Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/08/14 in tutte le aree
-
un ritrovamento D.O.C +++ Taglio : 1 euro Nazione : Monaco Anno : 2007 Tiratura : 100.000 Condizione : BB/SPL Città : Bereguardo note : :pleasantry: :pleasantry: :pleasantry:9 punti
-
Tanti segnetti che saltano subito all'occhio, ma metallo fresco e brillante sotto una patina antica. Peccato non riesca a far rendere il lustro che conserva questo esemplare. Questa patina può non piacere ma, a mio avviso, è frutto di tanti anni di riposo.3 punti
-
La cosa interessante di questa enorme scienza, è l'analogia e la sinergia che viene a crearsi fra le varie zecche, le varie iconografie riflettono sempre alcuni valori e simboli che possiamo ritrovare in ogni ambito, i codici erano universali e servivano a comunicare e a trasmettere emozioni, come quelle che provo ogni volta, che vedo e sogno in certi in certi tondelli... ALPH IV MV RE E C DVX IX Busto corazzato e togato a destra; sul petto il Collare del Toson d’Oro Alfonso IV D’Este duca di Modena e Reggio (1658-1662 ). Ducatone 1659. AR 31,46 g. – ø 45,1 mm. e sullo spallaccio della corazza, maschera leonina. Sotto, nel giro, I659 E T (Elia Teseo, zecchiere). Rv. AL TERVTRVM NEV – TRVM VTRVMQVE Spada sguainata intersecata in palo con corona d’alloro. Asse a 180°. CNI 2. Ravegnani M. 4 (R4). MIR 809 (R5). Davenport 4040. Alfonso IV nacque da Francesco I d’Este e Maria Farnese. La politica del padre, sempre tesa a riavere Ferrara o quanto meno a risolvere i problemi per i beni feudali del Ferrarese, orientò anche la scelta della donna che il figlio avrebbe dovuto sposare. Prima si pensò a un matrimonio con Costanza Pamphilj, poi a nozze spagnole ed infine fu decisa l’unione con una nipote del Cardinale Mazzarino, mossa questa che avrebbe cementato i rapporti con la Francia. Difatti, alla morte del padre, Alfonso ricevette da Luigi XIV la patente di generalissimo delle armi francesi in Italia e la facoltà di concludere lega con Venezia. Il prolungarsi del conflitto tra Francia e Spagna vide Alfonso spostarsi progressivamente su posizioni di neutralità. Protettore delle arti, il duca arricchì la Galleria Estense iniziata dal padre e curò l’ampliamento di Modena. Morì di gotta, appena ventottenne, nel 1662, lasciando la tutela dei figli Francesco e Maria Beatrice, che fu poi regina d’Inghilterra, alla moglie Laura. La spada raffigurata al rovescio allude senza dubbio alla tradizione militare della famiglia.3 punti
-
I’ll just make a few observations, and leave it in English-only to limit any misunderstandings…please no one take this as a serious dissection of American law on this subject….. The older coins are plentiful in the U.S. and there is no problem with them, of course. The post-revolutionary coins are also okay to buy—if they are not in Cuba! Which means there has been no legal large-scale importing of these coins into the U.S. They pass hand-to-hand without much, if any, comment, but (with the partial exception of the modern tourist currency), they are relatively tough to get. Cuban coins in the U.S., then, are something like the American cars in Cuba—mostly pre-1961, give or take. (One of my purposes in beginning this thread was exactly the hope I might see some of these more modern, and somewhat--for Americans anyway--exotic creatures.) And just for fun, please let me mention that when I was a boy, more or less the same situation obtained for the People’s Republic of China—then often called “Red China.” Living in Italia as we did I was able to buy a packet of PRC postage stamps. Common elsewhere, but relatively tough to get for Americans. Some I traded to one of my teachers for coins, and finally, after about 40 years of looking at it, I sold the “big” stamp from that 1000-lire packet for US$90 to a stamp dealer. Funny thing is, although we’re talking of U.S. restrictions here, that $90 price was almost entirely a function a relaxation in Chinese society. One other quick note: I was planning to mention the Cuban “Patria O Muerte” in connection with some Nicaraguan coins….thanks, petronius, for giving me a quick illustration to link to! :) v.3 punti
-
In ogni caso escluderei di parlate di "prove e progetti" di monete medioevali Gli 'antichi' erano persone serie e non coniavano quella pletora di oggetti monetiformi che avrebbero fatto , dal Regno in poi la felicita' di numismatici e indotto qualcuno a scriverci sopra ipotizzando delle 'prove e progetti dal V secolo ....' Chissa' perche' poi dal V secolo ... mah3 punti
-
inviterei tutti..i presenti.... a uno sguardo approfondito tra i capelli del sovrano.....mamma mia che viola! ! questa è patina!...non semplice "ossidazione"2 punti
-
Una lettera del Direttore Generale dell’Amministrazione delle Monete al Ministro delle Finanze del 15 luglio 1859 ci fa sapere che l’incisore D. Luigi Arnaud ha già presentato al Ministro il “modello” in cera del ritratto del Re la cui effige al contrario dei due sovrani precedenti è rivolta verso sinistra; questo cambiamento non è stato fatto per un capriccio dell’incisore, ma .......... :whome: :lollarge: perché l’artista ha tenuto presente come originale un ritratto in fotografia eseguito da S.A.R. il D. Sebastiano che l’aveva dato all’incisore (Infante Sebastiano Gabriele Maria di Borbone che aveva sposato la principessa Maria Amalia figlia di Francesco I). D’altra parte l’Arnaud (Luigi) trova che artisticamente la situazione dell’effige sia consona alle prescrizioni dell’arte che, dice il Direttore Generale, la legge del 1818 (fondamento del nostro sistema monetario) non prende in considerazione la direzione della testa del Sovrano sulle monete, quindi non ha grande importanza detta direzione ed il Re potrà decidere in proposito; se il Re però volesse l’effige verso destra occorrerebbe che il nuovo modello venisse fatto direttamente dall’originale e quindi sua Maestà dovrebbe concedere una seduta di posa che sarebbe utile anche se il Re accettasse il modello precedente.2 punti
-
