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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/18/14 in tutte le aree
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Tutto vero. Tuttavia io personalmente trovo assai riduttivo, per non dire ipocrita, negare che ciascun collezionista confidi intimamente di non buttare via il denaro collezionando monete, almeno nel lungo termine. Che non sia (o meglio non debba essere) l'obiettivo principale di una collezione siamo tutti d'accordo. Che il ritorno sperato nel tempo di una spesa per una moneta, sovente importante e frutto di sacrifici, non conti nulla non ci credo ma neanche se viene giù Giove a raccontarmelo!8 punti
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Ciao sono tornato da non molto dal mio solito giro in Turchia, (quest'anno i Km sono stati 5088) e la cosa che continua a stupirmi è la cura che hanno per i loro siti archeologici e per la loro valorizzazione, questa valorizzazione comincia dai bambini più piccoli,per esempio a Mardin al museo archeologico era allestita una ludoteca archeologica che oltre ai vari libri c'erano due conii ad uso dei bambini con tanto di tondelli in piombo da far coniare, e i coni non erano di fantasia ma riproducevano due monete artuchidi della stessa Mardin, il tutto era completato da varie schede di monete sempre di Mardin, all'esterno era allestito un campetto molto curato per poterli far giocare agli archeologi, con pannelli raffiguranti i popoli che si erano succeduti in quei luoghi. A volte ci vuole poco per attirare l'attenzione e la curiosità di grandi e piccoli, facendo crescere questi ultimi con il rispetto e la considerazione dovuta al patrimonio culturale che ci è stato lasciato. Vi posto le foto dei coni e del giardino. Silvio6 punti
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Spero che avro' modo di conoscere molti Lamonetani, mi raccomando non mancate!! Ad oggi l'hotel che dispone di 80 stanze e tutto prenotato per il convegno e cio' e segno di un gran successo!!! Grazie mille a tutti. Il segretario CNP Antonio Rennella5 punti
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Qualcosa di molto molto simile, se non di migliore, lo si sta facendo nella mia città, Salerno, al Museo Archeologico Provinciale, sito nella metà di un ex quadriportico di un importante convento benedettino medievale (dico ex quadriportico perchè Napoleone lo divise per farci passare una strada e rese la chiesa, per alcuni decenni, un teatro). Va precisata però una cosa: il cambio di rotta nella gestione e nel numero di visite del Museo, uno dei principali della città insieme al Museo Diocesano che custodisce il più importante ciclo di avori medievali al mondo, c'è stato circa un anno fa, con la riapertura al pubblico dopo i lavori di restauro e ristrutturazione dello stabile, che unisce all'antichità del complesso (che peraltro ingloba parte del palazzo della regina Margherita di Durazzo) un interessante design anni '60 ispirato allo stile del finlandese Alvar Aalto. E sapete perchè? perchè il museo è stato finalmente tolto dalle manacce della mala gestio pubblica ed è stato dato in gestione a una associazione di giovani volenterosi e di grande esperienza e competenza nel settore che lo hanno reso un museo vivo, attivo, interattivo, aperto ai più piccoli e che si anima con tantissimi eventi, proiezioni, rassegne, concerti, gastronomia, opportunità varie..ad esempio c'è un pacchetto di offerte che fa si che i più piccoli possano festeggiare il proprio compleanno anzichè in una ludoteca, lì al museo dove sono seguiti dai responsabili e possono appunto giocare agli archeologi, ai ceramisti, agli "zecchieri" ecc ecc. Ovviamente anche le visite delle scuole sono aumentate esponenzialmente. Questi giovani ci sanno fare, hanno fatto studi indirizzati all'ambito dei beni culturali e della loro valorizzazione, hanno compiuto esperienze formative e lavorative all'estero, anche all'UNESCO, si sono aperti al mondo ed hanno capito come si tiene una struttura pubblica, un luogo di cultura, un museo..e lo si fa diventare non solo visitato da flussi ingenti di persone, ma anche redditizio!!! Vi allego qualche foto, che ho preso random dalla pagina FB ufficiale del museo, dei laboratori didattici per i più piccoli. Questo il link alla pagina: https://www.facebook.com/MuseoArcheologicoProvincialeDiSalerno4 punti
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Capisco che qualcosa non torni... vedi il margine medio di un commerciante si aggira tra il 10 ed il 15 % (parlo di monete) esso aumenta paradossalmente con monete di media o scarsa qualità che ovviamente abbondano sul mercato ed è quindi più facile acquistare in lotti/blocchi a prezzi particolarmente vantaggiosi. Il margine si riduce drasticamente per monete di alta qualità di più difficile reperibilità...a volte anche solo un 5-8%, ovviamente in questi casi gli importi sono generalmente maggiori. La forza del commerciante, che come detto si rifornisce sul medesimo mercato aperto anche al collezionista(consumatore finale), nello spuntare prezzi che gli permettano un margine di guadagno risiede nel considerevole impegno di capitali profuso nell'attività. Un commerciate che si rispetti impegna nell'acquisto di materiale tra i 200 ed i 500 mila euro (senza contare strutture tipo negozio eventuali dipendenti ecc ecc - parlo proprio di acquisto di merce pura). Pertanto acquista in continuazione ( altrimenti non campa) da tutti, privati collezionisti che si disfano della collezione/raccolte /accumuli, eredi, gente che si ritrova trova in casa materiale ma non colleziona, altri commericianti ecc. ecc. tanti commercianti vanno anche alle aste e comprano in concorrenza con i collezionisti perché interessa qualche pezzo (particolarmente raro o bello o anche per lotti) o perché vanno su commissione di altri collezionisti o commercianti... Quindi facendolo a livello professionale instaurano una rete di contatti che con tanto tempo ed impegno di soldi dopo un po' comincia a dare i suoi frutti... facendo dell'imprenditore una sorta di punto di riferimento per tutti cioè sia per chi compra che per chi vende. Tornano ai margini di guadagno che credo sia l'argomento che meno fa dormire la notte alcuni collezionisti, sappiano questi che i profitti sono nella percentuale di cui sopra decurtata ovviamente di tasse e spese (infatti si parla della grande categoria dei beni usati con relativo regime fiscale dell'iva sul margine) pertanto, concludendo, il profitto deriva essenzialmente dalla quantità di merce che il commerciante riesce a piazzare più che dal margine derivante dalla vendita del singolo pezzo. In qualità di collezionista ringrazio che sia così poiché questo meccanismo permette alla mia collezione di mantenere il suo valore o anche di incrementarlo nel tempo perché se così non fosse al momento della vendita ti sentiresti rispondere che se ti interessa di danno il 15-20% di cosa hai pagato altrimenti non c'è problema tanto domattina arriva un container dalla Cina contenente alcune migliaia di pezzi nuovi e più belli rispetto al mio che è usato e vecchio (ipotesi di mercato all'ingrosso legato ad una produzione industriale massiva di beni = a disponibilità quasi illimitata e conseguente facilità di approvvigionamento in grado di soddisfare qualunque domanda...non so se mi spiego...) ...adesso Ti torna qualcosa in più?4 punti
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FATTORE ETA' Io ho 43 anni... Non mi vergogno a chiedere alla cassa di un negozio se può dare un'occhiata alle monete ; ovviamente non lo faccio quando c'è afflusso o quando l'addetto è pieno di cose da sistemare. Il timore di come ci possano percepire gli altri potrebbe al massimo essere un problema per loro : a me è del tutto indifferente, non faccio nulla di male e di cui dovermi vergognare. Per esperienza posso affermare che quasi tutto dipende dal modo in cui si pone la richiesta e ci si presenta; spontaneità, sincerità e rispetto ( sembrano cose ovvie, ma purtroppo oggigiorno nemmeno queste lo sono) hanno sempre trovato accolte queste mie strane richieste. E' vero, talvolta non è andata, ma dipende anche, e lo dico senza cattiveria, dal livello culturale del nostro interlocutore : non tutti capiscono che esistono hobby.... RISCHIO CONTAGIO Mi è già accaduto in due casi di contagiare qualcuno nella ricerca delle monete ; come giustamente riportato qui sopra, ci resta comunque la seconda scelta, che è sempre meglio di zero ; poi, sempre in caso di contagio, restano due favori : 1) con il contagiato si possono avviare scambi ; 2) l'interesse verso il collezionismo di monete, il giro che ruota intorno ad esso e, mettendoci un pochino di venalita', le quotazioni crescono proporzionalmente al numero degli appassionati ed alle loro richieste. PARLO DI ME Da due anni sono senza lavoro e vivo cogliendo e singole occasioni di guadagno che mi si propongono; questo ha bloccato la mia disponibilità alla spesa per acquistare monete ; da qui il mio interesse è stato dirottato sugli euro: soprattutto mia moglie lo vede come una sorta di risparmio, essendo comunque denaro spendibile ( e qui vado in pericolo, perché lei possa spendere gli euro da me raccolti deve prima acquisire lo status di vedova... ). La ricerca di nuove fonti dove poter trovare qualcosa di più è per me diventato un divertimento, una sfida, un pochino come un sportivo ha cerca di migliorare i suoi tempi. Non vi dico da un paio di settimane a questa parte che pubbliche relazioni sto facendo per arrivare in un certo posto dove girano tante, tante, tante monetine...4 punti
