Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/21/14 in tutte le aree
-
La spiga di grano è un tema ricorrente su tutte le monete dell'antichità. Sin dalle prime monete Greche per arrivare poi alle Romane imperiali (e oltre) questo viene ripreso più volte. La spiga di grano ha diversi significati, da simbolo di rinascita e speranza per il futuro, a quello religioso e di operosità agricola e abbondanza. LUCANIA. METAPONTO. (VI-V sec a. C.) - Statere. Fotografia di Crippa Numismatica Metaponto, Dracma del tempo di Pirro , circa 278-276 a.C. 2.84 g. Testa di Atena in elmo attico decorato con un’ala / Spiga d’orzo. SNG ANS 541 Metaponto, terzo di statere aureo del tempo di Pirro circa 280-279 a.C. 2.80 g. Coniato dopo la vittoria ad Eraclea. Testa di Leucippo con elmo corinzio / due spighe d’orzo; SNG ANS 397 Denario T. Vettius Sabinus Al D/: Testa barbata del re Tito Tazio a destra Al R/: Figura togata su biga. Dietro una spiga di grano. Denario di Vespasiano (78 d. C.) con Cerere al R/ che tiene in mano una spiga di grano Per arrivare poi alle più conosciute... Estremamente somigliante con lo statere del metaponto ed il 5 cent. spiga6 punti
-
Buongiorno Littore, ringraziandoLa per il suo omaggio savoiardo, ricambio con l'ultima moneta, a me molto cara e di non frequente apparizione sul mercato. Non è rara, ma essendo di una zecca minore (Castro), senza ritratto e frazione viene spesso ignorata dai collezionisti. Il motto al rovescio "Virtus Securitatem Parit" la Virtù genera Sicurezza con l'unicorno (o liocorno, non mi è chiara la differnza differenza che credo stia negli zoccoli e nella coda) che immerge il corno nell'acqua ed anulla i veleni delle serpi che ne fuggono. Quindi con la Virtù (saggezza) si annullano i veleni (maldicenze e cattiveria); buone cose da tenere a mente.6 punti
-
E ' sempre stato un piacere e un arricchimento leggere @@picchio, siamo alla divulgazione totale e pura, sicuramente un esempio da seguire, un riferimento per gli altri e voi sapete che non dico mai cose a cui non credo. Non credo di dire nulla di eclatante nel ricordare quando ero semplice lettore e leggevo solo il forum, leggevo in particolare due utenti, perché mi affascinavano e insegnavano, uno era picchio, certamente esempi così mi convinsero a partecipare ed essere attivo poi. Il forum dovrebbe andare sempre più in questa direzione, uno strumento per insegnare, far appassionare, bisognerebbe cercare di lasciare eventuali propri interessi sempre defilati e spingere sull' allargamento della base di appassionati, e' il principio su cui si basa il forum, un po' quasi una missione, un donare, ma così è stato e così dovrebbe essere, ecco perché speriamo e mi auguro di leggerla comunque ogni tanto, la sua presenza sul forum si sente e speriamo continui .... Un caro saluto e con grande stima, Mario Inviato da un device_name utilizzando your_app_name App4 punti
-
Amico mio, secondo me queste sfumature di grigio hanno rovinato la Numismatica... Se dal principio, anzichè indorare la pillola per un ritorno commerciale, si fosse rigidamente sostenuto che le monete "smoothed & tooled" fossero cacca, non ne saremmo stati invasi e ci sarebbero meno collezionisti a considerarle "belle" e "collezionabili". Ho l'impressione che viviamo un epoca in cui tutto si basa sul compromesso, sulla mediiazione, sul farsi i fatti propri campando cent'anni, dove prendere una posizione precisa (o bianco o nero) è da stolti, nonchè a proprio rischio e pericolo. Perdonate lo sfogo.3 punti
-
Concordo con Simone; non si dovrebbero periziare le monete ai convegni dove spesso mancano le condizioni adeguate per un esame fatto con i "sacri crismi" (poca luce, persone che ti chiamano, uno sguardo al tavolo per controllare che non ti freghino le monete ecc. ecc.). Un lavoro fatto a regola d'arte richiederebbe più tempo da parte del Perito ed un maggior esborso per il richiedente ma il giudizio finale sarebbe sicuramente più attendibile; ricordiamoci che il costo è proporzionale alla qualità del servizio. Nessuno poi è infallibile, ma se aggiungiamo anche le difficoltà di cui sopra ecco che le possibilità di prendere un granchio aumentano e una brutta figura vale molto più dei 10 € che è costata la perizia. Parlando poi a grandi linee dovremmo anche ammettere che il perito numismatico veste troppo spesso i panni del tuttologo, periziando monete dall'evo antico al moderno, dalle italiane alle straniere. Sono 2700 anni di monetazione........3 punti
-
Letti i recenti interventi su altro post relativo ai problemi della Cultura in Italia , nella sezione Storia e Archeologia , dai quali in parte mi dissocio , perche’ in alcuni punti credo anche pesanti , rivolti contro i nostri Musei , ritengo che questi commenti vadano piuttosto indirizzati alle Amministrazioni Comunali , Assessorati alla Cultura e Circoscrizioni di Zona , veri punti dolenti della situazione precaria in cui versano i monumenti cosi’ detti impropriamente “minori” , delle nostre citta’ . Proseguendo la ricerca dei monumenti “secondari” di Roma , secondari intesi come conoscenza e lasciando volutamente fuori quelli universalmente noti , continuiamo a visitare quelli difficilmente visitati da turisti , ma anche dagli amanti delle antichita’ romane , perche’ poco o nulla conosciuti , tranne che come identita’ , forse , dai residenti in zona ; fatta questa breve premessa parliamo di un altro caso clamoroso di abbandono di rudere , a dimostrazione di quanto esposto in apertura del post , cioe’ il Sepolcro situato sulla Via Tuscolana , in zona Quadraro , Via che in antico da Roma conduceva all’ antichissima Tusculum , citta’ in cima ad uno dei Colli Albani , citta’ di fondazione antichissima la cui fondazione la si fa risalire a Telegono figlio di Ulisse e di Circe , fu poi castello degli Etruschi e successivamente alla battaglia del Lago Regillo , che vide la Lega Latina contro Roma , fu da allora fedele alleata dei Romani . Questo Sepolcro viene ritenuto , quasi certamente , essere quello di Alessandro Severo e di sua madre Giulia Mamea , chiamato popolarmente fin dal rinascimento , Monte del Grano per la sua forma a cupola . Purtroppo come dimostrano le foto eseguite questa mattina tutta la struttura e’ completamente ricoperta di terra , erba , arbusti incolti , alberi e..…..altro , addirittura sopra la copertura si intravede in cima anche una costruzione ; non esiste uno straccio di indicazione che dica cosa sia questa struttura , ormai in gran parte interrata , solo una inferiata che gira tutta intorno ne dimostra la forma rotonda , insomma niente lascia capire che ci troviamo davanti ad un Mausoleo Imperiale del III secolo , il terzo come grandezza a Roma ; per il resto chi non ne conosce la storia , puo’ benissimo pensare che la collinetta sia una discarica chiusa o una collinetta artificiale . Ecco contro chi rivolgere le critiche : Comuni , Assessorati e Circoscrizioni , altro che contro i Musei nazionali , che fanno tutti chi piu' , chi meno , bene il loro dovere , considerando anche i pochi mezzi a loro disposizione ; comunque anche le Circoscrizioni di Zona non sono tutte uguali , alcune funzionano meglio di altre , come tutela del patrimonio archeologico , come dimostrero’ in un altro prossimo post . Il Mausoleo di Alessandro o Monte del Grano , che è il nome popolare del probabile Mausoleo di Alessandro Severo e di sua madre e’ collocato attualmente all'interno di un parco pubblico , come quello del Mausoleo , gia’ trattato , dei Gordiani . Questo e’ il terzo Mausoleo , indipendentemente a chi appartenga , in ordine di grandezza esistente a Roma , dopo il Mausoleo di Adriano ed il Mausoleo di Augusto , ed e’ come quelli , rotondo ; vi si accedeva all’ interno tramite un corridoio lungo ben 21 metri fino all’ ingesso della stanza rotonda centrale larga 10 metri , tutto il tamburo ha un diametro superiore ai 50 metri . Attualmente all’ esterno si presenta come una collinetta di circa dodici metri di altezza in mezzo al parco , nascosta e anonima , dai palazzi costruiti accanto agli inizi degli anni '70 . Nel 1500 venne ritrovato al suo interno un enorme sarcofago di stile attico, oggi conservato nelle sale al piano terreno dei Musei Capitolini . L’ interno del Mausoleo non e’ liberamente visitabile , vi si accedeva all'interno attraverso un corridoio lungo ventuno metri che si immette in una sala circolare di dieci metri di diametro , che un tempo era divisa in due piani , di cui il superiore e’ crollato . Studi eseguiti in tutti i tempi fino ad oggi , mettono in dubbio l'attribuzione del Mausoleo ad Alessandro Severo , mentre recenti studi di Erminio Paoletta dell' Istituto Nazionale Studi Romani , accertano che il mausoleo è stato sicuramente la tomba dell'Imperatore e di sua madre Mamea , vista la somiglianza dei due personaggi raffigurati distesi sul sarcofago con le immagini di confronto con