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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/12/14 in tutte le aree

  1. Velocissima risposta dal medagliere di Napoli (forse mi voglione bene)! Si tratta di Fiorelli romane 4450. Sembra che ci sia nella raccolta. Per maggiore sicurezza ho appena inoltrato la richiesta per la sua foto e se ci sono appunti sulla sua origine (credo che provenga dall'antica collezione Farnese). Pagherò volentieri le spese di riproduzione e magari possiamo costruire insieme un bell'articolo da pubblicare, con tutte le foto e la relativa bibliografia (nel frattempo segnalatemi altri lavori che hanno trattato sull'argomento e cercherò di raccoglierli in formato pdf). Ciao Alberto
    4 punti
  2. @@francesco77 Se io facessi una cosa del genere sigillando una pietra falsa, l'Associazione Italiana Gemmologi mi farebbe un mazzo tanto!!
    4 punti
  3. Mi permetto di apportare tale ricerca Lo Stellario, devozione molto diffusa nell’Italia del Sud, specialmente in Sicilia, si recita in preparazione della solennità dell’Immacolata Concezione dal 29 Novembre al 7 Dicembre in onore dell’Immacolata. È considerato una vera perla della teologia e pietà mariana, dato che è alla base del miracolo della santità di Maria preservata dal peccato originale. Il numero dodici è tradizionalmente un numero ricco di simboli: essendo il prodotto di tre (numero che simboleggia la Trinità – Dio ) per quattro (numero che simboleggia l’umanità) sta a indicare la perfetta fusione tra l’umano e il divino. Nel mondo ebraico il dodici rappresentava la pienezza, e dodici era anche il numero delle tribù in cui era suddiviso il Popolo di Israele; dodici sono gli apostoli di Gesù. Ma poi si possono fare anche allusioni a 12 sono i mesi dell’anno… per cui la madonna è sempre presente. Lo Stellario dell’Immacolata contempla i dodici privilegi concessi alla Madonna dalla Santissima Trinità e nell’onorarli e contemplarli sono divisi in tre gruppi di 4 1) Prima serie di 4 Stelle – Con le prime quattro stelle contempliamo i quattro doni che Maria ha avuto in quanto figlia di Dio Padre Prima stella: L’elezione di Maria a Madre di Dio. Seconda stella: Maria esente dal peccato originale. Terza stella: Maria non ha mai commesso il più piccolo peccato. Quarta stella: Maria è la nostra Avvocata. 2) Seconda serie di 4 stelle – Con la seconda serie di quattro stelle contempliamo i quattro doni che Maria ha avuto in quanto Madre di Gesù Quinta stella: Maria è tutta pura. Sesta stella: Maria concepisce per opera dello Spirito Santo. Settima stella: Maria ha una gravidanza dolce e soave. Ottava stella: Maria partorisce senza dolore. 3) Terza serie di 4 stelle – Con le ultime quattro stelle contempliamo i quattro doni che Maria ha avuto in quanto Sposa dello Spirito Nona stella: Maria è la sposa dello Spirito Santo. Decima stella: Maria è la piena di grazia. Undicesima stella: Maria è la più santa di tutte le creature. Dodicesima stella: Maria è rifugio dei peccatori. Come si prega lo Stellario dell’Immacolata? Dopo una breve introduzione si contemplano i privilegi di Maria a quattro a quattro: ogni “gruppo” di privilegi è preceduto dalla recita di un Padre Nostro e seguito dalla recita di un Gloria; dopo ciascun privilegio inoltre si recita un’Ave Maria. Alla fine si recita una preghiera di affidamento alla Madonna. STELLARIO ripreso da un libretto edito dalla Tipografia Pontificia di Palermo Quid elucidarti me vitam aeternam habebunt. Epcles. 24-31 In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen. v. Deus in adjutorium meum intende. r. Domine ad adj uvandum me festina. Gloria Patri et Fllio et Spiritili Sancto. Sicut erat in principio et nunc et sem-per, et in scecula sceculorum. Amen. Alleluja, vel Laus tibi Domine Rex aeternse gloriae (dalla Settuagesima al mercoledì Santo). Col primo Pater noster si ringrazia l'eterno Padre per i privilegi concessi alla SS. Vergine Immacolata come sua dilettissima Figlia. Pater noster, etc. 1. O concetta Immacolata, Fosti eletta dal gran Padre Dal suo Figlio degna Madre, Fra le amate la più amata : 0 Concetta Immacolata. Ave. 2. Tu sebben di Adamo figlia, Dal suo fallo fosti esente E la testa del serpente Dal tuo piè fa conculcata ; 0 Concetta Immacolata. Ave. 3. Tutta pura, tutta bella, Dal peccato originale, Dal mortale e dal veniale Fosti sempre preservata : 0 Concetta Immacolata. Ave. 4. Fosti ancor preordinata Per riparo all'uom che geme ; Gli dai vita, gli dai speme ; Gli sei scorta ed Avvocata : O Concetta Immacolata. Ave. Gloria Patri. etc. Col secondo Pater noster si ringrazia l'Eterno divin Figlio pe' privilegi concessi alla SS. Vergine Immacolata come sua degnissima Madre. Pater no-gter, etc. 5. Non fu mai Verginitade Della tua più bella e chiara, Del Dio Figlio Madre cara. Tutt'a lui sempre sacrata : O Concetta Immacolata, Ave. 6. Fu la tua feconditade, Per virtù del Santo Amore ; Sempre illeso il tuo candore, Vergili sei sempre illibata : O Concetta Immacolata. Ave. 7. La tua santa gravidanza Al tuo seno non fu grave, Ma dolcissima e soave Che ti rese ognor beata : O Concetta Immacolata.Ave. 8. Quando giunse poi l'istante In cui nacque il Salvatore, Fosti, invece di dolore, Di letizia ricolmata : O Concetta Immacolata. Ave-. Gloria Patri, etc. Col terzo Pater noster si ringrazia lo Spirito Santo per i privilegi con­cessi alla SS. Vergine Immacolata co­me sua purissima e, amatissima sposa. Pater noster, etc. 9. Per suo tempio e per sua Sposa Ti accettò l'eterno Amore ; Di sue fiamme accese il core, D'ogni ben ti rese ornata : O Concetta Immacolata. Ave. 10. D'ogni grazia sei ripiena, O degli Angeli Regina, L'opera sei tutta Divina Dall'Altissimo creata ; O Concetta Immacolata. Ave. 11. Colma sei di santitade, Ma colmata in tal misura. Da non esservi creatura Sotto Dio più ricolmata : O Concetta Immacolata. Ave. 12. Finalmente sei rifugio, O Maria dei peccatori ; Non spezzar dunque i clamori Di chi sei Madre e Avvocata : O Concetta Immacolata. Ave Gloria Patri v. Immacolata Conceptio tua, Dei Genetrix Virgo. r). Gaudium annuntiavit universo mundo. Oremus —Deus, qui per Immaculatam Virginem Conceptionem dignum Filio Tuo habitaculum preparasti ; quaesumus ut qui ex morte ejusdem Fili Tui prse-visa eam ab omni labe preservasti, nos quoque mundos, Ejus intercessione, ad Te pervenire concedas. f. Per eumdem Christum Dominum nostrum. b). Amen. Offriamo queste dodici Ave, tre Pa-ter e tre Gloria a questa Immacolatissima Signora, acciò si degni ottenerci dal Padre, dal Figlio e dallo Spinto Santo il perdono dei nostri peccati, la conservazione della sua grazia e la li­berazione dell'eterna morte : e con pu­ro e vero affetto ognun di noi dica con l'intimo del cuore : O purissima ed Immacolatissima Signora Maria bella figlia del Padre, dol­ce coronata di gloria, mentre ora vi ringra­ziando e vi sublimiamo con dire: Sia lodato il SS.mo Sacramento e viva, la gran Madre di Dio Maria, concepita senza macchia di peccato originale. LITANIE LAURETANE Signore pietà. Signore pietà Cristo pietà. Cristo pietà Signore pietà. Signore pietà Cristo, ascoltaci Cristo ascoltaci Cristo esaudiscici Cristo esaudiscici Padre celeste, che sei Dio abbi pietà di noi Figlio redentore del mondo, Dio abbi pietà di noi. Spirito Santo, che sei Dio abbi pietà di noi. Santa Trinità, unico Dio abbi pietà di noi. Santa Maria prega per noi Santa Madre di Dio prega per noi Santa Vergine delle vergini prega per noi Madre di Cristo prega per noi Madre della Chiesa prega per noi Madre della divina grazia prega per noi Madre purissima prega per noi Madre castissima prega per noi Madre sempre vergine prega per noi Madre senza peccato prega per noi Madre degna d' amore prega per noi Madre ammirabile prega per noi Madre del buon consiglio prega per noi Madre del Creatore prega per noi Madre del Salvatore prega per noi Vergine prudentissima prega per noi Vergine degna d’onore prega per noi Vergine degna di lode prega per noi Vergine potente prega per noi Vergine clemente prega per noi Vergine fedele prega per noi Specchio di perfezione prega per noi Modello di santità prega per noi Sede della sapienza prega per noi Fonte della nostra gioia prega per noi Dimora dello Spirito Santo prega per noi Tabernacolo dell’eterna gloria prega per noi Modello di vera devozione prega per noi Rosa mistica prega per noi Gloria della stirpe di Davide prega per noi Fortezza inespugnabile prega per noi Splendore di gloria prega per noi Arca dell' Alleanza prega per noi Porta del cielo prega per noi Stella del mattino prega per noi Salute degli infermi prega per noi Rifugio dei peccatori prega per noi Consolatrice degli afflitti prega per noi Aiuto dei cristiani prega per noi Regina degli angeli prega per noi Regina dei patriarchi prega per noi Regina dei profeti prega per noi Regina degli apostoli prega per noi Regina dei martiri prega per noi Regina dei confessori della Chiesa prega per noi Regina delle vergini prega per noi Regina di tutti i santi prega per noi Regina concepita senza peccato prega per noi Regina del rosario prega per noi Regina della famiglia prega per noi Regina assunta in cielo prega per noi Regina della pace prega per noi Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci Signore Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, ascoltaci Signore Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi Preghiamo Madre del Figlio e cara Sposa dello Spirito Santo, già dolente e pentito di vero cuore mi abbasso ai piedi del vo­stro Santissimo Figlio Gesù, chiedendo pietà, perdono e misericordia delle mie colpe. Oh, che potessi spezzarmi il cuore e distemprarlo in vive lacrime di sangue per piangere e detestare il mio errore! Non guardate i miei demeriti, o Madre pietosa, o rifugio dei peccatori, mentre vi prometto di non offendere più col divino aiuto la Maestà del mio Dio e Redentore; e fate, o potentissima Signora, che dopo le miserie di questa vita potessimo conseguire una santa morte assicurata dalla vostra assistenza; e se qui in terra vi lodiamo coronata di stelle, concedeteci di godervi in Paradiso
    3 punti
