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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/18/14 in tutte le aree
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Babbo Natale è arrivato in anticipo. ditemi che ne pensate.7 punti
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Ne abbiamo viste tante di queste monete nel forum...le regalavano una trentina d'anni fa con le merendine Finalmente c'è l'occasione di vederne una vera. Dico finalmente, perché sono anni che cerco un'immagine decente su internet, senza riuscire a trovarne (si possono comunque vedere nei cataloghi). Ora, uno dei soli QUATTRO esemplari coniati, viene proposto da Heritage nell'asta del 7 gennaio prossimo, e lo si può ammirare in tutto il suo splendore http://coins.ha.com/itm/confederate-states-of-america/1861-50c-original-confederate-half-dollar-pr30-ngc-cac/a/1216-5847.s#Photo La moneta in questione, sarebbe appartenuta nientemeno che a Jefferson Davis, che l'avrebbe avuta dal suo Segretario al Tesoro, Christopher Memminger. Sarebbe stata poi rubata dal bagaglio di sua moglie da alcuni soldati nordisti. Ma in un forum statunitense, qualcuno mette in dubbio che il presidente della Confederazione l'abbia mai vista. Solo quattro esemplari di questa moneta sono stati coniati a New Orleans nell'aprile del 1861, dopo che le truppe sudiste avevano occupato la città. Dal 1° al 30 aprile 1861, la Zecca di New Orleans, passata sotto il controllo della Confederazione, aveva coniato 962.633 half dollars e 2.991 double eagles. Si conosce il numero di queste monete, ma esse sono indistinguibili da quelle coniate in precedenza, lo stesso anno, dall'Unione prima (gennaio) e dallo Stato della Louisiana poi (febbraio-marzo). Prima della chiusura della Zecca, il 30 aprile per mancanza di materia prima (riaprirà soltanto nel 1878), fu brevemente contemplato un programma di monetazione Confederata, e furono prodotti questi quattro esemplari di mezzi dollari in argento, con la Libertà seduta al dritto, e un rovescio diverso da quello dei Seated Liberty che si coniavano dal 1839. Le quattro monete, furono disperse tra proprietari non numismatici, e di loro si perse anche ogni memoria per i successivi 18 anni. Riemersero pian piano, lungo un arco di ben 110 anni (la prima nel 1879, l'ultima nel 1971), ma sono state sempre saldamente tenute in mano da importanti collezionisti e istituzioni, e la possibilità di acquisirne una è sempre stata rara come le monete stesse. Ora, Heritage vi offre questa fantastica occasione Quando mancano ancora 20 giorni all'asta battuta in sala, la moneta ha raggiunto i 55.000 dollari (che diventano poco più di 64.000 con i diritti d'asta) ma si può esser certi che ben altro sarà il realizzo finale...la stessa moneta, in asta Stack's dell'ottobre 2005, ha fatto fermare il martello del banditore alla cifra di 632.500 dollari! petronius3 punti
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ecco il mio regalo di Natale...anticipato. :) cosa ne pensate? a me ha colpito la freschezza combinata alla patina...in mano i rilievi son satinati(dalle foto si intuisce sulla corona al rovescio. attendo pareri... un salutone alla sezione e un grazie a chi interverrà marco3 punti
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Il ministro tende a precisare che non ci sara' alcuna speculazione.Le monete circoleranno realmemte come l'ue vuole.Non verranno date ai soliti speculatori seppure questi ultimi abbiano in tutti i modi cercato di fare impennare le quotazioni di queste monete.In breve e' quello di saliente che c'e' scritto nel primo link. Non ho capito se il ministro Cinca ci prende in giro o no.O se ci fa' o ci e' come si dice da noi. Nel secondo link si ripetono inCatalano le stesse cose piu' o meno.Sono assicurate le serie ai cittadini e il principato vedra' seriamente circolare gli Euro(di Andorra)al suo interno. Mah...tutta questa "frenesia" di dover sottolineare piu' e piu' volte il fatto che gli speculatori non l'avranno vinta,mi fa pensare proprio il contrario. Le monete saranno presentate martedi' con una celebrazione apposita nella camera di consiglio del principato,durante il pomeriggio.3 punti
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Buonasera, è con grande orgoglio che annuncio il rientro nella sua terra materna di questo tondello. Dalla collezione M Huntington da quel degli States vi presento il quarto di scudo caricato delle armi di Castiglia e Milano che arricchito della data ai lati del busto del re risulta tipologia rarissima (R4). Stando poi a dati riferitimi da amici affidabili, questo sarebbe ( uso il condizionale solo perché personalmente non ho potuto verificare, non avendo il testo; non certo per dubbio nutrito sulla serietà delle mie fonti(grazie @@Parpajola e ad Alessandro) lo stesso tondello fotografato dallo Gnecchi nella sua opera sulla monetazione di Milano edita nel 1884. Ultimo passaggio in asta che mi è noto ( grazie @@dabbene per l'indicazione) asta cronos 1 primavera 2008 Crippa numismatica ex collezione Gavazzi. Il peso è 7,65 g, magnifica patina solo parzialmente esaltat dalla mia foto. Buona conservazione, stando anche a quanto scrive il Crippa che dichiara difficile reperire in buona conservazione questa tipologia. Spero, e sono sicuro, che potrete e vorrete darmi ulteriori notizie e commenti. Grazie3 punti
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Salve a tutti, anche non conoscendone i dati ponderali ma sicuramente siamo sotto al grammo, probabilmente si tratta di Teodosio II al tipo DN THEODOSIVS PF AVG - VT XXX V in ghirlanda, Ric X, 457-459 emessa a Costantinopoli, Nicomedia e Cizico. Marcus Didius3 punti
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hai perfettamente ragione zenith. per quanto riguarda se sia rimasto contento dell'acquisto...bhe si, la desideravo molto, credo che fara' la sua figura ma la cosa che mi fa piacere e' che sto coinvolgendo la mia piccola figlioletta nella passione della numismatica.2 punti
