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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/21/14 in tutte le aree

  1. Sulla storia di Marin Faliero (per quei pochi che ancora non la conoscono) c' è ancora il mio sito: http://roth37.it/COINS/Marfal/index.html Posto anche il suo bel soldino aggiudicatomi ad un "INASTA"
    5 punti
  2. Un marengo di tutto rispetto! :blum: Renato
    4 punti
  3. Tanto per fissare un limite superiore, questa moneta è stata messa in vendita -senza successo- 4 volte su eBay con prezzo di partenza 119 euri. Divertente anche il "DIFFICILISSIMO DA REPERIRE IN QUESTE CONDIZIONI"; in effetti è la prima che vedo così malmessa :lol:
    3 punti
  4. Russia. Zar Nicola I° (1825-1855). Денежка = 1/2 Kopeck. Е.М. = la zecca di Ekaterinburg. Scusate il mio italiano :).
    3 punti
  5. Immagini forti le mie. Testimonianza della facile violenza sulle monete apparentemente senza valore. Large Cents - 1851 P - Braided Hair Liberty Head Diametro: 28,5 mm Peso: 10,89 grams
    3 punti
  6. 1851 Impero Austro-Ungarico Monetazione per l'Austria Francesco Giuseppe 1 Kreuzer Zecca di Vienna (A) Rame
    3 punti
  7. E allora io posto la sorella maggiore di Nikita :) Francia 20 Franchi 1851 Parigi
    3 punti
  8. Con tutte le piccole imperfezioni, i graffietti e un bordo non perfetto, conserva il fascino di un esemplare che ha nel tempo acquistato una patina e dei riflessi molto belli, questa è sufficiente a far dimenticare i minimi segnetti che purtroppo porta con se. Qualcuno nel suo motto conserva una frase del tipo "meglio un FDC che cento BB" Questa moneta, ha dei costi molto contenuti, è un piccolo capolavoro per soggetto rappresentato e conservazione complessiva. Potrebbe rappresentare un obiettivo per chi si avvicina a questa passione, l'arte di raccogliere belle testimonianze di un passato, il nostro, il lavoro e l'espressione del genio di artisti del passato, incisori e modellisti, che per oltre mezzo, del secolo scorso, hanno prodotto dei veri gioielli destinate alle tasche del popolo. Pochi esempi, negli anni che seguirono, conservano tanta bellezza di immagine e sentimento. Renato
    3 punti
  9. Questa è la più bella moneta che ho in collezione. Voglio condividerla con voi. Da una delle più prestigiose collezioni del passato, riposa ora su un morbido velluto rosso del mio monetiere!! :blum: Anche se la mia collezione è principalmente dedicata a Vittorio Emanuele III, non potevo rimane indifferente di fronte a tanta bellezza. Il tempo ha arricchito di una patina particolare questo esemplare, La freschezza di metallo e la conservazione eccezionale ne fanno un vero godimento agli occhi!! Scusatemi se ho per un momento celebrato questo gioiello, ma lo merita e non perché entra a far parte della mia collezione. Renato
    2 punti
  10. Eccotene una in attesa della foto della tua......la moneta è comune e la punteggiatura in più o in meno non ne aumenta la rarità
    2 punti
  11. Taglio: 50 cent Nazione: Italia Anno: 2007 Tiratura: 4.955.490 Condizione: BB Città: Milano
    2 punti
  12. Ho avuto modo di leggere con calma tutti gli interventi solo ora. Concordo sull'anfiteatro e sull'animale. Per quanto riguarda quest'ultimo io però, come suggerito da altri, non scarterei l'ipotesi del "felino". D'altra parte, come detto, il leone è un simbolo araldico molto presente in questo contesto e, in particolare, in ambito figurativo è spesso rappresentato con il capo inclinato. Inoltre non bisogna dimenticare quanto il repertorio faunistico sia presente nella monetazione normanna del sud Italia (si pensi, ad esempio, alle emissioni salernitane).
    2 punti
  13. Una volta lessi su Ebay un annuncio che poneva in vendita un 20 lire 1936 patacca dove il venditore diceva che appartenevano alla sua famiglia da oltre 100 anni!!!!!! :)
    2 punti
  14. La scena di San Giorgio che trafigge il drago ha avuto un degno precursore circa un secolo prima nel ducato d'oro di Mantova a nome di Ludovico II (1444-1478) http://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-L2/15 e non poteva essere diversamente, da ricordare infatti che a Mantova il castello, poi inglobato nel palazzo ducale, è detto "di San Giorgio" questo ducato con San Giorgio è stato presentato anche in una recente discussione da @@Corsodinazione come ritrovamento in terra di Corsica (wow!) http://www.lamoneta.it/topic/129402-san-giorgio/?hl=%2Bducato+%2Bmantova+%2Bsan+%2Bgiorgio#entry1472590 Da notare in questa moneta mantovana il "movimento" della scena ed i particolari della bardatura del cavallo e del cavaliere, a mio parere notevoli se confrontati con la staticità o la mancanza di plasticità della maggior parte delle incisioni coeve. un saluto Mario
    2 punti
  15. Ringrazio intanto degli interventi @@fofo e @@eracle62, il bianco postato adesso da Eros ci ripropone una leggenda che aiuta a comprendere ancor di più la moneta col quel DEXTERA TUA DNE che è tratta da un versetto di ESODO, XV, 6, " dextera tua, Domine, percussit inimicum ", che è poi una invocazione al Signore, d'altronde per sconfiggere il nemico, il male era necessario anche l'aiuto e la preghiera del Signore, non serviva solo la lancia, l'arma.... Interessante anche la sigla P incisa sotto il busto del Duca che indica colui che fece i conii, cioè il Pastorino.
    2 punti
  16. Ciao, Aureliano aveva come divinità protettrice il Dio Sol ed elesse la divinità a protettrice dell'Impero. ...pacificato finalmente l’impero, nel 274 in onore di questo Sol indiges delle origini di Roma (e che ha i suoi corrispondenti nell’iranico Mithra, nell’Apollo-Helios greco, nell’egizio Serapide, nel Sol Invictus Elagabal della città siriana di Emesa e nel Sol Sanctissimus Malachbelus di Palmira) Aureliano istituisce la più importante festività calendariale, il dies natalis Solis invicti, la festa della nascita del Sole invitto, celebrata…il 25 dicembre. E mutuata un cinquantennio più tardi dal cristianesimo. Non sarà una festa qualsiasi ma la festa della divinità suprema protettrice dell’Impero romano (“Sol Dominus Imperii Romani”), che ha il suo vicario – ed imago - sulla terra nell’imperatore. Ad essa si affiancarono “l’istituzione degli Agones Solis, feste solenni in onore del Sole da celebrarsi con cadenza quadriennale”, l’edificazione di un “tempio di Stato per un culto di Stato, costruito sul suolo pubblico” e la creazione “per il nuovo culto, di un collegio pontificale, i Pontefici del Sole, Pontifices Dei Solis”. L'adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione dato che, in varie forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell'impero. Anche molte divinità greco-romane, come Giove e Apollo, erano identificate con il sole. Inoltre, come riferisce Tertulliano, molti credevano che anche i cristiani adorassero il sole. Ciao Illyricum :)
    2 punti
  17. Al dritto mostra quello che é stato interpretato come un "personaggio danzante" (anche se di primo acchitto dà più l'idea di una formica...) con un torque in una mano ed un serpente nell'altra. Al rovescio un cavallo retrospicente, piuttosto bizzarro pure lui. E' d'argento, ed il peso é di g. 1,62. E' una moneta che si vede di rado, se non sui testi sulla monetazione celtica, riportata in tal caso probabilmente per lo più per le fattezze che appaiono "estreme" anche in tale ambito. Pur essendo piuttosto rara qualche dato di rinvenimento é conosciuto, e sembra concentrarsi sulla riva destra del Reno, in Renania-Palatinato. E' stata ipotizzata un'attribuzione agli Ubii, tribù di cui non si sa molto, con una datazione al I sec. a.C. Qualche manciata d'anni prima del disastro di Varo.