  4. Forse non tutti sanno che… l'evasione fiscale in Italia, che ammonta a quei famosi 150-200 mld di euro dei quali ogni tanto si legge sui giornali, si compone di varie voci, ve le elenco in ordine di importanza, attingendo da un interessante sondaggio che forse non tutti hanno avuto modo di leggere: 45% circa con 78,2 mld di euro: proventi illeciti e ovviamente non dichiarati frutto di attività criminali 35% circa con 60,4 mld di euro: evasione ed elusione ad opera di società di capitali e big company ovvero multinazionali che non dichiarano utili o ne dichiarano di minuscoli con vari giochetti fiscali. Le società di capitali, cioè piccole e medie aziende nostrane, che (anche prima della crisi…) non dichiarano utili incidono per un terzo circa di questa cifra, il grosso ovvero i due terzi è dovuto invece alle manovre delle multinazionali che, per esempio, andavano e vanno tuttora a pagare tasse risibili in paradisi fiscali, e abbiamo scoperto proprio in queste settimane che in Lussemburgo arrivavano a versare persino lo 0,5%... 20% circa con 34,3 mld di euro: evasione da lavoro sommerso e qui c'è sia la manodopera in nero nelle attività produttive sia l'idraulico o il ristorante che "si dimenticano" di fare la ricevuta, insomma tutto quello che normalmente intendiamo quando pensiamo all'evasione fiscale. I dati sono del 2011 e l'indagine condotta nel 2012 da KLRS per Consumatori.it, non sono aggiornatissimi ma non credo siano poi cambiati molto e quello che dicono è lampante Le considerazioni che si possono fare sono molte, certo è che l'80% dell'evasione fiscale non è quella che comunemente si crede, perché è generata da soggetti che non hanno niente a che vedere con il piccolo negozio, il pensionato o il lavoratore autonomo, tutti soggetti questi però che sono stati "messi in riga", ovviamente sorrido dicendolo, con la tracciabilità obbligatoria delle operazioni sopra i mille euro e la limitazione conseguente del contante. Che paura! Ora non si evade più in Italia! E invece no, perché come vedete dai numeri il grosso è eluso ed evaso senza che la tracciabilità abbia molto a che vedere sia dalle grandi aziende che ci riescono col favore delle leggi europee e spostando capitali tra i bilanci delle consociate (le multinazionali la chiamano pianificazione fiscale aggressiva) sia dalle mafie che riescono a ripulire capitali d'un ordine di grandezza semplicemente terrificante anche dopo l'entrata in vigore di tutti i limiti attuali. Per farla breve, anche se sono anni che ne sento parlare ancora non ho visto entrare in vigore una legge contro le pianificazioni fiscali aggressive delle multinazionali, invece sono state approvate limitazioni alla gente comune di ogni genere, obblighi di versamento di pensioni su conto corrente (per la lotta all'economia sommersa... sic!, andate a rileggere i giornali di quei mesi...), persino l'obbligo di pagamento degli affitti solo per via tracciabile e anche sotto ai mille euro, limiti al contante e via dicendo, coi vari pasticci che ne sono derivati in quanto in Europa ogni paese ha limiti diversi, pur non essendoci più frontiere. Se questi sono provvedimenti efficaci ben vengano, anche se vanno a intaccare solo un sassolino di quella montagna che alla fine dei conti è l'evasione italiana, ma mi sembrerebbe un atteggiamento più equo da parte delle istituzioni se si procedesse di pari passo su tutti i fronti, con leggi specifiche per ogni settore, e non mi sembra davvero che sia stato così. Molto più facile fare una leggina per obbligare i pensionati a versare la pensione su un conto corrente piuttosto che incardinare una rivoluzione fiscale che obblighi le multinazionali a pagare le tasse dove si produce la ricchezza. Spero di non aver annoiato nessuno...
    3 punti
  5. Buona serata Che succede? Vi mancano le monete con gli stemmi araldici e i collari? Purtroppo non posso essere utile più di tanto, giacchè la monetazione che mi appassiona non prevede queste cose; l'inserimento di queste iconografie nelle monete di Venezia era impensabile. Qualche esempio di stemmi li si trova talvolta nella monetazione per il Levante o nelle Oselle; l'eccezione è costituita dalle "Oselle di Murano" che vedono sempre presenti gli stemmi araldici L'unica manifestazione tollerata di cavalierato era ben poca cosa rispetto a quanto succedeva in altri stati. http://www.lamoneta.it/topic/129799-cavalieri-di-san-marco/?hl=cavalieri mi permetto qindi di inserire un francescone che di araldica e collari abbonda.... agli esperti la parola! :blum: saluti luciano
    2 punti
  6. @@santone quella che tu chiami "sentirsi superiori" io la chiamo "SACCENZA" ed è, in tutti i campi, la peggiore forma di IGNORANZA, specialmente nel settore peritale. I Periti Numismatici si sono mai chiesti perché in medicina esistono gli SPECIALISTI? Come hai giustamente detto un perito non può conoscere tutto di tutte le monetazioni, e quindi è necessaria la specializzazione e ,soprattutto, l'UMILTA' di rivolgersi al collega specialista per farsi aiutare a dare la giusta risposta al cliente
    2 punti
  7. TAGLIO : 2 Euro STATO : San Marino TIRATURA 2002 : 260.760 AUTORE : CH (Frantisek Chochola) - ELF (Ettore Lorenzo Frapiccini) TEMA : Palazzo Pubblico DATA DI EMISSIONE : 01/01/2002 MATERIALE : Parte esterna: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%) MATERIALE : Parte interna nichel-ottone (rame 75% - zinco 20% - nichel 5%) DIAMETRO : 25,75 mm SPESSORE : 2,20 mm PESO : 8,50 gr. CONTORNO : Sei stelle a cinque punte + sei 2 in incuso su fondo rigato A San Marino, in Piazza della Libertà, troviamo il Palazzo Pubblico, noto anche come Palazzo del Governo. E' il luogo nel quale si svolgono le cerimonie ufficiali della più antica Repubblica esistente (301 d.C. tradizionale - anno 1291 riconosciuta). Nato su di un vecchio palazzo del XIV secolo abbattuto alla fine dell'ottocento, i lavori iniziarono il 1884 e la solenne inaugurazione avvenne nel 1894. Antistante il palazzo si erge la statua della Libertà risalente al 1876. Il Palazzo era apparso qualche anno prima sul 1.000 Lire bimetallico (1997). A partire dal 2008 il centro storico della Città di San Marino è stato inserito dall'UNESCO tra i patrimoni dell'umanità in quanto: "Testimonianza della continuità di una repubblica libera fin dal Medioevo".
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  8. @@margheludo Ti allego pagina del Bernocchi, lui la indica come Quattrino IV serie dal II semestre 1371 al I Semestre 1374 zecchiere sconosciuto
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  9. Quando sei bloccato su un treno ancora fermo, senza sapere quando partirà a causa degli ultimi residui di uno sciopero generale che ingenuamente ritenevi precettato, potendo però contare su connessione internet e presa elettrica, beh, l'essere evocato da un forum di discussione su argomenti che ti piacciono è qualcosa che non avresti neppure osato sperare. Quindi grazie #gigetto13 e naturalmente eccomi qua, al volo. Buona è buona, senza alcun dubbio - Arka dixit - ma per me è un esemplare tipo OTVS IMPER, che io ho recentemente attribuito a Ottone III imperatore (996-1002); v. https://www.academia.edu/540488/Un_denario_veneziano_di_Ottone_III_Imperatore_996-1002_dagli_scavi_del_Monastero_di_Santa_Maria_In_Valle_a_Cividale). OTVS è abbastanza leggibile, sia pure in forma un po' disgregata (le due aste della V sono separate), mentre il resto della legenda è più complesso (evidentemente è stata copiata da un incisore non alfabetizzato). E' vero che la finale sembra IMP, ma se guardiamo bene, la P è delineata soltanto dal braccio s. della croce, senza il quale potrebbe anche essere un R rapprentata come una semplice D. La E effettivamente non si vede, ma l'apparente N che la sostituisce potrebbe anche essere una ingenua rappresentazione dei trattini della E che nel prototipo si trovavano fra le due aste verticali. Comunque sia la chiara OT iniziale che in lo stile in genere mi confortano abbastanza nell'attribuirla al tipo OTVS. Cari saluti....wow, il treno è partito da Udine proprio adesso, con un ritardo di soli 30 minuti Andreas
    2 punti
  10. di solito ci sono dei riconi "ufficiali", tipo quello della zecca dello stato negli anni '80 sul famoso tallero di Vasto del marchese D'Avalos, usando i conii originali di fine '700 che erano ancora nel Palazzo di Vasto, e poi scomparsi.......!!!!!!!!!!
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  11. In gemmologia la parola "falso" non si utilizza. I termini tecnici sono "pietra d'imitazione", i vetri per capirci e "pietre sintetiche" ovvero quelle prodotte artificialmente in laboratorio che presentano le stesse caratteristiche chimico-fisiche delle corrispettive naturali. Solo per queste ultime possiamo emettere il "report di analisi gemmologica" su un apposito stampato dell'Associazione Italiana Gemmologi (la parola "certificato" non viene utilizzata) che attesta le caratteristiche della pietra per la sua identificazione e la diagnosi finale, con l'apposizione del timbro identificativo del Perito che si assume la responsabilità dell'analisi. Per le altre, questo non può essere fatto, ma, come ho già detto, si può fare una nota scritta esplicativa nella quale si esplicita se si tratta di imitazione o sintetica. La stessa cosa avviene per le gemme montate su gioiello, per le quali, se non possono essere smontate per l'analisi completa, rimane solo la possibilità di una dichiarazione esplicativa. Immagino che per falso di "alto livello", intenda una pietra ben imitata (che generalmente è sintetica proprio perché possono mantenere le stesse esatte caratteristiche delle naturali), ma rimane sempre un FALSO e quindi non certificabile. Certo ci sono alcune gemme, poche per fortuna, le cui corrispondenti sintetiche sono così ben fatte che bisogna ricorrere ad analisi superiori a quelle standard, ovvero accessibili a tutti i gemmologi, ma in questo caso, quando si è di fronte a questi casi, io personalmente chiedo un consulto a qualche altro collega più attrezzato di me, o chiedo un'analisi più sofisticata ad un laboratorio universitario.