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No , un prezzo che puo andare,ma importante che tu sia contento dell'acquisto, io non chiedo mai dopo aver comprato ,capita sempre chi ha speso meno e ci resti male,ripeto se quando compri a te sta bene non pensarci piu e goditi la soddisfazione di aver preso un pezzo che volevi avere,specialmente se si parla di cifre modeste in cui puoi aver speso pochi euro in piu o meno ,il discorso cambia su pezzi e prezzi piu importanti allora conviene si sentire i pareri ma prima di acquistare.2 punti
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Probabilmente perchè non ci sono monete, infatti il fatto che queste siano ufficialmente poste in circolazione il 23 di Dicembre non fa si che esistano, ma solo che potranno essere emesse da tale giorno e con data 2014, infatti come già espresso vedremo queste monete solo nel 2015, ma con questa strategia ad Andorra si sono potuti garantire di emettere monete anche con millesimo 2014 e quindi non perdere il contingente di questo anno, ma rimandando la vera coniazione al 2015 e quindi la visione e distribuzione (al commercio) solo nel 2015. Spero di essere smentito, ma sono sicuro che nessuno vedra queste monete prima del 2015.2 punti
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Intanto beccatevi le tavole del Carandini (che ho scansionato di nascosto nella biblioteca con uno scanner manuale a colori e quindi con qualità non eccelsa) relative ai due monumenti in discussione. Macellum Magnus Domus Aurea nella sua porzione che stava sul colle Oppio: e nella porzione sul colle Velia Per capire meglio come si presentava il fronte della Domus Aurea, con davanti la grandiosa piscina con la nave di Nemi e dietro si intravvede il Colosso…. (da un fotogramma catturato in uno dei video che illustrano la ricostruzione della Domus Aurea):2 punti
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E vabbè ma son ragazzi! Lasciali fare! Beh ...... la 1707 è a parer mio una R2 rispetto alla 1702 NC, non è eccessivamente rara però devi anche considerare che il vicereame di Filippo V e Carlo d'Asburgo per Napoli non è quotato come il periodo borbonico, ma questa è una cosa molto positiva per chi vuole investire e non certo per chi vuol vendere. p.s. Il termine esatto per definire questa situazione è TESAURIZZAZIONE A MEDIO-LUNGO TERMINE, magari se chiedi a qualche esperto di economia potrà spiegarti meglio.2 punti
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Stati tedeschi Francoforte 2 Gulden 1848 argento .900 moneta celebrative dell' assemblea costituzionale inaugurata il 18 maggio 1848 tiratura 8600 pezzi2 punti
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caro @@margheludo, leggo anche senza citazioni (quando posso... :)), non ti preoccupare. Ho corretto un piccolo punto del precedente post per farti capire meglio, e entro più nello specifico qui: - per i denari di Lucca, in base alla evoluzione della scritta LVCA sul R/ tra fine XI e prima metà XII secolo ed altre varie considerazioni, sembra (perchè con tutte quelle lettere simili tu capisci che vi sono poche certezze...e nessuno del tempo ci ha lasciato detto come di solito venivano lette o percepite da chi non sapeva leggere) che la scritta sia da leggere in segno di croce, ovvero > L (ore 12, nei tipi di 2a metà XII secolo è ruotata in modo che in realtà sembra una V), V (ore 6), C (ore 9) A (ore 3). - per i denari di Pisa invece la scritta è intorno al punto in senso orario a partire da ore 9, dove si trova la P (vedi anche nel mio volume: mi pareva chiaro...ma forse no :D!). La lettera veramente distintiva - sempre come ho cercato di spiegare nei dettagli delle schede del mio volume anche nella parte del catalogo: mannaggia che non lo leggete mai in tutte le sue parti :P) - è appunto la P in luogo della C ad ore 9. Infatti la I di Pisa, nei primi tipi soprattutto, è svasata in alto in modo da sembrare una L/V chiusa (ore 12), la S sempre nei primi tipi è fatta a linee spezzate e con la coda terminale corta in modo che sia molto simile alla < (ore 3), e la A ad ore 6 è fatta come la V di LVCA in quel punto. Fammi sapere se adesso ti è più chiaro. Vedrai che se comprendi queste cose e fai caso a questi particolari poi è tutto più semplice (almeno voi avete qualcun che ve lo spiega: pensa a me, buttata là fin dai tempi della tesi a districarsi in pratica da sola tra le monete meno comprensibili (o quasi) e più brutte del medioevo italiano... :D! Di nuovo un saluto e buona serata MB2 punti
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Caro @@margheludo ci sono in giro anche diversi denari di Pisa con il punto o con il bisante ed anche con varie forme e dimensioni della P e della I. In più il conio così crudo di queste serie di denari pisani e lucchesi di fine XII secolo contribuisce a confonderli davvero facilmente (ed era quello che i Pisani volevano, del resto ;)). Il modo per orientarsi però l'ho già in parte anticipato (svalando - se vuoi - un piccolo segreto :)). In queste serie della seconda metà del XII secolo la "VS" finale del nome dell'imperatore (sia ENRICVS per Lucca che FEDERICVS per Pisa è sempre posizionata allo stesso modo, ovvero con la V=U che si incastra dentro la V oppure la A del nome della città sede di zecca (nelle serie precedenti non è così, dunque occhio). Questo serve per orientare anzitutto il conio della moneta perché questa doppia VV "incastrata" sta sempre in basso, più o meno ad ore 6. A questo punto se guardi il conio sulla sinistra, tra ore 7 ed ore 9 devi vedere la S coricata. Ora se tra la S ed il punto vedi una C o comunque un segno semilunato la cui schiena è rivolta verso la S e le cui punte sono rivolte verso il punto o il globetto centrale, sei difronte ad un denaro