres Tabernae ( e la ns. Manu 78 spesso ci delizia con i ritrovamenti in quel di Cisterna di Latina).
    1 punto
  19. Si è già accennato a Perugia. Qui riporto un brano tratto dal volume di Angelo Finetti "La zecca e le monete di Perugia" Scan_luglio-2-2014-6-48-49-956-PM.pdf
    1 punto
  20. Dallo Statuto di Ancona del 1566. Scan_luglio-2-2014-6-16-43-714-PM.pdf Scan_luglio-2-2014-6-11-59-289-PM.pdf
    1 punto
  21. E' un gettone della prima metà del secolo scorso, anni '20 o '30, probabilmente. Trattandosi di un Cinema Sociale, questo spiega perché vi si potesse accedere con un gettone, e non pagando l'ingresso in moneta corrente. Magari si trattava di una Società Operaia, oppure di Mutuo Soccorso che - spesso - emettevano dei gettoni distribuiti ai Soci che potevano così accedere a servizi di vario genere, da un Cinema appunto ad un bagno pubblico. Di Piazza Castello in Italia ce ne sono diverse, non so dirti in quale città sia stato emesso. Saluti.
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  22. Circa le contraffazioni, e qui mi riferisco essenzialmente alle colonie genovesi, la mia impressione è che siano “monetazione di necessità” nel senso che occorrevano monete per la vita quotidiana nelle colonie e quando dalla zecca principale non arrivavano per i più vari motivi ci si industriava secondo le possibilità. C’erano le carestie e gli assedi, i rifornimenti che non arrivavano e quando, con il baratto, non c’era merce scambiabile si faceva quello che si poteva. Chi aveva un’officina la utilizzava con o senza autorizzazione. Oggi non capiamo perché a Bonifacio c’erano i quartari genovesi, poi quelli col sovracconio della piccola B, poi ancora quelli con l’impronta bonifacina sui quartari genovesi e infine quelli su tondelli vergini, tutti artigianali, tutti diseguali. Io, senza nessuna velleità scientifica, mi rispondo così: c’era bisogno di piccola moneta per gli acquisti quotidiani, non arrivava dalla “casa madre” e si faceva in proprio. Si viveva giorno per giorno, poi, in caso di proteste si sarebbe rimediato in qualche modo. Forse lo stesso discorso potrebbe farsi anche per Chios, ma lì la signoria era più esigente e avevano bisogno di tagli più importanti ed ecco allora gli zecchini contraffatti e di fronte alle giuste proteste quelli personalizzati …. Probabilmente sono fuori strada ma questa è l’idea che mi sono fatto io immaginando dai pezzi che vedo. Solo in ultima analisi vedo il tentativo di truffare …anche per la severità delle pene che abbiamo letto.
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  23. Anche a te, ci fa piacere che ogni tanto ti "affacci" sul Forum. Ciao Manu :D , ancora Auguri. Giò
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  24. La posa con lo scettro nella mano destra non è di Zeus ma di Baaltars (seated left, holding lotus tipped sceptre in right hand). La butto là: potremmo essere in Cilicia, zecca di Tarsos o Myriandros, periodo 380-377 a. C. o 361-334 a. C., ma non ho trovato esemplari con la raffigurazione di Eracle sull'altra faccia (sempre che di Eracle si tratti). apollonia
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  25. @@nando12 ci sono 120 Grana in qfdc in cui i gigli non sono visibili sul globetto per via di un conio stanco ecco perchè io ti ho detto che la tua moneta bisognava vederla nel palmo della mano per vederne l'usura dei campi e delle effigi ed in che stato è il lustro di conio ;) onde poterle attribuire il + oltre allo spl Nei 120 Grana,comunque,per vedere se la moneta è in alta conservazione bisogna osservare i tre gigli sul globetto(ma non è una conditio sine qua non) ed altre parti in cui con la circolazione se pur poca inficia lo stato di conservazione della moneta --Salutoni -odjob
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  26. Per rendere meno “drammatica” l’ottima discussione aggiungo una riflessione su uno definito tra i più grandi falsari operanti in Europa la cui pena è stata, se vogliamo, più “umana” e cioè semplicemente riprendersi la collezione appena venduta e la restituzione del maltolto. In più, grazie alla donazione testamentaria della sua collezione al Municipio della sua città, gli è stato dedicato un Museo ed è tuttora ritenuto tra i suoi cittadini illustri. Sarà forse perché le sue vittime erano solo i ricchi collezionisti e i musei? La sua fama di falsario probabilmente è “usurpata”, nel senso che pare non producesse direttamente lui i suoi “falsi” ma li faceva eseguire da abili artigiani a cui commissionava le monete e istruiva a dovere, quindi lui era la mente e non l’autore dei “suoi” falsi. Il D’Incerti lo definisce: un “dritto” che, con le dovute riserve, non riesce del tutto antipatico. Parlo di Luigi Cigoi (1811-1875) …direi che in fondo, rispetto agli altri falsari, gli è andata bene…