statue e soprattutto monete. Il nome popolare di Monte del Grano derivava probabilmente dalla corruzione dell'antico nome modius grani (moggio di grano), dovuto alla forma che aveva assunto la collinetta dopo l'asportazione dei blocchi di travertino , avvenuta nel 1387 per opera di un tal Nicolò Valentini , veneziano . Il nome di Monte del grano era divenuto comune già nel 1386 , così risultando da alcuni documenti conservati nell'Archivio Storico Capitolino . Il Mausoleo faceva parte della tenuta chiamata "Casale delle Forme" (le forme erano una parte della struttura degli acquedotti presenti in zona Tuscolana). Il mausoleo è anche definito come "Monte di Onorio" o "Monte di Nori" o ancora "lo Montone del Grano". Per completare la ricerca , forse ci puo’ aiutare il passo n° LXIII della Storia Augusta , nella Vita di Alessandro , dove l’ autore Elio Lampridio , ci informa che Alessandro , dopo l’assassinio in Germania , forse su ordine di Massimino , fu portato a Roma e “sepolto a Roma in un grandioso sepolcro” , purtroppo non ci dice in quale parte di Roma si trovasse questo sepolcro ; pero’ questa definizione di “grandioso sepolcro” ben si addice a questo terzo sepolcro , come grandezza , dopo quelli di Adriano e Augusto . Vorrei inoltre aggiungere un mio personale , discutibile parere , circa l’ attribuzione a Mamea della figura sul coperchio del sarcofago affiancata ad Alessandro , sempre che le due figure siano a loro attribuibili , mi sembra strano che fossero distese e sepolti insieme madre e figlio in atteggiamento piu’ da sposi che da madre e figlio , anche perche’ sappiamo che a Roma e fuori , la figura di Mamea non era ben vista , anzi , tutt’ altro , a causa del forte ascendente che esercitava su Alessandro , influenzandolo su scelte e decisioni importanti , anche di Stato , oltre che indurlo a ripudiare per gelosia la moglie Orbiana di cui ne era innamorato ; a questa figura di Orbiana sarei piu’ favorevole riconoscere la persona con lui distesa sul sarcofago , che sappiamo da Erodiano essere stata , dopo il divorzio imposto da Mamea , esiliata in Libia , ma non uccisa e della quale non ne conosciamo la fine . Un' ultima annotazione , il parco pubblico all' interno del quale sorge il Mausoleo e' dedicato ai martiri della ferocia nazifascista qui avvenuta il 17 Aprile 1944 , e' presente anche una grande scultura con tre figure che sintetizza l' evento , oltre alla targa , nulla da eccepire nel ricordare le atrocita' della guerra , mi meraviglia pero' la mancanza di uno straccio di cartello o di semplice indicazione che ricordi anche cosa ci sia sotto la "collina" , la Storia antica come quella recente sono la linfa vitale di una societa' . Attendo i vostri commenti . Sotto le foto di oggi del Mausoleo , o meglio della collina , piu' altre varie , del sarcofago e dell' interno del Sepolcro . Seguono nella risposta altre foto .2 punti
-
Devo ringraziare l'amico di cui vi parlavo nel mio ultimo post per la solerzia con cui ha accettato di condividere con noi (malati della numismatica) la moneta in suo possesso. Da premettere che io avevo capito che di questo esemplare, ne avesse due pezzi. Invece oltre a quello che vedete qui di seguito, l'altro esemplare non è lo stesso tipo ma molto più raro di questo. Mi ha promesso però (senza fretta) che prima o poi mi porta a vedere anche l'altro. La prima cosa che si nota osservando il lato della testa di Federico bambino, è che la "X" di "REX" funge anche da crocetta. La seconda cosa è il metallo di buon argento. Terza cosa, si nota nitidamente l'anello sotto (o nel becco) dell'aquiletta. Il peso è di grammi 0.88 e il diametro di mm 15-16. A voi la parola. @@numa numa @@vox792 punti
-
Questo è uno dei temi ricorrenti nella monetazione, il primo esemplare di epoca napoleonica gli altri due del Regno.2 punti
-
La valutazione che ti hanno fatto può essere corretta per la moneta della foto, ma dato che non è quella fotografata nel gruppo, a che ti serve una stima su una moneta similare e non sulla tua? In più : per la tua hai certezza che sia autentica? No, visto che chiedi qui informazioni, quindi tutta questa discussione , messa così , non ha alcun senso..... A parte questo, così, a giudicare dalla foto, direi che ce n'è più di una in odore di falsità...se davvero vuoi una valutazione, o fai come ti è stato detto, fotografando LE TUE dritto e rovescio e postandole una per volta, oppure vai da un numismatico professionista e senti lui cosa ti dice...2 punti
-
Ciao a tutti, Vorrei contribuire con un piccolo contributo storico su Carlo III o VI che vuole chiarire un 'errore' tramandato... Per quanto riguarda la moneta tipicamente milanese formata dai filippi, dai suoi sottomultipli e dal quattrino (battuti al martello e 'maltagliati'), Carlo d'Asburgo conia monete a Milano con il titolo di Re di Spagna dal 1703 al 1725, e di questo periodo si conoscono quattrini del 1707 e 1725 (oltre al 1701). Conia poi monete con il titolo di Imperatore dal 1726 al 1740, si conoscono quattrini del 1726, 1728 e 36. Il passaggio da Re di Spagna e Imperatore per Milano non è il 1711 in quanto il ducato di Milano era considerato un dominio ancora sotto la corona spagnola, anche se di una Spagna 'fittizia' di Carlo III con sede a Vienna. Infatti dopo la guerra di successione spagnola e la pace di Utrecht e Rastadd del 1713 e 1714 Filippo V di Borbone mantenne definitivamente il trono di Spagna ma dovette rinunciare ai possedimenti europei, tra cui il ducato di Milano che passò al ramo Asburgico e quindi a Carlo, il quale si considerò ancora Re di Spagna e istituì a Vienna un Consiglio di Spagna con cui governò la nostra città firmandosi Yo el Rey. Solo con la pace di Vienna del 30 aprile 1725 Carlo d'Asburgo rinunciò definitivamente alla corona spagnola. Fanno eccezione le monete coniate al torchio prima del 1725 che sono di chiara impronta austriaca e riportano unicamente il titolo imperiale, forse indice che la loro coniazione non avvenne nella zecca milanese. Ma questa è un'altra storia.... Ale2 punti
-
@@Ianva Se è IANVA che IANVA sia ! Le confesso, senza pudore alcuno, che quando l'ho acquistata mi son sentito un vero mercante del golfo !2 punti
-
Carissimi Mi sembra chiaro che il diadema, almeno dopo la seconda rosetta partendo dalla nuca sia reinciso in maniera arbitraria, tanto da andare sotto i rilievi. Altrettanto per quanto riguarda i panneggi del busto: sono stati reincisi in maniera arbitraria, dando luogo a un effetto innaturale ed allungato artificialmente. Al rovescio le lettere sono ritoccate integralmente, anche se probabilmente vicino alle posizioni originarie. I fondi del diritto e del rovescio sono stati integralmente ribassati e lisciati abbondantemente. L'effetto finale è quello di una moneta "sgraziata" e senza la usuale finezza, come sottolineato da Nikko. Doveva trattarsi di una moneta molto incrostata e hanno fatto una pulizia/restauro penoso che non ha lasciato niente di intoccato... Peccato, perchè la moneta era autentica e interessante ! Cordialmente, Enrico2 punti
-
Vi ringrazio per la stima e per "l'affetto virtuale"; non so davvero che dire ... non me lo aspettavo proprio, non ho parole. Non ho la presunzione di pensare che un forum attivo come questo possa risentire della mancanza di partecipazione di qualche utente, evidentemente avete un'impressione diversa dalla mia. Belle monete quelle postate a partire da chi ha "avuto la brillante idea" di ricordarmi che non è facile l'oblio telematico ... prima o poi qualcuno bussa alla tua porta. Davanti a tanto entusiasmo non posso che prometerVi ... di riffa o di raffa un occhio al forum ce lo butto sempre; oggi una mia partecipazione come quella passata non è più possibile sia per impegni di lavoro sia per la totale mancanza di voglia di discutere e di perder tempo in polemiche inutili, tanto più se organizzate a regola d'arte. "Ragazzi" chiudiamola qui ed evitiamo di parlare di addii e di ritorni; ho scritto che mi sarei preso una lunga vacanza dal forum, lo sto facendo ma anche in vacanza si partecipa. Beh .... grazie, ma non lo fate più che mi commuovo. N.2 punti
-
1 punto
-