di Lucca. Se invece ha la schiena rivolta verso il punto e magari anche un piccolo gambo sotto (nei tipi con l'anelletto invece diventa grande e ben visibile) sei difronte ad una P e dunque ad un denaro di Pisa. Le altre lettere invece sono meno diagnostiche e si possono più facilmente confondere o essere identiche come nel caso della ultima V/A, ovviamente. Detto questo ti posto il dritto ed il rovescio del primo dei due denari e ti dico quello che ci ho visto io (ovviamente per quello che posso dalle fotografie che hai postato, con tutti i limiti che questo comporta). Chiaramente va ruotato nel caso di entrambe le facce (il D/ circa di 130° antiorario, il R/ quasi di 180°). Nel post successivo ti invio anche il rovescio del secondo denaro per farti vedere l'analoga struttura del conio e la posizione della parte della legenda che termina con "VS" a fronte di un "lettering" leggermente diverso. Ridisegnate le lettere e rivisti con attenzione metterei il primo ancora nello stesso gruppo ma alla fine del periodo ed il secondo sempre nello stesso gruppo ma agli inizi del periodo. Fammi sapere se ti è tutto chiaro e cosa ne pensi (ovviamente lo stesso vale per gli altri utenti, "storici" o meno, della discussione. In attesa di tue nuove in merito, un caro saluto MB2 punti
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Buonasera All’ultima Gorny & Mosch mi sono aggiudicato un tetradramma di Alessandro Magno coniato a Mitilene sull’isola di Lesbo nel 188-170 circa a. C., che ho descritto qui http://www.lamoneta.it/topic/84573-le-monete-piu-attraenti-di-alessandro-magno/page-137 ai post # 2048 e segg. Recentemente mi sono aggiudicato in un’altra asta questo piccolo bronzo coniato nella stessa zecca circa due secoli e mezzo prima del tetradramma LESBOS MYTILENE - Ae ca. 440 - 400 v. Chr. Vs: Jugendlicher männlicher Kopf (Apollon) mit Diadem n.r. Rs Viergeteiltes Quadratum incusum. Erhaltung: sehr schön. 0,744 g, diametro 8,0 mm. SNG Copenhagen 364. Ho visto in Snible che in quel periodo (440-400 a. C.) nella stessa zecca è stata coniata una moneta d’argento di 4,4 g con quei tipi (Head of Apollo r., hound with taenia/Quadripartite inc. sq.), mentre il bronzo dell’epoca risulta ‘Head of Apollo r./ΜVΤ Calf’s head - Æ Size .4’, quindi con la testa di vitello invece dell’incuso quadripartito sul rovescio. Ringrazio chi può aggiungere altre informazioni sulla mia moneta. apollonia1 punto
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3 punticini... non male !! Vincere contro ZZ ha sempre un gusto particolare ! :blum:1 punto
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Guarda non so bene cosa risponderti perche' concordo pienamente con tutti i punti che hai scritto.Sono stra-convinto che andra' punto per punto,proprio come hai scritto te.Ribattere dodici mila volte la stessa cosa(parlo del loro primo ministro)mi puzza troppo di "strategia" per pararsi il..diciamo fondo schiena ,nel caso ,non per niente remoto,la UE dovesse chiedere in futuro spiegazioni sul perche' i prezzi di quelle stupidissime 8 monete siano lievitati in questo modo.1 punto
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Ma non c'era pure nel tetradramma con la testa di capra? Ora non ricordo di getto la catalogazione Price. A ogni modo la tua tetradramma P.105 è molto molto meglio, lasciamelo dire Apollonia. :)1 punto
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@@Fufluns Grazie per i complimenti :). Caprignano è un sito archeologico relativamente vicino a Roma e abbandonato nel 1308, come dimostrano le fonti scritte. Dalle indagini archeologiche sono emersi esemplari di provisini con la caratteristica di avere il pettine che interseca cerchio e leggenda nel dritto della moneta. In base a particolarità di stile e analisi composizionale del metallo Angelo Finetti attribuiva tale tipologia alla fine del Duecento-primi del Trecento, in particolare emessi per il Giubileo del 1300. Sono note tre varietà: due bisanti (1° e 4° angolo della croce), senza segni nella croce e omega-stella a cinque punte (2° e 3° angolo della croce). Inoltre sono indicativi per la cronologia la forma della croce e il numero dei denti del pettine (sette) che riconducono in un certo senso ai tipi di prime emissioni. Tutti i provisini sono prodotti a Roma. Mi permetto di ricordare che per le seconde emissioni (tranne qualche rara eccezione) il dritto è la parte della moneta con il pettine impresso ( magari in seguito potremo individuare le motivazioni per cui si è passati dalla faccia con croce delle prime emissioni a quella con pettine successivamente). Spero che monbalda intervenga e ci possa aiutare ulteriormente con la sua grande competenza nello specifico. Per gli altri post e immagini attendiamo commenti da altri utenti anche per non fare la figura del prezzemolo :D Cari saluti a tutti1 punto
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Eccomi! Austria,rivoluzione (1848-1849) 6 kreuzer 1849 Wien (A).1 punto
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Benritrovati :) Perdonate la qualità delle foto... Belgio: 5 Franchi 18491 punto