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Un saluto a tutti gli utenti del forum, colgo l'occasione per salutare e ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato, ascoltato, e tanto ancora, sperando doi essere stato utile a qualcuno pure io. 10 anni, sembra ieri che mi sono imbattuto nel forum e mi sono iscritto. Ho conosciuto nuovi amici e ho scambiato opinioni, ho fatto molti scambi, ho partecipato a una "razzia" e ho imparato molto. Pochi sono i miei interventi, preferisco ascoltare ( o leggere in questo caso) al contrario di altri, e se scrivo cercò di essere sicuro di ciò che dico. Spero di poter riesumare questo post tra 10 anni e auguro un buon forum abtutti. GRAZIE Alberto3 punti
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Infatti, prova a chiedere a chi ha acquistato il "Gronchi rosa" per tre o quattro milioni (lire) e cosa vale adesso. E' la storia, la cultura il vero investimento che aumenta con gli anni, se aumentano anche i soldi ben venga; ma i soldi non sono lo scopo primario del VERO collezionista. Faccio un esempio: un mio carissimo amico possiede il secondo decreto delle 1000 lire con matrice 09/12/1899 (parliamo di banconote) pezzo giudicato unico. Gli sono stati offerti tantissimi soldi, molti di più di quelli spesi per l'acquisto e la sua risposta è stata: "Se vendo la banconota mi rimane un buco vuoto, i soldi che prendo non servirebbero a ricomprarla perché non ce né un'altra, per cui me la tengo." Questo , per me, è lo spirito del VERO collezionista. Per passione non per denaro.3 punti
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Situazioni in cui si raggiungono buoni risultati, se non addirittura ottimi non sono poi così infrequenti nel nostro paese... non penso che la Turchia, piuttosto che altri paesi, siano davvero "i modelli" da imitare (vale sempre il principio dell' "erba del vicino è sempre più verde" unita all'inossidabile esterofilia di noi italiani) ... qui da noi esistono certamente esempi da non imitare, ma non buttiamoci così giù, non mi pare davvero il caso... :) L'Italia è stato ed è, e spero continuerà ad essere uno dei paesi più grandi... forse il più grande (non me ne vogliano i denigratori ad oltranza :P ). Il mio è un giudizio storico di largo respiro che abbraccia molti secoli, ovviamente... Certamente in tempi più recenti, la subalternità di tipo economico/finanziario rispetto ai moderni padroni del mondo, sta oscurando, specie alle nuove generazioni che vivono (+/-) di soli gadgets tecnologici, la enorme (sottolineo l'aggettivo) eredità del passato... senza la coscienza e conoscenza della quale non vi è futuro, ma nemmeno il presente.2 punti
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Queste sono invece altre foto del "laboratorio di coniazione", sempre per bambini...da degli stampi, facevano ottenere ai bambini la reimpressione di una faccia della moneta, per poi fargli compilare una specie di scheda descrittiva e farli, comunque, in un certo qual modo, avvicinare rudimentalmente alla materia. E pensare che, 5-6 anni fa, in una delle varie visite al Museo, per mostrarlo ad un amico di fuori città, trovammo una struttura deserta, con tre impiegati....di cui uno addormentato.....Basta poco, veramente poco, come da titolo della discussione ;)2 punti
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Sarebbe un ottimo spunto di colloquio però sarebbe meglio controllare e vedere se ci sono discussioni già aperte in merito al tema dove poter postare i propri link invece di aprire nuovi topic. Ti allego di seguito il posto dove poter caricare immagini simili. :good: http://www.lamoneta.it/topic/39444-orrori-di-conio/page-1702 punti
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Ciao che a certi collezionisti sta bene prendere fregature, che preferiscono avere un tondello bello da far vedere, anche se fatto il giorno prima, spacciandolo per antico, fregandosene completamente di quel che è la numismatica vera. Silvio2 punti
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Un mio amico , scherzando, mi chiede sempre: "Sai cosa c'è di più raro di una moneta rara?...Uno che la compra!".2 punti
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Il collezionismo numismatico non si fa per investimento. Se all'atto dell'acquisto pensiamo già al futuro ricavo abbiamo sbagliato settore. Io credo - e sono convinto che in tanti condividano - quando si acquista una moneta lo si fa perché ci piace, l'abbiamo inseguita, ecc.ecc. Per gli investimenti ci sono i lingotti, e altri prodotti finanziari.2 punti
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Mi sembra un articolo da giornaletto gratuito della metropolitana più che da Sole 24 Ore...2 punti
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Lista espositori al convegno numismatico partenopeo 26, 27 e 28 settembre Numismatica Salentina di Esposito (Tricase - LE) Numismatica Eugubium (Gubbio - PG) Numismatica Picena (San Benedetto del Tronto - AP) Numismatica Katane (Catania) Trinca Sante (Albano Laziale - RM) Hatria Numismatica di Christian Andreani (Giulianova - TE) Numismatica Moruzzi (Roma) Numismatica Felsinea (Bologna) Inasta (Repubblica di San Marino) Numismatica Pietro Paolo Testa (Pulsano - TA) Sergio Aiello (Napoli) Numismatica Straziota Michele (Casamassima- BA) Numismatica Mazzarino (Villa d'Agri di Marsicovetere PZ) Numismatica Cavaliere (Seregno - MB) Numismatica Lucio Raponi (Maiolati Spontini - AN) Numismatica Giacomo Valente (Varese) Numismatica Bassani (Ravenna) Numismatica Cavedoni MCN (Firenze) Numismatica Pratesi Luca (Siena) Numismatica Montenegro (Torino) Numismatica Rennella (Aversa - CE) Re Mida di Palladino Maria Dafne (Campobasso) Roman Phil (Roma - Napoli) Loris Zanirato (Torino) Nomisma SPA (Repubblica di San Marino) Libreria Classica Editrice Diana (Cassino - FR) Adolfo Modesti e Stefano Bertuzzi (Roma) Numismatica Eugenio De Angelis (Roma) Omnia Arte (Napoli) Vincenzo D'Amico (Nocera Superiore - SA)2 punti
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Salve a tutti, dopo una luuuunga pausa estiva sono tornato a comprare qualche moneta...cosa ne pensate? La frattura del tondello poi secondo voi è grave? Ecco le foto...scusate per la qualità ma le ho dovute scattare per forza con il cellulare :D Gaetano1 punto
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Buongiorno a tutti!!! Volevo un parere sulla conservazione di questa moneta vi ringrazio!!!1 punto
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@r-29 Non sono un Moderatore, non posso farlo, ma Petronius ha già provveduto saluti TIBERIVS1 punto
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Le monetine messe da parte alle casse il più delle volte sono centesimi che non vengono ritirati come resto dai clienti. Succede non di rado. Bah... cose che comunque non capisco. E non lo dico da collezionista, ma come uno che mette le mani anche in una pozzanghera per raccogliere un singolo centesimino. D'altronde sono dell'idea che chi disprezza il piccolo non è degno del grande.1 punto
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Perfetto, hai fatto un'azione umanitaria! Come possono queste monete stare relegate in un classificatore o mescolate con un'infinità di altre. Devono essere liberate da qualcuno che le ami, le valorizzi e le faccia stare in un bel vassoio. E poi Tomasino, lui si adoperò per portare pace e serinità tra le famiglie nobili di Genova e soprattutto affermare una "vera" indipendenza dalla Francia e poi dai VIsconti. Quindi fu un grande e va ricordato!1 punto
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adesso passiamo all'ultima monetina: un soldino sempre dello stesso Doge, ma con un'altra sigla m il peso è 1,60g d 20mm....le monetine erano da esaminare e alla classificazione ci ho pensato io com'è andata? un caro saluto a tutti spero di venirvi a trovare per il periodo di natale all'Astengo...ma a questo giro alla sorpresa ci penso io.1 punto