Recentemente sono stato in grado di riempire l'ultima vacanza (di tipo) nella mia collezione di monete irlandesi pre-decimale. Io non stavo cercando, non proprio, ma è accaduto lungo in una scatola di cianfrusaglie—per $0,17. Non è l'esempio migliore, ma il prezzo era irresistibile! Questo 1939 half-crown fu colpito in argento .750 e ha un peso nominale di 14,14 grammi. (Ho preso nota di questo fatto perché tra i miei acquisti di spazzatura-casella $0,17 quel particolare giorno fu una contraffazione Panama 1-balboa, ora pubblicato altrove in questa sezione). La half-crown era la più alta moneta di denominazione introdotta dagli irlandesi nella loro famosa serie "Barnyard" del 1928, e rimase tale fino a quando il pezzo di 10-shilling fu introdotto nel 1966. Decimalizzazione fu presto a seguire, tuttavia, e—a differenza di shilling e il florin, che continuarono a circolare come pezzi 5p e 10p—la half-crown era in pensione a partire da 1° gennaio 1970. La 1939 half-crown, insieme con le altre monete irlandesi di quella data, sono il primo dei rispettivi tipi e rappresentano un'importante partenza dalla serie originale del 1928. Il nome del paese è sicuramente il più evidente cambiamento: "SAORSTAT EIREANN", o "Stato libero d'Irlanda," è diventato "EIRE," semplicemente, "Irlanda". Il cambiamento di nome deriva dall'Irlanda dopo aver adottato una nuova costituzione nel 1937. (A volte è detto cambiamento dell'Irlanda, quella dello stato e la confusione in quel momento che circonda la successione al trono britannico—non erano coincidenti.) 1938 fu un anno senza nuova monetazione irlandese, come il passaggio ha preso tempo. L'opportunità per il cambiamento è stato alquanto fortuita agli occhi dei funzionari di zecca, perché offriva la possibilità di correggere i problemi di flusso (metallo) che aveva incontrato nella produzione della monetazione del 1928, problemi che affliggono soprattutto le monete di diametro più grande come il penny e la half-crown. Consolidando la data—che è suddiviso in due parti della serie 1928—poi spostarlo fuori i due campi, posizionandolo vicino al bordo, era una strategia per migliorare la qualità sorprendente. La variazione del numero di stringhe di arpa (da 16 a 14) è anche notevole, ma non riesco a individuare alcun motivo per esso (ad esempio una modifica nel numero di contee o alcuni di tali), quindi sono propenso a pensare ad esso come una semplice rielaborazione del disegno per ragioni estetiche o tecniche (flusso di metallo, ancora?). Conio della 1939 half-crown era 888.000, più di qualsiasi anno dal 1928. Ma alla fine della half-crown d'argento dell'Irlanda era a portata di mano. L'ultimo anno di produzione di quantità di circolazione era il 1942, e solo circa 1.000 pezzi furono coniati nel 1943. Ci sarebbe non più nuova half-crowns irlandese fino le monete di rame-nichel del 1951. Da allora, Irlanda sarebbe diventato (1949) della Repubblica d'Irlanda, ma avrebbe continuato l'elegante semplicità di questa riprogettazione del 1939. Eire. :) v. --------------------------------------------------- Recently I was able to fill the last vacancy (by type) in my collection of pre-decimal Irish coins. I wasn’t looking for it, not really, but it happened along in a junk-box—for $0.17. It isn’t the best example, but the price was irresistible! This 1939 half-crown was struck in .750 silver and has a nominal weight of 14.14 grams. (I took special note of this fact because among my $0.17 junk-box purchases that particular day was a counterfeit Panama 1-balboa, now posted elsewhere in this section.) The half-crown was the highest denomination coin introduced by the Irish in their famous “Barnyard” series of 1928, and remained so until the 10-shilling piece was introduced in 1966. Decimalization was soon to follow, however, and—unlike the shilling and the florin, which continued to circulate as 5P and 10P pieces—the half-crown was retired as of 1 January 1970. The 1939 half-crown, along with the other Irish coins of that date, are the first of their respective types, and represent an important departure from the original series of 1928. The country name is surely the most obvious change: “SAORSTAT EIREANN,” or “Irish Free State,” has become “EIRE,” simply, “Ireland.” The name change derives from Ireland having adopted a new constitution in 1937. (It is sometimes said that Ireland’s change of status, and the confusion at that time surrounding the succession to the British throne—were not coincidental.) 1938 was a year without new Irish coinage, as the changeover took some time. The opportunity for change was somewhat serendipitous in the eyes of mint officials, because it offered a chance to correct the (metal) flow problems they had encountered in producing the 1928 coinage, problems which particularly afflicted the larger diameter coins such as the penny and the half-crown. Consolidating the date—which is broken into two parts in the 1928 series—then moving it out of the two fields, positioning it near the rim, was one strategy to improve striking quality. The change in the number of harp strings (from 16 to 14) is also notable, but I cannot seem to locate any reason for it (such as a change in the number of counties or some such), so I’m inclined to think of it as a simple reworking of the design for technical (metal flow, again?) or aesthetic reasons. Mintage of the 1939 half-crown was 888,000, the most of any year since 1928. But the end of Ireland’s silver half-crown was close at hand. The final year of circulation-quantity production was 1942, and only about 1,000 pieces were coined in 1943. There would be no more new Irish half-crowns until the copper-nickel coins of 1951. By then, Ireland would become (1949) the Republic of Ireland, but the elegant simplicity of this 1939 redesign would continue. Eire. :) v.1 punto
-
Il 19 Agosto del 14 , a Nola , moriva Augusto , ricorre quindi domani il II millennio della morte del primo Imperatore romano , uomo per tanti aspetti controverso , ma comunque di levatura eccezionale le cui riforme dello Stato durarono per circa tre secoli . Ricchissima la serie monetale emessa che ne consacra la divinita’ , sotto alcuni tipici esemplari , molti furono emessi postumi dai successivi Imperatori , credo fino agli Antoniniani di Traiano Decio . La moneta in foto , sesterzio , che rappresenta il funerale di Augusto seduto idealmente su un carro e trasportato da quattro elefanti e’ di carattere simbolico ed allegorico in quanto l’ elefante rappresenta l’ Aeternitas ; il reale funerale di Augusto e’ tramandato da Svetonio , nella Vita di Augusto , eccone in particolare alcuni passi : Tomi XCIX e C : “……….prima di spirare diede un unico segno di alterazione mentale , quando , con un improvviso terrore , si lamento’ che quaranta giovani lo stavano trascinando via . Ma anche questo fu piu’ un presagio che un’ attenuazione della coscienza , perche’ tanti furono i soldati pretoriani che portarono la salma all’ aperto . Mori’ nella medesima camera in cui era morto suo padre Ottavio , sotto il consolato dei due Sesti , Pompeo e Appuleio , il quattordicesimo giorno prima delle calende di Settembre , all’ ora nona , trentacinque giorni prima di compiere settantasei anni . I Decurioni dei municipi e delle colonie trasportarono il cadavere da Nola a Boville di notte a causa della stagione , depositandolo fra una tappa e l’ altra nella basilica di ciascuna citta’ o nel massimo tempio cittadino . Da Boville lo prese in consegna l’ ordine equestre che lo porto’ nell’ Urbe e lo pose nel vestibolo della sua casa ……….posto pero’ un limite alle onoranze , ricevette due volte l’ elogio funebre davanti al tempio del Divo Giulio , da Tiberio , e davanti ai vecchi rostri , da Druso , figlio di Tiberio , quindi la salma fu portata al Campo Marzio sulle spalle dei Senatori e li fu cremata . Non manco’ un ex Pretore che giuro’ di averne visto l’ immagine dopo la cremazione mentre saliva in cielo . I primi dell’ ordine equestre , vestiti con la sola tunica , senza cintura e a piedi nudi , ne raccolsero i resti e li deposero nel suo Mausoleo……..” Accanto alla figura di Augusto , e’ giusto ricordare anche due importanti e fedeli uomini che furono di aiuto determinante e costante ad Augusto nel corso di tanti anni , fino alla loro morte e con il loro supporto , oltre alle innate capacita’ politiche di Augusto , contribuirono al successo del lungo percorso storico e politico del figlio adottivo di Cesare ; questi furono Marco Vipsanio Agrippa , principalmente per la parte militare e successivamente architettonica di Roma , morto il 12 a.C. e Caio Cilnio Mecenate , per quella politica e culturale , morto l’ 8 a.C. ; la figura storica di Mecenate e’ forse quella meno conosciuta , di Vipsanio Agrippa al contrario sappiamo tanto ed e’ superfluo qui ricordarlo , in merito a Mecenate , credo sufficiente ricordare il commento di lui fatto dallo storico Velleio Patercolo , che lo descrive e lo sintetizza , come : “insonne nella vigilanza e nelle emergenze , lungimirante nell'agire , ma nei momenti di ritiro dagli affari più lussuoso ed effeminato di una donna”.1 punto
-
1 punto
-
1 punto
-
E' una storia di alcuni anni fa; strano torni a galla adesso :D Una scena memorabile è quella di uo di quei filmda "fine del mondo" di alcuni anni fa (non ricordo il titolo). In una base meteorologica a nord delle isole britanniche solo tre scienziati sono rimasti bloccati e stanno attendendo i pochi minuti che rimangono prima della fine: due bianchi (uno più anziano ed uno un po' scalcinato) ed un nero. Decidono di aprire l'ultima bottiglia di scotch e propongono un brindisi. Apre il nero: "All'Inghilterra!" L'anziano: "All'umanità!" L'ultimo: "Al Manchester United!"1 punto