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Per quale motivo i Medici hanno riempito di bisanti (volgarmente palle) il proprio emblema, che dalle 11 iniziali sono diminuite fino a sei (di cui una reca le insegne dei Reali di Francia) al tempo di Lorenzo il Magnifico? Qualcuno ha identificato i bisanti con pillole medicinali, il che sarebbe perfettamente in linea con il nome del casato e con il mestiere originariamente svolto dalla famiglia. Un capostipite, esercitando la professione di medico, aveva come “impresa personale” delle “pillole” che nel Medioevo erano per l’appunto tonde e colorate in rosso. La tradizione del “capostipite medico” ha dato origine anche ad una leggenda in base alla quale questo progenitore della famiglia Medici avrebbe risanato da una grave infermità l’imperatore Carlo Magno applicandogli le coppette da lui inventate per salassarlo. L’imperatore, riconoscente, gli avrebbe accordato per impresa proprio queste “coppette” che sarebbero le “palle” che si vedono nello stemma. Un’ altra suggestiva leggenda, inventata all’ epoca del principato per nobilitare le origini della famiglia regnante di Firenze, narra che i Medici discenderebbero dal mitologico semi-dio Perseo, con il che le “palle” dello stemma rappresenterebbero i pomi da lui raccolti nel giardino delle Esperidi. Una versione più pulp ipotizza invece che ogni palla rappresenti la testa di un nemico trucidato per mano del capostipite della potente famiglia, un certo Averardo, uomo di Carlo Magno e al cui seguito era giunto in toscana. Suggestiva anche la leggenda in base alla quale l’origine dello stemma si deve ad un certo Averardo de’ Medici, cavaliere condotto in Italia da Carlo Magno, che avrebbe ucciso in duello un gigante che infestava il Mugello. Così Averardo non solo avrebbe ottenuto vasti possedimenti in quella provincia, ma anche il privilegio di ritenere per suo stemma le impronte lasciate nel suo scudo dorato dalla mazza ferrata che il gigante adoperava in sua difesa. Tralasciando le leggende e venendo ad ipotesi più verosimili, si osserva come, in araldica, le “palle” di uno stemma stanno di solito a rappresentare il numero dei nemici uccisi in battaglia da chi le prese come propria insegna. I Medici avrebbero quindi inizio da qualche soldato che, in una battaglia o campagna importante, per esempio nel corso di una Crociata, uccise undici nemici, ovvero il numero di palle che, come detto, stava all’inizio sullo stemma. Secondo l’ipotesi più credibile e meglio documentata dalle fonti storiche, lo stemma mediceo alluderebbe alla floridissima e fortunata attività di banchieri svolta dai Medici. In questo contesto, le “palle” dello stemma altro non sarebbero che delle monete. Questa supposizione sarebbe suffragata dalla somiglianza dell’arme medicea con quella dell’Arte del Cambio, il cui stemma consisteva infatti di uno scudo a fondo vermiglio cosparso di “bisanti” d’oro. Per questa ragione appare del tutto coerente che una famiglia arricchitasi con i propri “banchi” di cambiavalute, mutuasse in qualche misura lo stemma da quello della Corporazione corrispondente. I Medici non avrebbero fatto che invertire i colori dello stemma dell’Arte del Cambio. Interessante ricordare come la presenza delle citate “palle” dello stemma fu il motivo per cui i fautori del principato mediceo richiamavano i propri partigiani al grido di “Palle, palle”, come ci viene narrato in proposito della sollevazione popolare contro la famiglia dei Pazzi, rea della celebre congiura del 1478. I sostenitori del partito mediceo venivano dunque chiamati “palleschi”, definizione che assunse particolare importanza in contrapposizione a quella di “piagnoni” affibbiata ai sostenitori della teocrazia instaurata a Firenze dal frate Girolamo Savonarola. Notizie tratte dai siti http://www.teladoiofirenze.it/cultura-firenze/perch%C3%A9-i-medici-hanno-6-palle-sullo-stemma/ https://curiositasufirenze.wordpress.com/2012/04/12/lo-stemma-dei-medici-le-palle-che-cambiano-di-numero/ apollonia1 punto
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@@ciondolini se vuoi puoi metterle a bagno nell'olio d'oliva per qualche giorno, il terriccio si ammorbidisce e poi con uno stuzzicadenti lo togli. P.S. ti rimarrà un pò più scura.1 punto
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Se si tratta solo di terra, sì : e adesso che l'hai descritta lo si intuisce anche riguardando la foto. I miei venivano da Numana e Sirolo : non lontano da dove penso provenga la Medaglia....1 punto
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Ciao, nessuna brutta esperienza dagli amici, anche perchè non ho mai acquistato dagli amici..... il mio consiglio non è tanto di sfiducia nei confronti degli amici, ma tra le righe c'è scritto, " nessuno regala nulla...." ;) ;) , ergo ben venga l' "amico venditore", ma la guardia sempre alta! saluti TIBERIVS1 punto
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Per meno di 400/380€ non devi cederla a nessuno! Te lo dice chi l’ha già comprata da un prezzo superiore. ;)1 punto
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la bocca del cavallo a me pare che faccia una pernacchia :blum:1 punto
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a rigore, il privato che dovesse decidere di vendere monete della propria collezione, per tutelarsi potrebbe quindi chiedere tale licenza, una volta ottenuta, le monete dovrebbero diventare vendibili in tutta tranquillità e in qualsiasi piazza (reale o virtuale che sia). troppi condizionali? :blum:1 punto
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Scusate ma come è possibile secondo voi che a cinque giorni dalla messa in circolazione di queste monete non ci sia ancora una mezza foto delle stesse? È una domanda che mi sono posto più volte ma a cui non ho mai ricevuto risposta.1 punto
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Ti posso anche già dire che nelle Civiche Raccolte Numismatiche di Milano, dove non mancano i pezzi di Milano certamente, non c'è.....1 punto
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è un bel BB, senza colpi ai bordi.. è gia buona cosa su queste monete di modulo così largo fatte con un metallo molto fragile com'è appunto il nichelio1 punto
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@@contemax67 Va bene, ritiro lo stiracchiato ma spiegami la differenza fra il bb stiracchiato mio e il bb degli altri amici. Con simpatia Ciao1 punto
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https://www.academia.edu/8549875/Le_monete_dellabate_i_luigini_di_Seborga A questo link trovate il breve articolo su seborga, che come dicevo non ha alcuna pretesa scientifica, essendo scritto puramente per scopo divulgativo.1 punto