Bella domanda, #Magdi! Effettivamente nel pezzo di Arezzo sembra che i segni corrispondano sia nella faccia incusa che in quella in rilievo, come dimostra la lettera T (ad ore 1 nella faccia incusa), che si trova esattamente tra le due tacche più piccole sul bordo, come nella faccia in rilievo (ad ore 9). Lo stesso credo si possa dire per la crazia fiorentina. Ma c'è un spiegazione abbastanza plausibile: i coniatori, andando evidentemente così di fretta da non accorgersi che il pezzo precedente non si era staccato dal torsello (ritardo sui 'tempi e metodi' fissati dai capitolari di zecca?), hanno battuto la moneta successiva senza staccare la mano dal conio di martello e quindi questo non è ruotato rispetto alla mano. Di conseguenza la posizione del tipo della pila è risultata pressoché identica sia nella prima che nella seconda battitura. A me sembra verosimile, o no? Chissà quale era la decurtazione del salario per questi errori, poveri cristi. Saluti, A.2 punti
-
@@renato la lega di questa moneta è composta solo dal 25% di nickel, mentre il 75% è rame. E' dunque ragionevole pensare che la patina verdastra e le macchioline verdi pure, siano da attribuirsi solo all'ossidazione (o peggio alla corrosione) del rame...2 punti
-
Buongiorno Andreas, scusa la mia ignoranza e la mia pedanteria, ma essendo impossibilitato a fare pressoché tutto praticamente resto collegato al forum con il telefonino tutto il giorno a rompere le scatole alla gente. Mi chiedo: ma se la moneta battuta in precedenza è rimasta attaccata al conio di martello e per tale motivo non è vista dall'addetto alla coniazione, non è quello di incudine ad aver avuto inciso croce e scritta? Oppure sono io che mi sbaglio? Buona giornata, Teofrasto2 punti
-
TAGLIO : 1 Cent STATO : Irlanda TIRATURA 2002 : 404.339.788 AUTORE : Jarlath Hayes TEMA : Arpa celtica DATA DI EMISSIONE : 01/01/2002 MATERIALE : Acciaio placcato con rame (acciaio 94,35% - rame 5,65%) DIAMETRO : 16,25 mm SPESSORE : 1,67 mm PESO : 2,3 gr. CONTORNO : Liscio (Per la scritta Eire sulla moneta è stato usato il tradizionale alfabeto gaelico) L'arpa celtica è emblema tradizionale dell'Irlanda. Sulle monete fa la sua apparizione nel XV-XVI sec. (Henry VIII). L'arpa celtica, o arpa gaelica, è uno strumento a corde tipico del folklore dei paesi europei di area celtica. Proviene dalla Scozia, dove compare durante il VIII sec. d.C. e successivamente, dal XII sec, si è diffusa in Irlanda, Galles e Bretagna. Arma di famiglia di Riccardo III d'Inghilterra (1452-1485 - personaggio del racconto drammatico di Shakespeare). Giacomo I d'Inghilterra fu Re di Scozia e per primo regnò su tutte le isole britanniche. Avendo unificato le corone d'Inghilterra, Scozia e Irlanda, l'arpa entrò a far parte dell'emblema del casato. Quando tre arpe sono messe insieme stanno a rappresentare tre corone. Appare anche nelle Colonie americane di fine '600. [ Come strumento musicale è più piccola dall'arpa classica usata nelle orchestre sinfoniche, l'arpa celtica non ha i pedali, ma ha le chiavi (tipo una chitarra) con cui si ottengono i semitoni. (in foto: Arpa classica a sinistra e celtica a destra)2 punti
-
Credo che qualcosa si possa ancora vedere, per esempio Napoli, monetazione importante, affascinante, pezzi incredibili, vediamo di offrirne almeno uno ancora e scusatemi se magari non sarò preciso.... Carlo V ha una monetazione straordinariamente artistica sia a Milano che a Napoli, l'iconografia del busto ha ispirato grandi coniatori, ma spesso anche i rovesci portano grandi messaggi, allegorie, spesso con scene che richiamano il periodo classico. Siamo in un R4, passato da Cronos lotto 328, Cronos 3 del 2009, è una moneta d'oro, un 4 scudi, al rovescio abbiamo la Pace in piedi che tiene una cornucopia piena di frutti e con l'altra mano una fiaccola con cui dà fuoco a un libro e a un mucchio di armi. Importante è la leggenda del rovescio MAGNA OPERA DOMINI ( grandi opere del Signore ) che si riferisce al ritorno alla pace a Napoli dopo la ribellione scoppiata nel 1547 in seguito al tentativo da parte di Carlo V di reintrodurre in città il Tribunale dell'Inquisizione. Il Sovrano desistette poi dal proposito e accettò la richiesta dei napoletani in cambio di un pagamento di 100.000 ducati d'oro. Anche qui abbiamo un pò tutto, l'arte incisoria, l'allegoria, il messaggio, ilracconto di un accadimento storico, anche la morale se vogliamo vedere, morale spicciola di vita, in fondo anche un Tribunale dell'Inquisizione, se in cambio di una massa di monete d'oro, può aspettare...... :blum:2 punti
-
Caro Caesar ci siamo, oggi ti faccio rivivere la grande fiammata del popolo Parto ad opera di un altro “Magno” che conosceremo, dopo Alessandro3° ed Antioco 3°…il suo nome: Mitridate 1° Mitridate era fratello di Phraate 1° che lo scelse come succesore e lo favorì nell’ascesa al trono, rispetto ai figli; già in vita aveva mostrato questa sua predilezione facendo incidere sulle monete la scritta “Philadelfo” Mitridate era indubbiamente nato: uomo regale, favorito dalla natura per ricoprire questo ruolo, più di ogni altro contemporaneo. (Dracma in Argento di Mitridate 1°) Era nel contempo: intelligente, forte e nobile; fu ambizioso ma non tanto per sé stesso quanto per la sua gente, non crudeltà fu la sua; ma vigorosa energia di un buon generale; amministratore eccellente e deciso, sotto il suo governo, sia pure tra alti e bassi, il potere del suo popolo aumentò. Al suo insediamento aveva ricevuto un regno di dimensione contenuta, apparentemente chiuso tra la città di Charax, da una parte ed il fiume Arius, ovvero Heri-Rud dall’altra che, nel giro di trentasette anni, trasformò in impero: grande e prospero. Se non fosse stato per Mitridate la Partia sarebbe rimasta uno staterello, satellite del regno della Siria invece di diventare in breve tempo la principale rivale di Roma. Per spiegare come tutto ciò sia stato possibile occorre rivisitare il panorama politico dell’Asia Occidentale all’inizio del secondo secolo prima dell’era Cristiana e soprattutto porre l’accento sul corso degli eventi che si susseguirono nei due principali regni che in un qualche modo ebbero a che fare con la Partia: la Bactria e la Siria. La Bactria, striscia di terra posta a Nord del Paropamisus, nella vasta e lunga valle dell’Oxus, dalla sua sorgente nel Pamir sino al suo ingresso nel deserto Khorasmiano, era in origine governata da Diodoto, Re di origini greche, che già abbiamo avuto modo di incontrare. Anche i paesi a Sud di questa fascia erano di dipendenza siriana e quindi teoricamente greca tanto che Seleuco Nicatore riteneva compresi nei confini del suo dominio. Non molto tempo dopo la morte di Alessandro Magno questa zona dell’Asia entrò in