-
Sulla fronte? :wacko: Tu ci andresti in giro così? :lol: Per il resto, pienamente d'accordo, purtroppo c'è sempre più gente per la quale quello che dovrebbe essere un gioco e un divertimento è diventato una droga <_< petronius oo)1 punto
-
Per esserne certi bisognerebbe vedere se rientra nei limiti di misure delle eccezioni permesse, comunque un bell'inasprimento della normativa non farebbe male.1 punto
-
Chi colleziona monete per lucrarci , non e' un numismatico nel senso puro del termine , e' semplicemente un mercante di qualsiasi cosa si tratti ; che bello sarebbe se tutti tornassimo a collezionare monete senza grandi pretese , intese come conservazione eccelsa , ma leggendone essenzialmente il racconto della storia !1 punto
-
Mirko, guarda che anche stavolta concordiamo. L'esempio dei Bronzi di Riace andava letto come l'hai riportato te. Cioè restaurati non modificati. Probabilmente mi sono espresso male o in modo poco chiaro... ma lo schermo dello smartphone non mi aiuta mancandomi la visione completa del testo ... :(Ciao Illyricum :) Sent from my GT-I8190 using Lamoneta.it Forum mobile app1 punto
-
Ciao, qui si entra nel campo della "filosofia" numismatica... Direi che il "semplice" collezionista numismatico di Costantino la gradirebbe senza indugi pur di mettere in vassoio una moneta rara. Invece il collezionista storico-numismatico (categoria nella quale rientra Nikko) preferisce magari una moneta meno godibile all'impatto visivo ma piú intonsa. Tra i due... sfumature di grigio. In pratica il discorso che periodicamente ritorna: quale è il limite del ritocco? Quando è troppo invasivo? Se portiamo all' estremo il discorso allora i Bronzi di Riace dovrebbero esser conservati con le concrezioni e quindi pressochè celati alla vista... ma qui si puó parlare di restauro. L'originale non è stato stravolto. Nemmeno la moneta in oggetto lo è ma manipolata sí. Personalmente le preferisco imperfette ma piú intonse, magari a scapito dell'impatto visivo. Una pulizia delicata, non invasiva e stop. Salvo interventi di restauro non invasivi. Ma è opinione mia personale, per l'appunto una delle sfumature di grigio di cui sopra... Ciao Illyricum :) Sent from my GT-I8190 using Lamoneta.it Forum mobile app1 punto
-
No no non è assolutamente falsa...a volte capita di trovare monete che dovrebbero essere solo in divisionale o in folder...io stesso ne ho trovate alcune...non so dirti il perchè però...tra l'altro mi ha detto il mio venditore di monete di fiducia che un paio di anni fa in un negozio di numismatica di San Marino hanno rubato un grosso quantitativo di folder e divisionali per poi ritrovare tutti gli incartamenti nei vari bidoni dell'immondizia lì attorno...poi li avranno sicuramente spesi per il loro valore facciale.. quindi è possibile che alcuni ritrovamenti diciamo speciali vengano proprio da questi furti...come ad esempio il mio 2 euro commemorativo di San Marino 2006 con Colombo trovato per caso in una gelateria come resto nei Lidi Ferraresi...1 punto
-
Caro Mirko a mio giudizio la moneta è buona e quindi da considerarsi tale a tutti gli effetti. Ovviamente dal punto di vista collezionistico è un altro paio di maniche, infatti dipende molto dall'interesse che uno ha per questa moneta che, ancorchè autentica, ha subito pesanti manipolazioni, anche se non tali da "falsificare in toto" la moneta. Cerco di spiegarmi meglio: se la moneta in sè non ha cambiato caratteristiche principali, quali il nome dell'imperatore, il tipo di riovescio, la zecca, il nominale ( giusto per fare un esempio ) etc, la moneta pur malridotta, se è ancora riconducibile agevolmente alla situazione originale, ha ancora significato numismatico, anche se collezionisticamente può aver perso molto o moltissimo. In questo caso credo sia ancora una moneta " numismatica", pur pesantemente ritoccata. Quanto al metterla in collezione dipenderebbe esclusivamente dai miei criteri collezionistici, che ovviamente potrebbero andare da "accetto tutto comunque sia" a "solo cose eccezionali e perfette". Immagino comunque che si possa argomentare in maniera diversa... E voi ... che ne pensate? Cordialmente, Enrico1 punto
-
Ringrazio Axelmilano del prezioso intervento, in effetti anche per il collezionista il passaggio da Re di Spagna a Imperatore d' Austria e da III a VI crea a volte confusione. Potremmo riassumere schematicamente per il lettore emissioni con : Carlo III Re di Spagna - 1707 a 1725 e con Carlo VI Imperatore - 1726 a 1740 Il periodo è' poi effettivamente importante come trapasso per le tecniche di coniazioni perché anche a Milano arriverà la prima moneta al torchio. Il 1725 e' effettivamente l'anno di svolta con Carlo che rinuncia definitivamente alle pretese spagnole, periodo storico comunque importante e che ha riflessi interessanti in altre importanti monetazioni che potrebbero creare dei confronti e delle analisi anche iconografiche per chi volesse affrontarle. Inviato da un device_name utilizzando your_app_name App1 punto
-
Illuminante, AxelMilano! Dunque il richiamo a un simbolo di protezione (tutt'oggi essere sotto l'egida di...) da parte di Atena, sulla spalla sinistra. La parte sinistra del corpo è associata alla parte femminile, mentre la destra a quella maschile. Infatti Atena incarna gli aspetti più nobili della guerra come ad esempio una guerra fatta per giusta causa e l'astuzia e la furbizia erano delle doti che Atena poteva donare ai suoi protetti. Aveva suscitato anche la mia attenzione l'aspetto "frangiato" di questo indumento come raffigurato nelle foto delle monete proposte da Mirko. Forse per facilitare l'individuazione dell'egida sulla spalla sinistra, la rappresentazione di frange poteva aiutare? Infatti l' Egida (forse da aigòs = capra) aveva a che fare con delle frange. L'égida usata da Atena è una corta corazza con le frange. Erodoto descrive poi come Egida l'abbigliamento delle donne libiche caratterizzato da grembiuli di pelle di capra ornati di frange.1 punto
-
Graficamente è stupenda come tutte le tue creazioni, ma è la commemorazione che a mio avviso non è opportuna.1 punto
-
Caro Andrea, grazie della pronta risposta. Sì lo so che queste cose le hai scritte...appena ho letto il tuo post ho capito a cosa ti riferivi ed ho modificato il mio appena inviato, che prima faceva riferimento solo alla realtà alto-tirrenica e toscana, dove i "quarteruoli" secondo me sono davvero tutt'altra cosa. Ho pensato però anche che molti degli utenti non conoscessero queste tue ipotesi, da qui la mia richiesta. Inoltre secondo me il riferimento ai quartari di Genova, se non specificate alcune cose, come hai fatto in questo tuo altro intervento, rischiava di essere fuorviante per una serie di motivi (il fino è diverso....parecchio di più nel quartaro nonostante le apparenze, ma soprattutto il sistema monetario ed il contesto: da qui pure la cronologia e il tipo di circolazione almeno nella prima fase produttiva), ma stasera non mi posso dilungare perché sono in partenza, ed ho ritenuto che un tuo ulteriore intervento potesse portare maggiori lumi a chi non conosceva già i tuoi contributi, come in effetti mi pare sia stato. Buona prosecuzione di serata, Monica1 punto
-
Resterà un mistero che non svelerò, perché non vorrei trovarmi orde di persone agli sportelli per ritirare rotolini da 2 Euro pagandoli solo 22 Cent al pezzo...1 punto
-
Ovviamente è Stahl. Sono ancora in vacanza e utilizzo un portatile. Avrai notato che non è il solo errore. Perché capita che io pigi due tasti contenporaneamente. Per quanto riguarda la bibliografia non devo dimenticare il primo numismatico (per quello che ne so) che le studiò. Fu il numismatico veneziano Carl Kunz che descrisse una decina di tessere attribuendole a Tiberio di Marco Sesto. Tutte tessere che poi sono state illustrate anche da von Schlosser. Anche in un vecchissimo catalogo del Museo Correr questa tipologia di tessere è attribuita ai Sesto. Per quanto riguarda i conii questi erano utilizzati unendoli più volte ad altri conii creando una sequenza che ci permette di creare un albero che apparenta le tessere più diverse. I conii poi si usuravano o si rompevano e venivano sostituiti con altri con lo stesso disegno. Disegno che non poteva essere identico ma differiva da qualche particolare. Come quello della testa di giovane laureato che Von Schlosser descrive come "Testa di un giovane Cesare romano (il giovane Elagabalo?)" Anche questa tessera utilizza conii già impiegati sulle due tessere che avevo postato Cercherò di risponderti sull'utilizzo di queste tessere (solo ipotesi). Forse domani. Non ho ancora sentito Matteo69! Leopoldo1 punto
-