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  12. l'errore di fondo che fanno molti è "AU" = almost uncirculated = quasi fior di conio invece AU = almost uncirculated = quasi non circolata, cioè circolata pochissimo ... ovvero è il nostro SPL 55 Choice About Uncirculated Ch. AU, AU55 Three-fourths of the original mint luster remains. "3/4 del lustro originale rimasto" così la classifica la scala Sheldon va ricordato che i colpi al bordo NON vengono trascurati nella valutazione, mentre nella nostra scala NO. Nota il bordo sofferente al rovescio ore 12. condivido quindi il parere di @@jeffff_it ... per me è SPL/q.SPL globalmente vale 150 euro sul mercato nostrano. Se ti piglia la dogana, ti salassa!! Rischi di pagare altri 40 euro incrociamo le dita per te @@fero.fers !
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  13. @@Polemarco Rispecificando che giochiamo nella stessa squadra, non discuto la contestabilità di autenticità o manomissione, sono qui a dirvi che il grado di giudizio è difficilmente contestabile (chi ha stabilito i precetti del FDC o dello SPL o del BB ecc???????). E appunto su una moneta di alto valore sappiamo tutti che già il mezzo grado vale migliaia di euro e in questo caso non c'è giudizio civile che tenga. Se come nel tuo esempio parliamo di metri quadri (m²) di terreno non ci sono dubbi, se parliamo di un Picasso falso (o un 5 lire 1901) non ci sono dubbi, ma se parliamo di qualsiasi altro nummo che sia bb+ o q.spl chi mi certifica senza ombra di dubbio e margine d'errore il grado?? E siamo nuovamente lì....
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  14. @@gallo83 ....questa è una medaglia dove compaiono le firme di Zio e Nipote.
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  15. _________________________ 1846 Austria Ferdinando I° (1793 - 1875) 3 kreuzer - Argento .346
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  16. Seguire la moneta è per me come viaggiare nell’autostrada della storia, ogni tanto esci ad un casello (moneta che guardi e riguardi che ti rigiri tra le mani, prima di chiudere gli occhi e sognare) ed esplori il territorio circostante, apprendi gli usi ed i costumi della gente che ci vive, rivivi la loro storia. Viaggiare in Europa, tutto sommato è abbastanza semplice; problemi geografici, se ce ne sono, sono contenuti…qualche puntatina “fuori porta” più o meno l’abbiamo fatta tutti e dove non siamo stati ci vengono in aiuto le reminiscenze scolastiche, un po’ più ostico è muoversi su territori a noi quasi sconosciuti così; quella monetina degli “Arsacidi” mi ha messo in crisi…mi sono piantato e prima di parlare dei Parti e delle loro monete è stato giocoforza tornare sui banchi di scuola a studiare la geografia Ve la ripropongo come la vide G.W Rawlinson molti, molti anni fa e se volete rifare il viaggio con me…accomodatevi: in carrozza signori si parte, destinazione la Partia per conoscere il popolo che per circa 500 anni ( dal 250 ca. A.Ch. al 250 ca. A.D.) vi prosperò e le sue monete. La Parthia classica, il primo insediamaneto ( alla luce delle attuali nostre conoscenze) del popolo Partico era, similmente alla Persia Classica ed alla Macedonia Classica, una striscia di terra di scarsa dimensionalità che si estendeva dall’angolo Sud-Est del Mar Caspio verso un restringimento a Sud Est costituito da una regione montagnosa connessa, ad una estremità con l’altopiano di Elburz, che costeggia il Caspio da Sud e dall’altra con il Paropamisus o Kush Indiano. Sul lato opposto, verso Nord e verso Sud si allunga, per centinaia di miglia una desertica distesa di sabbia e ghiaia nota al Nord come “Deserto del Khorasan” o “Khiva”, al Sud come grande “Deserto salato dell’Iran” tra questi si trova una striscia di terreno relativamente ricca e produttiva; tra il 54° ed il 61° meridiano. Una distanza di circa 7° che tradotto in miglia significa una lunghezza di ca. 300 miglia per una larghezza di ca. 2° – 3° mediamente pari a ca. 170 miglia. Questa regione, almeno relativamente al periodo di cui abbiamo coscienza storica ospitava due paesi, appartenenti a due diverse genti, noti rispettivamente come: Parthia ed Hicarnia. Tracciare una linea di confine tra i due è praticamente impossibile tuttavia è abbastanza probabile che l’Hicarnia fosse situata a Nord-Ovest mentre la terra abitata dai Parti si trovasse ad Est ed a Sud. All’Hicarnia appartengono le vallate di Ettrek e del Gurghan, mentre le regioni a Sud ed i versanti delle valli che costeggiano le catene montagnose a Sud, da Damaghan a Shebrino e le valli del Tejend, oltre alle rive del Nishapur costituiscono il paese di quest’ultimi. I confini della Partia classica, così come definiti, corrispondono, grosso modo alla odierna provincia Persiana del Khorasan che come già detto si estende da Danaghan (long. 54° 20’) ad Ovest, sino allo Heri-rud o: Riva di Herat ad Est e comprende l’attuale distretto di Damaghan, Shah-rud; Sebzawar, Nishapur; Meshed; Tersheez e Shebri-no. La larghezza è mediamente di un centinaio o poco più ( 120) miglia. La superficie è valutata in 33.000 miglia quadrate, quasi eguale alla dimensione di: Irlanda, Bavaria o Santo Domingo. La regione è ricca e produttiva e la parte montagnosa è costituita da quattro o cinque distinte catene montuose tra loro separate da valli longitudinali ricche di boschi. Ai piedi dei rilievi, il terreno pianeggiante è fertile ed ubertoso, abbondante di corsi d’acqua che si raccolgono in fiumi che raggiungono anche dimensione notevole. I fiumi più importanti sono: il Tejend alimentato da diverse sorgenti che si trovano sulle montagne centrali, anticamente note come:Labus o Labuta ed oggi chiamate Alatagh; il decorso del fiume va verso Sud e passata Merhed, in un punto poco oltre il 61° meridiano, devia a sx. volgendo verso Est, poco a Nord-Est dell’Heri-rud Dopo aver ricevuto le acque dell’Heri-rud fa una seconda ed ancor più brusca deviazione a sx. per correre in direzione Nord, Nord-ovest; passato Sarrakhs, sito Russo posto ai piedi della regione montagnosa partica del Nord, oggi nota come: “Montagne del Kurds” si impantana in una palude estesa tra il 57° ed il 58° parallelo. Il fiume di Nishapur è un piccolo fiumiciattolo che nasce dalle montagne che chiudono da tre lati la città omonima e scorre in direzione Sud, Sud-ovest verso il deserto iraniano. L’acqua è pressochè totalmente utilizzata per l’irrigazione della fertile pianura che si trova a Sud di Nishapur; ma il corso del fiume è sempre individuabile almeno sin dopo Tersheez, in pieno deserto ed in qualche stagione di abbondanza l’acqua arriva sino a quell’arida distesa di sabbia. Le vallate di questi due fiumi costituiscono la parte più fertile e produttiva dell’intero territorio; ma in antico il tratto che maggiormente era valorizzato ed in cui viveva la maggior parte della popolazione,sembra essere stato quello che ci è oggi noto come “Atak” o “Skirt” il territorio coltivabile che si estende a Sud, tra i piedi delle alture ed il deserto. Lungo tutta la regione da Damaghan a Tersheez le montagne degradano in rapida successione ed i ruscelli, torrenti e fiumi rendono la terra facilmente lavorabile con poca fatica e scarso impegno lavorativo anche a distanza di quatto o cinque miglia dall’insediamento agricolo. Se vengono poi realizzati accorgimenti per operare riserve ed accumuli di acqua o canali di distribuzione sotterranei, il ritorno economico è più che pagante. I tanti resti di città, nell’intero Atak, oggi ridotte a cumuli di macerie sono sufficiente indice della benevolenza che “Madre Natura” ha riservato a questa fascia del paese, solo se assecondata dall’attività e dalle capacità dell’uomo. D’altro canto i tratti montani di cui il paese è dotato sono in netto contrasto con le valli solcate dai molti fiumi ed alla fascia orientale del territorio; la parte montana è per la maggior parte, sterile, il terreno accidentato e povero di legname, solo in grado di procurare un minimo di pastura alle greggi ed agli armenti. Altro di rimarchevole non c’è se non il fatto che i rilievi non sono molto elevati, rispetto ad esempio al monte Demavend, nell’Elburz, a Sud del Caspio, la cui cima supera i 20.000 piedi ed altezza di poco superiore è raggiunta da molte vette della catena montagnosa del Paropamisus; nella Parthia la cima più elevata non supera i 10.000 od al massimo 11.000 piedi. Il territorio più a Nord, oggi chiamato: Danian - i – Kob è quello più elevato ed è caratterizzato dalla scortesia delle tribù del Kurdish, che la abitano, nei confronti degli stranieri. La parte centrale che volge verso Ovest, è chiamata: Alatagh mentre quella volta ad Est: Macrabea è considerevolmente più bassa, rispetto alla prima. La regione centrale posta a Sud si trova più o meno allo stesso livello di quella che volge ad Ovest e viene chiamata indifferentemente: Djuvein o Jaghetai. Il clima della Parthia classica, secondo gli scrittori antichi era estremo: eccezionalmente caldo nel fondo valle e particolarmente rigido sulle montagne; ma i moderni viaggiatori sono più propensi a modificare questa affermazione e ci dicono che gli inverni, sebbene si protraggano più a lungo nella stagione, non sono poi tanto inclementi ed il termometro raramente scende alla notte, sotto i 10 – 12 °F mentre di giorno anche nei mesi di Dicembre e Gennaio che costituiscono il periodo più freddo dell’anno, si assesta tra 4 e 5 °F La stagione fredda inizia ad Ottobre e continua sino alla fine di Marzo quando tempeste di neve e di grandine annunciano l’arrivo della primavera. Durante l’inverno la quantità della neve caduta è tale che nelle vallate permane sino a Marzo, più a lungo sulle montagne ed è fonte di alimentazione, tra primavera e l’inizio dell’estate dei corsi d’acqua che scendono a valle. In piena estate la calura è elevata, soprattutto nelle regioni note come: Atak o Skirt e qui il vento malsano che spira dal deserto del Sud si percepisce come un terribile flagello. Sugli altopiani la calura non è così intensa e gli abitanti, per difendersi dal caldo si trasferiscono per circa un mese all’anno negli alloggiamenti di alta montagna. Nonostante i moderni visitatori della zona riferiscano che nel paese, solo scarsamente popolato di foreste, ancora sono presenti: il pino, il noce, il sicomoro, il frassino,il pioppo, il salice, la vite, il gelso, l’albicocco e numerose altre