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@@refero1980 hai fatto bene , per una cifra così irrisoria ti stai godendo due monete che ti piacciono :)1 punto
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@@refero1980, al BB non arrivano ....ma a 5 euro andavano presi al volo e..... :clapping:1 punto
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Di tanti esagoni che mi sono capitati tra le mani, mai uno con il vecchio conio così in risalto. Veramente bello il primo esemplare.1 punto
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La commemorativa lussemburghese del matrimonio di fatta con millesimo 2012 ma emessa nel 2013...Sent from my Galaxy Nexus using Lamoneta.it Forum mobile app1 punto
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No, figurati, non me la prendo ;) In fondo è la stessa cosa che penso anch'io. Non ho fatto questa scelta tanto per il risparmio, quanto per una questione organizzativa / di tempi. Ho provato a contattare qualche mio fornitore di monete ma tutti mi hanno detto di non averlo disponibile, e di rivolgermi direttamente alla casa produttrice. Sarei voluto andare al Mercatino del Cordusio, ma io sono un po' fuori Milano, ed essendo molto preso con gli studi non sarei riuscito ad andare apposta a Milano di domenica. Quindi l'acquisto sarebbe slittato di almeno un mese. Comprarlo cartaceo via internet sarebbe invece stato un po' un problema, perchè poi con la consegna sarei stato incasinato, spesso a casa mia non c'è nessuno ecc.. Alla fine la mia scelta è stata un po' forzata ed è stata una scelta diciamo "temporanea", se più avanti mi capiterà l'occasione di trovare il libro "fisico" lo prenderò sicuramente, magari l'edizione del 2016, dato che credo che questa mia nuova collezione durerà molto (avendola appena iniziata) e procederà con molta calma (non essendo l'unica che sto portando avanti). Nel frattempo comincio a studiarmi qualcosina e a vedere come impostare la collezione :good: (e magari a imparare un po l'inglese! :rofl: )1 punto
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Te la prendi se ti dico che è una scelta che non condivido? :rolleyes: Capisco, e rispetto, il risparmio, ma come anche tu in fondo riconosci, non è la stessa cosa del cartaceo...nessun e-book ti darà mai l'emozione di sfogliare un libro. Con amicizia. petronius :)1 punto
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Puo' anche essere oggettivamente.Pensare male non sempre e' la cosa piu' giusta.Quello che dico e' che viene oggettivamente da pensare male perche' io mi chiedo come puoi non renderti conto della cavolata che fai a vendere un falso.O sei uno scellerato o,oggettivamente,viene da pensare male.Neanche si sapesse che da noi e' piu' facile andare in galera per le stupidaggini che se accoppi qualcuno😀Ho fatto ampio uso della parola "oggettivamente" ma ,oggettivamente, mi ci piaceva😀😀1 punto
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Ultimamente più che il curatore mi tocca quello di moderatore.....io direi che la discussione ha detto ormai quello che doveva dire e anche di più, penso possa finire qui....oltre diventerebbe uno stucchevole ping-pong che non so se interessa e potrebbe anche stufare i più.....1 punto
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Il bello e' che io non riesco ad acquistarle.Mi dice "there are no items ecc ecc".Mah.... Ce l'ho fatta.Era dal cell che non me lo faceva fare.Infatti anche le altre volte lo feci dal pc.1 punto
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Puoi chiedere negli innumerevoli Topic già aperti . Per quanto riguarda i prezzi puoi usare l'Osservatorio prezzi di mercato, appena 4 righe sotto questa discussione. PS Divisionali, non divisionari :good: Grazie Ciccio 861 punto
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Ok, mi riferivo alla vecchia...anche la domanda di poeta penso si riferisse alla vecchia...concordo con te che la nuova zecca è solo Roma.1 punto
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Premetto che non è una monetazione che assolutamente conosco e speravo si esponesse chi la conosce.....credo che sia proprio Gubbio,un quattrino , Cavicchi 45, periodo Francesco Maria I Della Rovere ( 1508 - 1516 e 1521 -1538 ) con leggende : D/ F+MARIA+DUX croce ancorata R/S+VB+D VGVBIO S. Ubaldo nimbato e mitrato in piedi di fronte benedicente e con pastorale1 punto
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per me si tratta di un cratere lunare ?? :) a parte gli scherzi pure a me sembra un denaro di lucca1 punto
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Grazie, Burkhard. ;) Una nota circa lo scellino 1937 con la retromarcia scozzese. Quando stavo fotografando e ho notato il punto dopo la data (1937.). Secondo le autorità è lì per "equilibrio", ma ero curioso di vedere che 1937 inglese inversa scellino seduta accanto ad essa non era il punto dopo la data (1937). Hmm. L'incoerenza è... sconcertante. Ma devo dire che mi dispiace vedere questo thread spostato nella sezione "Monete estere". Pubblicando in Piazzetta speravo di posare il predicato per una discussione di tutto il Forum del modo monete o conservare—o non mantengono—loro significato nel tempo. Da una prospettiva più ristretta, tuttavia, la reale possibilità di sottrarre la Scozia dal Regno Unito—e dalla monetazione britannica—sembra abbastanza incredibile per me. (E di Elisabetta ottica, riceverei supponendo, molto traumatico. Abbastanza così, ho pensato, a distruggere la sua salute, e alla fine il Regno il cui inizio è simboleggiato da questa ’53 corona.) Immagino che vedremo, domani. v. ------------------------------------------------------------------------ Grazie, Burkhard. ;) One note about the 1937 shilling with the Scottish reverse. When I was photographing it I noticed the dot after the date (1937.). According to the authorities it’s there for “balance,” but I was curious to see the 1937 English reverse shilling sitting next to it had no dot after its date (1937). Hmm. The inconsistency is…puzzling. But I do have to say that I’m sorry to see this thread moved to the “Foreign Coins” section. By posting it in the Piazzetta I was hoping to lay the predicate for a Forum-wide discussion of the way coins either retain—or do not retain—their meaning over time. From a narrower perspective, however, the real possibility of subtracting Scotland from the UK—and from British coinage—seems quite unbelievable to me. (And from Elizabeth’s point of view, I’m comfortable supposing, very traumatic. Enough so, I’ve been thinking, to destroy her health, and end the reign whose beginning is symbolized by this ’53 crown.) Guess we’ll see, tomorrow. v.1 punto
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Mi dispiace non ho altri filmati della coniazione, ho però trovato una foto del conio che ho ritagliato per portarla in primo piano, così lo puoi vedere bene. Questo è il conio del Nepesino, coniato a Nepi a Giugno 2013. Ti copio il link del suo sito, ci sono molte foto e forse qualche video. Ciao http://www.zecchiere.com/1 punto
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Ne penso che le monete delle aste spagnole sono tutte uguali e inguardabili. Ma non se ne rendono conto? E soprattutto: ma chi compra sta roba?1 punto
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Grande Lorenzo proprio ieri rispondevo ad un mio amico che mi sta rifacendo il bagno il valore di una moneta è quanto uno è disposto ad offrire per acquistartela :hi:1 punto
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Molto probabilmente, il giornalista che ha scritto l'articolo, potrà essere ferrato su molti argomenti di economia ma sicuramente non è un collezionista di monete. Sembra di leggere quegli articoli che ogni tanto appaiono sul web dove tirando un cassetto in casa puoi trovare la moneta da 1000 euro. Sicuramente il collezionismo numismatico ha un suo ritorno economico. Io ho questa opinione sul valore della mia collezione e faccio un esempio: se avessi una moneta/banconota di cui il valore attuale, riportato da cataloghi e quant'altro, fosse 1000,00 euro, sarei contento; ma fintanto che non l'ho venduta, fintanto che non trovo qualcuno che mi dà 1000,00 euro, la mia moneta/banconota ha solo un valore virtuale-teorico. Quando ho in mano i soldi, fisicamente, posso dire con certezza il valore di quella moneta/banconota. Questa è la risposta che do ai vari interlocutori quando mi chiedono: "Quanto vale ?".1 punto