    2 punti
  18. @@dabbene Riporto qui il mio post. I nostri quattro lettori perdoneranno se partirò da una piccola zecca emiliana, sperduta fra le nebbie e le paludi padane ma anche fucina e laboratorio degli ideali rinascimentali. A Guastalla la notizia del conferimento a Ferrante II Gonzaga del collare del toson d'oro giunse il 17 maggio del 1599 e questa è la data da cui L.Bellesia fa partire il secondo periodo di emissioni a nome del signore della città. Impossibile riportare qui tutte le monete su cui compare questa onorificenza, per questo basta rivolgersi al catalogo on-line: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/cat/W-FIIG ma vorrei qui presentarne solo alcune per fregiare questa discussione di buone immagini. A scanso di equivoci una precisazione: non sono mie monete; non devo vendere; la conservazione è quella lì....punto e basta ; -). Per iniziare il doppio tallero con millesimo 1600: in questa moneta il collare è presente sia sul dritto, al collo di Ferrante II, che sul verso, ad ornare lo stemma gonzaghesco. dritto verso e per continuare ma anche per aggiungere un commento artistico il ducatone. In questo caso il collare del toson d'oro è presente solo nel dritto, al collo del signore di Guastalla, qui ricordato come principe di Melfi dritto, opera di Gaspare Molo verso Vorrei farvi notare anche anche il notevole valore del verso. Si tratta di un'opera d'arte che rappresenta un'opera d'arte. L'opera rappresentata è la statua di Ferrante I Gonzaga, realizzata da Leone Leoni (uno dei più validi artisti del tempo) e ancora oggi collocata nella piazza principale della città (nonchè mio avatar). La statua rappresenta Ferrante I Gonzaga (Franton per i suoi concittadini), il capostipite della dinastia Gonzaga di Guastalla, vestito da soldato romano ma armato "alla moderna" che tiene nella mano destra tre melograni, simboli di saggezza, nell'atto di calpestare un'idra e un satiro avvinghiati insieme. L'idra rappresenta l'invidia, il satiro la calunnia. L'allegoria rappresenta la vittoria di Ferrante I, uomo di fiducia dell'imperatore Carlo V e da questi nominato prima vicere di Sicilia poi governatore di MIlano, sulle maldicenze che lo volevano mettere in cattiva luce nei confronti dell'imperatore stesso. Da notare che nella moneta è rappresentata anche la spada...oggi scomparsa (sigh!) a più tardi Mario
    2 punti
  19. Questa minuscola moneta, emessa in lande remote, alla periferia della periferia, da popoli di cui non si sa quasi nulla, eppure agganciata alla moneta romana sul piano ponderale (per quanto sul piano dei tipi con i quinari romani non abbia nulla a che fare) mi ha sempre affascinato, dalla prima volta che mi é capitata sotto gli occhi, molti anni fa.
    1 punto
  20. Seguire la moneta è per me come viaggiare nell’autostrada della storia, ogni tanto esci ad un casello (moneta che guardi e riguardi che ti rigiri tra le mani, prima di chiudere gli occhi e sognare) ed esplori il territorio circostante, apprendi gli usi ed i costumi della gente che ci vive, rivivi la loro storia. Viaggiare in Europa, tutto sommato è abbastanza semplice; problemi geografici, se ce ne sono, sono contenuti…qualche puntatina “fuori porta” più o meno l’abbiamo fatta tutti e dove non siamo stati ci vengono in aiuto le reminiscenze scolastiche, un po’ più ostico è muoversi su territori a noi quasi sconosciuti così; quella monetina degli “Arsacidi” mi ha messo in crisi…mi sono piantato e prima di parlare dei Parti e delle loro monete è stato giocoforza tornare sui banchi di scuola a studiare la geografia Ve la ripropongo come la vide G.W Rawlinson molti, molti anni fa e se volete rifare il viaggio con me…accomodatevi: in carrozza signori si parte, destinazione la Partia per conoscere il popolo che per circa 500 anni ( dal 250 ca. A.Ch. al 250 ca. A.D.) vi prosperò e le sue monete. La Parthia classica, il primo insediamaneto ( alla luce delle attuali nostre conoscenze) del popolo Partico era, similmente alla Persia Classica ed alla Macedonia Classica, una striscia di terra di scarsa dimensionalità che si estendeva dall’angolo Sud-Est del Mar Caspio verso un restringimento a Sud Est costituito da una regione montagnosa connessa, ad una estremità con l’altopiano di Elburz, che costeggia il Caspio da Sud e dall’altra con il Paropamisus o Kush Indiano. Sul lato opposto, verso Nord e verso Sud si allunga, per centinaia di miglia una desertica distesa di sabbia e ghiaia nota al Nord come “Deserto del Khorasan” o “Khiva”, al Sud come grande “Deserto salato dell’Iran” tra questi si trova una striscia di terreno relativamente ricca e produttiva; tra il 54° ed il 61° meridiano. Una distanza di circa 7° che tradotto in miglia significa una lunghezza di ca. 300 miglia per una larghezza di ca. 2° – 3° mediamente pari a ca. 170 miglia. Questa regione, almeno relativamente al periodo di cui abbiamo coscienza storica ospitava due paesi, appartenenti a due diverse genti, noti rispettivamente come: Parthia ed Hicarnia. Tracciare una linea di confine tra i due è praticamente impossibile tuttavia è abbastanza probabile che l’Hicarnia fosse situata a Nord-Ovest mentre la terra abitata dai Parti si trovasse ad Est ed a Sud. All’Hicarnia appartengono le vallate di Ettrek e del Gurghan, mentre le regioni a Sud ed i versanti delle valli che costeggiano le catene montagnose a Sud, da Damaghan a Shebrino e le valli del Tejend, oltre alle rive del Nishapur costituiscono il paese di quest’ultimi. I confini della Partia classica, così come definiti, corrispondono, grosso modo alla odierna provincia Persiana del Khorasan che come già detto si estende da Danaghan (long. 54° 20’) ad Ovest, sino allo Heri-rud o: Riva di Herat ad Est e comprende l’attuale distretto di Damaghan, Shah-rud; Sebzawar, Nishapur; Meshed; Tersheez e Shebri-no. La larghezza è mediamente di un centinaio o poco più ( 120) miglia. La superficie è valutata in 33.000 miglia quadrate, quasi eguale alla dimensione di: Irlanda, Bavaria o Santo Domingo. La regione è ricca e produttiva e la parte montagnosa è costituita da quattro o cinque distinte catene montuose tra loro separate da valli longitudinali ricche di boschi. Ai piedi dei rilievi, il terreno pianeggiante è fertile ed ubertoso, abbondante di corsi d’acqua che si raccolgono in fiumi che raggiungono anche dimensione notevole. I fiumi più importanti sono: il Tejend alimentato da diverse sorgenti che si trovano sulle montagne centrali, anticamente note come:Labus o Labuta ed oggi chiamate Alatagh; il decorso del fiume va verso Sud e passata Merhed, in un punto poco oltre il 61° meridiano, devia a sx. volgendo verso Est, poco a Nord-Est dell’Heri-rud Dopo aver ricevuto le acque dell’Heri-rud fa una seconda ed ancor più brusca deviazione a sx. per correre in direzione Nord, Nord-ovest; passato Sarrakhs, sito Russo posto ai piedi della regione montagnosa partica del Nord, oggi nota come: “Montagne del Kurds” si impantana in una palude estesa tra il 57° ed il 58° parallelo. Il fiume di Nishapur è un piccolo fiumiciattolo che nasce dalle montagne che chiudono da tre lati la città omonima e scorre in direzione Sud, Sud-ovest verso il deserto iraniano. L’acqua è pressochè totalmente utilizzata per l’irrigazione della fertile pianura che si trova a Sud di Nishapur; ma il corso del fiume è sempre individuabile almeno sin dopo Tersheez, in pieno deserto ed in qualche stagione di abbondanza l’acqua arriva sino a quell’arida distesa di sabbia. Le vallate di questi due fiumi costituiscono la parte più fertile e produttiva dell’intero territorio; ma in antico il tratto che maggiormente era valorizzato ed in cui viveva la maggior parte della popolazione,sembra essere stato quello che ci è oggi noto come “Atak” o “Skirt” il territorio coltivabile che si estende a Sud, tra i piedi delle alture ed il deserto. Lungo tutta la regione da Damaghan a Tersheez le montagne degradano in rapida successione ed i ruscelli, torrenti e fiumi rendono la terra facilmente lavorabile con poca fatica e scarso impegno lavorativo anche a distanza di quatto o cinque miglia dall’insediamento agricolo. Se vengono poi realizzati accorgimenti per operare riserve ed accumuli di acqua o canali di distribuzione sotterranei, il ritorno economico è più che pagante. I tanti resti di città, nell’intero Atak, oggi ridotte a cumuli di macerie sono sufficiente indice della benevolenza che “Madre Natura” ha riservato a questa fascia del paese, solo se assecondata dall’attività e dalle capacità dell’uomo. D’altro canto i tratti montani di cui il paese è dotato sono in netto contrasto con le valli solcate dai molti fiumi ed alla fascia orientale del territorio; la parte montana è per la maggior parte, sterile, il terreno accidentato e povero di legname, solo in grado di procurare un minimo di pastura alle greggi ed agli