piena decadenza e principi indiani, come Sandrocotto ( Chandragupta) e Sophagasenus attestarono il loro regno nella regione detta dei cinque fiumi (Punjab) oltre che su gran parte dell’attuale Agfanistan sì che il dominio greco venne spazzato via per sempre. (Aureo di Chandragupta alias Sandrocotto) La Bactria, ottenuto il riconoscimento all’indipendenza da parte di Antioco il Grande si spinse verso progetti ambiziosi e per prima cosa, come in Partia, la componente Greco- Macedone della popolazione venne cacciata dal territorio ed i pochi che rimasero furono praticamente ridotti all’impotenza, successivamente Eutidemo, il terzo Re della Bactria, non si fece scrupoli nel provocare l’ostilità della Siria che nel 205 A.Ch. si trovò ad affrontare anche questa aggressione. Sotto Eutidemo e suo figlio Demetrio, che lo sostituì al trono, nei venti anni compresi tra il 205 A.Ch. ed il 185 A.Ch. le conquiste della Bactria si spinsero sino alla regione del PunJab; Cabul e Candahar vennero distrutte e la parte Sud del paese occupata: dall’Heri-Rud sino all’Indo. (Tetradracma d’Argento di Eutidemo di Bactria) Il successore di Demetrio ( 180 A.Ch.): Eucratide estese ulteriormente la conquista all’interno del Punjab; ma non riuscì ad affermarsi sul paese tanto che dovette successivamente ritirarsi dai territori occupati che abbandonati a sé stessi e praticamente privi di milizia, svincolati dal potere della Bactria finirono per attrarre le mire dei popoli delle steppe. (Tetradracma d’Argento di Eucratide 1° di Bactria) Furono gli Scythi che colsero l’opportunità per invaderne il territorio, metterlo a ferro e fuoco ed occuparlo sino ad insediarsi nella valle dell’Oxus. Mentre questi avvenimenti, nell’Est asiatico, esaurivano le forze della Bactria, spinte dall’ambizione dei Principi regnanti, i monarchi Seleucidi andavano incontro a difficoltà vieppiù crescenti, in parte dovute a loro stessi, in parte all’ambizione dei vari pretendenti. Antioco il Grande, poco dopo il suo ritiro dalle province dell’Est era entrato in rotta di collisione con l’Impero Romano ( 196 A.Ch.) che inflisse una solenne sconfitta all’esercito siriano (190 A.Ch.) nei pressi di Magnesia. Alla disfatta dell’esercito dovette sommarsi l’ulteriore indebolimento del potere per il fatto che i Romani avevano optato per dare supporto al Re di Pergamo che di fatto diveniva così il principale stato dell’Asia Minore. La debolezza di Antioco incoraggiò l’Armenia alla rivolta e la Siria, nel 189 A.Ch. perdette altra provincia. Torbidi scoppiarono anche in Elymais, come conseguenza dell’eccessiva imposizione dei Seleucidi ( 187 A.Ch.) ne fece le spese Antioco 3° il grande cui successe il figlio ed undici anni dopo ( 176 A.Ch.) la rivolta assurse carattere generale e la Siria potè salvarsi solo grazie al coraggio ed all’energia di Antioco 4° Epiphane; ma le speranze di riconquista dopo i successi in Egitto (171 – 168 A.Ch.) ed Armenia (165 A.Ch.) vennero frustrate dall’insensata condotta adottata contro i Giudei; la permanente politica di persecuzione perpetrata dal 168 A.Ch. al 160 A.Ch. gli rese ostile il paese. (Tetradracma d’Argento di Antioco 4° epiphane) Epiphane non solo aveva profanato e saccheggiato il tempio; ma anche cercato di sradicare la religione giudea ellenizzando completamente il popolo. La resistenza dei Giudei fu ampia e determinata, il partito dei patrioti riuscì a sollevare oltre la metà della popolazione che sotto la guida di capi spirituali devoti e fedeli, rivendicò ed alla fine ottenne l’indipendenza del paese. La lotta non si limitò agli ultimi anni di regno di Epiphane; ma proseguì per oltre mezzo secolo dopo la sua morte ed interessò i successivi sette regni. La Giudea sfruttò tutte le possibilità che gli venivano offerte dalle difficoltà che la Siria, di volta in volta incontrava, per liberarsi dal suo giogo ed alla fine divenne una spina nel fianco, una costante fonte di contrasto che acuì la debolezza della Siria sino ad ostacolarne, più di ogni altra, il recupero del potere perduto. Il trionfo che Epiphane aveva ottenuto nella lontana Armenia cui aveva disfatto l’esercito e catturato il Re: Artaxia, fu ben poca cosa al confronto dell’inimicizia che era riuscito a collezionare in patria attraverso l’intolleranza e la crudeltà. La morte di Epiphane non migliorò gli affari della Siria dato che il figlio, asceso al trono: Antioco 5° Eupatore era un ragazzo, secondo alcuni di nove, secondo altri di dodici anni. (Tetradracma in argento di Antioco 5° Eupatore) Il reggente: Lysia esercitò il potere in modo assoluto e fu presto inviso ai Giudei che nella morte dell’oppressore avevano intravisto uno spiraglio di libertà, oltretutto l’autorità di Lysia venne ulteriormente messa in discussione da un certo Filippo a cui Epiphane, poco prima della morte, aveva affidato la tutela del giovane figlio. La rivendicazione di questo tutore ad imporsi come reggente, era supportata dalla maggioranza dell’esercito sì che tra lui e Lysia scoppiò una guerra civile che si protrasse per due anni terminando con la disfatta e la caduta di Filippo ( 162 A.Ch) La fine del contrasto interno non riuscì ad acquietare gli animi in casa Siriana, un principe Seleucide di nome Demetrio, figlio di Seleuco 4° e conseguentemente cugino di primo grado di Eupatore, era da tempo detenuto in Roma come ostaggio, quivi inviato da suo padre a garanzia della sua fedeltà. (Tetradracma in Argento di Demetrio 1° - figlio di Seleuco 4°) Demetrio, a buon diritto, reclamava il trono della Siria al posto del più giovane cugino ed essendo nel pieno vigore dell’età si propose come pretendente alla corona. Il Senato Romano gli negò l’assenso a rientrare in patria tanto che fu giocoforza abbandonare l’Italia, di nascosto e su nave cartaginese attraversare il Mediterraneo per approdare in Asia dove, in pochi mesi, riuscì ad insediarsi e farsi riconoscere come Re della Siria. Da questo più che breve spartito si vedono chiaramente le condizioni in cui si dibattevano, nella prima metà del secondo secolo A.Ch., Bactria e Siria. In entrambe i paesi lo stato delle cose era favorevole all’avvento di chi fosse stato in grado di esercitare al meglio l’esercizio del potere. I Re dei due paesi, al tempo in cui Mitridate ascese al trono della Partia ( 174 A.Ch.) erano entrambe persone energiche ed abili principi, tuttavia il monarca Siriano