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Questo scudo non arriva assolutamente al BB, io non andrei oltre l'MB-BB o, volendo essere magnanimi, qBB. Lo scudo del '79 è tutto tranne che raro, soprattutto in questa conservazione. Una moneta di questo tipo vale sulla trentina di Euro come qualcuno ha già detto, poi, per carità, se ne possono spendere anche 5 di più se proprio si freme dalla voglia di acqusitarlo. Con 50 Euro però ci compri come minimo un mezzo grado di più.1 punto
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Medaglia coniata in occasione del convegno nazionale promosso dall' ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) a Viareggio il 21-22-23 settembre 1973 D/ A.N.C.I. * COMUNE DI VIAREGGIO * 21-22-23 settembre 1973 R/ Scritta a spirale “UN REALE POTERE DELLE REGIONI, DELLE PROVINCE E DEI COMUNI CONDIZIONE PER IL PROGRESSO ECONOMICO E SOCIALE DEL PAESE” Lega bronzata: 11,25 g, 30 mm. Sul diritto c’è un’ancora che compare nello stemma di Viareggio con la gomena attorcigliata. Forse la L in primo piano è l’iniziale della provincia (Lucca). apollonia1 punto
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Buon giorno George, la giornata di oggi sarà lunga e faticosa; ma verso sera dovremmo entrare già nel territorio dei Parti ed iniziare a conoscerli di persona nel frattempo,questa mattina mi hanno consegnato una lettera che il grande Head mi ha inviato da Londra perché potessi prepararmi a questo viaggio; parla delle invasioni Persiane sul territorio Greco…chissà se l’invasione del 522 A.Ch. non sia stata la conseguenza dell’aiuto che Atene aveva dato ad Aegina e che era culminato con la devastazione di Sardis; te la leggo così mi aiuti a comprendere meglio il senso della storia: Come gli eventi metereologici di rara potenza distruttiva anche la storia ha i suoi “Cicloni” che cancellando i confini che l’umanità pone tra sé e sé, lasciano, dopo il loro passaggio, distruzione, devastazione e morte. Nel 522 A.Ch. si originò in Persia un vento turbinoso, una grande: “Tempesta tropicale” (Gli americani le chiamano così) che imperversò su: Tracia, Caucaso e la Valle dell’Indo dirigendo la sua proboscide distruttiva verso la Grecia ove, nel 490 A.Ch. nella vasta pianura di Maratona finì per perdere il suo impeto… si collassò in questa valle il Ciclone Dario (figlio di Hystapses) . Dieci anni dopo, nel 480 A.Ch. un nuovo turbine, anch’esso originatosi in Persia, si abbattè nuovamente sulla Grecia e la sconvolse; si chiamava Serse (figlio dell’Achemenide Dario); arrivò a distruggere Atene; ma nel prospicente golfo di Salamina affogò la sua potenza distruttiva. Seguirono anni di turbolenze “Normali” che arrecarono danni e squilibri accettabili, dal punto di vista della Storia, sino a che un bel giorno, correva l’anno 334 prima dell’Era Cristiana, nubi dense oscurarono nuovamente l’orizzonte Medio Orientale. Questa volta fu dalla Grecia, verso il Sud Est Asiatico che spirò il vento di tempesta: un turbine impetuoso, rapido, assurto velocemente a potenza del più elevato grado, con ben quattro “Trombe cicloniche” La prima sconvolse la Frigia e si abbattè su Granico, nel 334 A.Ch. e qui, per la prima volta l’esercito del Gran Re di Persia conobbe lo scompiglio; la seconda, un anno dopo, di abbattè su Isso ove Dario, terzo con quel nome, Re dei Re, lasciò nelle mani di Alessandro: Madre, mogli e figli, salvandosi a stento dopo una rocambolesca fuga. La terza tromba ciclonica interessò il comprensorio di Ninive e colpì a Gaugamela, correva l’anno 331 A.Ch. ed il Re dei Re, ancora una volta in fuga, trovò la morte per mano di Besso: Satrapo traditore. Nel Pakistan settentrionale: a Gualampur, contro Alessandro erano schierate le migliori armi indiane: Cavalieri, arcieri, elefanti da combattimento… la “Sarissa” … che tutto infilza, ebbe qui la sua consacrazione. Il “Ciclone Alessandro”, anch’egli terzo con quel nome, “Magno” per la potenza sprigionata, finalmente si acquietò in Babilonia: era il 10 Giugno del 323 A.Ch. I confini degli Stati erano stati cancellati: dall’Egitto alla Palestina; da Israele alla Siria, alla Carmania, alla Gedrosia, alla Grangiana, alla Bactriana… sino alla Sogdiana, all’Ircania, all’Armenia, alla Cappadocia… tutto era stato livellato nel nome di Alessandro Magno. Ebbene; si… è così; sul grande spazio geografico, senza più confini le due culture: quella Greca e la Persiana, favorite nell’integrazione, dal matrimonio tra ufficiali Macedoni e nobili Persiane, tentarono la fusione etnica che vide inquadrati nell’esercito di Alessandro oltre 30.000 nobili Persiani educati “Alla Greca”…Su questo grande spazio unificato dal ”Ciclone Alessandro” non appena questi si fu calmato ecco che, come per incanto, affiorarono nuove partizioni. Troppo poco tempo era passato perché l’entità storica, etnica e culturale potesse radicare saldamente promuovendo da potenza militare a potenza civile. Per i legittimi discendenti di Alessandro non ci sarà storia: Alessandro quarto verrà ucciso nel 310 A.Ch. assieme alla madre Rossana, figlia di un nobile bactriano, da Cassandro che aspirava al trono della Macedonia; Eracle, figlio di Alessandro e Barsine, ( la vedova di Menmone) faranno la stessa fine un anno dopo; dalle altre due consorti ufficiali: Statira, figlia di Dario 3° e Parisati, figlia di Artaserse, Alessandro 3° non aveva avuto eredi. Il fratellastro di Alessandro: Filippo 3° Arideo non era idoneo a governare e nel 317 A.Ch. fu il primo della famiglia ad essere eliminato. In quello stesso anno gli aspiranti alla successione di Alessandro Magno si erano oramai ridotti a cinque; oltre a Cassandro che abbiamo visto attestarsi in Macedonia, Lisimaco governò in Tracia; in Egitto Tolemeo Sotere, in Asia Minore ( Licia, Frigia e Panfilia) Antigono Monoftalmo; Siria e Babilonia, compresa l’India Nord Occidentale, furono di Seleuco. Ma ancora non era finita, l’equilibrio non stabilizzato, rivalità non tardarono a sorgere ed alleanze, tradimenti e lotte videro l’uno contro l’altro armati gli eredi del grande macedone. Antigono moniftalmo, aveva perduto un occhio in battaglia ed era, tra tutti, il generale con caratteristiche più simili ad Alessandro: era forte, audace, intraprendente e con una visione politica generale più ampia rispetto agli altri; era fatale che cercasse con ogni mezzo di imporsi per recuperare per intero l’impero asiatico conquistato dai Greci. Cassandro, Tolomeo, Lisimaco e Seleuco lo sapevano ed avevano la certezza che continuando ad imbarcarsi nelle loro beghe provinciali, sarebbe presto venuto il tempo in cui, uno alla volta avrebbero dovuto soccombere ad Antigono. Da aggiungere ancora il senso di indipendenza delle varie tribù Persiane che non più raccolte sotto l’egida Achemenide, sfuttando le rivalità sorte tra i conquistatori, cercarono di espellere, come un corpo estraneo, la grecizzazione dal territorio. Il grande sforzo di Alessandro Magno di unire Est ed Ovest in un’unica monarchia, magnifico come concezione e portato avanti con straordinaria energia e senso politico, non sopravvisse a lungo alla prematura scomparsa del Macedone anche per l’imperizia dei suoi successori alcuni dei quali, se pure dotati di considerevole talento non possedevano tuttavia la forza e la personalità sufficiente per imporsi sugli altri e sicuramente nessuno di loro aveva ereditato da Alessandro la grandezza di concezione della idea storica, né la sua forza per perseguirla e portare a termine il progetto con successo. Lo schema che il grande Macedone aveva concepito si frantumò e gli sforzi fatti per tenerlo unito e consolidarlo ebbero solo il risultato di una ulteriore divisione e parcellizzazione. Dopo di lui ben dodici pretendenti si erano contesi il potere e solamente con l’immediata suddivisione del territorio si potè evitare la guerra civile tra i successori, scontro che fu evitato per pochi anni in seguito infatti si assistè a cambiamenti sostanziali che ridussero l’impero ad una entità vieppiù frammentata. Dopo un primo momento di assestamento, alla fine del quarto secolo: a seguito della battaglia di Ipso (301 A.Ch.) l’Impero del Macedone vide una sostanziale divisione in quattro principali aree che da quel momento e per i successivi tre secoli, furono alla base della situazione politica nell’Est Europeo così come lo furono per l’Asia Occidentale. Macedonia, Asia Minore, Siria ed Egitto divennero le quattro grandi potenze del tempo e dalle fortune di questi quattro grandi poteri, dalle loro politiche e linee di azione dipese il corso generale degli affari nel mondo occidentale per i successivi duecento anni. Di queste quattro grandi monarchie, quella che maggiormente interessò la Parthia fu il Regno Siriano dei Seleucidi. All’inizio Seleuco non aveva ricevuto altra satrapia se non Babilonia; ma il suo genio militare e la sua popolarità lo portarono ad incrementare continuamente il territorio del regno sino al punto di farlo divenire un impero paragonabile alle antiche monarchie