armenti. Altro di rimarchevole non c’è se non il fatto che i rilievi non sono molto elevati, rispetto ad esempio al monte Demavend, nell’Elburz, a Sud del Caspio, la cui cima supera i 20.000 piedi ed altezza di poco superiore è raggiunta da molte vette della catena montagnosa del Paropamisus; nella Parthia la cima più elevata non supera i 10.000 od al massimo 11.000 piedi. Il territorio più a Nord, oggi chiamato: Danian - i – Kob è quello più elevato ed è caratterizzato dalla scortesia delle tribù del Kurdish, che la abitano, nei confronti degli stranieri. La parte centrale che volge verso Ovest, è chiamata: Alatagh mentre quella volta ad Est: Macrabea è considerevolmente più bassa, rispetto alla prima. La regione centrale posta a Sud si trova più o meno allo stesso livello di quella che volge ad Ovest e viene chiamata indifferentemente: Djuvein o Jaghetai. Il clima della Parthia classica, secondo gli scrittori antichi era estremo: eccezionalmente caldo nel fondo valle e particolarmente rigido sulle montagne; ma i moderni viaggiatori sono più propensi a modificare questa affermazione e ci dicono che gli inverni, sebbene si protraggano più a lungo nella stagione, non sono poi tanto inclementi ed il termometro raramente scende alla notte, sotto i 10 – 12 °F mentre di giorno anche nei mesi di Dicembre e Gennaio che costituiscono il periodo più freddo dell’anno, si assesta tra 4 e 5 °F La stagione fredda inizia ad Ottobre e continua sino alla fine di Marzo quando tempeste di neve e di grandine annunciano l’arrivo della primavera. Durante l’inverno la quantità della neve caduta è tale che nelle vallate permane sino a Marzo, più a lungo sulle montagne ed è fonte di alimentazione, tra primavera e l’inizio dell’estate dei corsi d’acqua che scendono a valle. In piena estate la calura è elevata, soprattutto nelle regioni note come: Atak o Skirt e qui il vento malsano che spira dal deserto del Sud si percepisce come un terribile flagello. Sugli altopiani la calura non è così intensa e gli abitanti, per difendersi dal caldo si trasferiscono per circa un mese all’anno negli alloggiamenti di alta montagna. Nonostante i moderni visitatori della zona riferiscano che nel paese, solo scarsamente popolato di foreste, ancora sono presenti: il pino, il noce, il sicomoro, il frassino,il pioppo, il salice, la vite, il gelso, l’albicocco e numerose altre piante da frutto, nei tempi passati sembra che, ferma restando la tipologia delle piante sopra menzionate, la loro quantità dovesse essere di gran lunga maggiore. Strabone dice che il territorio era densamente alberato ed anche se le piante indigene sono: lo zafferano, la pianta assofaetida e la gomma ammoniacale, la fertilità del terreno è tale che crescono bene anche l’orzo ed il cotone; per l’orzo poi abbiamo un indice di resa di 10:1 praticamente senza cure di coltivazione mentre se si praticano le usuali lavorazioni agricole il rapporto sale 100:1 La resa sul riso, secondo alcune testimonianze raggiunge il 400: 1 Nella zona montagnosa abbonda la selvaggina ed i corsi d’acqua sono ricchi di pesce. Tra i prodotti minerali ricordiamo: Sale, Ferro, Rame e Piombo ed in montagna si possono estrarre pietre preziose di specie diverse , in particolare i Turchesi. Partendosi da questa ristretta; ma discretamente produttiva regione i Parti ampliarono gradualmente il loro dominio sino a coinvolgere la maggior parte dell’Asia Occidentale. Subito dopo essersi assicurata l’indipendenza i Parti attaccarono i loro vicini confinanti dell’Ovest: l’Hicarnia Era l’Hicarnia un paese geograficamente connesso, nel senso più stretto del termine, con la Parthia a questa molto simile nelle caratteristiche generali; ma più ricco, più caldo, più vivibile. L’Hicarnia occupa la metà occidentale della regione appena descritta che si estende dal Mar Caspio all’Heri- Rud mentre la Parthia ne è il completamento orientale. Composta per la maggior parte dalle due fertili vallate di Gurghan ed Ettrek, con inclusa la catena di montagne che le divide, l’Hicarnia è un paese pittoresco, ricco di alberi e grande più o meno come la stessa Parthia; ma notevolmente più produttivo. Sui declivi dei monti crescono querce, faggi, olmi, ontani ed il ciliegio selvatico, qui sorgono dal terreno arrampicandosi con i pampini ed estendendosi da albero ad albero, come grandi festoni, le piante della vite. Sotto la loro ombra il suolo è ricoperto dei fiori più disparati, dalle primule alle violette, dai gigli ai giacinti ed altre specie a noi sconosciute. Il terreno del fondovalle costituisce un grande prato con soffici e molli erbe in grado di assicurare la pastura di numerosi greggi ed armenti. Le foreste brulicavano di selvaggina mentre verso la foce dei fiumi, dove il terreno è per lo più paludoso, pascolavano grandi branchi di cinghiali che costituivano un ottimo bersaglio per la caccia. L’Hicarnia era regione ricca e fertile, descritta da Strabone come :”Altamente favorita dal Cielo” la sua straordinaria fertilità era in grado di far produrre ad un singolo vigneto nove galloni di vino ed una sola pianta di fichi riusciva a produrre 90 bushels di frutti; il frumento poi non necessitava di semina; ma si rigenerava spontaneamente dopo il precedente raccolto. Non molto dopo la conquista dell’Hicarnia le armi partiche si diressero verso il paese di Mardi. Questa regione confina ad Ovest con l’Hicarnia ed è sostanzialmente costituita dal tratto montagnoso che a Sud del Mar Caspio rappresenta una continuazione delle tre catene della Partia e che va generalmente sotto il nome di Elburz. Non è ben chiaro il confine occidentale del territorio mardiano; ma con buona probabilità si estende per ca. due gradi, dal confine di Damagan sino alla grande montagna di Demavend ( da 54° a 52° di log. Est) Il territorio viene generalmente descritto come interamente accidentato e montagnoso ma che tuttavia comprende anche la zona tra la base delle montagne ed il Caspio, quella che è la parte più ad Est dell’attuale Mazanderan. E’ questo un ricco terreno alluvionale pianeggiante, appena sopra il livello del mare e via, via, elevandosi in collinette sempre più alte,che fanno da contrafforte allo altipiano, che fu il cuore del territorio di Mardi. Qui alte sommità rocciose si alternano ad impenetrabili foreste; il fianco nord delle montagne, vicino alla vetta, è coperto da querce nane, cespugli e sottobosco impenetrabile mentre la parte più in basso è coperta da foreste di olmi, cedri, castagni, faggi ed alberi di cipresso. Gli orti ed i frutteti coltivati dai nativi sono disseminati lungo gli ammassi della foresta primordiale e si presentano di superbo aspetto, la vegetazione è lussureggiante; abbondano: Limoni, arance, pesche, melograni assieme ad altri vari frutti mentre riso, canapa, canna da zucchero, gelsi crescono rigogliosi e la vite la fa da padrona nelle vallate disseminate da arbusti e fiori di straordinaria fragranza tra cui spiccano le rose ed il cerfoglio. Madre Natura, dispensatrice di tanti straordinari vantaggi, vi ha posto a guardia la: “Tigre” altrimenti sconosciuta in altre parti dell’Asia Occidentale che, nascosta dalle giungle, è pronta a balzar fuori ed aggredire, in ogni momento, l’incauto viaggiatore che si avventuri in quelle zone. Frequenti sono anche le inondazioni che portano diffuse ed estese desolazioni, l’acqua fuoriuscita dall’alveo dei fiumi, ristagna nelle paludi e durante la calura estiva ed autunnale rilascia esalazioni mefitiche e pestilenziali che sono fatali agli stranieri e creano una profonda selezione naturale anche nei confronti dei nativi. Per tutti questi motivi il territorio mardiano non presentava eccessiva attrattiva nei confronti dei conquistatori se non per il fatto che si trovava sul passaggio obbligato verso altre più salubri regioni un anello indispensabile della catena che tiene unito l’Est con l’Ovest ed attraverso il quale possono essere riuniti, in un unicum, i frammenti dispersi di quel grande impero Persiano che ebbe origine con Ciro e che fu distrutto da Alessandro. Il terzo settore che i Parti annessero al loro territorio fu quella parte della Media costituita da un aspro sperone che fuoriesce dalla montagna dell’Elburz circa 52° 20’ Est e che si proietta nel deserto originando una netta divisione tra Est ed Ovest. Il tratto immediatamente ad Ovest dello sperone, fa parte della Media antica, nota come: Media Rhagiana, dal nome Rhages della sua capitale, situata in un angolo tra lo sperone e la catena montagnosa principale, a non grande distanza dall’altra. Poco dopo la conquista della Mardia, la Partia invase questo territorio ed andò a stabilirsi in un luogo oggi chiamato Charax, molto vicino allo sperone, con ogni probabilità nel sito che al giorno d’oggi porta il nome di: Uewanikif e da qui, un poco alla volta, sciamò nel resto della Rhagiana prendendo possesso