aveva in patria non poche difficoltà che assorbivano completamente la sua attenzione mentre il Re della Bactria si era impegnato in una impresa bellica che, come il suo rivale, lo teneva fortemente impegnato; Mitridate avrebbe potuto attaccare l’uno e l’altro principe con buone possibilità di successo. Personalmente era equiparabile ad entrambe anche se militarmente inferiore ai due; ma aveva il grande vantaggio di poter scegliere liberamente sia il tempo che il luogo e questo gli consentì di cogliere il momento propizio e portare il suo attacco nel sito dove sapeva essere meno atteso e quando il nemico meno se lo aspettava. Circostanze di cui adesso non siamo in grado di apprezzare la portata, lo indussero a portare il suo attacco al Re della Bactria: Eucratide, al confine orientale del suo territorio Questi, come abbiamo visto aveva il lato sinistro completamente sguarnito per aver spostato le milizie sul fronte indiano a premere verso Cabul e la regione del Punjab nel tentativo di estendere i propri domini sino al fiume Sutley ed al Gange. Naturalmente Mitridate ebbe buon gioco ed unendo i territori occupati della Bactria a quelli della Partia divenne, senza troppe difficoltà, a capo di due province quali: Turiua ed Aspionus. Turiua è il grande e vago nome di “Turanian” zona difficilmente localizzabile, Aspionus invece è stato individuato nel distretto di Aspiasiace ed anche se le due parole sembrano non coincidere perfettamente, dovremmo tutto sommato accontentarci, non potendo localizzarla con precisione, riteniamo tuttavia di poterla individuare la zona nelle vicinanze di Tejend e dell’Heri – Rud tra il Parapamisus e la grande città di Balkh. Non risulta che Eucratide abbia tentato di riprendersi il territorio perduto, proteso com’era verso la conquista dell’India lasciò che le province andassero per la loro strada cercando una compensazione nel lontano Est. Un antico adagio recita: la fame viene mangiando e Mitridate incassato il successo in Bactria si preparò ad attaccare la Siria; attese qualche anno sin quando Epiphanes non fosse uscito di scena ed il suo posto occupato dal giovane figlio: Eupatore e mentre i due aspiranti alla reggenza: Lysias e Filippo si contendevano con le armi la suprema carica, marciò improvvisamente, con un grosso esercito, verso Occidente e s’impadronì della Grande Media, provincia che sebbene ancora nominalmente sotto il dominio Siriano era governata da un Re e praticamente, se non legalmente, poteva considerarsi indipendente. La Media era il paese più potente ed esteso dell’area e Polibio dice che “…era il più potente fra tutti i paesi dell’Asia, sia per estensione del territorio che per numero e qualità delle persone, oltre che per la bontà dei cavalli qui allevati a proposito dei quali dice che erano così abbondanti che questa provincia, da sola, riforniva tutto il resto dell’Asia e riporta anche il fatto che i cavalli reali erano alimentati con le pasture migliori.” La capitale della provincia, ora come in passato, era Ecbactana città posta sul declivio del Monte Oronte (Elward) e sebbene decaduta, era ancora una città molto importante, in tutta l’Asia Occidentale, seconda solo ad Antiochia e forse anche a Babilonia. I Medi avevano contrastato con ogni mezzo l’invasione di Mitridate tanto che in più di una occasione le loro armi avevano avuto la meglio su quelle Partiche; ma in definitiva furono quest’ultimi a prevalere. Mitridate prese ed occupò Ecbactana che all’epoca era città priva di mura, tanto era sicura della sua integrità e vi stabilì il suo quartier generale per l’intera regione. Poco dopo fu però costretto a tornare in patria per sedare una rivolta che nel frattempo era scoppiata ed in quell’occasione pose la Media sotto il governo del Satrapo Bacans. La rivolta era scoppiata in Hicarnia, il cui popolo marcatamente ariano, sin dalla prima occupazione dei Parti ne aveva patito in modo particolare il giogo e non appena Mitridate, con il suo esercito erano migrati verso il fronte della Media, colsero l’opportunità per ribellarsi e riconquistare la libertà perduta. Non siamo in grado di affermare che fossero trattati con particolare pesantezza; ma sappiamo che erano un popolo di valorosi e coraggiosi guerrieri che sotto i precedenti regnanti della Persia avevano goduto di privilegi ed è forse per questo che ritenevano il dominio dei Turaniani pesante ed offensivo. Nel loro tentativo di rivolta pensavano di poter ricevere supporto ed assistenza dalle altre popolazioni della Siria loro confinanti quali i: Mardi, i Sagardiani, gli Ariani dell’Heri- Rud ecc… e speravano che Mitridate, impegnato com’era nella campagna contro la Media, avesse loro lasciato il tempo di consolidarsi prima di marciagli contro… avevano fatto male i loro calcoli. I Medi una volta sottomessi non diedero avvio ad una resistenza efficace, protratta nel tempo e Mitridate, con perfetto tempismo, lasciata la Media, piombò in Hicarnia senza perdere un minuto; le tribù ariane vicine all’Hicarnia si dimostrarono apatiche o timorose di portare aiuto al vicino e l’insurrezione venne stroncata sul nascere, il paese sottomesso e per i secoli a venire si dimostrò obbediente vassallo del potente vicino. La conquista della Media aveva portato i Parti a contatto con gli importanti paesi della Susiana od Elimais, un antico centro di potere emerso durante l’intero periodo Persiano, tanto importante da contenere sul suo territorio la capitale stessa della Persia: la città di Susa. La vicinanza di questi paesi esercitava sul conquistatore una forte attrazione e la loro conquista, dopo il ristabilito ordine nell’Hicarnia, appariva a Mitridate a portata di mano. Ancora una volta spostò l’esercito sul fronte Occidentale e dalla posizione vantaggiosa che il territorio della Media offriva, partì alla conquista delle ricche e prosperose province del Sud. Sembra che Elymais, come la Media, pure essendo dipendente dall’Impero Seleudide avesse un proprio Re che era libero di governare e difendere il paese a sua assoluta discrezione. Non risulta che nell’occasione Elymais abbia ricevuto aiuti o che Mitridate si sia trovato di fronte ad altri antagonisti, nel corso di questa operazione. Sconfisse il Re senza soverchie difficoltà e conquistato il paese, praticamente con una singola campagna militare, aggiunse questo nuovo territorio ai suoi già vasti