Attenzione...attenzione @@vox79 ed altri amici genovesi. Vediamo di capire bene quando e perché sono state dette certe cose e teniamo conto di quanto è stato detto anche in epoche più recenti (e per vostra fortuna non soltanto dalla sottoscritta ;)) Probabilmente una cosa sono i "quarteruoli", una cosa sono i quartari, anche se Desimoni non essendo prettamente un numismatico nel passo citato da @@dizzeta li aveva messi in correlazione (ma più di un secolo fa...). Per quanto riguarda i primi basta fare una ricerca semplice in rete per trovare una definizione abbastanza appropriata e dati sui quali poter riflettere, anche se da quello che dice Andreas nel post che ho appena letto vi possono essere forse spiegazioni diverse. Per quanto riguarda il periodo di inizio delle coniazioni come nominale il quarto di denaro, che ha un fino ridottissimo, non avrebbe ancora potuto trovare il suo posto nel sistemi monetari delle zecche dell'Italia alto-tirrenica di inizi Duecento, mentre si spiega molto bene con quello che succede al mercato dei metalli preziosi ed anche all'economia di quell'area (ma in senso più ampio dell'Italia centro-settentrionale) tra il 1290 e la metà del XIV secolo. Da qui, ma soprattutto dai ritrovamenti e da una nuova consultazione delle fonti documentarie che ho realizzato in questo ultimo anno, io sono abbastanza convinta che i quartari di Genova non possano essere stati coniati prima della fine del Duecento, come ho già scritto nel 2009 e ribadisco (questo perché se leggete la pagina di Janin riportata da @@bavastro riporta ancora le vecchie datazioni e classificazioni). Di più non posso dire visto che abbiamo in corso la stesura di un contributo in proposito :). Buona serata MB P.S. Vedo ora il post di Andreas che saluto: ci ricordi di che fino e di che peso ? Così per vedere le eventuali similitudini ma anche le differenze con in nostri pezzi liguri, che sarebbero il quarto, ma del "proprio denaro".1 punto
-
Ciao a tutti, Solitamente la spalla sinistra degli imperatori del III secolo era protetta dall'Ègida (aegis). Si trattava di una pelle di capra (a volte con la testa della Gorgone) che portava in battaglia Atena e Giove e aveva una funzione di protezione. Ci sono dei busti 'eroici' di Gallieno, di Claudio il Gotico e di Aureliano in cui l'imperatore indossa unicamente l'Ègida sotto forma di pelle di capra e la lancia. In altri casi l'Ègida viene rappresentata come uno scudo con la testa della Gorgone nel centro. Sulle monete raffigurate la spalla sinistra è quella nascosta e quindi questa raffigurazione é poco chiara e, anzi, difficilmente confermabile. Alessandro1 punto
-
Ciao a tutti, ormai mi sto appassionando alla monetazione sveva da un lato ed a quella angioina - aragonese dall'altro, con particolare riferimento, in questo ultimo caso, alla zecca aquilana. Pertanto, insieme ad un bel libro sulla monetazione medievale della Puglia ( D' Andrea - Andreani), Vi posto il mio recentissimo acquisto. Quattrino di Ludovico II°, 0,91 g. Che ne pensate? Non male...se non raro sicuramente non comune...1 punto
-
Visto che gli spunti non mancano, allora proponiamo un classico Italiano... Scudo detto "spadino". AR 25,05 g. – ø 40,2 mm. CAROLVS•EM•D : G° - DVX•SAB•P•P•ET•C• Busto corazzato, a d., con colletto alla spagnola, mantello, maschera leonina sullo spallaccio e Collare dell’Annunziata sul petto. Rv. OMNIA • DAT • QVI • - IVSTA • NEGAT Braccio armato di spada che esce dalle nubi; sotto, nel giro, cartella ornata vuota. CNI 495. Spaziani Testa 59. Ravegnani M. 29. MIR 619a. Biaggi 526a . Simonetti 42/a. Davenport 4164. Lo scudo dello spadino ci rimanda alla guerra per la successione di Mantova ed il possesso del Monferrato. Un conflitto che durò dal 1628 sino alla morte del Duca, avvenuta nel 1630. La leggenda al rovescio riprende le parole di Cesare nella Pharsalia di Lucano (libro I, ver.349) e suona da ammonimento alla Francia, "dà tutto chi nega le cose giuste", che dovrà cedere molto di più se non consentirà la restituzione dei territori tolti di Pinerolo, Finestrelle e Valle di Ulzio sottratti al Ducato. Succeduto nel 1580 al padre Emanuele Filiberto, che gli aveva lasciato uno Stato in perfetta efficienza, Carlo Emanuele I ereditò dal genitore le virtù guerresche ma non la capacità politica. Difatti tutta la sua vita fu un continuo destreggiarsi tra imprese belliche dall’esito incerto, tutte volte ad estendere i suoi domini e ad affermare il prestigio del suo Casato: i cinquanta anni del suo regno lo videro infatti impegnato in una serie continua di guerre in cui volle confrontarsi ad armi pari, almeno nelle sue intenzioni, con la Francia e con la Spagna.1 punto
-
purtoppo si tratta di un falso abbastanza pacchiano, probabilmente la moneta non è neppure d'argento ma argentata. Fondi irregolari e localmente bombati, specie al rovescio piccoli vacuoli dovuti a bolle di fusione,i bordi semprerebbero limati (cosa di cui però non sono sicuro). Dovrebbe rappresentare un dekadramma di Siracusa. Ci potresti dare dimensione e peso?1 punto
-
Va bene, ammettiamo per assurdo che i Romani hanno attraversato l'Atlantico. 1-Ma una tale impresa come mai non è riportata da nessun storico dell'epoca o da uno storico successivo? 2-Perché non si hanno documenti o indizi qui in Europa su animali, piante o altro proveniente dal Nuovo Mondo riportato dai marinai? [non citiamo l'etimologia della provincia Pannonia, che non deriva dalle pannocchie di granoturco] Molto probabilmente se, e sottolineo se, i Romani hanno mai raggiunto le coste americane non sono poi potuti ritornare indietro, altrimenti avremmo delle fonti in merito a ciò. Questo fatto si spiegherebbe solo nel caso una tempesta avesse potuto spingere una nave in quella direzione e poi i sopravvissuto non fossero in grado di riparare la nave e quindi siano rimasti per costrizione lì. Ma anche se possono sorgere dei dubbi su tale ipotesi, però i Romani non hanno scoperto niente sono al limite stati spinti involontariamente. Vorrei poi far notare due ipotesi sulle motivazioni di ritrovamenti numismatici romani in America: 1- le monete, se non mi sbaglio, avevano fino ad una certa epoca un valore pari al peso del loro metallo, quindi si potrebbe pensare anche a qualcuno che in Europa possedesse delle monete romane perché costituivano una forma di tesaurizzazione della ricchezza e poi una volta trasferitosi [dopo la scoperta ufficiale] in America le avesse perdute, o volontariamente nascoste; 2- purtroppo ci sono alcuni studiosi [ma grazie a Dio sono una minoranza] che per poter ottenere dei finanziamenti o degli avanzamenti di carriera o della notorietà-visibilità, sono capaci di commettere qualche magagnetta, cioè sono capaci di alterare gli stati dei luoghi aggiungendo qualcosa di SPETTACOLARE per dare credito a qualche loro teoria. Potrebbero, uso il condizionale, avere messo quelle monete o altro materiale archeologico [oggi non è difficile procurarsi questo tipo di materiali soprattutto per uno del mestiere] per dare conferma alle loro teorie. [naturalmente non dico che questo sia accaduto nel nostro caso o casi, ma è un'ipotesi da non scartare]. E poi le foto dei ritrovamenti? Ci sono troppi elementi che devono essere presi per buoni sulla parola. Ma la parola senza prove che valore ha? Gli elementi-indizi riportati dagli articoli seppure molto ammalianti e prodotto da personale qualificato, sono privi, a mio modesto parere, di quel grado oggettivo tale da renderli prove. I Romani sono potuti arrivare in America? forse Sono ritornati dall'America? Allo stato attuale delle conoscenze : NO. Dunque i Romani non hanno scoperto l'America.1 punto
-
R.E. IN. SENA, l'anticipo io :) Che belle monete battute a Siena, il principio e la fine.1 punto
-
Nando12, Nando ... Nando ... il recordman di interventi in tre mesi quanto ho scritto in non so quanti anni. Fa piacere vedere e leggere di tanto entusiasmo e soprattutto anche l'immagine di una moneta in collezione. Ricambio la Sua attenzione con una moneta di Vittorio Emanuele II, 5 lire in argento.1 punto
-
Buona giornata Altra storia (non numismatica) dalla bergamasca... Parliamo di Vistallo Zignoni, rampollo di una delle famiglie più importanti della Val Brembana, bandito dalla Serenissima per un omicidio compiuto in gioventù. Vistallo si era arruolato come balestriere nelle truppe del marchese di Mantova e nel 1495 prese parte alla battaglia di Fornovo, combattuta da talune città italiane (inclusa Venezia) per arrestare l'esercito francese di Carlo VIII sceso in Italia per reclamare il regno di Napoli alla sua casata. Ebbene, grazie a fortunate circostanze riuscì ad impadronirsi un pezzo della corona di spine che aveva cinto la testa di Gesù e che il re francese aveva portato con se, come auspicio di vittoria. Vistallo riuscì ad ottenere un salvacondotto e si reco' a Venezia dove, ricevuto dal doge Agostino Barbarigo e dai membri del senato, consegno' la preziosa reliquia. In cambio ottenne un lauto rimborso spese, una rendita vitalizia per se, il padre ed i due fratelli e una cospicua dote per avviare il figlio alla carriera ecclesiastica. E il bando? Non gli venne levato, ma solo sospeso per un periodo di ..... Cento anni. ;) Una spina però, la tenne per se è la dono' al Duomo di S. Giovanni Bianco, dove è tutt'oggi conservata e venerata. Saluti Luciano1 punto