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Mi sembra il fregio che c'era sui berretti. Il cinque può essere la compagnia o la batteria o il battaglione. Non conosco bene come erano gli schieramenti al tempo del fascismo. Quando ho fatto il servizio militare, sul fregio che avevo sul basco c'era il 68, che indicava il 68° battaglione di fanteria meccanizzata "Palermo" di stanza a Bergamo.1 punto
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A proposito dell'assimmetria del disegno architettonico raffigurato nel dupondio, avanzerei questa ipotesi di lavoro: 1) la parte a sinistra del tholos (elemento circolare di due piani) corrisponde a un frammento della facciata anteriore di tutto l'edificio 2) il tholos si trova nella corte centrale e quindi dietro quel frammento di facciata 3) la parte a destra del tholos corrisponde ad un frammento della facciata posteriore della corte, in quendi posta dietro al tholos Pertanto l'immagine sarebbe frontale nella parte sinistra, nella parte centrale corrisponderebbe a una sezione della parte anteriore della corte, e nella parte destra a una sezione della parte posteriore della corte.. Gli articoli di Giovanna Arciprete (l'ho contattata direttamente: persona gentilissima) e di Laura Fabbrini sono interessantissimi per quanto riguarda lo studio della Domus Aurea.... ma di 30 anni or sono! Dal punto di vista numismatico, più che concludere a seguita di un'analisi puntuale che la figura del dupondio corrisponda alla Domus Aurea, partono da quella tesi ma senza nessun'analisi numismatica. Poiché la datazione del RIC la contraddice, l'ignorano bellamente. Altri studi che mi sono letto, studi molto più approfonditi (davvero eruditissimo quello di Maria Garcia Morcillo: lo è anche nel profilo numismatico), considerano diverse possibilità, anche quella della Domus Aurea, ma giungono tutti alla conclusione che si tratta del Macellum Magnum o Augusti, pur non considerando i due esmeplari di dupondio con la legenda Macellus Augusti (che richiederebbe di capire perché quella S invece della M!).1 punto
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Forse è risolto il mistero e complimenti per la vista acuta. Nessuno ha parlato del dettaglio dei delfini (era sfuggito pure a me….). Intanto sto completando la raccolta bibliografia, compreso l'articolo della Arciprete (che segue la teoria della Machina della Domus Aurea, che fu propugnata dalla sua maestra, prof.ssa Fabbrini, che studiò a lungo il grande monumento negli anni '80). Debbo ancora studiarla, ma la teoria della Domus Aurea mi convince sempre meno. Debbo segnalare che nella grande opera "Atlante di Roma Antica" recentemente pubblicata dal prof. Andrea Carandini, uno dei massimi conoscitori di Roma antica, alla sua tavola n. 138 è riportata la topografia e prospetto ricostruttivo del Macellum Magnus e lo identifica senza dubbio con il monumento raffigurato nel dupondio di Nerone, riportandolo addirittura nella stessa tavola a confronto….. Purtroppo mi manca un pò di tempo libero e spero di riuscire con calma a riportare le pagine dei principali lavori a sostegno dell'una e dell'altra ipotesi, anche per onestà intellettuale. Comunque il mondo degli archeologi è diviso e noto che talvolta manca il buon senso: basta vedere le ricostruzioni del fronte della Domus Aurea per notare incongruenze (solo vaghissime somiglianze) col dupondio e poi come la mettiamo con la statua raffigurata sul dupondio se nella Domus Aurea c'era, e molto all'interno del monumento, il famoso Colosso, che raffigurava Nerone col capo radiato e un globo nella mano (tutt'altra rappresentazione)….1 punto
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Ciao @@Nicolò segui l'ottimo consiglio di azaad, ed aggiungerei di lasciare perdere gli "amici" che ti vendono a distanza le monete.... saluti TIBERIVS1 punto
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Ciao clar622, se mi mandi in privato il tuo indirizzo ti invio in regalo le copie n° 2 e n° 3 dello speciale C.N. che ho doppie. Graziano1 punto
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1848 Impero asburgico Ungheria 20 Krajczar (Kreuzer) Ag 5301 punto
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Il mio post non era mica dispregiativo, ripeto che lo trovo un bell'esemplare. Il commento era di tipo "tecnico" rispetto ad una valutazione espressa. L'unità di misura certa c'é: é il prezzo. Se poi tu la vuoi chiamare qFDC/FDC, qFDC, FDC "ECCEZIUNALA!!!", é abbastanza indifferente di per se. Basta che ti piaccia. :) Ciao, Pino.1 punto
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Secondo il mio parere dovevano limitarne a una per stato ogni anno e quando c'era l'emissione comune, solo quella. Si commemorava solo quello che realmente era da commemorare e non come si fa adesso che si commemorano anche le cose degli altri. In questo caso il quntitativo rimaneva basso e la collezione più leggera e meno stancante. Tutte queste monete finiranno per far smettere molte persone.1 punto
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Io non sarei così drastico...il libro di Giovanni (Attardi), ma soprattutto il lavoro meticoloso che c'è dietro merita il prezzo di 35 euro....Giorni fa ho pagato 49 euro un gioco per la Nintendo per mio figlio...non so se mi spiego....libri...cibo per la mente....1 punto
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Per concludere il trittico acquistato: -Niente di particolare. Attendendo un altra monetina ...1 punto