dell’intero territorio sino a Kaswin, verso Ovest e sino a Kum, verso Sud. Era questo un distretto di notevole dimensione, lungo 1.500 miglia, dallo sperone sino a Kaswin e largo circa 800 miglia dalla montagna Elburz a Kum; si tratta di un altopiano elevato 3.000 – 4.000 piedi sul livello del mare, caratterizzato da clima secco e salubre; ma con suolo di bassissima qualità. Parte dell’altipiano si prolunga nel grande deserto Iraniano centrale ed è assolutamente improduttivo mentre il resto presentava una sia pure scarsa fertilità. Nonostante l’elevata salinità, in presenza di notevole quantità di acqua, poteva produrre cereali e foraggio sufficienti a sostenere una popolazione abbastanza numerosa. Il successivo movimento di espansione dei Parti avvenne in direzione opposta: verso Est ov’essa si trovò a contatto con la Bactria, stato di considerevole potenza, cresciuto simultaneamente alla Partia e che aveva saputo assorbire molto del territorio circostante. Il primo attacco alla Bactria fu parziale e portò come risultato la conquista di due piccole province note come: Turiun ed Aspionus. Non ci è nota l’esatta ubicazione di questi siti che dovevano tuttavia trovarsi ad Ovest del territorio Bactriano e probabilmente erano distretti posti a Nord del Paropamisus, sulle sponde o del Murghab o dell’Ab-i-Kaisar. Il territorio annesso con la conquista era poco più che insignificante; ma ben presto ad esso vennero ad aggiungersi altre e ben più significative conquiste. Dopo questa acquisizione, ancora una volta l’attenzione dei Parti si rivolse ad Occidente e fu la Media, il grande paese che aveva primeggiato sull’Asia Occidentale ed esercitato il suo dominio dalle chiuse del Mar Caspio all’Halis e dal monte Araxes sino all’Istahan, a farne le spese. Assoggettata prima dalla Persia e successivamente da Alessandro Magno era stata confinata in più ridotte frontiere ed allo stesso tempo suddivisa in tre province: Media Rhagiana; Grande Media e Media Atropathene. Già abbiamo visto come i Parti abbiano preso possesso della Media Rhagiana adesso il loro interesse era rivolto alla Grande Media; era questo un territorio molto ampio, situato tra il 32° ed il 37° parallelo che si estendeva dal gran deserto salato dell’Iran, verso Est, sino alla catena montagnosa dello Zagros, ad Ovest. La sua lunghezza, da Nord a Sud, era di quasi cinque gradi, ovvero di ca. 350 miglia e la sua larghezza, da Ovest ad Est di ca. 4 °, più o meno 240 miglia. L’intera area non deve aver avuto estensione maggiore di 800 miglia quadrate che è poco meno del Regno Unito più Germania ed Austria messe assieme. Il paese è a sua volta diviso in due parti: l’Occidentale e l’Orientale. La parte Ovest rappresenta poco più della metà del paese e si spinge sino ai limiti della vasta regione montagnosa dello Zagros; è un paese in cui valli e monti si alternano in successione con ampie pianure molto produttive e per la maggior parte pittoresche e di una bellezza incomparabile. La parte più elevata della zona montana è spoglia ed accidentata; ma solo nelle cime più elevate, mentre più in basso è densamente coperta da foreste e le valli sono interamente occupate da frutteti e giardini dove abbondano: Noci, platani, querce nane, salici e pioppi ed occasionalmente compaiono anche frassini e terebinti ( Pistacia –Terebintus). Le piante da frutto vedono, accanto alla vite, il gelso, il melo, il pero, le mele cotogne, le prugne, mandorli, noccioli, castagne, l’olivo, la pesca, la pesca noce e l’albicocco. Il territorio ad Est dello Zagros presenta un forte contrasto, rispetto alla regione posta ad occidente; qui le montagne si elevano quasi a picco sul piano e sfociano in un altopiano sabbioso e ghiaioso in cui spesso affiorano depositi di sale ed efflorescenze saline chiamate: “Kavir” L’altopiano, attraversato da creste rocciose prive di terreno coltivabile, non in grado di far vegetare neppure un cespuglio od un ciuffo d’erba, è solo scarsamente irrigato da corsi d’acqua e pozzi spesso con acque salmastre. Se si fa eccezione per i punti dove affiorano i depositi di sale e le inflorescenze saline, il pianoro può ancora offrire una buona produzione di grano, se solo sufficientemente irrigato, da qui la presenza di un sistema di irrigazione detto “Kanats” la cui origine si perde nella notte dei tempi. Ovunque i piccoli corsi d’acqua ed i ruscelli che scendono dalle montagne e che, se lasciati a sé stessi sarebbero quasi immediatamente assorbiti dalle sabbie del deserto, vengono invece convogliati in cunicoli sotterranei, a considerevole profondità dalla superficie e fatti scorrere per molte miglia nel piano. Ogni tanto una apertura consente all’acqua necessaria all’irrigazione, di sgorgare in superficie ed in questo modo gran parte della pianura è resa coltivabile. La conquista della Grande Media raddoppiò i domini della Partia e nel contempo accelerò il processo di acquisizione di ulteriori e più importanti conquiste. La parte occidentale della Grande Media apre al ricco e prezioso paese, originariamente noto come Elam ed oggi come Kissia o Susiana. E’ questa una striscia di terreno molto produttiva che si interpone tra la catena dello Zagros e la sponda del Tigri e che si allunga per circa cinque gradi, ovvero ca. 350 miglia da Nord-Ovest a Sud- Est con una larghezza media di 150 – 160 miglia. Come già abbiamo detto la Grande Media è costituita da due regioni tra loro contrastanti, la parte occidentale è formata da una striscia di pianura alluvionale fertile che si estende dal Tigri ed il piede delle montagne; bene irrigata da numerosi e copiosi corsi d’acqua quali : il Jerachi, il Karun, il Keykhah, il Diala ed altri che sono in grado di irrigare quasi per intero, la parte pianeggiante del paese. Oltre questa regione, verso Oriente si trova ancora una zona amena, per quanto costituita da montagne che si alternano a valli ed altopiani anch’essi ricchi di bellissime, piccole vallate, dove abbondano alberi e zampillanti ruscelli che confluiscono in fiumi d’acqua limpida e fresca…poi la maggior parte della regione diventa montagnosa ed incoltivabile. Si susseguono allineamenti di rocce nude ed a precipizio nei crepacci biancheggianti di neve sino all’estate, man mano che ci si sposta verso Nord – Est. Le pendici più in basso delle montagne sono ancora coltivabili e le valli brulicano di frutteti e piante che forniscono una eccellente pastura; questa regione somiglia molto alla parte Occidentale della Grande Media, di cui ne è la continuazione, tuttavia, man mano che si procede verso Sud Est, nel paese di Bakhiyar che si congiunge all’antica Persia, il carattere della regione si deteriora, le montagne diventano più spoglie, più aride e le valli più anguste e meno fertili. Il Fato decise che i paesi adiacenti di: Babilonia e Persia dovessero sottomettersi alla Partia, quasi senza colpo ferire. Babilonia si estende dal Golfo Persico, su entrambe le rive dell’Eufrate, dalla foce, all’estremo limite Nord della pianura alluvionale, sino in prossimità di Hit sull’Eufrate e di Samarah sul Tigri: una distanza di ca. 400 miglia per una larghezza di ca. 180 miglia; ma la media è stata stimata in non più di 60 – 70 miglia, ed una area che non eccede le 25.000 miglia quadrate. La qualità del suolo era tale da farla ritenere il più grande granaio del mondo. Secondo Erodoto. Frumento, orzo e miglio che costituivano le granaglie principali, davano rese di 200: 1che in un qualche caso potevano arrivare a 300: 1 Lungo il corso dei fiumi erano numerosi i palmeti che producevano datteri di ottima qualità e sotto il primo Re Achemenide, quando il cibo alla Corte era fornito da ciascuna delle province, di volta in volta, lungo il periodo dell’anno, Babilonia aveva il dovere di rifornire di derrate la Corte per ben quattro mesi tanto che, rispetto alle risorse dell’impero, si poteva dire che ne rappresentasse 1/3 L’irrigazione era tanto capillare che l’intero paese era coltivato e trasformato in un grande giardino. A Babilonia la Partia ereditò tutti i vantaggi dell’antica civilizzazione e dovette solo curarsi di mantenere in ordine i lavori che già erano stati eseguiti: canali, chiuse, dighe ed argini per derivare, da una sola provincia, tutto il fabbisogno di cibo della sua intera popolazione. La Persia si trova diametralmente opposta a Babilonia, verso Est e Sud – Est; si estende lungo la sponda Sud – Est del Golfo Persico, dai più intimi recessi del Golfo, vicino a Mashur, sino a Capo Jask, un piccolo insediamento sullo stretto di Ormuz a longitudine Est 57° e 40’. Dalla parte interna si allunga sino ai confini di Isfahan, verso Occidente e verso Oriente, ai deserti di Kerman e Yezd. La sua lunghezza si estende per ca. 8° di longitudine che rappresenta una distanza di 620 miglia mentre la larghezza è compresa in circa cinque gradi di latitudine, più