Orientali che nei tempi precedenti avevano attratto e quasi monopolizzato l’attenzione dell’umanità. Nel 312 A.Ch. aveva,come prima cosa, aggiunto all’iniziale governo della Babilonia: la Media, la Susiana e la Persia; dopo la battaglia di Ipso, con il beneplacito degli altri successori, estese il suo dominio alla Cappadocia, Phrigia dell’Est, Siria superiore, Mesopotamia ed all’intera vallata dell’Eufrate mentre, allo stesso tempo o poco prima, con le sue sole forze s’impossessò di tutte le province dell’Est che facevano parte dell’Impero di Alessandro: l’Armenia, Assiria, Sogartia, Carmania, Hycarnia, Parthia, Bactria, Sogdiana, Aria, Sarangia, Aradrosia, Sacartana, Gedrosia e molto probabilmente anche parte dell’India. A questo punto l’Impero si estendeva dal Mediterraneo ad Occidente sino all’Indo ed alla catena montagnosa del Bolor ad Oriente, mentre a Nord, dal Caspio arrivava sino al Golfo Persico ed all’Oceano Indiano a Sud. L’intera area copriva più o meno 1.200.000 miglia quadrate, di queste 300.000 – 400.000 erano costituite da deserto; tuttavia il rimanente era generalmente fertile ed in questi territori erano comprese regioni tra le più produttive dell’intero Globo. Il bassopiano della Mesopotamia, la Valle dell’Oronte, la striscia di terra tra le regioni a Sud del Caspio e le montagne, le regioni tra Merv e Balkh erano tra le più ricche dell’Asia per produzione di grano e frutta, in incredibile abbondanza. I ricchi pascoli della Media e dell’Armenia fornivano eccellenti cavalli mentre dalla Bactria proveniva un interminabile flusso di cammelli; gli elefanti poi venivano tratti in magna copia dall’India. Oro, Argento, Rame, Ferro, Piombo e Stagno erano abbondanti in diverse provincie oltre ad una grande varietà e quantità di pietre preziose, senza contare che da più di dieci secoli, confluivano nella regione, da ogni parte: metalli preziosi e le più disparate mercanzie. Nonostante che i Macedoni della prima conquista avessero spogliato il paese di preziosi e risorse, gli accumuli fatti nel tempo permisero ai nativi di sopravvivere mentre le ricchezze raccolte dall’Assiria; Babilonia e Media confluirono poi nell’Impero Seleucide. Inizialmente l’Asia Occidentale, sotto i principi Seleucidì godette di tranquillità e prosperità quali aveva assaporato in passato sotto l’Impero Persiano, da Ciro (538 A.Ch) sino alla conquista di Alessandro Magno (323 A.Ch), ma il sereno ben presto si coprì di nubi… era successo che i Principi Seleucidi invece di dedicarsi al consolidamento del loro potere, nelle vaste regioni tra l’Eufrate e l’Indo, rivolsero la loro attenzione ad Occidente e dispersero, in querelle di poco conto, contro i loro rivali di fede greca, le energie che avrebbero dovuto essere impiegate per rafforzare e riorganizzare i domini appena acquisiti. E’ sintomatica la propensione dei primi Seleucidi nei confronti del mondo Occidentale che portò al trasferimento della capitale del vasto Impero, dalla bassa Mesopotamia alla Siria Superiore, dalle rive del Tigri a quelle dell’Oronte. Lo spostamento ebbe conseguenze fatali giacchè l’impero conteneva in sé un elemento di instabilità naturale dovuto alla vastità del territorio, stimato in lunghezza, non meno di 2.000 miglia che per essere tenuto sotto controllo avrebbe richiesto che la capitale fosse situata in posizione centralizzata. La vecchia capitale della Media: Ecbactana od in alternativa l’ultima capitale dell’Impero Persiano: Susa avrebbero permesso ai Seleucidi di governare convenientemente il territorio; anche Babilonia o Seleucia, per quanto più defilate verso Ovest sarebbero state accettabili, per questo scopo; ma la volontà di Seleuco di spostare la sede del suo governo a 500 miglia verso Ovest per porla quasi alla frontiera Occidentale, a poche miglia dal Mediterraneo, per meglio controllare le mosse dei suoi rivali, accrebbe le fratture che richiedevano invece di essere sanate e questo anticipò non poco la fine del suo Impero. L’infelice scelta allentò ancora di più i tenui legami che lo tenevano unito alla gran massa degli asiatici; Il trasferimento apparve loro offensivo,sentirono il loro re lontano dagli interessi del paese, relegato in un remoto, quasi irraggiungibile angolo della regione occidentale. In una situazione come questa la presa del governo sui distretti orientali più lontani dalla nuova capitale e meno assimilati alla cultura Greca si fece sempre più precaria. La disintegrazione dell’Impero Seleucide non avvenne per una specifica causa predominante; ma fu il frutto del desiderio, se non di rivolta, almeno di recupero della propria identità attraverso la volontà di rendere difficoltoso, se non impossibile il governo delle province che via, via andavano procedendo sulla strada del separatismo. Lo sfaldamento dell’Impero avrebbe potuto essere, se non evitato, almeno contenuto o rimandato nel tempo, solo che i principi Seleucidi fossero riusciti ad assicurare a tutto il territorio una vigorosa ed attenta amministrazione e si fossero astenuti dal coinvolgimento bellico con i vicini Occidentali: I Tolomei, il Re di Pergamo e gli altri; ma l’organizzazione dell’impero Seleucide era sotto questo aspetto del tutto insoddisfacente. Avrebbero dovuto proseguire nell’integrazione iniziata da Alessandro Magno con il tentativo di rinsaldare gli elementi eterogenei, in cui il Regno era composto, in un tutto organico, di conciliare ed elevare gli asiatici all’unità attraverso la cultura Macedone promuovendo matrimoni misti e scambi sociali tra le due classi, educando gli Asiatici alle idee della civiltà Greca con l’apertura alla Corte ed inserendoli così nelle alte cariche dello Stato, neutralizzando quel senso di individualità che era alla base del separatismo e nel contempo rafforzando le radici del popolo conquistato nel terreno della cultura Greca. Invece di tutto questo i primi Seleucidi ed i loro successori applicarono il vecchio, semplice e rude sistema perseguito, prima di Alessandro Magno, dai Persiani e dopo di loro continuato dai Medi; il sistema più congeniale all’indolenza ed all’orgoglio umano: quello di governare una nazione di schiavi con il ristretto numero dei vincitori stranieri. Seleuco divise il Paese in 72 Satrapie e concesse l’ufficio di “Satrapo” ai soli Greci e/o Macedoni mentre l’esercito, attraverso il quale manteneva la sua autorità, era per lo più composto da Asiatici, disciplinati sul modello Greco ed interamente comandato da ufficiali Macedoni o Greci. Nessuno si illudeva sul mantenimento del rispetto da parte di queste forze e puntare sulla loro fedeltà ai governanti stranieri era pura utopia ed anche la supervisione sui Satrapi non era tale da poter garantire la fedeltà di quest’ultimi. Secondo quanto riportato da molti scrittori l’atto scatenante della rivolta dei Parti va ricercato in un grave oltraggio perpetrato da un Satrapo nei confronti di un Asiatico; può darsi che il fatto non sia veramente accaduto; ma è indice della condotta che i Satrapi tenevano nei confronti dei locali e se non accadde, sarebbe tuttavia potuto accadere. Occorre fare rilevare che comportamenti di questo tipo non erano poi peggiori di quelli operati dai governanti Persiani, Medi ed Assiri molti secoli prima; ma sulla scala temporale un nuovo giogo è sempre più pesante di quello vecchio; occorre ancora aggiungere la speranza frustrata della politica di assimilazione operata da Alessandro Magno in cui molti Asiatici avevano riposto tante speranze. Delusi ed amareggiati, privati delle loro legittime aspettative, quando i Seleucidi rispolverarono i vecchi, non modificati sistemi satrapiali, persecutivi e pieni di abusi non potevano provare che avversione al loro potere che oltretutto spingeva le sue ambizioni ed ostentazioni nella querelle con gli altri successori di Alessandro. I confini del territorio dei Seleucidi coincidevano con quelli dei Tolomei e del Re di Pergamo ed avrebbero potuto essere oggetto di superamento da parte di questi stati; ma spostare la capitale per meglio difenderli fu un chiaro segno di debolezza, del non essere in grado di poter far fronte ad eventuali attacchi che avrebbero potuto derivare da Pergamo, dall’Egitto e fin anche dalla Macedonia. Spostare la capitale a Seleucia si rivelò alla fine un doppio errore giacche se da una parte non servì a rinforzare il potere ad Occidente dall’altra distolse l’attenzione dalle risorse e dalle capacità delle province orientali. Dubbio è se quest’idea di isolamento sia da attribuirsi ai primi principi seleucidi certo è che quello di riunire sotto il loro potere quello che era stato il territorio conquistato da Alessandro Magno fu un sogno accarezzato anche dai successivi re ciascuno dei quali era disposto a rinunciare al consolidamento delle regioni asiatiche