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Buon giorno Caesar, oggi saremo ricevuti da Praate 2°, il figlio di Mitritade che non fu all’altezza del padre, come guerriero, permise alla Siria il tentativo di riconquistare i territori perduti pure tuttavia con un ultimo colpo di reni, un ultimo guizzo, anche se a costo di grandi sacrifici, riuscì a contenerne le pretese. Dopo la morte di Mitridate salì al trono il figlio Phraate 2° meno intraprendente del padre tanto da spingere la Siria ad adoprarsi per recuperare il completo dominio dell’Asia Centrale e relegare i Parti nei loro antichi confini. L’obbiettivo non era da poco visto lo sviluppo che aveva avuto la Partia sotto Mitridate e per avere successo, avrebbe dovuto concludersi con l’eliminazione dalla scena politica di uno dei due contendenti Entrambe i paesi, a quel tempo, si equivalevano per potenza e dominio, acquisito in tempi recenti, non tanto con l’affezione bensì con la forza dell’esercito. L’esercito tuttavia si presentava di incerta fedeltà, entrambe i paesi avevano un nucleo di forze native, valorose e leali sul quale poter fare affidamento, devote e pronte a combattere ed a sacrificarsi sino alla morte per il loro sovrano; ma al di là di questo raggruppamento di fedelissimi c’era una gran massa di soggetti a dir poco inaffidabili se non parassiti, dediti al soldo e pronti a passare dall’una o dall’altra parte nella speranza, nell’illusione o nel capriccio del momento. Le possibilità di vittoria o di sconfitta erano spesso condizionate da questo insieme eterogeneo di militi la cui instabilità era stata ampiamente dimostrata nelle guerre dell’ultimo mezzo secolo. Considerati nel loro insieme questi scontri non avevano evidenziato la preponderanza di un popolo sull’altro ed alternativamente Partia e Siria ne erano uscite vittoriose o sconfitte tanto che per chi le comandava c’era la propensione a credere che le sorti del conflitto fossero state determinate da fattori accidentali piuttosto che dalla mancata superiorità di uno o dell’altro esercito. L’ultima guerra si era conclusa con il successo della Partia, una intera armata era stata distrutta e catturato il Re Siriano: Demetrio il Conquistatore, così amava farsi chiamare, che venne relegato nelle fredde ed aspre regioni dell’Hicarnia, a tradirlo era stata l’imprudenza che lo aveva portato a credere di essere più abile e con maggiore perizia strategica del suo antagonista: Mitridate. Adesso era asceso al trono un nuovo ed inesperto monarca che non aveva né le ambizioni del padre né tantomeno la sua abilità; governò il regno per sei anni ed in questo lasso di tempo non fece alcun tentativo di annettersi la Siria anche se le condizioni di questo paese erano tali da far sorgere irresistibili tentazioni ad un vicino energico e coraggioso. La guerra civile che aveva sconvolto la Siria dal 146 A.Ch al 137 A.Ch. ne aveva esaurito le risorse e ciò che era rimasto era andato in gran parte perduto nella lunga e logorante guerra intrapresa contro la Giudea (137 A.Ch. 133 A.Ch.) L’esercito Siriano aveva inizialmente colto un qualche successo, ma nel tempo aveva perduto la superiorità. Phraate 2°, figlio e successore di Mitridate, aveva ereditato forse un decimo dello spirito guerresco del padre, poca cosa, comunque sufficiente, approfittando del vantaggio offerto dalle difficoltà in cui si dibatteva la Siria, per conquistarla. (Dracma in Argento di Fraate 2°) Il Re Parto aveva, nella persona del prigioniero Demetrio, chi avrebbe potuto aspirare con successo al ruolo di “Vitaxa” ovvero Re di un paese di cui già era stato sovrano, certamente ancora gradito a molti Siriani; ma non sfruttò l’opportunità, lasciò cadere tutte le occasioni che gli si presentavano, prese tempo, stette a guardare limitandosi ad inseguire l’ex sovrano Siriano quando questi tentava di allontanarsi e lo fece più di una volta, dal suo confinamento, per andarlo a riprendere e riportarlo in Hicarnia pensando forse di poterlo utilizzare in futuro per i suoi scopi, quando i tempi fossero divenuti maturi. Risultato di questa lunga fase di ristagno fu che la guerra tra i due paesi, quando divenne tangibile, non fu promossa dalla Partia bensì dalla Siria. Antioco Sidete che aveva preso il posto di Demetrio, alla cattura del fratello e ne aveva impalmato anche la moglie: Cleopatra, una volta risolta positivamente la questione con il pretendente Tryfone ed aver anche se con qualche difficoltà sottomessa la Giudea, nel 129 A.Ch. si preparò a riprendere l’attività bellica con la Partia; fatti grandi preparativi si mise in marcia verso l’Est con l’intento di liberare il fratello e recuperare le province perdute. Non è possibile stabilire con certezza l’entità dell’esercito che Antioco Sidete era riuscito a mettere insieme; Giustino dice che si trattava di ca. 80.000 soldati cui si erano aggregati l’incredibile numero di 300.000 ausiliari, per la maggior parte: cuochi, panettieri ed attori. Nel passato, in pochi altri rari casi gli ausiliari avevano eguagliato o superato il numero dei combattenti; ma questa stima di 4:1 è veramente poco credibile. Secondo lo storico Orosio i numeri erano diversi; ma la sua ipotesi sembra eccessivamente ottimistica: Il numero dei combattenti ammontava a ca. 300.000 mentre gli ausiliari: stallieri, vivandieri, cortigiani ed attori non ammontavano a più di un terzo; è molto probabile che uno dei due abbia invertito il rapporto. Considerate entrambe le fonti e fatte le dovute riserve dobbiamo concludere che l’esercito che Antioco Sidete stava per condurre contro la Partia era forte di non meno di 400.000 uomini. Secondo altre fonti autorevoli l’esercito che Phraate riuscì a mettere in campo era costituito da non più di 120.000 uomini.; un tentativo che aveva fatto per inserire nel suo organico un corpo di mercenari Scizi delle regioni dell’Oxus, non andò a buon fine giacchè, giunti in suo aiuto oramai a cose fatte rimasero inutilizzati. Occorre aggiungere che la defezione di alcuni principi privò il monarca del sostegno di truppe che solitamente operavano al suo fianco. In definitiva a Phraate rimase solamente il supporto dei suoi compatrioti ed è sorprendente come in queste condizioni sia riuscito a