piante da frutto, nei tempi passati sembra che, ferma restando la tipologia delle piante sopra menzionate, la loro quantità dovesse essere di gran lunga maggiore. Strabone dice che il territorio era densamente alberato ed anche se le piante indigene sono: lo zafferano, la pianta assofaetida e la gomma ammoniacale, la fertilità del terreno è tale che crescono bene anche l’orzo ed il cotone; per l’orzo poi abbiamo un indice di resa di 10:1 praticamente senza cure di coltivazione mentre se si praticano le usuali lavorazioni agricole il rapporto sale 100:1 La resa sul riso, secondo alcune testimonianze raggiunge il 400: 1 Nella zona montagnosa abbonda la selvaggina ed i corsi d’acqua sono ricchi di pesce. Tra i prodotti minerali ricordiamo: Sale, Ferro, Rame e Piombo ed in montagna si possono estrarre pietre preziose di specie diverse , in particolare i Turchesi. Partendosi da questa ristretta; ma discretamente produttiva regione i Parti ampliarono gradualmente il loro dominio sino a coinvolgere la maggior parte dell’Asia Occidentale. Subito dopo essersi assicurata l’indipendenza i Parti attaccarono i loro vicini confinanti dell’Ovest: l’Hicarnia Era l’Hicarnia un paese geograficamente connesso, nel senso più stretto del termine, con la Parthia a questa molto simile nelle caratteristiche generali; ma più ricco, più caldo, più vivibile. L’Hicarnia occupa la metà occidentale della regione appena descritta che si estende dal Mar Caspio all’Heri- Rud mentre la Parthia ne è il completamento orientale. Composta per la maggior parte dalle due fertili vallate di Gurghan ed Ettrek, con inclusa la catena di montagne che le divide, l’Hicarnia è un paese pittoresco, ricco di alberi e grande più o meno come la stessa Parthia; ma notevolmente più produttivo. Sui declivi dei monti crescono querce, faggi, olmi, ontani ed il ciliegio selvatico, qui sorgono dal terreno arrampicandosi con i pampini ed estendendosi da albero ad albero, come grandi festoni, le piante della vite. Sotto la loro ombra il suolo è ricoperto dei fiori più disparati, dalle primule alle violette, dai gigli ai giacinti ed altre specie a noi sconosciute. Il terreno del fondovalle costituisce un grande prato con soffici e molli erbe in grado di assicurare la pastura di numerosi greggi ed armenti. Le foreste brulicavano di selvaggina mentre verso la foce dei fiumi, dove il terreno è per lo più paludoso, pascolavano grandi branchi di cinghiali che costituivano un ottimo bersaglio per la caccia. L’Hicarnia era regione ricca e fertile, descritta da Strabone come :”Altamente favorita dal Cielo” la sua straordinaria fertilità era in grado di far produrre ad un singolo vigneto nove galloni di vino ed una sola pianta di fichi riusciva a produrre 90 bushels di frutti; il frumento poi non necessitava di semina; ma si rigenerava spontaneamente dopo il precedente raccolto. Non molto dopo la conquista dell’Hicarnia le armi partiche si diressero verso il paese di Mardi. Questa regione confina ad Ovest con l’Hicarnia ed è sostanzialmente costituita dal tratto montagnoso che a Sud del Mar Caspio rappresenta una continuazione delle tre catene della Partia e che va generalmente sotto il nome di Elburz. Non è ben chiaro il confine occidentale del territorio mardiano; ma con buona probabilità si estende per ca. due gradi, dal confine di Damagan sino alla grande montagna di Demavend ( da 54° a 52° di log. Est) Il territorio viene generalmente descritto come interamente accidentato e montagnoso ma che tuttavia comprende anche la zona tra la base delle montagne ed il Caspio, quella che è la parte più ad Est dell’attuale Mazanderan. E’ questo un ricco terreno alluvionale pianeggiante, appena sopra il livello del mare e via, via, elevandosi in collinette sempre più alte,che fanno da contrafforte allo altipiano, che fu il cuore del territorio di Mardi. Qui alte sommità rocciose si alternano ad impenetrabili foreste; il fianco nord delle montagne, vicino alla vetta, è coperto da querce nane, cespugli e sottobosco impenetrabile mentre la parte più in basso è coperta da foreste di olmi, cedri, castagni, faggi ed alberi di cipresso. Gli orti ed i frutteti coltivati dai nativi sono disseminati lungo gli ammassi della foresta primordiale e si presentano di superbo aspetto, la vegetazione è lussureggiante; abbondano: Limoni, arance, pesche, melograni assieme ad altri vari frutti mentre riso, canapa, canna da zucchero, gelsi crescono rigogliosi e la vite la fa da padrona nelle vallate disseminate da arbusti e fiori di straordinaria fragranza tra cui spiccano le rose ed il cerfoglio. Madre Natura, dispensatrice di tanti straordinari vantaggi, vi ha posto a guardia la: “Tigre” altrimenti sconosciuta in altre parti dell’Asia Occidentale che, nascosta dalle giungle, è pronta a balzar fuori ed aggredire, in ogni momento, l’incauto viaggiatore che si avventuri in quelle zone. Frequenti sono anche le inondazioni che portano diffuse ed estese desolazioni, l’acqua fuoriuscita dall’alveo dei fiumi, ristagna nelle paludi e durante la calura estiva ed autunnale rilascia esalazioni mefitiche e pestilenziali che sono fatali agli stranieri e creano una profonda selezione naturale anche nei confronti dei nativi. Per tutti questi motivi il territorio mardiano non presentava eccessiva attrattiva nei confronti dei conquistatori se non per il fatto che si trovava sul passaggio obbligato verso altre più salubri regioni un anello indispensabile della catena che tiene unito l’Est con l’Ovest ed attraverso il quale possono essere riuniti, in un unicum, i frammenti dispersi di quel grande impero Persiano che ebbe origine con Ciro e che fu distrutto da Alessandro. Il terzo settore che i Parti annessero al loro territorio fu quella parte della Media costituita da un aspro sperone che fuoriesce dalla montagna dell’Elburz circa 52° 20’ Est e che si proietta nel deserto originando una netta divisione tra Est ed Ovest. Il tratto immediatamente ad Ovest dello sperone, fa parte della Media antica, nota come: Media Rhagiana, dal nome Rhages della sua capitale, situata in un angolo tra lo sperone e la catena montagnosa principale, a non grande distanza dall’altra. Poco dopo la conquista della Mardia, la Partia invase questo territorio ed andò a stabilirsi in un luogo oggi chiamato Charax, molto vicino allo sperone, con ogni probabilità nel sito che al giorno d’oggi porta il nome di: Uewanikif e da qui, un poco alla volta, sciamò nel resto della Rhagiana prendendo possesso dell’intero territorio sino a Kaswin, verso Ovest e sino a Kum, verso Sud. Era questo un distretto di notevole dimensione, lungo 1.500 miglia, dallo sperone sino a Kaswin e largo circa 800 miglia dalla montagna Elburz a Kum; si tratta di un altopiano elevato 3.000 – 4.000 piedi sul livello del mare, caratterizzato da clima secco e salubre; ma con suolo di bassissima qualità. Parte dell’altipiano si prolunga nel grande deserto Iraniano centrale ed è assolutamente improduttivo mentre il resto presentava una sia pure scarsa fertilità. Nonostante l’elevata salinità, in presenza di notevole quantità di acqua, poteva produrre cereali e foraggio sufficienti a sostenere una popolazione abbastanza numerosa. Il successivo movimento di espansione dei Parti avvenne in direzione opposta: verso Est ov’essa si trovò a contatto con la Bactria, stato di considerevole potenza, cresciuto simultaneamente alla Partia e che aveva saputo assorbire molto del territorio circostante. Il primo attacco alla Bactria fu parziale e portò come risultato la conquista di due piccole province note come: Turiun ed Aspionus. Non ci è nota l’esatta ubicazione di questi siti che dovevano tuttavia trovarsi ad Ovest del territorio Bactriano e probabilmente erano distretti posti a Nord del Paropamisus, sulle sponde o del Murghab o dell’Ab-i-Kaisar. Il territorio annesso con la conquista era poco più che insignificante; ma ben presto ad esso vennero ad aggiungersi altre e ben più significative conquiste. Dopo questa acquisizione, ancora una volta l’attenzione dei Parti si rivolse ad Occidente e fu la Media, il grande paese che aveva primeggiato sull’Asia Occidentale ed esercitato il suo dominio dalle chiuse del Mar Caspio all’Halis e dal monte Araxes sino all’Istahan, a farne le spese. Assoggettata prima dalla Persia e successivamente da Alessandro Magno era stata confinata in più ridotte frontiere ed allo stesso tempo suddivisa in tre province: Media Rhagiana; Grande Media e Media Atropathene. Già abbiamo visto come i Parti abbiano preso possesso della Media Rhagiana adesso il loro interesse era rivolto alla Grande Media; era questo un territorio molto ampio, situato tra il 32° ed il 37° parallelo che si estendeva dal gran deserto salato dell’Iran, verso Est, sino alla catena montagnosa dello Zagros, ad Ovest. La sua lunghezza, da Nord a Sud, era di quasi cinque gradi, ovvero di ca. 350 miglia e la sua larghezza, da Ovest ad Est di ca. 4 °, più o meno 240 miglia. L’intera area non deve aver avuto estensione maggiore di 800 miglia quadrate che è poco meno del Regno Unito più Germania ed Austria messe assieme. Il paese è a sua volta diviso in due parti: l’Occidentale e l’Orientale. La parte Ovest rappresenta poco più della metà del paese e si spinge sino ai limiti della vasta regione montagnosa dello Zagros; è un paese in cui valli e monti si alternano in successione con ampie pianure molto produttive e per la maggior parte pittoresche e di una bellezza incomparabile. La parte più elevata della zona montana è spoglia ed accidentata; ma solo nelle cime più elevate, mentre più in basso è densamente coperta da foreste e le valli sono interamente occupate da frutteti e giardini dove abbondano: Noci, platani, querce nane, salici e pioppi ed occasionalmente compaiono anche frassini e terebinti ( Pistacia –Terebintus). Le piante da frutto vedono, accanto alla vite, il gelso, il melo, il pero, le mele cotogne, le prugne, mandorli, noccioli, castagne, l’olivo, la pesca, la pesca noce e l’albicocco. Il territorio ad Est dello Zagros presenta un forte contrasto, rispetto alla regione posta ad occidente; qui le montagne si elevano quasi a picco sul piano e sfociano in un altopiano sabbioso e ghiaioso in cui spesso affiorano depositi di sale ed efflorescenze saline chiamate: “Kavir” L’altopiano, attraversato da creste rocciose prive di terreno coltivabile, non in grado di far vegetare