-
Oggi desidero riaprire questa discussione a parer mio molto interessante, chiedo scusa se a volte non intervengo nelle discussioni di Mario ma sapete .......... siamo in piena estate, fa caldo, il mare, le donne che mi passano davanti di continuo, e sinceramente la numismatica viene messa un po' da parte nella calda stagione. Mario @@dabbene devi avere un poì di pazienza, ecco perchè molti non partecipano al forum in questo periodo, son ragazzi! Almeno questo è ciò che accade al sottoscritto, vedrai che a ottobre scriveranno in molti............ Ma cosa significa avere un pezzo di storia tra le mani? Beh, spero di non annoiarvi esprimendo il mio pensiero, d'altronde l'esempio che sto per fare è inerente all'argomento e quindi ci potrebbe stare, esso dimostra che senza alcun dubbio una moneta, o meglio, una medaglia può trasmettere ad ogni appassionato la storia in diretta (occhio! Mi riferisco agli appassionati e non a coloro che trattano la numismatica per mero lucro) e quell'emozione che non si ha nello sfogliare un libro o un'enciclopedia o navigando in rete, ma quale storia mi direte? Quella dei potenti? Quella delle persone umili e quindi l'emozione di aver tra le mani una moneta passata nelle mani di migliaia di comuni mortali? No, quelle storie di uomini poco noti che con la loro genialità artistica hanno contribuito indiscutibilmente al progresso e alla ricchezza di una società, specie se quella società è ambientata in uno stato pre-unitario, a quei tempi con una forza lavoro del 51% di occupati nell'industria, detentore di diversi primati economici e sociali, terza potenza mondiale dopo Francia e Inghilterra, denigrato e svalorizzato dalla retorica risorgimentale, la mia terra! Le Due Sicilie! Avere tra le mani una moneta di un sovrano spesso ci porta indietro nel tempo e grazie ad essa è possibile fantasticare con la mente, rivivere un determinato periodo storico, avere poi tra le mani una medaglia commemorativa è a parer mio ancor più emozionante perchè si è in contatto diretto con un preciso avvenimento storico o militare o vario, …...... ma avere tra le mani un tondello del genere, o una serie di tondelli nominativi simili, si ha la possibilità di indagare la storia e i fatti di determinate persone e rivivere quelle emozioni, gioie e dolori che hanno portato un determinato personaggio ad una simile premiazione. Alla fine degli anni '80 collezionavo solo monete del Regno d'Italia e cartamoneta, poi agli inizi degli anni '90 passai alle Napoletane, ero attratto molto dal fascino delle monete ma il salto di qualità ci fu quando acquistai una bella medaglia d'argento borbonica per premio industriale del 1853 (questa in oggetto del diametro da mm. 52). Come qualcuno saprà colleziono anche dipinti antichi, antiquariato vario, maioliche e terraglie antiche e quando mi saltò all'occhio questa medaglia capii una serie di collegamenti tra storia, arte e numismatica, apprezzai questo esemplare non solo per la bellezza del busto del re e per i rilievi, ma il cognome del premiato, un cognome familiare per me che colleziono terraglie. Dopo avervi raccontato molto brevemente qualche mia piccola passione spero possiate immaginare l'emozione di aver tra le mani una medaglia simile donata agli autori di così tante bellezze artistiche (con tanto di documentazione che ne testimonia il conferimento). Per me che considero le terraglie napoletane dei Del Vecchio vere e proprie opere d'arte è stato un vero colpo, forse qualcuno potrebbe anche rispondere che nei musei non mancano medaglie più importanti, ok, ma, per rimanere in tema, questo è un pezzo di storia tra le mie mani! Un tondello che nelle mani di un commerciante vale X ma nelle mani di uno che ne apprezza la storia vale X moltiplicato per tantissimi altri fattori. Spero di farvi cosa gradita riportando a titolo informativo, senza alcuna intenzione di far pubblicità, alcuni siti internet che riportano notizie storiche sull'argomento ed alcune immagini dei manufatti in oggetto. La terraglia è da considerarsi una ceramica di creazione inglese del XVII secolo. Il termine 'terraglia' indica un prodotto realizzato con vari tipi di argille bianche, mescolate a terre silicee calcinate e rivestite di vernice piombifera la quale, dopo la cottura, dona il caratteristico colore bianco avorio della terraglia ed una notevole resistenza. In Italia molte manifatture adottarono nel Settecento l'uso della terraglia, fra le quali quella di del Vecchio a Napoli. La manifattura della famiglia del Vecchio iniziò la produzione di maiolica e terraglia a partire dal settecento riscuotendo alla fine del secolo l'apprezzamento della corte borbonica, mentre agli inizi del XIX secolo partecipò con successo alle Esposizioni dei prodotti dell'industria ceramica. http://www.galleriaverde.com/info.php?IID=259&CA=Ceramiche&SubCA=1800&UID=2008123004221166.249.65.7 http://www.christies.com/lotfinder/LotDetailsPrintable.aspx?intObjectID=3925902 http://www.antiquariolanfrancodonatone.com/chi-siamo/oggetti-di-antiquariato Nelle immagini allegate osserverete la medaglia conferita a Gennaro Del Vecchio pei lavori di terraglia alla mostra industriale di Napoli del 30 maggio del 1853, le sorprese per me non finiscono qui! Proprio alcuni mesi fa mi capitò, quasi come se fosse segno del destino, una medaglia del 1844 intitolata a Cherinto Del Vecchio in buono stato ma con diversi colpetti al bordo, ma nonostante il prezzo fu altissimo ritenni opportuno prenderla ugualmente. L'obbiettivo di questa mio post non è quello di parlarvi della mia storia personale ma ha un altro scopo molto importante, un valore che oggigiorno molti giovani hanno perso di vista, specie quando si valuta numismaticamente e commercialmente una moneta con lenti d'ingrandimento alla mano e scandagliano pelo per pelo una moneta alla ricerca di certe futilità come ad esempio l'esasperazione della conservazione eccezionale. Certe monete o medaglie hanno un valore incommensurabile quando hanno alle spalle storie di vita quotidiana o di grandi avvenimenti, la mia esperienza personale, per quanto piccola ed umile possa sembrare, dimostra che in presenza di alcuni fattori storici, tutti gli altri elementi valutativi passano in secondo piano, conservazione compresa. Concludo questo mio tediante post segnalandovi che a supporto di quanto scritto si sta portando avanti una ricerca molto dettagliata sulle medaglie premio, perchè queste ultime, a differenza di altre, sono tutte uniche …............ perchè unici sono i personaggi premiati. http://www.lamoneta.it/topic/126318-medaglie-premio-borboniche-dati-interessanti/ Grazie a tutti per l'attenzione …............ vi invito a partecipare in tanti, scommetto che ognuno di voi ha un pezzo nella propria collezione al quale è particolarmente legato per la sua storia. Francesco Di Rauso P.s. Un po' di storia: DEL VECCHIO Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990) Di Gennaro Borrelli DEL VECCHIO. - Famiglia napoletana di ceramisti operante tra i secc. XVII e XIX, la cui attività si colloca nel perpetuarsi della tradizione di arti e mestieri in seno al medesimo clan. Durante il '700 e fino al 1826 la fabbrica ebbe sede a Napoli al Borgo Loreto (al limite con ponte della Maddalena) ove, sin dai primi del Seicento, erano state aperte alcune "faenzere" (fabbriche) per la produzione di oggetti in maiolica e "riggiole" (mattonelle maiolicate per pavimenti e rivestimenti; poi passerà nella vicina via della Marinella). La prima testimonianza dei D. è costituita dalla presenza del "riggiolaro" Stefano (nato nel 1692: Napoli, Arch. stor. diocesano, Processetto matrimoniale n.2409), la cui ultima opera è il pavimento con mattoni "molto fini e faticati" per la chiesa dei gesuiti di Catania, del 1765 (Ibid., Arch. stor. d. Banco di Napoli, Banco Pietà, Matr. 2253, 2255, 1765). Gli successe il figlio Domenico (nato nel 1732: Ibid., Arch. stor. diocesano, Lettera D.) di cui si hanno molte notizie fino al 1785. Contemporaneamente altri D. risultano presenti presso la R. Fabbrica di maioliche di Caserta, voluta da Carlo VII di Borbone nel 1753: Angelo (dalla fondazione alla chiusura nel 1756), Gennaro dal 1754 e Nicola dal 1755, tutti operanti nel settore della pittura (Donatone, 1973). Gli oggetti decorati da Angelo (siglati o datati dal 1754 al 1764: Donatone, 1981, fig. 64) dimostrano un raffinato gusto pittorico rococò derivante dalla cromia dei pavimenti settecenteschi dell'inizio del secolo. Dal 1774 al 1789 Gennaro è indicato come "riggiolaro" (Arch. di Stato di Napoli, Mon. soppr. 