schierare in campo un esercito di 120.000 uomuni. Le truppe Siriane erano equipaggiate al meglio, i soldati portavano calzari con fibbie e guarnizioni in Oro e le stoviglie erano per lo più in Argento tanto che si sarebbe detto che anziché scendere in battaglia dovessero andare a banchettare. Tuttavia è ingiusto parlare in questi termini di un esercito che dimostrò, quando coinvolto in battaglia, valore; del resto nella storia, dai tempi di Sardanapalo sino alla guerra in Crimea, abbondano i casi in cui all’abbigliamento lussuoso si accompagnò il valore dei belligeranti. Nell’esercito siriano militava un corpo di spedizione della Giudea, oramai ridotta a provincia della Siria, guidato da Giovanni Hicarnus, figlio di Simone e nipote del primo Re Maccabeo. (Prutah in AE di Giovanni Hicarno) Man mano che si inoltravano nel territorio Asiatico, dopo aver guadato l’Eufrate, l’esercito di Antioco Sidete riceveva continui apporti di nuovi contingenti inviati dai tributari Parti che disgustati dall’arroganza di quest’ultimi ed attratti dall’opulenza e magnificenza dei siriani, accorrevano ad abbracciare la causa degli invasori, visti un po’ come liberatori dal giogo dei Parti. (Tetradracma in Argento di Antioco 7° Sidete) Phraate 2° anziché attendere il nemico nelle vicinanze della Partia o dell’Hicarnia, territori a lui favorevoli, avanzò risoluto contro le forze di Antioco Sidete, attraversò l’Assiria e nella piana di Babilonia si impegnò per ben tre volte, in battaglie campali dalle quali uscì, tutte e tre le volte, sconfitto. Uno di questi siti era nell’Adiabène, sulle sponde del grande lago Zab o Lycus, non lontano da Arbela e qui Antioco, dopo aver messo in rotta il generale Indates, innalzò un trofeo, a ricordo della vittoria. Non ci sono giunti resoconti sullo svolgimento delle battaglie per cui è difficile dire se a far prevalere le forze siriane sia stata la superiorità numerica ovvero l’abilità strategica del monarca siriano. L’intera provincia babilonese, cuore dell’impero, in cui si trovavano le tre più importanti città del paese: Babilonia, Seleucia e Ctesifonte, era ora nelle mani di Antioco Sidete, mentre l’azione vittoriosa continuava a produrre defezione da parte dei tributari della Partia che sempre in maggior numero si schieravano con i Siriani. Gli scrittori del tempo non lasciano dubbi e ricordano come Phraates non godesse più di alcun consenso, oltre i confini del territorio partico anche se era riuscito a mantenere la posizione in alcuni punti della piana babilonese; si scontrò ancora con Antioco e per quanto sconfitto gli oppose tuttavia strenua resistenza. Resosi a questo punto conto della situazione di estremo pericolo in cui versava, si decise finalmente a giocare la carta vincente di “Demetrio” Il fratello di Antioco “De Jure” era ancora Re di Siria ed era suo prigioniero anche se per ben tre volte aveva inutilmente cercato di fuggire dall’Hicarnia dov’era relegato ed a questo punto Phraate si risolse di accompagnarlo alla frontiera con la Siria, sotto nutrita scorta, pronta all’occorrenza a fornirgli l’aiuto necessario per recuperare il trono perduto e con la segreta speranza che una cospicua parte di sudditi fedeli lo accogliesse nuovamente con giubilo dopo sei anni di assenza. Non fu così, almeno inizialmente, anche se successivamente in Siria ebbe luogo una qualche agitazione tale comunque da non allarmare Antioco al punto di dover fare precipitosamente ritorno nel paese; ma tuttavia distolse in parte la sua attenzione dalla campagna in corso e frenò la sua risoluzione di addentrarsi ulteriormente nel territorio asiatico. Sicuramente le notizie ricevute dalla Siria non dovettero sembrargli troppo allarmanti ed era comunque sicuro che Cleopatra fosse in grado di riportare la calma. L’inverno era alle porte, Demetrio e la sua scorta procedevano nel loro cammino reso sempre più lento dai rigori della stagione avversa che aumentava di settimana in settimana le difficoltà di avanzamento. Il disegno di Phraate sembrava al momento non dare i frutti sperati. Antioco, come abbiamo visto, invece di ripiegare in Siria con l’esercito, abbandonando il frutto delle conquiste appena fatte, decise di mantenere la posizione lasciando che i suoi uomini svernassero dove si erano acquartierati. Le forze disperse, la disciplina allentata, i soldati non più impegnati in operazioni di guerra, come tutti i soldati stranieri, si abbandonarono ad atti di mera requisizione trattando i nativi con durezza. Passarono alcuni mesi in un crescendo di malcontento e di indignazione della popolazione civile di cui Phraate era perfettamente informato da agenti segreti sparsi sul territorio che indicavano il disagio e l’intolleranza verso i soldati siriani. Dovettero aver avuto luogo incontri segreti e negoziati tra il Re ed i capi della rivolta affinchè ad uno specifico segnale di Phraate le città ed i villaggi insorgessero simultaneamente contro la soldataglia siriana. Come nella “Notte di S. Bartolomeo” o nei “Vespri siciliani” il messaggio, inviato a migliaia di persone fu gelosamente custodito per settimane, per mesi, senza che nulla trapelasse e potesse mettere sull’avviso le ignare vittime. Nella più assoluta sicurezza, senza presentimento alcuno e sordi alle lagnanze del popolo tiranneggiato i soldati siriani continuarono a bearsi della lunga e piacevole vacanza invernale mentre Phraate con i suoi consiglieri, metteva a fuoco tutti dettagli del piano comunicandoli ai suoi confederati. Il giorno stabilito in tutte le città, in tutti i villaggi il popolo insorse, i nativi presero le armi e si precipitarono contro i soldati di Antioco uccidendone quanti più ne poterono mentre Phraate, da parte sua, aveva promesso di sostenere la rivolta impedendo, con il suo esercito, che dalle guarnigioni disseminate nel territorio dovessero giungere aiuti militari. Si calcola che nel solo primo giorno