più interne pur di riconquistare le regioni Occidentali dell’Impero. Il risultato fu che durante la prima metà del terzo secolo (300 – 250 A.Ch) i principi Seleucidi si trovarono costantemente impegnati in Asia Minore e Siria su opposti fronti di guerra privilegiando quello siriano a scapito del controllo sull’Oriente. Vero è che i satrapi di queste regioni, con grande soddisfazione di Seleuco e del suo successore: Antioco, pagavano regolarmente i loro tributi ed inviavano con puntualità i contingenti richiesti per la guerra ai confini occidentali, tuttavia si dimostrarono ambigui nella conduzione delle province loro affidate, operarono a loro discrezione e non ci si può sorprendere di questo comportamento vista la carenza di interesse e di controllo. Complicazioni e disordini insorsero un po’ dappertutto aumentando nel tempo a causa dell’apatia e della negligenza di coloro che avrebbero dovuto tenere ben salda la direzione dello stato; ma un ulteriore impulso verso la disintegrazione è sicuramente da addebitarsi al carattere debole e borioso di Antioco 2° tanto spregevole da aver assunto il titolo di “Theos” mai prima cercato da altri monarchi e questo la dice lunga sulla presunzione e la follia di questo monarca. Il comportamento giustifica e conferma il fatto che le calamità occorse durante il suo regno furono il frutto della sua incapacità a governare e reggere l’impero. Antioco 2° era noto, tra i sovrani asiatici per la lussuria e la perversione; le sue numerose mogli ed i preferiti lo tenevano lontano dai suoi doveri di sovrano né i loro desideri ed i crimini commessi mai furono in un qualche modo frenati o puniti come avrebbe dovuto essere; si deve aggiungere che già alcune province più interne si erano ribellate con successo ed una volta trapelata la notizia, questa non aveva fatto altro che accrescere il desiderio e l’ambizione di libertà dal dominio Seleucide anche di coloro che in passato avevano accettato di buon grado il dominio Macedone. Persino al tempo delle conquiste di Alessandro Magno c’era stato un satrapo Persiano: Atropate che era riuscito a trasformare la satrapia in regno indipendente detto poi : Media Atropatene. Non era trascorso molto tempo che anche la Cappadocia si dissociò dal regno di Eumene (326 A.Ch.) proclamando con Ariarate, che divenne il fondatore della dinastia, la propria indipendenza. Poco prima anche la Bitinia, la Palagonia ed il Ponto, una volta province Persiane avevano alzato la bandiera della rivolta proclamando la loro autonomia. Riassumendo, nell’Asia Occidentale, oltre ai regni Greco- Macedoni creati dai successori di Alessandro Magno esistevano, in quel tempo, cinque o sei stati che si erano ribellati e resi indipendenti. Questo il quadro politico del 256 A.Ch. nel sesto anno di regno di Antioco Teo, anno in cui prese forma tangibile, all’estremità orientale dell’impero Seleucide, la ribellione della provincia Bactriana. Questo distretto, sin dai primordi, aveva goduto di speciali privilegi. Il paese era fertile e per di più facilmente difendibile; la gente forte e coraggiosa era stata trattata con particolare riguardo dalla monarchia Persiana pare anzi che per tradizione godessero di una certa preminenza tra le popolazioni di razza ariana tanto che è celebrata nei più antichi testi del “Zendavesta” La Bactria aveva mantenuto la sua indipendenza sino al tempo di Ciro che si dice la pose alle dirette dipendenze del suo secondo figlio: Bardes o Tanyoxares e sotto il dominio Persiano ebbe satrapi solitamente membri della famiglia reale. Alessandro trovò difficoltà a conquistarla e ci riuscì solo dopo prolungato impegno e sforzo militare; era quasi naturale che la disintegrazione dell’impero Seleucide avesse inizio da qui. Era satrapo, in quel tempo, il greco Diodoto il quale disgustato dal comportamento di Antioco Teo, cavalcando l’onda dell’ipopolarità del sovrano, nel 256 A.Ch. si rese indipendente ed assunse il titolo di Re; battè moneta a suo nome e senza incontrare soverchie difficoltà trasformò la provincia in regno. Antioco, impegnato nella guerra contro Tolomeo Filadelfo non potè o non volle distogliere le forze dal fronte per riannettersi la Bactria. L’esempio del successo non tardò a fare proseliti; se una provincia poteva impunemente togliersi dal giogo sovrano perché altre non avrebbero potuto fare altrettanto? La Siria, come Abbiamo visto non compì il minimo sforzo per punire la Bactria del suo gesto e lasciò che si rendesse indipendente; per otto anni nessun esercito siriano si avvicinò ai confini del paese permettendo a Diodoto di consolidare il suo regno e la sua autorità. Dopo circa sei anni dalla dichiarazione di indipendenza della Bactria la satrapia della Partia ne seguì l’esempio e si dichiarò anch’essa libera dal giogo Seleucide. Diverse furono le circostanze che portarono all’indipendenza, in Bactria il satrapo al potere era greco ed il regno aveva assunto oramai lo stampo ellenico, esattamente come il regno Seleucide; ma nella Partia il governo dei Greci venne messo da parte, furono i nativi asiatici a ribellarsi al loro governatore: un popolo di rudi ed incivili, triviale e selvaggio; ma valoroso ed amante della libertà, insorse reclamando la propria indipendenza contro i raffinati e relativamente effeminati Greci che li tenevano in soggezione. Il regno dei Parti fu rigorosamente antiellenico, fece appello alla fede patriottica ed all’odio verso lo straniero per annullare l’opera di unificazione tanto voluta da Alessandro Magno e cacciare gli europei per riportare la razza ariana in possesso del proprio continente: “ Asia per gli Asiatici” fu il loro motto. Naturalmente l’ostilità riservata ai Siriani trovava campo anche nei confronti della Bactria; ma il pericolo comune è spesso causa di alleanza con il vicino e non ci sono dubbi dell’intento dei due popoli, nella ricerca della libertà e dell’autonomia. Arsace sta alla Partia come Arminio alla Germania, come Tell alla Svizzera e Vittorio Emanuele (sic) alla Lombardia. Le vicende della rivolta Partica sono narrate, dagli scrittori antichi in modo non uniforme: secondo Strabone; ma lui stesso mostra di crederci poco, Arsace era un bactriano che dissentiva dal modo di governare di Diodoto ed appena ne ebbe l’opportunità andò a fondare un nuovo regno nella vicina Partia dove istigò all’insurrezione contro il satrapo di turno facendosi poi accettare dai Parti quale sovrano. Conoscendo il credo delle popolazioni dell’area è estremamente improbabile che accettassero come Re uno straniero tanto che anche altri narratori non sono concordi sull’origine bactriana di Arsace e lo considerano un Parto o molto vicino ai Parti. Arrian fa osservare come Arsace e suo fratello Tiridate fossero Parti, discendenti di Priapazio e che si erano ribellati al satrapo di Antioco Teo, di nome : Perecle, a seguito di un grave insulto che questi aveva perpetrato nei loro confronti; dopo aver ucciso il satrapo proclamarono la Partia paese indipendente ponendosi loro stessi al governo del paese. Strabone che dà più di una versione su Arsace, lascia intendere che è propenso a ritenere valida questa ipotesi: Arsace era “Scizio” a capo della tribù dei Parni Danae che abitava la valle dell’Ochus (Attreck ?) e poco dopo che la Bactria si fu resa indipendente entrò in Partia alla testa di un gruppo d’uomini del suo paese per porsi come capo dei Parti. Giustino, da ultimo non ha dubbi e sposa le teorie di Trogus Pompeius, uno scrittore del tempo di Augusto, che si esprime in questi termini: “ Arsace, da tempo avvezzo a vivere di rapine e ruberie, postosi a capo di una banda di predoni, attaccò i Parti, uccise il satrapo Andragora e si insediò al suo posto” è una versione realistica che non si discosta molto da quella di Arrian. Se Arsace sia effettivamente stato un capo dei Dahan, avvezzo a fare incursioni dal deserto del Corassan, nelle fertili pianure della Partia è probabile che in una di queste sia entrato in contatto con il satrapo greco, che abbia sconfitto il suo esercito ed ucciso il satrapo ed i Parti, che appartenevano alla sua stessa razza, tutto sommato approvarono il suo operato, lo videro un po’ come il liberatore dalla tirannia greca e lo accettarono come loro capo; un popolo oppresso accetta spesso di buon grado di essere governato dal capo di una tribù affine se questi si mostra forte e coraggioso e se promette di liberarli dal giogo dell’oppressore. La data della rivolta dei Parti è da porsi, con ogni probabilità, al 250 A.Ch. anno che coincideva con l’undicesimo di governo di Antioco Teo, in quel tempo militarmente impegnato nel conflitto con Tolomeo Filadelfo, Re dell’Egitto e che sfociò alla fine con il matrimonio di Antioco con Berenice, figlia di Tolomeo. Ci si sarebbe potuto aspettare che una volta