o meno 350 miglia; l’intera area è valutabile in 150 – 200 miglia quadrate. La Persia, come ricchezza naturale era di poco inferiore a Babilonia od alla Susiana. Lungo le coste, nel “Ghermsir” o “Paese caldo” come di solito veniva chiamato, c’era una striscia di territorio sabbiosa, spesso impregnata di sale, che si estendeva all’intera lunghezza della provincia come continuazione della piatta regione della Susiana; ma priva, in quel breve tratto, di quelle qualità che fanno della Susiana una terra di valore. Il suolo è povero, costituito per lo più da sabbia ed argilla che si alternano tra loro ed è poco irrigato; l’intera regione è percorsa da un solo corso d’acqua, degno di essere chiamato fiume, oltre tutto la sua posizione, appena oltre il Tropico del Cancro, lo rende tra i paesi più caldi dell’Asia Occidentale. Fortunatamente non è molto esteso, raggiunge appena le 50 miglia, nel retroterra e non costituisce più di 1/8 dell’intero paese; degli altri 7/8 parte considerevole, più della metà, è costituita da sale e sabbia del deserto, soprattutto dei deserti di Kerman e di Yezd che sono pressochè improduttivi. Tra questi due aridi distretti tuttavia, la striscia di colline che li separa, è di migliore qualità essendo costituita da montagne, pianure e valli, curiosamente intervallate e per la maggior parte abbastanza fertili. Nelle pianure il territorio è ricco, pittoresco e romantico oltre ogni immaginazione, con piacevoli piccole valli piene di alberi, con montagnole dalle verdi scarpate e verdi pianure, adatte alla produzione di ogni tipo di granaglie, ma nel complesso questi lineamenti sono solo circoscritti a piccole zone ed in generale si respira un senso di sterilità e povertà. Quasi ovunque l’acqua è scarsa e raramente i fiumi riescono a guadagnare il mare; dopo breve percorso vengono assorbiti dalla sabbia o finiscono in piccole pozze salate dalle quali l’acqua evapora. La Persia Classica merita comunque la descrizione che di sé davano gli antichi abitanti del paese sin dal tempo di Ciro il Grande.” Un paese aspro ed accidentato dove la sussistenza è possibile solo con un lavoro strenuo e continuo e dove le vicissitudini del clima sono tali da fortificare ed indurire quelli che ci vivono” Altro paese, con ogni probabilità sottomesso dai Parti nello stesso periodo in cui furono conquistate: la grande Media, Susiana, Babilonia e la Persia Classica, fu l’Assiria che era stata per lungo tempo, in precedenza, contenuta nei suoi confini naturali interposti tra il monte Zagros ed il Tigri, confinanate ad Est con la Grande Media, a Nord con l’Armenia, ad Ovest con la Mesopotamia ed a Sud con la Susiana e l’Elymais. La sua massima lunghezza era di ca. 320 miglia, con una larghezza media di ca. un centinaio di miglia per una estensione areale di ca. 32.000 miglia quadrate, più o meno la dimensione dell’Irlanda; ma a tanto scarsa estensione fa riscontro una estesa fertilità del suolo. Il tratto tra le montagne dello Zagros ed il Tigri ha natura prevalentemente alluvionale caratterizzata dalle piene del fiume che con regolarità esonda dal suo letto e si espande su una vasta area del paese fertilizzandolo. Vi si producono eccellenti granaglie: orzo, frumento e miglio oltre al sesamo e vi cresce rigogliosa la palma, il noce, il platano, il sicomoro ed il pioppo. Le colline, più bassi avamposti dello Zagros, producono olive ed in condizioni favorevoli, sono coltivati su larga scala i limoni; comune è la vite, il fico, il gelso, il melograno ed altre piante da frutto. Relativamente ai minerali, in Assiria si estraeva: Ferro, Rame, Piombo, bitume, oli minerali, petrolio, Zolfo, allume e sale. L’impero dei Parti si era così esteso verso Ovest ed era fatale che a questo punto volgesse lo sguardo ad Est, verso la Bactria che già era entrata nell’ottica conquistatrice di questo popolo che, come già abbiamo visto, si era appropriato di due ancorchè piccoli distretti. Il regno della Bactria, a quel tempo, si estendeva tra il Tejand e l’Hydaspes; ma nello stesso periodo in cui la Partia si espandeva verso Occidente, la Bactria perdeva potere e questo fatto venne visto come un invito all’invasione; nel conflitto che seguì la Partia ebbe la meglio e non molti anni dopo i Parti occuparono anche la Margiana, l’Aria, la Sarangia o Drangiana, Sacastana, Aracosia, cui dobbiamo aggiungere Sagartia e Diorasmia; doveroso quindi un cenno su questi paesi. La Bactria classica, ovvero il nucleo da dove aveva avuto origine il regno Bactriano può essere considerato come la vallata superiore dell’Oxus, in altre parole, della valle ove il fiume si origina, con le sue sorgenti, verso Est sino all’ingresso nel grande deserto Chorasmiano a ca. 65° 30’ longitudine Ovest. La valle è chiusa a Nord dal Sultanato Hazaret e dalla montagna Hissar, mentre a Sud confina con il Paropasmisus o Kush Hindù; verso Est raggiunge l’altopiano del Pamir da cui hanno origine alcuni tra i più importanti fiumi che la irrigano. La distanza tra il Pamir ed il deserto è di ca. 160 miglia mentre la distanza tra le due catene montuose varia da 140 a 250 miglia. L’area è probabilmente tre volte più vasta di quella della Partia e può essere stimata in ca. 7.000 miglia quadrate. La maggior parte del paese si pone a quote elevate, sopra il livello del mare, ha clima freddo e terreno non fertile; ma la parte più bassa della valle, specialmente la zona vicina all’antica capitale:Bactra, oggi Balkh, è molto produttiva e la regione tra l’Oxus ed il Paropamisus, la metà Sud della provincia, è la parte più ricca dell’Affghanistan Margiana, ovvero il distretto sul fiume Margus (Marg-ab) si trova, verso Occidente, in continuità con la Bactria e sebbene geograficamente riconosciuta come distinta, inizialmente dovett’essere un tutt’uno con la Bactria. Si tratta di un angusto corridoio chiuso da un lato dal deserto e dall’altro dal fiume: Margus, per una distanza di circa 200 miglia che va poi ad aprirsi in una verde oasi di grande fertilità, nota in antico ed anch’oggi chiamata: Merv. Distretto di grande importanza, di recente annesso alla Russia e congiunta con Ashkabad e Bokhara attraverso una strada ferrata. Aria si estende sul corso del fiume Ario, oggi Heri – Rud, che costeggia il lato Sud del Paropamisus a long. Est 67° e gira verso Ovest, prima attraverso le montagne e quindi sul loro fianco Sud sino a 61° di longitudine Est dove fa un giro ampio verso Nord e forzandosi attraverso la catena unisce Tejend al Pul-khatun, più o meno a latitudine 36°. Il corso del fiume, sino alla sua grande svolta verso Nord, misura ca. 270 – 280 miglia il chè lo pone come misura della intera lunghezza dell’Aria: da Est ad Ovest. La sua larghezza, tra il Paropamisus ed il territorio noto come: Drangiana o Sarangia è difficile da determinare; ma non fu certamente grande, mediamente può essere stato di 50 miglia sì che l’intera area coperta dal paese dovett’essere di ca. 13.000 miglia quadrate. Il terreno, bene irrigato, si presentava sufficientemente fertile; ma era posto ad una altezza eccessiva per essere almeno moderatamente produttivo. La capitale Aria, od Herat si trova a più di 3.000 piedi sul livello del mare ed il resto del paese è a quote ancor più elevate. Drangiana o Sarangia: Si congiunge all’Aria, verso Sud ed assieme costituiscono una regione di grande estenzione; ma di scarsa fertilità. Il paese è irrigato da fiumi che confluiscono, da Nord - Est a Nord, nello Hamun o lago di Seistan; ad Ovest declina verso il grande deserto iraniano e ne prende il carattere; ad Est si estende sino alla sorgente del fiume Kash. Difficile è determinarne esattamente l’estensione, ma al massimo dev’essere stata doppia, rispetto all’Aria, comunque non molto al di sotto delle 30.000 miglia quadrate. Sacastana o Seistan: Anche questo paese fu probabilmente assorbito dalla Partia e si trovava immediatamente a Sud di Hamun o Gran Lago Salato, in cui si versa il fiume Helmend; ad eccezione dei vasti banchi dell’Helmend il territorio era praticamente improduttivo e non in grado di ospitare alcun tipo di popolazione nomade. Alcune zone del territorio erano soggette alle inondazioni dell’Helmend ed in quell’occasione si poteva assistere all’insorgere di vasti canneti tra le aride zone desertiche. Valutarne l’estensione è vago ed indefinibile giacchè non ci sono confini naturali segnati a meno che non si voglia riconoscere come tali l’Helmend e l’Hamun a Nord mentre a Sud il paese si fonde con la Gedrosia e ad Ovest con il deserto Kerman. Il dominio su Sacastana e Sarangia porta quasi necessariamente alla sovranità sull’Arachosia. Arachosia: Prende nome dl fiume Arachotus (Argand-ab) un affluente dell’Helmend e costituisce il territorio montano attorno a Candahar oltre ad una parte del deserto adiacente oggi noto come Registan. Il paese è vasto; ma di non grande