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  27. Ciao @@legiofelix , dalle foto postate non si capisce bene il materiale di cui e' costituita la "pietra" , ma cosa ti fa essere certo che si tratta di un blocco di rame ? il colore e il peso complessivo da soli non bastano , oppure hai fatto analizzare il campione ? nel caso fosse solo un tuo parere , ti consiglio di eseguire la prova del peso specifico , che nel rame e' compreso tra 8,9 e 9 , basta tagliarne un piccolo frammento di una decina di grammi o piu' , magari da uno spigolo , solo cosi' puoi essere certo che si tratta di rame o bronzo e poi eseguire la procedura semplicissima gia' trattata a suo tempo nel Forum , ciao .
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  28. Io chiaramente ci sarò Sent from my GT-I8190N using Lamoneta.it Forum mobile app
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  29. Nel XVI secolo, per evitare il dilagante fenomeno della tosatura, al contorno delle monete venivano incisi motti o frasi: una moneta tosata era individuabile perché la scritta non era presente o, nei casi di lieve tosatura, le lettere era mozzate. Col tempo tutte le monete attuarono questa innovazione, che porterà al contorno perlinato e alla zigrinatura. Nel 1624 Filippo IV per Napoli coniò il carlino "anti-tosatura"; la moneta presenta un doppio bordo: il primo corrisponde al valore di un carlino, e se la tosatura raggiungeva il bordo interno il valore scendeva a 5 grana.
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  30. Ho già la lettera pronta, per questo volevo solo sapere quanti di noi parteciperebbero. Era giusto per farmi due conti. Grazie mille per la precisazione. :good:
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  31. Volendo, avremmo anche un modesto catalogo online sull'argomento: http://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-FPP/17
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  32. saranno le foto ma non mi convince...il diametro è corretto ma il peso è leggermente inferiore (dovrebbe essere tra 13,4 e 13,6 circa) ma 13,22 ci può stare essendo un po circolata e usurata.... anche l'usura è strana soprattutto al D/ e le lettere della legenda sia al D/ che al R/ mi sembrano troppo fine e arrotondate specialmente il PISIS l'aspetto generale mi da da pensare ad una fusione e anche il colore è strano per una moneta in argento però ripeto...potrebbero essere le foto ad ingannare soprattutto sul colore aspettiamo i pareri anche di altri toscani (nel senso numismatico e non ;) ) per vedere se anche loro hanno i soliti dubbi oppure se la reputano autentica
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  33. Per prima cosa complimenti, ci regali sempre degli approfondimenti estremamente interessanti! Fatta questa doverosa premessa veniamo al nocciolo della questione. Per quanto riguarda il sepolcro esistono due differenti teorie, una propone una datazione al I secolo a.C. mentre un'altra chiama in causa una riedificazione databile al I secolo di un monumento funebre edificato nel secolo precedente. Conseguentemente anche le teorie riguardanti l'identificazione del titolare del sepolcro sono differenti. La teoria della riedificazione lo mette in riferimento all'edile della plebe in carica nel 209 e citato da Livio (27.20) ma secondo Attilio Degrassi (ILLRP 357) il titolare del monumento funebre sarebbe un omonimo edile della plebe, presumibilmente in carica nel periodo sillano. Egli ritiene che sia il Bibulo vissuto nel periodo annibalico che la sua famiglia furono "troppo poco importanti per giustificare la ricostruzione del monumento in un periodo successivo" (citazione riportata dal Broughton, The Magistrates of the Roman Repubblic, Vol. III: Supplement). Venendo al magistrato monetario penso proprio che non ci sia modo di identificarlo con l'edile della plebe in quanto quest'ultimo appartiene al ramo dei Bibuli mentre la titolatura del responsabile dell'emissione suggerisce la non appartenenza al ramo degli "ubriaconi" :D. In aggiunta il titolare del sepolcro secondo il Broughton è C. Poplicius L.f. Bibulus, dunque figlio di Lucio e non di Quinto.