neppure un cespuglio od un ciuffo d’erba, è solo scarsamente irrigato da corsi d’acqua e pozzi spesso con acque salmastre. Se si fa eccezione per i punti dove affiorano i depositi di sale e le inflorescenze saline, il pianoro può ancora offrire una buona produzione di grano, se solo sufficientemente irrigato, da qui la presenza di un sistema di irrigazione detto “Kanats” la cui origine si perde nella notte dei tempi. Ovunque i piccoli corsi d’acqua ed i ruscelli che scendono dalle montagne e che, se lasciati a sé stessi sarebbero quasi immediatamente assorbiti dalle sabbie del deserto, vengono invece convogliati in cunicoli sotterranei, a considerevole profondità dalla superficie e fatti scorrere per molte miglia nel piano. Ogni tanto una apertura consente all’acqua necessaria all’irrigazione, di sgorgare in superficie ed in questo modo gran parte della pianura è resa coltivabile. La conquista della Grande Media raddoppiò i domini della Partia e nel contempo accelerò il processo di acquisizione di ulteriori e più importanti conquiste. La parte occidentale della Grande Media apre al ricco e prezioso paese, originariamente noto come Elam ed oggi come Kissia o Susiana. E’ questa una striscia di terreno molto produttiva che si interpone tra la catena dello Zagros e la sponda del Tigri e che si allunga per circa cinque gradi, ovvero ca. 350 miglia da Nord-Ovest a Sud- Est con una larghezza media di 150 – 160 miglia. Come già abbiamo detto la Grande Media è costituita da due regioni tra loro contrastanti, la parte occidentale è formata da una striscia di pianura alluvionale fertile che si estende dal Tigri ed il piede delle montagne; bene irrigata da numerosi e copiosi corsi d’acqua quali : il Jerachi, il Karun, il Keykhah, il Diala ed altri che sono in grado di irrigare quasi per intero, la parte pianeggiante del paese. Oltre questa regione, verso Oriente si trova ancora una zona amena, per quanto costituita da montagne che si alternano a valli ed altopiani anch’essi ricchi di bellissime, piccole vallate, dove abbondano alberi e zampillanti ruscelli che confluiscono in fiumi d’acqua limpida e fresca…poi la maggior parte della regione diventa montagnosa ed incoltivabile. Si susseguono allineamenti di rocce nude ed a precipizio nei crepacci biancheggianti di neve sino all’estate, man mano che ci si sposta verso Nord – Est. Le pendici più in basso delle montagne sono ancora coltivabili e le valli brulicano di frutteti e piante che forniscono una eccellente pastura; questa regione somiglia molto alla parte Occidentale della Grande Media, di cui ne è la continuazione, tuttavia, man mano che si procede verso Sud Est, nel paese di Bakhiyar che si congiunge all’antica Persia, il carattere della regione si deteriora, le montagne diventano più spoglie, più aride e le valli più anguste e meno fertili. Il Fato decise che i paesi adiacenti di: Babilonia e Persia dovessero sottomettersi alla Partia, quasi senza colpo ferire. Babilonia si estende dal Golfo Persico, su entrambe le rive dell’Eufrate, dalla foce, all’estremo limite Nord della pianura alluvionale, sino in prossimità di Hit sull’Eufrate e di Samarah sul Tigri: una distanza di ca. 400 miglia per una larghezza di ca. 180 miglia; ma la media è stata stimata in non più di 60 – 70 miglia, ed una area che non eccede le 25.000 miglia quadrate. La qualità del suolo era tale da farla ritenere il più grande granaio del mondo. Secondo Erodoto. Frumento, orzo e miglio che costituivano le granaglie principali, davano rese di 200: 1che in un qualche caso potevano arrivare a 300: 1 Lungo il corso dei fiumi erano numerosi i palmeti che producevano datteri di ottima qualità e sotto il primo Re Achemenide, quando il cibo alla Corte era fornito da ciascuna delle province, di volta in volta, lungo il periodo dell’anno, Babilonia aveva il dovere di rifornire di derrate la Corte per ben quattro mesi tanto che, rispetto alle risorse dell’impero, si poteva dire che ne rappresentasse 1/3 L’irrigazione era tanto capillare che l’intero paese era coltivato e trasformato in un grande giardino. A Babilonia la Partia ereditò tutti i vantaggi dell’antica civilizzazione e dovette solo curarsi di mantenere in ordine i lavori che già erano stati eseguiti: canali, chiuse, dighe ed argini per derivare, da una sola provincia, tutto il fabbisogno di cibo della sua intera popolazione. La Persia si trova diametralmente opposta a Babilonia, verso Est e Sud – Est; si estende lungo la sponda Sud – Est del Golfo Persico, dai più intimi recessi del Golfo, vicino a Mashur, sino a Capo Jask, un piccolo insediamento sullo stretto di Ormuz a longitudine Est 57° e 40’. Dalla parte interna si allunga sino ai confini di Isfahan, verso Occidente e verso Oriente, ai deserti di Kerman e Yezd. La sua lunghezza si estende per ca. 8° di longitudine che rappresenta una distanza di 620 miglia mentre la larghezza è compresa in circa cinque gradi di latitudine, più o meno 350 miglia; l’intera area è valutabile in 150 – 200 miglia quadrate. La Persia, come ricchezza naturale era di poco inferiore a Babilonia od alla Susiana. Lungo le coste, nel “Ghermsir” o “Paese caldo” come di solito veniva chiamato, c’era una striscia di territorio sabbiosa, spesso impregnata di sale, che si estendeva all’intera lunghezza della provincia come continuazione della piatta regione della Susiana; ma priva, in quel breve tratto, di quelle qualità che fanno della Susiana una terra di valore. Il suolo è povero, costituito per lo più da sabbia ed argilla che si alternano tra loro ed è poco irrigato; l’intera regione è percorsa da un solo corso d’acqua, degno di essere chiamato fiume, oltre tutto la sua posizione, appena oltre il Tropico del Cancro, lo rende tra i paesi più caldi dell’Asia Occidentale. Fortunatamente non è molto esteso, raggiunge appena le 50 miglia, nel retroterra e non costituisce più di 1/8 dell’intero paese; degli altri 7/8 parte considerevole, più della metà, è costituita da sale e sabbia del deserto, soprattutto dei deserti di Kerman e di Yezd che sono pressochè improduttivi. Tra questi due aridi distretti tuttavia, la striscia di colline che li separa, è di migliore qualità essendo costituita da montagne, pianure e valli, curiosamente intervallate e per la maggior parte abbastanza fertili. Nelle pianure il territorio è ricco, pittoresco e romantico oltre ogni immaginazione, con piacevoli piccole valli piene di alberi, con montagnole dalle verdi scarpate e verdi pianure, adatte alla produzione di ogni tipo di granaglie, ma nel complesso questi lineamenti sono solo circoscritti a piccole zone ed in generale si respira un senso di sterilità e povertà. Quasi ovunque l’acqua è scarsa e raramente i fiumi riescono a guadagnare il mare; dopo breve percorso vengono assorbiti dalla sabbia o finiscono in piccole pozze salate dalle quali l’acqua evapora. La Persia Classica merita comunque la descrizione che di sé davano gli antichi abitanti del paese sin dal tempo di Ciro il Grande.” Un paese aspro ed accidentato dove la sussistenza è possibile solo con un lavoro strenuo e continuo e dove le vicissitudini del clima sono tali da fortificare ed indurire quelli che ci vivono” Altro paese, con ogni probabilità sottomesso dai Parti nello stesso periodo in cui furono conquistate: la grande Media, Susiana, Babilonia e la Persia Classica, fu l’Assiria che era stata per lungo tempo, in precedenza, contenuta nei suoi confini naturali interposti tra il monte Zagros ed il Tigri, confinanate ad Est con la Grande Media, a Nord con l’Armenia, ad Ovest con la Mesopotamia ed a Sud con la Susiana e l’Elymais. La sua massima lunghezza era di ca. 320 miglia, con una larghezza media di ca. un centinaio di miglia per una estensione areale di ca. 32.000 miglia quadrate, più o meno la dimensione dell’Irlanda; ma a tanto scarsa estensione fa riscontro una estesa fertilità del suolo. Il tratto tra le montagne dello Zagros ed il Tigri ha natura prevalentemente alluvionale caratterizzata dalle piene del fiume che con regolarità esonda dal suo letto e si espande su una vasta area del paese fertilizzandolo. Vi si producono eccellenti granaglie: orzo, frumento e miglio oltre al sesamo e vi cresce rigogliosa la palma, il noce, il platano, il sicomoro ed il pioppo. Le colline, più bassi avamposti dello Zagros, producono olive ed in condizioni favorevoli, sono coltivati su larga scala i limoni; comune è la vite, il fico, il gelso, il melograno ed altre piante da frutto. Relativamente ai minerali, in Assiria si estraeva: Ferro, Rame, Piombo, bitume, oli minerali, petrolio, Zolfo, allume e sale. L’impero dei Parti si era così esteso verso Ovest ed era fatale che a questo punto volgesse lo sguardo ad Est, verso la Bactria che già era entrata nell’ottica conquistatrice di questo popolo che, come già abbiamo visto, si era appropriato di due ancorchè piccoli distretti. Il regno della Bactria, a quel tempo, si estendeva tra il Tejand e l’Hydaspes; ma nello stesso periodo in cui la Partia si espandeva verso Occidente, la Bactria perdeva potere e questo fatto venne visto come un invito all’invasione; nel conflitto che seguì la Partia ebbe la meglio e non molti anni dopo i Parti occuparono anche la Margiana, l’Aria, la Sarangia o Drangiana, Sacastana, Aracosia, cui dobbiamo aggiungere Sagartia e Diorasmia; doveroso quindi un cenno su questi paesi. La Bactria classica, ovvero il nucleo da dove aveva avuto origine il regno Bactriano può essere considerato come la vallata superiore dell’Oxus, in altre parole, della valle ove il fiume si origina, con le sue sorgenti, verso Est sino all’ingresso nel grande deserto Chorasmiano a ca. 65° 30’ longitudine Ovest. La valle è chiusa a Nord dal Sultanato Hazaret e dalla montagna Hissar, mentre a Sud confina con il Paropasmisus o Kush Hindù; verso Est raggiunge l’altopiano del Pamir da cui hanno origine alcuni tra i più importanti fiumi che la irrigano. La distanza tra il Pamir ed il deserto è di ca. 160 miglia mentre la distanza tra le due catene montuose varia da 140 a 250 miglia. L’area è probabilmente tre volte più vasta di quella della Partia e può essere stimata in ca. 7.000 miglia quadrate. La maggior parte del paese si pone a quote elevate, sopra il livello del mare, ha clima freddo e terreno non fertile; ma la parte più bassa della valle, specialmente la zona vicina all’antica capitale:Bactra, oggi