risolta la controversia Antico rivolgesse le sue attenzioni verso Est per riconquistare quella vasta parte di territorio perduta; non fu così, ad Antioco vennero meno volontà e coraggio per intraprendere una nuova guerra, si mostrò egoista e lussurioso ed alle difficoltà ed i pericoli di una nuova campagna militare nelle ostili regioni del Caspio preferì l’alcova in Antiochia. Per un bel po’ di tempo se ne rimase tranquillamente a casa mentre Arsace consolidava il suo potere, rinsaldandosi sempre più fermamente sul trono e riducendo a più miti consigli coloro che per una ragione od un'altra cercavano di mettere in discussione la sua autorità. Pare che la capitale del suo regno sia stata Ecanthomphili, città costruita da Alessandro Magno nella valle del fiume Gurghan e secondo alcuni autori sembra che Arsace abbia fatto una fine violenta, trafitto in battaglia da una lancia che gli si era conficcata nel fianco; certo è che il suo regno fu breve se già nel 248 A.Ch. gli successe il fratello Tiridate, come secondo monarca dei Parti. Quando ascese al trono Tiridate seguì una pratica molto comune all’Est, adottò cioè come. “Nome regale” quello del fratello e regnò come: Arsace 2° Tiridate è il primo Re della Partia di cui possediamo un memoriale da parte dei contemporanei e le monete da lui fatte coniare danno inizio alla serie partica; sul dritto compare il monarca con lineamenti marcati, occhi larghi, naso aquilino, mento prominente e completamente calvo, indossa un curioso copricapo, od elmetto, con copri orecchie laterali che raggiungono le spalle pare quasi un carrista della seconda guerra mondiale. Sul rovescio della moneta compare una figura di guerriero assisa su di una specie di scranna, tiene in Mano un arco e con la destra la faretra; la scritta che compare è in caratteri greci e riporta il titolo del Re. APΣΑΚΥ La rappresentazione di questo guerriero è probabile che si riferisca al Re in abito di combattente ovvero alla figura di una divinità guerriera partica ancestrale ovviamente la tipologia delle monete segue il modello Seleucide. Ecco l’esempio una moneta di Antioco ; sul dritto la faccia del Re; sul rovescio compare il dio Apollo seduto sull’onfalo, con arco e freccia; ai lati il nome del Re: ΑΝΤΟΚΟΥ ed il titolo:ΒΑΣΙΛΕΩΝ Tiridate fu monarca abile ed attivo, ebbe molta fortuna e tenne il regno per un lungo periodo, circa trent’anni, tanto da poter sviluppare a suo talento e completare l’organizzazione del regno; dal fratello aveva ricevuto una monarchia ancora instabile, lasciò un regno unito e forte, allargato nei confini, ben difeso ed in armonia con i paesi confinanti ed alleati; ma il suo maggiore impegno fu quello di aver avuto ragione delle armi siriane nella segreta speranza di portare la Siria in sua soggezione. Fu testimone di eventi politici straordinari e durante gli anni del suo regnare si comportò con prudenza e moderazione; più di una volta si trovò in pericolo, sempre seppe proteggersi facendo buon uso delle opportunità che si presentavano in Asia Occidentale, nelle instabili condizioni politiche di quel tempo ed è a buona ragione che viene considerato dai più come il secondo fondatore dello Stato. Passati due anni dalla sua ascesa al trono, nell’Asia Occidentale scoppiò una vasta, improvvisa rivoluzione: Tolomeo Evergete, il figlio del Filadelfo, nel 247 A.Ch. successe al padre e due anni dopo dichiarò guerra alla Siria per vendicare l’uccisione, in cui si dice avesse avuto parte Seleuco 2° Re di Siria, della sorella Berenice. L’inizio del conflitto fu favorevole agli egiziani che nel breve volgere di due anni conquistarono: Mesopotamia, Assiria, Babilonia, Susiana, Media e Persia mentre le province minori quali: Partia e Bactria gli si sottomisero senza opporre resistenza alcuna. Si racconta che Tolomeo in persona sia andato sino a Babilonia per affermare il suo potere anche se pare abbia trovato una qualche forma di ostilità quando impose ai paesi vinti la consegna dei capolavori d’arte che possedevano per inviarli in Egitto, come frutto della vittoria, per adornare Alessandria. Pretese inoltre pesanti contribuzioni dai paesi conquistati trattandoli con eccessiva severità ed il fatto non poteva certo accattivargli simpatie. Bactria e Partia, considerando che questo giovane sovrano guerriero, come Alessandro Magno, in una sola campagna, aveva percorso migliaia di miglia per spostarsi dalle sponde del Nilo a quelle del basso Eufrate, senza peraltro essere mai stato sconfitto, non si allarmarono più di tanto; del resto quale resistenza avrebbe potuto opporre il piccolo stato dei Parti? La cosa migliore da fare sembrò essere quella di offrirsi spontaneamente al nuovo conquistatore. Certo deve aver rallegrato non poco il cuore di Tiridate la notizia che mentre Tolomeo raccoglieva i frutti delle sue vittorie in paesi lontani, la sua assenza dall’Egitto produceva nuovi torbidi tanto da indurre il Re a ritirarsi precipitosamente ed evacuare i territori appena occupati; correva l’anno 243 A.Ch. Il ritorno sui suoi passi di Tolomeo giovò molto alla Partia che da paese conquistato che era, quando il Re Egiziano si ritirò, finì per rafforzare la sua posizione ed aumentare il suo potere. Dopo la partenza di Tolomeo la Siria si apprestò a riconquistare le province che le erano state tolte e rivolse le sue truppe soprattutto verso la Partia che aveva accettato di buon grado la dominazione Egizia; ma i tempi erano cambiati e le milizie meno agguerrite rispetto a qualche anno prima, la sua presa nei confronti dei vecchi domini era diminuita; il prestigio dell’esercito caduto ed il suo onore offuscato. Tiridate resosi conto di questo decadimento colse l’opportunità ed invase subito l’Hicarnia per distaccarla dall’impero dei Seleucidi, allargando i suoi confini e cercando di rendersi ancor più indipendente dalla Siria. La sfida a Seleuco 2° era lanciata e non ci si poteva più tirare indietro era anzi indispensabile per mantenere la propria sicurezza ai confini, occupare tutte le altre province più prossime. Non era facile e Seleuco 2° non era tipo da lasciar correre né tanto codardo da rinunciare alla riconquista; sin dal suo insediamento al potere era stato coinvolto in guerre e sebbene più di una volta sconfitto in battaglia, mai si era arreso. Appresa la notizia della perdita dell’Hicarnia fece immediatamente pace con il fratello: Antioco Ierace con cui era da tempo in dissidio e raccolto un poderoso esercito si mise in marcia verso Est. Prima di invadere la Partia prese contatti con Diodoto Re della Bactria e presentando Tiridate come un nemico comune, più pericoloso per la stessa Bactria che non per la Siria, in quanto a capo di un movimento anti Ellenico il cui obbiettivo era quello di rimuovere sia Diodoto che il Re della Siria; riuscì nell’intento ed i sovrani confederati, unite le loro forze iniziarono l’invasione del territorio dei Parti. Tiridate per parte sua, ritenendo di non poter competere militarmente sul campo, si ritirò verso Nord, nella regione tra l’Oxus ed il Jaxartex dove trovò rifugio presso una tribù Scizia chiamata: Aspasiace che in quel momento era forte. Gli Scizi offrirono a Tiridate le loro truppe, fors’anche perché non desideravano che il Re dei Parti soggiornasse troppo a lungo nel loro territorio e questi, venuto a conoscenza della morte di Diodoto, prese immediatamente contatto con il suo successore, il figlio: Diodoto 2° contrasse con lui alleanza ed assieme dettero battaglia alle forze seleucidi e le misero in rotta. Seleuco, si ritirò in tutta fretta ad Antiochia e raccolto nuovamente l’esercito mosse contro il fratello che in sua assenza si era ribellato e lo sconfisse; ma forte dell’esperienza subita si guardò bene dal riprendere la lotta sia contro i Parti che contro la Bactria. Questa vittoria fu con buona ragione considerata dai Parti una sorta di secondo inizio della loro indipendenza. Il regno aveva vissuto in modo abbastanza precario ed in sofferenza giacchè sin dal tempo della rivolta, la Siria non aveva mancato di reclamare la sua sovranità sul territorio perduto e sino a quando una battaglia combattuta non avesse dimostrato che la nuova monarchia aveva la forza di resistere era difficile per tutti credere che i Parti fossero in grado di mantenere la propria indipendenza; la vittoria ottenuta da Tiridate contro Seleuco Callinico fugò ogni dubbio, provò al mondo ed ai Parti stessi che non avrebbero dovuto più avere timori e che erano in grado di difendere il loro regno e la loro indipendenza. Se consideriamo la sproporzione esistente tra il piccolo regno dei Parti: 5000 miglia quadrate, le sue risorse di povera provincia asiatica e le forze militari che conoscevano solo il rude guerreggiare della steppa a confronto con il grande impero Siriano che