4144, f.n.n.): nel 1789 appare con Nicola, forse suo figlio, come titolare di una "faenzera" che produce "piatti, piattini, zuppiere, insalatiere, bacili, rinfrescatoi ed ogni altro oggetto in tinta verde" (ibid. 4146, ff. n.n.). A questa tipologia appartiene il servito di maiolica per 32 coperti (Napoli, coll. Garzilli), decorato con eleganti piccoli fiori in ramina tra un sottile disegno in manganese su ampio fondo bianco: fondo bianco e ramina saranno elementi distintivi della futura produzione del tardo Settecento (Borrelli, 1961, vetrina 7). Secondo Novi (1865), nel 1785 Gennaro e Nicola avrebbero ricevuto una sovvenzione di 18.000 ducati dal re Ferdinando IV di Borbone, per dare inizio ad una produzione sperimentale di vasellame di terraglia secondo il tipo inglese, onde evitare la considerevole importazione di tali oggetti; ma la notizia risulta inesatta (Borrelli, 1985, p. 36). Esiste però un inedito servizio di terraglia con le vedute di Napoli, siglato "F.D.V." - Fabbrica Del Vecchio - (Napoli, coll. privata) che evidenzia la ripresa semplificata dal celebre servizio "dell'Oca" prodotto nella R. Fabbrica dal 1792 al 1797 e che dimostrerebbe la più antica attività della fabbrica. Una nota di pagamento del 1815 (Arch. stor. del Banco di Napoli, Banco Pietà.Cassa, ff. n.n.) attesta la vendita di oggetti di porcellana, "vasi e candelieri", da parte di Nicola; ciò molto prima dell'antagonista fabbrica Giustiniani, con la quale suo nipote Cherinto risulta associato nel 1836 (Carola Perotti, 1972, p. 852) dopo una vivace contesa. Nel 1818 la fabbrica appare gestita da Gaetano, il quale fino al 1822 ricevette premi nelle esposizioni delle industrie napoletane per i suoi ottimi prodotti di terraglia "venduti anche all'estero". Nella successiva edizione del 1826 era presente per la prima volta Cherinto con un suo dichiarato campionario di oggetti in terraglia realizzato nella nuova sede alla "strada della Marinella 4", nella quale produceva le originali mattonelle con fiori (firmate, 1820 circa); oppure il pavimento del 1829 per la chiesa di S. Maria de Commendatis di Maddaloni (Caserta), con marca "Del Vecchio" in una ghirlanda di alloro sormontata da una corona regia, a ricordo dell'antica concessione reale. Nel 1830 Cherinto ricevette una medaglia d'oro per le sue porcellane prodotte con "materiali indigeni", distinguendosi anche nelle esposizioni del 1832 e del 1834; nel 1836 ricevette il premio congiuntamente ai Giustinani, con i quali era in società (Liberatore, 1834).Nel 1840 Cherinto fu ancora premiato per gli oggetti di "terraglia all'uso inglese", ma quando la direzione fu assunta dal figlio Gennaro, questi, nell'incapacità di reggere alla concorrenza delle nuove fabbriche, prima scadde in una produzione di serie e poi, nel 1855, chiuse la fabbrica (Mosca, 1908, p. 126), che fu poi rilevata, nel 1870, dall'ultimo dei Giustiniani, Michele. Non è possibile integrare la storia della fabbrica Del Vecchio con la vasta produzione mai datata, anche se spesso siglata. Alcuni elementi distintivi aiutano solo ad isolare i prodotti da quelli della coeva e più nota fabbrica Giustiniani e dalle ripetizioni. I D., come le altre fabbriche, produssero, contemporaneamente, due o tre campionature differenziate per gusto, rifinitura, soggetto e colore, i cui modelli, spesso, furono riutilizzati a distanza di tempo. Ad una produzione raffinata ne accoppiarono una popolareggiante onde soddisfare le richieste di diverse fasce della clientela, costituita dalla ricca, media e piccola borghesia: la nobiltà acquistava le porcellane. Uno degli elementi distintivi è la prevalenza del senso plastico, fuso ad una sintesi cromatica ridotta a pochi ornati su un ampio fondo bianco, anche quando la composizione è costituita da fiori, animali e paesaggi; abbondante è la produzione della terraglia bianca e di quella marmorizzata. La decorazione "all'estrusca ed all'egizia" si presenta più geometrizzata e semplificata rispetto ai coevi campioni della Giustiniani. Il gruppo dei modellati, particolarmente coppie in costumi del sec. XVIII, o i più noti "Pulcinella" e gli animali, riflettono la ricerca di sintesi plastica e cromatica dei serviti. Per la produzione più corrente la cromia è data per campiture secondo le esperienze settecentesche, e ciò fino al 1826 quando Cherinto propone una tipologia più raffinata d'impronta neoclassica, tentando di trasferire sulle terraglie le delicatezze del decoro delle porcellane. Delle porcellane non è stato possibile reperire pezzi siglati, certo confusi con quelli dei soci Giustiniani, o addirittura con quelli non segnati della R. Fabbrica; infatti il Carafa, duca di Noia (1877, pp. 311, 315, 342, 358), precisa che i D. ripeterono i modelli della R. Fabbrica, ed a tal proposito indica un gruppo di biscuit antico, raffigurante una Coppia in costume del secolo XVIII, montato su una base in terraglia dai D., oltre ad un vaso, un candeliere ed un pomo di bastone derivanti da modelli della R. Fabbrica. È al periodo più antico, verso il 1815, quando producevano una terraglia molto bianca coperta da spessa vernice porcellanata, che sono da assegnare due gruppi modellati da scultori che operarono anche nell'ambito della plastica da presepe napoletana: S.Michele arcangelo (Napoli, Museo S. Martino: Causa-Bonucci, 1964, fig. 19) eTobiolo e l'angelo (ibid., coll. private: Borrelli, 1985, p. 37). Al settore della "mezza porcellana" sono da assegnare il gruppo del Genio di Napoli che indica l'abbondanza della terra (Carafa Noia, 1877, p. 308) e Bacco e Cupido (ibid., p. 342). Di non facile soluzione è il problema degli oggetti prodotti nell'ambito delle rappresentazioni plastiche d'impostazione ottocentesca ma riflettenti canoni settecenteschi, come la serie dei calamai la cui funzionalità era mascherata in una mossa base rococò con reticella (motivo tipico dei D.), derivante dalle decorazioni dei pavimenti e vasi del '700, sovrastata da un Ragazzino in ginocchio (Napoli, coll. Pisani) o da un Pulcinella gobbo (ibid., coll. privata). Questa serie, erroneamente attribuita ai Giustiniani (Putaturo Murano, 1981, tav. XV), fu realizzata nelle versioni della terraglia bianca e colorata (Borrelli, 1961). 1 gruppi di figure in costume del sec. XVIII, o quelli dell'inizio dell'800, come quelli del Museo Correale di Sorrento (erroneamente attribuite alla fabbrica Giustiniani: Morazzone, 1938, p. 8) sono ripetizioni eseguite verso il 1840 di modelli della prima produzione dei D. (1815 circa). Non diversamente la Coppia di borghesi a passeggio (Napoli, coll. Novelli) certo dei D. sia per la tipica base marmorizzata sia per la funzionalità del tronco di albero porta penna, elemento che mostra l'idea "dell'oggetto-regalo". Ripetizione di modelli ottocenteschi, verso il 1840, è, la serie dei Pulcinella con le scimmie (Carafa Noia, 1877, p. 353; Museo Correale, Sorrento; Napoli, coll. Di Donato), alcuni con la tipica spessissima patina d'invetriatura dei D. che determinava, nel giro di pochi anni, lo spellamento detto "del saltar via". Il "presepe" napoletano, tra Settecento ed Ottocento, costituì un avvenimento artistico di - notevole rilievo nel quale la scena della "taverna" era arricchita da numerosi esemplari, in minute proporzioni, dei medesimi oggetti in maiolica che allietavano le tavole del tempo: una straordinaria serie di queste zuppiere, vassoi, piatti "alla reale", fiasche, lucerne, "giarre", "scafaree", ed altri oggetti dei D., era presente alla mostra del 1961 (Borrelli, vetrina 5). Nella medesima mostra erano presenti gli esemplari per serviti in terraglia bianca (Napoli, coll. Di Donato), una particozlarità della produzione dei D.: fioriere, rinfrescatoi da bicchieri, tazze, fondine, brocche, canestrelle per frutta, candelieri, burriere, zuppiere, acquamanili, stufette per gelati, tazze per brodo, salsiere, vassoi, serviti per déjeuner, per tête-à-tête, lattiere, teiere, bacili e brocche per barba, fornelli per pipe, tabacchiere, oliere, portaprofumi. A tale genere appartengono le zuppiere "a tripode", con le protomi leonine o di Medusa, nelle varianti policrome o bianche di piccole rose (Napoli, coll. privata) siglate "F.D.V.N." (Fabbrica Del Vecchio, Napoli). Le marche non sono sempre decifrabili e databili: la "F.D.V." va riferita alla produzione più antica, presumibilmente fino al 1818, nella gestione di Gaetano e prima delle larghe esportazioni all'estero; mentre l'aggiunta di "N" (Napoli) può giustificarsi proprio con la diffusione fuori dell'Itafia. La marca "Del Vecchio" e quella "Del Vecchio, N.", in corsivo, possono riferirsi al più noto periodo della gestione di Cherinto, sia per la similitudine con le marche recuperate a tergo di mattonelle databili, sia per quel raffinato gusto, che fu proprio di Cherinto, di trasferire le tecniche delle porcellane sulle terraglie. A tale genere appartengono gli