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  34. Grazie Mario, avevo in parte verificato nelle fonti da te citate. Questa sera inizio ha cercare nei cataloghi d' asta più importanti e con presenza di monete di Milano elevata.
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  35. Non litigate...:) @@joker67...in effetti anche io preferisco, per monete interessanti, che venga aperta una discussione a pezzo, tuttavia per il titolo delle discussioni ti consiglio onde evitare confusioni di utilizzare il taglio e la nazionalità della moneta di cui vorrai trattare, ad esempio :"Olanda 2,5 Gulden del 1938". In questo modo le discussioni saranno più fruibili anche nel futuro...;)
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  36. Grazie @magneto @lucarosina per le risposte :good:
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  37. si molto probabilmente è cuprite che ha appunto quel colore, tra l'altro io nella prima immagine vedo una croce, tipo questa . http://i63.servimg.com/u/f63/15/03/59/45/l_006810.jpg però messa molto decentrata in alto a sinistra, cosa comunque non strana nelle monete medioevali, quale possa essere la moneta però non mi azzardo
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  38. @@nando12...non è un indicatore assoluto, ma è uno dei parametri al quale si può fare riferimento in una valutazione generale di una moneta di questo tipo.
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  39. Questa me l'ha data il fornaio stamattina come resto Taglio: 2 euro Nazione: Principato di Monaco Anno: 2011 Tiratura: 1.032.052 Condizioni: bel bb Città: Parma La tiratura dovrei averla azzeccata :D
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  40. Alessandro, ma hai voglia ad arrivare a 10mila pezzi con le restrizioni imposte alla soglia dei 5mila. Per il resto, beh mi riguarda poco, perché già solo per arrivare a 5mila devo farne di strada. Penso però che quello che io considero un gioco, perderebbe il suo appeal con queste restrizioni... ;-)
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  41. E infine la migliore di oggi: Taglio: 2€ Nazione: Monaco Anno: 2012 Tiratura: 1.082.373 Condizioni: SPL Città: Palermo
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  42. A me sembra che non sia un'affare
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  43. Questa è la mia Ginger di un anno e mezzo Quello che è riuscita e riesce a dare come affetto nella mia famiglia è un qualcosa di indescrivibile. Non riesco a pensare come sarebbe stare senza di lei.
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  44. spero che farai almeno 4 mesi di ferie, cosi', forse, riuscirò a prendere qualcosa. :crazy:
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  45. 1 punto
  46. Taglio: 50c Nazione: Germania Zecca: Stoccarda (F) Anno: 2007 Tiratura: 90.000 Condizioni: BB .... Bellissima !!!!!!!! Città: Palermo
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  47. @@tognon, bordo largo al D/, come conservazione siamo intorno al SPL/qFDC
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  48. Chi era quello che diceva che era impossibile ormai trovare monete in argento in circolazione!?
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  49. Quanti ricordi ......quando entrava in casa un altro cane mi si attaccava alla mia gamba e non mi mollava più....come dire occhio non farti strane idee, io sono il tuo cane, una volta mi ruppi un braccio, ero ovviamente ingessato lui capi' subito come d'altronde capiva tutto....gli mancava solo la parola, ma gli occhi parlavano da soli bastava guardarlo, quelle notti invece di stare in cucina stava a fianco al mio letto e ogni tanto leccava il gesso, capiva che mi ero fatto fatto male e cercava in qualche modo di lenirmi il dolore con le sue leccate..... così era Charlie....
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