domini. Elymais era interposta tra due regioni di primaria importanza: Babilonia e la Persia e l’intero comando di queste tre regioni, in antico, era concentrato nella sola Elymais. Dai pochi documenti in nostro possesso, relativi a quel periodo, sappiamo che dopo la conquista di Elymais seguì quasi subito la sottomissione anche di Babilonia e della Persia. Media ed Elymais conquistate portarono al riconoscimento di Mitridate il Grande quale capo supremo di tutto il territorio e dei paesi compresi tra il Parapamisus ed il Basso Eufrate. Dopo tante fatiche e gloriosi successi Mitridate si concesse qualche anno di riposo dopo di chè, vista la facilità con cui era riuscito ad aver ragione delle terre ad Occidente, giudicò fosse venuto il tempo di estendere ulteriormente i suoi domini verso l’Oriente: Riprese a guardare verso la Bactria. Eucratide che aveva profuso il meglio del suo esercito nella guerra contro l’India, era rimasto vittima di una imboscata tesagli dal figlio Heliocle, che lo aveva definito, al ritorno dalla campagna militare: “Nemico Pubblico” Heliocle passò con il suo carro sul corpo del padre ed ordinò che fosse lasciato insepolto; fu questo l’inizio di un regno sfortunato. (Tetradracma d’Argtento di Eliocle 1° di Bactria) Attaccato dagli Scizi a Nord, dagli Indiani Sarangiano ad Est e Sud-Est Heliocle era rimasto con un esercito oramai ridotto a ben poca cosa quando Mitridate, dopo avergli dichiarato guerra mosse contro di lui ( 150 A.Ch.) Le sue forze esauste da anni di guerre sin qui sostenute, non furono in grado di opporre una resistenza efficace e Mitridate occupò con rapidità la maggior parte del territorio Bactriano. Secondo alcuni autori non si fermò a questo; ma si spinse ulteriormente verso Est invadendo l’India e portando le sue armi verso il Punjab, sino alle sponde dell’Hidapses; ma quest’ultima avanzata, se mai ebbe luogo, la si deve considerare più come una scorribanda che non un tentativo di conquista vera e propria. Anche se non abbiamo validi riscontri c’è tuttavia da credere che i regni Indo – Bactriani continuarono ad esistere sino all’ottanta A.Ch. quando l’ellenismo venne definitivamente cancellato dagli Yue-Chi e da altre tribù Scizie. L’impero dei Parti mai incluse nel suo territorio regioni dell’India; quelle più ad Est rimasero: Bactria, Aria, Sarangia, Aracrosia e Sacastana. L’enorme sviluppo di potere che Mitridate aveva ottenuto con le sue conquiste non poteva lasciare indifferente il governo della Siria che tuttavia inviluppato nei contenziosi che durarono ben venti anni ( 162 – 142 A.Ch.) tra: Filippo e Lysias, tra Lysias e Demetrio Sotere, tra Sotere ed Alessandro Balas, tra Balas e Demetrio 2° tra quest’ultimo e Thyfone non fu in grado di allestire una spedizione militare verso Est per tentare il recupero delle province perdute e Mitridate, di fatto era riconosciuto dai Siriani un conquistatore senza oppositori che estendeva i suoi domini dall’Hindu Kush sino all’Eufrate. Nel tempo tuttavia, le condizioni del paese cambiarono, le controversie interne si acquietarono e Demetrio 2° ebbe la meglio su Thryfone; ma anche in questo caso non prese iniziative neanche quando Mitridate, perduta la pace familiare con la moglie Cleopatra, entrò in conflitto con il comandante in capo del suo esercito. (Tetradracma in Argento di Trifone) Anche il panorama dell’Est era mutato; Mitridate regnava sulle nuove conquiste con severità, timoroso e sospettoso della loro lealtà, nel continuo pensiero di una loro probabile ribellione al suo potere. I nativi certamente non nutrivano simpatie verso i Siro-Macedoni che sicuramente non li avevano trattati meglio di Mitridate, ma il possesso dell’Est per 190 anni conferivano loro prestigio ed autorevolezza ed una imposizione nuova è sempre meno sopportata di quella a cui un popolo si è oramai abituato, inoltre tutte le province dell’Est che i Parti avevano strappato alla Siria avevano al loro interno città fondate dai Greci ed abitate dai discendenti dei Greci sempre pronti a difenderle dall’influenza degli Asiatici. Da non sottovalutare l’accrescimento di insofferenza dovuto ai Bactriani, di recente soggiogati da Mitridate che bramavano di recuperare la perduta libertà. Finalmente Demetrio 2° si decise all’azione, anche per togliersi di dosso i rimproveri di inerzia che da ogni parte del paese non gli erano lesinati; mise assieme un poderoso esercito e marciò verso il grande monarca dei Parti. (Tetradracma in Argento di Demetrio 2°) Forse con sua stessa sorpresa, si trovò accolto, da molti che consideravano insopportabili le gravose condizioni imposte dai Parti, come un liberatore. Forze locali si univano al suo esercito man, mano che avanzava nel territorio e supportato da contingenti Persiani, Elinaeuti e Bactriani si scontrò alla fine con l’esercito dei Parti che in più di una occasione mise in rotta. Mitridate, resosi conto della propria inferiorità militare, per aver ragione del nemico ricorse ad uno strattagemma; invitò Demetrio 2° con proposte di pace, fuori del suo quartier militare e con un attacco subdolo mise in rotta la scorta che lo accompagnava e lo fece prigioniero. Il Re prigioniero fu inizialmente trattato con molta durezza, ritenuto colpevole di aver istigato alla rivolta i paesi che si erano ribellati al suo potere, fece sfilare i loro rappresentanti davanti al Demetrio 2° per far toccare loro con mano la condizione in cui si sarebbero venuti a trovare se ancora gli avessero dato appoggio; ma una volta raggiunto lo scopo, Mitridate si mostrò magnanimo con il Re e gli riservò gli onori che il rango gli comportava; gli assegnò una residenza nell’Hicarnia e gli offrì anche il braccio della figlia Rhodegune: era la politica piuttosto che la clemenza quella che guidava la sua condotta. A Mitridate interessava il regno siriano e si rese conto che gli sarebbe tornato di grande vantaggio avere dalla sua parte un principe Siriano, a lui legato attraverso il matrimonio con la figlia e che un domani, aiutato a risalire sul trono della Siria, come monarca tributario, avrebbe potuto ottenere il governo del paese. Il piano era di per sé realistico ed avrebbe potuto realizzarsi, compresa l’eliminazione di Demetrio, ovviamente non palesata; ma che era nelle sue intenzioni, se non chè il destino volle che le cose non andassero per questa strada. Mitridate aveva oramai raggiunto una età avanzata e poco dopo la cattura di Demetrio 2° cadde malato; nel 136 A.Ch. morì dopo aver dato vita a 38 anni di glorioso regno.2 punti