valore e si colloca sulla frontiera dell’impero dei Parti, verso Sud Est; chi detiene il potere su Hicarnia, Partia, Aria, e Sarangia lo ha di fatto anche sulla Sagartia che coincide con la parte Est e Nord – Est del Deserto Iraniano. I Sagartiani vagano liberi sulla maggior parte della regione centrale alla ricerca di una inadeguata sussistenza; il loro territorio era, a dispetto, molto esteso, ancorchè di scarso valore, essendo inadatto a qualsiasi tipo di coltivazione e privo di qualsiasi minerale che non fosse il sale. Corasmia: Un territorio similmente improduttivo ed invivibile, dalla parte opposta della catena di montagne della Partia e dell’Aria, viene comunemente considerato formare con la Bactria il limite del dominio dei Parti verso Nord, ad Est del Caspio; è questo il territorio della Corasmia, ovvero il paese dei Corasmiani, oggi noto come Deserto del Khorasan, che si estende dal fondo collinare della Bactria, Partria ed Hicarnia sino al vecchio corso dell’Oxus, dal suo ingresso nel deserto sino alla sua foce. Il territorio è vasto, non meno di 600 miglia in lunghezza e largo 300 miglia; ma il suo valore è eccezionalmente scarso giacchè, eccetto lungo il corso del fiume Oxus o moderno Amu Daria, non consente coltivazione alcuna. Grazie all’acquisizione di questi paesi e regioni la Partia raggiunse la sua più vasta estensione territoriale verso Est e Nord Est anche se era ancora in grado di fare ulteriori aggiunte ai suoi domini dalla parte opposta dell’impero, in particolare verso Nord Ovest. Mesopotamia: Nel periodo precedente il conflitto che la vide opposta all’Impero Romano, la Partia era diventata la prima potenza della grande e ricca regione della Mesopotamia che è il tratto compreso tra il Tigri e l’Eufrate che confina a Nord con l’Armenia ed a Sud con la pianura alluvionale di Babilonia. La lunghezza di questa regione, da Nord Ovest a Sud Est era di circa 350 miglia, mentre la larghezza, nel punto più largo era stimabile a non meno di 260 miglia tuttavia in qualche punto non si raggiungono le 50 miglia pertanto è probabile che l’intera area potesse essere valutata in 50.000 miglia quadrate. La maggior parte era improduttiva essendo costituita da una pianura priva di alberi, dimora degli asini selvatici, degli ottarda e delle gazzelle; ma verso Nord era più fertile ed il monte Masio, assieme al lembo Sud ed alla valle del Tigri a Nord era un territorio di una qualche considerevole ricchezza. Il Mansio produce abbondante legname assieme a manna (frassino) e nocciole ( cecidio); il pistacchio cresce incolto nel distretto tra Orfah e Diabekr; il tratto Sinjar delle colline è noto per la coltivazione dei fichi e l’intera regione a Nord è favorevole alla crescita degli alberi da frutto e produce: arance, noci, limoni, melograni, albicocche e gelsi. Durante il periodo di belligeranza con Roma i confini della Partia divennero estremamente fluttuanti, intere province vennero conquistate, perdute e riconquistate, larghe fette di territorio annesse e successivamente nuovamente perdute, interi paesi ceduti e dopo un po’ riconquistati; ma non è qui che possiamo parlare di tutte queste variazioni territoriali, limitiamoci solo all’estensione del territorio della Partia nel momento del suo più fulgido periodo, tuttavia è necessario completare il quadro con altri due distretti: la Media Atropatene e l’Armenia. Media Atropattene: Fu l’ultima ad essere acquisista dalla Partia e costituiva il territorio ad Ovest della parte bassa del Mar Caspio che si estendeva dall’Araxes (Aras) verso Nord, sino ai confini della Grande Media e della Media Rhegiana verso Sud; ad Est confina con l’Armenia con la quale fu talvolta politicamente connessa. Il confine Sud segue quasi pedissequamente la linea del 36° parallelo tanto che il territorio è molto simile ad un quadrato che si estende da Est ad Ovest per lo spazio di 240 miglia e da Nord a Sud per ca. 230 miglia. L’intera area non è meno di 50.000 miglia quadrate; i suoi fiumi principali sono: l’Aras ed il Sefid – Rud mentre sul suo territorio si pone il grande lago Urumiyeh. Il territorio è montagnoso; ma abbastanza fertile, con clima freddo nell’inverno; ma delizioso durante i mesi estivi; la regione è ricca e fu molto valorizzata dai suoi primi possessori: i Persiani. L’Armenia, ad Ovest del Caspio, confinava verso Nord con la Partia, quando l’impero ebbe raggiunto la sua massima estensione e si poneva a Nord Ovest e parzialmente a Nord dell’Atropathene, la sua estensione va dal Caspio alla foce dell’Aras, alla curva che fa l’Eufrate a 38° e 30’ di latitudine e 38° e 25’ di longitudine, una distanza di quasi 600 miglia e si estende dall’Iberia, a Nord sino al MonteNiphates a Sud; una distanza di ca 200 miglia. L’Armenia ha forma di losanga restringendosi gradatamente ad entrambe le estremità, per questo la sua superficie non eccede le 60.000 miglia quadrate. Il carattere della regione somiglia a quello dell’Atropatene anche se nel complesso gli è superiore essendo un territorio produttivo che esportava vino a Babilonia e commercializzava sui mercati della Fenicia con muli e cavalli. Nel momento della sua massima prosperità l’impero dei Parti dovette estendersi per 2.000 miglia da Est ad Ovest, tra il Pamir e l’Eufrate mentre la sua larghezza media era compresa tra 500 e 600 miglia, tra la frontiera Nord e quella Sud. La maggior parte del territorio Afgano, la Persia per intero e parte della Turchia, oltre a vaste regioni adesso in possesso della Russia, erano parte integrante della Partia e giacchè la Persia si estende per 500.000 miglia quadrate e l’Afganistan per 200.000 miglia quadrate, mentre le province in mano alla Russia e quelle Turche in possesso della Partia, erano stimate non meno di 100.000 miglia quadrate, l’intero territorio, in cluso l’impero dei Parti, alla sua massima espansione dovett’essere non meno di 800.000 miglia quadrate, l’equivalente cioè di: Francia, Germania, Austria e Turchia Europea messe assieme. I confini dell’impero erano a Nord: l’Iberia, il fiume Kus o Cyrus, Il Mar Caspio, l’Oxus, il sultanato Hazaret ed il territorio Hissar; all’Est: il Pamir, la catena Balor e la valle dell’Indo; al Sud: il Beludristan ed il Golfo Persico; ad Ovest: la Cappadocia e l’Eufrate. Ad Ovest dell’Eufrate si trovava il territorio in mano Romana, verso il Nord dell’Oxus c’erano le tribù degli: Scizi, Alani, Messageti, Yue-chi ed altri, sulla frontiera dell’Est c’erano gli Indo-Sciti: un popolo debole e diviso. Solamente due sembravano essere i popoli di maggior rilievo a da temere: Roma ad Occidente e le tribù Scizie al Nord ed a Nord – Est; con entrambe queste due popolazioni la Partia ebbe a scontrarsi in lunghe, devastanti e sanguinose guerre; la sua fine tuttavia non fu causata da nessuno dei due nemici; ma solo le rivolte interne al paese portarono alla distruzione della Partia il cui dominio venne alla fine sostituito dal secondo Impero Persiano: quello della Monarchia Sassanide.
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  21. Ho sempre fatto gli auguri nella sezione dove sono curatore, ma anche in altre dove leggo o scrivo, quest'anno mi sono detto, ma è giusto in un forum ? Forse no o forse anche.....che gli auguri siano per tutto e per tutti mi sono detto, un forum è condivisione, unione, essere uniti, e quindi quest'anno li faccio qui in piazzetta, auguri ai classicisti, ai medievalisti, ai modernisti, alle sezioni speciali, agli appassionati di medaglie, cartamoneta ecc., auguri allo staff, a @@Reficul, auguri a chi è iscritto, a chi legge soltanto, auguri a chi scrive poco, auguri a chi scrive molto incitandoli a continuare così', auguri ai giovani, a chi si affaccia in questo mondo, auguri a chi ne ha bisogno, a chi non sta bene in particolare, auguri a tutta la numismatica italiana.... L'anno scorso in questi giorni eravamo affaccendati qui col concorso " della moneta più bella ", concorso difficile da portare avanti, complesso, durò circa un mese e mezzo, praticamente una maratona, con tanti protagonisti con le loro monete, quello fu un momento di condivisione totale, oggi personalmente mi accontento di meno, molto meno, faccio semplicemente gli auguri, ma a tutti e qui, confidando in tempi migliori per tutti....anche questo alla fine è condividere .... buone feste, Mario
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  22. Ciao a tutti, volevo sottoporre alla vostra attenzione la bellezza dei ritratti di questo denario suberato di "Antonino Pio". Al rovescio abbiamo Marco Aurelio, il peso è di 2,9 grammi. Ratamente mi è capitato di vedere denari suberati di Antonino Pio, e a dire la verita', non ne ho mai visti altri "suberati" di questo stile raffinato. Vi piace? :hi:
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  23. Babbo Natale è arrivato in anticipo. ditemi che ne pensate.