Balkh, è molto produttiva e la regione tra l’Oxus ed il Paropamisus, la metà Sud della provincia, è la parte più ricca dell’Affghanistan Margiana, ovvero il distretto sul fiume Margus (Marg-ab) si trova, verso Occidente, in continuità con la Bactria e sebbene geograficamente riconosciuta come distinta, inizialmente dovett’essere un tutt’uno con la Bactria. Si tratta di un angusto corridoio chiuso da un lato dal deserto e dall’altro dal fiume: Margus, per una distanza di circa 200 miglia che va poi ad aprirsi in una verde oasi di grande fertilità, nota in antico ed anch’oggi chiamata: Merv. Distretto di grande importanza, di recente annesso alla Russia e congiunta con Ashkabad e Bokhara attraverso una strada ferrata. Aria si estende sul corso del fiume Ario, oggi Heri – Rud, che costeggia il lato Sud del Paropamisus a long. Est 67° e gira verso Ovest, prima attraverso le montagne e quindi sul loro fianco Sud sino a 61° di longitudine Est dove fa un giro ampio verso Nord e forzandosi attraverso la catena unisce Tejend al Pul-khatun, più o meno a latitudine 36°. Il corso del fiume, sino alla sua grande svolta verso Nord, misura ca. 270 – 280 miglia il chè lo pone come misura della intera lunghezza dell’Aria: da Est ad Ovest. La sua larghezza, tra il Paropamisus ed il territorio noto come: Drangiana o Sarangia è difficile da determinare; ma non fu certamente grande, mediamente può essere stato di 50 miglia sì che l’intera area coperta dal paese dovett’essere di ca. 13.000 miglia quadrate. Il terreno, bene irrigato, si presentava sufficientemente fertile; ma era posto ad una altezza eccessiva per essere almeno moderatamente produttivo. La capitale Aria, od Herat si trova a più di 3.000 piedi sul livello del mare ed il resto del paese è a quote ancor più elevate. Drangiana o Sarangia: Si congiunge all’Aria, verso Sud ed assieme costituiscono una regione di grande estenzione; ma di scarsa fertilità. Il paese è irrigato da fiumi che confluiscono, da Nord - Est a Nord, nello Hamun o lago di Seistan; ad Ovest declina verso il grande deserto iraniano e ne prende il carattere; ad Est si estende sino alla sorgente del fiume Kash. Difficile è determinarne esattamente l’estensione, ma al massimo dev’essere stata doppia, rispetto all’Aria, comunque non molto al di sotto delle 30.000 miglia quadrate. Sacastana o Seistan: Anche questo paese fu probabilmente assorbito dalla Partia e si trovava immediatamente a Sud di Hamun o Gran Lago Salato, in cui si versa il fiume Helmend; ad eccezione dei vasti banchi dell’Helmend il territorio era praticamente improduttivo e non in grado di ospitare alcun tipo di popolazione nomade. Alcune zone del territorio erano soggette alle inondazioni dell’Helmend ed in quell’occasione si poteva assistere all’insorgere di vasti canneti tra le aride zone desertiche. Valutarne l’estensione è vago ed indefinibile giacchè non ci sono confini naturali segnati a meno che non si voglia riconoscere come tali l’Helmend e l’Hamun a Nord mentre a Sud il paese si fonde con la Gedrosia e ad Ovest con il deserto Kerman. Il dominio su Sacastana e Sarangia porta quasi necessariamente alla sovranità sull’Arachosia. Arachosia: Prende nome dl fiume Arachotus (Argand-ab) un affluente dell’Helmend e costituisce il territorio montano attorno a Candahar oltre ad una parte del deserto adiacente oggi noto come Registan. Il paese è vasto; ma di non grande valore e si colloca sulla frontiera dell’impero dei Parti, verso Sud Est; chi detiene il potere su Hicarnia, Partia, Aria, e Sarangia lo ha di fatto anche sulla Sagartia che coincide con la parte Est e Nord – Est del Deserto Iraniano. I Sagartiani vagano liberi sulla maggior parte della regione centrale alla ricerca di una inadeguata sussistenza; il loro territorio era, a dispetto, molto esteso, ancorchè di scarso valore, essendo inadatto a qualsiasi tipo di coltivazione e privo di qualsiasi minerale che non fosse il sale. Corasmia: Un territorio similmente improduttivo ed invivibile, dalla parte opposta della catena di montagne della Partia e dell’Aria, viene comunemente considerato formare con la Bactria il limite del dominio dei Parti verso Nord, ad Est del Caspio; è questo il territorio della Corasmia, ovvero il paese dei Corasmiani, oggi noto come Deserto del Khorasan, che si estende dal fondo collinare della Bactria, Partria ed Hicarnia sino al vecchio corso dell’Oxus, dal suo ingresso nel deserto sino alla sua foce. Il territorio è vasto, non meno di 600 miglia in lunghezza e largo 300 miglia; ma il suo valore è eccezionalmente scarso giacchè, eccetto lungo il corso del fiume Oxus o moderno Amu Daria, non consente coltivazione alcuna. Grazie all’acquisizione di questi paesi e regioni la Partia raggiunse la sua più vasta estensione territoriale verso Est e Nord Est anche se era ancora in grado di fare ulteriori aggiunte ai suoi domini dalla parte opposta dell’impero, in particolare verso Nord Ovest. Mesopotamia: Nel periodo precedente il conflitto che la vide opposta all’Impero Romano, la Partia era diventata la prima potenza della grande e ricca regione della Mesopotamia che è il tratto compreso tra il Tigri e l’Eufrate che confina a Nord con l’Armenia ed a Sud con la pianura alluvionale di Babilonia. La lunghezza di questa regione, da Nord Ovest a Sud Est era di circa 350 miglia, mentre la larghezza, nel punto più largo era stimabile a non meno di 260 miglia tuttavia in qualche punto non si raggiungono le 50 miglia pertanto è probabile che l’intera area potesse essere valutata in 50.000 miglia quadrate. La maggior parte era improduttiva essendo costituita da una pianura priva di alberi, dimora degli asini selvatici, degli ottarda e delle gazzelle; ma verso Nord era più fertile ed il monte Masio, assieme al lembo Sud ed alla valle del Tigri a Nord era un territorio di una qualche considerevole ricchezza. Il Mansio produce abbondante legname assieme a manna (frassino) e nocciole ( cecidio); il pistacchio cresce incolto nel distretto tra Orfah e Diabekr; il tratto Sinjar delle colline è noto per la coltivazione dei fichi e l’intera regione a Nord è favorevole alla crescita degli alberi da frutto e produce: arance, noci, limoni, melograni, albicocche e gelsi. Durante il periodo di belligeranza con Roma i confini della Partia divennero estremamente fluttuanti, intere province vennero conquistate, perdute e riconquistate, larghe fette di territorio annesse e successivamente nuovamente perdute, interi paesi ceduti e dopo un po’ riconquistati; ma non è qui che possiamo parlare di tutte queste variazioni territoriali, limitiamoci solo all’estensione del territorio della Partia nel momento del suo più fulgido periodo, tuttavia è necessario completare il quadro con altri due distretti: la Media Atropatene e l’Armenia. Media Atropattene: Fu l’ultima ad essere acquisista dalla Partia e costituiva il territorio ad Ovest della parte bassa del Mar Caspio che si estendeva dall’Araxes (Aras) verso Nord, sino ai confini della Grande Media e della Media Rhegiana verso Sud; ad Est confina con l’Armenia con la quale fu talvolta politicamente connessa. Il confine Sud segue quasi pedissequamente la linea del 36° parallelo tanto che il territorio è molto simile ad un quadrato che si estende da Est ad Ovest per lo spazio di 240 miglia e da Nord a Sud per ca. 230 miglia. L’intera area non è meno di 50.000 miglia quadrate; i suoi fiumi principali sono: l’Aras ed il Sefid – Rud mentre sul suo territorio si pone il grande lago Urumiyeh. Il territorio è montagnoso; ma abbastanza fertile, con clima freddo nell’inverno; ma delizioso durante i mesi estivi; la regione è ricca e fu molto valorizzata dai suoi primi possessori: i Persiani. L’Armenia, ad Ovest del Caspio, confinava verso Nord con la Partia, quando l’impero ebbe raggiunto la sua massima estensione e si poneva a Nord Ovest e parzialmente a Nord dell’Atropathene, la sua estensione va dal Caspio alla foce dell’Aras, alla curva che fa l’Eufrate a 38° e 30’ di latitudine e 38° e 25’ di longitudine, una distanza di quasi 600 miglia e si estende dall’Iberia, a Nord sino al MonteNiphates a Sud; una distanza di ca 200 miglia. L’Armenia ha forma di losanga restringendosi gradatamente ad entrambe le estremità, per questo la sua superficie non eccede le 60.000 miglia quadrate. Il carattere della regione somiglia a quello dell’Atropatene anche se nel complesso gli è superiore essendo un territorio produttivo che esportava vino a Babilonia e commercializzava sui mercati della Fenicia con muli e cavalli. Nel momento della sua massima prosperità l’impero dei Parti dovette estendersi per 2.000 miglia da Est ad Ovest, tra il Pamir e l’Eufrate mentre la sua larghezza media era compresa tra 500 e 600 miglia, tra la frontiera Nord e quella Sud. La maggior parte del territorio Afgano, la Persia per intero e parte della Turchia, oltre a vaste regioni adesso in possesso della Russia, erano parte integrante della Partia e giacchè la Persia si estende per 500.000 miglia quadrate e l’Afganistan per 200.000 miglia quadrate, mentre le province in mano alla Russia e quelle Turche in possesso della Partia, erano stimate non meno di 100.000 miglia quadrate, l’intero territorio, in cluso l’impero dei Parti, alla sua massima espansione dovett’essere non meno di 800.000 miglia quadrate, l’equivalente cioè di: Francia, Germania, Austria e Turchia Europea messe assieme. I confini dell’impero erano a Nord: l’Iberia, il fiume Kus o Cyrus, Il Mar Caspio, l’Oxus, il sultanato Hazaret ed il territorio Hissar; all’Est: il Pamir, la catena Balor e la valle dell’Indo; al Sud: il Beludristan ed il Golfo Persico; ad Ovest: la Cappadocia e l’Eufrate. Ad Ovest dell’Eufrate si trovava il territorio in mano Romana, verso il Nord dell’Oxus c’erano le tribù degli: Scizi, Alani, Messageti, Yue-chi ed altri, sulla frontiera dell’Est c’erano gli Indo-Sciti: un popolo debole e diviso. Solamente due sembravano essere i popoli di maggior rilievo a da temere: Roma ad Occidente e le tribù Scizie al Nord ed a Nord – Est; con entrambe queste due popolazioni la Partia ebbe a scontrarsi in lunghe, devastanti e sanguinose guerre; la sua fine tuttavia non fu causata da nessuno dei due nemici; ma solo le rivolte interne al paese portarono alla distruzione della Partia il cui dominio venne alla fine sostituito dal secondo Impero Persiano: quello della Monarchia Sassanide.