a quel tempo copriva oltre 1.000.000 di miglia di territorio, che aveva ereditato quasi tutta la ricchezza dell’epoca e possedeva, le armi, l’addestramento e la tattica macedone, il risultato dello scontro non può essere visto altro che con sorpresa… un fatto senza precedenti e che non si sarebbe più ripetuto. Ancora dobbiamo aggiungere il particolare valore dimostrato da un piccolo popolo chiamato a difendere con forza estrema il proprio territorio dalla dominazione straniera attaccante con forze preponderanti; questo ci ricorda: Maratona, Bannockburn e Morganten. Possiamo anche non simpatizzare con il vincitore per il fatto che la civiltà Greca, introdotta in Asia da Alessandro Magno era stata brutalmente ridimensionata tuttavia non possiamo non ammirare lo spettacolo offerto da un esiguo gruppo di gente coraggiosa oltre ogni limite e determinata a resistere per la difesa del paese natio ad un esercito straniero e trionfare su quelli che sarebbero potuti diventare i nuovi oppressori. L’importanza di questo scontro rimase così impressa nell’immaginario collettivo del popolo partico che ne preservò la memoria, con feste solenni, ad ogni ricorrenza e ci dice Trogo Pompeio che ancora era sentita ai suoi giorni. Non sappiamo se Seleuco ritenesse la disfatta come atto finale di una sfida ovvero se si riservasse di ridurre la Partia all’obbedienza in altri momenti ritenendo suo arbitrio sospendere o continuare le ostilità, certo è che al suo ritorno in Antiochia trovò non pochi cambiamenti, come già detto il fratello: Antioco Ierace si era ancora una volta ribellato alla sua autorità ed Attalo, Re di Pergamo mostrava adesso comportamento minaccioso verso la Siria sì che dal suo ritorno dalla campagna Partica ( 237 A.Ch.) Seleuco si trovò di fronte a due ostilità che perdurarono sino alla sua morte avvenuta nel 226 A.Ch. Tiridate ebbe tutto il tempo di rafforzare e migliorare il regno oramai consolidato senza tuttavia impegnarsi in nuove conquiste e durante il resto del suo lungo regnare, durato oltre trenta anni, il suo impegno fu rivolto alla realizzazione di lavori utili per rafforzare i confini del suo territorio. Eresse un gran numero di fortini o castelli in posizioni strategiche e fortificò i villaggi inserendovi guarnigioni; selezionò poi accuratamente il sito ove edificare una nuova città per farne la capitale del suo regno. a scelta cadde su di una regione montagnosa, nota come: Zapavortenon in cui si trovava una altura circondata da ogni lato da precipizi rocciosi posta nel bel mezzo di una pianura ubertosa e di straordinaria fertilità; nelle vicinanze c’era abbondanza di boschi e copiose sorgenti d’acqua ed il terreno era tanto ricco da non richiedere concimazioni. La città fu chiamata: “Dara” che Greci e Romani allungarono in “Dareium” Non è noto il luogo esatto dove la città fu costruita; ma sembra che fosse verso Est e con ogni probabilità era molto vicina all’attuale città santa di Meshed. Il desiderio di Tiridate di realizzare una nuova capitale fu forse dettato dalla naturale antipatia verso i Greci suffragata dal fatto che Hecatomphili che era stata sin qui la sede del governo, era un villaggio squisitamente Greco, voluto da Alessandro Magno ed abitato prevalentemente da Greci. I Parti provavano tanta avversione per i comportamenti e le idee elleniche che più tardi rigetteranno Seleucia come loro capitale, residenza del Re e della Corte, preferendole un sito vicino: Ctesifonte e non appena crebbero in prosperità sentirono prepotente il desiderio di ritirarsi a vivere in quartieri completamente abitati da Parti rigettando una condivisione promiscua del territorio. Il tentativo non ebbe successo anche se Hecatomphili ne derivò concreti vantaggi anche maggiori rispetto a quelli di Dara infatti la corte del Re, dopo aver risieduto nelle tre più importanti città si trasferì definitivamente, sotto i successori di Tiridate ad Hecatomphili che divenne così capitale del regno e sede del governo. Dopo aver ben governato assicurando prosperità e sicurezza ai Parti, Tiridate morì, dopo trentaquattro anni di regno: dal 248 A.Ch. al 214 A.Ch. lasciando il trono al figlio Artabano che similmente al padre assunse il titolo di Arsace 3° George siamo finalmente arrivati nel territorio dei Parti; è stata una giornata lunga e stancante; ma domani penso sarà più piacevole e di maggiore interesse; a domani dunque mitico George.1 punto
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Ha fatto/fare il rame-nichel 50-cent, 1-, 2-, e 5-dollari circolare? Forse. Wikipedia—come osservato in precedenza—dice sì, occasionalmente. Dire catalogo Krause implica sì, da loro prezzi in un grado di EF (SPL), ed infatti ci sono pochi mintages in queste serie che possono essere interpretate come monete in circolazione—se imposta assemblato solo perché essi superano i quantitativi di zecca-sets. Posso solo dire che non ho mai visto nessuna delle Bahamas' in ottone e rame-nichel monete sopra 25-cents in gradi circolate. (Ma non sono mai stato alle isole, neanche). Forse semplicemente non rendono agli Stati in turisti tasche e borse, o forse lo fanno, come souvenir che i loro proprietari sono stati riluttanti a rinunciare. E se questa è la spiegazione, allora la realtà demografiche più severe (alcune) vi permetterà di sapere in un decennio o due. Vorrei potrei fare meglio per te, ma non so per certo. Hai altre domanda era veramente buono, uno meritevole di un lungo articolo: perché i britannici utilizzare monetazione patria in alcune delle loro colonie, ma organizzare una monetazione dedicata in altri? Accennerò solo pochi principi organizzativi (molto generale) che sospetto stipulato le determinazioni britanniche: 1) monetazione patria volle spesso essere utilizzato come un espediente temporaneo, fino a quando una via adeguata potrebbe essere tracciata; 2) monetazione patria sarebbe non essere adatto a zone dove il linguaggio ha presentato vera difficoltà; 3) monetazione patria sarebbe non essere adatto a zone che avevano un sistema stabilito proprie; 4) monetazione patria sarebbe non essere necessarie in colonie nei pressi di altre colonie britanniche con una monetazione dedicata proprie, che potrebbero essere usati preferibilmente; 5) monetazione patria sarebbe non essere utile nelle zone dove il sistema decimale è stato voluto. E ecc, ecc, come curare i differenziali di valuta (Australia, Nuova Zelanda e Figi negli anni '30, per esempio), o il desiderio di un dominio per maggiore autonomia, o come preparazione per i prossimi indipendenza di una colonia. Una domanda interessante, grazie per avermi fatto a pensarci. Divertimento! :D v. ----------------------------------------------------------------- Did/do the copper-nickel 50-cent, 1-, 2-, and 5-dollar circulate? Perhaps. Wikipedia—as you noted earlier—says yes, occasionally. Krause’s catalog say imply yes, by pricing them in an EF (SPL) grade, and indeed there are a few mintages in these series that can be construed as circulation coins—if only because they exceed the quantities of mint sets assembled. I can only say that I have never seen any of the Bahamas’ brass and copper-nickel coins above 25-cents in circulated grades. (But I have never been to the islands, either.) Maybe they just don’t make it back to the States in tourists’ pockets and purses, or maybe they do, as souvenirs that their owners have been reluctant to give up. And if that’s the explanation, then the harsher demographic realities will let (some of) us know in a decade or two. I wish I could do better for you, but I just don’t know for sure. You other question was a really good, one deserving of a long article: why did the British use homeland coinage in some of their colonies, but arrange for a dedicated coinage in others? I’ll just mention a few (very general) organizing principles that I suspect entered into the British determinations: 1) homeland coinage would often be used as a temporary expedient, until a proper path could be mapped out; 2) homeland coinage would not be well suited to areas where language presented real difficulty; 3) homeland coinage would not be well suited to areas which had an established system of their own; 4) homeland coinage would not be necessary in colonies near other British colonies with a dedicated coinage of their own, which could be used instead; 5) homeland coinage would not be useful in areas where the decimal system was desired. And etc., etc., such as curing currency differentials (Australia, NZ, and Fiji in the ‘30s, for instance), or the desire of a Dominion for more autonomy, or as preparation for a colony’s coming independence. An interesting question—thanks for making me think about it. Fun! :D v.1 punto
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