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  24. E' una delle 4 monete che mi sono autoregalato per questo Natale e credo che siano gli ultimi acquisti del 2014. Come sempre ho scelto e mantenuto fede al mio modo di collezionare.....(monete accettabili ad un prezzo più che accettabile) :blum: Il rovescio si presenta meglio del dritto con leggera debolezza sul ramo sinistro e sulla base, però in compenso la rigatura verticale all'interno della corona è intatta. Due piccole mancanze di metallo sotto la lettera T e sopra la lettera D. Molto particolare è anche la debolezza della cifra 8 della data. Il dritto risente invece di maggiore usura ma non sò se nasce già un pò più debole. Qui noto piccoli eccessi di metallo in prossima delle lettere D, G e R della legenda. Premesso che per puntare ad uno SPL pieno ci vogliono un bel pò di soldini (e chissà se mai la cambierò questa), ma vedendo in giro tante monete con dritti praticamente lisci, come vi sembra questa? Scusate per le foto (fatte di fretta, non perfettamente messe fuoco e con il cellulare, ma con luce naturale :blum: )
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  25. Altro esemplare del gettone al post # 8 Bronzo: 7,909 g, 30 mm. apollonia
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  26. Ormai dal'85 non mi occupo di questioni numismatiche romane, quindi mi sento abbastanza fuori posto. Però il primo articolo numismatico da me scritto, ancora nel '77, riguardava proprio una rappresentazione architettonica sulle monete di Nerone (il porto di Ostia), quindi non riesco ad esimermi dall'intervenire. La cosa che allora mi indusse a scriverne era il fatto che nella monete non fosse rappresentato l'edificio 'simbolo' di quel porto (ed in genere dei porti), sempre inserito nelle rappresentazioni di Ostia, cioè il faro, e che il porto fosse definito Portus Augusti e non Portus Claudii, quando tutte le fonti concordavano nel registrare che fu Claudio a portare a termine l'opera (perfecit). Dopo un bel po' di lavoro e di confronti, ne conclusi che nella moneta non si volle fornire un rappresentazione complessiva del porto (se non nel suo aspetto genericamente circolare), ma soltanto alcuni interventi edilizi realizzati evidentemente da Nerone, molto probabilmente resi necessari da una terribile tempesta che nel 62 d.C. aveva distrutto ben 200 navi addirittura 'dentro' il bacino ostiense. Data l'importanza di Ostia per il complicatissimo approvvigionamento (annona) di Roma (città forse di qualche milione di abitanti), appare logico immaginare che tale intervento fosse ben degno di essere celebrato sulle monete destinate ai beneficiari di tale attività, come conferma il fatto che in contemporanea vennero realizzate monete con la personificazione dell'Annona e Cerere, con sullo sfondo proprio una nave frumentaria. Allora non approfondii l'argomento, ma ora mi sembra assai probabile che la rappresentazione del macellum (mercato alimentare), non importa se realizzato ex novo o restaurato (più probabile la seconda, visto che nella legenda è indicato genericamente come Macellum Augusti e non Macellum Neronis), potesse facilmente rientrare in questo programma iconografico, soprattutto se si trattava di un mercato ittico, come sembra attestare la presenza delle due probabili prore di navi ai lati della statua e dei due chiarissimi (negli esemplari meglio conservati) delfini in tuffo ai lati della scalinata (forse due fontane, visto che hanno la testa rivolta in basso?). Quindi io concordo pienamente con l'idea del macellum, che d'altra parte mi sembra confermata senza quasi ombra di dubbio dalle monete (per me quasi sicuramente buone, il quasi dato dal fatto che non le ho avute in mano) a legenda MACELLVS (ma quale falsario precedente al 1694 poteva esser così colto da riprodurre perfettamente una moneta romana ma così sciocco da usare una rarissima forma latina che quasi tutti i possibili compratori (ben avvezzi al latino classico) allora avrebbero considerato prova di falsità. Immagino comunque che della mia personale posizione non vi interessi un gran che, ma io volevo metter in luce un altro aspetto: quello strano andamento a scendere da sx a dx del portico ai lati dell'edificio al centro. Quasi tutti lo hanno interpretato come un effetto prospettico, secondo me fidando un po' troppo sull'interesse per la prospettiva delle immagini monetali romane (raramente interessate alla resa prospettica). Perché non pensare invece al fatto che sia sistematicamente rappresentato così proprio perché era fatto così, cioè era in forte discesa. E allora non si può non pensare ad un acquedotto, cui era collegato il macellum, il che avrebbe sicuramente risolto tutti quei problemi di acqua e di raffreddamento posti da un mercato, soprattutto se ittico. Anche quello strana cupola apparentemente staccata dal corpo dell'edificio, che ha un aspetto non troppo distante da alcune fonti (tipo meta sudans), potrebbe esser una struttura necessaria a catturare una parte dell'acqua, rallentarla e distribuirla nei vari settori dell'edificio (un piccolo castrum aquarum). Poi probabilmente quest'acqua se ne andava attraverso fontane a forma di delfino. Va be', si tratta di un' idea bislacca, ma mi è venuta osservando quei fiori che decorano il fregio della parte superiore del portico. E se non fossero su un fregio, ma semplicemente sul canale dell'acquedotto (all'aperto), visto non di lato ma dall'alto, a volo d'uccello? Potrebbe trattarsi di quelle piante acquatiche che evidentemente svettavano frequentemente dalla cima degli acquedotti, se i romani pensarono di rappresentarle proprio come simbolo degli stessi: guardate le due monete qui sotto, soprattutto la seconda, che senza alcun dubbio illustrano l'Aqua Marcia e l'Aqua Traiana: Nota dolens: se si tratta di un acquedotto, non può esser che quello realizzato da Nerone per alimentare la domus aurea, che si distaccava dal' Aqua Claudia, attraversava la domus aurea sull'Oppio e raggiungeva proprio il Celio (credo). Questo vorrebbe dire che lo stesso acquedotto probabilmente forniva la forza motrice anche alla 'camera rotante' di Nerone, il che ci riporta al punto di partenza Dubito però che tale struttura semplicemente tecnica avrebbe avuto un ruolo così importante nella rappresentazione della Domus Aurea, no? Saluti, Andreas
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  27. Salve a tutti, mi sono imbattuto in questo marengo dal millesimo comunissimo ma che presenta due diverse rarità, infatti, oltre ad avere l'1 della data ribattuta su di un 1 capovolto, confrontandolo con altri marenghi, ho notato che la sua colorazione è nettamente più scura e tendente al rosso, ciò è dovuto probabilmente ad una quantità di rame maggiore nella lega rispetto alla norma. Ad altri utenti del forum è mai capitato di osservare una moneta simile? Cioè che prenti entrambe le varianti? :) Luca
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  28. @g.aulisio De bello Gallico " IV, III Ad alteram partem succedunt Ubii, quorum fuit civitas ampla atque florens, ut est captus germanorum. Hi paulo, quam sunt eiusdem generis ceteri, humaniores sunt, propterea quod Rhenum attingunt multumque ad eos mercatores ventitam et ipsi propter propinquatem Gallicis sunt moribus assuefacti. Hos cum Suebi, multis saepe bellis experti, propter amplitudinem gravitatemque civitatis finibus expellere non potuissent, tamen vectigales sibi fecerunt ac multo humiliores infirmioresque redegerunt" De origine et situ germanorum " 5 ... quamquam proximi ob usum commerciorum aurum et argentum in pretio habent formasque quasdam nostrae pecuniae adgnoscunt atque eligunt; interiores simplicius et atiquius permutationem mercium utuntur. Pecuniam probant veterem et diu notam, serratos et bigatosque ..." "28, 5 ... Ne Ubii quidem, quamquam Romana colonia esse meruerint ac libentius Agrippinenses conditoris sui nomine vocentur, origine erubescunt, transgressi olim et experimento fidei super ipsam Rheni ripam collocati, ut arcerent, non ut custodirentur.". G.Aulisio "qualche dato di rinvenimento é conosciuto, e sembra concentrarsi sulla riva destra del Reno, in Renania-Palatinato. E' stata ipotizzata un'attribuzione agli Ubii, tribù di cui non si sa molto, con una datazione al I sec. a.C." Quindi la moneta dovrebbe precedere il passaggio sul lato sinistro (transgressi olim et experimento fidei super Rheni ripam collocati). Considerato che Tacito scrive la Germania nel 98 d.c.(quando gli Ubi sono già transgressi "olim" sulla riva sinistra), la datazione del I sec. a.c. per i ritrovamenti sulla riva destra non è peregrina. Sarebbe interessante verificare se in quell'epoca si riscontra una maggiore somiglianza alle monete romane per le popolazioni a cavallo del Reno (con particolare riferimento alle monete degli Svevi). Polemarco
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  29. Decisamente migliore, altro che......qui siamo sul BB, un grado in più e queste monete (premesso che le trovi) le paghi un "botto" di soldi.
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  30. @@appah @@arnold @@carlino @@francesco77 @@gionni980 @@Giovanna @@Il*Numismatico @@Monetaio @Numi62 @@Rex Neap @@Ric70 @@sulinus @@vox79 @@motoreavapore e a tutti i lamonetai AUGURI DI BUON NATALE E SERENO 2015
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  31. Lo so lo so...infatti di mb in collezione ne ho diverse anch'io...questa non l'ho praticamente pagata...diciamo che è stato uno scambio tra monete di pari conservazione...per questo presto la migliorerò con una moneta di conservazione superiore pagando il giusto!! Ma questa la conserverò comunque anche dopo, perchè mi affascina il fatto che ne ha passate tante prima di arrivare qua da me dopo 86 anni...grazie per i consigli :)
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  32. Questa è una lira, quella postata da me è uno scudo da 5 lire, ben diverso credo. Anch'io ho fatto sbagli del genere cercando nelle aste. In questo caso non spenderei 100 euro per una lira.
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  33. Lo stemma del tau in mio possesso mostrato al post # 5 è la riproduzione di quello che apparteneva al Maestro Generale della Magione di Parigi, costituito da una croce mancante della traversa superiore e con la parte verticale terminante a punta, come un chiodo infisso o come la croce di Cristo piantata nella roccia. Il Tau è affiancato alle conchiglie che i pellegrini si procuravano a Santiago di Compostella, sede del pellegrinaggio di San Giacomo, il pellegrino per antonomasia al quale furono affiancati S. Eligio e S. Cristoforo. Se uno degli elementi più importanti della religiosità medievale è costituito dal Pellegrinaggio, ciò è reso palese anche dalla presenza di strutture di assistenza e di ricovero per i pellegrini lungo le direttrici principali degli itinerari santi del tempo (Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostella), dove tra l’XI ed il XII secolo nascono e si sviluppano i luoghi dell’ospitalità, vere e proprie premesse ai "luoghi della fede". Al di sopra della traversa orizzontale sono raffigurate tre gocce ravvicinate, che in araldica indicano il triangoletto che sta sotto al lambello, ben evidente nello stemma comunale di Altopascio. Le gocce sono d’acqua, data la forma di piccolo cuore rovesciato, con la punta diritta. apollonia
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  34. Confermo, posso solo immaginare sia in corso d'aggiornamento per possibili imminenti novità.............. poi magari scopriamo che era fermo per aggiungere alla grafica l'alberello di natale con gli auguri in 6 lingue...................... :rofl:
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  35. Questa è una bellissima presentazione e discussione avrei preferito fosse spostata nel sito "Altre monete antiche", che sarebbe il suo spazio naturale. Non capisco pure perchè non ci siano immagini a completamento. Mi permetto perciò di inserire le poche monete partiche entrate nella mia modesta collezione, augurandomi che la discussione continui nel suo ambiente specifico. Artabanos II Artabanos III Gotarzes II Mitridates I Mitridate II Mitridate II Mitridate III Nambed Napad Orodes I Orodes II Orodes II Pakor Pakor II Vardanes I Vologases III Vologases IV ... e pensare che ne mancano tanti !!! roth37
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  36. Taglio: 50 cent Nazione: San Marino Anno: 2005 Tiratura: 179712 Condizione: BB Città: Milano Note: 2 monete
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  37. Grazie, mi dimentico sempre di guardare nei Cataloghi :pardon: ...distrazione cronica :D
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  38. @@lucarosina, Per me BB per il 10 e BB+ per il 20.