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  17. Un fratello di mio Nonno morto nella 1° guerra mondiale ci lasciò in eredità due quadri di monete che ho sempre ritenuto i "colpevoli" di questa mia passione che mi accompagna fin da bambino e che per molti anni mi ha spinto a raccogliere materiale relativo a svariate tematiche che spaziavano dalla Zecca della mia città fino al Regno d'Italia. Nell' Ottobre del 2000 in occasione di un asta Papale non eccelsa per qualità ma sicuramente importante per la disponibilità del materiale offerto, mi resi conto cosa veramente mi piaceva collezionare e di conseguenza nacque il mio progetto di collezione che ho seguito negli anni a venire. E' proprio in questi giorni (grazie all'ultima asta NAC) che ho raggiunto il mio obiettivo pianificato da allora: raccogliere almeno una moneta per ogni periodo di Sede Vacante Pontificia. Ci tenevo ad esternare questa enorme soddisfazione in un contesto dove credo siano compresi e condivisi sforzi e sacrifici superati. Nell'augurare ad ogniuno di Voi di raggiungere almeno il primo dei traguardi prefissati, buona serata Daniele
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  18. Buonasera e ben trovati. Ultimissimo acquisto, quarto di dollaro 1925 Philadelphia. Preso da commerciante quindi ho dovuto profondere denaro a volontà, come se non bastasse è una recessed date, tuttavia giaceva sola ed abbandonata :blum: non ho resistito: Il retro è spettacolare sembra avere ancora un po' di lustro. Sono ben accetti i vostri graditi pareri su stima e conservazione.
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  19. Dovresti leggere il regolamento per le razzie http://www.lamoneta.it/topic/86981-regolamento-ufficiale-razzie-leggere/
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  20. rispondo a Te, ma in parte ciò che volevo dire lo ha già espresso Piras ... non tutti gli appasionati di numismatica (in questa categoria cito per esempio i neofiti) o acquirenti in generale (come nel caso citato da lui e ti posso assicurare non sono pochi) sono in grado di stabilire in modo più o meno corretto una valutazione su una moneta sia per quanto attiene il prezzo di vendita sia per ciò che concerne ovviamente lo stato di conservazione, Poichè quest'ultimo ne determina in modo anche importante la variazione del prezzo d'acquisto mi pare ovvio che se una moneta non arriva neppure ad un BB ma viene certificata e venduta, alla persona sprovveduta o che si affida in buona fede, come uno SPL/FDC con i prezzi di rifererimento di quest'ultimo stato di conservazione a catalogo, personalmente non mi pare che la cosa sia del tutto corretta. Spero di aver espresso al meglio il concetto...
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  21. Straquoto in pieno il messaggio di Piras!! A chi invece con le perizie ci riempie i bidoni... consiglio di NON vendere/alienare/scambiare MAI nessun pezzo acquistato che ha in collezione... Perchè le valutazioni sulle conservazioni che riceverà altrimenti... e quindi sul corrispettivo valore offerto, lo faranno star parecchio male! Per esperienza personale ho dovuto nel passato vendere alcuni pezzi, anche importanti, a causa di motivi familiari imprevisti che possono accadere a tutti... e le uniche monete che hanno spuntato il corrispettivo adeguato sono state quelle sigillate dai compianti Sig. Tevere e Bazzoni... e che sia perchè erano periti molto conosciuti e rispettati? Quindi mi permetto e consiglio di "non far respirare tanto" i propri pezzi e di tenerli nella bustina plasticata sigillata da un perito di sua fiducia e stima... perchè un lontano (molto lontano spero), giorno... questi tondelli possono tornare ad essere un oggetto di scambio commerciale! Giò
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  22. Sì, in questa conservazione non è comune, decisamente. la conservazione non è sbagliata. lo SPL-FDC ci stà ed in questa conservazione si può considerare tranquillamente "R" ;) complimenti!
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  23. Di cosi belle se ne vedono veramente poche. .. per me spl! B) e chi ha detto che vale 20 euro me ne spedisca almeno 3 :lol: le prendo al volo
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  24. Moneta che rispecchia in fondo la valutazione data da NGC....grande serità e imparzialità nelle loro valutazioni...magari fosse italiana..... SPL pieno. Complimenti per il nuovo ingresso Saluti ;)
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  25. Variante dell’AE P2 con caduceo in incuso circolare sul cavallo come contromarca KINGS of MACEDON. Philip III Arrhidaios. 323-317 BC. Æ Unit (7.00 g, 12h). Uncertain mint in Macedon. Head of Herakles right, wearing lion skin / Horseman riding right; c/m: caduceus in circular incuse. Price P2; SNG München 979 (with countermark). Good VF, dark green patina. apollonia
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  26. A noi periti gemmologi è assolutamente vietata certificare pietre false, e sigillarle. Il perito al limite può fare una nota scritta al cliente, ma non ha il valore di un certificato.
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  27. @@vox79 quindi disporre una perizia su un qualcosa a quanto dici produce un solo effetto, se l'oggetto è autentico (consono, a norma o qualsiasi altra sia la caratterizzazione in oggetto della suddetta) oppure niente..quindi quando dispongo una perizia o l'oggetto è autentico o il perito fa perdere le tracce di se senza la possibilità di certificare a suo dire la non autenticità o ripeto.. il non essere a norma o altro...io non ci vedo niente di male, se facessi il perito e qualcuno venisse da me con questo oggetto e mi chiedesse una perizia e io penserei sia falso due righe ce le spenderei, anche perchè trovalo uno che ti paga per due parole campate in aria...giuro non capisco..la perizia in se dovrebbe essere un giudizio di un professionista, che poi si può tradurre in un attestato di autenticità è un conto, e siamo daccordo, ma è un giudizio...comunque this is fried air :rofl: :rofl: :offtopic: per altro lo avessero certificato dall inizio come riconio si sarebbe evitato il realizzo da 10k...come dice ggpp the top
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  28. Il link te l'avevo messo per farti vedere altre monete simili e farti capire l'autenticità, non certo per il prezzo che è molto al di sopra di quello che valuterei le monete da te postate. L'Aureliano è molto comune, 10 € più o meno. Tacito è più raro ed è anche messo meglio, 30-35 € ci può stare.
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  29. sicuramente, comunque io nel dubbio non sigillerei mai, poi per esempio ci sono periti che si ritengono "superiori" e non accettano i consigli !!! pensa che una volta ho visto in vendita sul web un cavallo di Chieti con tanto di legenda civitas teatina, sigillato come cavallo di Aquila !! ho segnalato l'errore al perito , ma non ha cambiato nulla !!!!!!!
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  30. io non darei più di 7-8 euro per Aureliano, che è veramente comunissima, oltre che in conservazione non bellissima... mentre per Tacito un 30 euro li offrei, per più motivi: non dico che è raro, ma sicuramente molto più di Aureliano, senza contare il fatto che ha una bella conservazione, considerando anche che ha regnato solo per 1 anno...
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  31. @@pedro_88 @@marconfa84 a prescindere dai prezzi indicati da Acsearch...... sono monete che trovi a molto meno sul mercato.... personalmente non spenderei piu' di 50/60 euro per entrambe...
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  32. Non sono Abruzzese , ma Puglia Garganica , ne ho molte che non riconosco , infatti ne posterò altre nel forum , anche a breve , non sono un esperto di numismatica , e mi sono ritrovato con monete( circa 200 pezzi) e francobolli( circa 40.000 pezzi) , grazie a mio nonno ,ma sinceramente non ho tempo per queste cose anche se mi piacerebbe capirci qualcosa . Grazie
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  33. ..sicuro 6° o 7°? io avrei detto 2°, 1347-1362, MIR 86 tra l'altro su questa serie ci sono 4 segni non identificati, il segno infatti non l'ho trovato
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  34. attenzione..sigillato come RESTRIKE ...attenzione
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  35. la legenda corretta è : ° KROLUS ° D ° G° REX ° FR° S ° con globetto di interpunzione tra le lettere se osservi meglio C.N.I. vol XVIII - D.A. 15 comune, ci sono varianti nella scrittura di legenda e a volte troviamo anche errori,
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  36. Non mi sembra che quando il limite è stato portato da 12500 a 5000 poi (se non erro) 2500 e poi 1000 l'evasione sia diminuita, anzi si ottiene l'effetto opposto. Inoltre obbligare i turisti a sottostare a questo limite è un'altra follia: solo i cittadini extra UE sono esentati seguendo certe regole, gli altri no. Ripeto che non è il contante di per se che porta evasione, ma l'utilizzo che se ne fa. Se poi vogliamo dire che siamo un popolo di evasori senza speranza mi sembra un po' troppo semplicistico.
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  37. Mai vista una "tavoletta ondulata" di questo genere…. Non so se è un inedito oppure il risultato di una particolare modalità di coniazione forse su tondello in origine un po' irregolare. Dalla foto non si capisce e sarebbe utile controllare lo spessore della moneta.