-
ti allego il pdf, fatto da me tempo fa, spero possa esserti utile TIPOLOGIE DELLE MONETE ROMANE IMPERIALI 2.pdf2 punti
-
Non è ben chiaro, ma sicuramente è PIENA di valore storico. E' una moneta contromarcata per fare propaganda del paese occupante...più storia di così2 punti
-
Bella bella. E' il piccolo di Ludovico di Tech, ultimo patriarca di Aquileia.2 punti
-
Buonasera, segnalo che il Ministero dell'Economia e Finanze ha organizzato un'apertura straordinaria al pubblico con visite guidate per il giorno 13 dicembre p.v. "Ogni visita guidata avrà la durata di circa 60 minuti, per gruppi di 15/20 persone, su un’articolazione oraria dalle ore 9.00 alle ore 14.00. L’ingresso sarà da Via XX Settembre, dove verrà effettuato il controllo da parte della Guardia di Finanza e consegnato il passi. Il percorso, con accesso dalla scala D, riguarderà il primo piano (Sala Azzurra, Parlamentino, Sala della Maggioranza), ed il piano terra (Biblioteca Storica e Museo numismatico della Zecca). Il percorso dettagliato della visita sarà definito in prossimità dell’evento. " Ci risentiamo per organizzarci quando avremo maggiori dettagli. R.1 punto
-
Segnalo il libro di Giuseppe Guzzetta, edito da Giuseppe Maimone Editore, intitolato Le collezioni numismatiche del museo di Siracusa - Dall’istituzione del Museo Civico al Museo Archeologico Regionale “P. Orsi” Per informazioni: http://www.maimone.it/schedadinam1.asp?CodLib=2012091 punto
-
Buonasera,chiedo agli esperti se questa medaglia potrebbe essere d'argento pur non avendo la punzonatura del titolo Peso gr.53,45 Dia. mm 50,031 punto
-
Decisamente la Km 46.1 La criniera non tocca il bordo perché la testa è più piccola rispetto al 46.3 La tua Nella Km.46.2 i baffi del leone toccano la data, sulla tua sono distanti.1 punto
-
Ciao, ecco il link: http://www.lamoneta.it/topic/113599-video-i-falsi-numismatici-e-come-smascherarli/?hl=+video%20+falsi1 punto
-
...non saprei... ...forse pensavi a :hi: qualcosa del genere? Fonte Cataloghi Online :good: :good: :good:1 punto
-
Ho trovato in archivio questo link http://www.coinsweekly.com/en/Archive/8?&id=13&type=a con il contributo di Ursula Kampmann dal titolo 'How to detect forgeries' dove si parla anche del casting. apollonia1 punto
-
1 punto
-
Buonasera Vannilo, ammesso e non concesso che la moneta in questione sia un falso - sebbene io lo creda fermamente solo un esame diretto, come ribadito anche da lei, potrebbe consentirci di affermarlo con maggiore sicurezza - concordo nel non attribuirla al Tardani i cui falsi, dopo gli studi di Grierson, sono oggi relativamente riconoscibili (per inciso, non so cosa darei per schedare e pubblicare i conii di questo falsario che sono custoditi al Museo Nazionale Romano, credo che ne verrebbero fuori delle belle!!!). Nei primi anni del XX secolo alcuni falsi che mi paiono provenire dalla stessa mano del pezzo del quale stiamo discorrendo comparirono in aste pubbliche, ma ciò non toglie che la loro produzione possa essere stata di qualche decennio precedente. Lei osserva come questo esemplare non sembri affatto opera del Cigoi, ma tenga presente che Cigoi non lavorò da solo. Secondo il Kunz lavorarono per lui almeno quattro persone alle quali egli faceva avere i disegni delle monete da realizzare: quattro mani diverse, quindi, e, forse, altrettanti differenti e ben differenziati "stili". Inoltre, stando a quanto trascritto dal Brunetti, tra le monete di A. Hess che Cigoi gli aveva venduto (prima del 1870) figurava proprio una moneta di Asti a nome di Corrado II. Non sappiamo di che tipo fosse ma credo si possa dubitare che si sia trattato di un "semplice" denaro né tantomeno di un tornese (la cui esistenza, se non erro, era stata resa nota solamente nel 1853), nel qual caso credo che Kunz probabilmente non avrebbe mancato di segnalarlo. Più facilmente doveva trattarsi di un più "banale" grosso (ma a quel tempo forse non così comune com'è oggi dal momento che prima dell'uscita dell'opera di Promis nel 1853 ne erano state segnalate solo due varianti, dal Muratori e dal Bellini). Infine, tenga presente come l'esemplare del quale stiamo parlando sia molto simile al disegno pubblicato dal Muratori e che forse servì proprio da modello all'eventuale falsario. Cordialmente, Teofrasto1 punto
-
Ciao @@Titta99, la scala AE (da Aes, rame) è una semplice divisione dei bronzi tardoromani in gruppi in base alle dimensioni (come già detto da @@gpittini) AE1: oltre 25mm AE2: tra 21 e 25mm AE3: tra 17 e 21mm AE4: da 17mm in giù La scala AE1-AE4 identifica solo i bronzi romani tardoimperiali, per le altre monete antiche si usa la sigla di abbreviazione del metallo seguita dal diametro in millimetri, ad esempio una AE14 è un bronzo di 14mm, AR7 un moneta d'argento di 7mm; altri metalli vengono abbreviati con: oro AU, elettro EL, nickel NI, billone BI, piombo PB. In entrambi i sistemi tutte le leghe di rame si trovano sotto la sigla AE. L'apparente confusione che sembra generare l'esistenza di questi due sistemi è in realtà risolta dal fatto che non esistono bronzi tardoromani minori di 4mm, così, quando si vede una moneta denominata AE4 o inferiore, si sa che si tratta della scala tardoromana. Se il numero è 5 o superiore, la misura è in millimetri. Ciao, Exergus1 punto
-
ciao Andrea, la qualità dell'immagine non è delle migliori. Sembrerebbe una patina non del tempo, si intravede sotto il metallo più chiaro in alcun punti. Tuttavia non sembrerebbe "bulinata". Forse prima spatinata (magari chimicamente) e poi "cerata" .. Concordo, potrebbe essere autentica. Servirebbero cmq immagini migliori... skuby1 punto
-
La patina è la sua, non è cosi' uniforme, è un effetto della foto. Si possono osservare zone di verde piu' chiaro nella parte alta del dritto vicino ai bordi e in alcuni punti del rovescio. La parte bassa del busto, intendo la punta che arriva fino al bordo, è coerentemente scomparsa perchè in quella zona c'è una debolezza di conio. Il profilo è quello tipico di questo conio e non è stato toccato, guarda questo esemplare SPL e senza patina come confronto. (Si noti che anche qui, nonostante la conservazione notevole, i capelli nella zona sommitale mancano e nelle zone piu' basse sono appena accennati). Negli esemplari piu' usurati, i capelli scompaiono del tutto, con solo un leggero accenno nella zona intorno al fiocco (come anche si vede un accenno sotto al fiocco anche nell'esemplare Gadoury, se osservate bene). Riguardo alla corona di alloro anch'essa è coerentemente scomparsa nella zona sommitale dell'esemplare Gadoury, per rimanere invece visibile nelle zone piu' periferiche, perchè piu' basse e protette, della moneta.1 punto