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  39. Taglio: 2 Euro cc Nazione: Lussemburgo Anno: 2007 Tiratura: 1.000.000 Condizione: B+ Città: Milano
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  40. In questo momento sto leggendo. Dario Fo-Piero Sciotto Ciulla,il grande malfattore. Editore,Ugo Guanda Prezzo €14 Libro appena uscito. Lo consiglio a chi colleziona la cartamoneta,scoprirà le vicende del famoso falsario siciliano. Blaise
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  41. Ecco un vecchio lavoro che ricostruisce il percorso dell'acquedotto Neroniano (Celimontano)... http://www.difesa.it/GiornaleMedicina/Documents/0_2014_01/Monaco/MuroCintaCelioAcquedottoNerone.pdf
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  42. Da una breve ricerca su internet risulta che il Celio era attraversato da ben quattro acquedotti. Ecco un paio di stralci che ho reperito: Il Celio, uno dei sette colli della città antica, anticamente ricoperto interamente di querce, in epoca romana era diviso in tre parti: il “Coelius” (dove attualmente si trova la basilica dei Ss.Giovanni e Paolo), il “Coeliolus” (la propaggine del colle dove si trova la chiesa dei Ss.Quattro Coronati) e la “Succusa” (ubicata fra “Coelius” e “Coeliolus”), che insieme formavano il “Coelimontium”. Quattro acquedotti percorrevano il Celio : “Appia”, “Marcia”, “Iulia” e “Claudia”. I primi tre erano sotterranei, l’ultimo era su archi: si tratta dell’Acquedotto Neroniano, una derivazione dell’Acqua Claudia fatta costruire da Nerone per portare l’acqua alla “Domus Aurea”. L'Acquedotto Neroniano, successivamente denominato Acquedotto Celimontano, venne fatto costruire dall'imperatore Nerone, poco più a sud della Porta Maggiore, come diramazione dell'Acquedotto Claudio, per l'alimentazione della Domus Aurea del lago e del ninfeo del tempio del Divo Claudio; il suo percorso attraversava, tramite archi, il Colle Celio, ricalcando il percorso sotterraneo dell'Acquedotto dell'Acqua Appia e giungendo nella valle del Colosseo. L'impianto venne fatto prolungare fino al Colle Palatino per l'alimentazione dei Palazzi Imperiali dall'imperatore Domiziano e restaurato sotto Settimio Severo; attualmente se ne possono ammirare dei resti nell'area verde compresa nell'antico percorso tra Colosseo e Porta Maggiore ed altri resti sono racchiusi nei giardini di Villa Wolkonsky. Quindi proprio Nerone, che doveva portare molta acqua alla sua imponente Domus Aurea, fece costruire un acquedotto esterno, su archi, che attraversava proprio il colle Celio e a piazza Porta Maggiore è possibile cogliere uno scorcio di una porzione di questo acquedotto: Nulla vieta che una conduttura derivante da tale acquedotto servisse anche il Macellum, che era in ogni caso vicino alla porzione meridionale della Domus aurea e quindi sulla sua strada…. ed era acqua potabile e quindi pulita e con tutti i crismi di buona igiene necessaria per la pulizia e conservazione del pesce (fresco).
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  43. Vorrei augurare a tutti i Barbari e ai loro cultori un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo. :drinks: Arka
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  44. Arrivata ieri . Buone Feste a tutti
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  45. E' anche bello vedere esempi un pò in tutte le monetazioni e magari fare qualche confronto, con Milano vi avevo proposto un Carlo VI, rivediamolo ora a Napoli con una straordinaria moneta sia per conservazione che rarità e magari confrontiamoli. Siamo nell'asta NAC 30, 4 -6 - 2005, lotto 671, è un ducato da 10 carlini, Carlo VI d'Aburgo ( 1707 - 1744 ), col titolo di Imperatore d'Austria. Vediamo qualche dettaglio, il busto corazzato è ricco e decorato, la testa con parrucca e cinta d'alloro, nel campo abbiamo lo stemma in cornice inquartato e caricato di scudetto austriaco. In questo caso abbiamo il Toson d'Oro sia al diritto pendente dal petto che al rovescio pendente dallo stemma. In fondo questa è una moneta in cui a buon diritto il Toson d'Oro diventa veramente protagonista insieme a Carlo VI, moneta dove la cura del particolare, del dettaglio è veramente cercata e trovata. Splendido esempio di raffigurazioni del Toson d'Oro in una altrettanto splendida moneta.....
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  46. @@antoniof, io ho cominciato a giugno a raccogliere le 2 euro comemorative, ho finito un paio di mesi fà, posso dire di avercela fatta.
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  47. Amnum al Forum ed a te con un grazie particolare per il contributo al viaggio dei Parti; stavo appunto cercando di focalizzare il territorio attraverso Google; ma poco pratico nel maneggio dei programmi mi sono perso grazie ancora e se ti fa piacere seguici, il viaggio prosegue; colgo occasione per inviarti tanti auguri per le prossime festività da parte di nonno cesare
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  48. Caro @@margheludo ci sono in giro anche diversi denari di Pisa con il punto o con il bisante ed anche con varie forme e dimensioni della P e della I. In più il conio così crudo di queste serie di denari pisani e lucchesi di fine XII secolo contribuisce a confonderli davvero facilmente (ed era quello che i Pisani volevano, del resto ;)). Il modo per orientarsi però l'ho già in parte anticipato (svalando - se vuoi - un piccolo segreto :)). In queste serie della seconda metà del XII secolo la "VS" finale del nome dell'imperatore (sia ENRICVS per Lucca che FEDERICVS per Pisa è sempre posizionata allo stesso modo, ovvero con la V=U che si incastra dentro la V oppure la A del nome della città sede di zecca (nelle serie precedenti non è così, dunque occhio). Questo serve per orientare anzitutto il conio della moneta perché questa doppia VV "incastrata" sta sempre in basso, più o meno ad ore 6. A questo punto se guardi il conio sulla sinistra, tra ore 7 ed ore 9 devi vedere la S coricata. Ora se tra la S ed il punto vedi una C o comunque un segno semilunato la cui schiena è rivolta verso la S e le cui punte sono rivolte verso il punto o il globetto centrale, sei difronte ad un denaro di Lucca. Se invece ha la schiena rivolta verso il punto e magari anche un piccolo gambo sotto (nei tipi con l'anelletto invece diventa grande e ben visibile) sei difronte ad una P e dunque ad un denaro di Pisa. Le altre lettere invece sono meno diagnostiche e si possono più facilmente confondere o essere identiche come nel caso della ultima V/A, ovviamente. Detto questo ti posto il dritto ed il rovescio del primo dei due denari e ti dico quello che ci ho visto io (ovviamente per quello che posso dalle fotografie che hai postato, con tutti i limiti che questo comporta). Chiaramente va ruotato nel caso di entrambe le facce (il D/ circa di 130° antiorario, il R/ quasi di 180°). Nel post successivo ti invio anche il rovescio del secondo denaro per farti vedere l'analoga struttura del conio e la posizione della parte della legenda che termina con "VS" a fronte di un "lettering" leggermente diverso. Ridisegnate le lettere e rivisti con attenzione metterei il primo ancora nello stesso gruppo ma alla fine del periodo ed il secondo sempre nello stesso gruppo ma agli inizi del periodo. Fammi sapere se ti è tutto chiaro e cosa ne pensi (ovviamente lo stesso vale per gli altri utenti, "storici" o meno, della discussione. In attesa di tue nuove in merito, un caro saluto MB
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  49. sempre per la Toscana il Toson D'Oro è presente anche per la monetazione del Regno D'Etruria sia sotto Ludovico di Borbone sia sotto il figlio Carlo Lodovico di Borbone, prima Re D'Etruria poi come Carlo I Duca di Lucca e successivamente come Carlo II Duca di Parma. in questa moneta da 1 lira per il Regno D'Etruria vediamo il Toson D'Oro che adorna lo stemma coronato dei Borbone, nel 1803 Carlo Lodovico aveva solo 4 anni e governava sotto la reggenza della madre Maria Luisa di Borbone del ramo spagnolo
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  50. :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
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