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  38. Buonasera a tutti se c' e' ancora posto felice di aggregarmi a voi.
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  39. Infatti nando! probabilmente l'angolazione fotografica ha distorto l'immagine creando quello strano effetto. Anche le foto non dicono sempre il vero!! Saluti miza
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  40. Sinceramente ritengo che il catalogo Montenegro sia veramente assurdo e fuori ogni logica dei prezzi reali di mercato. Quelle quotazioni sono spropositate. Ho sia il Montenegro che il Gigante e devo dire che i prezzi riportati su quest'ultimo sono più contenuti e più vicini alle reali quotazioni. Dal Gigante io solitamente tolgo un 30% dal prezzo riportato Dal Montenegro toglierei tutte le pagine e lo riscriverei da capo :rofl: Parlando della piastra del 1826 faccio i complimenti a @@sulinus e posso dire che come ha già detto @@francesco77 non è molto più rara rispetto a quella del 1825 (difatti io le trovo con la stessa frequenza) Bella piastra, per me è un qBB/BB
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  41. Un paio (o poco più :) ) di precisazioni anche da parte mia. Di fatto in Finlandia i centesimini non circolano, nella maniera più assoluta. Non è fatto nemmeno obbligo ai negozianti di accettarli, purché espressamente segnalato. A me li hanno rifiutati anche in un Ufficio Postale. Tutti sono ben consapevoli che i centesimini hanno valore numismatico, e nessuno ve li dará al facciale. Le Poste e la Zecca, che distribuiscono i centesimini, li cedono a prezzo superiore al facciale, quindi non si capisce come potrebbe qualcun altro cederli al facciale. La Banca di Finlandia non effettua, rigorosamente, servizio cash. Per quello che è la mia esperienza, nessuna Banca commerciale effettua servizio cash a non clienti; pur avendo trovato una cassiera molto gentile e ben disposta, mi ha cambiato (per gentile concessione) un rotolino di 5 cent, ma mi ha invitato, per i centesimini da 1 e 2, a rivolgermi come unica possibilità, a commercianti numismatici.
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  42. D/ si legge OTI IN o IM e le 3 lettere finali mi sembra siano IMP. al R/tempio con la solita leggenda illeggibile.Se guardiamo certi denari Enriciani, per me è buono (vedesi la croce patente con aculei). Poi felice di essere smentito.
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  43. Rinnovo il mio grazie a tutti, siete davvero tutti speciali...........per me. Bravi..... :drinks: @@Giovanna ..... purtroppo oggi nessuna sigla nuova ..... ma solo numeri 5 0
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  44. @claudioc47 il problema è che sbagliano anche i periti giovani o meno giovani !!!! quante monete periziate sono false !!!! io ne ho viste molte, specialmente nelle aste dove si inserisce di tutto.....!!!!!! quello che non mi va bene e far passare una moneta per autentica sapendo che sia una patacca
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  45. Posto alcune scansioni tratte dal libro "Dalla Dracma Gallo-Celtica al marengo napoleonico" volume II di Elio Biaggi
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  46. Per maggiore chiarezza, ecco come doveva essere la ricostruzione del Macellum neroniano (dall'articolo spagnolo gentilmente segnalato da Antvwala) : e dove esattamente doveva trovarsi (vicino all'attuale via Celimontana):
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  47. @@profausto Ciao, cosa ne pensi di questa? Quale conservazione gli daresti?
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  48. che ne pensate di questa collezione avete qualche cosa da scambiare? ' '
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  49. Versione in bronzo/ottone, anch'essa molto bella, praticamente l'incisore Luigi Arnaud è stato in grado di creare una vera e propria esplosione di raggi intorno all'Immacolata Concezione! Su queste medaglie c'è molto da scrivere anche da un punto di vista iconografico, da notare le varie posizioni di san Luigi, completamente differenti da quelle in uso nella medaglia devozionale di produzione italiana e francese.
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  50. Mi piacerebbe rendere questa discussione molto utile per gli studiosi della medaglistica borbonica e napoletana in generale, la medaglia nel primo post è una medaglia borbonica di grande interesse storico in virtù della presenza del nome del re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone ma altre medaglie possono benissimo considerarsi di committenza borbonica grazie alla consultazione dei documenti che ne decretarono la coniazione e la tiratura nei vari metalli. Qui di seguito la ben più nota medaglia del 1854 per la cessazione dell'epidemia di colera a Napoli nel 1854, essa non riporta il nome del re al dritto come in quella datata 1857 ma al rovescio, cioè sotto l'inginocchiatoio di san Luigi Gonzaga, la frase MUNIFICENTIA PRINCIPIS è riferita alla generosità dell'ottimo principe, appellativo dato al re Ferdinando II di Borbone (non a caso nei tagli delle monete borboniche troviamo la scritta PROVIDENTIA OPTIMI PRINCIPIS). Ma attenzione: l'ufficialità di questa medaglia è suffragata anche dalla documentazione dell'epoca pubblicata negli studi di Giovanni Bovi nel 1961 dove è possibile leggere della committenza delle medaglie da parte della famiglia reale e della tiratura. Concludo questo secondo post ricordando a tutti che le medaglie con le varie iconografie religiose in generale vennero concepite nella quasi totalità dei casi con l'effigie mariana al dritto. In questo caso al dritto troviamo l'Immacolata Concezione (come risulta tra l'altro anche dai documenti originali). In questi due primi esemplari la mano dell'Arnaud è evidente, la precisione e la plasticità delle forme e dei panneggi è a dir poco ineccepibile. Opus: Luigi Arnaud Medaglia del 1854 in argento. Ø mm. 33 x 26 (misure riferite al solo tondello, appiccagnolo escluso). Coniata a Napoli, per la cessazione del colera a Napoli. Al dr. / DEIPARAE IMMACULATAE - A CHOLERA LIBERATI. / L. ARNAUD F. (PER VOTO DELLA MADRE DI DIO IMMACOLATA, LIBERATI DAL COLERA). L'Immacolata Concezione raggiante, velata, coronata, con nimbo a dodici stelle, con Gesù Bambino benedicente, coronato con globo crucigero; in basso due angeli con ostensorio e ramo di giglio (a sinistra) e con fiore e rosa (a destra). Al rov. / NEAPOLI ANNO DOMINI MDCCCLIV EX VOTO – L. ARNAUD F. . All'esergo: MUNIFICENTIA / PRINCIPIS (IN NAPOLI NELL'ANNO DEL SIGNORE 1854 / PER MUNIFICENZA DEL PRINCIPE). San Luigi Gonzaga genuflesso a destra su un inginocchiatoio. (Ricciardi, 211. Bovi 1961, 1. Varesi – coll. Giannoccaro, 332. D'Auria 247. Martini – coll. Tam, manca) Reggio Emilia, coll. privata Il colera a Napoli Nell'inverno del 1854 si pensò che il colera che in quei tempi affliggeva l'Europa si fosse fermato a Parigi, ma alcuni militari provenienti dalla Francia portarono il morbo virale nella città partenopea, la situazione degenerò in poco tempo e il re Ferdinando II corse immediatamente ai ripari emanando saggi provvedimenti a difesa della popolazione, si stabilì che il soccorso e le medicazione fossero effettuate a domicilio onde evitare l'affollamento delle strutture ospedaliere e di ricovero; vennero dedicati ben cinque ospedali al problema del colera: l'ospedale di Loreto, l'ospedale diretto dai Frati di San Giovanni di Dio alla Pacella ai Miracoli, il lazzaretto di Posillipo, il collegio dei Nobili nel vicolo del Nilo ed il monastero della Madonna delle Grazie, oltre alle numerose infermerie aperte in via del tutto eccezionale in altre strutture pubbliche. L'amministrazione municipale provvide a retribuire a proprie spese 105 nuovi medici e 64 farmacisti, ogni tipo di spesa per medicinali, cure e assistenza, nonché nuovi indumenti fu completamente a spese dell'amministrazione pubblica. Il re in persona organizzò il piano di emergenza ed assistenza dei malati, la città venne suddivisa in dodici rioni con a capo un medico responsabile. Notevole fu l'assistenza nei confronti dei poveri. L'efficacia dell'organizzazione borbonica fece sì che l'epidemia si spense già nel mese di ottobre del 1855. Mentre l'epidemia mieteva numerose vittime si pregò incessantemente l'Immacolata Concezione, Divina e Celeste protettrice della città di Napoli, e proprio coloro che erano a Lei devoti aprirono una sottoscrizione per raccogliere fondi da destinare all'acquisto di oggetti ornamentali da porre dinanzi alla statua presente nella chiesa del Gesù Vecchio (cfr. Archivio di Stato di Napoli, Ministero delle Finanze 13559). Nella stessa occasione la famiglia Reale borbonica, come già scritto precedentemente, espresse la volontà di far coniare una medaglia con al dritto l'Immacolata Concezione e al rovescio san Luigi Gonzaga, Ferdinando II decretò con lettera dell'11 settembre 1854 che venissero coniate seimila medaglie in ottone e centoventi in argento (fig. 3), la coniazione fu successivamente decretata da Ferdinando II con lettera datata 11 settembre 1855 indirizzata al Ministero delle Finanze e l'ordine diretto all'incisore Luigi Arnaud venne dato dal principe Don Sebastiano di Borbone infante delle Due Sicilie con una lettera del 14 settembre (tre giorni dopo il decreto del re). Stando ai documenti dell'epoca e a differenza di come classificato in altri testi, l'Immacolata Concezione è raffigurata al dritto e non al rovescio. A conferma dell'esatta classificazione basti leggere le leggende di entrambi i lati partendo dal lato con la raffigurazione mariana e non viceversa (Per voto alla Madre di Dio Immacolata, liberati dal colera in Napoli, nell'anno del Signore 1854). Lo stesso criterio di classificazione è valido per tutte le medaglie napoletane raffiguranti la Madonna (salvo decreti di emissione che stabiliscono una diversa interpretazione). Nelle medaglie napoletane del periodo borbonico, anche in presenza dell'autorità emittente da un lato, andrebbe considerata la Madonna sempre e comunque al dritto in virtù della Sua celeste superiorità, basti pensare che un sovrano esercita il proprio potere temporale sui suoi sudditi e nell'ambito dei sui territori, mentre la Santissima Madre di Dio è la Regina Celeste del mondo ed è al di sopra di tutto e di tutti (regnanti compresi).
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