dell’insurrezione gli invasori siriani siano stati decimati prima ancora di aver avuto tempo per organizzarsi, prendere le armi e difendersi. In un momento di liberalità Phraate si spinse ad offrire ad Antioco una via di uscita con concrete proposte e concessioni. L’inverno ancora non era passato; ma già la neve iniziava a sciogliersi ai primi caldi raggi del sole ed il giorno stabilito per la sollevazione generale doveva essere oramai prossimo , non c’era più tempo da perdere e Phraates 2° mandò ambasciatori ad Antioco per proporre un piano di pace e stabilirne i termini a garanzia. La risposta del Siriano, secondo Diodoto, fu la seguente. “ Phraates avrebbe dovuto rilasciare Demetrio, consegnarlo a Lui senza riscatto alcuno e nello stesso tempo avrebbe dovuto restituire al sovrano Siriano tutte le province che la Partia aveva tolto alla Siria oltre a pagare un tributo per la concessione della pace” Era praticamente impossibile pensare che il Re dei Parti accettasse queste condizioni e gli ambasciatori se ne tornarono senza ulteriori controproposte; alla vigilia della sommossa dunque ancora nessun sospetto gravava la mente dei Siriani. I soldati erano nei loro quartieri invernali quando improvvisamente vennero aggrediti dai nativi, colti di sorpresa non riuscirono ad organizzare una resistenza efficace e la maggior parte di loro venne massacrata quasi senza aver avuto l’opportunità di combattere. Antioco Sidete, appena appresa la notizia, mosse con il suo distaccamento per difendere le truppe aggredite; ma ancora non si era messo in marcia che si trovò di fronte Phraate il quale, alla testa dell’armata partica, aveva anticipato i disegni di Antioco ed era lì pronto a frustrarli. Il Re Parto era ansioso di venire a confronto prima ancora che il suo avversario avesse trovato modo di organizzare lo scontro. A poca distanza da dove si trovavano i due eserciti c’era una regione montagnosa, con ogni probabilità il monte Zagros e se il Re Siriano fosse riuscito a portare i suoi uomini verso quella zona impervia la cavalleria dei Parti avrebbe trovato difficoltà ad esprimere tutta la sua potenza; ma Antioco era nell’età in cui si considera l’attesa come una forma di codardia e la temerarietà coraggio. A dispetto del consiglio dei suoi generali ritenne opportuno accettare battaglia con un nemico che in passato già tre volte aveva sopraffatto; la sua decisione fu poco condivisa dall’esercito che comandava e senza determinazione, pure lottando Antioco con estrema veemenza, lo scontro gli fu fatale, egli stesso si dice che cadde sul campo, ucciso o suicida, quando ebbe chiaro il senso della disfatta. Il figlio Seleuco ed un nipote, figlio del fratello Demetrio che aveva portato con sé nella spedizione vennero catturati, le truppe o passate per le armi o fatte prigioniere; pare che tra i soldati periti nel massacro ed i soldati uccisi sul campo il numero dei caduti ammontasse a ca. 300.000; finì così miseramente la grande spedizione di Antigono Sidete e fu l’ultima che un monarca Seleucide condusse nei paesi dell’Est Asiatico nel tentativo di riconquistare le province perdute. Da quel momento la Partia non ebbe più a temere invasioni da parte della Siria e potè governare con maggiore serenità le province conquistate; da parte sua la Siria con la sconfitta patita, aveva ricevuto un colpo tale da cui non si sarebbe più ripresa. L’immediata conseguenza della sconfitta di Antioco fu la ripresa delle ostilità in Giudea paese che riuscì a riconquistare la sua indipendenza mantenendola ininterrottamente sino al tempo della conquista Romana; il dominio dei Seleucidi si era così ridotto alla Cilicia ed alla Siria Classica ovvero al tratto Occidentale dell’Eufrate, tra la catena di Aenanus e la Palestina. All’interno lo stato Siriano era scosso da continue agitazioni tra il potere sovrano e le pretese, a vario titolo, di pretendenti al trono mentre all’esterno era in continuo conflitto con: Egiziani, Romani ed Armeni. Nei 60 anni che passarono tra il ritorno di Demetrio al potere ( 128 A.Ch.) e la trasformazione della Siria in provincia romana ( 65 A.Ch.) il paese perse completamente l’ascendente sui territori confinanti, al suo periodo di fioritura si accompagnò un rapido declino dal quale non seppe più riprendersi. Sorprende che i Romani non abbiano approfittato di questo stato di debolezza per cancellare uno stato oramai in mano all’anarchia e lo abbiano lasciato esistere, sebbene in condizioni di disastrosa precarietà; forse fu perché anche Roma aveva i suoi problemi e le sue turbolenze: all’interno con la guerra sociale, all’estero con il confronto con Mitridate Re del Ponto. (Tetradracma in Argento di Mitridate 4° del Ponto) Nella Partia la disfatta della Siria e del suo collasso sul piano internazionale portarono ad un risveglio dello spirito di aggressività e di intraprendenza quale non si vedeva dai tempi di Mitridate 1° quando la Partia regnava dall’Hydaspes ad un capo all’altro dell’Eufrate. Non sembra tuttavia che a questa vittoria sia seguito un risveglio guerriero tangibile; è stato detto che Phraate, dopo aver sopraffatto Antioco, portò un grande attacco alla Siria, un attacco che, se avesse effettivamente avuto luogo, avrebbe dovuto farla soccombere; così non fu e di fatto le relazioni tra i due paesi continuarono per molti anni dopo il “grande massacro” se non in un clima di pace almeno in amicizia. Phraate aveva celebrato le esequie di Antioco con la pompa ed il cerimoniale che si addice ad un grande monarca e dopo aver suggellato i resti del sovrano in un’urna d’Argento la spedì in Siria perché il Re fosse sepolto nel suo paese natio. Trattò Seleuco, figlio di Antioco ed il nipote, fatti prigionieri in battaglia, con i più alti onori sì che la casa dei Seleucidi e quella degli Arsacidi rimasero legate da vincoli di alleanza1 punto
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