-
Ciao Andrea, secondo me è difficile giudicare da queste foto. La moneta è stata sicuramente ripatinata e in modo anche abbastanza grossolano, tuttavia il metallo pare abbastanza poroso e potrebbe giustificare l'aspetto che ha ora senza essere indicazione di falsità. Anche la ripatinatura, soprattutto al rovescio nella zona intorno al cavallo potrebbe aver contribuito con una texture grossolana a dargli quell'aspetto rugoso e punteggiato. Potrebbe comunque essere autentica.1 punto
-
In questi giorni sfogliando cataloghi di vecchie collezioni e cataloghi di aste ho fatto una piacevolissima scoperta. Anche le monete meno importanti come le parpagliole posso avere un blasone di tutto rispetto. Sfogliando il Catalogo della Collezione di Francesco ed Ercole Gnecchi " Le monete di Milano ", ho trovato elencata al n° 51 e poi illustrata nella Tav. XXX al n° 8 la parpagliola del post #313.1 punto
-
1 punto
-
BB anche per me, valore 40-50 euro. Come indice di usura puoi considerare, al rovescio, i nodi che contornano lo scudo, i rilievi dello scudo stesso ed i particolari della corona mentre al dritto i baffi del Re; sono i primi rilievi che solitamente si "appiattiscono" con l'usura. Saluti.1 punto
-
@@Rex Neap, lo sai che non sono un tecnico, a me piace solo condividere la mia passione con voi, ogni giorno che passa imparo sempre qualcosina. Mi piace molto questa discussione che hai aperto e adesso sono molto curioso anch'io.1 punto
-
Volevo intervenire ma letto solo ora (mi era sfuggito) il post dove si chiamano "minutaglia" delle monete che hanno pari dignità e addirittura enormemente più intriganti e misteriose delle oramai conosciutissime emissioni dell'alto impero mi astengo, considerando la superficialità dell'interlocutore come un'insulto alla scienza numismatica e alla storia. Maurizio1 punto
-
Potrebbe essere utile, a tal proposito questa lista senatoriale romana http://www.fondazionemarcobesso.it/nuovobesso/digital%20library/Membri%20del%20Senato.pdf Buona lettura :P1 punto
-
Questo è invece un tallero per il Levante, moneta differente e per altri scopi commerciali, il 1763 e' un R, il IZV al diritto all'esergo e' l'incisore dei conii Giovanni Zenobio Weber, particolare effettivamente nel taglio il PRO DEO ET IMPERIO, un auspicio da par condicio che male non faceva probabilmente......meglio tenere buoni sopra e sotto....specie quando devi navigare e magari incontri pure i pirati..... Inviato da un device_name utilizzando your_app_name App1 punto
-
...infatti, si distingue bene persino lo stemma di papa Clemente XI modellato sulla fontana. Qui lo evidenzio in giallo (e sullo sfondo delle tettoie dei "negozi" dell'epoca): E qui lo vediamo in foto (e sullo sfondo delle tende degli esercizi moderni): (da: http://www.italyguides.it/it/roma/galleria_fotografica/browse_topic_dettaglio.php-RECORD_KEY(gallery)=ID&ID(gallery)=167&topic=21.html)1 punto
-
Significativa questa monetina...la contromarca è indubbiamente inquietante..1 punto
-
1 punto
-
In pratica dopo la sintesi sopra presentata personalmente mi trovo abbastanza concorde con le proposte di Mattingly (1923), Pink (1946), della Bay (1972) e Baldus (1973) che mi sembrano le più accreditabili ovvero sul principio che il Senato era stato “vuotato” (o lo aveva fatto quasi autonomamente delegando progressivamente ampi poteri ad Ottaviano Augusto) di poteri effettivi e mantenuto comunque in essere per mantenere continuità con la tradizione tardo-repubblicana; per quanto concerne la questio sulle sigle CA di area asiatica e SC di Antiochia manterrei viva l’ipotesi “tradizionalmente accolta” che con la prima si intenda C(ommune) A(siae) anziché quella proposta da Grant (1946) C(aesaris) A(vtorictate) mentre per la seconda mi è venuta in mente l’ipotesi che l’SC in questione indichi Sirya et Commagene, regione mediorientale di importanza strategica per il settore reso Stato vassallo dall’Impero Romano dopo la sconfitta di Antonio (con cui era alleata contro Ottaviano); in pratica una “certificazione” della zona di emissione e di diffusione regionale che riporta l’effige dell’Imperatore e al rovescio la corona che rimanda allo stesso. Infatti l’autorità imperiale non avrebbe dovuto richiedere il beneplacito del Senato per emettere monete bronzee in quanto l’Imperatore, detentore dell’auctoritas militare nelle Province (incluse quelle considerate senatoriali come appunto la Siria) avrebbe potuto decretare autonomamente l’emissione di monete; la presenza della corona d’alloro confermerebbe il riferimento al potere militare, simbolo dal significato ben diverso della corona di quercia (ovvero alla corona civica) che alludeva ai diritti civili augustei . Un significato analogo ritroverei nell’emissione efesina: in questo caso il significato è analogo a quello precedente dove a rovescio si omaggia l’Augusto (AVGVSTVS) e si rafforza il messaggio con il simbolo della corona, senza però indicarne l’area di provenienza e di diffusione. In pratica le tre emissioni di area asiatica (ovvero anatolico e medio-orientale) sarebbero varianti locali di una tipologia caratterizzata da un dritto con effige imperiale e dalla presenza della corona d’alloro (altro richiamo all’autorità militare imperiale) e in due casi su tre la sigla a rovescio identificherebbe l’area di emissione e circolazione. Vi pare proponibile?1 punto
-