eccezionali inediti oggetti, dalla raffinata decorazione (Napoli, coll. G. Donatone), fino ad ora erroneamente attribuiti alla fabbrica Giustiniani per la cromia elegante e miniaturata nelle scene di soggetto popolare (il ritorno dalla festa della Madonna dell'Arco e una vendita di pesci), raffigurate su un grande "cratere", e della Galateasu un piccolo vassoio, ambedue siglati "F.D.V.N. (Borrelli, 1985, p. 34). Risultano marcati "Dei Vecchio N." oggetti in stile "etrusco" ed in terraglia bianca del Museo S. Martino, Napoli; mentre non sono stati recuperati quelli che il Mosca (1908) indica segnati dalla marca "Del Vecchio" preceduta e seguita da un rombo. Fonti e Bibl.: R. Liberatore, Dei saggi delle manifatture napoletane esposti nella solenne Mostra del Regno delle Due Sicilie, in Annali civili, IV (1834), pp. XXVII s.; G. Novi, Dell'industria ceramica nel Napoletano, in Atti d. Ist. di incoraggiamento, Napoli 1865, p. 36; Esposizione naz. di belle arti, a cura di P. Carafa Noia, Napoli 1877, pp. 308-342, 353, 358; G. Novi, Ifabbricanti di maioliche e di terraglie in Napoli, in Atti dell'Acc. Pontanzana, XIV (1881), p. 171; L. Mosca, Napoli e l'arte ceramica, Napoli 1908, p. 126; G. Morazzone, Il Museo Correale di Sorrento, Roma 1938, p. 8; I Mostra storica dell'arte della maiolica a Napoli, a cura di G. Borrelli, Napoli 1961, pp. n.n.; M. Causa Picone-A. M. Bonucci, Mostra di oggetti e di documenti storici nelle raccolte dei depositi del Museo di S. Martino, Napoli 1964, p. 59; A. Carola Perrotti, Porcellane e terraglie napoletane dell'Ottocento, inStoria di Napoli, IX, Napoli 1972, pp. 851-856, 865 s., 876 s.; G. Donatone, La Reale Fabbrica di maioliche di Caserta, Napoli 1973, pp. 49 s.; Id., La maiolica napoletana del Settecento, Napoli 1981, fig. 64; M. Rotili, La manifattura Giustiniani, aggiornamento a cura di A. Putaturo Murano, Napoli 1981, pp. 103-119; G. Borrelli, Inediti e rivalutazioni della ceramica Del Vecchio, in Napoli nobilissima, XXIV (1985), pp. 30-44; Id., La maiolica e la terraglia tra arte e artigianato, in Lo Spazio (Napoli), I (1986), pp. 140-144.1 punto
-
Taglio: 1 euro Nazione: san marino Anno: 2010 Tiratura: 996.134 Condizioni: BB+ Regione: Puglia1 punto
-
Taglio: 50 centesimi Nazione: san marino Anno: 2008 Tiratura: 1.350.000 Condizioni: BB+ Regione: Puglia1 punto
-
1 punto
-
Il seicento un grandissimo periodo per l'uomo, per la Numismatica e per la zecca di Napoli... Filippo IV re di Spagna (1621-1665). Ducato 1622. AR 29,41 g. – ø 41,9 mm. PHILIPPVS • IIII • DEI • GRA • Busto giovanile radiato, corazzato e drappeggiato, a destra; gorgona ad ornamento della lorica. Nel campo a sinistra, MC C (Michele Cavo e Costantino di Costanzo, rispettivamente maestri di zecca e di prova). Sotto, nel giro, •1622• TL. Rv. HISP • VTRIVSQ • SICILIE • RX • Stemma coronato entro cartella a forma di cuore ornata a cartocci. Asse a 170°. CNI 37 var. Cagiati tipo C. Pannuti Riccio 14 (R/4). Davenport 4043. Una variante apparentemente inedita di una emissione della più grande rarità. Filippo IV a soli sedici anni si trovò ad essere il sovrano di domini immensi per estensione e popolazione, purtroppo il suo carattere rispecchiava l'indecisa personalità paterna. Dimostrò abulia nella condotta degli affari di Stato e travagliato dagli intrighi di corte delegò pienamente il potere al Duca di Olivares fino al 1643 e poi a don Luigi de Haro. Filippo IV sposò in prime nozze la figlia del re di Francia Enrico IV, Elisabetta di Borbone e nel 1649, in seconde nozze, Anna Maria d’Austria, figlia di Ferdinando III, poi madre dell' infante principe Carlo. Il suo regno fu segnato da cruente guerre e cocenti sconfitte tra cui vale la pena ricordare quelle che portarono all’ indipendenza del Portogallo nel 1640 e a quella, dopo la pace di Westfalia del 1648, delle Province Unite. Le continue vessazione che oppressero i napoletani durante questo regno culminarono nel 1647 con la rivolta capeggiata da Masaniello. La vera causa di questa rivoluzione non fu, come comunemente accettato, l’introduzione della nuova gabella sulla frutta, ma la cattiva situazione della moneta circolante che, continuamente adulterata nel titolo e nel peso dalle autorità spagnole, veniva immessa in circolazione ma non accettata per il pagamento delle imposte, che venivano riscosse in ragione del peso e non dell’impronta. Va specificato che la moneta realmente circolante a Napoli era: per il popolo quasi esclusivamente il mezzo carlino (zanetta) e per la borghesia il carlino e il doppio carlino, infatti l’unica emissione di questo regno dello scudo in buon argento è quella del 1622, conosciuta in pochissimi esemplari e che ci fa pensare a una coniazione limitatissima.1 punto
-
@@Terrace Fuori ci saranno 5-6 banchetti, ma non sono commercianti, per lo più sono del tipo "mercatino dell'antiquariato". Due/tre comunque avevano belle monete l'anno scorso. All'interno lo scorso anno c'erano circa 25 banchetti, alcuni erano specializzati in euro collezione. Il convegno è piccolo, credo inoltre che ogni anno sia diverso e dipenda dalle adesioni dei commercianti. Ovviamente se uno è di zona, un salto lo può fare, se invece si deve partire da chissà quale posto in Italia, meglio pensarci. :) Stiamo parlando di una realtà piccola, non di Verona o Riccione. Ah dimenticavo, lo scorso anno c'era anche un banchetto con monete papali e romane. Tu sei in zona?!1 punto
-
Complimenti ad Angel, post altamente simbolico e importante il suo, se avessi avuto la possibilità gli avrei dato due mi piace :blum:, ma sono sicuro che a questo penseranno poi altri amici.... Poiché nella vita bisogna far di necessità virtù e bisogna anche essere eclettici mi cimenterò volutamente ora ricollegandomi al post precedente nella continuazione di quanto raccontato. Se una moneta è bella, è bella....non c'è periodo, non c'è zecca che tenga..., a me piacciono tutte le monete indistintamente che mi danno emozioni a tenerle in mano e questa da sempre me ne ha date tante.... Rimaniamo in Sicilia e passiamo al successivo Guglielmo II ( 1166 - 1189 ), è un trifollaro, moneta in rame, che si trova abbastanza facilmente, ma con un modulo così' ampio forse meno.... Alte simbologie presenti dalla testa di leone frontale che richiama simboli classici, con quegli occhi del leone che sembrano fissarti e quasi ammonirti, e poi al rovescio un simbolo dell'identità, la palma coi datteri, un mix di classico e di identità, moneta che è un piacere girarsela nelle mani e vedersela, spero che questo sia un buon incentivo, da buon milanese, per queste splendide monete siciliane....poi le monete sono simboli universali che devono abbracciare giustamente tutti e insegnare e raccontare....a voi.....a noi....1 punto
-
Si pero' una Banca che non da i rotolini al facciale non mi piace molto.Se le dai al prezzo doppio del facciale allora non ha neppure senso metterle in circolo.Falla per i collezionisti e stop.1 punto
-
Se ho ben capito l'utente si riferisce al punto 4.3 che si trova in questa pagina de Lamonetapedia.it alla quale rimanda un vecchio post di @@Paleologo per i nuovi arrivati nell'apposita sezione: http://www.lamonetapedia.it/index.php/FAQ_di_lamoneta.it#Ho_visto_monete_romane_da_pulire_su_internet_ad_un_prezzo_bassissimo.2C_com.27.C3.A8_possibile.3F Copio e incollo per chi non volesse andarci di persona "Ho visto monete romane da pulire su internet ad un prezzo bassissimo, com'è possibile? Su internet e in diversi mercatini spesso si vedono in vendita numerosi lotti di monete romane da pulire e identificare, questo è possibile perchè in diverse aree vi sono ritrovamenti cospicui di tesoretti o ripostigli monetali, soprattutto grazie all'uso del metal detector. Queste monete provengono quasi sempre dall'estero e prima di giungere al compratore subiscono vari passaggi di scrematura, quindi è molto difficile trovare monete d'oro o d'argento in questi lotti anche se molti venditori dicono che sia possibile. Quasi sempre sono monete del basso impero (dall'inizio del IV secolo in poi) e non sempre le monete che si acquistano sono di buona qualità . Anche per queste monete è consigliabile avere il certificato di origine e di lecita provenienza. Sono buone per chi è alle prime armi e per chi ha la passione e il tempo per pulire questi gioielli che il tempo ci ha tramandato." In effetti non è il massimo ...ma a la stesura delle queste voci di questa pagina a quando risale? Ed è materiale tutto italiano o ripreso da qualche analoga voce in inglese, come succede spesso per varie voci di wikepedia italiano ? Perché forse questo potrebbe spiegare delle cose... Comunque bisognerebbe che qualche amministratore correggesse o eliminasse il link a quella pagina mettendone altri a Faq più aggiornate e corrette. Un saluto a tutt* MB1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.
Il network
Hai bisogno di aiuto?