Quindi a mio avviso in ossequio alla tradizione repubblicana e alle tradizioni non avrebbe mai sciolto o annullato il Senato come fonte di potere ma piuttosto limitato le limitato le sue funzioni, mantenendolo formalmente (e di facciata) attivo. Non si atteggiò a Sovrano assoluto come quelli dell’area orientale seppure avesse in mano tutto: potere politico, militare e religioso, come invece avrebbero fatto altri dopo di lui. Un Senato che tra l’altro non poteva che essere filo-augusteo: chi si sarebbe messo contro l’uomo più potente di Roma, quello stesso uomo che aveva, all’epoca del Primo Triumvirato, eliminato fisicamente tutti coloro che avevano manifestato posizioni anti-cesariane (e quindi anti-ottaviane) e che era giunto a portare alla Guerra Civile lo Stato Romano per annullare i suoi avversari e per ultimo, benvoluto dal popolo? Quindi l’apposizione della sigla S C sulle monetazioni bronzee manifestava a mio avviso la presenza di un Senato vuotato dei più ampi poteri repubblicani ma formalmente attivo e dove lui comunque aveva ampio margine di controllo, guida e veto in qualità di Princeps Senatus. Titolo ottenuto per riconoscimento del suo personale valore morale che gli garantiva lo stato di “primo membro per precedenza”: era portavoce ufficiale, votava per primo e quindi influenzava le altrui votazioni in un’assemblea che gli era comunque favorevole. In quanto tale poteva esprimere la sua auctoritas politica e morale sugli altri senatori. Mantenne in realtà direttamente lui la gestione della monetazione più di pregio, ovvero in argento ed oro. Inoltre apro qui un inciso un po’ provocatorio: ma siamo sicuri che il bronzo fosse tenuto in gran conto dallo stesso Imperatore? Certamente di importanza ne aveva a livello di propaganda mediatica tra il popolo ma il potere d’acquisto era limitato alle piccole spese quotidiane, le quotazioni si esprimevano sì in sesterzi (moneta di raccordo nel sistema tri-metallico tra il rame/bronzo – moneta di uso popolare- e l’argento/oro dai ceti più elevati) ma le transazioni maggiori in realtà erano pagate in argento ed oro. Il vero potere era gestire i metalli nobili (mentre al Senato era delegata la fornitura alla Zecca di un metallo “minore” come il rame) così e magari anche il controllo dei sesterzi, ottenuto oltre che con il suo controllo sul Senato, come detto sopra, con il controllo delle miniere di zinco che erano di diretta proprietà imperiale. Forse il fine ultimo di Augusto era quello di controllare direttamente la parte “nobile” della monetazione e a livello indiretto ma presente, ufficialmente come emissione del Senato da lui mediata, la parte enea/bronzea soprattutto per il significato propagandistico che trasmetteva al popolo…1 punto
-
"Mi congratulo con @bizerba62,con @elledi e con il misterioso cavaliere,mi congratulo soprattutto perchè quando si vanno a pestare i piedi a certe persone ed a certi interessi ci si mette la faccia,con tanto di nome e cognome, si diventa soggetti a pressioni e tentativi di essere screditati,quindi bisogna essere limpidi e trasparenti,forti dell'aver sempre agito secondo le regole,e non è da tutti. Complimenti e grazie," Grazie anche a Te, papalcoins, per il sostegno e per aver lucidamente analizzato la situazione. Continueremo ad agire come abbiamo fatto finora, tenendo la Comunità del Forum e la stampa specializzata al corrente degli eventuali progressi. Invitiamo chi avesse qualcosa da dire sull'argomento della discussione, anche in dissenso (ci mancherebbe..), a farlo pubblicamente qui sul Forum o sulla stampa, con la stessa trasparenza con la quale abbiamo sempre esposto le nostre richieste. Siamo disponibili ad accettare qualunque confronto con chiunque, purchè si utilizzino gli stessi "mezzi" dialettici ed il confronto avvenga pubblicamente. Mi paiono regole semplici e democratiche, non trovate? Saluti. M.1 punto
-
usando un termine strettamene storico/numismatico, direi moneta di "grandissima libidine" :)1 punto
-
Nel 1600, è più chiara la posizione tanto che Francesco Angeloni in : AVGVSTA DA GIVLIO CESARE A COSTANTINO IL MAGNO. Illustrata con la verità dell'Antiche Medaglie DA FRANCESCO ANGELONI. 1685 p.72 Scrive chiaramente che non si può confondere MAC con MAG, e senza "peli sulla lingua" scrive che nel secolo precedente, alcuni antiquari pensavano a MAG imboccati proprio da Antonio Agostino.. Personalmente, a parte il gossip storico numismatico raccontato, ritengo trattasi di Macellum.. ciao skuby1 punto
-
Ciao Amedeo, una delle differenze che vedo riguarda il diritto. ..nella moneta di Roberto II, il principe è togato, nell'altra è corazzato...inoltre, nella moneta ru.ca.ta. ci vedo una più forte influenza della monetazione bizantina coeva..che ne pensi?1 punto
-
Buona caccia. Tieni presente che le dramme con Zeus a gambe parallele anziché incrociate provengono prevalentemente dalle zecche di Sardi, Mileto, Abido, Lampsaco, Anfipoli e Babilonia, ma rarissimamente dalla zecca di Colofone. Io ne ho trovate solo due di Colofone con Zeus a gambe non incrociate, tra l’altro senza simboli nel campo a sinistra. Quanto al simbolo del tuo suberato, resta sempre da stabilire se si tratta di un tripode schiacciato (che però dovrebbe essere più sviluppato in altezza) piuttosto che un monogramma come questo di una dramma di Abido. apollonia1 punto
-
Lo stato di conservazione della moneta non è legato a graffi o debolezze di conio, ma alla storia produttiva della moneta. Insomma, se su due identiche monete appena prodotte una, presenta graffi e un'altra invece non li presenta non vuol dire che hanno un diverso grado di conservazione perché entrambe presentano la stessa freschezza e lustro. Può variare però il prezzo delle stesse; infatti, quella senza graffi potrebbe essere valutata a un prezzo maggiore. ;)1 punto
-
Dopo il 1748 sono riuscito ad aggiungere anche questo millesimo in collezione Lira 1747 III Tipo Carlo Emanuele III (primo periodo 1730-1755) D/ CAR EM D G REX SAR CYP ET IER Testa del re piu' grande a sinistra, sotto la data 1748 R/ 20 DVX SAB ET MON TISF PRINC PED S Scudo completo coronato con il Collare attorno T/ Cordonato in rilievo Argento , d. 22 mm. , gr 5,70 / 5,55 , zecca di Torino Mir Savoia 931a1 punto
-
bellissimo paese poco distante da dove abito. grazie per il contributo che hai fatto perchè non sapevo della fortificazione a forma di stella1 punto
-
Mi aggancio a questa discussione sul 20 centesimi 1906 (Esposizione di Milano) , per farvi vedere non una moneta bensi' una cartolina , a lungo ricercata e ora finalmente trovata, emessa per un' altra Esposizione del 1906 quella di Rivoli Torinese tenutasi nell' omonimo Castello. In primo piano si osserva il re Vittorio Emanuele III accompagnato dalla regina Elena , sullo sfondo l' ingresso del Castello Rivolese. Peccato , nessuna moneta e' stata coniata per l' evento1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.
Il network
Hai bisogno di aiuto?
